Numero 0 Anno 2014
TONI
SERVILLO
Passione e Stile
COMITATO DI INDIRIZZO
presidente: Maurizio Puglisi
vicepresidente: Daniele Macris
membri: Carmelo Altomonte, Salvatore D’Urso, Giovanni Giacoppo, Giovanni
Moschella, Laura Pulejo
COMITATO EDITORIALE
Antonino Saija, Ninni Bruschetta, Giovanni Renzo
DIRETTORE EDITORIALE
Antonino Saija
DIRETTORE RESPONSABILE
Tania Toscano
COMITATO SCIENTIFICO
Nino Genovese, Gigi Giacobbe, Marcello Minasi, Giovanni Molonia, Grazia
Musolino, Nino Principato, Giuseppe Ramires, Franz Riccobono, Mario Sarica, Grazia
Spuria, Sergio Todesco, Dario Tomasello, Luciano Troja
REDAZIONE
Nicola Costantino, Nunzia Lo Presti,
Elisabetta Reale
FOTOGRAFIA
Elisabetta Saija
LAYOUT TESTATA
Life Solution
PROGETTO GRAFICO
Costantino Di Nicolò
IMPAGINAZIONE
Eleonora Rao
STAMPA
di nicolò edizioni
polo artigianale Larderia - capannone, 1 - 98129 - Messina
tel/fax. 090. 730919 - [email protected]
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centralino 090.8966215 - botteghino 090.8966226 pbx - interno 244
Numero 0 - Ottobre - Novembre 2014
In attesa di registrazione
al tribunale di Messina
IN COPERTINA
Toni Servillo
S O M M A R I O
L’editoriale ................................................................
3
Che lo spettacolo abbia inizio!..................................
4
Napoli è un mistero insondabile................................
6
“Un onore profondo aprire la stagione” ....................
8
Giù negli abissi quotidiani ........................................ 10
Intervista a Spiro Scimone ........................................ 12
Bahrami il Siciliano .................................................. 14
Quando il passato è sempre presente ........................ 18
Le calde atmosfere delle musiche da camera ............ 19
Grande cinema e musica dal vivo ............................ 20
Back to the Lirica ...................................................... 22
Sarà un volare tra ricordi e sogni .............................. 24
Amari sorrisi sulle eterne connivenze ........................ 26
Sonorità ruggenti ...................................................... 28
La passione tra ritmi frenetici e volteggi sensuali ...... 30
È il sogno che guarisce .............................................. 33
Penosi fallimenti, divertenti disfatte .......................... 34
Vasto il repertorio. Innovativi i suoni ........................ 35
Il “sistema” e gli strani suicidi.................................... 36
1
Un jazz diVino .......................................................... 40
Amiche e rivali ........................................................ 42
Un giallo con finale a sorpresa .................................. 43
È dal limite che vien fuori l’opera d’arte .................... 44
El flamenco: colore, calore, passione ........................ 46
Il trascinante ritmo tzigano ........................................ 47
Insieme: né soli né perdenti ...................................... 48
In onore del Signor G. .............................................. 50
Clitennestra è solo una donna, non un’eroina .......... 52
Plan B e la poesia dell’illusione ................................ 54
Ah che bel vivere... con Elio...................................... 56
Laudamo Aperta ........................................................ 58
Laudamo in Città ...................................................... 59
Giovedì musicali alla Sala Sinopoli .......................... 60
Musica con Accordiacorde........................................ 61
Eventi del mese ........................................................ 62
2
S O M M A R I O
Silenzi e pregiudizi contro la diversità ...................... 38
L’editoriale
Non è facile presentarsi. Ancora meno facile è spiegare
perché si è deciso di dar vita ad una rivista cartacea nel
momento in cui guru della politica, della comunicazione, in
forma oracolare stigmatizzano persino l’anno in cui la carta
stampata scomparirà.
Mah! Sarà perché riteniamo che, per chi ama leggere, quello
con la carta è un rapporto non del tutto sostituibile. Sarà per
continuare a difendere quel luogo sicuro in cui ci siamo
sempre sentiti protetti e in pace con noi stessi. Sarà... sarà...
Un dato è certo. È stata ideata come ulteriore espressione del
progetto che mira alla rinascita non solo dell’istituzione teatro
ma anche dello spirito libero e creativo della città.
Giocando sulla scomposizione della parola, ma anche sul
principio della relatività di ogni punto di vista, non è un caso
che le sia stato dato il nome “Frammenti”.
Da anni in questa città sono molti coloro che cercano un
punto di aggregazione, uno spazio in cui sentirsi comunità.
Ecco, questo Teatro e l’appena nato “Frammenti” si augurano
di assolvere al compito di diventare luogo di incontro di
persone e di idee.
L’obiettivo primario della rivista sarà quello di informare sulle
attività teatrali. Ma anche l’arte, la letteratura, il cinema, la
musica, la storia, la fotografia, la scienza, lo sport,
l’architettura, saranno spazi aperti per esplorare la nostra
tradizione, per intercettare le novità in continuo fermento, per
offrire una rete di spunti sui più diversificati ambiti.
E saranno le immagini, non un diluvio di parole, come già si
può dedurre da questo primo numero, il principale veicolo
per comunicare, per raccontare. Per intessere un costruttivo
legame con il pubblico, affinché si realizzi quell’auspicabile
processo di recupero di entusiasmo, di fiducia nel presente,
che oggi manca e che invece noi ci auguriamo vivamente
che di nuovo riaffiori, e per il quale offriamo il lieve
contributo del nostro lavoro.
Tania Toscano
3
C
ome il suono della campanella avvisa
dell’imminenza dello spettacolo, così
la riapertura del Teatro è stata anticipata da un lancio pubblicitario che ha ricevuto molti consensi. Con l’idea di riportare
il Teatro tra la gente, il team “Life Solution”
ha realizzato all’interno del “Vittorio Emanuele” la campagna promozionale e lo spot,
diretto dal regista Fabio Schifilliti e scritto da
Elio Briguglio. Quest’ultimo guida la “Life
Solution” con il fratello Marco, che così descrive questa esperienza: «Sul set hanno partecipato, oltre cinquanta comparse, tra
semplici cittadini e artisti, inclusi i direttori
artistici del Teatro Ninni Bruschetta e Giovanni Renzo, che hanno indossato i preziosi
abiti di scena – appartenenti al patrimonio
storico dello stesso Ente – provenienti dalle
più importanti e famose rappresentazioni
teatrali, che si sono svolte sul nostro prestigioso palcoscenico. Questo lavoro – ha aggiunto Elio Briguglio – è un omaggio che
abbiamo voluto donare al Teatro perché riteniamo giusto collaborare alla rinascita culturale della nostra città». Nel cast tecnico
anche il direttore della fotografia Paolo Galletta, il fonico Amitt Kelvin Darimdur, il sarto
Santi Macchia, la truccatrice Lilia Munafò e
il compositore del soundtrack Giovanni Puliafito. Adesso manca davvero poco…
“Che lo
spettacolo
abbia inizio!”
Foto Paolo Galletta
Napoli
è un mistero
insondabile
6
Toni
Servillo
legge
Napoli
Toni Servillo
e il regista Paolo Sorrentino
N
apoli è gioia, è allegria, è fermento; ma
anche dolore, rassegnazione, tragedia. Comico
e tragico a volte si sovrappongono, altre sono
così distanti da far pensare che in quel luogo
non si siano mai incontrati. Questa identità,
così complessa, così mutevole, così enigmatica, è la protagonista dei racconti di Toni Servillo. Di un Toni Servillo che “legge” i diversi
volti di Napoli. Volti di uomini, di donne che
grazie alla magistrale interpretazione di Servillo subito “vedi in scena”. Ma riesci a vedere
anche il Padreterno che una mattina decide di
fare una scappata sulla terra e che arriva giusto
a Napoli. E come tra i “bassi” arrivi la notizia
della morte sul lavoro di un muratore. O ancora come possa litigare con San Giuseppe un
onesto scippatore che dopo ogni furto gli
aveva sempre portato candele e lumini. Servillo legge, e i diversi soggetti, come i Sei personaggi di Pirandello, prendono vita,
diventano autonomi. La sua lettura, si percepisce sin dalle prime battute, è un omaggio a
Napoli, è una dichiarazione d’amore, è un
pianto nutrito da calde lacrime, ma soprattutto
è una magistrale lezione di teatro.
7
“Un onore profondo
aprire la stagione”
Toni Servillo è stato l’ultima volta al Vittorio Emanuele dal 18 al 22
marzo del 2009 con La trilogia della villeggiatura di Goldoni, spettacolo che ha ricevuto molti riconoscimenti (fra gli altri il Premio Ubu
quale migliore spettacolo del 2008) curandone la regia e indossando
calzoni e redingote rossi nel ruolo di Ferdinando “lo scroccone”, facendone una gustosa chicca con quel suo modo indolente e strascicato di proferire verbo, anticipando quasi il personaggio di Geppi
Gambardella nel film (anche questo pluripremiato) di Paolo Sorrentino
La grande bellezza.
