Tutto sulla Dionaea Muscipula Franceschi Timothy Tutto sulla Dionaea Muscipula by Franceschi Timothy is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License • • • • • • Indice Le cose più importanti da sapere Le trappole Prendersene cura Tre cose da non fare mai La coltivazione Il riposo vegetativo • Parassiti e malattieLe cose più importanti da sapere La dionaea muscipula o volgarmente chiamata dionea muscipola è una delle piante carnivore più famose grazie al suo modo di catturare le prede. E’ originaria degli Stati Uniti. E’ una pianta che in natura starebbe in palude. Molte persone che la acquistano per la sua bellezza e le sue caratteristiche trappole spesso la fanno morire dopo poche settimane, questo perché magari danno del cibo (maionese, carne, ecc.) alla pianta (la pianta non si ciba degli insetti, bensì li usa per estrarre da loro l’azoto), anche se non mangia per anni la pianta può sopravvivere tranquillamente. Però adesso passiamo alle cose fondamentali che tutti devono conoscere per tenere una Dionaea Muscipula senza problemi. 1. Non bisogna MAI dare del cibo alla pianta, questa sa come procurarselo, e se ne ha bisogno lo prende. 2. La pianta va tenuta all’esterno, nel lato sud della casa (dove sorge il sole), e non in casa. 3. La pianta non va mai annaffiata dall’alto, quindi ci devono sempre essere almeno 2 cm di acqua nel sottovaso. 4. Date alla pianta solo acqua distillata o demineralizzata (quella che si usa per il ferro da stiro a vapore), oppure l’acqua piovana, ma mai acqua del rubinetto, di bottiglia o qualsiasi altro tipo di acqua che contiene calcare. 5. Travasate la pianta ogni primavera in un vaso più grande che dovrà contenere Torba acida di Sfagno, e non altri tipi di terra, che porterebbero alla morte della pianta entro pochi giorni. 6. Non fate mai chiudere le bocche della pianta a vuoto, molte persone pensano che sia dotata di muscoli, ma non è cosi, per chiudere le bocche deve usare una scossa che le fa sprecare molta energia, che verrebbe poi ripresa tramite l’insetto catturato. (di più nel capitolo “le trappole”). Le trappole La "Venere acchiappa mosche" (Dionaea Muscipula) è una delle piante più particolari del regno vegetale, e forse la più nota pianta carnivora del mondo. Detiene un vero e proprio record di velocità, considerando il ritmo che normalmente gli esseri vegetali seguono durante le loro attività quotidiane. Se infatti la Cornus canadensis detiene il record dell'azione più veloce da parte di un essere vegetale (emette spore con un'accelerazione 800 volte superiore a quella dello Space Shuttle), la Dionaea Muscipula riesce a chiudere le sue foglie nel giro di un decimo di secondo. Come la Venere acchiappamosche possa farlo, tuttavia, non è stato completamente chiarito. Sappiamo che la trappola agisce sfruttando il fenomeno del tigmotropismo, una risposta quasi automatica che si mette in azione dopo aver percepito uno stimolo tattile, ma non conosciamo ancora nel dettaglio come questa pianta possa chiudere così velocemente le sue foglie. La Dionaea Muscipula è probabilmente diventata carnivora per via del terreno povero di nutrienti in cui vive. E catturare un insetto può diventare un'impresa ardua se non si dispone di riflessi fulminei. Come spiega Rainer Hedrich, biofisico della University Wuerzburg che ha studiato il meccanismo ormonale di questa pianta, la Dionaea Muscipula attrae un insetto tra le sue foglie facendo credere alla preda di essere unfiore come tutti gli altri. Ogni foglia dispone di 3-4 sporgenze di quasi mezzo centimetro che funzionano come sistema d'innesco della trappola: quando un insetto tocca due o più barbigli, la trappola viene azionata e le foglie si chiudono velocemente per bloccare la preda. Il meccanismo della trappola è decisamente sofisticato: un insetto, per