SORRISI E MUSICA Il programma della stagione al Teatro Salvini di Pieve di Teco di Sonia Asteggiante Sorriso, ma con intelligenza, e tanta musica: è questo il filo conduttore della nuova stagione di “Stelle al Salvini”, la terza da quando è stato riaperto questo gioiello restaurato, annidato tra i “caruggi” del centro storico di Pieve di Teco. In cartellone, nomi e volti noti dello spettacolo, ma anche personaggi forse più conosciuti dagli addetti ai lavori che dal grosso pubblico, comunque sempre di grande spessore artistico, ed anche qualche giovane promettente, che si affaccia alla ribalta. Il programma offre insomma un ampio ventaglio di scelta, attraverso le nove proposte, ognuna delle quali si differenzia dagli altri. E la qualità resta la caratteristica prioritaria. Due artisti sul palcoscenico del Salvini, in alto Pupo, a destra Elena Ferrari 30 Un inizio scoppiettante, con Marco Presta, voce di una trasmissione radiofonica “cult” della Rai, come “Il ruggito del coniglio”, impegnato in “Scorretto”, una divertente e satirica scorribanda tra temi legati all’attualità e al costume italiano (in compagnia delle note del chitarrista Riccardo Manzi, collaboratore abituale di Vasco Rossi), e con Gianluca Guidi, figlio d’arte (il padre è Johnny Dorelli, la madre Lauretta Masiero), che in “E sottolineo se!”, insieme con il fedelissimo Trio Biseo, compie un itinerario teatrale tra musica e prosa (da Zeno a Cole Porter, da Luttazzi a Shakespeare, da Proietti a Jobim), creato da Giorgio Calabrese per saggiarne le doti di attore cantante o di cantant’attore. Quindi, la performance di un’attrice di belle speranze: Elena Ferrari, che arriva dal successo di “Sostiene Pereira” di Tabucchi, accanto all’omonimo Paolo Ferrari: in “Cleopatra, Cesare e Antonio” propone la storia della regina d’Egitto e dei suoi due amanti romani, vista però da Carmiana, fedele ancella e inseparabile amica di Cleopatra: un testo con il quale la Ferrari ha vinto Premio Aquilegia Blu 2005 a Torino come migliore attrice e migliore autrice. Un’altra donna, quest’ultima di collaudata esperienza, debutta al Salvini, con la sua impertinente lezione di “Galateo”: Maria Cassi, già componente femminile del duo Aringa&Verdurini (con l’irresistibile “A Saintrotwist”, ha girato il mondo per una ventina d’anni), attinge materiale scenico dalla vita di tutti i giorni e con la sua irriverente mimica da “faccia di gomma”, è un clown con la valigia piena di aneddoti, barzellette, storpiature. Proseguendo poi nella strada già imboccata con soddisfazione gli anni scorsi, quella cioè di dare spazio anche ai talenti emergenti (Simone Gandolfo, un nome su tutti), anche in questa edizione è stato inserito uno spettacolo rea- lizzato interamente dagli allievi dell’ultimo anno del corso della scuola del Teatro Stabile di Genova, i quali, riuniti nella Compagnia “I Demoni” e diretti dal regista Enzo Trotta, hanno fatto confluire le proprie esperienze in un classico di Moliere, “Il Misantropo”. Torna poi in questa provincia, dove è stato altre volte con “Devo fare un musical”, un bravo performer come Massimo Bagliani, che propone il suo nuovo “one-man-show” intitolato “Dove andremo a finire?”, in cui – con i testi e la regia di Enrico Vaime, un nome che è una garanzia - l’azione si dipana con un vortice di gag legate alle piccole e grandi manie del mondo teatrale, tra canzoni classiche del repertorio novecentesco (da Piove a Buonasera Signorina, da Vivere a Mack the knife), irresistibili battute e trovate esilaranti. L’appuntamento dell’8 agosto è una chicca, che può interessare anche i cinefili: in scena, con “Caro Marcello, caro Federico”, un duo d’eccezione di prim’attori come Carlo Simoni e Antonio Salines, nei ruoli di due personaggi celebri come Fellini e Mastroianni, Alla musica e alle parole fanno da commento visivo vari spezzoni di film di Fellini (in particolare, La dolce vita, e il girato dell’eterno progetto Il viaggio di Mastorna) e immagini di un’Italia che ormai appartengono al passato eppure ancora sono vive nell’immaginario collettivo. Simoni interpreta la bonomia di Mastroianni, Salines porta sulla scena l’intimismo ironico e lo sguardo disincantato di Fellini, in un dialogo-confessione tra due grandi artisti, usciti di scena, che tracciano due umanissimi autoritratti. La scorsa edizione, il “Salvini” aveva ricordato Tenco con “Tenco a tempo di tango” del giallista Carlo Lucarelli. Quest’anno, l’omaggio va invece a Dalida, che con il cantautore aveva vissuto una relazione tormentata. E a farlo è Maria Letizia Gorga, attrice e cantante di grande temperamento (era tra gli interpreti più lodati di “Memorie di Adriano”, lo storico spettacolo di Giorgio Albertazzi) , con il suo “Avec le temps, Dalida”, nel quale canta le canzoni di Dalida con voce da brivido e con il sostegno di un affiatato quartetto di musicisti. E all’insegna delle sette note è anche la festosa conclusione, affidata a Enzo Ghinazzi, più conosciuto come Pupo, e al suo gruppo di musicisti. A cuore aperto, Pupo ripercorre la sua carriera e la sua vita, senza tacerne neppure gli aspetti privati più imbarazzanti, come la passione per il gioco (non a caso la piece si intitola “Il grande croupier”), i debiti e il fallimento, sino alla resurrezione come entertainer e popolare personaggio televisivo. Sarà anche l’occasione per ascoltare alcune tra le sue più belle canzoni, melodie che si intrecciano a tanti ricordi e al racconto di momenti divertenti e ironici, tra aneddoti sul mondo dello spettacolo e paradossali disavventure. Un sigillo degno per la rassegna, con l’augurio che possa crescere ancora. Sempre con il consenso del pubblico, è ovvio. 31