Cosa prova un attore come lei ad inaugurare il cartellone del Vittorio
Emanuele, un teatro che l’anno scorso per mancanza di fondi non ha
potuto programmare la stagione di prosa e di musica?
«Per me è un onore profondo quando un Teatro ti riserva un posto di
apertura di stagione, quando ti affida un compito così importante. Lo
ritengo un attestato di stima da parte di una città che amo e rispetto e
dove ho molti amici che mi vogliono bene. Sapere pure che l’anno
passato il Vittorio Emanuele non ha svolto nessuna attività è stata per
me una grande pena. Non si può pensare che una città come Messina,
che è la porta della Sicilia da e per il resto del mondo, si privi di un’attività culturale così importante come il Teatro e la Musica».
Che tipo di spettacolo sarà Toni Servillo legge Napoli quello che gli
spettatori del Vittorio vedranno dal 16 al 19 ottobre?
«Diciamo subito che non è un recital, piuttosto uno spettacolo in senso
lato, durante il quale tutto da solo intratterrò il pubblico per fargli gustare la ricchezza della lingua napoletana. Le poesie che leggerò ci
propongono delle riflessioni e vanno da Di Giacomo a Borrelli passando da De Filippo, Viviani e Moscato fino ai poeti più recenti. Sono
delle poesie scritte da poeti che sono o sono stati pure attori e in cui
la poesia si fa architettura verbale. È come se io avessi fatto un viaggio
8
nella poesia napoletana, un viaggio che parte dal Paradiso, attraversa
il Purgatorio e giunge all’Inferno, quello dei nostri giorni. Lo spettacolo
è già stato presentato al Piccolo di Milano, a Roma e in altre città».
Cosa farà dopo questa sua performance al Vittorio?
«Dopo aver mangiato, magari in sua compagnia, gli arancini di Famulari, riprenderò Le voci di dentro di Eduardo De Filippo e ci aspetterà una lunga tournée che prevede molte città italiane fra cui Milano
e Napoli e tante tappe all’estero fino a chiudere a Budapest».
La vedremo pure in qualche nuovo ruolo al Cinema?
«Per il momento niente Cinema, tanti progetti, tutti in via di definizione su cui non mi va di dire niente per scaramanzia».
Che cos’è il Teatro per Toni Servillo?
«Recitare per me in Teatro è un lavoro quotidiano. Mi sento un operaio dello spettacolo. Al Cinema non penso in maniera snobistica, Mi
piace alternare Cinema e Teatro anche se per me il Teatro è un laboratorio dove l’attore riflette su questo mestiere. Il Teatro per me è un
luogo dove delle persone riunite in assemblea delegano all’attore la
responsabilità di testimoniare ciò che d’importante, per il pensiero e
le emozioni, è certamente un testo».
Gigi Giacobbe
Toni Servillo ne “La trilogia della villeggiatura”
9
Giù negli abissi
quotidiani
D
al “Cortile” ai “Pali” dei lavori precedenti, i personaggi borderline della
compagnia Scimone-Sframeli adesso si
ritrovano “Giù”, letteralmente sprofondati nel marcio che ci circonda. Un gabinetto gigante a centro scena, questi
uomini che sbucano fuori, e il Padre
(Gianluca Cesale), mentre si rade, dà
una mano come può, per tirarli su, per
farli respirare un po’. Da questo grande
cesso, metafora e protagonista, spuntano a giro il Figlio (Spiro Scimone, autore del testo), Don Carlo il prete
“scomodo” (Francesco Sframeli, anche
regista) e un Sagrestano (Salvatore
Arena), ma Giù continua a esserci la
fila, e non si può stare su troppo tempo,
bisogna invece lasciare spazio anche
agli altri per un momento d’aria, per
Salvatore Arena e Gianluca Cesale
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Giù
parlare, per sbattere in faccia a tutti le
colpe di tutti e rompere infine un silenzio
doloroso. Giù in effetti c’è anche il “povero Cristo di Ugo”, lo si sente cantare se
la finestra è aperta, canta sotto un ponte e
lo fa per i suoi figli, per non perdere del
tutto la dignità. Un messaggio urgente, di
denuncia, violento come solo la semplicità
sa essere, che pure lascia ridere delle sofferenze sulla scena, e a un tratto disarma
e spezza il fiato.
Spiro Scimone e Francesco Sframeli
11
I suoi personaggi
non perdono la
forza di resistere
Sette drammaturgie originali in repertorio, un Leone
d'Oro, una retrospettiva di tre settimane nel 2009 al Teatro
Valle – quando ancora non era occupato, poi, più di recente, "L'universo teatrale di Scimone Sframeli", rassegna
monografica con tutti i lavori teatrali della compagnia, per
festeggiare i vent'anni dalla messa in scena di "Nunzio",
proprio a Taormina, nell'edizione di TaoArte dedicata al
grande Eduardo nel '94.
Adesso sul palco del Vittorio Emanuele dal 21 al 24 ottobre con “Giù”, quasi a chiudere un anniversario importante, come quello
dei trent'anni dalla scomparsa di De Filippo, nel giorno che non è Halloween ma semplicemente il 31 ottobre.
Solo tre domande per Spiro Scimone, che parla di magia del teatro e di
personaggi che non perdono mai la forza di resistere. E di una seconda sceneggiatura nel cassetto.
Il vostro modo di intendere il teatro e di lavorarci mette d'accordo pubblico e critica, anche all'estero. In quale senso si sta muovendo la vostra
ricerca teatrale adesso?
La nostra ricerca teatrale continua a muoversi come si è sempre mossa. Io
e Francesco, abbiamo iniziato a fare teatro spinti dal bisogno e dalla necessità di comunicare emozioni, sensazioni. In teatro la comunicazione
nasce solo quando si crea una relazione tra l’autore, l’attore e lo spettatore.
Questa relazione non si può acquisire in anticipo, ma si dovrà creare di
sera in sera, di attimo in attimo e per crearla è indispensabile che ci sia
sempre un vero ascolto tra i tre elementi. Il teatro, educa all’ascolto, perché
è un’arte che ha bisogno di interlocutori attivi che non fanno finta di ascoltare. In teatro non si può far finta. Il teatro è finzione, ma per conquistarlo
bisogna raggiungere il massimo dell’autenticità. In teatro, la ricerca del-
12
l’autenticità e dell’ascolto ci permette di ritrovare il senso dell’umano. Solo
recuperando il valore dei rapporti umani, si può salvare l’umanità. Anche per
questo il teatro è magico.
I personaggi diseredati dei tuoi testi li abbiamo visti al bar, in famiglia, sul
posto di lavoro, nel cortile, sui pali, in un cesso gigante. Com'è cambiata la
loro condizione in questi anni?
I personaggi diseredati dei nostri spettacoli, ci permettono di dare voce a coloro che spesso nella vita sono costretti al silenzio. Grazie al teatro, riusciamo
a farli parlare, a far ascoltare il loro grido.
Rispetto al passato, i nostri personaggi, si ritrovano ancora più “Giù”. Risucchiati verso il basso, finiscono in fondo al cesso ma non per questo perdono
la forza di resistere. Dal fondo di questo cesso trovano la forza di rivoltarsi
contro il potere che sta in alto. Riescono ad uscire e poi decidono di ritornare”
Giù”, per spingere anche gli altri ad uscire per difendere i propri sogni, i propri
desideri, le proprie passioni, la propria dignità. Nel sottosuolo popolato dai
nostri personaggi c’è la sofferenza, la disperazione, il dolore, ma c’è anche il
sorriso, la solidarietà, l’amore.
Hai mai più pensato a un lavoro cinematografico dopo "Due amici"?
Già da qualche anno abbiamo scritto una nuova sceneggiatura. Speriamo,
un giorno, di poter realizzare anche il nostro secondo film.
Nunzia Lo Presti
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Bahrami il Siciliano
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“Frequenta tutti quanti i maestri ma soprattutto Bach, perché non ti lascerà mai solo”.
Sono queste le parole che il padre di Ramin
scrive al figlio, dall’inferno di un carcere
iraniano. L’uomo quando comprende che
non potrà più stare vicino al figlio lo affida
a Dio e a… Bach. In Iran sono i mesi che
seguono la rivoluzione del 1979, la neonata repubblica prende il posto della monarchia e pone così fine al potere dello
Scià. Sono momenti terribili quelli in cui
l’ingegner Paviz Bahrami, accusato di essere filo-occidentale, viene prelevato da
casa, davanti agli occhi in lacrime di
Ramin, per essere rinchiuso in quella cella
che diventerà la sua tomba. La famiglia, un
tempo benestante, perde tutto ed è costretta
a ricominciare daccapo.