poter innescare il sistema di chiusura delle foglie, deve toccare almeno due sensori tattili entro 20 secondi. Il primo tocco aziona un segnale elettrico che viaggia lungo tutta la trappola, e che viene immagazzinato sotto forma di energia che, assieme a quella generata dal secondo tocco del sensore, azionerà la chiusura delle foglie. Il secondo segnale, ipotizza Hedrich, contribuirebbe a far perdere rigidità alle cellule che compongono le foglie della trappola, causando la chiusura del meccanismo. A questo punto, la pianta può iniziare a sigillare la preda con cura per evitare che possa entrare aria nel suo "stomaco esterno", e inizia un processo di digestione che dura qualche giorno. Purtroppo il meccanismo di chiusura della trappola non è ancora stato completamente spiegato, come anche altri aspetti della digestione della Dionaea Muscipula. Uno di questi è ciò che si verifica quando la preda inizia a dimenarsi all'interno della trappola: la ricerca di Hedrick sembra dimostrare che la Venere acchiappamosche sfrutti un ormone chiamato jasmonato, generalmente emesso dalle piante come reazione di difesa in grado di innescare la produzione di sostanze repellenti o velenose. Quando, ad esempio, un bruco morde una foglia, la pianta colpita emette jasmonato per dare inizio ad una reazione difensiva, come produrre veleno in grado di allontanare o uccidere il bruco. Sembra, quindi, che questa pianta carnivora, e probabilmente molte altre, siano state in grado di modificare un sistema di difesa in una strategia di attacco. "Normalmente, le piante si devono difendere contro i loro predatori. Le piante carnivore hanno stravolto questo meccanismo e mangiano i loro predatori" spiega Hedrick. A breve, il genoma della Dionaea Muscipula verrà completamente sequenziato e confrontato con quello di piante non carnivore imparentate con la Venere. L'obiettivo non è soltanto quello di esplorare l'evoluzione dei carnivori, ma anche di capire se la pianta sia in grado di capire la natura della preda appena catturata, e di produrre un cocktail di enzimi digestivi "personalizzato" sull'insetto. http://www.ditadifulmine.net/2011/09/dionaea-muscipula-come-cattura-e.html#.UgPl09KzKuI Il meccanismo di chiusura della trappola a tagliola, che si realizza in un intervallo di tempo di 100 millisecondi, è rimasto a lungo un mistero. Come può una pianta reagire ad uno stimolo tattile, senza l'ausilio di nervi né di muscoli? I lavori pubblicati finora hanno tentato di spiegare i meccanismi biochimici e fisiologici del fenomeno. Secondo questi studi, non ancora del tutto chiariti, la chiusura della trappola sarebbe dovuta a una perdita della pressione di turgore nelle cellule dell'epidermide superiore oppure a un allentamento della parete cellulare indotto dall'ambiente acido. Queste risposte deriverebbero dalla stimolazione dei peli a grilletto, che induce un cambiamento nel potenziale elettrico della foglia. Spiegazioni più convincenti e attendibili, oltre che innovative, provengono invece dall'Università di Harvard. Il gruppo di ricerca del Professor L. Mahadevan ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio incentrato sugli aspetti meccanici della chiusura della trappola. Per analizzare il fenomeno, le foglie sono state marcate con punti fluorescenti sulla superficie e in seguito filmate, dopo stimolazione ed esposizione a luce ultravioletta, con videocamere ad alta velocità. Per ottenere informazioni tridimensionali, sono state registrate immagini da differenti angolazioni con l'ausilio di un paio di specchi. Analizzando i movimenti della trappola, i ricercatori sono riusciti a ricostruire la geometria della foglia e a disegnare un modello matematico che li ha aiutati a capire cosa accade quando i due lobi si chiudono. L'attuazione del movimento di