muore rochus misch, guardia del corpo di hitler

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MUORE ROCHUS MISCH, GUARDIA DEL CORPO DI HITLER
Fu la devota guardia del corpo di Adolf Hitler per quasi tutto il periodo della Seconda Guerra
Mondiale e l’ultimo testimone rimasto delle ultime ore del leader Nazista nel suo bunker di Berlino.
Insomma, il Sergente Maggiore delle SS Rochus Misch ne fu orgoglioso.
Per anni accompagnò Hitler quasi ovunque egli andasse, stando al fianco dell’uomo che chiamava
con affetto il “capo”, fino a quando il dittatore e sua moglie, Eva Braun, si suicidarono mentre si
faceva sempre più vicina la sconfitta per mano Alleata. Il leale sottufficiale delle SS rimase per
giorni nella “bara di cemento” dopo la morte di Hitler, riuscendo poi ad uscirne mentre Berlino
crollava attorno a lui e i sovietici imperversavano per la città.
Persino nei suoi ultimi anni vita, in una intervista nel 2005 da parte dell’agenzia di stampa
Associated Press nella quale raccontava gli ultimi giorni caotici e claustrofobici di Hitler, Misch
impersonava sempre il modello di uomo delle SS, con postura rigida, spalle larghe, capelli bianchi
ben pettinati e senza chiedere scusa per il suo stretto rapporto con l’uomo più vituperato del 20°
secolo.
“ Egli non era un bruto. Non era un mostro. Non era un super uomo “ Disse Misch.
Il novantaseienne Misch è morto Giovedì 5 Settembre, uno degli ultimi di una generazione che porta
la diretta responsabilità della brutalità tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale. (Commento
di parte, ndt.)
Durante l’intervista con la Associated Press si è tenuto alla larga dalle domande centrali circa la
colpa e la responsabilità, dicendo che non sapeva niente della morte di 6 milioni di ebrei e che Hitler
non tirò mai fuori la Soluzione Finale in sua presenza.
“ Non fu mai un argomento “, disse con tono sicuro, “ mai “.
Sembrava avesse poca empatia per coloro che non conosceva direttamente ma anche per alcuni che
conosceva.
Misch si commosse quasi alle lacrime quando parlava della decisione di Joseph e Magda Goebbels di
uccidere i loro sei figli nel bunker di Berlino prima di suicidarsi loro stessi. Ma era anche capace di
sghignazzare di un amico di famiglia, “un vero sinistroide”, messo nel campo di concentramento di
Sachsenhausen, fuori Berlino, il quale dopo il suo rilascio si lamentò che “le camicie di carta (nel
campo) non erano comode”.
Nato il 29 Luglio 1917 nel piccolo paesino di Alt Schalkowitz in Slesia, in quella che oggi è la
Polonia, Misch rimase orfano in tenera età.
Contro lo sfondo della sanguinosa rivoluzione russa e l’ascesa di Stalin, insieme alla popolarità del
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Partito Comunista in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, Misch decise di arruolarsi all’età di
20 anni nelle SS, un’organizzazione che considerava un contrappeso alla minaccia delle sinistre.
Si arruolò nella Divisione SS Leibstandarte Adolf Hitler, una unità di base a Berlino che in origine fu
creata come protezione personale del Fuehrer.
“ Si trattava di anticomunismo, contro Stalin, per proteggere l’Europa “, diceva Misch, facendo
notare che migliaia di altri europei occidentali si arruolarono nella Waffen SS. “ Mi arruolai per
andare in guerra contro il bolscevismo, non per Adolf Hitler “.
Ma quando le armate di Hitler invasero la Polonia il 1° Settembre 1939, Misch si trovava nelle
avanguardie quando la sua divisione di SS venne annessa ad una unità dell’esercito regolare per
l’attacco-lampo. Mentre le forze tedesche accerchiavano velocemente Varsavia, Misch, che parlava
un po’ di polacco, fu mandato con un drappello a negoziare la resa di una caposaldo e le truppe che
lo tenevano gli dissero che avevano bisogno di tempo per pensare sulla proposta.
“ Mentre ci stavamo allontanando, aprirono il fuoco “, raccontò Misch nella sua casa a Berlino, “ una
pallottola entrò qui e uscì dall’altra parte, a due centimetri dal cuore “.
