Organizzazione Meteorologica Mondiale (O.M.M.)
Definisce il clima come
l’insieme degli elementi
fisici, chimici e biologici
che principalmente
caratterizzano le
condizioni meteorologiche
di una determinata regione
della terra e che
influenzano nel contempo
la vita degli esseri
viventi che la popolano,
siano essi animali che
vegetali.
Gruppo 1: Picerno T.; Manfredi G.; Di Martino A.; Zamani V.
Gruppo 2: Costantini A.; Salvatori A.; Tedesco R., Maggioni E.
Laboratorio di pianificazione del paesaggio
a.a. 2012/2013
Docenti: Trusiani - Cozzolino
Il clima:
E’ il risultato delle azioni reciproche di diversi fattori quali:
Temperatura, pressione barometrica, precipitazioni,umidità
dell’aria, luce
Altri fattori importanti che incidono sui valori di
precipitazioni e temperature sono:
Latitudine – Longitudine - Distanza Dal Mare
Introduzione
La climatologia è lo studio del comportamento degli
elementi meteorologici di una regione, valutati in
un’ottica di lungo periodo, in genere un trentennio.
L’analisi di queste condizioni può avere risvolti
applicativi molto vasti ed interessare numerosi campi
delle attività umane, come la gestione del territorio
nei suoi vari aspetti e la salvaguardia dell’ambiente.
Metodologia
Gli studi sul clima richiedono la disponibilità di serie storiche sufficientemente lunghe di dati
meteorologici.
Utilizzando un programma di foglio elettronico di calcolo, sono stati inseriti i dati raccolti
riguardanti:
• i valori mensili medi ed estremi, della temperatura,
• i valori delle precipitazioni mensili
• i valori della radiazione solare al suolo, con angolo di 40°, e 90° rispetto al suolo.
• i valori di durata media del giorno
• i valori di velocità, frequenza del vento relativamente alla direzione di
provenienza
• i valori di eliofania
• i valori di umidità relativa
• i valori della pressione atmosferica
• i valori relativi allo stato del cielo mensile, stagionale e annuale
Fattori fisici che influenzano il clima
L’atmosfera:
La parola atmosfera designa l'involucro gassoso che avvolge un pianeta, le cui
molecole sono trattenute dalla forza di gravità del pianeta stesso.
La Terra ha una atmosfera complessa e divisa in più strati, che in ordine di altezza
sono: Troposfera, Stratosfera, Mesosfera, Termosfera, Esosfera;
COMPOSIZIONE CHIMICA MEDIA AL SUOLO È LA SEGUENTE:
azoto 78 %,
ossigeno 21%,
argo 1%,
biossido di carbonio,
ozoni,
vapore acqueo presenti in minima quantità.
la troposfera è lo strato in cui
si verificano quasi tutti i
fenomeni meteorologici
Ha una temperatura media
globale di 15 °C al livello del
mare, che diminuisce con
l'altitudine
(0,65 °C ogni 100m di quota).
L'aria degli strati più bassi, che
tende a salire, genera grandi
correnti convettive da cui
hanno origine venti equatoriali
costanti (gli alisei) e le
perturbazioni atmosferiche.
Precipitazioni
La quantità di precipitazione è espressa in millimetri.
La pioggia è una precipitazione di gocce d’acqua liquida di diametro superiore al
mezzo millimetro e con velocità di caduta maggiore di 3 metri al secondo (m/s).
Essa è generata da nubi basse (strati e cumuli) e/o medie (altocumuli).
DURATA E INTENSITÀ
Le precipitazioni di acqua allo stato solido sono: la neve e la grandine.
La neve è costituita da cristalli a struttura esagonale, ramificati o stellari,
generalmente riuniti in fiocchi.
La grandine è formata da chicchi di ghiaccio di diametro variabile da 5 millimetri fino a
50 millimetri anche se, non di rado, possono raggiungere diametri dell’ordine delle
decine di centimetri.
