Quando le menzogne di regime sostituiscono la

Ci sono cose che non si possono più dire, altrimenti turberebbero la sonnacchiosa coscienza dei
benpensanti che da più di settant’anni prendono per oro colato le balle che vengono prodotte
industrialmente da chi regge le redini del governo mondiale, unipolare ed imperialista, e ha tutto
l’interesse ad occultare dietro ad una cortina fumogena le scomode verità ben poco gradite ai sommi
sacerdoti del pensiero unico mondialista e antifascista.
Quando si parla di politicamente corretto, a ben vedere, si intende tutta la congerie di velenose
fanfaluche sdoganate in pompa magna da chi avrebbe vinto l’ultimo conflitto mondiale, per imporre
la volontà di chi manovra i governi dei cosiddetti “liberatori” angloamericani; lo sappiamo, è
risaputo, che chi vince una guerra stabilisce poi cosa sia vero e cosa no, cosa sia giusto e cosa
sbagliato, cosa sia “ortodosso” e cosa eretico e la memoria dei vinti viene infangata in ogni modo
possibile ed immaginabile affinché i piani dei vincitori non vengano ostacolati da un certo
revanscismo identitario. Non si tratta, nel nostro caso specifico, di dissotterrare fascismi e
nazionalsocialismi ma di riprendere tematiche ad essi care e contestualizzarle nell’oggi per non
perdere mai di vista quali sono i diuturni valori patriottici per cui vale la pena vivere, combattere e
anche morire.
Qualcuno sarà pronto a leggere in queste mie righe il solito complottismo cialtronesco che invece di
corroborare il patriottismo lo banalizza e riduce ad una tragicomica farsa, eppure sfido chiunque a
dimostrare il contrario di quanto dico, e cioè che dal 1945, con la scusa della vittoria dell’Occidente
borghese e “democratico”, molte verità tradizionali, lampanti, sono state via via diffamate e
screditate, col preciso scopo di mantenere il popolaccio succube della dittatura “illuminata” basata
sui presunti valori antifascisti. Di colpo non esistono più razze, il sesso e l’orientamento sessuale
diventano costrutti sociali, l’omosessualità è ora assoluta normalità, dire “disabile, handicappato” è
blasfemia, l’uguaglianza a tutti i costi da mito diventa verità assoluta e chi si ribella viene facilmente
liquidato come pazzo, asociale, disadattato, caso umano.
Vedete amici, l’egualitarismo non è un valore per il semplice fatto che non siamo tutti uguali e
forzare la mano in questo senso diventa una barbarie dispotica tesa a strumentalizzare la pace e
l’armonia per imporre una visione unica del globo e delle sue dinamiche. Uomo e donna non sono
uguali, ma complementari, la natura stessa li ha messi nelle condizioni di diversificarsi anche da un
punto di vista sociale; lo stesso vale per la questione razziale, dove sia l’antropologia fisica che la
genetica mostrano nettamente come (al di là delle fandonie ideologiche) si possa tranquillamente
parlare di cinque o massimo sei grandi razze della specie sapiens distinte grazie all’isolamento,
all’adattamento all’ambiente, alla dieta, ai geni medesimi e all’aspetto fisico; e così per
l’omosessualità reputata normalissima mentre in realtà è un disagio, una sofferenza, una deviazione
senza per questo dover demonizzare o peggio odiare chi ha tali orientamenti. Lo stesso dicasi per chi
ha gravi invalidità psico-fisiche ma viene usato dalla propaganda buonista sempre per affermare
ideologicamente che siamo tutti uguali e non esistono differenze se non nella cultura. Sì certo, come
no…
Questi tromboni del pensiero unico e del politicamente corretto vorrebbero far credere che sia odio
affermare quanto sopra e perciò seguire il buonsenso che deriva dall’osservazione razionale delle
cose, mentre sarebbe amore per l’umanità biascicare egualitarismo di bassa lega e auspicare
l’abbattimento di muri, barriere e confini. E se invece, come io credo, l’odio fosse proprio il
contrario, ossia propagandare uguaglianza col preciso scopo di stroncare identitarismi e patriottismi
per tenere tutti buoni e inquadrati, placidi agnellini da mandare al macello, chiamato capitalismo,
per ingrassare il sistema? Il sistema antifascista e anticomunista tanto amato ed elogiato dai nostri
politici europei afflitti dal complesso del cameriere nei confronti del banchiere, come già qualcuno a
suo tempo diceva…
Mi stupisco di come i “compagni” e i lib-dem vedano nel razzismo un sottoprodotto del capitalismo,
Paolo Sizzi
http://www.ereticamente.net/2016/06/quando-le-menzogne-di-regime-sostituiscono-la-scienza.html
ancorché inteso come razzismo discriminatorio e non razzismo delle origini, razziologia; il vero
sottoprodotto dei capitalismi è proprio il contrario, l’antirazzismo, perché livellare tutti quanti e
fomentare la società multirazziale e meticcia è il modo migliore per spedire nelle fauci del mercato e
del grande capitale il genere umano (genere umano, non razza umana), dove l’uomo perde la sua
connotazione di umano dotato anche di identità etno-razziale per vestire i grigi panni da carcerato
schiavo del consumismo.
