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ESSAY RESEARCH SERIES
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Nella stessa collana:
1. FRANTIŠEK MAREK, Oblouzená mysl aneb sny & propaganda. Martin Hemelík uvádí dosud nepublikované statě Františka Marka, If
Press, Morolo 2009, 122 p.
2. PIERFRANCESCO DE FEO, La critica alla metodologia sentenziale in
Gualtiero di San Vittore, If Press, Morolo 2010, 168 p.
3. FRANCESCA PANNUTI, Panteismo: minaccia o prospettiva?, If Press,
Morolo 2010, 154 p.
4. GIOVANNI PATRIARCA, La Banca Mondiale e le politiche educative,
If Press, Morolo 2010, 95 p.
Francesca Pannuti
PANTEISMO
MINACCIA O PROSPETTIVA?
I
IF Press
Copyright © 2010 by IF Press srl
IF Press srl
Ctr. La Murata, 49 - 03017 Morolo (FR)
[email protected] - www.if-press.com
ISBN 978-88-95565-37-8
Dedicato a padre Tomas Tyn
Sempre presente nella mia vita
PRESENTAZIONE
Che cosa è il panteismo?
Il lavoro della professoressa Pannuti è di grande interesse, importanza ed attualità. Ella tratta di una questione difficile ma che
inconsapevolmente coinvolge molti per non dire moltissimi, e
non da oggi, ma sin dal sorgere della cultura e della religione in
occidente come in oriente. Una questione che, da una parte, per
la sua sottigliezza, mette a dura prova i massimi ingegni speculativi, ma che pure, per la sua capacità di sedurre il cuore umano, viene praticamente a toccare gli interessi anche nei meno colti e digiuni di filosofia. Si tratta del panteismo.
Alcuni pensano che il panteismo sia soprattutto un fenomeno
del passato – si pensa a Parmenide, agli gnostici, all’antica filosofia indiana, all’ermetismo, alla teosofia, tutt’al più a Spinoza o all’idealismo tedesco. Altri non lo ritengono un fenomeno pericoloso, ma una corrente filosofica del tutto legittima e rispettabile, per
non dire di elevati pensieri. Altri lo pensano un fenomeno di ristretti circoli esoterici, forse della massoneria degli alti gradi.
Ma, come dimostra la Pannuti, le cose non stanno così: oggi il
panteismo, magari sotto altri nomi innocui, è molto più diffuso di
quanto non si pensi e non solo in ristretti circoli intellettuali o snobistici, che si piccano di essere geniali e al disopra della massa, ma
anche tra larghe porzioni della gente comune, oggi soggetta più di
un tempo, grazie ai mass-media, agli influssi e alle culture più di-
8 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
verse e contraddittorie, senza che esistano come un tempo guide intelligenti che sappiano indirizzare (quale responsabilità quella dei
vescovi!) barriere protettive o sani criteri di discernimento.
È raro trovare delle buone trattazioni sul panteismo, che non
scadano, come avviene, nella questione delle “sette”, nel folklorismo o nelle stranezze o nella grossolana superstizione o in involuti
discorsi cifrati o pressoché incomprensibili, perché il panteismo va
preso molto sul serio e dev’essere giudicato sulla base di criteri altamente scientifici, come per esempio quelli forniti dalla scuola
tomistica, criteri dei quali la Pannuti è esperta, essendo stata discepola del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, OP, uno dei teologi
tomisti di maggior rilievo del secolo passato. Viceversa capita di
trovare studi sul panteismo basati su criteri insufficienti o troppo
superficiali o addirittura inquinati dagli stessi errori del panteismo.
Esiste oggi anche la moda, che crede di essere critica e invece
manca di criterio, di scagionare dalla nota di panteismo molti autori notoriamente panteisti: non serve a nulla e dimostra solo l’ingenuo panteismo degli sprovveduti “critici” che azzardano simili
nuove interpretazioni, che non fanno altro che diffondere il panteismo sotto falso nome1.
Il fatto che il termine, come fa notare l’Autrice, sia di coniazione recente (sec. XVIII) non significa che, come ho detto, il
panteismo non esistesse anche prima. Solo che da quel tempo la
filosofia ne ha presa maggior coscienza o per respingerlo o per accettarlo.