Aridità
L’aridità è una caratteristica climatica determinata dalla contemporanea
scarsità della pioggia (aree con precipitazioni annue dell’ordine dei 200-500
mm), e dalla forte evaporazione che sottrae umidità al terreno.
calcolata in base al valore dei
cosiddetti indici di aridità, che mettono
generalmente in relazione
le precipitazioni medie annue e
le temperature medie annue
attraverso l'introduzione di
una costante numerica
Aridità
Indice di De Martonne
Indice Fao-Unep
P = precipitazione media annua in mm
T = temperatura media annua in °C
P = precipitazioni medie annue
ET = evapotraspirazione media annua
se:
se:
Ia < 5 = clima desertico (aridità estrema)
Ia < 15 = irrigazione continua: clima steppico (aridità)
Ia < 20 = irrigazione necessaria: clima semiarido mediterraneo
Ia < 30 = irrigazione opportuna: clima subumido
Ia < 60 = irrigazione occasionale: clima umido
Ia > 60 = autosufficienza idrica: clima perumido
Ia < 0,05 = clima iperarido
Ia < 0,2 = clima arido
Ia < 0,5 = clima semiarido
Ia < 0,65 = clima subumido secco
Ia > 0,65 = clima umido
con:
Ia < 0,03 = desertificazione
Ia > 0.75 = nessun rischio di desertificazione
La radiazione solare
La radiazione solare rappresenta
l’energia che arriva sulla
superficie terrestre,
influenza la gran parte dei
processi fisici e biologici.
Regola più o meno direttamente la circolazione generale dell'atmosfera, dalla quale
prendono origine tutti i vari tipi di clima della terra e le condizioni atmosferiche di
ogni singola località, a tutte le latitudini.
La radiazione solare
Particolare importanza
ricopre l’ Albedo, che
consiste nel fenomeno di
riflessione della
radiazione solare da
parte della superficie
terrestre.
Tale valore si esprime in percentuale ed è dipendente dalla materia presente sullo
strato superficiale del terreno, maggiore è la capacità di riflessione di quel materiale,
maggiore sarà il valore di albedo.
Eliofania
L’eliofania si distingue in eliofania assoluta, per la quale si intende la durata della
presenza di sole, non coperto da nubi durante il giorno, in un determinato punto della
superficie terrestre;
ed eliofania relativa, con la quale si esprime il rapporto tra eliofania assoluta e durata
astronomica della giornata.
L’effettiva distribuzione
di radiazione in Italia è
fortemente influenzata
dall’orografia e dalla
presenza del mare.
Mappa riportata sull’Atlante Tematico d’Italia a cura del Touring Club Italiano e del
CNR del 1989 con i contributi di: CNR – Progetto Finalizzato Energetica, La radiazione
solare diretta e diffusa. Modelli fisico-matematici, Strumentazione, Applicazioni
energetiche, Roma, 1983; Guerrini A., Lavagnini A., Vivona E. L’insolazione sull’Italia.
Raccolta di dati registrati da servizi nazionali ed enti vari ( dal 1913 al 1977), Roma, Istit.
Fisica dell’Atmosfera. ; ID., L’eliofania in Italia, in Contributi di Climatologia, Roma,
Memoria Soc. Geografica Italiana, 38 (1985)
Vento
E’ provocato dalle differenze di
temperatura esistenti sul
pianeta:
l’aria più calda, avendo minore
densità, tende a sollevarsi,
richiamando aria fredda nella
depressione così formatasi.
Il vento in superficie è determinato:
situazione sinottica generale,
dalla geografia del territorio,
dall’orografia e dagli ostacoli locali.
Vento
Del vento si misurano di solito tre aspetti:
La direzione di provenienza espressa in gradi, calcolati in senso
orario a partire da nord.
Condiziona le decisioni riguardanti le difese adottate nei confronti dei
venti dominanti (uso dei frangivento, disposizione delle file, pratiche
colturali, ecc.).
La velocità si misura, secondo le norme
internazionali, in metri al secondo.
La direzione di provenienza e la
denominazione dei venti principali vengono
di solito rappresentate tramite la rosa dei
venti
La frequenza
L'umidità
E’ la quantità di vapore acqueo presente nell'atmosfera.
l'umidità assoluta: è la quantità di vapore acqueo espressa in
grammi contenuta in un metro cubo d'aria, ed è direttamente
dipendente dalla pressione dell'aria.
L'umidità relativa: il rapporto tra la quantità di vapore
contenuto da una massa d'aria e la quantità massima che ne può
contenere quella massa d'aria nelle stesse condizioni di
temperatura e pressione. Si misura in percentuale. Se l'umidità
relativa è al 100% non significa che c'è solo acqua, ma che quella
massa d'aria contiene la massima quantità di vapore contenibile
in quelle condizione senza che si condensi.
