mostra/2 Apre domenica la rassegna al Museo di Antropologia di Firenze sul lavoro di Paolo Mantegazza Il Darwin della foto. Smorfie e clic per studiare l'uomo «Una delle più giovani e simpatiche figlie della scienza», così Paolo Mantegazza, medico, esploratore, scrittore e politico definì la fotografia nella seconda metà dell'8oo. E a questo poliedrico personaggio, fondatore del Museo di Storia naturale di Firenze, è dedicata la mostra che aprirà i battenti domenica , dal titolo Obiettivo Uomo, l'antropologia fotografica di Paolo Mantegazza organizzata in occasione dei loo anni dalla scomparsa dello scienziato e allestita nella sezione di Antropologia e Etnologia del museo dell'Università (Palazzo Nonfinito, via del Proconsolo, 12). L'esposizione ripercorre , attraverso una serie ben distribuita di scatti alternati ad alcuni volumi rari, il lavoro dello studioso sull'uomo e sulle sue caratteristiche fisi- che, sociali e culturali. Ricerche che lo hanno portato in giro per il mondo e che oggi restituiscono al visitatore una selezione di immagini (alcune realizzate dallo scienziato stesso, altre fatte dai suoi collaboratori, altre ancora acquistate durante i suoi viaggi in Lapponia e in India) che aprono una finestra su luoghi esotici, popolazioni lontane, fenomeni naturali e studi indoor sulla mimica facciale. «Mantegazza - spiega Monica Zavattaro, responsabile della sezione del museo e curatrice della mostra insieme a Gloria Roselli e Paolo Chiozzi - fece della fotografia un metodo di osservazione e indagine della realtà umana e la utilizzò per documentare quelli che considerava gli aspetti fondamentali dello studio dell'uomo: la morfologia del corpo umano, Fine '800 Una delle cento fotografie in mostra a Palazzo Nonfinito in via del Proconsolo scattate da Paolo Mantegazza, fondatore del Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze le differenze tra le popolazioni, le funzioni degli organi e le facoltà psichiche. Attraverso le immagini è possibile ripercorrere anche il suo pensiero». Distribuite con rigore su pannelli posizionati accanto alle teche ottocentesche che contengono la collezione del museo, le fotografie sono un centinaio, suddivise in tre sezioni: gli scatti antropometrici, i viaggi e la parte incentrata su fisionomia e mimica. Figura chiave nell'Ottocento dei cambiamenti e dei progressi scientifici, Mantegazza, che da ragazzo aveva partecipato alla rivolta delle Cinque giornate di Milano, si laurea presto in medicina, viaggia per il mondo e quando torna fonda la prima cattedra di antropologia a Firenze (è considerato uno dei padri dell'antropologia moderna) e la «Società italiana di Antropologia, etnologia e psicologia comparata» dove, tra i soci onorari, compare anche il nome di Charles Darwin. Volti, figure intere e scorci fanno capolino dalle foto e descrivono in modo dettagliato tradizioni e stile di vita delle popolazioni con cui Mantegazza entrò in contatto. Tra le immagini più curiose, quelle in cui utilizzava la fotografia per fissare i tratti del viso e analizzarli sottoponendo soggetti diversi (tra cui anche l'attore Claudio Leigheb) a vari tipi di dolore fisico (olfattivo, visivo, tattile, etc) provocato artificialmente e impresso in buffe smorfie sulle lastre fotosensibili delle prime macchine fotografiche. Ludovica Zarrllli OR I P ROI]UZIO NE (RISERVATA