Angina Pectoris

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angina pectoris viene
definita come un sintomo doloroso, oppressivo,riferito in regione sternale, che
frequentemente può irradiarsi
alle aree circostanti (collo, braccia, epigastrio, regione infrascapolare, giugulo, mandibola} e che
si verifica quando il cuore non
viene adeguatamente irrorato
attraverso le arterie coronariche,
rimanendo in uno stato di carenza di ossigeno.
L'angina pectoris viene generalmente classificata da un punto di
vista clinico come stabile, instabile o mista, in considerazione
delle sue caratteristiche peculiari
relative all'insorgenza (a riposo o
dopo sforzo) e al tempo della sua
comparsa. Epidemiologicamente
è stato rilevato che circa 55 milioni di individui al mondo soffrono di
questa patologia. Riconoscerla e
prevenirla può incidere favorevolmente sulla prognosi. L 'angina
pectoris è generalmente un sintomo e un segno di malattia coronarica. Essa si sviluppa se i vasi
sanguigni che portano ossigeno
al cuore si ostruiscono: le placche aterosclerotiche ostruiscono i
vasi coronarici in uno o più distretti. Il processo alla base della
formazione delle placche è complesso ed è denominato aterosclerosi. Il diminuito afflusso di
sangue ed ossigeno al muscolo
cardiaco provoca ischemia.
L'angina è uno dei sintomi dell'ischemia e quanto prima scoperta e trattata, migliori sono le possibilità di cura e risoluzione.
Essa può verificarsi anche a
causa di altre condizioni morbose: anormalità di vasi cardiaci,
delle valvole cardiache, aritmie,
spasmi arteriosi, anemia, processi infiammatori.
Molti pazienti sentono dei forti
dolori al petto od una sensazione
di oppressione: tale sintomatologia può irradiarsi alle braccia, al
collo, alla schiena, all'epigastrio,
Quando il cuore non è irrorato normalmente
BREU l CENN l SULL'RNG lNR PECTOR lS
di Gabriella Comerio •
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al giugulo ed alla mandibola e
può essere accompagnata da
sintomi definiti neurovegetativi
come la nausea, il vomito e una
abbondante sudorazione (spesso fredda). Anche l'affaticamento,
la mancanza di respiro e la perdita di peso possono essere considerati segni di malattia cardiaca e
della sua progressione.
L'angina pectoris solitamente si
verifica quando il soggetto colpito
esercita uno sforzo fisico, anche
per pochi minuti e si allevia quando si riposa o si assumono particolari composti farmacologici.
Tuttavia, in alcuni casi può verificarsi anche a riposo oppure in
entrambe le circostanze. A volte
un'arteria viene completamente
ostruita da una placca la quale,
ulcerandosi, viene ricoperta di
piastrine in grado di occludere il
vaso. Quando accade, il flusso
sanguigno, in quel distretto cardiaco, si arresta. Senza la perfusione ematica le cellule del
muscolo cardiaco interessato
vengono danneggiate permanentemente ed in questo caso si
parla di infarto del miocardio,
sebbene una rapida ed efficace
rivascolarizzazione possa tuttavia limitare le complicanze nel
breve, medio e lungo periodo. l
sintomi di un infarto cardiaco
sono similari a quelle dell'angina,
con tre principali differenze: 1) il
dolore è più forte; 2) il dolore di
solito dura per più tempo; 3) la
terapia farmacologica e il riposo
spesso non danno un sensibile
sollievo al dolore.
Ciononostante tali sintomi possono essere confusi con un sempli-
·-
• Centro Medico Polispecialistico STATIC di Milano
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ce mal di stomaco o mal di schiene ed in alcuni pazienti , per
esempio i diabetici, possono
essere molto lievi se non del tutto
assenti a causa della ben nota
neuropatia, tipica di questa patologia. Come già accennato, se
non trattata, l'ischemia può esitare in un infarto. Owiamente nel
dubbio è francamente consigliato
un controllo d'urgenza presso un
pronto soccorso al fine di individuare più rapidamente possibile
le cause di tale sintomatologia.
Per determinare le càuse dell'angina pectoris il medico per prima
cosa effettuerà una scrupolosa
anamnesi e un attento esame
obiettivo (controllo dei valori pressori, auscultazione del cuore per
la valutazione del ritmo e della
frequenza cardiaca, ricerca di
soffi preesistenti o di nuova insorgenza, ricerca di soffi in altri
distretti corporei, auscultazione
dei campi polmonari, valutazione
della presenza di eventuali segni
di scompenso cardiaco, etc.).
