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COMISSÃO INTERMEDITERRÂNICA
∆ Ι Α Μ Ε Σ Ο ΓΕ
Ε ΙΑΚ Η Ε Π ΙΤΡ Ο Π Η
COMMISSIONE INTERMEDITERRANEA
COMMISSION INTERMEDITERRANEENNE
COMISIÓN INTERMEDITERRÁNEA
‫ا او ار‬
CONFERENZA DELLE REGIONI PERIFERICHE MARITTIME
COMMISSIONE INTERMEDITERRANEA
GRUPPO DI LAVORO
« POLITICA MARITTIMA »
Contributo delle Regioni del Mediterraneo al Libro Verde
per una politica marittima dell’Unione
I - UNA VISIONE STRATEGICA COMUNE
I-1) Le Regioni della Commissione Intermediterranea ritengono che non può
prospettarsi una politica marittima mediterranea se non a scala dell’insieme
del Bacino.
Gran parte delle sfide e dei problemi che si pongono nel Mediterraneo, e in particolare quelli
legati al settore marittimo, sono problemi che, interamente o in parte, si pongono in termini globali
e non possono trovare una soluzione appropriata che a scala del Bacino nel suo insieme.
Il mare e le sue risorse rappresentano inoltre un bene condiviso, che necessitano di una
gestione concertata e di una protezione collettiva.
L’elaborazione e l’attuazione di una politica marittima a scala del Bacino mediterraneo sono
possibili soltanto se sono condivise dall’insieme dei paesi rivieraschi, come è necessario prendere
nella dovuta considerazione i problemi legati all’importanza delle acque internazionali nel
Mediterraneo.
Tuttavia, non si è sino ad oggi pervenuti a congiungere le condizioni di appropriazione e la
presa di coscienza della gestione di un patrimonio comune.
I -2) L’integrazione delle questioni marittime in una visione strategica
più vasta.
Una tale politica marittima deve d’altra parte inserirsi in una visione strategica più globale
sullo sviluppo del Bacino mediterraneo, le cui sfide geopolitiche, economiche, sociali e culturali
oltrepassano ampiamente il solo spazio mediterraneo ed investono l’insieme dello spazio europeo.
Questa visione è quella del « Piano d’Azione delle Regioni Mediterranee », che ha
l’obiettivo di sviluppare un quadro d’azione collettiva rinnovato da una migliore coerenza e da una
maggiore efficacia delle politiche regionali nel Mediterraneo.
La Convenzione di Barcellona e la strategia europea per il Mediterraneo, così come il Libro
Verde della politica marittima dell’Unione, sottolineano l’interdipendenza tra crescita economica,
evoluzioni demografiche e sociali e qualità dell’ambiente da un lato, necessità di promuovere un
approccio integrato delle questioni marittime dall’altro.
Le Regioni condividono questo approccio e ritengono che l’evoluzione dei modi di
governance dello spazio litorale e marino sia una condizione indispensabile all’integrazione delle
politiche, esprimendo la loro volontà di partecipare più strettamente, e più a monte, alle azioni degli
Stati e dell’UE nel settore marittimo.
Esse ritengono altresì che le nozioni di sostenibilità, concertazione e sviluppo equilibrato
siano indispensabili nel bacino mediterraneo, e desiderano sottolineare il fatto che la
programmazione europea della fase 2007-2013 dovrà permettere l’attuazione di una politica
marittima integrata, nonostante siano necessarie delle rettifiche alla programmazione stessa.
I-3) Posta in gioco della politica marittima mediterranea
Il Mediterraneo è sede di sfide che si pongono oggi su scala mondiale: minacce all’ambiente
costiero, impatto del riscaldamento climatico, sovra-sfruttamento delle risorse, conflitti d’interesse
tra le attività che si svolgono sullo spazio litorale, ecc…
Queste questioni riguardano l’insieme dell’Europa, ma sono particolarmente acute nel
Mediterraneo perché questa regione concentra, più che altrove, problemi di sviluppo sostenibile.
In questo quadro, si deve notare nel Mediterraneo la presenza di numerose isole, il cui
sviluppo dipende dal tipo di politica marittima attuata. In conseguenza, le misure e i programmi in
corso di costruzione devono prendere in considerazione le loro difficoltà specifiche.
Il Mediterraneo potrà essere uno spazio di sperimentazione e d’innovazione di numerosi
capitoli della politica marittima dell’Unione, e merita, al riguardo, una particolare attenzione da
parte dell’Europa.