Terzo di tre figli Ramin, qualche anno
dopo, con la madre e un fratello è costretto
a fuggire dalla casa paterna a causa della
guerra dichiarata dall’Iraq di Saddam Hussein. Sui biglietti di viaggio è stampata la
nuova destinazione: Milano. Qui accede,
grazie ad una borsa di studio, al conservatorio “Giuseppe Verdi” dove incontra i suoi
maestri, tra i quali Piero Rattalino, che sapranno sviluppare il suo talento e che dopo
molte ore di studio e tanto lavoro lo qualificano oggi come uno dei maggiori esecutori al mondo delle melodie di J. S. Bach. Il
primo grande successo arriva in Sicilia nel
1998 al teatro Bellini di Catania. Il concerto
ha un così grande consenso di pubblico
che il sindaco Enzo Bianco gli conferisce la
cittadinanza onoraria.
Da quel momento per Bahrami la Sicilia è
anche la sua terra.
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Ramin
Bahrami
Maestro, quest’anno ha sorpreso il mondo musicale con il cd “Bach for
Babies” con il quale ha scalato le classifiche discografiche. La musica di
J. S. Bach è così attuale e davvero per tutti?
Su questo non ho dubbi, Bach è senza tempo, con la sua musica ci insegna ad amare il bello e a valorizzare le differenze. Concordo con Paul
Hindemith quando affermava: Bach è la A e la Z di tutta la musica.
Lei e Bach, oltre alla passione per il piano, avete qualcosa in comune:
l’essere cresciuti in una famiglia di musicisti e purtroppo l’essere rimasti
entrambi orfani di padre in tenera età. Lei, quando si è battezzato, ha
scelto Sebastiano come secondo nome. Cosa rappresenta Bach per Bahrami?
La sua musica mi ha avvicinato a Dio, anche se la chiamata alla conversione l’ho avuta un giorno a Venezia tornando da una serie di concerti.
Gesù ha parlato alla mia anima con la preghiera “Amami come sei” trovata tra i banchi di una chiesa. Credo che, tra tutte, la musica che più si
avvicina alla voce di Dio sia proprio quella di Bach. Le dirò di più, molte
delle sue composizioni sono segnate con l’acronimo S.D.G., (Soli Deo
Gloria).
Iraniano di nascita, tedesco di adozione e cosmopolita per scelta, Lei si
è esibito più volte nel nostro “Vittorio Emanuele”. Qual è il suo rapporto
con Messina e la Sicilia?
Bellissimo, mi sento siciliano anzi le dirò di più: siamo tutti siciliani. Questa terra con la sua storia millenaria è un esempio di convivenza civile e
di richiami alla bellezza. Il luogo ideale dove eseguire le melodie di Bach.
Nicola Costantino
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Il regista Takahiro Fujita è uno dei
teatranti più giovani della “zero
generation” giapponese, una nuova
ondata di artisti ispirati dalla lezione di
Oriza Hirata, drammaturgo classe ‘62 che
dagli anni ‘90 in poi ha voluto raccontare
la vita e la lingua dei giapponesi
superando gli stereotipi mutuati dalla
cultura occidentale.
È nel 2007 che Fujita fonda la compagnia
Mum&Gypsy, progetto che gli permette
di sviluppare il suo percorso drammaturgico personale, caratterizzato da linee
narrative che si intrecciano e da personaggi
che raccontano il proprio punto di vista
sulla storia.
Dots,
lines and
the cube
Quando il passato
è sempre presente
Drammaturgia e regia di Dots, lines and
the cube - A world and the others in the
cube that shines sono dello stesso Fujita,
sei gli interpreti sulla scena. Lo spettacolo
prende spunto da un fatto avvenuto realmente, nel 2001, in un villaggio giapponese un infanticidio scuote la sensibilità
di tutti i cittadini, soprattutto dei più giovani. Sul palco, le storie di quei ragazzi e
quelle ragazze, dieci anni dopo, nel 2011,
e oggi, “la loro vita attuale e i loro ricordi
attraverso un format cronologico fatto di
continui refrain che richiamano alla
memoria il passato”.
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Le calde atmosfere
delle musiche da camera
Annebeth Webb
Frank van de Laar
Rob van de Laar
Domenica 23 novembre sarà di scena la
Camerata RCO, ovvero i solisti della Royal
Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, che
prendono il nome dalla famosa sala da
concerto inaugurata nel 1888, tempio della
musica mondiale. La Camerata RCO è formata
da prime parti e membri della Royal
Concertgebouw Orchestra, che la rivista
Gramophone Magazine ha nominato nel 2008
prima orchestra sinfonica del mondo. Si tratta,
dunque, di professori d’orchestra, di grande
valore, abituati a suonare con direttori del
calibro di Riccardo Chailly e Mariss Jansons,
che mettono la loro magnifica arte anche al
servizio della musica da camera. La formazione
impegnata nel concerto messinese vedrà la
violinista Annebeth Webb, il cornista Rob van
der Laar e il pianista Frank van de Laar. In
programma la “Sonata per corno e pianoforte
in fa maggiore op. 17 di Beethoven, la “Sonata”
per violino e pianoforte in la minore op. 105 di
Schumann, il “Trio” in mi bemolle maggiore per
corno, violino e pianoforte op. 40 di Brahms e
il “Trio” in re
maggiore per
corno, violino e
pianoforte n. 1
del compositore
francese
Frédéric-Nicolas
Duvernoy.
Camerata
RCO di
Amsterdam
19
Grande cinema
e musica dal vivo
Così era agli inizi della settima arte, agli inizi del
Novecento, quando il colore ed il sonoro erano ancora lontani da venire. Un omaggio al cinema
muto, in occasione del centenario della sua prima
apparizione sullo schermo di un genio indiscusso
come Charlie Chaplin, capace di attraversare con
maestria ed originalità varie fasi della cinematografia ma fortemente legato al muto. Un’occasione
speciale che il teatro Vittorio Emanuele vuole ricordare con sette giorni di eventi, grazie alla “Settimana del Cinema Muto”, dal 24 al 30 novembre,
proposta dal direttore Giovanni Renzo, da sempre
affascinato dal rapporto tra la musica e il cinema,
ed impegnato in progetti legati a questo tema. Oltre
alla sala del Vittorio coinvolta anche la Sala Sinopoli dove, dal 24 al 26 novembre si svolgerà un
“Laboratorio sulla sonorizzazione del cinema
muto”, rivolto a studenti di musica, musicisti, compositori per coinvolgerli ed avvicinarli a questa
speciale arte. Alla fine del laboratorio verrà assegnato ai partecipanti il compito di sonorizzare un
cortometraggio muto e una commissione di
esperti del settore premierà una sonorizzazione che verrà eseguita dal vivo sia in occasione della serata finale del festival che al
Gran Festival del Cinema Muto di Milano del
2015, con cui si sta attivando una proficua
collaborazione. Il 26 e il 27 novembre altri
eventi alla Sala Sinopoli, che ospiterà la proiezione di “La guerra e il sogno di Momi” di
100 anni
di
Charlot
20
Segundo de Chomòn e Giovanni Pastrone del
1917, con musiche composte ed eseguite da Michele Catania, insieme ai Solisti del Teatro Vittorio
Emanuele. Gli eventi clou della settimana invece
si svolgeranno al Vittorio Emanuele dal 28 al 30
novembre, previsti infatti 3 piccoli capolavori del
grande genio Charlie Chaplin, si comincia con “Il
vagabondo” del 1916 e poi “Charlot pompiere” del
1916 e “L’emigrante” del 1917, tutte le proiezione
dei film muti saranno accompagnate dalle esecuzione dal vivo delle musiche composte da Rossella
Spinosa, direttore il maestro Alessandro Calcagnile,
al pianoforte Rossella Spinosa, insieme all’Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, per
una produzione dell’Ente in collaborazione con il
Gran Festival del Cinema Muto di Milano e la Cineteca di Bologna.
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Back to the Lirica
“ConcertOpera”, per gli amanti della musica lirica, è l’appuntamento da non perdere per questa stagione. Il 12 e 13
dicembre il maestro Gian Rosario Presutti
dirigerà gli orchestrali del Vittorio Emanuele e il coro “Cilea” in
questo atteso concerto che raccoglie sinfonie e cori tratti da alcune tra le più note Opere
italiane. A due settimane dal Natale arriva,
quindi, la buona novella del ritorno dell’Opera a Messina. Nell’impresa di un ri-
ConcertOpera
Gian Rosario Presutti
22
Orchestra del Teatro Vittorio Emanuele di Messina
torno stabile e duraturo dell’Opera in città si stanno muovendo, nei piani alti del Teatro, il sovrintendente, il presidente e i due direttori artistici che promettono “delle belle
sorprese”. Nel frattempo gli amanti del genere potranno
immergersi con “ConcertOpera” nelle arie più famose
della lirica, da sempre vanto dell’Italia nel mondo. Il programma dello spettacolo, che rappresenta una delle cinque produzioni del Teatro, prevede musiche di Rossini,
Bellini, Leoncavallo, Mascagni, Verdi e Puccini, tratte dal
“Barbiere di Siviglia”, “La Gazza Ladra”, “I Pagliacci”,
“Norma”, “Nabucco”, “Il Trovatore”, “La Traviata”, “La
forza del destino” e “Madame Butterfly”. Un ricco repertorio operistico che sarà eseguito dagli orchestrali del Vittorio Emanuele e accompagnato dal “Coro di Cilea”,
fondato nel 1981 e composto in larga parte da diplomati
in canto nei Conservatori della Calabria e di Messina. Produzione Teatro di Messina.