chiusura potrebbe effettivamente essere indotto dall'allentamento della parete cellulare oppure da una rapida perdita della pressione di turgore, come dimostrato negli studi precedenti; tuttavia, queste spiegazioni non sono sufficienti a giustificare la rapidità del movimento. In effetti il team di Harvard ha dimostrato che la pianta fa scattare rapidamente la trappola conservando e rilasciando energia elastica. E la rapidità del movimento trova spiegazione nella geometria della foglia. Come aveva già osservato Darwin, in posizione di apertura la foglia è curvata verso l'esterno (convessa) lungo l'asse-x, mentre in posizione di chiusura risulta curvata verso l'interno (concava). La foglia, inoltre, è leggermente curva lungo la direzione mediana perpendicolare (asse-y), e chiudendosi assume una forma ellissoidale. Ciò significa che la curvatura lungo l'asse-x cambia da convessa a concava, mentre resta invariata lungo l'asse-y. Questa particolare geometria curva in due direzioni ortogonali fa sì che la foglia utilizzi un meccanismo bistabile per ottenere un rapido spostamento col minimo dispendio energetico. Come suggerisce il nome, un meccanismo bistabile presenta due stadi di equilibrio stabile a bassa energia, separati da uno stadio intermedio a energia elevata. Una scheda rigida tenuta leggermente curva tra le dita è un buon esempio di meccanismo bistabile (Immagine - 4). [inline: 4= Immagine - 4 - Meccanismo bistabile] Immagine - 4 - quando viene applicata una piccola forza nella direzione indicata dalla freccia (a), la scheda scatta nell'altra posizione stabile (c). Ogni posizione intermedia (b) ha un'energia maggiore ed è quindi instabile. Anche la foglia di Dionaea cambia forma in maniera simile durante la chiusura a scatto. I risultati di questa ricerca sono utili come schema generale per capire i movimenti nastici delle piante, cioè quelli indotti da stimoli esterni. Tuttavia il modello fornisce una spiegazione solo sulla parte meccanica "passiva" della chiusura, cioè lo scatto elastico, e non sul processo "attivo", che è certamente di natura biochimica e fisiologica, e potrebbe essere oggetto di interessanti lavori futuri. Generalmente la ricerca nel campo della biologia vegetale è rivolta allo studio di poche specie di piante coltivate, mentre le nostre curiosità su alcune delle più bizzarre forme vegetali esistenti restano largamente insoddisfatte. Gli studi sulle piante carnivore, sebbene apparentemente possano sembrare irrilevanti in confronto alle grandi problematiche scientifiche, ci fanno riflettere sull'enorme varietà di forme e adattamenti con cui la natura è in grado di stupirci, ricordandoci l'importanza e il grande valore della biodiversità. http://www.lswn.it/node/692 Prendersene cura Nel capitolo vedrai come prenderti cura della tua pianta carnivora. La coltivazione è semplice nonostante richieda solo poche accortezze: in primo luogo vive in terreni acquitrinosi e acidi, quindi non gradirà la stessa torba dei nasturzi, preferendo la torba acida da sfagno. Per la dionea (questo è il nome italiano) è assolutamente vietato prendere terreni misti a torba acida realizzata con additivi fertilizzanti. Altra accortezza: per riprodurre il terreno acquitrinoso innaffiatela sempre dal sottovaso, facendo in modo che ci siano sempre almeno 2-3 dita d’acqua distillata (o piovana). Sarà una manna dal cielo per la vostra piccola carnivora, che adorerà ambientarsi per lunghi periodi sotto il sole cocente in un terreno imbibito di acqua assolutamente priva di calcio. La lunga esposizione ai raggi solari permetterà alle trappole di assumere colorazione rossastra, ideale per attirare gli insetti. Evitate di darle “da mangiare” e nelle stagioni invernali potete non innaffiarla, se terrete sotto controllo l’umidità del terreno. Nella stagione