Una simile gravità dei problemi e delle sfide marittime nel Mediterraneo giustifica un
approccio e dei mezzi specifici. Tale specificità è stata riconosciuta a livello europeo attraverso
l’adozione, da parte dell’Unione Europea, di una strategia ambientale peculiare al Mediterraneo.
Questa strategia, tuttavia, spesso non è presa sufficientemente in considerazione da
numerose politiche europee settoriali, marittime e no.
Necessità della creazione di uno strumento di gestione dei dati cartografici a scala del
Bacino
Il Libro verde preconizza l’elaborazione di un « Atlante dei mari europei » e ritiene che
debbano essere prese in considerazione, in casi particolari, scale che vadano oltre le frontiere
dell’Unione Europea.
La gestione di uno spazio tanto complesso quanto il Bacino mediterraneo esige che siano
creati strumenti idonei di aiuto alla decisione.
Nel caso del Mediterraneo, è necessario creare e raccogliere dati sociali, economici,
ecologici, che consentano a termine una riflessione globale a scala del Bacino.
Numerosi dati sono già stati raccolti a questa scala, in particolare dal Piano Blu e dai Centri
di ricerca variamente specializzati.
Ciononostante, non esiste a questa scala una visione globale ed integrata dei dati esistenti e
dei dati da creare.
A seconda delle tematiche, potrà essere necessario identificare sotto-insiemi coerenti
(Adriatico, Mar Egeo …).
La Commissione Intermediterranea auspica che l’Unione Europea favorisca la
creazione di uno strumento cartografico integratore, a scala mediterranea.
Le Regioni della Commissione Intermediterranea si propongono di mettere in comune i loro
dati, al fine di contribuire alla costruzione di un progetto europeo relativo a questa tematica.
Collegamento in rete degli attori e delle competenze marittime
Le Regioni del Mediterraneo ritengono necessaria la creazione di reti di attori mediterranei.
Le stesse auspicano che l’Unione Europea favorisca i progetti permanenti di collaborazione
a questa scala sulle tematiche marittime, in particolare attraverso la creazione di una struttura di
concertazione a scala del bacino.
- Una rete tecnica in seno alle Regioni mediterranee :
La Commissione Intermediterranea ha deciso di creare una rete dei Servizi tecnici
responsabili degli affari marittimi in seno alle Regioni mediterranee.
Lo scopo di questo progetto interregionale è di costituire una rete trasversale di competenze,
una forza propositiva e operativa.
La stessa potrà costituire il supporto della partecipazione tecnica delle Regioni ad una
struttura consultiva di bacino ed essere una forza propositiva, a servizio dei responsabili politici, per
costruire una politica marittima nel Mediterraneo.
Sarà inoltre una sorgente d’informazioni, di scambi di esperienze e di mutualizzazione dei
dati, nonché uno strumento per costruire programmi d’azione in relazione alla programmazione
europea.
Potrà permettere il collegamento in rete degli attori tematici : ambiente, ricerca, porti,
trasporti, pesc a …
Le Regioni considerano una tale rete comune come un’azione integrativa delle loro politiche
marittime, capace di essere appoggiata dall’Unione Europea.
- Organizzazione della ricerca
Esistono numerose strutture di coordinamento, programmi-quadro di ricerca/sviluppo e reti di
eccellenza, che richiedono ricercatori nel Mediterraneo. Tuttavia, tenuto conto delle sfide
richiamate nell’introduzione di questo capitolo, è chiaro che, per il Mediterraneo, sarebbe
necessario un miglior coordinamento.
La gestione delle risorse e degli ambienti marini necessita di politiche concertate, in particolare tra i
Paesi europei e i Paesi delle rive Sud ed Est. E’ quindi indispensabile non soltanto mettere in rete i
Centri di ricerca dei Paesi dell’Unione, ma anche intraprendere una cooperazione con i Centri del
Sud e dell’Est del Mediterraneo.
Queste reti dovrebbero includere diversi aspetti: l’acquisizione delle conoscenze, la mobilità dei
ricercatori, la formazione ai nuovi campi della conoscenza: biodiversità, cambiamento climatico,
rischi naturali, gestione integrata delle zone costiere, genio costiero, tecnologie, ecc…). Anche le
scienze umane e sociali hanno in pieno il loro posto in vista di quest’obiettivo. Si tratta, in
particolare, dei flussi migratori, della geografia, dell’economia, degli indicatori di sviluppo,
dell’evoluzione delle frontiere nel corso delle civiltà, ecc …
-
Sviluppo dei cluster
Le Regioni approvano le proposte del Libro Verde miranti a rafforzare e sviluppare le dinamiche
dei cluster e il loro collegamento in rete. Esse intendono sviluppare una Rete mediterranea di poli
tecnologici, uno dei quali potrebbe essere dedicato alle questioni marittime.