23
Sarà un “Volare”
tra ricordi e sogni
“Penso che un sogno così...”, è l’inizio, lo si sa, della canzone
più famosa di Domenico Modugno “Nel blu dipinto di blu”. Ma
il sogno, che funge da trama in questo spettacolo, è il sogno
di più persone che in varia maniera prenderanno vita sul palcoscenico. L’originale intreccio racconta, infatti, la storiasogno di Domenico Modugno, la storia-sogno di Beppe
Fiorello, la storia-sogno del papà di Fiorello.
Nel corso dello spettacolo il poliedrico artista siciliano
ricostruirà il suo
passato. Ricorderà
suo padre, i loro
sogni, le loro
ansie, gli avvenimenti che sono
stati in qualche
modo
importanti
nella loro vita, rafforzando i racconti con le
canzoni di Domenico
Modugno. «Attraverso questo viaggio – spiega Beppe Fiorello – invito i protagonisti della mia vita ad uscire dalla
memoria e accompagnarmi sul palco,
per partecipare insieme ad un avventuroso gioco di specchi». Ed è
un continuo rimando tra Beppe,
Beppe Fiorello
24
Penso
che un
sogno
così
il proprio passato e il Mimmo nazionale,
quello che lo spettatore seguirà. Un continuo rimando in cui si intrecceranno le vite
dei Fiorello, padre e figlio, con quella
dell’artista più amato negli anni ‘50\’60.
Del recital, scritto a quattro mani con Vittorio Moroni, proprio questo sarà l’aspetto
che maggiormente emergerà: quanto Domenico Modugno, in quei travolgenti anni
di boom economico, con le sue canzoni e
con la sua rassicurante presenza, sia stato
per gli Italiani un punto di riferimento, un
fondamentale compagno di viaggio.
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Amari sorrisi
sulle eterne connivenze
L’onorevole
Un testo del 1965 scritto da Leonardo Sciascia, una
commedia che è una impietosa denuncia delle complicità tra governo e mafia, e, a distanza di anni, è
sempre attuale. L’onorevole è un testo che racconta
con intrigante ironia come l’ascesa politica di un
onesto insegnate di lettere, il professore Frangipane,
possa diventare un’ineluttabile ma pacifica, perfino
brillante, caduta morale.
A riproporlo, con eguale forza espressiva sono i
registi, attori palermitani Enzo Vetrano e Stefano
Randisi che ne curano l’adattamento e la regia.
Una produzione del Teatro Biondo Stabile di Palermo, in collaborazione con Emilia Romagna Teatro
Fondazione e “Diablogues” Compagnia VetranoRandisi. Immagini e suggestioni letterarie, si intrecciano nel lavoro teatrale di tre grandi protagonisti
della scena come Enzo Vetrano, Stefano Randisi e
Laura Marinoni. Non un dramma ma un morality
play che «... letto oggi – spiegano Vetrano e Randisi
– questo testo scritto nel 1965, che ci parla di connivenze tra politica, affari, alti prelati e criminalità
organizzata, di favori e corruzioni, di furbizie e tradimenti, assume il carattere di un’amara profezia,
anche per l’avvertenza che l’autore fa nella premessa: “L’onorevole Frangipane – dice Sciascia – è
democristiano, e la sua circoscrizione è quella della
26
Sicilia occidentale (…) ma potrebbe anche
essere di altro partito, di più o meno lunga
esperienza governativa, e il suo collegio elettorale quello di un’altra regione italiana”».
Stefano Randisi
e Enzo Vetrano
27
Antonella Ruggiero
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Sonorità ruggenti
Musiche
dal
mondo
Dalla Genova di De Andrè ai coinvolgenti
ritmi della musica sudamericana. Dall’India
all’Armenia, a Cuba. Ecco il motivo per cui
lo spettacolo ha come titolo “Musiche dal
mondo”.
La splendida voce di Antonella Ruggiero
non poteva rimanere limitata al sound italiano e per questo la grintosa artista, specialmente negli ultimi anni, si è cimentata lungo
i sentieri della sperimentazione. Con Sacrarmonia ha prestato la sua voce alle musiche
sacre di tutto il mondo; con Omaggio ad
Amalia Rodrigues ha reinterpretato le canzoni della Regina del fado; con Quattro
passi per Broadway si è divertita nel proporre al grosso pubblico brani tratti dai più
celebri musical americani. Anche il concerto
con cui si esibirà al Vittorio Emanuele attesterà, ancora una volta, come la Ruggiero
continui a misurarsi con orizzonti sonori
sempre nuovi. In questa tournée, infatti, attraverserà spazi musicali ancora più diversi.
Mediante un mix di brani rivelerà, quasi a
volo d’uccello, quali e quanti siano gli incontri, gli scambi, le contaminazioni tra universi che potrebbero sembrare distanti tra
loro e non lo sono. E quali sono, invece, le
potenzialità di una voce profonda, acuta,
elegante e versatile come la sua.
29
La passione
tra ritmi frenetici
e volteggi sensuali
Il popolo argentino è un popolo di passioni. L’Argentina stessa è una terra così
enorme e varia da imporre quasi di non
dormire per potere godere appieno di
tutto ciò che offre. Buenos Aires in particolare è la città aperta ventiquattro ore al
giorno. E se durante il giorno molti “portenos” si mascherano da persone comuni,
alle prime luci artificiali che illuminano il
far della sera, questi personaggi abbandonano il loro travestimento per popolare la
notte inebriante con la loro reale identità.
È il mondo del Tango. Eppure l’Argentina
è anche il regno delle praterie, del “mate”
dei Gauchos, del Malambo. Una cosa è
certa: il popolo argentino è un popolo
che danza. Su questa varietà di aspetti, di
passioni, di danze Érica Boaglio y Adrian
Aragón , coreografi e danzatori consacrati
dalla scena internazionale, intessono il
loro nuovo lavoro “Gauchos” che con
ritmo sostenuto e danze scatenate mette
in vetrina alcuni tra i valori della storia e
della tradizione argentina celebrandone
la ricchezza culturale. Sfida, seduzione,
allegria, ritmo, festa: tutto questo è Gauchos, uno spettacolo classico e contem-
30
Gauchos
poraneo al tempo stesso. Una creazione magistrale, un tuffo coinvolgente e frenetico,
sensuale e poetico, nel cuore più puro della
danza argentina.
Érica Boaglio e Adrian Aragón
31
È il sogno
che
guarisce
“Vuoi fare il guaritore? Chiudi gli occhi,
inventa!”: quasi uno slogan, un’esortazione
a muoversi verso l’irreale, a compiere
piccoli passi, veri, di fantasia, per
allontanarsi dal dolore. È una delle penne
più vive di questi ultimi anni teatrali, quella
Il guaritore
32
del pugliese Michele Santeramo, a scrivere “Il
guaritore”, un personaggio barbuto e con gli
occhiali, interpretato da Michele Sinisi, che
vuole guarire le anime, non i loro contenitori,
che vuole salvare le storie mettendole in
relazione fra di loro. Una salvezza che si
raggiunge per gradi, con la condivisione, con
un ritorno a incontrare l’altro, infine, sé stessi,
guardando all’essenziale, perché “non è
interessante l’originale, è interessante il
semplice, perché solo il semplice è vero”. Il
testo vince il 51° Premio Riccione con la
seguente motivazione: “È un testo vivo. [..] Lo
spettatore è condannato a chiedersi [..] se è
l’autore o se sono i personaggi o gli attori a
condurre il gioco, un gioco teatrale, un gioco
antico, fatto di sketch, di porte che si aprono
e che si chiudono, di battibecchi bassi e di
monologhi alti, e un gioco contemporaneo,
che ci attira offrendoci la riconoscibilità delle
situazioni teatrali e ci piomba in un mondo
che è il nostro, un mondo senza certezze, un
mondo liquido, dove per orizzontarsi non
servono più le idee, né quelle vecchie né
quelle nuove, ma dove gli esseri
umani – con tutti i loro difetti – non
smettono mai di aggrapparsi alla
speranza che sia il
confronto con un altro
essere umano a salvarli”.
