L'aria ha un peso. Un litro d'aria, al livello del mare e alla temperatura di 0°c, pesa esattamente 1,293 grammi, mentre ai limiti esterni dell'atmosfera il suo peso è miliardi di volte inferiore. Questo perché, essendo l'oceano gassoso che avvolge la Terra compressibile, l'aria più si trova in alto più è rarefatta. Infatti a 5 km l'aria ha un peso pari alla metà di quello che ha al livello del mare. La pressione atmosferica viene definita come la forza (o peso) che, in un dato luogo o in una data superficie, viene esercitata dalla colonna d'aria sovrastante. L'aria attratta dalla forza di gravità esercita quindi su tutti gli oggetti, e su tutta la loro superficie, per il principio di Pascal, una pressione che, al livello del mare, è di circa 1 kg per centimetro quadrato. mGallileo sfatò la credenza che l'aria non avesse peso ma fu Evangelista Torricelli, un suo discepolo, ad inventare il barometro a mercurio, il quale consisteva in un tubo di vetro di 1 cm di diametro e un’altezza pari a 80 cm. Il tubo fu riempito di mercurio e capovolto in una vaschetta contenente lo stesso metallo liquido. Creandosi nella parte superiore del tubo il vuoto, fu constatato che il livello del mercurio nel tubo era sceso fino a 76 cm dal livello del liquido contenuto nella vaschetta. Fu dedotto che il peso della colonna di mercurio faceva equilibrio alla pressione atmosferica. Oggi la pressione non si misura più in millimetri. Essendo il millimetro un'unità di lunghezza, è stato rimpiazzato da un'unità di forza, cioè dal millibar (che è uguale a 1000 dine per cm2). Inoltre, in meteorologia, si fa uso delle isobare, che sono linee che congiungono punti della Terra aventi stessa pressione. La temperatura è il calore solare che la Terra immagazzina durante il giorno. La differenza da luogo a luogo dipende dal diverso riscaldamento della superficie terrestre con riferimento alla latitudine, all'altitudine e al materiale geologico, alla minore o alla maggiore vegetazione e alla diversa distribuzione delle terre e delle acque, alla diversa esposizione al sole e ai venti. Essendo trasparente, l'aria non viene riscaldata direttamente, ma riceve il calore dalla superficie terrestre. Di giorno, l'aria sarà più calda sulle terre che sui mari, di notte viceversa. Come per la pressione, anche per la temperatura si ricorre a delle linee che in questo caso vengono denominate isoterme. L'aria non è mai completamente secca. Il vapore è fornito dall'acqua contenuta nella terreferme e nei mari; le piogge poi, restituiscono l'acqua alla superficie. La presenza dell'acqua nell'atmosfera, sotto forma di nubi, nebbie, precipitazioni è responsabile delle condizioni del tempo. Per umidità si intende la misura della quantità di vapore acqueo contenuto in una data porzione dell'atmosfera. Può essere espressa direttamente riferendosi al numero di grammi di vapore contenuto in un metro cubo (umidità assoluta) o in un chilogrammi d'aria (umidità specifica) oppure alla quantità massima che può essere contenuta in un dato volume d'aria (umidità relativa). Particolare attenzione si deve fare all'umidità relativa, che è il rapporto espresso in percentuale fra la quantità di vapore acqueo contenuto in un dato volume d'aria e la quantità massima che potrebbe esservi contenuta alla stessa temperatura, quindi il livello di saturazione. Infatti essa è importante perché è l'umidità registrata dagli igrometri, gli strumenti per la misurazione dell'umidità. La latitudine è un fattore geografico molto importante, indica infatti la distanza di una località dall’equatore. La temperatura dell'aria sull'equatore è elevata e quasi sempre costante in tutti i mesi dell'anno, mentre diminuisce sempre più gradatamente, variando poi da mese a mese, man mano che si giunge ai poli. Questa è una conseguenza del fatto, a parità di stagione, la radiazione solare incontra la superficie terrestre con diverse inclinazioni a seconda della latitudine e ha perciò un minore potere calorifico. Generalmente anche l'umidità e l'evaporazione diminuiscono passando dall'equatore ai poli. Le precipitazioni si presentano piuttosto abbondanti sulla fascia equatoriale ove si ha la convergenza dei due alisei. Sono invece variamente distribuite nell'anno nella fascia compresa tra il 30° ed il 60° di latitudine (sia Nord che Sud): nella zona cioè che comunemente viene detta "temperata" e nella quale, per il predominio in tutti i periodi dell'anno di correnti occidentali, mancano regolari stagioni asciutte. Nelle altre zone terrestri, come quelle comprese tra il 20° ed il 30° di entrambi gli emisferi o nelle calotte polari, prevale, per solito, un basso regime pluviometrico. L'influenza dell'altitudine si manifesta soprattutto con una diminuzione sensibile della escursione termica diurna, mensile e