II - PROPOSTE TEMATICHE
SICUREZZA MARITTIMA
Posta in gioco
Il Mediterraneo è una via marittima d’importanza mondiale.
I suoi trasporti marittimi sono vettori di sviluppo ma anche di rischi particolarmente acuti.
Tenuto conto dell’impatto catastrofico che possono avere sia gli inquinamenti accidentali di grande
portata che gli scarichi illeciti, il cui carattere ripetitivo costituisce una fonte di stress cronico degli
ecosistemi e di rischio permanente per le economie litorali, le Regioni auspicano che sia posto
l’accento sulla prevenzione di tali scarichi.
La Francia ha creato una Zona di Protezione Ecologica (ZPE), che consente di agire sugli
scarichi illeciti di idrocarburi al di là delle sue acque nazionali. Gli Stati italiano e spagnolo hanno
in corso una riflessione mirante a creare lo stesso tipo di strumento giuridico.
Dal canto loro le Regioni, benché abbiano poche competenze in materia, sono tuttavia
particolarmente attive sul piano del sostegno alla formazione, alla fornitura di materiali e di piani di
soccorso, a monte delle catastrofi, e sono sistematicamente sollecitate finanziariamente in caso
d’inquinamento.
Azioni proposte
- Le Regioni della Commissione Intermediterranea chiedono all’Unione Europea di
contribuire a facilitare l’estensione delle zone di competenza degli Stati per la sorveglianza e il
controllo in mare, allo scopo di rafforzare i mezzi di sorveglianza destinati a queste zone.
- Tenuto conto della ristrettezza delle acque europee nel Mediterraneo, è necessario favorire
l’applicazione delle norme europee di sicurezza su tutte le navi che navigano nel Mediterraneo, per
mezzo di accordi e/o di trattati internazionali.
D’altra parte, una nave d’intervento europeo è stata basata a Malta, per coprire il
Mediterraneo in caso di sinistro. Questa iniziativa deve essere completata dal rafforzamento dei
Centri già esistenti, come Tolone, Genova, Barcellona, in particolare nel campo della sorveglianza
aerea …
- Lo sviluppo del progetto Galileo sembra particolarmente importante per il Mediterraneo, in
virtù del suo contesto geopolitico e dei problemi di sicurezza marittima generati dall’intensità del
suo traffico.
Il settore dei trasporti marittimi è particolarmente coinvolto.
- La formazione nel campo della lotta contro l’inquinamento da idrocarburi e l’organizzazione
di regolari esercitazioni che coinvolgano tutti gli operatori, permettono di sperare
nell’ottimizzazione dei mezzi tecnici ed umani in caso di inquinamento. Le Regioni auspicano che
l’UE favorisca la creazione di attività formative e di strumenti formativi in materia di lotta contro
l’inquinamento da idrocarburi, ed evidenziano la necessità di sviluppare la sensibilizzazione degli
attori nel campo dell’inquinamento chimico, sinora mai affrontato.
- E’ necessario organizzare un dialogo trasversale su questa tematica a scala del bacino
mediterraneo. Le Regioni sono pronte a collaborare alla costruzione di un programma di
concertazione a scala del bacino, come quello posto in essere nel Baltico (MSUO).
- Le Regioni mediterranee appoggiano la richiesta della CRPM di ottenere lo status di
Osservatore o Membro associato dell’AESM. Esse auspicano altresì di essere ammesse, attraverso
la CRPM, ai lavori del REMPEC.
PESCA MARITTIMA
Posta in gioco
La pesca mediterranea è caratterizzata dalla predominanza della piccola pesca costiera
artigianale da una parte, e dall’altra dall’esistenza di pesca pelagica che si dirige su stock condivisi
con gli altri paesi rivieraschi e nelle acque internazionali.
La gestione delle risorse alieutiche costituisce, con il disinquinamento del Mediterraneo, una
delle principali scommesse della pesca mediterranea. A tal fine, è indispensabile nel Mediterraneo
un approccio integrato, cosa che sino ad oggi è stata insufficientemente realizzata nell’ambito
della Politica Comune della Pesca.