Né varrebbe dire che il termine non compare nella Bibbia, per
sostenere che essa non dà importanza al panteismo. A questo tito-
1
Così per esempio oggi si dice: Parmenide non era panteista, il brahmanesimo non è panteista, Scoto Eriugena non era panteista, Eckhart non era panteista, Hegel non era panteista, Gentile non era panteista, e via discorrendo.
Tempo fa sentii persino una conferenza sul “cattolicesimo” di Giovanni Gentile. Ed oggi c’è persino chi vorrebbe fare di Hegel il nuovo san Tommaso.
Presentazione · 9
lo dovremmo allora dire che la Bibbia non dà importanza a concetti come quello di metafisica, trascendentale, autocoscienza, sostanza, persona, natura o essenza, solo perché non ci sono le parole. Se diamo una definizione di panteismo, ci accorgeremo che
questo concetto è una delle fondamentali nozioni della Sacra
Scrittura sia dal punto di vista speculativo, sia dal punto di vista
morale.
Il problema è che molti esegeti non scavano abbastanza a fondo nella Bibbia, per cui non si accorgono della polemica antipanteistica della Bibbia o studiano la Bibbia servendosi di premesse
filosofiche empiristiche che non consentono loro di cogliere i
temi metafisici. Ci sono poi panteisti, come per esempio Giovanni Gentile, i quali credono che la Bibbia stia dalla loro parte,
mentre altri, come per esempio Marco Vannini, respingono il teismo biblico in nome del panteismo scambiato per la mistica.
Che cosa è infatti il panteismo? Molto semplice, almeno di
primo acchito. Le difficoltà vengono quando ci mettiamo ad
approfondirne l’essenza, le cause e gli effetti. Pan-theós = tutto è
Dio. Oppure: Dio è tutto. Ma subito sorge la questione: cosa s’intende per “tutto”? Anche la Bibbia dice che “Dio è tutto”(Sir
43,27), ma non per questo la Bibbia è panteista.
“Tutto” qui significa perfetto, in quanto, come insegna San
Tommaso, il perfetto è ciò a cui non manca nulla e in cui c’è tutto quel che ci deve essere. Non significa, quindi, che Dio sia tutte
le cose. Questo sarebbe panteismo.
Naturalmente è assai difficile trovare un panteista che dichiari
formalmente un’identità Dio-mondo sic et simpliciter, tanto una
simile affermazione è aliena dal minimo buon senso. Allora il
panteista, per sostenere comunque la sua tesi, non nega la distinzione tra Dio e il mondo, e tuttavia la intende solo come distinzione di ragione, ossia distinzione pensata e non reale, conformemente del resto al suo idealismo che riduce il reale all’ideale o al
pensiero.
10 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
Il principio profondo, radicale, ultimo, metafisico del panteismo è la confusione fra l’ente comune, quello che San Tommaso
chiama ens in communi o ens commune o ens universale e l’essere
divino, ossia l’essere sussistente, il summum ens, come dice l’Aquinate, “Colui che È”, o “Io Sono”, per usare l’espressione biblica
(Es 3,14). L’essere comune è fondato sul reale, ma di per sé è un
concetto astratto, analogico, proporzionale, molteplice, diversificato, predicabile analogicamente sia di Dio che del mondo. È
l’oggetto della metafisica.
L’essere sussistente (ipsum Esse), invece, è un ente realissimo,
singolarissimo e concretissimo, unico, univoco, personale, inconfondibile con ogni altro ente, eminente su ogni altro ente, principio di ogni altro ente, sommo intellegibile, infinito, assoluto ed
eterno: è Dio. È l’oggetto della teologia.
Dio quindi non è l’essere come tale, l’essere in quanto essere
(l’òn ê ón di Aristotele), ma è il sommo e massimo essere, ciò come diceva Sant’Anselmo - di cui non si può pensare nulla di
più grande. Invece l’essere metafisico comprende molti gradi e infiniti modi, forme e individui diversi, tutti implicitamente e confusamente presenti nel concetto analogico dell’essere. L’essere divino è il sommo Necessario: non può non essere; l’essere metafisico comprende sia il necessario che il contingente. L’essere divino è
sommamente immutabile, l’essere metafisico comprende sia il
mutevole che l’immutabile. E così via per le altre qualità dell’ente.
