Ballatore Andrea classe VB Soleri Bertoni IL RAZZISMO Il razzismo è uno dei temi più infuocati degli ultimi anni, poiché esso sembra essersi installato in ogni comunità sotto le più svariate sembianze: può essere definito come la convinzione che a certe differenze anatomiche osservabili tra i gruppi umani (colore della pelle, religione, etc.) corrisponda una superiorità o un’inferiorità intellettuale e morale.“Ogni tendenza psicologica o politica che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza, favorisca o determini discriminazioni sociali”. Così il dizionario “il Devoto-Oli” presenta l’intolleranza razziale.Ci sono due teorie che si combattono per trovare la “nascita” del concetto “razzismo”.Una è quella che dice che le radici del razzismo sono antiche ed intrinseche, costantemente presenti nella storia dell'umanità, come testimonia la pratica antica della schiavitù: gli antichi greci, e in seguito i romani, chiamavano "barbari" (stranieri) quelli che non parlavano la loro lingua, avevano costumi, religioni, istituzioni diverse e vivevano al "limite" del loro mondo; vi erano poi nobili e schiavi, i cristiani venivano perseguitati e massacrati ecc ecc..L’altra, quella del concetto “razzismo scientifico” che vede una l’intolleranza, nel vero senso della parola, come un ipotesi sviluppata negli ultimi secoli da un fraintendimento delle teorie di Darwin e del positivismo. Questi intellettuali sostengono che siano gli anni fra il Cinquecento e il Seicento i più importanti nella nascita dell’intolleranza.Prima di questa errata comprensione del pensiero di Darwin infatti il razzismo come ideologia non esiste ancora: ogni sopruso contro le minoranze e contro i diversi dipendono da ragioni di egoismo e di convenienza economica. Stessa cosa si può dire di popolazioni antiche come i romani o gli egiziani, i quali facevano proprio schiavi popolazioni diverse dalla propria ma solo per motivi di conquiste e di prigionie derivanti da queste.Non è ancora chiara qual è la teoria che poggia su basi più robuste ma tutti sono d’accordo che il Settecento è un secolo di svolta per la discriminazione: questo viene teorizzato in veri e propri trattati che pretendono di dimostrare come la superiorità della razza bianca europea su tutte le altre deriva proprio da motivi biologici.In questo periodo sono stati scritti molti libri. Il più noto e famoso è senz'altro "Il Trattato della tolleranza", vale a dire il simbolo dell'Illuminismo. Rousseau con questo testo influenzerà il pensiero di molti suoi contemporanei e dei posteri come Arthur de Gobineau, autore del "Saggio sulla diseguaglianza delle razze umane", e fomenterà l’odio che porterà alle due guerre mondiali. A.J. Gobineau nel suo scritto del 1855 attribuisce la decadenza della civiltà alla mescolanza tra le razze bianche e i gruppi di colore. L’appartenenza ai vari gruppi veniva determinata in funzione del colore della pelle, riconoscendo la superiorità ovviamente alla razza bianca. Questo autore però non è stato l’unico a proporre queste teorie a cavallo fra la fine del ‘800 e l’inizio del ‘900. In tutte le maggiori nazioni europee, dall’Inghilterra, alla Germania, alla Russia, ci furono esempi teorici e pratici di questo tipo.Su base teorica, costoro (De gobineau, Houston Stewart Chamberlain, Wagner..), sostenevano che, nella loro diversità, alcuni gruppi siano più sviluppati ed evoluti di altri (si riferivano in particolare gli ebrei esaltando il loro stato e la loro razza).Da queste teorie prese spunto Hitler: costui creò una dottrina caratterizzata da una concezione tipologica delle razze, intese cioè come “tipi permanenti”. Fu alla agli inizi degli anni Venti del XX secolo che un movimento politico tedesco, quello nazista, riuscì a mobilitare in Germania grandi masse in sostegno di una presunta supremazia della razza ariana. La parola “razzismo” fu introdotta proprio dagli oppositori del nazismo per identificare ogni dottrina che sostenesse la superiorità di una razza sulle altre.La deportazione di massa nazista nei confronti degli ebrei, che furono considerati Untermenschen (sottouomini), legittimò e rese possibile il massacro di sei milioni di ebrei e di altri cinque milioni di persone considerate marginali, inferiori (gli zingari) o devianti. Questo è solo il caso più eclatante e vincente però; il parafulmine che serve per addossare le colpe a qualcuno. Senza ovviamente giustificare o discolpare gli atteggiamenti sbagliati dei nazisti cerco di dire che la schiavitù in tante parti del globo, l'apartheid in Sudafrica e la violenza del Ku Klux Klan negli Stati Uniti sono solo altri casi di questa barbarie, spesso tenuti nascosti. Quando si parla di razzismo lo associamo, soprattutto, alla discriminazione verso colori di pelle diversi, nonostante, ovviamente, nessuno studio scientifico abbia mai provato differenze alcune fra bianchi e neri; ciò non è del tutto esatto perché la selezione può riguardare anche il sesso, le differenze religiose, politiche, economiche e di collocazione geografica, ed, anche se ci rifiutiamo di ammetterlo, gli handicappati o gli anziani, considerati come un peso. Da ciò scaturiscono gli atteggiamenti di intolleranza pressoché quotidiani che si verificano in molte parti del mondo e si concretizzano in vari tipi di violenza, che partono dagli gesti di scherno e dalle minacce, fino ad arrivare all’omicidio , verso coloro che vengono ritenuti diversi e, più di ogni altra cosa, inferiori; infatti il razzismo oltre a riconoscere le differenze, le ingigantisce, con lo scopo di dominare, legittimando così la propria superiorità. Ogni popolazione pensa di essere la migliore del mondo. Possiamo forse essere i i migliori, ma la storia ci mostra che ogni primato dura poco.