Il Libro verde deve essere l’occasione per far giungere alla Commissione europea un
messaggio chiaro, relativo all’esistenza della pesca mediterranea e delle sue specificità. I settori
della pesca e dell’acquacultura hanno grande importanza nel Mediterraneo e sono in grado di
apportare prodotti di qualità. Questo richiede d’altra parte l’attuazione di una politica globale di
protezione (ambiente, risorse).
In materia di ricerca, c’è la necessità di avere una ricerca adattata alla pesca mediterranea.
Inoltre, occorre coinvolgere maggiormente i settori professionali in un lavoro comune con gli
organismi scientifici.
L’attività della pesca marittima deve essere affrontata sotto il doppio aspetto della redditività
e dello sviluppo sostenibile.
Le Regioni sottolineano l’interesse a mantenere ed anche a sviluppare l’attuale pesca
artigianale, selettiva e rispettosa dell’ambiente. D’altronde, altri tipi di pesca, come quella a
strascico, sono confrontati a problemi di redditività, a causa della loro forte dipendenza dal prezzo
del carburante, e dovranno rapidamente essere oggetto di riflessione.
Per il settore dell’acquacultura, è necessario sviluppare questo potenziale alimentare (nuove
specie, nuove tecniche), nel rispetto dell’ambiente e della salute pubblica; migliorare la
concertazione tra gli operatori della pesca e dell’acquacultura; garantire la razionalizzazione e la
redditività delle aziende di acquacultura nel rispetto dell’equilibrio con gli altri usi litorali.
Azioni proposte
Le Regioni mediterranee potrebbero avere un ruolo pilota per creare le condizioni
dello sviluppo di nuovi approcci di gestione delle risorse, più adeguati alla piccola pesca
multispecifica e basati maggiormente, da una parte, sulla gestione degli ambienti e degli ecosistemi,
dall’altra, su di una migliore integrazione degli altri usi litorali nelle politiche pubbliche relative ai
sistemi di pesca e alle culture marine.
Esse considerano indispensabile consentire alle categorie professionali una più ampia
partecipazione all’insieme degli organi di concertazione, quali il Consiglio Consultivo Regionale
del Mediterraneo, così come agevolare l’organizzazione di rete, a scala del Bacino (quale, per
esempio, l’associazione MEDISAMAK).
Ricordano che nel Mediterraneo, al di là delle 12 miglia, ci si situa in acque internazionali,
dove non si applica più la regolamentazione europea. E’ quindi essenziale che la politica marittima
europea possa contribuire efficacemente alla lotta contro la pesca illegale, sola garanzia della
conservazione e protezione della risorsa alieutica nel Mediterraneo.
LOTTA E PREVENZIONE
CONTRO L’INQUINAMENTO DEL MARE
Posta in gioco
Nel Libro verde è posto l’accento sull’inquinamento marittimo accidentale, le cui
conseguenze sono, ben inteso, catastrofiche.
Tuttavia, l’inquinamento di origine tellurica cronica e in particolare chimica ha un impatto
maggiore e deve essere affrontato a scala del bacino.
Nel Mediterraneo possono altresì prospettarsi rischi di inquinamenti gravi legati ad atti di
guerra, come testimoniano i drammatici avvenimenti nel Libano.
La circolazione delle correnti ci mostra che i paesi rivieraschi hanno una responsabilità
condivisa ed interessi comuni.
Questo inquinamento, che può essere depositato nei sedimenti o conoscere fenomeni di
concentrazione nelle catene alimentari, presenta un rischio notevole per la salute umana (bagno,
consumo dei prodotti del mare) e per gli ecosistemi.
D’altra parte, la Direttiva quadro europea sull’acqua – DQE (2000/60/CE del Parlamento
Europeo e del Consiglio del 23.10.2000), stabilisce un nuovo quadro per una politica comunitaria
nel campo dell’acqua e della gestione degli ecosistemi costieri. L’obiettivo della DQE è quello di
raggiungere un Buono stato ecologico e chimico delle masse d’acqua costiere nel 2015, salvo
deroga
Tra le misure operative, la DQE prevede l’attuazione di un programma di sorveglianza delle
acque costiere, in modo da compilare un quadro coerente e completo dello stato delle acque in seno
ad ogni bacino idrografico.