33
Jucatùre
Enrico Ianniello, Marcello Romolo, Tony Laudadio e Renato Carpentieri
Penosi fallimenti e
divertenti disfatte
Premio Butaca nel 2012 per il “miglior testo in catalano”, Jucatùre è
ambientato in un appartamento, quattro uomini sulla scena, intorno a un
tavolo a giocare a carte, un luogo che diventa riparo, in cui il fallimento è
in definitiva la regola, e non più auspicabilmente l’eccezione che la
conferma. Non c’è speranza, non ci sono soldi, neanche una lontana
prospettiva di successo personale. Ma quando ogni cosa pare perduta, ecco
che i quattro decidono di tentare il tutto per tutto. Racconta il regista, Enrico
Ianniello: «Come in Chiòve (già in cartellone gli anni passati per Paradosso
sull’autore alla Laudamo ndr), ho ambientato la commedia a Napoli, anche
se questa volta si tratta di un’ambientazione esclusivamente linguistica,
senza riferimenti geografici precisi. Questa assenza di collocazione mi pare
una cifra fondamentale dei quattro personaggi raccontati da Pau Mirò:
quattro uomini di “mezz’età” (quindi senza un’età definita), senza nome,
senza lavoro e senza un vero amore che li faccia bruciare di passione.
Quattro uomini che si incontrano, in tempo di crisi, per mettere in gioco
l’unico capitale che hanno a disposizione: la loro solitudine, la loro ironia,
la loro incapacità di capire».
34
Vasto il repertorio
Innovativi i suoni
Domenica 22 febbraio, alle 18, sarà la volta
dell’Ensemble Berlin, un complesso cameristico
formato da alcune prime parti e membri di una
grande e prestigiosa orchestra sinfonica, ovvero
i celeberrimi Berliner Philarmoniker,
fondata nel 1882, e che ha avuto come
direttori stabili Wilhelm Furtwängler,
Herbert von Karajan, Claudio Abbado
e, dal 2002, Simon Rattle. In una sola
espressione, la Serie A della musica. I
solisti dei Berliner impegnati al
“Vittorio” saranno il grande oboista
Christoph
Hartmann,
Sophie
Dartigalongue al fagotto e Anna
Kirichenko al pianoforte. In programma
“Souvenir de Berlin” per oboe e
pianoforte op. 19 e il “Trio” per oboe,
fagotto e pianoforte op. 22
del compositore francese
Casimir-Théophile Lalliet, la
“Sonata” in sol maggiore
per fagotto e pianoforte op.
168 e la “Sonata” in re
maggiore per oboe e
pianoforte op. 166 di SaintSaens, la “Sonata” in si
bemolle maggiore per oboe
e fagotto K. 292 di Mozart e
il “Trio” per oboe, fagotto e
pianoforte di Poulenc.
Ensemble
Berlin,I solisti
dei Berliner
Philarmoniker
Christoph Hartmann
35
Il “sistema” e gli
strani suicidi
«Io sto male, nulla è cambiato». Queste parole, pronunciate sul palcoscenico da uno dei tanti personaggi, sono, forse, la sintesi più dolorosa dello spettacolo “Suicidi?”, tratto dal romanzo di Mario
Almerighi Tre suicidi eccellenti. Un romanzo in cui il presidente del tribunale di
Civitavecchia ha raccolto documenti, verbali, insomma un prezioso materiale pubblico, per ricostruire le vicende intorno al
pianeta Tangentopoli e a tre suicidi eccellenti, quelli di Enrico Castellari, Gabriele
Cagliari e Raul Gardini. L’adattamento teatrale, firmato da Fabrizio Coniglio e dallo
stesso Almerighi, si muove secondo i mec-
36
canismi del poliziesco. In scena un tavolo,
un cadavere-fantoccio, poca altra roba e Fabrizio Coniglio e Bebo Storti che nel corso
della rappresentazione indossano i panni di
una galleria di personaggi: un commissario,
il suo agente, e poi parenti, amici, maggiordomi, compagni di cella, secondini. Sono
tutti lì per ricostruire incongruenze, insabbiamenti, insinuare dubbi. Ad esempio Castellari era direttore generale degli affari
economici del Ministero delle Partecipazioni Statali e consulente dell’Eni;
Cagliari, presidente dell’Eni; Gardini,
guida della Montedison e maggior
azionista dell’Eni. Una coincidenza?
Giocando su una messa in scena che
continuamente oscilla tra il grottesco e
il comico Fabrizio Coniglio e Bebo
Storti forniscono una testimonianza di
come il teatro riesca a svolgere una
delle sue più alte funzioni: essere pungolo costante e sferzante delle menti e delle
coscienze.
“Suicidi?”
Tangentopoli
in commedia
Fabrizio Coniglio e Bebo Storti
37
Foto Dalila Romeo
Joele Anastasi
38
Io mai niente
con
nessuno
avevo fatto
Silenzi e pregiudizi
contro la diversità
«Mi chiamo Motta Giovanni ho ventitré anni e sono siciliano. Mia
madre mi ha avuto che aveva 15 anni e sono cresciuto con lei, mia
zia e mia cugina Rosaria. Io sono il maschio della famiglia»: lo
scenario è brutale, istintuale, carico di violenza, tinto di colori forti,
un contesto in cui l’innocenza di Giovanni sembra annegare, ma al
quale invece sopravvive, riscattandosi attraverso i corpi e le anime
dilaniate di Rosaria e Giuseppe. Sicilia anni ‘80, omosessualità,
malattia, violenza, morte sono lo spunto per raccontare e suscitare
emozioni, superando i contesti e le categorie, ma allo stesso tempo
focalizzando l’attenzione su argomenti umani e sociali quanto mai
presenti e scottanti. Un lavoro teatrale che si distingue per l’impegno
a favore della sensibilizzazione e dell’informazione su tematiche
importanti come AIDS, diversità e tolleranza.
La Compagnia, vincitrice del Roma Fringe Festival 2103 ottenendo
il premio come Miglior
Spettacolo, Migliore
Drammaturgia a Joele
Anastasi, Miglior Attore
a
Enrico
Sortino,
rappresenterà l’Italia a
San
Diego
nella
prossima estate. Con
questo lavoro inoltre
Vuccirìa Teatro ha vinto
il Bando “Stazioni
d’Emergenza – per
nuove creatività” 2014
di Galleria Toledo a
Napoli.
Federica Carruba Toscano
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Un jazz diVino
Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura
dal 13 al 15 marzo prossimo coinvolgeranno gli appassionati di jazz con “Vinodentro”. Si tratta della colonna
sonora dell’omonimo film ispirato al romanzo del bolzanino Fabio Marcotto,
che unisce il mito del Faust e la passione per il vino. «Il protagonista –
spiega Luca Devito – è un uomo onesto
che diviene ambizioso e
senza scrupoli pur di reinventarsi nel mondo enologico,
per poi ritrovarsi invischiato
in un’accusa di omicidio».
Tornando alla musica, tutti
brani della colonna sonora,
sono stati raccolti in un cd
prodotto dalla Tuk Movie,
casa di produzione dello
stesso Fresu. A Messina i brani
eseguiti dal duo Fresu e Di
Bonaventura, saranno accompagnati dagli orchestrali del
Teatro Vittorio Emanuele. Nel
corso delle tre serate sarà possibile ascoltare anche due
composizioni di Mozart, i rimanenti brani invece portano
tutti la sua firma, ad eccezione di Fermo, che vede
quale autore Daniele di Bonaventura.
Vinodentro
Daniele Di Bonaventura
40
Paolo Fresu
41
Amiche e rivali
È la storia di una insegnante, Ruth Steiner,
che da giovane aveva avuto successo
come scrittrice. La dedizione allo studio
è sempre stata al centro dei suoi interessi
tanto che non si è mai sposata, né ha
avuto figli. In una sua allieva Lisa Morrison, una giovane insicura, Ruth riconosce
il talento. La fredda Ruth si comincia a
sciogliere. Le comincia a fare delle confidenze e la sostiene sia dal lato professionale che da quello umano. Lisa
pubblica una serie di racconti che riscuotono un discreto successo.
Diventata più forte e più sicura, decide di
Carolina Crescentini
cimentarsi in un romanzo, la cui trama
ruota attorno ad una confidenza di Ruth,
alla relazione d’amore di Ruth con un
noto poeta. Tra le due inizia la contrapposizione il cui perno poggia su un problema etico-morale, sul filo del rapporto
estetica-etica. È giusto o è amorale utilizzare nel proprio processo artistico, immaginario, eventi
di vita reale? Nella messa in scena Monica Guerritore
e Carolina Crescentini riescono a innescare, ed è il
valore aggiunto dell’interessante diatriba, una forte
corrente emotiva che arriva dritta allo spettatore,
il quale spesso si sofferma sui gesti, più che sulle
parole, su un’alzata di sopracciglio che sui battibecchi, ma soprattutto sui toni: a volte spigolosi,
altri affettuosi, altri ancora sferzanti. Perché proprio la gamma delle inflessioni con cui si parlano cadenza la loro amicizia, la loro rivalità,
la loro vulnerabilità.
