Paolo Fresco Lecture Presented by The Honourable Frank Iacobucci Genoa, Italy March 19-23, 2005 Introduction E' per me un vero onore fare una lezione in questa grande universita', nella citta' di Cristoforo Colombo, sotto l'egida della Fondazione Paolo Fresco, benemerito promotore degli studi giuridici e della collaborazione accademica internazionale. Sono profondamente grato al Rettore, il professor Giancarlo Rolla, come pure ai suoi colleghi per il loro cordiale invito a tenere questa conferenza e per la loro calorosa accoglienza ed ospitalita'. Sin dal periodo della civilta' romana, l'Italia ha svolto un ruolo sempre maggiore nella evoluzione dei sistemi giuridici occidentali, in vari modi. Il mio paese, essendo una nazione giovane con una storia relativamente breve rispetto alla storia dell'Europa, e' entrato nella famiglia di paesi i cui sistemi legali sono di grande interesse agli studiosi di giurisprudenza comparata. Questo perche' in Canada ci sono due sistemi legali ufficiali: il sistema del codice civile di tradizione napoleonica-romana e quello del diritto comune inglese. Inoltre il Canada e' un paese federale, ma la sua costituzione e' basata sul sistema parlamentare inglese, sia per la legislatura provinciale che per quella federale. Il Canada e' pertanto un laboratorio giuridico con molto da offrire agli studiosi di giurisprudenza. 1 In questa conferenza mi propongo di descrivere brevemente il ruolo della Corte Suprema del Canada nello sviluppo della Carta Canadese dei Diritti e delle Liberta'. Permettetemi, pero', di narrarvi l'essenziale antefatto. L’emanazione della Carta e i suoi obiettivi Non si può parlare della Carta senza riconoscere l’influenza dell’ex Primo Ministro Pierre Elliot Trudeau. Certo, la Carta appartiene a tutti i Canadesi, ma è anche la testimonianza della ferrea determinazione di Trudeau, il quale, malgrado quindici anni d’iniziative infruttuose e sconfitte, ha continuato con perseveranza nel suo intento sino all’adozione della Carta nel 1982. Le ragioni profonde dell’impegno di Trudeau per la causa della Carta hanno fatto molto discutere. I più fruttuosi dei numerosi tentativi di spiegare il suo impegno si basano sui due obiettivi solidali che . Trudeau si prefiggeva con la riforma costituzionale: da una parte, la promozione dell’unità nazionale ed un maggior riconoscimento e, dall'altra, una migliore protezione dei diritti e delle libertà fondamentali della democrazia liberale contemporanea1. 1 Cfr., ad es., Peter Russell, “The Political Purposes of the Canadian Charter of Rights and Freedoms” (1983), 61 Revue du Barreau canadien, 30. 2 La realizzazione dell’obiettivo di promozione dell’unità nazionale è stata facilitata dal 'rimpatrio' della Costituzione, la quale, oltre a cambiare il suo nome di Atto dell’America del Nord britannica, del 1867, in quello di Legge costituzionale del 1867, ha cancellato il ruolo che poteva avere il Parlamento inglese nella procedura di revisione costituzionale. L’unità nazionale ha ugualmente beneficiato delle disposizioni della Carta relative alla libertà di circolazione e di residenza (art. 6) ed ai diritti linguistici (artt. 16 - 20). Tali disposizioni costituiscono un modo di sanare le difficoltà derivanti dal regionalismo provinciale e dalla differenza storica tra il Canada di lingua francese e quello di lingua inglese; differenza che ha spesso indebolito il sentimento d’identità nazionale. Anche se Trudeau vedeva nella Carta uno strumento per l’unità nazionale, ciò non toglie che essa rappresenti anche la vera espressione del suo profondo impegno per la protezione dei diritti. Subito dopo la seconda guerra mondiale, il concetto secondo cui la democrazia, nell’accezione più forte del termine, non è solo il governo della maggioranza per la maggioranza, si è diffuso all’interno della comunità internazionale. Un governo che intenda governare “con il consenso dei cittadini” deve resistere alla tentazione di sacrificare i diritti della minoranza agli interessi della 3 maggioranza. La Carta è parte integrante di questo consenso internazionale, così come sottolinea il brano (seguente) tratto dalle memorie politiche di Trudeau: “Vedevo nella Carta l’espressione di un’idea alla quale tenevo da lungo tempo, ossia che il soggetto della legge deve essere la persona umana. La legge deve consentire all’individuo di realizzarsi nel modo più completo possibile. La persona dispone quindi di alcuni diritti fondamentali che nessun governo può negarle. M’importava fortemente, da un punto di vista filosofico, a mio parere fondamentale, di conservare la Carta nella sua integrità”2. In breve, Trudeau credeva fermamente nel fatto che la democrazia liberale contemporanea esigesse dallo Stato un impegno convincente per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali. Non esistono prove più adeguate di un tale impegno se non l’integrazione di tali diritti e libertà nella Costituzione. Anche se l’obiettivo di promuovere l’unità nazionale si distingue da quello di proteggere i diritti, ciò non toglie che essi si completano e si rafforzano reciprocamente. Trudeau era convinto che la sanzione costituzionale della libertà e dell’uguaglianza avrebbe consentito di creare uno spazio nazionale unificato nel quale tutti i Canadesi si sarebbero considerati titolari dei diritti 2 Mémoires politiques, Montréal, Le Jour, 1993, pp. 291-292. 4 costituzionali; era convinto che la Carta avrebbe costituito “il legame che ci unisce gli uni agli altri”3. A mio parere, tale visione dei diritti e delle libertà è conforme ai valori della democrazia liberale contemporanea. Lo Stato democratico deve farsi carico non solo della preminenza della maggioranza ma anche dell’uguaglianza dei cittadini e del loro sentimento “di appartenenza morale” alla comunità4. Poiché la facoltà di ogni cittadino di considerarsi membro integrante della società è un aspetto importante dell’appartenenza morale alla comunità, l’impegno formale nei confronti dell’uguaglianza sul quale si basa la Carta non può che rafforzare il sentimento di appartenenza di tutti i Canadesi al loro Paese. I miei commenti non vogliono essere esaustivi per quanto riguarda i successi che la Carta ha riscosso nella realizzazione di questi obiettivi, ma credo – se fosse il caso di sottolinearlo – che essa abbia rafforzato la democrazia canadese, sensibilizzandoci maggiormente all’importanza del fatto di controllare che queste leggi, e la loro applicazione, rispettino l’uguaglianza e la libertà di tutti i Canadesi. 3 4 Débats de la Chambre des communes, 1ere sess., 32e lég., vol. VIII, p. 8519, marzo 1981. Cfr. R. Dworkin, Taking Rights Seriously, Cambridge, Harvard University Press, 1977. 5 L’influenza della Carta La Carta ha cambiato in modo veramente fondamentale il lavoro dei tribunali in Canada, come pure quello della parte legislativa e della parte esecutiva del governo. Data la sua importanza nel diritto canadese, la carta ha influenzato, oltre all’educazione giuridica, anche altre discipline accademiche. Particolarmente importante e’ il fatto che il pubblico abbia ora un maggiore interesse per i conflitti sottoposti ai tribunali, e sia piu’ attivamente coinvolto nei loro sviluppi. Cio’ ha suscitato a sua volta dialoghi e dibattiti sulla definizione delle responsabilita’ oggettive della magistratura per le proprie decisioni, sul modo in cui avviene la nomina dei giudici, e sul ruolo che ad essi spetta svolgere in un’epoca particolarmente attenta alla revisione giudiziale della costituzione e dei diritti umani. Al centro di tutta questa attenzione, di tutti questi cambiamenti, dibattiti e discussioni, vi e’ la Corte Suprema del Canada, la quale ha svolto il ruolo giudiziale piu’ importante sin dall’adozione della Carta nel 1981-1982. E’ a partire da questo punto che io mi propongo di discutere in modo piu’ specifico il ruolo della Corte Suprema nel cambiamento della legge dovuto alla Carta. 