Contestualmente verrà effettuato
un elettrocardiogramma (ECG) a
12 o più derivazioni al fine di
identificare il ritmo cardiaco e la
presenza di alterazioni patognomiche di ischemia o infarto; un
ECG tradizionale non comporta
alcun tipo di dolore e non ha
effetti collaterali. Inoltre, già nelle
prime fasi di un evento ischemico
cardiaco, vi sono delle alterazioni
di alcuni esami ematochimici e
pertanto prelievi di sangue seriati
a distanza di tempo sono fondamentali per porre una diagnosi
certa. Talora, quando i sintomi
insorgono dopo una certa soglia
di uno sforzo, può essere opportuna l'esecuzione di un test da
sforzo, da eseguire sempre e
comunque dopo un accurato
esame obiettivo.
Durante il test il paziente cammina su una pedana mobile a velocità e pendenze crescenti secondo un protocollo internazionale
standardizzato, sotto controllo
specialistico cardiologico, monitorando le eventuali alterazioni
del segnale dell'ECG, registrando la frequenza cardiaca ed i
valori della pressione arteriosa.
L'esercizio può causare angina o
semplicemente alterazioni dell'elettrocardiogramma e, qualora
dovessero presentarsi, è sempre
possibile un trattamento immediato. Per tale motivo è opportuno eseguire tale test in una struttura adeguata ed attrezzata per
qualsiasi evenienza. In alcuni
pazienti impossibilitati nell'eseguire un test da sforzo (età, deficit nella deambulazione, broncopneumopatie, cecità, deficit cognitivi, presenza di alterazioni
nella conduzione dello stimolo
elettrico a livello intraventricolare)
è possibile ottenere importanti
informazioni attraverso una ecografia cardiaca eseguita durante
l'infusione di farmaci in grado di
determinare un incremento della
frequenza cardiaca, valutando
istantaneamente gli eventuali
deficit di contrattilità nei vari segmenti del cuore. Tra i numerosi
test eseguibili vale la pena ricordare la scintigrafia miocardica
eseguita a riposo o dopo sforzo
fisico o infusione di composti farmacologici.
Tale test permette una valutazione di quelle aree del miocardio
già danneggiate in precedenza e
può far venire alla luce quelle
aree soggette ad ischemia dopo
sforzo. Infine permette di visualizzare quelle aree del miocardio
che, nonostante siano state colpite da infarto, presentino ancora
vitalità (miocardio ibernato). Tale
esame necessita di un'infusione
di isotopi radioattivi e pertanto, in
merito alla loro intrinseca tossicità, comunemente non è un
esame eseguito in prima battuta.
Negli ultimi decenni si sono affinate altre metodiche diagnostiche eseguibili ambulatorialmente
come la TAC o la risonanza
magnetica cardiaca le quali possono fornire importanti informazioni sull'anatomia coronarica al
fine di giungere ad una diagnosi
corretta e molto raffinata.
Tra gli esami più invasivi vi è l'angiografia coronarica, la quale permette di visualizzare in tempo
reale l'anatomia di tutto il complesso arterioso coronarico.
Durante l'angiografia, il cardiologo inserisce attraverso un accesso arterioso un sottile catetere
nell'ostia delle due coronarie e,
iniettando un mezzo di contrasto
radiopaco, visualizza tramite l'emissione di raggi X l'anatomia
arteriosa in tre dimensioni. Inoltre, con altri cateteri molto sofisticati è possibile eseguire un'ecografia coronarica intravascolare o
misurare il gradiente pressorio a
valle e a monte dell'ostruzione al
fine di valutare l'entità del restringimento arterioso (stenosi).
Durante tale esame è possibile
valutare la strategia terapeutica,
che può indirizzare il paziente:
1) ad un trattamento unicamente
farmacologico, oppure 2) ad una
rivascolarizzazione immediata
con l'utilizzo di palloni in grado di
dilatare le stenosi con l'inserimento di protesi (stent) di base o
in grado di rilasciare gradualmente dei farmaci, oppure 3) ad un
trattamento di tipo chirurgico
applicando dei bypass. Per quanto riguarda gli stent è importante
ricordare che ve ne sono di tantissimi tipi e la ricerca da parte
delle case produttrici coadiuvate
da bioingegneri e da cardiologi
interventisti continua a fornire
nuovi prodotti in grado di soddisfare la possibilità di una migliore
rivascolarizzazione.
Un esempio a tale riguardo è l'utilizzo di palloni in grado di dilatare le stenosi e rilasciare soltanto
farmaci e non stent, oppure stent
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bloccare l'evoluzione della stessa
modificando radicalmente il nostro stile di vita. In tale contesto
ricordiamo 1) l'assoluta astensione dal fumo di tabacco, 2) una
dieta povera di grassi di origine
animale, 3) un'attività fisica quotidiana (almeno 30 minuti di cammino), 4) un controllo del peso
corporeo, 5) un buon controllo
dei livelli sierici di colesterolo
totale ,
HDL, LDL,
trigliceridi e
della glicemia,
6) un buon controllo dei valori di pressione arteriosa, 7) l'astensione assoluta da
sostanze stupefacenti,
8) l'evitamento di stress
psicofisici prolungati ed
infine 9) un adeguato ripo-
riassorbibili. Per quanto riguarda
la terapia, numerose sono le
opportunità farmacologiche e la
ricerca in atto continua a mettere
a disposizione composti in grado
di poter colpire tale patologia su
vari fronti.