Qualcosa
rimane
Monica Guerritore
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Una pura
formalità
Un giallo
con finale
a sorpresa
Foto Manuela Giusto
Prende le mosse dal film del regista siciliano Giuseppe Tornatore del
1994 il lavoro teatrale di cui Glauco Mauri firma la regia e in cui riesce
a far rivivere la forza drammatica del lungometraggio, modificandone
le parti “troppo cinematografiche”, per mostrare tutte le sfumature dell’animo umano e cogliere l’intensità di un misterioso intreccio. Un giallo
dell’anima, un viaggio alla scoperta di sé e della memoria, a partire da
un delitto di cui viene accusato un celebre scrittore, Oloff, interpretato
da Roberto Sturno, mentre Glauco Mauri è il Commissario incaricato di
portare avanti le indagini. Ed è attraverso le peculiarità della parola teatrale che il viaggio si compie. «La storia – scrive infatti Mauri nelle sue
note di regia – fa nascere numerosi interrogativi ed è pervasa di “misteriosi perché”. Il cinema ha le sue ricchezze espressive, il teatro ne ha
altre che sono sue proprie. E su un palcoscenico, nel nostro caso, la parola assume un valore non solo di racconto ma anche di invito alla fantasia e alle domande. Domande necessarie all’uomo per aiutarlo a
cercare di comprendere quel viaggio a volte stupendo e a volte terribile
ma sempre affascinante che è la vita. Anche a questo serve il teatro!».
Ed è la ricerca della memoria il tema centrale attorno cui ruota una storia
in cui il peso del passato si
Roberto Sturno e Glauco Mauri
manifesta nel presente, tra
dubbi e domande, e i continui colpi di scena si risolveranno in un inatteso
finale.
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“È dal limite che
vien fuori l’opera
d’arte”
Tadeusz Kantor
Il limite quale risorsa drammaturgico-creativa si propone cifra stilistica
della Compagnia Carullo-Minasi. Le tre opere, ciascuna in maniera diversa, partendo dall’analisi dei dialoghi di Platone - in particolare del Simposio, dell’Eutifrone e dello Ione - affrontano i temi dell’Amore, della
Giustizia e dell’Arte. Il dato comune è la continua insinuazione del dubbio, la costante messa in discussione delle certezze, il continuo oscillare
tra amare verità e frizzante ironia. Il progetto inizia con “Due passi sono”
l’ 8 aprile 2015 con attori e spettatori sul palcoscenico del Teatro Vittorio
Emanuele. Lo spettacolo ha vinto il premio Scenario per Ustica 2011, il
premio In-Box 2012 e il premio Internazionale Pomodoro 2013. Due piccoli giganti combattono una dolce e buffa battaglia per imparare a non
fuggire dalla vita, usando le armi della poesia e dell’autoironia. “T/Empio
-critica della ragion giusta” il 10 aprile 2015 è una libera reinterpretazione
dell’Eutifrone di Platone, ha vinto il premio Teatri del Sacro 2013. Due
soggetti, uniti dalla comune sorte di un processo che reciprocamente li
attende, disquisiscono e s’interrogano intorno ai temi del Giusto e dell’Ingiusto. “Conferenza tragicheffimera -sui concetti
ingannevoli dell’arte” in
programma il 12 aprile
2015 è vincitore del Premio
Fringe Napoli Teatro Festival 2013. È una performance tragicomica intorno
ai temi dell’uomo, dunque
dell’arte che, per sua natura effimera, legittima
ogni piega della vita.
44
Trilogia sul limite
Due passi sono
T/Empio
-critica della ragion giusta
Conferenza tragicheffimera
-sui concetti ingannevoli dell’arte
Cristiana Minasi e Giuseppe Carullo
Trilogia sul
limite
45
El flamenco:
colore, calore,
passione
“Convivencia” rappresenta la perfetta
sintesi di una millenaria contaminazione
di culture, la greca, l’indiana, la
musulmana, la mozarabica e l’ebrea.
Si tratta di uno spettacolo di musica e
danza che si offrirà al pubblico come
un viaggio alle radici del flamenco
puro: uno scrigno ricchissimo di
scoperte, tra cui, appunto, l’influenza
sul flamenco della musica persiana,
sopratutto in alcuni palos come Tangos,
Marianas, Polo, Zambra, Fandangos, che
saranno suonati e ballati. Protagonisti di
Convivencia, all’insegna della migliore
contaminazione delle culture e dei
generi,
saranno
la
danzatrice
flamenchista madrilena e coreografa
Laura Tabanera, il cantaor flamenco Pepe
Quirós, il chitarrista flamenco e
compositore Riccardo Ascani, e poi Reza
Mohsenipour al tar (uno strumento a sei
corde, di origine persiana, simile al liuto)
e Hamid Mohsenipour al flauto e alle
percussioni.
Laura Tabanera
46
Convivencia
Il trascinante
ritmo tzigano
Sabato 18 aprile, appuntamento da
non perdere con un complesso
orchestrale di grande fascino e con
una solida tradizione alle spalle,
l’Orchestra Tzigana di Budapest,
sotto la direzione di Antal Szalai, che
ne è anche il primo violino solista.
L’orchestra è nata nel 1969, su
iniziativa di Szalai, in collaborazione
con altri musicisti provenienti da
varie orchestre di Budapest, con
l’intento di proporre e valorizzare il
repertorio orchestrale della musica tzigana: infatti in esso ci sono
brani di musica nazionale dell’epoca della riforma, della musica
tradizionale tsardas ed arrangiamenti di canzoni popolari. Sin
dalle loro prime apparizioni hanno ottenuto molti riconoscimenti
e successi sia di critica che di pubblico, diventando in breve
tempo la più popolare orchestra ungherese.
Antal Szalai
e Orchestra
Tzigana di
Budapest
47
Insieme: né soli
né perdenti
Un assaggio di “Lei e lei” di Giampiero
Cicciò è già stato letto al pubblico da Adele
Tirante nella serata-varietà
inaugurale della stagione,
lo scorso 25 settembre.
I pensieri ricorrenti e le nevrosi di una donna, solo
uno scorcio dell’intera storia:
lo stesso attore-autore per
l’occasione, descrive «due
personaggi ai margini in
una città di provincia, una
ragazza poco più che adolescente, giovane prostituta
tossicodipendente aggressiva e impetuosa, e un travestito sui cinquanta anni, senza illusioni e visionario insieme, che si è sempre sentito una donna ed è da sempre costretto a prostituirsi
perché non ha trovato altri lavori a causa
della sua sessualità e della sua personalità
strampalata». Un testo nuovissimo, per temi
e stesura e, a detta di Giampiero Cicciò
(anche alla regia), «suscettibile di modifiche
fino alla prova generale». In scena sarà af-
48
Giampiero Cicciò
fiancato da Federica De
Cola, attrice messinese
tra gli interpreti dell’ultimo film di Mario Martone, “Il giovane favoloso”,
in concorso alla recentissima Mostra del Cinema di Venezia. Una coppia teatrale, quella De
Cola-Cicciò, più che collaudata, e che porta sulla
scena una sfida a tutto
tondo dell’attore allievo
di Vittorio Gassman: «Arriva prima o poi per un
attore, che fa anche il regista e che scrive, la voglia di mettersi alla prova
sperimentando tutti i suoi
“mestieri” contemporaneamente – spiega Cicciò
– È una sfida ma anche
una voglia di libertà
d’espressione senza vincoli. Le uniche regole
sono la sincerità e il coraggio».
Lei e lei
Federica De Cola
49
A dieci anni di distanza dall’ultimo saluto a
Giorgio Gaber, Enzo Iacchetti rende omaggio a uno dei più grandi artisti italiani di
sempre con uno spettacolo ricco di musica
e intrattenimento. “Chiedo scusa al Signor
Gaber” già dal titolo evidenzia da un lato
l’estremo rispetto con cui Iacchetti si è avvicinato alla discografia di Gaber, “un filosofo
del ‘900” come l’ha definito, dall’altro lato
rappresenta una reale ammissione di colpa
per aver “osato” manipolare alcuni brani storici. Le canzoni sono state rinnovate, infatti,
in una riscrittura arricchita da contaminazioni
e da inserti musicali di varie provenienze: dai
cori alpini a Jovanotti, fino a Zucchero. La
scelta di Iacchetti è stata quella di un’esecuzione non tradizionale, che è stata molto apprezzata dai numerosi estimatori del grande
cantautore milanese. Lo stesso Gaber d’altronde ha sempre rappresentato una figura di
avanguardia nel panorama culturale italiano.
Tre le date della tappa messinese, per questo
tour che continua a strappare applausi in tutti
i teatri in cui è andato in scena. Il 23, 24 e 26
aprile il brillante Iacchetti salirà sul palco del
Teatro accompagnato al pianoforte dal maestro
Marcello Franzoso e dai coristi della Witz Orchestra triestina. Tra i brani più famosi ascolteremo: “Torpedo blu”, “Il
Riccardo”, “Com’è bella la
città”, “Barbera e champagne”,
“L’orgia”, “Trani a gogò”, “La
ballata del Cerruti”, “Benzina
e cerini”, “Porta Romana”,
“Ma pensa te”, tutti eseguiti dal
vivo dall’Orchestra del Teatro
Vittorio Emanuele, che per
l’occasione sarà diretta dal
maestro Valter Sivilotti.