6 i) L’incidenza della Carta sul diritto canadese Esaminando l’influenza e l’oggetto della Carta, la Corte suprema del Canada, in R. c. Oakes, ha espresso chiaramente i valori fondamentali della democrazia liberale contemporanea: “I tribunali devono essere guidati dai valori e dai principi essenziali ad una società libera e democratica, i quali comprendono, per citare qualche esempio, il rispetto della dignità dell’essere umano, la promozione della giustizia e dell’uguaglianza sociale, l’accettazione di una grande diversità di credenze, il rispetto di ogni cultura e di ogni gruppo e la fede nelle istituzioni sociali e politiche che favoriscono la partecipazione degli individui e dei gruppi nella società”5. È con questo parametro che occorre misurare, in ultima analisi, il successo della Carta. Fin qui, ho sostenuto che il maggior numero di dibattiti e il livello più alto di responsabilità hanno aumentato la possibilità di giungere a decisioni migliori sui conflitti sottoposti ai tribunali. Vorrei sottolinearae ora, per mezzo di alcuni esempi significativi, la misuri in cui l’azione del governo e la legislazione integrino maggiormente il rispetto della dignità dell’essere umano e la promozione della giustizia e 5 [1986] 1 R.C.S. 103, p. 136. 7 dell’uguaglianza sociale. Affrontare tutti i cambiamenti del diritto che la Carta ha promosso allungherebbe troppo la mia analisi. ii) L’uguaglianza e la libertà: il rispetto della dignità dell’essere umano Anche se concettualmente distinti, i diritti all’uguaglianza e alla libertà sono strettamente legati poiché costituiscono due corollari fondamentali del rispetto della dignità dell’essere umano, la quale rappresenta l’essenza dei diritti in una società libera e democratica6. Il rispetto della dignità dell’essere umano impone il riconoscimento giuridico che tutti gli esseri umani “meritano lo stesso rispetto, la stessa deferenza e la stessa considerazione”7, e che godono del diritto di adottare “decisioni personali fondamentali senza l’intervento dello Stato”8. A dire il vero, tutti i diritti della Carta favoriscono la realizzazione di questi obiettivi, ma, in questa parte, mi concentrerò su quelli che li realizzano in modo più esplicito, vale a dire gli artt. 15 e 7. Nonostante l’uguaglianza sia “un concetto difficile da comprendere”, che “non possiede una definizione precisa”9, 6 7 8 9 Vedi, ad esempio, R. c. Oakes, ibid.; Vriend c. Alberta, cit. nota 49. Andrews c. Law Society of British Columbia, [1989] 1 R.C.S. 143, p. 171. R. c. Morgentaler, [1988] 1 R.C.S. 30, p. 166. Andrews, cit. nota 59, p. 164. 8 vent’anni di giurisprudenza hanno fortemente aiutato l’applicazione dei concetti di uguaglianza in Canada. L’apporto maggiore della giurisprudenza relativa all’art. 15 della Carta è stato di stabilire che l’oggetto di quest’articolo è la tutela e la promozione dell’uguaglianza del valore e della dignità di tutti gli esseri umani. Di conseguenza, al momento dell’analisi costituzionale, occorre chiedersi principalmente se la legge impugnata ha “l’effetto di perpetuare o promuovere l’opinione secondo la quale l’individuo riguardato è meno capace o meno degno di essere riconosciuto o valorizzato in quanto essere umano o membro della società canadese che merita lo stesso interesse, lo stesso rispetto e la stessa considerazione”10. L’uguaglianza non sempre richiede che tutte le persone siano trattate esattamente allo stesso modo; essa richiede, tuttavia, che la legge rispetti il valore e la dignità di ogni essere umano in quanto membro della società. Consideriamo, ad esempio, l’apporto dell’art. 15 alla tutela ed alla promozione del valore e della dignità degli omosessuali. Decidendo che il motivo di discriminazione fondata sulla tendenza sessuale era parte integrante della legge, “albertaine”, Individual Rights Protection Act, la Corte suprema ha rigettato l’idea che gli omosessuali, in quanto esseri umani, siano meno degni di protezione rispetto ai membri di altri gruppi sfavoriti11. Esigendo 10 11 M. c. H., cit. nota 27, par. 65. Vriend, nota 49; la legislazione “albertaine” è reperibile in S.A., 1972, (mod. 1990, c. 27) c. 2. 