primaverile produce, dal centro, un fiore piccolo e bianco, che solo in rari casi produrrà semi. Con un taglio netto permetterete alla pianta di sopravvivere senza lo spreco di inutili energie. http://www.ecoblog.it/post/5195/la-venere-acchiappa-mosche-dionea-muscipola Tre cose da non fare mai Leggendo il capitolo scoprirai le tre cose da non fare mai Non riporre in casa la Dionea durante l'inverno: deve entrare in riposo vegetativo, restando a temperature non più alte di 10 gradi. Non dare assolutamente del cibo che non si muova(altrimenti la dionea, pur chiudendo la trappola, la riaprirà dopo qualche ora), ma esclusivamente piccoli invertebrati vivi e magri, come formiche, vespe,ragni,mosche. Evitare inoltre animaletti panciuti e grassi come vermi, larve, farfalle, perchè possono far marcire la trappola. Evitare di dare del concime.Potrebbe ucciderla! Difatti le radici della Dionea, nei millenni di evoluzione si sono abituate a terreni poveri di azoto (ecco perchè la Dionea è diventata carnivora, per prendere il nutrimento dagli insetti visto che scarseggia nel terreno), hanno perso la funzione di assorbimento dell'azoto (principale microelemento dei comuni concimi), che quindi rimarrebbe in eccesso nel terreno, divenendo tossico. La coltivazione Chi vuole iniziare a coltivare questo genere di pianta per prima cosa deve assicurarsi di avere un posto ben soleggiato dove poterla mettere, perchè come detto in precedenza la dionea ha bisogno di molto sole. Il terreno acido ideale è la torba acida di sfagno, chiamata anche torba bionda di sfagno, che può esser miscelata con perlite fino al 50%. Ha bisogno di acqua demineralizzata, piovana oppure da osmosi inversa. In alternativa può essere utile anche l'acqua di scarto del condizionatore ma solo se l'impianto è nuovo. Ora che abbiamo le cose essenziali prepariamo il terreno dove piantare la nostra piantina, mettendo la miscela di torba e perlite in un recipiente con acqua e mescolando, come fosse cemento, fino ad ottenere un amalgama ben idratato. Fatto ciò prendiamo la torba,la strizziamo per eliminare l'acqua in eccesso e riempiamo il nostro vaso, pressando la torba il giusto. Effettuiamo un foro al centro del vaso e piantiamo la dionea, accostando poi con le mani la torba attorno alla piantina,facendo in modo che le foglie siano allo stesso livello del terreno e che la parte bianca della pianta stia ben interrata. Ora prendiamo un sottovaso riempiamolo d'acqua, almeno 2-3 centimetri d'acqua devono esserci sempre e poi immergiamoci il vaso contenente la piantina. Queste piante hanno bisogno di un riposo vegetativo invernale: in questo periodo la Dionea non ha bisogno di molta luce (ma ovviamente una esposizione soleggiata mette al riparo da attacchi funginei), ed è sufficiente mantenere umido il substrato, eventualmente togliendo anche il sottovaso. E' molto importante assicurarsi che la pianta in dormienza, soprattutto se giovane, non sia soggetta a forti e prolungate gelate, che potrebbero indebolirla a tal punto da ucciderla. Sono piante originarie di paesi dove difficilmente si va sotto lo zero, e quando capita, è soltanto per poche notti di seguito. Le temperature ideali di riposo sono comprese tra i 3 ed i 10 gradi. Si consiglia il riparo in serra fredda. http://www.cpitalia.net/wiki/index.php?title=Dionaea_muscipula#Coltivazione Il riposo vegetativo Il riposo vegetativo, che può essere considerato il "letargo" delle piante carnivore, è una condizione di quiescenza nella quale le piante, per fronteggiare condizioni avverse, riducono al minimo le loro attività metaboliche in attesa di "tempi migliori". E' cosa essenziale rispettare anche in coltivazione questo periodo di letargo e NON forzare la pianta a restare in attività portandole in terrario con illuminazione artificiale e