Valori bassi di umidità relativa si hanno in corrispondenza di
clima caldo secco, per esempio frequente ai Tropici.
Normalmente l'umidità relativa è tra il 30% e il 100% alle nostre
latitudini.
L'umidità relativa
L'umidità relativa (UR) del 40% significa che nell'aria è presente
il 40% dell'umidità massima a una determinata temperatura:
La pressione atmosferica
E’ la forza originata dal peso dell’aria sull’unità di superficie, e varia in
funzione della temperatura e della quota.
Il diverso grado di’irraggiamento distribuisce il calore in maniera disuniforme così
che il peso dell’aria varia sensibilmente sulla superficie terrestre.
Viene rappresentata attraverso la carta delle isobare
(unione di punti alla stessa pressione) che fornisce anche indicazione sui
movimenti delle masse d’aria.
Meteo.it (internet). Carta delle isobare (consultato
20-marzo-2013) disponibile all’indirizzo:
http://meteo.virgilio.it/isobare/index.html
Stato del cielo
Per stato del cielo si intende la misura stimata della nuvolosità (o nebulosità), cioè
della quantità di cielo coperto da nubi (espressa in ottavi o decimi) in un dato
istante e in un determinato punto della superficie terrestre.
Macroclima, mesoclima, clima locale, microclima
REGIONE: zone geografiche di differente ampiezza.
Proprio l’estensione della zona considerata viene indicata come scala climatica e di
conseguenza si parla di macroclima, mesoclima, clima locale, Microclima.
MACROCLIMA: il clima corrispondente a vaste regioni: ad
esempio è possibile parlare di un macroclima per il bacino mediterraneo, per il
continente europeo, per i paesi nordici ecc. E’ evidente che in tal modo la regione cui
si fa riferimento viene descritta a grande scala facendo riferimento ai valori medi dei
parametri geografici e meteorologici che le corrispondono. Un maggiore dettaglio è
possibile passando a regioni meno estese caratterizzate da
un proprio MESOCLIMA. All’interno del macroclima che descrive i paesi nordici è
possibile identificare, ad esempio, i mesoclimi che caratterizzano le zone costiere e
quelle montane. Quando poi si voglia scendere ancora più nel dettaglio si farà
riferimento al CLIMA LOCALE. Per esempio nelle
zone montane sarà possibile definire un clima locale delle valli ed un clima locale
delle vette.
Macroclima, mesoclima, clima locale microclima
Rappresentazione schematica dei vari livelli di studio del clima
I climi e la classificazione di KÖPPEN
La scienza che studia i climi utilizza
come grandezze “guida” nella definizione
del clima di un determinato luogo la
temperatura e le precipitazioni. Questo
perché effettivamente sono grandezze
molto significative, ma anche perché
sono quelle per le quali si hanno più dati
a disposizione dal momento che sono
rilevate da un numero elevatissimo di
stazioni.
Il sistema di classificazione, elaborato
all’inizio del secolo dal climatologo russo
W. Köppen, costituisce oggi uno standard
mondiale.
Distribuzione dei diversi tipi di clima sulla superficie
terrestre secondo Koppen.
La classificazione è basata sui valori di temperatura del mese più freddo e del
mese più caldo e sulla temperatura minima annuale in parallelo alle
precipitazioni. Essa individua nella vegetazione spontanea il migliore indicatore della
combinazione climatica di un luogo. Le grandi classi in cui il sistema di Köppen ha
suddiviso i climi sono cinque e vengono simboleggiate con le prime cinque lettere
dell’alfabeto. All’interno di ogni grande classe vengono poi identificate alcune sottoclassi
che si distinguono tra di loro per quantità e regime delle piogge.
La classificazione dei macroclimi
Equatoriale umido 10° a N e S dell’equatore
(temperature e piogge elevate per
tutto l’anno)
Subtropicale umido
(oceanico e
continentale)
(inverno moderato,
stagione calda
8-10 mesi)
Mediterraneo tra 32° e 42° N, tra 30° e 38° S
(inverno mite, estate arida)
xeromediterraneo, mesomediterraneo,
mediterraneo-montano
Subtropicale arido
tra 30°-35° (venti caldi,
piogge scarsissime,
escursione
termica >20°).
