utilizzo del laser nella cura

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 UTILIZZO DEL LASER NELLA CURA
DELL’IPERTROFIA PROSTATICA
E DEI DISTURBI URINARI
Giovanni Maturo
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La prostata è una ghiandola localizzata anteriormente al retto, sotto la vescica ed è attraversata dall’uretra.
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) causa
un aumento del volume della prostata con una
graduale ostruzione dell’uretra e del collo vescicale; tutto ciò produce disturbi urinari con
importanti ripercussioni e notevoli limitazioni
sulla qualità di vita, arrivando a volte a impedire
attività un tempo considerate normali (lunghe
riunioni di lavoro, sport, viaggi).
L’uomo affetto da IPB, infatti, va incontro
progressivamente a difficoltà ad urinare, minzione molto frequente, anche di notte, riduzione della velocità del flusso, urgenza minzionale
(minzione imperiosa), ecc.; questi sono solo alcuni dei sintomi causati dalla IPB, che alla lunga
risultano dannosi per tutto l’apparato urinario e
accrescono il rischio di infezioni. In casi estremi
e particolarmente trascurati si può arrivare alla
ritenzione urinaria acuta, ossia all’impossibilità improvvisa di urinare con notevole stimolo
minzionale e forte dolore, tale eventualità, porta
necessariamente al posizionamento del catetere
vescicale.
Il trattamento della IPB può essere compiuto
sia mediante intervento chirurgico “a cielo aperto”, sia per via endoscopica; con il passare del
tempo la terapia chirurgica della IPB è eseguita
sempre più per via endoscopica transuretrale.
L’intervento chirurgico storicamente più
frequente eseguito per via transuretrale è la resezione endoscopica della prostata “T.U.R.P.”
(Trans Urethral Resection of Prostate). Nella
TURP si utilizza uno strumento endoscopico, il
resettore, che l’urologo introduce attaverso l’uretra e percorrendola, ossia procedendo all’interno del pene, arriva a identificare i lobi prostatici ostruenti che devono essere resecati. Tramite
un’ansa fissata su un manipolo del resettore, si
può quindi procedere alla resezione del tessuto
prostatico ipertrofico e in seguito estrarlo dalla
vescica.
Pur utilizzando una via endoscopica vantaggiosa rispetto alla chirurgia a “cielo aperto”, il
paziente operato di TURP va comunque incontro a una degenza prolungata e a un lento recupero a causa del sanguinamento post-operatorio
che rende necessario il mantenimento del catetere in vescica per alcuni giorni dopo l’intervento (mediamente circa 3 giorni).
Negli ultimi anni il progresso scientifico
ha permesso di introdurre l’uso del laser nella
chirurgia dell’ipertrofia prostatica. L’intervento,
viene eseguito utilizzando la stessa via endoscopica della TURP, ossia inserendo lo strumento attraverso l’uretra nel pene e quindi sfruttando una via naturale senza incisioni cutanee;
tuttavia con l’utilizzo del laser vi sono indubbi
vantaggi, tra cui:
scarso sanguinamento con rischio di emorragia quasi assente,
questo permette all’urologo di operare anche pazienti con problemi di coagulazione
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notevole riduzione dei tempi di cateterizzazione postoperatoria
e di degenza del paziente rispetto alla TURP
possibilità di operare endoscopicamente anche prostate di notevoli dimensioni che un tempo sarebbero state destinate alla
chirurgia a “cielo aperto”
utilizzo della soluzione fisiologica per distendere la vescica durante l’intervento, questo permette di evitare il rischio di turpsyndrome (complicanza temibile della TURP legata all’uso del
mannitolo per la distensione vescicale, che limita l’operabilità
endoscopica di grosse prostate)
Il dott. Giovanni Maturo, specialista urologo e andrologo, esegue visite Urologiche e Andrologiche.
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