Il panteismo nella Bibbia
Il concetto corrispondente, nella Bibbia, a quello di panteismo, è duplice: uno di tipo speculativo-religioso: l’idolatria e l’altro di tipo morale: la superbia-disobbedienza a Dio, che si esprime nell’empietà. Il panteismo è rendere o chiamare “dio” ciò che
Presentazione · 11
Dio non è, ossia la creatura: sostanzialmente o l’uomo (l’io) o il
mondo, la natura.
Il primo tipo si può chiamare panteismo antropologico (la
“svolta antropologica” di Karl Rahner). Il secondo si può chiamare, come lo ha recentemente chiamato Benedetto XVI, “panteismo ecologico” (New Age)2. La Bibbia, esaltatrice della trascendenza divina, è severissima contro il panteismo, inteso nel senso
suddetto.
Uno potrebbe osservare: ma confondere natura umana e natura divina non è ancora panteismo, se panteismo significa dire che
Dio è tutte le cose o qualunque cosa. Rispondo: identificare Dio
con l’uomo è panteismo, in quanto nell’uomo si riassume in sé
tutto il mondo inferiore.
Il panteismo è un vizio sottile della mente e richiede in tal
senso, diciamolo pure, attitudini al pensiero metafisico e trascendentale, in quanto il panteista – che qui è il filosofo – è ben consapevole degli attributi divini, e per concepirli occorre indubbiamente un’alta capacità speculativa. Per questo i filosofi panteisti –
per esempio gli gnostici o gli idealisti tedeschi – suscitano negli
ingenui, nei vanitosi e nel volgo grande ammirazione come di
geni elevatissimi. Qual è l’errore del panteista? Molto semplice:
attribuire all’uomo ciò che appartiene a Dio! O, come dice Santa
Caterina da Siena: “Rubare a Dio ciò che gli appartiene ed attribuirlo a se stessi”.
Indubbiamente c’è anche l’errore opposto: attribuire a Dio i
limiti e le miserie dell’uomo, come il mutamento, il divenire, la
materia, le passioni, la sofferenza, la contraddizione, il male, la
morte e via discorrendo. Magari col pretesto dell’Incarnazione. In
tal modo l’uomo si sente scusato nei suoi peccati. Sta qui l’insidia
2
Il Card. Carlo Caffarra è venuto di recente su questo tema collegandolo
con quello della creazione e del giusto posto dell’uomo nell’universo nell’omelia della Santa Messa del primo gennaio 2010 nella cattedrale di Bologna.
12 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
del panteismo cristiano: la confusione delle due nature di Cristo,
con la scusa che Cristo è una sola persona. Ci si è dimenticati del
dogma di Calcedonia per dare ascolto ad Eutiche, ad Hegel e ad
Eckhart.
Il panteismo per la Bibbia è l’uomo che si fa Dio. È l’effetto
della superbia, per la quale l’uomo innalza se stesso oltre il dovuto
e il lecito; essa è collegata all’empietà, che comporta il disprezzo
per il sacro e il divino, diremmo oggi, il rifiuto della “trascendenza”. Ecco l’accusa che i sommi sacerdoti, gli scribi e i farisei rivolgono a Gesù: “Tu che sei uomo ti fai dio!”(Gv 10,33); “Chi pretendi di essere?”(Gv 8,53).
La Bibbia conosce bene la distinzione fra l’uomo e Dio, fra il
creato e il Creatore e la descrive in molte maniere (cf Nm 23,19; I
Sam 15,29; Est 4,17ss; Gdt 8,16; Gb 33,12; Sap 14,20; Is 31,3;
Os 11,9; Sal 146,3; Mt 19,26; At 10,26; I Ts 4,8; Eb 8,2;), benché presenti l’uomo come creato ad immagine e somiglianza di
Dio; ma “ad immagine e somiglianza” non vuol dire uguale o
identico!