Chiedo
scusa al
Signor
Gaber
50
In onore
del Signor G.
Enzo Iacchetti
51
Clitennestra
è una donna,
non un’eroina
vendicatrice
Clitennestra uccide suo marito Agamennone al ritorno dalla guerra
di Troia. Cos’ha fatto durante i dieci anni d’assenza del suo grande
amore? Perché l’ha ucciso con l’aiuto del suo amante? Quale prezzo
ha dovuto pagare per il suo sconfinato amore e per il suo efferato
delitto? Le parole mai scontate della Yourcenar descrivono con
precisione chirurgica non solo i fatti, ma anche le motivazioni che
portano la sventurata eroina dai capelli (ormai) grigi ad impugnare
il coltello che ucciderà l’unico vero amore della sua vita.
La regia asciutta e moderna di Paolo Cutuli, che si avvale solo di tre
valigie con le rotelle che identificano i personaggi, è tutta al servizio
del testo. Un testo preciso e spietato. Tuttavia, in alcuni punti, il testo
lascia spazio alle pantomime di Clitennestra che sulle canzoni di
Loredana Berté, Depeche Mode, Piccola Orchestra Avion Travel e
99 Posse, raccontano il suo corpo che aspetta e il suo corpo che
uccide. Il pubblico di questo spettacolo diventa la corte che giudica
Clitennestra; diventa il popolo di vedove in attesa del ritorno del
marito soldato; diventa un campo solitario in cui si nasconde Egisto.
Il pubblico respira le invasioni
di Clitennestra e Clitennestra
respira gli sguardi e ad essi si
rivolge come ultima preghiera:
per chiarirsi e per chiarire, per
prendere una decisione finale.
Clitennestra
o del crimine
52
53
Plan B e la poesia
dell’illusione
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Il suo ideatore, Aurélien Bory, ci introduce in questo circo contemporaneo attraverso il titolo. «Plan B è un
termine usato generalmente nei thriller o nei film d’azione – spiega – si
procede al piano B quando il piano
A non ha funzionato ed è proprio
questa la situazione in cui si trovano
i miei personaggi: quella di avere a
disposizione un piano alternativo sapendo che, se dovesse fallire, non ci
sarà nessun piano C. Essi si muovono, quindi, in uno stato d’animo
diviso tra azione, speranza e fragilità». L’essenza di questo progetto sta,
dunque, nella relazione tra l’individuo e lo spazio. Plan B gioca con lo
spirito di adattamento degli esseri
umani e mette in rapporto l’arte dei
giocolieri e degli acrobati con i vincoli costrittivi dello spazio scenico.
Plan B
Nello spettacolo, diretto da Phil Soltanoff, si assiste a una sorprendente
esibizione su un piano inclinato, in
cui la scenografia è il centro dell’esibizione, in un dialogo continuo con
la gravità. Ma, al contrario della
magia, che sfrutta l’illusione per nascondere l’artificio, Plan B ne evidenzia il funzionamento, ne sottolinea la
semplicità e la povertà dei mezzi tecnici impiegati. Per conservare, della
magia, solo l’aspetto poetico.
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“Ah, che bel vivere,
che bel piacere…”
con Elio
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Figaro il
barbiere
Sarà un Elio di… “qualità” quello
che calcherà il nostro palcoscenico
il 22 e 23 maggio prossimo. In uno
spettacolo che vedrà il cantante esibirsi nella versione cameristica del
capolavoro di Gioacchino Rossini.
Elio, per una volta orfano del suo gruppo
delle “Storie Tese”, punta con questo classico
dell’Opera a far avvicinare i giovani al Teatro.
«Il nostro obiettivo dichiarato – ha affermato
– è quello di rendere l’opera lirica accattivante e apprezzabile anche per il pubblico
più giovane». Lo spettacolo “Figaro il barbiere” è un libero racconto ideato da Roberto
Fabbriciani, con musiche tratte da “Il barbiere
di Siviglia”, che lo stesso Fabbriciani ha cucito addosso a Elio. Alla musica di Rossini,
nella riduzione originale dell’epoca, si unisce
poi un narratore che, dialogando con il pubblico, racconta i momenti salienti e ne introduce i personaggi. Sul palco, con
Elio, Roberto Fabbriciani al flauto, Fabio Battistelli al clarinetto e Massimiliano Damerini al pianoforte. Per Elio la
passione per lirica ha radici
lontane, diplomato al conservatorio “Verdi” di Milano, ha già conquistato
gli scettici nella sua
performance di Figaro
in un Sanremo di
qualche anno fa,
quando ha ricevuto
numerosi consensi da
parte del pubblico e
della critica.
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Laudamo
Aperta
Teatro, musica
e danza
L’idea di un teatro sempre “aperto” si concretizza quest’anno
anche grazie ai tantissimi eventi previsti per dare vita alla Sala
Laudamo, in continuità con la programmazione del Vittorio Emanuele, per arricchirne l’offerta e guardare ai giovani talenti del territorio. Il cosiddetto “ridotto” del Teatro, infatti, oltre ad ospitare
il variegato Progetto “Laudamo in città” si aprirà ad eventi, anche
in prima nazionale, di musica e prosa, per dar voce ad autori messinesi. Un cartellone specifico, ed anche un laboratorio condotto
dall’attore e regista Antonio Lo Presti, finalizzato alla messa in
scena del “Marat-Sade” di Peter Weiss. Alla formazione si affianca
una programmazione con spettacoli ed incontri performativi che
coinvolgeranno lo stesso Antonio Lo Presti, il regista Roberto Bonaventura, l’attrice Adele Tirante, la musicista Katia Pesti. E la sala
ospiterà anche appuntamenti musicali dal taglio innovativo per
unire musica ed arti performative, grazie ad alcune proposte frutto
della collaborazione con le tre storiche associazioni concertistiche messinesi, Accademia Filarmonica, Bellini e Filarmonica Laudamo.
Elisabetta Reale
58
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Laudamo
In Città
Laboratori,
spettacoli e residenze
Sarà un vero e proprio “cantiere teatrale”, tra laboratori, prove
aperte, residenze. Il progetto “Laudamo in città”, promosso dalla
compagnia “Daf-Teatro dell’Esatta Fantasia” in collaborazione col
Teatro Vittorio Emanuele, è stato pensato per animare quasi ogni
giorno la sala alle spalle del Vittorio, per trasformarla in spazio teatrale a tutto tondo. In programma un laboratorio teatrale, “Nel Paese
dei Balocchi”, suddiviso in quattro “stanze” – Istinto, Solitudine, Inganno e Amore – inaugurato il primo ottobre per concludersi a giugno, ideato e diretto Angelo Campolo ed Annibale Pavone, rivolto
ad aspiranti attori e registi under 30, che avrà come base di partenza
e ispirazione il “Pinocchio” di Collodi, per spingersi ad esplorare
alcuni temi del racconto incarnati dai suoi personaggi principali. Al
progetto laboratoriale, che prevede uno spettacolo alla fine di ogni
“stanza”, parteciperanno inoltre Paride Acacia, Giacomo Ferraù,
Saverio Tavano per la fase di sviluppo drammaturgico e Sarah Lanza
coreografa e ballerina. E ancora previste tante altre attività, come
gli incontri tra “teatro e letterature” in collaborazione con le scuole
e le librerie cittadine, spettacoli nei quartieri, residenze per aprire
lo sguardo a ciò che accade nelle altre regione italiane, ed una rassegna per dare spazio a voci e talenti della
scena messinese. Un progetto ricco e variegato, dove vecchie e nuove professionalità del
mondo del teatro si incontrano in uno scambio
di saperi che si apre al pubblico.
E. R.
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Giovedì Musicali alla Sala Sinopoli
a cura di Giuseppe Ramires e Grazia Spuria
L
a rassegna “Giovedì Musicali”, ideata dall’Accademia Filarmonica di
Messina e dall’Associazione Bellini, è un progetto dedicato agli studenti
delle scuole di ogni ordine e grado. L’iniziativa nasce dal desiderio di
incentivare la diffusione della musica colta presso i giovani avvicinandoli
all’ascolto dal vivo, nei luoghi e nei tempi canonici dei concerti di musica
classica, tramite appunto un ciclo di concerti, per lo più, di giovani, ma
già affermati musicisti. Inaugura la rassegna il Duo Incanto, a seguire un
altro duo formato da Francesco Tusa e Irene Valenti, poi il Concerto di
Natale affidato al Coro di voci bianche Note Colorate a cui seguiranno, a
Gennaio, il Quartetto Armonico e il chitarrista Alessandro Monteleone. A
Febbraio il Quartetto di violoncelli Goltermann e l’Orchestra da camera I
Musici. A Marzo avranno luogo i concerti del pluripremiato pianista
diciottenne Giorgio Trione Bartoli e del duo formato da Paolo Blundo Canto
e Stefania La Manna. Ad Aprile un altro pianista diciottenne, Ruben Micieli.