Dopo la sua evacuazione in Germania e la convalescenza, nel Maggio del 1940 fu promosso al ruolo
di una delle due guardie del corpo e assistenti generali di Hitler, facendo qualunque cosa: dal
rispondere al telefono all’accoglienza dei dignitari e, una volta, recapitando persino fiori ad una delle
musiciste preferite di Hitler che si era appena fidanzata.
Mische il suo camerata delle SS Johannes Hentschel accompagnavano Hitler ovunque egli andasse,
incluso il suo rifugio alpino a Berchtesgaden e il suo quartier generale conosciuto come “la tana del
lupo”. Viveva tra l’appartamento di Hitler nella Nuova Cancelleria del Reich e una casa nei
sobborghi della classe operaia di Berlino che tenne fino alla sua morte:
“ Era un capo fantastico “ – disse Misch – “ vissi con lui per cinque anni. Eravamo le persone più
vicine a lui. C’eravamo sempre. Hitler non era mai senza di noi giorno e notte “.
Negli ultimi 8 – 10 giorni della vita di Hitler, Misch lo seguì a vivere sottoterra, protetto dal cosi
detto bunker del Fuehrer con soffitti e pareti in cemento armato.
“ Hentschel accendeva le luci, l’aria e l’acqua e io mi occupavo del telefono. Non c’era nessun altro.
Quando qualcuno scendeva per le scale non potevamo nemmeno offrirgli da sedersi. Lo spazio era
troppo piccolo, piccole celle da 10 o 12 metri quadrati. Non era un bunker per viverci ma un bunker
anti-aereo “.
Dopo che l’attacco sovietico iniziò, Misch ricordava generali e pezzi grossi del Nazismo che
andavano e venivano mentre tentavano disperatamente di improvvisare una difesa della capitale col
rimanente scalcinato esercito tedesco. Ricordò che il 22 Aprile, due giorni prima che gli eserciti
sovietici completassero l’accerchiamento di Berlino, Hitler disse: “ Ci siamo, la guerra è perduta.
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Potete andare “.
“ Chiunque, tranne coloro che avevano una mansione come noi che dovevano restare. Disse Misch. “
Le luci, l’acqua, il telefono dovevano essere tenuti in funzione ma tutti gli altri potevano andarsene e
tutti se ne andarono immediatamente “.
Ma quello stesso giorno Hitler si aggrappò alla speranza, rivelatasi in seguito un falso rapporto, in
base al quale gli Alleati occidentali avrebbero chiesto alla Germania di tenere Berlino per altre due
settimane contro i sovietici per poi combattere insieme il comunismo.
“ Lui credeva ancora in un patto fra Ovest e Est “. Diceva Misch. “ A Hitler piaceva l’Inghilterra, ad
eccezione del Primo Ministro Winston Churchill, e non pensava che un popolo come gli inglesi si
sarebbe alleato con i comunisti per sconfiggere la Germania “.
Il 28 Aprile Misch vide le figure famigliari del Ministro della Propaganda Joseph Goebbels e l’amico
intimo di Hitler Martin Bormann entrare nel bunker con un uomo che non aveva mai visto prima.
“ Chiesi chi era e loro dissero che era l’ufficiale civile che era venuto per celebrare il matrimonio di
Hitler “. Disse Misch.
Quella notte, Hitler e l’amante di lunga data Eva Braun, si sposarono con una breve cerimonia nella
quale confermarono di essere di pura discendenza Ariana prima di fare il loro giuramento e di
firmare il registro.
Due giorni dopo Misch vide di nuovo Goebbels e Bormann, questa volta parlavano con Hitler e il suo
aiutante Maggiore Otto Guensche, nel corridoio del bunker fuori dalla stanza del centralino
telefonico.
“ Lo vidi andare nella sua stanza….e qualcuno, Guensche, disse che non doveva essere disturbato. E
questo voleva dire quello che stava per succedere “. Disse Misch. “ Tutti sapevamo che sarebbe
successo. Disse che non avrebbe lasciato Berlino e che sarebbe rimasto qui “.
“ Non udimmo alcun sparo, non udimmo niente, ma uno di quelli che erano nell’atrio, non ricordo se
era Guensche o Bormann, disse: Linge, Linge, penso sia fatta “, disse Misch riferendosi al cameriere
personale di Hitler Heinz Linge.