E se il cristianesimo prospetta all’uomo la possibilità di diventare “figlio di Dio”, “simile a Cristo”, fruente della “grazia
divina”, destinato alla “vita eterna”, ciò non vuol dire che il cristiano abbandoni i limiti naturali della sua essenza (animal rationale), come il pulcino che rompe il guscio dell’uovo per poter crescere, ma che alla vita naturale si aggiunge una vita soprannaturale, senza per questo diventare Dio. La grazia è un dono creato di
Dio, per quanto divino, ma non è Dio. Per il cristianesimo, felicità naturale (perfezione umana) e felicità soprannaturale (visione
beatifica) vanno assieme.
L’origine del panteismo per la Bibbia è il peccato originale, per
il quale l’uomo, sedotto da Satana, pretende di essere “come Dio”,
legge a se stesso, anziché umilmente sottomesso ai comandi divini.
Per questo la tentazione panteistica, cioè della superbia, è sempre
in vari modi e misure agente nel cuore dell’uomo peccatore.
Presentazione · 13
I rimedi al panteismo
Rimedio al panteismo per la Bibbia è l’umiltà, umiltà innanzitutto dell’intelligenza, ossia il riconoscimento della realtà così com’è, il riconoscimento della verità, e quindi il riconoscimento dei
propri errori e peccati, quando l’intelletto non si è adeguato o non
ha obbedito al vero, ciò che in gnoseologia si chiama “realismo”,
dove San Tommaso è grande maestro.
Viceversa, l’origine del panteismo è la gnoseologia idealista,
per la quale il pensiero non si adegua all’essere extramentale (la
cui esistenza viene negata), ma si ripiega e si chiude su se stesso
(con la scusa dell’autocoscienza), sicché l’essere si riduce all’essere
pensato dallo stesso idealista (la “idea”), e così alla fine l’oggetto
del suo pensare è solo se stesso e le sue idee (l’“Io assoluto”).
Per questo l’idealista pensa di aver sempre ragione, perché per
lui l’ente si risolve nella sua idea dell’ente, che poi è egli stesso.
Per l’idealista non esistono cose alle quali egli non pensa, cose che
egli ignori, cose che esistano indipendentemente da lui. Siccome
per lui nulla è fuori del suo pensiero, egli ritiene di sapere tutto e
che tutto dipenda da lui. L’ente non sono altro che le sue idee.
Egli è onnisciente e onnipotente come Dio. Ciò che è fuori del
suo pensiero non solo non lo interessa, ma non esiste. In lui,
come in Dio, l’essere si identifica col pensiero.
Certo uno potrebbe domandarsi: ma l’idealista è realmente
convinto di essere onnisciente ed onnipotente? Non si accorge dei
suoi limiti e delle sue miserie? Ma proprio perché l’idealista non è
realista, gli basta pensare di essere Dio, ed automaticamente egli è
realmente Dio, appunto perché identifica la realtà con la sua idea.
“Il razionale (ossia l’ideale) – dice Hegel – è il reale”. I suoi limiti
e le sue miserie non sono “realtà” (=sua idea) ma apparenza.
In fondo l’idealista sa benissimo di non essere né onnisciente
né onnipotente, ma gli fa comodo considerarsi come Dio, sotto il
profilo della libertà. Infatti, se l’uomo ontologicamente non può
14 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
diventare Dio, però, dal punto di vista dell’azione, può rendersi
totalmente indipendente da Dio e quindi fare in certo modo dio
di se stesso sottraendosi volontariamente all’imperativo della legge
divina. In tal modo conseguenza pratica del panteismo è la violazione programmatica o sistematica della legge divina (scambiando
ciò per “libertà”)3, perché il panteista, come ho detto, non riconosce alcun Dio al di sopra di sé (un Dio trascendente), ma dato che
fa di se stesso dio, egli è legge a se stesso, e come tutto deve girare
attorno a Dio, tutto dev’essere funzionale al panteista.
Siccome il suo io è Dio, anche il tu dev’essere funzionale al
suo io. Egli quindi ha diritto, come dio, di comandare su tutto e
su tutti. Esiste ciò che egli decide che esiste; non esiste ciò che egli
decide che non esiste. Da qui le virtù del panteista: la sicumera, la
tracotanza, l’arroganza, l’empietà, la bestemmia, la supponenza,
l’autoesaltazione, l’autoincensazione, la millanteria, la spavalderia,
l’egoismo, l’autoreferenzialità, l’ostinazione, la superbia, la prepotenza, l’oppressione, la denigrazione e lo sfruttamento degli altri,
con tutti i mezzi che possono servire al fine: la menzogna, l’ipocrisia, l’astuzia, la violenza fino alla soppressione fisica dell’avversario
e le espressioni della sua disobbedienza a Dio sul piano delle passioni: l’avarizia, la lussuria, l’ira e via discorrendo.