Chiuderà i “Giovedì Musicali” il concerto lirico di Amalia Santamaria e
Lorenzo Licitra, al pianoforte Gian Rosario Presutti.
60
Musica e parole con “Accordiacorde”,
l’intenso programma di concerti della
Filarmonica Laudamo
a cura di Luciano Troja
Per il secondo anno consecutivo la Filarmonica Laudamo propone
nella propria stagione dei concerti infrasettimanali, di giovedì alle 19,
in collaborazione col Vittorio Emanuele, alla Sala Sinopoli e alla Sala
Laudamo. Otto appuntamenti musicali, adattati in una mini-rassegna
dal titolo “Accordiacorde”, dove gli autori attraverso la musica, ma
anche le parole, illustrano il loro progetto musicale. Questi gli appuntamenti: il 6 novembre, l’Otherwise 4tet, in “Bufalino SoundInVerse”,
incontro fra la poesia di Gesualdo Bufalino e le musiche di Gino
Aquila; il 20 novembre il pianista Daniele Condurso in “Chopin & Chopin”, propone una full immersion nello Chopin più celebrato e meno
conosciuto, con una serie di miniature frutto della ricerca dello stesso
Condurso; il 4 dicembre “Viaggio nella vocalità cameristica del ‘900”,
un percorso filologico, ma anche intimo ed emozionante con Donatella Sollima al pianoforte, le sapienti parole della sorella Annamaria e
la voce del soprano Francesca Adamo. Il 22 gennaio sarà la volta del
Pannonica Jazz Workshop con “Strayhorn! Omaggio a Billy Strayhorn
nel centenario della nascita”: monografia su un compositore che per
25 anni fu l’alter ego di Duke Ellington, allestita dal Pannonica Workshop, laboratorio condotto a Messina da oltre una decade da Filippo
Bonaccorso e Luciano Troja. Alla Sala Laudamo invece il 5 febbraio
“Les Elements”, musica antica con strumenti d’epoca con Piero Cartosio e Natalia Bonello ai flauti e Gianluca Lastraioli alla tiorba, quindi
il 19 febbraio con Carmelo Coglitore al sax e Giovanni Caridi al violoncello, un viaggio tra improvvisazione e musica scritta, tra brani celebri di Bizet, Bach, Verdi, e dello stesso Coglitore; il 5 marzo Basilio
Timpanaro e Rossana Policardo, con le Sonate di Mozart per clavicembalo a 4 mani, un affascinante programma da due dei nostri maggiori
esecutori dello strumento. Chiuderà la rassegna il Giuseppe Guarrella
Niwas Quartet, gruppo a nome di uno degli artisti di punta dell’avantgarde jazz, con le musiche tratte da Urban Lullaby, CD che uscirà a
breve, con musiche dello stesso Guarrella, William Parker e Max
Roach.
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Eventi del mese Eventi del mese Eventi d
16 ottobre MESSINA, Teatro Vittorio Emanuele
“Toni Servillo legge Napoli”, fino al 19 ottobre 2014
17 ottobre TORINO, Teatro Stabile di Torino
“Falstaff”, da Enrico IV/Enrico V di William Shakespeare
18 ottobre MESSINA Teatro Vittorio Emanuele
presentazione volume “Eduardo e Pirandello. Una questione «familiare» nella drammaturgia italiana”, di Dario Tomasello
19 ottobre ROMA, Museo MACRO
Festival Internazionale di Roma (XIII edizione) Mostra “Portrait”
20 ottobre MESSINA, Cineforum Orione, Cineauditorum Fasola
“Scusa, mi piace tuo padre”, di Julian Farino
21 ottobre MESSINA, Teatro Vittorio Emanuele
“Giù”, di Spiro Scimone, fino al 24 ottobre 2014
22 ottobre MILANO, Piccolo Teatro Grassi
“Una giovinezza enormemente giovane” di Gianni Borgna
23 ottobre ROMA, Teatro dell’Opera, Teatro Costanzi
“Rigoletto”, Musica di Giuseppe Verdi
24 ottobre MODENA, VIE Festival
“Super Premium Soft Double Vanilla Rich”, di Toshiki Okada
25 ottobre MESSINA, Teatro Vittorio Emanuele, Ramin Bahrami
26 ottobre VICENZA, “Laboratorio Olimpico”
IX edizione, Odeo del Teatro Olimpico
27 ottobre MESSINA, Cineforum Orione, Cineauditorum Fasola
“Jimmy P.” di Arnaud Desplechin
28 ottobre FIRENZE, Teatro La Pergola
“Sei personaggi in cerca d’autore”, di Luigi Pirandello, regia Gabriele
Lavia
29 ottobre PALERMO, Teatro Biondo Stabile di Palermo
“Io, Nessuno e Polifemo. Intervista impossibile”, testo e regia Emma
Dante
30 ottobre NAPOLI, Teatro San Carlo
“Eduardo, Artefice magico”, ideazione e coreografia Francesco
Nappa
31 ottobre ROMA, Teatro Brancaccio
“Carmen” di Dada Masilo
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del mese Eventi del mese Eventi del me
1 novembre LECCE, Cantieri teatrali Koreja
“Pollicino 2.0”, Collettivo PirateJenny (Milano)
2 novembre ROMA,
Teatro Argentina, “Gifuni legge Ragazzi di vita”
3 novembre MESSINA, Cineforum Orione, Cineauditorum Fasola
“Ninotchka”, di Ernst Lubich
4 novembre MESSINA, Teatro Vittorio Emanuele
“Dots, Lines and the Cube”, Mum&Gypsy (Giappone), fino al 6 novembre 2014
5 novembre ROMA, Teatro India
“Trilogia dell’invisibile”, un progetto di Deflorian/Tagliarini
6 novembre MILANO, Piccolo Teatro Studio Melato
“Malacrescita”, di Mimmo Borrelli
7 novembre CATANZARO
Festival d’Autunno - Spiritualità e Media
8 novembre VITTORIA (RG)
Fiera Emaia Campionaria Nazionale a Vittoria
9 novembre MILANO, Palazzo Reale
“Van Gogh. L’uomo, la terra, il lavoro”, Mostra di pittura
10 novembre MESSINA, Cineforum Orione
Cineauditorum Fasola, “La grande illusione”, di Jean Renoir
11 novembre CATANIA, Teatro Massimo Bellini
“Coppelia”, balletto di Lèo Delibes
12 novembre TORINO, Teatro Stabile di Torino“
Cyrano de Bergerac”, di Edmond Rostand
13 novembre FIRENZE, Palazzo Strozzi
“Picasso e la modernità spagnola”, Mostra di pittura
14 novembre PALERMO, Teatro Biondo Stabile di Palermo
“Doppio fronte Oratorio per la grande guerra”, di e con Lucilla Galeazzi e Moni Ovadia
15 novembre SAN LEUCIO (CS), Officina teatro
prospettive contemporanee presenta “Banane”,
Teatridilina
compagnia
16 novembre MONFORTE SAN GIORGIO (ME)
Giro delle botti e dei catoi a Monforte San Giorgio
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Tra le novità della stagione 2014/2015 del Teatro
Vittorio Emanuele ecco la TVE CARD.
Una nuova ed importante iniziativa che, ad un costo
simbolico, permetterà di usufruire di alcuni vantaggi,
che verranno gradualmente e costantemente ampliati.
La TVE CARD offre una serie di agevolazioni:
a) Lo sconto del 10% su tutti gli spettacoli,
compresi quelli fuori abbonamento
b) Diritto ad una copia gratuita della rivista
Frammenti
c) Vantaggi e benefici che verranno offerti
dagli Enti, dagli Imprenditori e dagli Esercenti che aderiranno al gruppo “Amici del
Teatro”. Consultando regolarmente il sito
www.teatrodimessina.it sarà possibile scoprire tutte le informazioni aggiornate sulle
promozioni del Teatro e del gruppo “Amici del
Teatro”. La TVE CARD può essere ritirata
esclusivamente al botteghino dietro versamento di 10,00 € o di 5,00 € per i giovani
fino ai trent’anni.
Tra i tanti compiti che il Teatro svolge all’interno di una comunità, non va dimenticato il ruolo sociale che esso, per sua stessa natura, ricopre, e per dare un segno
di presenza ed attenzione forte il Vittorio Emanuele quest’anno ha voluto abbracciare l’iniziativa del “biglietto sospeso”. Tutti gli spettatori in piena libertà e autonomia, avranno la possibilità di donare piccole somme destinate all’acquisto di
biglietti da donare a soggetti svantaggiati. Prosegue poi la collaborazione con
l’Associazione ISIVIÙ di Barbara Marsala per offrire il servizio di traduzione nella
lingua dei segni e della descrizione audio di alcuni spettacoli della stagione, per
favorire la partecipazione e la fruizione del Teatro ai Sordi e ai non Vedenti. Già
in passato il teatro ha portato avanti questo progetto, prima di tante altre realtà
del territorio nazionale.