L'elenco e le modalità di azione di
tali farmaci è lunghissima e non
utile in tale contesto, tuttavia è
importante sottolineare che le
opportunità a disposizione sono
molte ma che non sostituiscono
un corretto stile di vita, il quale è
considerato un trattamento di
considerevole efficacia per tale
patologia. La chirurgia a cielo
aperto o la rivascolarizzazione
per via transcutanea possono
curare ma non guarire definitivamente la malattia di base.
L'ereditarietà di tale patologia è
ben nota e owiamente immodificabile, tuttavia abbiamo la possibilità di rallentare o addirittura
Le nostre adozioni
so notturno.
Per molti punti di questo elenco
dettagliato lo specialista cardiologo ed il medico di medicina generale sono in grado di prescrivere
farmaci, analisi ed accorgimenti
utili al fine di combattere una
patologia che altrimenti è destinata ad avanzare con conseguenze gravi e talora infauste.
In conclusione, possiamo affermare che un buon rapporto tra
medico e paziente, uno
stile di vita
sano
e l'utilizzo appropriato di tutte le
opzioni farmacologiche e strumentali in nostro possesso permettono di poter arginare per
quanto possibile questa patologia che altresì nel tempo è destinata a progredire.
BIBLIOGRAFIA
1. Joseph C. Sengen, Concise
Dictionary of Modern Medicine,
New York, Mc Graw-Hill. ISBN
978-88-386-3917-3
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del cuore (7 edizione), Milano, Elsevier Masson, 2007. ISBN 97888-214-2987-3
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dall'Ufficio Solidarietà Sociali
Cure compassionevoli: perché uccidere anche la speranza?
Le migliaia di famiglie di bambini affetti da patologie rarissime e quindi senza alcuna prospettiva di vita, è da tempo che chiedono civilmente, ma con forza e disperazione alle Istituzioni del nostro Paese
di poter accedere all'infusione di cellule staminali mesenchimali , una
nuova terapia osteggiata a tutto tondo dalla gran parte della scienza
ufficiale. Appellandosi alla Legge Turco-Fazio, le famiglie hanno
chiesto e continuano a chiedere per i loro bimbi il diritto di accedere
a queste cure definite compassionevoli. L'infuocata questione, che
contro il dogma scientifico propone almeno la "carità della speranza':
è ormai oggetto giornaliero di polemiche e scontri durissimi finiti sulle
pagine di quotidiani, periodici, TV pubbliche e
private. Il contendere, insomma, sembra non
avere più fine. Ancora oggi, però, a piangere e
sperare sono solo i genitori di tanti piccoli
"pazienti" trattati come oggetti a cui nessuno è
in grado di dare certezze, togliere drasticamente e pietosamente ogni illusione, offrire speranze. Né giudici, né medici e tanto meno il ministero della Sanità che prima promuove la terapia addirittura in una struttura pubblica (gli
Spedali Civili di Brescia) poi fa marcia indietro e
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oggi sembra essere in folle ... Tra i bimbi inizialmente inclusi nel protocollo delle cure compassionevoli c'è anche il nostro piccolo Daniele Tortore/li, affetto dalla sindrome di Niemann Pick di tipo A.
Daniele ha sei anni e Bollettino Cardiologico l'ha preso in adozione
nel gennaio scorso . Su ordinanza di un giudice di Matera ha avuto
accesso alla terapia a base di cellule staminali mesenchimali, ha
fatto le prime infusioni, poi la terapia gli è stata sospesa per "ordini
superiori". In seguito ha potuto usufruime, poi più nulla. Ora è lì, tra
la speranza e la morte, tanto che la sua famiglia ci ha scritto:
"Daniele sta dando segni di peggioramento dato il lasso di tempo
che sta trascorrendo tra una terapia e l'altra.
L'ultimo trapianto che ci aveva dato tante speranze è del marzo scorso. Abbiamo chiesto
alle Autorità di poter proseguire in questa cura.
Non vogliamo nient'altro. Ma anche questo un
giorno ci viene concesso e un giorno ci viene
negato. Siamo comunque fiduciosi in Dio che,
a Lui piacendo, le cose potrebbero andare nel
verso giusto e a favore di questi nostri angeli".
Insomma, in uno Stato laico e del diritto, non
ci resta che pregare.
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