Rimedio ai vizi che nascono dal panteismo, ne sono l’espressione o ne sono all’origine, è ancora, per la Bibbia, l’umiltà, col riconoscimento della propria condizione di creatura proveniente
dal nulla, sottoposta alla legge divina, inclinata al peccato, bisognosa di salvezza, e quindi la pratica delle virtù naturali e soprannaturali, la conversione, la penitenza, il culto divino, il sacrificio,
la fiducia nella divina misericordia, la preghiera.
3
Compio queste analisi nel mio libro La liberazione della libertà, Edizioni
Fede&Cultura, Verona 2008, dove riporto molti pensieri di Tomas Tyn sull’argomento.
Presentazione · 15
Il panteismo, più in radice delle due forme che ho detto –
panteismo antropologico e panteismo ecologico – ne ha altre due
ancora più fondamentali, delle quali la seconda è all’origine delle
prime due: il panteismo spiritualista, eternalista o acosmico (Parmenide, Spinoza, Severino) e il panteismo materialista, cosmico o
storicista (Eraclito, Brahmanesimo, Hegel, Von Harnack, Comte,
Spencer, Whitehead). Per il primo tutto è eterno, anche il mondo
è eterno (“questa lampada è Dio”, dice Severino). Per il secondo,
tutto diviene ed anche Dio diviene.
Panteismo ed ateismo sono in fondo le due facce della stessa
medaglia. È sempre l’uomo che divinizza se stesso o il mondo. La
differenza è che mentre per il panteista Dio “esiste”, per l’ateo
Dio non esiste. Ma è solo una questione di parole. L’uno e l’altro
sottendono in realtà il concetto di Dio nel senso di “assoluto”,
con la differenza che mentre il panteista ammette Dio come “assoluto”, ma poi chiama “dio” l’uomo eretto ad assoluto, degradando quindi Dio alle dimensioni delle finitezza e della miseria,
l’ateo non chiama “dio” l’uomo (perché nega il Dio trascendente),
ma lo chiama semplicemente “uomo”, benché per lui l’uomo sia
l’assoluto (quindi, in fin dei conti, Dio). Oppure si può dire che
entrambi rifiutano il Dio trascendente, ma poi lo immanentizzano nell’uomo, là chiamato “dio”, qui semplicemente “uomo”. Un
pericoloso gioco al rimpiattino fra Dio e l’uomo, fraintesi entrambi ed entrambi distrutti.
Bisogna fare attenzione ad intendere il panteismo nel senso
giusto. Panteismo non è semplicemente “Dio in tutte le cose”:
questa è perfetta verità. Esiste quindi una giusta “immanenza” che
non è l’“immanentismo” condannato dalla Chiesa. Se Dio, come
dice Paolo, abita nel nostro corpo come in un tempio, è evidente
che Dio resta distinto dal tempio.
Il “Cristo in me” di Paolo non vuol dire che io sono Cristo.
L’immanentismo condannato dalla Chiesa non si riferisce a ciò –
ci mancherebbe! – ma all’immanenza di tipo idealistico che sup-
16 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
pone l’essere (e quindi Dio) come essere pensato e quindi solo
come interno (“immanente”) al pensiero.
Alcuni, come Schillebeeckx, rifiutano la formula “Gesù è
Dio”, perché a loro parere sarebbe panteistica: una confusione
delle due nature. Schillebeeckx fraintende, perché egli è di tendenza esistenzialistica e l’esistenzialismo, come si sa, riduce l’essenza all’esistenza, per cui, dal suo punto di vista, è come se la formula dicesse: l’umanità (che per lui è l’esistente uomo come persona) è
identica alla divinità (che per lui è l’esistente Dio come persona).