annua. La diminuzione della temperatura con la quota (che, in media è di circa 0,56° C per ogni 100 metri di salita) è di minore entità durante la stagione invernale mentre in quella primaverile questo divario risulta per solito molto accentuato. Naturalmente ciò vale per località ubicate su rilievo montuosi non soggetti a venti costanti e particolari che possono modificare questo andamento. La presenza di rilievi assume notevole importanza specie nella determinazione dei climi locali in quanto può provocare variazioni anche marcate nella temperatura e nell'andamento delle precipitazioni. Per quanto riguarda la temperatura, si può affermare che le località situate in zone concave del suolo, in valli o bacini chiusi, mostrano un andamento termico irregolare con sensibili variazioni di temperatura, mentre le località situate in zone convesse (come le sommità dei rilievi) mostrano variazioni di temperatura generalmente più regolari e meno accentuate. Considerando le precipitazioni, poi, si può dire che sui rilievi esse aumentano con la quota: come regola generale, dal fondovalle alla montagna, si ha un incremento delle precipitazioni medie annue di circa 50 millimetri per ogni 100 metri di quota. Va sottolineato infine che la diversa esposizione dei pendii può determinare piccole zone a clima diversissimo, a seconda che la zona sia ubicata sul versante rivolto a nord o su quello rivolto a sud: tali differenziazioni climatiche possono sopravvenire anche in caso di rilievi non molto elevati. Le grandi distese d'acqua e di terra emersa esplicano i loro effetti soprattutto sui climi regionali: la ragione del loro influsso climatico sta nella diversa capacità di riscaldarsi e di raffreddarsi che hanno le due superfici (le terre emerse e le acque). Le terre, infatti, si riscaldano più delle distese acquee. sia durante il giorno, sia durante la stagione estiva; viceversa, sia di notte che d'inverno, le terre si raffreddano più velocemente. Il risultato di questo comportamento disuguale è che le escursioni termiche diurne e annuali sono più ampie sulla terra, specie nell'interno dei continenti, che non sul mare. I periodi dell'anno in cui si raggiungono le temperature estreme (valori massimi e minimi dell’anno) giungono in ritardo rispetto a quanto avviene nell'interno dei continenti. I climatologi hanno assunto l'escursione annua della temperatura come misura che serve per misurare la "continentalità" di un clima, costituendone l'effetto più notevole (tenendo conto, però, anche della latitudine). Per esempio, una zona del continente europeo si può definire "continentale" o di clima rigido se la differenza della temperatura media del mese più caldo e quella del mese più freddo è superiore a 20°c (per esempio Mosca), nel caso in cui risulti compresa tra 10° ed i 20° c, la località viene catalogata a clima temperato (come Napoli); mentre se l'escursione è inferiore ai 10°c essa viene classificata come località "marittima" (è il caso di San Diego). L'influenza dei mari e delle terre influisce anche sulle precipitazioni: esse risultano in genere più abbondanti sui continenti che sulle fasce costiere dei mari o degli oceani. Rispetto alle varie zone di uno stesso continente, le maggiori precipitazioni si hanno sulla fascia occidentale, in quanto più direttamente interessata dalle predominanti correnti occidentali, umide per la loro provenienza oceanica. L'influenza delle acque interne varia, a seconda delle loro diverse caratteristiche. I fiumi, infatti, tendono a mantenere un clima freddo ed umido e, se questo contribuisce a mitigare il clima durante l'estate, d'inverno esso favorirà formazioni nebbiose che contribuiranno ad acuire la rigidità del clima. Una temperie si può avere, nel periodo più freddo, se il corso d'acqua è alimentato da sorgenti provenienti dal sottosuolo e pertanto più calde dell'aria. In modo diverso, invece, si esplica l'influenza dei laghi sul clima: le varie caratteristiche dipendono strettamente dal tipo di acqua che li forma. La superficie di un lago ad acqua dolce, per esempio, non può raggiungere temperature al di sotto dei 4°c se prima tutta la massa d'acqua che forma il lago non ha raggiunto questa temperatura: l'inverno, lungo le rive di un lago profondono risulta mai piuttosto lungo; le città ubicate sulle rive di laghi che non gelano presentano di norma un clima temperato e dolce. Al contrario, le località che si trovano in prossimità di laghi che in inverno ghiacciano, hanno un clima notevolmente più crudo. L'influenza dei laghi salati sul clima risulta diversa a seconda della salinità delle acque, poiché il congelamento avviene a temperature più basse quanto maggiore è il grado di salinità. La presenza, in una regione, di un lago salato produce generalmente un clima molto asciutto e caldo.