INCONTRI A TEMA - MARTEDI’ 24 NOVEMBRE 2009 PREVENZIONE E TRATTAMENTO DEL CANCRO COLON-RETTALE D.ssa Annamaria di Blasio Specialista chirurgia generale – responsabile “Casa di Cura S.Anna” I CONSIGLI DELLO SPECIALISTA TRA PREVENZIONE E TERAPIA ABSTRACT DELLA CONFERENZA Il carcinoma colon-rettale rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità per neoplasia nei Paesi occidentali, occupando la seconda posizione per mortalità sia fra i maschi, dopo il cancro del polmone, sia fra le femmine dopo il tumore della mammella. Il 78% dei casi di cancro del colon retto è rappresentato dalle forme cosiddette “sporadiche” derivanti dal polipo adenomatoso, il 15% sviluppa nei soggetti con storia familiare positiva, mentre il 5% ha origine dal cancro colon-rettale ereditario non polipoide (HNPCC), circa l’1% da malattie infiammatorie croniche dell’intestino e l’altro 1% dalla poliposi familiare adenomatosa (FAP). In Italia ogni anno si ammalano di carcinoma colo rettale 34.000 cittadini, con un’elevata mortalità (circa 19.000 casi) e nonostante i miglioramenti delle tecniche chirurgiche e dei trattamenti radio e chemioterapici, le percentuali di sopravvivenza a 5 anni rimangono decisamente basse, con una mortalità del 45%. Il mancato miglioramento della prognosi è da attribuirsi al fatto che gran parte delle lesioni vengono diagnosticate in fase avanzata, quando hanno già metastatizzato in sede loco-regionale o a distanza. I dati derivanti da studi epidemiologici delle lesioni ormai riconosciute come precursori tumorali, gli adenomi ad alto rischio, sono molto incerti in quanto tale patologia è normalmente asintomatica e si rileva occasionalmente nel corso di esami endoscopici e campagne di screening. La pubblicazione del codice Europeo contro il cancro (02-12-2003, III edizione) sullo screening dei tumori, individua come problema di sanità pubblica la prevenzione del carcinoma del colon-retto (CCR) e raccomanda come test di screening di primo livello “la ricerca del sangue occulto nelle feci negli uomini e nelle donne di età compresa fra 50 e 74 anni”. Il medico di famiglia svolge un ruolo fondamentale nelle campagne di screening, poiché è a conoscenza dei fattori di rischio legati alla storia dell’individuo e della sua famiglia e può modificare favorevolmente lo stile di vita. COS’É IL TUMORE AL COLON-RETTO L’intestino è l’organo deputato all’assorbimento delle sostanze nutritive che provengono dall’alimentazione. È un tubo della lunghezza di 7 metri (ma può variare dai 4 ai 10 metri o anche più) suddiviso in intestino tenue , o piccolo intestino (a sua volta ripartito in duodeno, digiuno e ileo), e intestino crasso, o grosso intestino. Quest’ultima parte è formata dal colon destro o ascendente (con l’appendice), dal colon trasverso, dal colon sinistro o discendente, dal sigma e dal retto. COME SI FORMA UN TUMORE DEL COLON RETTO Nella maggior parte dei casi origina da un polipo (tumore benigno) che si forma sulla parete del colon-retto. TUTTI I POLPI POSSONO DIVENTARE TUMORE? Solo alcuni polipi si trasformeranno in tumore maligno ma, al momento, non è possibile stabilire quali ed è, quindi, necessario asportarli tutti. Il tempo di trasformazione di un polipo benigno in maligno è di circa 10 anni. QUANTO È DIFFUSO Nei paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il terzo tumore maligno per incidenza e mortalità, dopo quello della mammella nella donna e quello del polmone nell’uomo. Ogni anno si verificano 20.500 nuovi casi tra gli uomini e 17.300 tra le donne. La malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il picco massimo verso gli 80 anni e colpisce in egual misura uomini e donne. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento del numero di tumori, ma anche a una diminuzione della mortalità, attribuibile soprattutto a un’informazione più adeguata, alla diagnosi precoce e ai miglioramenti nel campo della terapia. CHI É A RISCHIO Molte sono le cause che concorrono a determinare la malattia: tra esse ne sono state individuate alcune legate alla dieta e all’alimentazione, altre genetiche e altre di tipo non ereditario. Fattori nutrizionali: molti studi dimostrano che una dieta ad alto contenuto di calorie, ricca di grassi animali e povera di fibre è associata a un aumento dei tumori intestinali; viceversa, diete ricche di fibre (cioè caratterizzate da un alto consumo di frutta e vegetali) sembrano aver un ruolo protettivo. Fattori genetici: è possibile ereditare il rischio di ammalarsi di tumore del colon-retto se nella famiglia d’origine si sono manifestate alcune malattie che predispongono alla formazione di tumori intestinali. Tra queste sono da segnalare le poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l’adenomatosi poliposa familiare o FAP, la sindrome di Gardner e quella del Turcot) e quella che viene chiamata carcinosi ereditaria del colon-retto su base non polipo sica (detta anche HN-PCC o sindrome di Lynch). Si tratta di malattie trasmesse da genitori portatori di specifiche alterazioni genetiche, e che possono anche non dar luogo ad alcun sintomo. La probabilità di trasmettere alla prole il gene alterato è del 50%, indipendentemente dal sesso. Fattori non ereditari: sono importanti l’età ( l’incidenza è 10 volte superiore tra le persone di età compresa tra i 60 e i 64 anni rispetto a coloro che hanno 40-44 anni), le malattie infiammatorie croniche intestinali (tra le quali la retto colite ulcerosa e il morbo di Crohn), una storia clinica passata di polipi del colon o di un pregresso tumore del colon-retto. Polipi e carcinomi che non rientrano tra le sindromi ereditarie illustrate sopra vengono definiti “sporadici”, sebbene anche in questo caso sembra vi sia una certa predisposizione familiare. Si stima che il rischio di sviluppare un tumore del colon aumenti di 2 o 3 volte nei parenti di primo grado di una persona affetta da cancro o da polipi del grosso intestino. DEFINIZIONE E CLASSI DI RISCHIO La stratificazione del grado di rischio per CCR è necessaria per definire efficacemente quale intervento di screening, diagnosi precoce e sorveglianza adottare per migliorare la prognosi e qualità della vita nei soggetti a rischio per tumore colon-rettale. È possibile definire essenzialmente due classi di rischio: 1. Rischio generico 2. Rischio aumentato per: -rischio personale -rischio familiare Rischio generico: Soggetti a rischio generico sono quei cittadini verosimilmente sani senza presenza di segni e/o sintomi di allarme per cancro del colon-retto e/o fattori di rischio genetico o familiare. Il rischio generico per CCR definisce il rischio relativo di una popolazione con età >50 anni, che non presenta altri fattori di rischio oltre l’età stessa. In Italia tale rischio è valutato in circa il 6%. Nei soggetti con rischio generico è indicato come test di Screening di primo livello la ricerca del sangue occulto fecale annuale, a cui fa seguito, in caso di positività, la colonscopia totale.