Questo programma di sorveglianza deve comprendere: una rete di monitoraggio (controllo
di sorveglianza, controlli operativi, controlli d’indagine e controlli addizionali), siti di riferimento e
siti d’intercalibratura.
Azioni proposte
Tenuto conto dell’urgenza di circoscrivere l’inquinamento del Bacino mediterraneo, le
Regioni chiedono all’Unione europea di rafforzare programmi globali di ricerca nel
Mediterraneo (come i programmi HYMEX o MEDICIS) che consentano di definire le fonti di
inquinamento e le soluzioni per porvi rimedio. La ricerca deve essere sostenuta e valorizzata, in
particolare sulla riva sud, sull’esempio dei lavori della CIESM (Mediterranean Science
Commission).
Le stesse chiedono altresì un migliore trasferimento di conoscenze della ricerca, in
direzione dei gestori e centri decisionali locali, prendendo in considerazione l’esperienza di chi
decide nei programmi di ricerca.
Da parte loro, sono pronte a collaborare alla creazione o al rafforzamento di cluster in questo
campo, che deve essere – a loro avviso – interdisciplinare, globale e concertato.
Le Regioni chiedono all’Unione Europea di poter fare beneficiare i Paesi Terzi delle
riflessioni e dei lavori avviati nell’ambito dell’attuazione del programma di sorveglianza della
DQE, per accompagnarli nell’attuazione delle reti di sorveglianza e disporre così di risultati
comparabili a scala del bacini mediterraneo.
GESTIONE INTEGRATA DELLE ZONE COSTIERE
Posta in gioco
La gestione integrata delle zone costiere – preoccupazione condivisa a livello mondiale
nonché oggetto di una raccomandazione europea – risponde ai criteri dello sviluppo sostenibile.
La gestione delle risorse idriche e della loro qualità, e la limitazione dell’inquinamento
marino in corrispondenza allo svolgimento delle attività economiche litorali, passano attraverso la
considerazione di scale coerenti che vanno spesso oltre i limiti amministrativi.
Per esempio, possono essere citati : la cellula sedimentaria per i fenomeni d’erosione, la baia
per l’inquinamento costiero, ma principalmente il sistema bacino versante-baie per l’attuazione di
una gestione condivisa dell’acqua, degli ecosistemi e delle attività economiche.
Questi progetti, che richiedono un adeguamento tra le problematiche e la loro scala di
gestione, spesso lungo e difficile, che esige un’emulazione tecnica e politica a scala del bacino
mediterraneo.
E’ pure necessario migliorare i problemi di governance e di messa in sinergia dei diversi
livelli che vanno dal locale all’europeo, per la gestione di tali programmi a lungo termine, difficili
da includere tra gli obiettivi delle politiche locali.
D’altra parte, certe attività economiche come il turismo dovrebbero essere oggetto di
particolare attenzione, sia per il loro impatto sull’ambiente e le altre attività, sia per la necessità di
sviluppare un approccio territoriale integrato litorale-zone interne.
Azioni proposte
Le Regioni auspicano che i programmi europei permettano lo sviluppo di queste
iniziative di gestione integrata, di cui le stesse sono spesso o committenti o partner tecnici e
finanziari di primo piano.
In questo campo, ancora allo stadio di sperimentazione, gli scambi di esperienze e di buone
pratiche sono indispensabili.
La creazione di attività di formazione di funzionari e di scambi lungo le rive del
Mediterraneo sembra uno strumento necessario a migliorare la presa in considerazione di tutti i
complessi parametri della gestione costiera.
LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
ADATTAMENTO AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
Posta in gioco
Tenuto conto delle evoluzioni climatiche e dell’aumento delle popolazioni costiere,
l’adattamento delle zone litorali ai fenomeni meteorologici appare senza dubbio un obiettivo
prioritario dei prossimi decenni nel Mediterraneo. I recenti lavori del GIEC (Gruppo
Intergovernativo di Studi sul Cambiamento Climatico) hanno messo l’accento sugli accresciuti
rischi per le zone costiere, nel Mediterraneo in particolare.
Coscienti che la problematica della lotta contro il cambiamento climatico dev’essere trattata
in modo globale, Le Regioni del Mediterraneo auspicano che il Libro Verde prenda in
considerazione la necessità di sviluppare per le zone litorali, e in particolare per il Mediterraneo,
misure di adattamento al cambiamento climatico nella zona costiera.
