LA PASSERELLA DELLE STARS di Stefano Delfino* Ci voleva una passerella di star per richiamare l’attenzione sul teatro “Salvini” e accendere i fari dell’interesse verso questo piccolo gioiello, seminascosto fra gli antichi carugi di Pieve di Teco. E la raffica dei nomi proposti per la sontuosa cerimonia inaugurale appartengono tutti, sia pure per ragioni diverse, al Gotha del teatro e dello spettacolo italiano: Arnaldo Foà, attore di tradizione, un decano della scena dalla magica voce; Gianfranco Jannuzzo, punta di diamante del teatro brillante, considerato l’erede di Gino Bramieri, il suo maestro; e Alessandro Preziosi, il divo dell’anno, consacrato al successo e alla popolarità dal personaggio del conte Ristori in “Elisa di Rivombrosa”, la fiction più televista, ma comunque eccellente attore di prosa reduce dall’Edmund interpretato in “Re Lear” di Shakespeare. Un avvio spumeggiante ma soprattutto variegato, per offrire al pubblico un mini-campionario dei generi teatrali che è possibile ospitare in una “bomboniera” come il Salvini, il cui palcoscenico ha dimensioni ridotte (il che non significa, ovviamente, una diminuzione nella qualità delle proposte: anzi, piccolo, di solito, “è bello”), dal recital puro, quello di Foà, su testi di Shakespeare a Plauto, da Ruzante a Calderon de la Barca, al monologo comico di “Nord e Sud” con Jannuzzo, per finire in crescendo con lo spettacolo più difficile, intrigante e complesso, “Il re degli interstizi”, viaggio nella poetica e nella drammaturgia di Pessoa, compiuto da Preziosi in compagnia di due musicisti straordinari (Maria Pia De Vito, tra le migliori cantanti jazz italiane, e Julian Oliver Mazzariello, pianista di talento), che costituisce un’efficace sintesi del tipo di spettacoli possibili in uno spazio di questo tipo. Il “Salvini” - a proposito, non tutti sanno che Tommaso Salvini è stato un grande attore dell’Ottocento: un convegno proprio qui, nel “suo” teatro, magari con il coinvolgimento del Dams di Imperia (il direttore, professor Eugenio Bonaccorsi, è uno dei maggiori studiosi del Salvini), potrebbe essere utile per riscoprire questo personaggio - è un teatro all’italiana vero e proprio, con tutte le attrezzature e le dotazioni che hanno i teatri più grandi, da 500 o mille posti: però è bonsai, in miniatura - un teatro da camera, con definizione mutuata dalla musica classica - e, di conseguenza, è impensabile pensare di allestirvi una commedia di Goldoni o una tragedia di Shakespeare, popolate di personaggi, con continui cambi di scena e scenografie imponenti. Gli appuntamenti in cartellone per l’inaugurazione (una micro-stagione a inviti) hanno offerto alcuni dei sentieri percorribili. Il recital classico di Foà era il più adatto, data l’occasione istituzionale: un bel percorso attraverso brani o versi di autori noti, in cui il popolare attore sfrutta anche l’inconfondibile timbro vocale. In questa circostanza, era solo con il leggìo: e la sua voce si è diffusa nella platea del “Salvini”, si è Sopra: un momento della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i lavori di ristrutturazione del Teatro Salvini. Da sinistra Franco Boggero, Maria Carmen Lanteri, Gianni Giuliano, Renzo Brunengo e Stefano Delfino Nella pagina accanto: In alto: Arnoldo Foà Al centro: Gianfranco Jannuzzo In basso: Alessandro Preziosi 10 con sfumature provinciali - Palermo, Catania, Messina -, come nel caso della “sua” Sicilia), che restituisce con sorprendente capacità d’accento e d’intonazione. Un’ora e un quarto, bis esclusi, scanditi da scoppi di risate e applausi, con un momento di emozione intensa, quando l’attore agrigentino, protagonista di tante commedie della premiata ditta Garinei & Giovannini si è rivolto in genovese al piccolo Matteo, un bambino di sette anni, figlio di un’impiegata del Comune, che aveva voluto in scena accanto a sè per fare omaggio alla Liguria, altra terra di emigranti, di una poesia tradotta dal siciliano. Una sedia, un tavolino, un attaccapanni, una carta geografica dell’Italia appesa alla rovescia e naturalmente tanta bravura, accompagnata da simpatia e da signorilità: così Jannuzzo ha incantato il “Salvini”. Come in un crescendo rossiniano, la terza “star” giunta a Pieve di Teco (e per di più in compagnia di Vittoria Puccini, proprio “Elisa di Rivombrosa”) è stato Alessandro Preziosi, superbo interprete dello spettacolo più complesso, ma certo più completo e raffinato del mini-cartellone inaugurale. Uno alla volta i fogli del copione scivolavano giù dal leggio, altrettante tappe del percorso nella tormentata poetica di Pessoa, il più grande autore lusitano. La musica interagiva con la parola perchè le note non sono decorative, ma insinuata anche su, nei due ordini di palchetti da dove gli aspettatori lo ascoltavano affascinati. Altre volte, invece, ad esempio per leggere le liriche di Leopardi, era accompagnato da un pianista. O addirittura da un gruppo corale femminile per declamare le storie di Luciano Bianciardi e della Maremma. Se paganinianamente Foà non ha concesso repliche, Gianfranco Jannuzzo ha presentato il suo “Nord e Sud”, collaudato cavallo di battaglia, al pomeriggio prima e alla sera poi. E mentre gli invitati partecipavano al rinfresco nella splendida sala di Palazzo Borelli, sede del Comune, lui se ne stava in camerino a rilassarsi: era insolitamente teso, Gianfranco, proprio come gli accade nelle occasioni importanti. E questa lo era: il ritorno alla vita di un piccolo teatro Ottocentesco. Nessun personaggio di spettacolo può restare indifferente, di fronte ad un avvenimento del genere, in controtendenza, in un’epoca in cui è più probabile che un teatro sia chiuso, magari per essere trasformato in un supermercato, se non addirittura vada in fiamme, com’è accaduto al Petruzzelli di Bari o alla Fenice di Venezia. E Jannuzzo non ha deluso, in questo suo viaggio attraverso i tic degli italiani, un esilarante percorso nei dialetti regionali (se non addirittura 11 bergo dove potrebbe essere girato un film”, ha commentato Mattei. Simpatia tutta napoletana, sempre sorridente e disponibile, anche nell’affollatissimo pubblico incontro a Palazzo Borelli, la «star» televisiva (che non sfrutta la popolarità con facili scelte commerciali, ma cerca le sfide di qualità) ha lasciato un ottimo ricordo di sè, in Valle Arroscia. Come la nave di Fellini, dunque, il “Salvini” va. E’ un bijoux, è indispensabile mantenerlo in un cofanetto adeguato. Le intenzioni ci sono, le premesse anche. Inserito in un circuito turistico-culturale-enogastronomico può costituirne il “valore aggiunto”, può essere un volano (anche economico: si pensi - come ha già suggerito il vulcanico Mattei - a stage di grandi attori o di registi impegnati nella preparazione di spettacoli “di nicchia” o monologhi) utile all’intera zona, può diventare un centro di aggregazione per l’intera Valle Arroscia, e non solo. Cos’è un teatro? Alla domanda dell’amico cronista, Renato De Carmine, uno degli attori “storici” di Strehler, aveva all’epoca risposto: “E’ il luogo dove si incontrano le persone civili”. Ecco: adesso, in provincia di Imperia, con l’inaugurazione del “Salvini”, c’è un altro luogo di questo tipo. Il pubblico che ha assiepato la Sala alla prima rappresentazione nel rinnovato Teatro costituiscono un elemento sostanziale, in questo itinerario, mentre le luci, sapientemente manovrate dal regista Tommaso Mattei, sopperivano alla mancanza di scenografia. Al centro de «Il re degli interstizi», elegante gemma incastonata in un gioiello come il «Salvini», ecco Alessandro Preziosi. Raffiche d’applausi lo hanno sostenuto durante il faticoso viaggio nell’anima e nelle pensose inquietudini di Pessoa, che ha restituito al pubblico con intense vibrazioni interiori in una magistrale prova d’attore. E’ arrivata al cuore alla gente, la sua interpretazione. E al termine è stata un’ovazione, con ripetute chiamate nella sala gremita e sulla piazza esterna, davanti a quell’altro teatro, più grande, ma in rovina, chiuso da decenni, dove un centinaio di persone ha seguito lo spettacolo sul maxi-schermo. Due serate piene di magia, in un luogo che ha conquistato anche loro, le due star di «Elisa di Rivombrosa», presto separate nella seconda serie della fiction tivu, ma sempre insieme qui a Pieve di Teco, dove la compagnia era alloggiata alla Locanda dell’Angelo, “un al- *Direttore artistico del Festival di Borgio Verezzi 12