9 che l’Ontario estenda alle coppie dello stesso sesso il diritto di chiedere una pensione alimentare12, la Corte ha rigettato l’idea che la relazione omosessuale meriti meno riconoscimento e rispetto della relazione eterosessuale. In questi due casi, il diritto all’uguaglianza imponeva che le persone omosessuali fossero trattate esattamente allo stesso modo delle altre persone. Altrove, in Eldridge c. Colombie-Britannique, la Corte ha sancito che una vera uguaglianza richiedeva un trattamento diverso per persone dai bisogni diversi. Imponendo al governo della Colombie-Britannique di fornire, nel quadro del suo regime pubblico della sanità, i servizi di un interprete gestuale alle persone con problemi d’udito, la Corte ha assicurato a quelle persone una qualità delle cure mediche non inferiore alla norma generale. Ha così tutelato il principio per cui i Canadesi hanno tutti la stessa dignità e lo stesso valore. Il rispetto della dignità della persona presuppone anche il diritto di adottare decisioni personali fondamentali senza l’intervento dello Stato. Nonostante questo principio occupi una parte rilevante in altre disposizioni della Carta, è proprio il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona, enunciato nell’art. 7, che ha maggiormente contribuito alla tutela dell’autonomia della persona. In Morgentaler, ad esempio, la Corte ha giudicato che il diritto alla libertà è un diritto generale ad “un margine di autonomia personale 12 M. c. H., cit. nota 27. 10 sulle proprie decisioni importanti, che rilevano intimamente, della propria vita privata”, mentre il diritto alla sicurezza della persona tutela “allo stesso tempo l’integrità fisica e psicologica della persona”13; ciò include il diritto di una donna a decidere d’interrompere o meno una gravidanza. In Rodriguez c. ColombieBritannique (Procureur général), la Corte ha valutato che il diritto all’autonomia comprende il diritto di effettuare scelte riguardanti la propria persona e di avere il controllo esclusivo sulla propria integrità fisica e mentale14. Di conseguenza, l’art. 7 include il divieto dell’aiuto al suicidio. Altre sentenze hanno stabilito che l’art. 7 tutela il diritto di educare un figlio e di adottare decisioni in suo nome in campi fondamentali quali le cure mediche15, il diritto di decidere il luogo della sua residenza16 e quello di contrattare17. Queste decisioni indicano che l’art. 7 ha fortemente contribuito a fare in modo che lo Stato rispetti quanto più possibile le scelte personali ed eviti di assoggettarle ad una concezione particolare del senso della vita umana. iii) La legge e la procedura penale 13 Cit. nota 61, p. 171 e 173. [1993] 3 R.C.S. 519. 15 B. (R). c. Children’s Aid Society of Metropolitan Toronto, [1995] 1 R.C.S. 315. 16 Godbout c. Longueuil (Ville), [1997] 3 R.C.S. 844. 17 R. c. Jones, [1986] 2 R.C.S. 284. 14 11 Oltre a quello dei diritti sociali generali che sono, secondo le decisioni dei tribunali, tutelati dall’art. 7 della Carta, il diritto penale rappresenta, ovviamente, il campo di attività in cui il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona interviene più frequentemente. È imperativo che, nel diritto penale, il diritto all’equità procedurale e materiale non possa essere sacrificato all’interesse del pubblico per il rispetto della legge ed il mantenimento dell’ordine. La Carta ha anche contribuito a fare sì che la volontà di punire un crimine non dia luogo a leggi severe, a