Papa Leone I, il difensore della cristianità e dell’Italia Papa Leone I, detto anche Leone Magno, nacque a Volterra (Toscana) nel 390 circa e morì a Roma, il 10 novembre 461: fu il 45° vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica. È venerato come santo e il suo pontificato va dal 29 settembre 440 alla sua morte. Fu il primo papa seppellito nella antica basilica di San Pietro (costruita da Costantino nel IV sec.) Il pontificato di Leone, come quello di Gregorio I, fu il più significativo e importante dell'antichità cristiana. In un periodo in cui la Chiesa stava sperimentando grandi ostacoli al suo progresso, in conseguenza della rapida disintegrazione dell'Impero romano d'Occidente, questo papa guidò il destino della Chiesa romana e della nostra penisola. Attila, “Flagello di Dio” Nato nel Caucaso nel 406 e morto in Pannonia (attuale Ungheria) il 16 marzo 453, fu l'ultimo e più potente sovrano degli Unni. Governò un vastissimo impero che si estendeva dall'Europa centrale al Mar Caspio, dal Danubio al Baltico, unificando - per la prima ed ultima volta nella storia - la maggior parte dei popoli barbarici della Eurasia settentrionale. Durante il suo regno, divenne il più irriducibile nemico dell'Impero romano d'Oriente e dell'Impero romano d'Occidente: invase due volte i Balcani, assediò Costantinopoli, marciò attraverso la Francia e scacciò da Ravenna l'imperatore Valentiniano III (452). Soprannominato Flagellum Dei ("Flagello di Dio") per la sua ferocia, si diceva che dove fosse passato non sarebbe più cresciuta l'erba. Si racconta che fosse superstizioso, facesse affidamento sulle profezie e si facesse influenzare nelle decisioni in campo militare da indovini e sciamani. PAPA LEONE I E ATTILA, IL FLAGELLO DI DIO Attila giunse in Italia nel 452 . Il suo esercito, composto soprattutto da truppe germaniche, avanzò su Trieste, ma venne fermato ad Aquileia, città romana fortificata e di grande importanza strategica: il suo possesso avrebbe permesso di controllare gran parte dell'Italia settentrionale. Attila la cinse d'assedio per tre mesi, ma inutilmente. La leggenda racconta che proprio mentre era sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso. Il superstizioso Attila, a quella vista, ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla cicogna. Attila poté così impossessarsi della città, che incendiò e rase al suolo. Quindi si diresse verso Padova, che saccheggiò completamente. Prima del suo arrivo, molti abitanti della città e dei territori circostanti, cercarono rifugio nelle paludi, dove avrebbero poi fondato Venezia. Lapide dedicata a Leone I, a Governolo (Mantova) Governolo (Mantova), sul fiume Mincio, è uno dei due luoghi ove si ipotizza avesse avuto luogo, nel 452, l'incontro tra Attila e papa Leone I, che fermò le incursioni del condottiero unno. Durante la conquista dell'Italia, Attila si fermò sul Po, nella località tramandata col nome di "Ager Ambulejus", presso Governolo. Qui incontrò un'ambasciata guidata da papa Leone I, mandata dall’imperatore Valentiniano. Dopo l'incontro, Attila si ritirò con le proprie truppe, senza avanzare pretese sulle terre in precedenza reclamate. Diverse sono le interpretazioni per questa decisione di Attila: - Le carestie e le epidemie che accompagnavano la sua invasione potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo delle forze; - inoltre, le truppe che il generale romano Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero averlo convinto a retrocedere. Prisco riporta che anche la paura superstiziosa della fine di Alarico - che morì poco dopo aver saccheggiato Roma, nel 410, - potrebbe aver dato all'unno motivo ulteriore d'arresto. - Numerosi storici hanno supposto che l'ambasciata portasse segretamente una notevole quantità d'oro al conquistatore; ciò sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila: chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.