“ Poi c’era calma, tutto era tranquillo. Non ricordo chi aprì la porta, Guensche o Linge. Aprirono la
porta e guardai dentro. Ci fu una breve pausa e venne aperta la seconda porta e vidi Hitler con la
testa sul tavolo in questo modo….”– disse Misch mettendo la testa tra le mani sul tavolo del
soggiorno.
“ Ed Eva giaceva sul sofà con le ginocchia all’insù e la testa rivolta verso di lui. Ora non ricordo se
Hitler era seduto sul sofà oppure sulla sedia vicino “. Eva Braun era morta avvelenata e Hitler si era
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sparato.
Il silenzio e l’attesa diedero poi il via al caos quando Misch corse su alla cancelleria per dare la
notizia al suo superiore e poi di nuovo giù dove il corpo di Hitler era stato disteso a terra coperto da
un lenzuolo.
“ Poi lo sistemarono alla bene meglio e si chiesero: che cosa facciamo ora? “ – disse Misch – “
Mentre portavano fuori Hitler, camminavano a pochi metri da me e vidi le sue scarpe fuori
dall’involucro “
Dopo che i corpi furono portati fuori, una guardia delle SS corse giù per le scale e chiese a Misch di
venire a vedere cosa stava accadendo fuori mentre i due erano coperti di benzina e incendiati. Disse:
“ Il capo sta per essere bruciato, vieni fuori “. Così ricordava Misch, ma lui invece scese ancora più
giù nel bunker a parlare col camerata Hentschel.
Chiesi: “ Pensi che ci ammazzeranno? “ e lui rispose: “ Perché pensi questo? “ Misch replicò: “ Di
sopra in cancelleria ho visto la Gestapo e potrebbe darsi che vogliano ucciderci in quanto testimoni
“.
Ma Misch rimase al suo posto, prendendo e passando telefonate a Goebbels, suo nuovo capo, fino al
2 Maggio quando ebbe il permesso di andarsene.
“ Tutti erano di sopra nella cancelleria dove c’erano cose da mangiare e da bere, mentre giù in basso
non c’era niente. Era solo una bara di cemento “, disse. “ Poi Goebbels alla fine scese giù e disse:
avete l’opportunità di vivere. Non siete obbligati a rimanere e morire “.
Misch raccolse il suo zaino che aveva preparato e se ne andò con alcuni altri fra le macerie di
Berlino. Facendosi strada fra cantine e sottopassaggi, Misch incappò in un nutrito numero di civili
che cercavano riparo in un tunnel.
“ Due di loro suonavano “, disse, ricordando quanto assurda gli sembrava questa scena. “ Ero
appena uscito da un bunker di morte e qui ci sono due tizi che suonano la chitarra “.
Più tardi Misch sentì voci in lingua tedesca sopra di lui in un condotto della ventilazione, dove salì
per tentare la fortuna. Ma le voci erano quelle di circa 300 soldati che erano stati fatti prigionieri e
le guardie sovietiche catturarono anche lui.
In seguito alla resa tedesca del 7 Maggio, Misch fu portato in Unione Sovietica dove trascorse i
successivi nove anni in campi per prigionieri di guerra prima di poter ritornare a Berlino nel 1954. Si
riunì a sua moglie Gerda, con la quale si era sposato nel 1942 e che morì nel 1997. Insieme aprirono
un negozio.
Nel 2005, seduto ad un tavolo con un mucchio di posta di “ammiratori” ai quali inviava fotografie
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sue in piena uniforme della SS fuori dalla Tana del Lupo, sfogliava il suo album sgualcito ricordando
i suoi giorni passati con le persone più infami della storia recente (ovviamente anche questo
commento non può essere che di parte, ndt.).
“ Ecco che era Hitler, il mio capo, ed Eva, un amico di Eva…” – disse – “ Molto normale e non come è
stato scritto “.
Girò la pagina alle foto di Eva Braun nell’idilliaca atmosfera del Berghof, la residenza montana
bavarese di Hitler e il suo sguardo si accese mentre ricordava un momento di quei giorni: “ Questo
cagnolino nero arriva correndo e passa sotto la rete e Hitler disse: Oh Dio mio che roba è? Una
miscela razziale?”
Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI
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Fonte:
http://www.cbsnews.com/8301-202_162-57601692/rochus-misch-adolf-hitler-loyal-bodyguar
d-dies-at-96/
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