Invece essa non vuol affatto dire questo, ma, come spiega il
Concilio di Calcedonia (che purtroppo Schillebeeckx non accetta
perché lo considera frutto della superata “mentalità greca”), significa, come è noto, che Gesù, unica persona o unico esistente (divino) ha due nature o essenze, tra loro distinte.
La Pannuti spazia con disinvoltura fra tutte le forme di panteismo antiche e moderne, scovandone le tracce con sicuro intùito e
valido criterio, anche laddove esse non appaiono a prima vista.
Ella non solo compie analisi e diagnosi, ma anche – si direbbe da
buon medico – propone rimedi, basandosi sulla sana teologia e sul
Magistero della Chiesa, con ampli riferimenti all’insegnamento di
Papa Benedetto XVI. Notevoli sono anche i riferimenti al pensiero di Tomas Tyn.
Più ampiamente sviluppata è l’analisi del panteismo ecologico
con una documentata esposizione dei rischi ai quali l’umanità va
incontro, soprattutto per i vizi opposti di un mancato rispetto per
la natura (l’uomo che vuol sostituirsi a Dio nel dominio del creato) o, al contrario, per una pagana divinizzazione della natura.
L’Autrice accenna anche alla questione del panenteismo (“tutto in Dio”). Anche qui bisogna intendersi. Se con l’espressione
“tutto in Dio” intendiamo riferirci al fatto che Dio sostiene nell’esistenza tutte le cose come loro saldo fondamento sottostante, ciò
è perfettamente conforme a una sana teologia e lo troviamo anche
nella Scrittura, dove per esempio è detto di Dio che “sorregge il
Presentazione · 17
mondo perché non vacilli” (Sal 96,10) o là dove Cristo parla della
“roccia” (evidentemente Egli stesso) sulla quale la casa dev’essere
costruita. Ma non avrebbe senso identificare la casa con la roccia.
Eppure il panteista fa proprio questo, fondando il proprio io empirico su di un immanente “Io assoluto” che non esiste.
Le cose sono in Dio non come una forma o un atto si trova in
un soggetto per formare un unico ente o un’unica sostanza, ma
come un ente, una sostanza (creatura) si fonda su di un’altra
(Creatore), per trarre da essa esistenza, ragion d’essere, sostegno e
forza, come per esempio – per restare nelle immagini della Bibbia
– il bambino si abbandona nelle braccia della madre con totale fiducia sapendo di ricevere da lei solo del bene.
La Pannuti poi insiste opportunamente sull’importanza della
dottrina della creazione, riprendendo il pensiero del Papa. Infatti
il concetto di creazione è per così dire la cartina di tornasole per
distinguere panteismo e teismo. Siccome l’atto creativo è assimilato dalla Bibbia ad una causa efficiente o produttiva (cf Sap 13,
Rm 1,20) e questa suppone la distinzione fra l’artefice e la sua
opera, è chiaro che al panteista, che identifica Dio e mondo, o
manca il concetto di creazione o lo riduce alla causa ideale-esemplare (Dio idea del mondo) o formale (Dio forma o anima del
mondo) o materiale (Dio sostanza del mondo) o ad una teofania
o ad un’emanazione divina.
Spesso l’Autrice esprime una valutazione personale sul panteismo, che dimostra una sicura e profonda preparazione filosofica e
teologica e ad un tempo quel senso pratico tipicamente femminile
che rende attenti ai risvolti concreti morali, sociali, familiari, scolastici, educativi, personali, ambientali, con particolare attenzione
a quelle vittime del panteismo che sono i più sprovveduti, i deboli, i piccoli, i malati, i poveri e quindi non manca giustamente di
accennare all’attività del prestigioso Centro di cura dei tumori di
Bologna (ANT) diretto da suo padre, l’illustre clinico Franco
Pannuti.
18 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
La Pannuti inoltre presenta opportunamente gli insegnamenti
della Chiesa sul panteismo. Credo che sarebbe bene che il Magistero tornasse ampiamente e sistematicamente sull’argomento,
magari con un documento di vasto respiro, offrendo gli opportuni rimedi, tante sono oggi le forme aperte o larvate di panteismo,
che rovinano la fede e costumi.