Azioni proposte
Le Regioni mediterranee constatano già un aumento dei fenomeni metereologici violenti e
delle situazioni di crisi, e preconizzano la presa in considerazione globale ed integrata dei
fenomeni d’impermeabilizzazione, inondazione, sommersione, erosione, salinizzazione, siccità,
nonché dei rischi derivati sulla salute, le attività economiche e l’integrità del territorio.
Esse chiedono che la scala di bacino versante e di baia sia sistematicamente utilizzata
come unità di lavoro coerente per questa problematica e che i finanziamenti europei favoriscano la
presa in considerazione di questi fenomeni.
Sottolineano ancora una volta l’importanza della gestione dei dati sul processo decisionale
in questo campo.
Sembra necessario che l’UE promuova, attraverso l’attuazione dei programmi 2007-2013, lo
sviluppo del lavoro dei cluster in questo campo in cui ricerca, ingegneria costiera, assetto del
territorio e sviluppo economico devono collaborare.
I fenomeni legati alle evoluzioni climatiche si ritrovano sull’insieme del contorno del bacino
mediterraneo e le Regioni ritengono che gli scambi di esperienze sono indispensabili a scala del
bacino.
Esse hanno spesso un ruolo di unificazione delle iniziative e degli attori sui loro territori, che
può permettere lo sviluppo dei programmi transnazionali di realizzazione di cluster a scala del
bacino e di scambi di esperienze.
QUALITÀ DI VITA DELLE POPOLAZIONI LITORALI
E TURISMO SOSTENIBILE
Posta in gioco
L’evoluzione demografica, la metropolizzazione e lo sviluppo economico e turistico
esercitano una notevole e crescente pressione sul litorale mediterraneo, e si traducono in un forte
aumento dei rischi di esclusione delle popolazioni locali dalla loro zona costiera e di
degradazione delle condizioni di vita sul litorale.
L’aumento del costo della proprietà fondiaria, la privatizzazione della riva del mare e
talvolta delle superfici d’acqua, l’aumento dei costi di accesso alle spiagge, ai porti, alle cale di
messa in acqua, alle scuole di sport nautici, la forte stagionalità di certi servizi legati alle attività
turistiche, costituiscono altrettanti fattori di esclusione.
Se lo sviluppo turistico svolge un ruolo prioritario nell’occupazione e nell’economia del
litorale, esso ha pure un forte impatto sull’assetto del litorale, le condizioni di vita delle popolazioni
locali e l’ambiente naturale.
Azioni proposte
Le Regioni auspicano che questa dimensione sia maggiormente presa in considerazione
nel Libro verde ed estesa oltre i limiti europei, a scala del bacino. Infatti, soltanto le popolazioni
dei paesi europei sono prese in considerazione nel Libro verde. Un tale orientamento è molto
riduttivo, tenuto conto delle interazioni tra i paesi mediterranei.
La preservazione e la gestione degli spazi naturali costieri svolgono un ruolo importante
nell’accessibilità al mare, nella lotta contro l’artificializzazione e la privatizzazione del litorale,
nonché, in modo più globale, nella qualità della vita delle popolazioni, e devono essere
incoraggiate a scala del bacino.
Gli scambi di esperienze in materia di turismo sostenibile sono essenziali per conciliare la
qualità della vita delle popolazioni litorali e lo sviluppo turistico.
TRASPORTI MARITTIMI :
a partire dal contributo del Gruppo di lavoro « Trasporti marittimi »
Posta in gioco
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E’ necessario considerare l’organizzazione dei trasporti europei globalmente e non per
modalità di trasporto
Così pure, è necessario considerare i benefici/impatti dei trasporti globalmente presi
sull’ambiente
Rompere l’isolamento delle regioni marittime periferiche (in particolare quelle del sud del
Mediterraneo) e delle isole
Sviluppare il trasporto marittimo per :
. arrestare la crescita insostenibile dello sviluppo stradale
. favorire le economie di energia
Sopprimere gli ostacoli a questo tipo di sviluppo :
. facilitando la fluidità dei trasporti su tutto il territorio
. evitando di porre meccanismi di rottura tra i trasporti marittimi e terrestri
. collegando in rete tra loro tutti i modi di trasporto
Sviluppare il concetto di autostrade del mare senza limitarlo all’idea di grandi strade
marittime e grandi infrastrutture portuarie.