Montano (diverso a seconda della latitudine)
Artico (lunga
stagione invernale
freddissima e buia,
estate breve, con
giorno lungo)
Boreale (inverno lungo e freddo, solo
neve, estate
breve fresca)
Temperato umido
(inverno freddo,
anche gelo)
Il Microclima
Le grandi carte climatiche ci spingono a
considerare il clima come un insieme di
condizioni uniformemente distribuite in
una ampia zona. In realtà le condizioni
ambientali variano da luogo a luogo
molto velocemente tanto che quando si
consideri una zona anche di dimensioni
limitate si possono individuare molti
diversi “microclimi” vicini l’uno
all’altro.
Basti pensare a quanto differenti possono
essere le associazioni vegetali che si
trovano sui versanti diversamente esposti
di una stessa collina o alla differenza di
temperatura che si ha in ambito urbano
durante il periodo estivo tra un ampio
parcheggio e un parco alberato
confinanti.
Monti Vulture – laghi di Monticchio
Gli elementi che determinano il
microclima di un sito sono:
la radiazione solare e l’esposizione al
vento: la radiazione solare porta energia e
quindi aumenti di temperatura, il vento
può contribuire a raffreddare. Questi due
elementi climatici si combinano con
elementi geografici (rilievo, topografia,
presenza di masse d’acqua, tipo di
copertura del suolo) per dare lo specifico
microclima di un luogo.
Mesoclima e clima locale
Il mesoclima viene definito anche come clima di bacino e si sviluppa su una
lunghezza lineare orizzontale di metri/chilometri e centinaia di metri in verticale. Ad
esempio l'insediamento cittadino, il fiume che attraversa l'abitato, le quinte verdi, le
zone agricole ed i parchi, i pendii dei rilievi più vicini sono il luogo geografico ove si
realizza il mesoclima. Anche una formazione forestale di piccole dimensioni si
presta come esempio: un bosco di forra (bosco fluviale in una piccola e stretta
valle).
Il clima locale viene percepito quotidianamente da chi effettua spostamenti
minimi, ad esempio da quartiere a quartiere, dalla periferia al centro città.
Nell'ambiente alpino, a causa della presenza dei rilievi, risulta determinante anche
la variazione di quota. D'inverno accade spesso di notare l'inversione termica (aria
più fredda a contatto con il suolo) salendo solamente di 100/150 metri dal fondo
valle. In termini climatici e di concentrazione degli inquinanti dell'aria è subito
evidente il confine climatico. Tale fenomeno si protrae per settimane/mesi in modo
determinante per gli organismi viventi.
Il Lazio è una regione dell’ Italia Centrale
che si affaccia sul Mar Tirreno,
caratterizzata da clima Mediterraneo
lungo
le
coste
che
diventa
progressivamente continentale verso le
vallate interne del Lazio, per assumere
poi caratteri tipici della montagna
Appenninica in corrispondenza dei
maggiori rilievi al confine fra Lazio ed
Abruzzo.
Le piogge sul Lazio possono considerarsi
abbondanti, commisurate alle altre aree a
clima Mediterraneo. La piovosità aumenta da
nord verso sud procedendo dalle zone
costiere alle zone montuose con l’eccezione
di alcune vallate interne chiuse all’influenza
marittima. I minimi di piovosità si
riscontrano nella Pianura Maremmana in
particolare nel tratto costiero confinante con
la Toscana, dove la piovosità ammonta a poco
più di 600 mm.
Fonte: ARSIAL.it
Le aree più piovose si riscontrano sui rilievi confinanti con l’Abruzzo, sull’Anti Appennino
Laziale ed in generale sul Basso Lazio dove il progressivo avvicinarsi della catena Appenninica
alla costa rende più efficace la cattura dell’umidità apportata dalle depressioni Atlantiche e
Tirreniche: qui cadono fino ad oltre 1500mm di pioggia con punte di 2000 mm sui rilievi del
Basso Lazio. Le restanti zone del Lazio che includono gran parte del litorale Laziale l’Agro
Romano, la Valle del Tevere e la parte interna della Provincia di Viterbo registrano quantitativi
annui compresi tra 800 e 1200 mm annui. Ovunque la stagione più secca è l’Estate sebbene sui
rilievi non siano infrequenti gli episodi d’instabilità pomeridiana. Nelle altre stagioni la
piovosità è distribuita in modo abbastanza omogeneo ma con un massimo più pronunciato in
corrispondenza dei mesi primaverili ed autunnali nelle zone montuose interne, e in Inverno
sulle aree costiere e sublitoranee.