procedure ingiuste ed a tecniche d’indagine autoritarie, a discapito del diritto alla tutela della vita privata e dell’uguaglianza. Faro’ ora un bilancio dei contributi piu importanti, della giurisprudenza in questione. La costituzionalizzazione delle esigenze relative all’errore costituisce l’apporto più importante al diritto penale materiale della giurisprudenza relativa all’art. 7. R. c. Vaillancourt18 ha stabilito che la legislazione penale deve rispettare il principio di giustizia fondamentale secondo il quale la persona moralmente innocente non va punita. In R. c. Martineau19, la Corte ha annullato la disposizione relativa al crimine per imputazione, invocando la necessità di una proporzionalità tra la pena e la colpevolezza 18 19 [1987] 2 R.C.S. 636. [1990] 2 R.C.S. 633. 12 morale. Altre leggi sono state annullate poiché erano state ritenute troppo vaghe20. In Etats-Unis c. Burns è stata dichiarata incostituzionale l’estradizione dei fuggiaschi in assenza dell’assicurazione che non siano passibili della pena di morte nell’altro paese21. In questi casi, la decisione della Corte ha fatto progredire il diritto penale facendo in modo che l’interesse pubblico per il rispetto della legge ed il mantenimento dell’ordine non desse luogo ad una legge eccessiva e priva di giustificazione solida nelle sue sanzioni. La Carta ha avuto ugualmente un impatto importante sulla procedura penale. In virtù del comma 11b), ad esempio, ogni accusato ha il diritto di essere giudicato in un lasso di tempo ragionevole. Valutando il diritto individuale ad essere assolto nel più breve tempo possibile con l’interesse collettivo nell’amministrazione della giustizia, la Corte ha imposto ai tribunali l’obbligo di vegliare affinché gli accusati vengano processati in un tempo ragionevole22. Il diritto “di presentare una difesa piena e completa” secondo il comma 11d) ha portato alla creazione di un nuovo regime di divulgazione. Prima della Carta, la comunicazione era a discrezione del pubblico ministero. 20 Cfr., ad es., R. c. Heywood, [1994] 3 R.C.S. 761, in cui le disposizioni del Codice penale in materia di vagabondaggio sono state dichiarate incostituzionali. 21 Vedi nota 22. 22 R. c. Esquive, [1990] 2 R.C.S. 1199. 13 Sottolineando la conclusione della Commissione Marshall, secondo la quale l’omissione, da parte del pubblico ministero, di divulgazione all’avvocato della difesa delle dichiarazioni contraddittorie antecedenti aveva contribuito fortemente a far condannare ingiustamente Donald Marshall per omicidio, la Corte ha sancito, in R. c. Stinchcombe23, che il comma 11d) impone ai procuratori della Corona l’obbligo legale generale di divulgare tutte le informazioni pertinenti, che siano a carico o a favore e che intendano o meno inserirle nella pratica. La Carta ha avuto anche un notevole impatto sulla natura della prova che può essere prodotta durante il processo; essa ha determinato l’inclusione di elementi di prova in precedenza inammissibili e, nel contempo, l’esclusione di prove precedentemente ammissibili. Similmente viene esclusa anche la prova ottenuta in violazione del principio contro l’autoincriminazione24. Il par. 24(2) rafforza dunque l’equità del processo, assicurando che la partecipazione dell’accusato alla costituzione di una prova contro se stesso non sia la conseguenza di una costrizione ma di una libera scelta. 23 [1991] 3 R.C.S. 326. Cfr., ad es., R. c. S. (R.J.), [1995] 1 R.C.S. 451, e British Columbia Securities Commission c. Branch, [1995] 2 R.C.S. 3, in cui la Corte ha stabilito che le persone costrette a testimoniare al processo di un co-accusato hanno non solo il diritto all’immunità riconosciuta dall’art. 13 ma anche all’immunità contro l’utilizzo della prova derivata. Così, non solo la prova di testimonianza non è accoglibile ma anche la prova derivata della testimonianza. 