Il panteismo di oggi è peggiore di quello denunciato da San
Pio X, sia perché ne sono aumentate le forme e sia perché è riuscito ad insinuarsi negli stessi ambienti dirigenziali della Chiesa, dai
quali invece ci aspetteremmo il rimedio a tanto male. Questa presenza non sempre esplicita del panteismo si trova certamente nel
rahnerismo.
Il panteismo rahneriano
La concezione rahneriana dell’essere è di stampo panteistico.
Essa esprime esplicitamente alcuni aspetti del panteismo o per lo
meno alcune tesi che conducono al panteismo, ma per necessità e
conseguenza logica, implica anche tutti gli altri, che di fatto si
sono manifestati nella storia del pensiero, perché il panteismo, per
quanto abbia molte forme, si può riassumere in un unico principio, che è quello – come abbiamo visto – di concepire l’essere ut
talis come Dio. Indubbiamente Rahner, in quanto cattolico, s’impegna fortemente a evitare princìpi e conseguenze del panteismo e
dichiara di rifiutarlo, ma ciò solo a prezzo di tremende contraddizioni.
Egli di fatto sostiene l’infinità di Dio e la finitezza dell’uomo,
la dottrina della creazione, la distinzione fra essere ed essenza, fra
categoriale e trascendentale, l’esistenza, in Dio e nell’uomo, della
libertà, la gratuità della grazia, la distinzione fra il vero e il falso,
fra la giustizia e il peccato, fra la materia e lo spirito.
Presentazione · 19
Ma non convince. Tutte queste distinzioni infatti non appaiono chiare, quando non si cade nella confusione; non sono sostenute in modo persuasivo e soprattutto mancano della loro ultima
fondazione metafisica, la quale viceversa è di stampo panteistico.
Una volta accettato tale fondamento, per coerenza logica, tutte
quelle distinzioni dovrebbero essere soppresse.
Se di fatto ciò non avviene è solo per una forma di felice, se
vogliamo, incoerenza e perché, credo, la coscienza del credente si
fa sentire, ma ciò non può non destare forti preoccupazioni in
tutti coloro che esigono un saldo fondamento e la coerenza logica,
che, per la verità, non è il forte di Rahner, il quale anzi sostiene
apertamente l’inevitabilità e la legittimità della contraddizione. Si
ha l’impressione del doppio gioco, di un servizio a Dio e a mammona.
La concezione rahneriana dell’essere, infatti, è tale per cui dovrebbe esistere solo Dio. Infatti per Rahner l’essere coincide con
l’autocoscienza. L’essere è identico al pensiero. L’essere è l’io. Ma
questo è solo l’essere divino. Dunque il mondo o non esiste o esiste solo in Dio, quindi identico a Dio. Il mondo è l’autocomunicazione di Dio. Dio è il vertice del mondo.
Premesse, diramazioni e succursali e conseguenze del panteismo.
Tutte queste altre seguenti tesi è possibile trovarle o esplicitamente o implicitamente o allusivamente-ambiguamente o chiaramente espresse nel pensiero rahneriano o come conseguenze o
premesse logiche implicite delle sue affermazioni esplicite. A volte
sono espresse sotto forma di domanda, che poi si comprende che
non è una vera domanda, ma è un’affermazione (domanda retorica).
1. Se Dio è il mondo, il mondo non trae origine da Dio in
quanto creato dal nulla come ente distinto da Dio, ma il
mondo è proprietà di Dio, è l’estensione e la teofania di
20 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
Dio (Nicolò Cusano, Spinoza). Forma inversa di panteismo è quello indiano: Dio proprietà del mondo, ovvero
Dio come sostanza del mondo (Davide di Dinant). Forma
attenuata di panteismo è Dio come “anima o forma del
mondo”(Stoici, Bruno).
2. Dio è bontà infinita, assoluto, necessario, infinito, eterno.
Ma allora tutto è infinitamente buono, assoluto, necessario, infinito, eterno. Il male, il peccato sono solo apparenze o necessità, delle quali non c’è da preoccuparsi. Severino, Spinoza.
3. Ma l’essere non è solo conoscere, è anche agire. Ma se l’essere è conoscere, allora il conoscere è agire. E l’essere è agire. Confusione tra intelletto e volontà. Cogito=volo4. È così
perché voglio che sia così. Io sono la regola della verità. Essere è voler essere. Io pongo il mio essere. Fichte. Schopenhauer. Nietzsche.