Azioni proposte
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Accrescere lo sviluppo delle infrastrutture portuarie e dei servizi marittimi, per rompere
l’isolamento delle regioni periferiche e delle isole
Diversificare le attività portuarie, in particolare quelle a forte valore aggiunto
Facilitare l’integrazione dei porti nel loro ambiente
. renderli più accessibili dal sistema stradale, ferroviario, fluviale
. mettere a loro disposizione piattaforme logistiche
Diminuire l’impatto ambientale delle infrastrutture portuarie
Ottimizzare l’installazione delle infrastrutture e dei servizi di trasporto marittimo attraverso
la pianificazione regionale
Privilegiare l’aumento della capacità di accoglienza dei siti esistenti anziché la creazione di
nuove infrastrutture
Fissare standard tecnici ed operativi minimi per la flotta che opera nei porti e nelle acque
dell’UE, per garantire l’eliminazione di ogni tipo di rifiuti e la sicurezza del traffico
marittimo e del carico
Favorire le economie di energia nel campo dei trasporti marittimi.
PORTI DI PESCA E PORTI TURISTICI
Porti di pesca
Posta in gioco
-
in materia di porti di pesca, nel Mediterraneo è necessario adattare la politica comunitaria
alle specificità locali
preservare tale attività là dove è fortemente radicata
Per quanto riguarda le strutture portuarie, è importante effettuare una riflessione sulla
ripartizione dei porti di pesca e dei punti di sbarco per evitare l’atomizzazione delle strutture
portuarie ed effettuare economie di scala, l’armonizzazione delle pratiche e un miglior controllo.
E’ importante poter avvicinare l’offerta alla domanda, pur adattandosi alle esigenze delle realtà
ambientali e delle specificità strutturali locali.
Per la Piccola Pesca Costiera, è importante preservare gli sbarchi dei prodotti del mare e la
vendita diretta nel cuore degli assetti urbani o portuali, poiché essi partecipano alla
valorizzazione dei prodotti locali, come è importante far conoscere i mestieri e le conoscenze
tradizionali.
Azioni proposte
Data la molteplicità dei punti di sbarco esistenti, la stabilizzazione del numero e della stazza
delle navi da pesca, l’importanza del controllo dei dati di sbarco, gli investimenti o la creazione
di nuovi porti dovranno essere giustificati con riguardo al loro potenziale economico (rapporto
costi/benefici) e alla capacità degli altri porti vicini.
Dovrebbe essere data la priorità alle azioni che permettano di rendere le installazioni
esistenti conformi alle esigenze della regolamentazione comunitaria e nazionale (in particolare
in termini di pesatura e di tramissione delle dichiarazioni obbligatorie che consentono un
controllo migliore degli sbarchi).
Rendere mirate le attrezzature legate all’attività di pesca (migliorare la qualità delle
attrezzature, garantendo i servizi alle navi o ai prodotti della pesca, in particolare quelli che
contribuiscono alla sicurezza e all’igiene nonché alla tracciabilità e alla valorizzazione dei
prodotti).
-
sviluppare e concentrare le attività a forte valore aggiunto
favorire la concentrazione dell’attività di prima vendita
favorire l’installazione e la modernizzazione delle industrie di trasformazione
nei grandi porti, integrare l’attività di pesca.
Porti turistici
Posta in gioco
Il diporto è un’attività particolarmente sviluppata e in via di sviluppo nel Mediterraneo. Questo
che è un apporto rilevante per le economie litorali, può avere tuttavia degli impatti sia
sull’ambiente marino che sugli altri usi.
-
I porti turistici sono poli di sviluppo economico da proteggere, pur preservando la nozione
di servizio pubblico a cui devono assolvere
I porti possono anche essere vetrine dei territori, legame con il retroterra, vettore di cultura e
patrimonio marittimo
La loro capacità d’accoglienza è insufficiente; le risposte date a questo problema dovranno
tener conto della necessità di preservare durevolmente l’ambiente marino
Saranno sempre insufficienti, Così, la costruzione di nuove installazioni si farà combiando
questa soluzione con altri sistemi di approdo delle barche al di fuori dei porti ma prendendo
in considerazione i rischi per l’ambiente marino.
Azioni proposte
-
razionalizzare l’utilizzazione dei piani d’acqua esistenti
privilegiare l’ottimizzazione o l’estensione dei porti esistenti
moltiplicare gli ormeggi organizzati con una gestione pubblica, tenendo conto del loro
impatto sull’ambiente
sviluppare i porti a secco
lottare contro le barche stazionate nei porti ma non utilizzate
pianificare la costruzione dei nuovi porti nel quadro di perimetri di gestione integrata delle
zone costiere
tener conto, per i nuovi impianti, del grado di sviluppo del diporto nel settore considerato.