24 14 Oltre ad impedire che l’accusato sia costretto a testimoniare, la Carta impone altre restrizioni all’esercizio dei poteri d’indagine affinché il diritto alla vita privata ed il diritto a non essere importunato vengano riconosciuti. Stabilendo che il diritto alla vita privata si confonde, sotto molti aspetti, con la libertà, l’art. 8 garantisce il diritto del cittadino alla tutela contro le perquisizioni ed i pignoramenti abusivi. Come è stato detto, l’art. 8 ci ha permesso di passare da un regime d’intercettazioni consensuali senza limiti e di perquisizioni senza mandato ad un regime di mandati speciali e di poteri controllati delle perquisizioni senza mandato25. Il potere discrezionale della polizia d'intervenire, senza autorizzazione preventiva, nella vita privata dei cittadini è stato notevolmente ridotto. Gli esempi che ho citato non esauriscono l’argomento. Non ho presentato un quadro completo dei riflessi della Carta sul diritto e la procedura penale. Il mio intento era quello di dare alcune indicazioni sul ruolo che ha avuto la Carta nel processo penale. Questi esempi tendono ad indicare, a mio avviso, che con la Carta abbiamo raggiunto un migliore equilibrio, da una parte, fra l’interesse della società per il rispetto del diritto ed il 25 Vedi Kent Roach, cit., nota 76, p. 1. 15 mantenimento dell’ordine e, dall’altra, l’interesse dell’individuo per l’equità materiale e procedurale nel diritto penale. iv) L’equilibrio tra interessi collettivi e individuali I diritti tutelati dalla Carta non sono assoluti. La Carta non ha lo scopo fondamentale di tutelare i diritti in modo assoluto, ma quello di fornire un metodo che consenta di definire il ruolo appropriato dei diritti e delle libertà in uno Stato libero e democratico. Lo svolgimento di dibattiti e la responsabilità degli organi statali rendono più probabili decisioni il cui equilibrio tra gli obiettivi pubblici dei governi eletti ed i diritti privati sia accettabile, riconoscendo in questo modo l’importanza del dualismo società-individuo. Nel tempo che mi rimane, vorrei esporre brevemente i meccanismi di cui dispongono i legislatori ed i tribunali per eliminare gli effetti negativi della tensione tra le forze opposte di questo binomio. L’articolo primo costituisce il meccanismo più importante. Esso tutela il diritto dei legislatori a ridurre i diritti individuali allo scopo di favorire la realizzazione di obiettivi pubblici urgenti, ma solo nel caso in cui sia possibile stabilire che la riduzione sia ragionevole e giustificabile nel quadro di una società libera e 16 democratica. Una volta che il ricorrente abbia stabilito che sono stati violati dei diritti, il tribunale deve decidere se il legislatore, l’attore del governo o l’'interveniente' favorevole alla posizione del governo abbiano dimostrato la giustificazione della violazione in virtù dell’articolo primo, in conformità al criterio definito nella sentenza Oakes. L’oggetto della legge promosso dalla limitazione deve essere sufficientemente rilevante per giustificare la deroga di un diritto costituzionale. Per evitare che la limitazione dei diritti prenda il sopravento sull’oggetto della legge, le misure restrittive devono avere un nesso razionale con l’obiettivo perseguito, ledere il meno possibile i diritti ed i loro effetti non devono sconfinare sui diritti degli individui o dei gruppi26. Ogni fase della valutazione della limitazione secondo “i valori e i principi necessari ad una società libera e democratica”27 consente di verificarne la ragionevolezza. Ad esempio, la necessità che l’obiettivo del governo sia legato a bisogni urgenti e reali in una società libera e democratica sottolinea il principio che i diritti fondamentali della democrazia liberale contemporanea non possono essere ridotti se non per un obiettivo ritenuto rilevante in una democrazia. L’obiettivo stesso deve avere un ruolo importante nella società. Dato che ostacola la 26 27 Cit. nota 27, p. 135-140. Ibid., par. 77. 