I venti che soffiano più frequentemente nel Lazio provengono in prevalenza dai quadranti
occidentali e meridionali.
Durante il semestre freddo il frequente transito di depressioni Atlantiche attiva venti di
Scirocco e di Libeccio responsabili delle precipitazioni abbondanti che caratterizzano questi
periodi dell’anno.
Fonte: ARSIAL.it
In Inverno si verificano anche irruzioni di
aria artica marittima che inducono venti
di Maestrale o di aria artica continentale
accompagnata da correnti di Tramontana
o Grecale.
In Estate nelle coste predomina il regime
di brezza, mentre gli stessi venti
meridionali che nelle altre stagioni portano
le piogge, durante tale periodo apportano
ondate di caldo ed afa.
Le temperature sono influenzate dalla presenza mitigatrice del Mar Tirreno.
Fonte: ARSIAL.it
In Inverno le aree costiere restano
abbastanza miti con temperature massime
che spesso oltrepassano la soglia dei 10°C
e minime quasi sempre maggiori di 0°C.
Gelate e nevicate sono episodiche e le
irruzioni di aria artica difficilmente hanno
lunga durata. Le zone interne e montuose
vedono aumentare la frequenza delle
gelate all’aumentare della distanza del
mare e della quota fino ad arrivare sulle
cime Appenniniche dove in corrispondenza
delle ondate di freddo il termometro più
scendere anche fino a -20°C.
Le Estati sono calde con valori che
superano diffusamente i 30°C e che in
corrispondenza delle ondate di calore
spesso raggiungono e superano i 35°C,
con le vallate e le pianure interne che
tendono ad essere in assoluto le aree con i
picchi termici maggiori della Regione. Sui
rilievi il clima è mitigato dall’altitudine con
nottate fresche e temporali pomeridiani
abbastanza frequenti, viceversa lungo le
coste sono spesso presenti brezze
mitigatrici anche se il tasso di umidità è
piuttosto elevato.
L’Italia, a causa delle sue caratteristiche
geografiche e geomorfologiche presenta
una grande varietà di condizioni
climatiche, che tuttavia dal punto di vista
del
rapporto
clima-piante
possono
ricondursi alle due grandi regioni
bioclimatiche temperata e mediterranea.
Il BIOCLIMA mediterraneo si differenzia
essenzialmente da quello temperato per la
presenza di un periodo di aridità estivo
(evento raro sulla superficie terrestre ove,
di norma, in estate, per l’aumento della
evaporazione marina, aumentano le
precipitazioni) e per temperature medie
annuali più elevate, con numerose
differenziazioni al suo interno, in funzione
della latitudine, altitudine e distanza dal
mare.
Fonte: PTPG
Uno studio sul FITOCLIMA del Lazio (Blasi,
1994) ha esaminato i rapporti tra il clima e la
vegetazione
individuando
15
unità
fitoclimatiche, appartenenti a quattro regioni
bioclimatiche, definita in base ai dati di
temperatura e precipitazione (1955-1985),
integrati con alcuni indici bioclimatici ed il
censimento delle specie legnose. Lo studio
descrive inoltre ogni unità fitoclimatica in
termini floristici e fitosociologici, individuando
delle “macroserie” di vegetazione.
Fonte: sintesi De Blasi
1994
Diagrammi di Bagnouls-Gaussen rappresentativi delle Regioni Fitoclimatiche
Vengono
inoltre
riportati
alcuni
diagrammi ombrotermici di BagnoulsGaussen, che forniscono un utile
strumento
nelle
classificazioni
climatiche,
offrendo
una
rappresentazione delle variazioni delle
temperature e precipitazioni nel corso
dell’anno.
Fonte: wikimedia.org
Le 15 unità fitoclimatiche sono state accorpate, per una analisi semplificata,
nelle quattro grandi Regioni fitoclimatiche.