ISOLE MEDITERRANEE
Posta in gioco
La totale dipendenza delle isole dal trasporto aereo o marittimo provoca notevoli costi indotti.
Questo rappresenta un vero freno allo sviluppo di queste zone.
Azioni proposte
- In relazione all’art. 158 del Trattato dell’Unione e al posto essenziale accordato ai territori
con vincoli permanenti, sarebbe fondamentale poter disporre in seno alla Commissione Europea
di una struttura inter-servizi dedicata specificamente alle isole
- Come per le Regioni periferiche, le isole mediterranee chiedono un aiuto per la creazione di
servizi marittimi finanziariamente competitivi tra le isole e il continente ma anche tra le isole di
uno stesso arcipelago. Esse auspicano di restare collegate anche ai paesi terzi, in particolare nel
Mediterraneo, dove la prossimità dei paesi non europei rende indispensabile il mantenimento
degli scambi extra-comunitari.
Sensibilizzazione dei cittadini e degli attori locali
nei confronti delle politiche marittime
Posta in gioco
In virtù delle sue caratteristiche di spazio attrattivo, il litorale mediterraneo è diventato uno
spazio di acuti conflitti tra gestione degli usi e preservazione degli ambienti.
Questa pressione antropica ha avuto generalmente come risultato un’irreversibile
artificializzazione dell’ambiente. Sono necessarie una reale concertazione e informazione degli
ambienti socio-professionali e del grande pubblico, se si vuole pervenire ad una gestione globale
e condivisa di questo settore e all’attuazione di una politica di sviluppo sostenibile.
Tuttavia nel Mediterraneo una politica marittima non può essere portata unicamente dai soli
paesi europei ed è necessario sviluppare nei cittadini una coscienza marittima ed un’identità
comune a scala del bacino.
Azioni proposte
Le Regioni auspicano che l'Unione Europea favorisca lo sviluppo di una cultura marittima dei
cittadini del Mediterraneo che può articolarsi in quattro assi:
1. Fare conoscere la ricchezza dell'ambiente marino: le Regioni chiedono all'Unione europea di
contribuire all’attuazione delle campagne di sensibilizzazione del pubblico.
2. Valorizzare il patrimonio e le tradizioni culturali marittime: le Regioni litorali sono ricche di
un passato marittimo legato alla loro posizione geografica ed alle molteplici attività che
hanno modellato le loro economie: attività portuali, pesca, trasporti...
Le Regioni sollecitano l'Unione Europea a valorizzare questo patrimonio marittimo e a
perpetuare le tradizioni ed i "know-how" presso le giovani generazioni, cosa che
contribuisce a forgiare l'identità delle regioni e l'apertura sul mare.
3. Promuovere i mestieri del mare: il litorale mediterraneo offre un potenziale di attività e di
occupazioni del tutto strategiche per le Regioni marittime, in settori così diversi come le
crociere, il trasporto di merci, il diporto e l’alto diporto, gli sport e svaghi nautici,
l'acquacoltura e la pesca, la ricerca, la preservazione e gestione degli spazi litorali, le attività
portuali, le trasformazione e distribuzione dei prodotti del mare... Le Regioni chiedono
all'Unione Europea di contribuire alla conoscenza di questi diversi lavori del mare presso i
giovani.
4. Sensibilizzare i cittadini alle politiche marittime: uno degli scopi del Libro Verde è di
contribuire a sensibilizzare gli europei alla ricchezza che rappresenta il loro patrimonio
marittimo, all'importanza degli oceani nella loro vita ed alla capacità permanente degli
oceani di migliorare il nostro benessere e le nostre possibilità economiche. Lo scopo di
questa politica è anche di ricercare un'adesione del cittadino, di farne un attore e creare il
sentimento d'identità comune, rispettoso delle specificità ed identità regionali. Il suo
successo ed il suo impatto sul grande pubblico dipendono anche dalla sua leggibilità e dalla
comprensione che può avere il cittadino delle sfide di questa politica.
Affinché ogni cittadino se ne appropri, le Regioni chiedono all'Unione Europea:
- di comunicare gli obiettivi e le sfide della politica marittima europea presso gli attori delle
diverse categorie socio-professionali;
- di diffondere informazioni presso il grande pubblico.
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