17 democrazia, una legge che renda obbligatoria l’osservanza della domenica non potrebbe quindi essere giustificata secondo l’articolo primo28. All'opposto, esiste una legge il cui obiettivo è la tutela della dignità e della stima di sé da parte delle minoranze. Una legge che vieta le parole di odio sostiene valori che sono l’essenza stessa della democrazia liberale contemporanea e soddisfa quindi pienamente la prima parte del criterio enunciato nella sentenza Oakes. L’esigenza del nesso razionale ha la stessa finalità. Dopo aver concluso che la legge raggiungerà probabilmente il suo obiettivo, i tribunali possono imporre che ci sia una “ragione” che giustifichi l’imposizione di una limitazione ai diritti individuali. Siamo disposti a mantenere le leggi in materia di oscenità ed i divieti relativi alle parole di odio, anche se ledono la libertà d’espressione, proprio perché tutelano la società contro alcuni mali ed incoraggiano il rispetto dell’uguaglianza del valore e della dignità delle persone29. Senza prova del nesso tra la legge e l’obiettivo, non ci sarebbero sufficienti motivi di credere che una limitazione possa essere difesa nell’interesse di una società libera e democratica. 28 29 R. c. Big M Drug Mart Ltd., [1985] 1 R.C.S. 295. R. c. Butler, cit., nota 13, R. c. Keegstra, cit. nota 7. 18 Il criterio della lesione minima, invece, consente che la legge non leda “troppo” il diritto o la libertà considerata. Se esiste un modo meno lesivo di realizzare lo stesso obiettivo, allora viene a mancare l’equilibrio accettabile tra i diritti collettivi e quelli individuali. In virtù dello spirito della funzione rappresentativa del potere legislativo, i tribunali faranno, da una parte, prova di maggiore moderazione nei processi in cui il governo ha tentato di trovare il punto d’equilibrio tra gruppi concorrenti, chiedendo soltanto la prova di un fondamento ragionevole della legge per concludere che essa soddisfa al criterio della lesione minima; e dall’altra, di minore moderazione nei processi in cui il governo costituisce l’unico avversario della persona il cui diritto è stato violato30. Ma nelle due ipotesi, l’obiettivo è identico: vigilare all’equilibrio accettabile tra l’interesse della collettività, che il governo sostiene, ed il diritto individuale che è stato violato. L’art. 7 rappresenta un meccanismo a disposizione del tribunale per valutare i diritti collettivi e quelli individuali. Secondo l’art. 7, ognuno ha diritto alla vita, alla libertà ed alla propria sicurezza e questo diritto non può essere leso se non in conformità con i principi di giustizia fondamentale. Nella sentenza Rodriguez, la Corte suprema ha affermato che, per attuare tali principi, è 30 Cfr., ad es., Irwin Toy (nota 12, p. 994). In questa sentenza, la Corte ha dato prova di molta moderazione, perché le restrizioni applicabili al commercio al dettaglio, nel corso della domenica, rappresentavano un tentativo di trovare un punto d’equilibrio tra i negozianti di vendita al dettaglio ed i membri del pubblico desiderosi che i negozi rimanessero aperti di domenica, ed i lavoratori del settore che chiedevano di avere un giorno alla settimana da trascorrere con la propria famiglia per svolgere attività d’interesse comune. 