Regione mediterranea
Comprende la zona litoranea del Lazio ed è caratterizzata da condizioni
climatiche caldo-aride; si va dagli aspetti più generici della macchia
mediterranea delle Isole Ponziane caratterizzate da precipitazioni annue di 649
mm con aridità estiva di 5 mesi e temperatura media delle minime del mese più
freddo di 8,3°, con precipitazioni annue di 1133 mm, aridità estiva di 4 mesi e
temperatura media delle minime del mese più freddo di circa 4°.
Come diagramma di Bagnouls-Gaussen rappresentativo è stato scelto quello di
Tarquinia.
Regione mediterranea di transizione
La fascia di territorio della Maremma laziale interna, della regione tolfetana e
sabatina, della Campagna Romana, dei Colli Albani e dei versanti sudoccidentali dell’Antiappennino meridionale, fino alla piana di Pontecorvo e
Cassino è caratterizzata da un clima con precipitazioni annuali comprese tra
810 e 1519 mm, l’aridità estiva è ridotta a due o tre mesi ed una temperatura
media delle minime del mese più freddo intorno ai 2,3°-4°.
Regione temperata di transizione
Le precipitazioni vanno dai 954 ai 1233 mm e l’aridità estiva è di uno o due
mesi; la temperatura media delle minime del mese più freddo è inferiore a 0° e
distingue questa regione rispetto alle precedenti.
Il diagramma di Bagnouls - Gaussen riportato come rappresentativo è quello di
Frosinone.
Regione temperata
Tale fitoclima si riscontra nella parte del Lazio a maggior distanza dal mare e
sui rilievi montuosi, comprendendo la regione vulsina e vicana, l’Appennino
reatino, l’Antiappennino meridionale (Lepini, Ausoni, Aurunci ), le vette dei Colli
Albani, i M.Simbruini ed i M. Ernici.
Le precipitazioni sono in genere abbondanti, fino a 1614 mm., l’aridità estiva è
assente o poco accentuata, mentre la temperatura media delle minime del
mese più freddo è in genere inferiore a 0°.
Il diagramma di Bagnouls - Gaussen di Posta evidenzia l’assenza del periodo di
aridità estiva.
Parco dei Castelli Romani
Il clima dei Castelli Romani varia a seconda della posizione geografica e dell’altezza. Si
passa da un clima di pianura, come quello di Roma, ad un clima quasi montano.
Ad esclusione dei Pratoni del Vivaro, dove sono frequenti le inversioni termiche sia positive
che negative (in inverno si sfiorano i -20°), normalmente questo porta ad avere minime simili
a quelle di Roma e massime più basse e con limitata umidità.
Come per la città di Roma, la vicinanza del mare fa la differenza fra precipitazioni e
temperature, a seconda che si osservi la zona sud o quella nord.
Fonte: lazionauta.it
Fonte: wikimedia.org
Precipitazioni
Si hanno precipitazioni maggiori sulle alture a ridosso del mare, a sud, dovute all’aria
umida di scirocco che , salendo, si condensa più facilmente, mentre verso nord, dove
l’aria che arriva ha già scaricato il suo contenuto, le precipitazioni sono minori.
Fonte: ARSIAL.itVelletri
Fonte: ARSIAL.itFrascati
Temperature
Circa le temperature a parità di altezza, i paesi
dell’area a sud dei Castelli Romani, generalmente
hanno temperature mediamente superiori a quelle
dell’area nord di circa 1-1,5°. Durante la stagione
invernale l’area suddetta è interessata anche da
masse d’aria fredda, con venti di Tramontana e
Grecale.
In inverno, fino ad altezza di 3-400 mt,
orientativamente, le temperature minime e
massime sono simili a quelle di Roma Ciampino.
Quindi 3° per le minime e 12° per le massime.
Mentre, salendo al di sopra di queste altezze, esse
scendono rapidamente soprattutto nelle massime.
Un esempio è dato dalle rilevazioni trentennali della
stazione di Rocca di Papa, le quali danno 1,2° per
le minime, ma soprattutto 6,3° per le massime. In
estate il discorso è identico sia nelle zone vista
mare, più temperate, che nelle zone poste a
maggiore distanza da esso. Al solito, fino a 3-400
mt di altezza, abbiamo minime e massime simili a
quelle di Roma Ciampino 30° di media per le
massime e 18° per le minime ma, a questa quota,
la sensazione di calura viene comunque attutita
dalla bassa umidità e dalla maggiore ventilazione.
Fonte: ARSIAL.it-Frascati
Fonte: ARSIAL.it-Velletri