Capite bene che parlare di identità razziale, etnica, sessuale, territoriale sia un grave affronto a chi
vuole un pianeta di amebe tutte omologate e obbedienti ed è per quello che, ad esempio, il concetto
di razza è da settant’anni infangato e svilito per far spazio al mito della “razza umana”. Una fesseria,
questa, pronunziata da un tizio usato a mo’ di paradigma dell’intelligenza umana, ma che di genetica
non sapeva un accidente. Ad essere unica nel genere umano è casomai la specie sapiens poiché la
razza varia, e così la sottorazza e l’etnia. Affermare ciò non significa dire che esista una razza
superiore ed una inferiore, come vorrebbero far credere i subdoli pifferai delle sinistre europee, ma
molto semplicemente che esiste una biodiversità umana e una connotazione a livello di subspecie
discriminante da un punto di vista genetico e tassonomico.
Chiaro che l’aspetto fisico dei componenti di una razza o di una sottorazza rifletta l’adattamento
all’ambiente, il clima, la dieta, lo stile di vita, ma è ereditario e regolato dal DNA e in quella fettina
sempre svilita di genoma che differenzia gli uomini d’Europa da quelli dell’Africa subsahariana c’è di
mezzo… un mondo. Il meticciato è una mortale minaccia a questa biodiversità così bella e degna di
rispetto quando si concretizza nei propri habitat naturali, è la distruzione delle caratteristiche
ereditarie di un popolo, la sua carta d’identità assieme a lingua, cultura, usi e costumi. Da una parte
ci dicono che la varietà umana sia un fatto positivo e che anzi dobbiamo salvaguardare le più
disparate tribù di indigeni in giro per il sud del mondo per evitar loro l’estinzione, dall’altra però
predicano il rimescolamento razziale e il meticciato etno-culturale, da consumarsi però
rigorosamente in Europa. Sì, nel cosiddetto terzo mondo è giusto che si conservi il sangue, il suolo,
lo spirito e che l’uomo bianco cattivo se ne stia lontano anni luce; per converso l’Europa deve invece
accogliere cani e porci, integrarli, distruggere il tessuto etno-sociale identificativo di ogni Paese
europeo e rinunciare così alla propria storia, altrimenti è fascista, nazista, leghista, razzista e via di
questo passo.
Esiste eccome il razzismo, cari amici, ma non è quello da stadio cui molti potrebbero pensare: oggi è
l’odio per gli Europei, per i “bianchi”, costretti ad accettare che dall’alto si imponga loro
l’immigrazione e la convivenza con gli allogeni e che non esista alcuna identità nazionale d’Europa,
altrimenti si cade nel neonazismo e nell’intrinseca cattiveria colonialista del nostro continente.
Siamo arrivati a tali deliri, signori, e così si deve difendere dall’estinzione la tribù australoide
dell’Oceania mentre il popolo lombardo, per dire, è giusto che imbarchi torme di individui da ogni
parte del mondo, sennò sarebbe nazileghista.
Viviamo sotto il costante ricatto, anche giudiziario, dell’antirazzismo e della “democrazia”
egualitarista, i sottoprodotti dell’antifascismo di stato, e sono essi così miopi da tacciare di fanatismo
e “odio” persino le più scientifiche dissertazioni attorno all’antropologia fisica (antropometria,
craniologia, antroposcopia) e alla genetica delle popolazioni che sono due discipline razionali
totalmente prive di connotazioni politiche. E questo a differenza dell’antropologia culturale
promossa dal regime mondialista che fa da sponsor all’appiattimento etno-razziale e culturale
operato implacabilmente dagli zelanti servitori del dio denaro.
Ave Italia!
Paolo Sizzi
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