19 necessario trovare un punto d’equilibrio tra l’interesse dello Stato e quello della persona: “Quando la restrizione del diritto in causa non concorre a promuovere l’interesse dello Stato (quale che sia), mi sembra che ci sarà violazione della giustizia fondamentale poiché la restrizione del diritto particolare non avrà avuto una finalità valida. A mio avviso, si tratta del genere di analisi […] adottato nella sentenza Morgentaler. Infatti, il giudice capo Dickson ed il giudice Beetz erano entrambi del parere che almeno alcune restrizioni all’aborto non avessero nessuna pertinenza con l’obiettivo dello Stato, cioè quello di proteggere il feto così come la vita e la salute della madre. Le limitazioni erano quindi arbitrarie ed ingiuste. Ne deriva che, prima di concludere che una disposizione legislativa sia contraria alla giustizia fondamentale, occorre esaminare il nesso che esiste tra la disposizione e l’interesse dello Stato31”. Concludendo che la società ha un interesse ragionevole nel riconoscere che la vita umana venga rispettata e nel tutelarsi contro l’indebolimento delle istituzioni che proteggono la vita umana, la Corte ha stabilito che la legge che vieta l’aiuto al suicidio non è né tanto arbitraria né tanto ingiusta da violare i principi di giustizia fondamentale. In R. c. Jones, la Corte ha tenuto conto dell’interesse urgente della provincia in materia di educazione, concludendo che la disciplina riguardante i genitori desiderosi che 31 Rodriguez (nota 66, p. 594). Vedi anche Thomson Newspapers Ltd. c. Canada (Direttore delle inchieste e ricerche, Commissione sulle pratiche restrittive del commercio), [1990] 1 R.C.S. 425. 20 i propri figli ricevessero l’insegnamento a domicilio non costituiva una violazione dei principi di giustizia fondamentale32. In questi due casi, l’interesse sociale più generale era pertinente per concludere che la limitazione della protezione garantita dall’art. 7 era ragionevole. Infine, se i tribunali decidono che il bilanciamento tra gli interessi collettivi e quelli privati pende a favore dell’individuo, la legislatura ha il potere di ricorrere alla disposizione di deroga con dichiarazione espressa e ridurre l’applicabilità della Carta. Benché questo meccanismo sollevi alcune apprensioni legate al principio della maggioranza, il fatto che si sia raramente ricorso all’art. 33 lascia pensare che la disposizione derogatoria non consenta ai legislatori di far valere gli obiettivi politici a discapito dei diritti individuali. Al contrario, il fatto che il Parlamento e le legislature provinciali valutino a lungo le conseguenze politiche dell’utilizzo della disposizione derogatoria, prevista all’art. 33, sembra indicare che i governi saranno ritenuti responsabili del superamento della tensione tra gli interessi collettivi e quelli privati. Come Janet Hiebert lascia intendere, “i tribunali valutano in virtù dell’articolo primo le giustificazioni alle politiche che cercano di attuare valori 32 [1994] 2 R.C.S. 229. 21 collettivi o non enumerati; invece il pubblico studia accuratamente la fondatezza degli obiettivi legislativi adottati con l’art. 33”33. Conclusione Io credo fermamente che l’adozione della Carta costituisca un avvenimento significativo per il Canada. Dalla sua adozione, i problemi importanti di politica vengono dibattuti in un forum accessibile ed aperto a tutti sotto la stretta sorveglianza di un pubblico sempre più interessato. Con la Carta, rilevanti questioni politiche vengono esaminati in un contesto altamente trasparente e di responsabilità; ciò contribuisce a sensibilizzare sempre più i legislatori ed i tribunali agli interessi di tutti i Canadesi. Come ha detto M. Michael Ignatieff, il dibattito sulle questioni politiche importanti è diventato più “rumoroso”. La Carta ha invitato al tavolo delle discussioni gruppi i cui interessi erano rimasti inascoltati sino ad allora34. Con il rumore di fondo e tutte queste voci, l'adozione di decisioni diventa più difficile ma anche più democratica. Le questioni che dobbiamo affrontare rappresentano sfide che dobbiamo raccogliere in modo che il Canada diventi un paese migliore per tutti i Canadesi. La lotta si annuncia ardua, ma, 33 34 Cit. nota 53, p. 142. The Rights Revolution, Toronto, House of Anansi Press limited, 2000, p. 26. 22 merita certo di essere combattuta. A mio avviso, la Corte Suprema ha svolto un notevole ruolo di guida nella lotta per una democrazia piu’ illuminata. 23