riscaldamento (questo è di solito l'errore che fanno i neofiti al loro primo inverno, quando vedendo "deperire" la loro pianta, la rincasano, sottoponendo la pianta ad un grandissimo stress). Ecco quindi che in inverno piante come le Sarracenie, che già in autunno cominciano a produrre numerosi phyllodia, durante l'inverno, come le Dionee e le Darlingtonia californica, interrompono la produzione di qualsiasi foglia e seccano progressivamente quelle prodotte nei mesi precedenti. Le Drosere temperate e le Pinguicule temperate invece si racchiudono nel loro ibernacolo, le Utricularie acquatiche temperate e le Aldrovande temperate in turioni. Piante come le Pinguicule messicane invece, che sono adattate a fronteggiare gli inverni secchi del loro Paese d'origine, produrranno in questo periodo foglie succulente non carnivore molto simili a quelle di piante grasse. Altre piante che entrano in riposo vegetativo per sfuggire alla siccità sono le Drosere tuberose, provenienti dall'emisfero australe (con stagioni invertite rispetto alle nostre). Questo gruppo di Drosere vegeta in inverno e con l'arrivo della primavera tendono ad andare in dormienza, rifugiandosi in tuberi sotterranei. Altre Drosere australiane, come le Drosere pigmee, con l'arrivo dell'inverno produrranno gemme e continueranno a vegetare se tenute a temperature non troppo rigide, ma non mancheranno di effettuare il loro riposo vegetativo in piena estate nel caso di caldo eccessivo. Il filo comune di tutti i riposi vegetativi, sia invernali che estivi, è sempre quello di ridurre l'apporto idrico. Difatti le piante in questo periodo riducono (fino quasi ad azzerarlo) il loro metabolismo basale, riducendo il fabbisogno di luce ed acqua. Diminuenado l'apporto idrico scongiureremo attacchi funginei (la botrite è sempre in agguato in questo periodo) pericolosissimi per la salute delle piante. E' inoltre opportuno rimuovere tutte le parti secche. Alla ripresa vegetativa, esclusivamente per le Sarracenie, appena si vedono i nuovi ascidi spuntare, è opportuno rimuovere inoltre i residui degli ascidi della passata stagione: questo favorirà l'ascesa degli ascidi in formazione, che cresceranno ben dritti e potranno fare a meno di effettuare antiestetici slalom tra i vecchi ascidi. http://www.cpitalia.net/wiki/index.php?title=Riposo_vegetativo Parassiti e malattie I parassiti principali delle Dionee sono: Afidi Ragnetto rosso Più raramente si osservano attacchi di: Tripidi Cocciniglia Tra gli insetticidi il più efficace è il Reldan 22, mentre per infestazioni non troppo pronunciate si può usare il Provado plus. Se si volesse usare un rimedio naturale, ottima soluzione è laMacerata di tabacco. Come Malattie, causate da funghi, abbiamo: Botrite, Cercospora Colletotrichum Phytium Il rimedio contro tutti i funghi della parte aerea (tutti i sopracitati tranne il Phytium) è il Proclaim combi, mentre per le patologie dell'apparato radicale (causate dal Phytium) va usato ilPrevicur. http://www.cpitalia.net/wiki/index.php?title=Dionaea_muscipula#Parassiti_e_Malattie La riproduzione Esistono tre metodi principali per poter generare nuove piante di Dionaea e sono: 1- Da seme: per ottenere i semi di questa pianta occorre impollinare il fiore. I semi sono pronti in tarda estate-inizi autunno e possono essere seminati subito. Le plantule appena nate andranno riparate dalle intemperie durante l'inverno. 2- Da talea: che può essere da foglia o da stelo floreale,e consiste nel separare una foglia (o fiore) dalla pianta e interrarla con dello sfagno vivo. Una volta interrata ha bisogno di molta luce e non di sole diretto. 3- Tramite la divisione del rizoma che avviene spontaneamente nei periodi di ripresa vegetativi ( febbraio-marzo ). Ti ringrazio per aver letto il libro, presto ne arriveranno altri sui pesci, ecc.