4. L’essere è l’Io assoluto. Allora non esiste un io e un tu che
non siano da, per e nell’Io assoluto. All’io non si oppone
un tu, ma un non-io, posto dall’io per l’io, nell’io. Nell’etica monistica del panteismo non è possibile una vera relazione interpersonale, perché vi è un unico soggetto. L’Io
assoluto. Allora o l’io empirico sparisce davanti a un Tu
assoluto o il tu empirico sparisce davanti all’Io assoluto: o
si è schiavi o si è despoti. Fichte. Marx (lotta di classe).
5. Dio è semplice. Ma se l’essere è Dio, allora non ci sono distinzioni nell’essere: il possibile è il reale, l’essenza è l’esistenza, l’uno è i molti, la potenza è l’atto, la materia è lo
spirito, la vita è la morte, la natura è la grazia, il tempo è
4
È l’interpretazione che Padre Fabro dà del cogito cartesiano.
Presentazione · 21
l’eterno, la ragione è la fede, animale, uomo, angelo e Dio
sono la stessa cosa, la sostanza è l’accidente, l’agente coincide con la potenza di agire, la potenza di agire coincide
con l’abito, l’abito con l’atto e l’atto coincide con l’oggetto, il vero coincide col falso e il bene coincide col male.
6. In Dio c’è la potenza, il divenire, la materia, il molteplice,
il finito, il non-essere, il falso, il male e la morte. Dio è il
diavolo5, diceva Lutero, precorrendo Böhme ed Hegel. In
particolare, il male è cosa logica, necessaria e divina. Ciò
che di fatto avviene, è ciò che deve avvenire. Il capo ha
sempre ragione. Hegel.
7. Il mondo è generabile, finito, mutevole, molteplice, diveniente, corruttibile, mortale, difettoso. In esso c’è il peccato e la sofferenza. Ma allora, se Dio è il mondo, Dio è generabile, finito, mutevole, diveniente, corruttibile, mortale, difettoso. In Dio c’è il peccato e la sofferenza. Dio diviene mondo, si finitizza, e il mondo diviene Dio, si infinitizza. Hegel.
8. Ma nel mondo c’è l’uomo. Allora l’uomo è Dio. L’anima è
eterna (India), è divina (Eckhart). Il mondo è vivo (Stoici,
magia, Bruno, Campanella, alchimia, teosofia, esoterismo,
New Age). Il mondo diventa Dio (Teilhard de Chardin,
Marx, Schelling, Darwin). Dio emana da sé il mondo
(Plotino, ermetismo, Scoto Eriugena, Nicolò Cusano).
Dunque Dio non può essere senza il mondo e senza l’uomo (Hegel).
9. Dio è libertà assoluta. Ma l’uomo è Dio. Dunque l’uomo
è libertà assoluta. Se non ho un Dio al di sopra di me che
5
In Dio, secondo Von Balthasar, c’è anche l’inferno, salvo poi a sostenere
che tutti si salvano.
22 · Panteismo: minaccia o prospettiva?
mi imponga una sua legge, tutto mi è lecito e posso ribellarmi a chiunque (osservazione di Dostoevskij). Assoluta
anarchia. Schelling.
Comprendiamo quanto il panteismo allarghi i suoi tentacoli
su tutti i campi della vita dello spirito, dell’intelligenza e della volontà. È un nemico intelligente, astuto, proteiforme, insidioso e
affascinante. Sa mascherarsi da cristianesimo, da scienza (la “gnosi”), da interiorità, da alta mistica e da spiritualità. Sembra persino
avere un rigore morale (l’“idealista” che si ribella e il soldato che
obbedisce al Führer).
Occorre una severa vigilanza e grande onestà intellettuale, per
non cadere nella rete del panteismo. È un problema morale ed intellettuale ad un tempo. Il panteismo attecchisce nelle persone
colte ma anche tra i semplici, perché solletica un’inclinazione che,
dopo il peccato originale, tutti abbiamo: l’inclinazione alla superbia e alla disobbedienza a Dio.
È un vizio intelligente e spirituale, ma se gli diamo corda, può
condurci anche alle peggiori crudeltà e bestialità. Il rimedio, almeno in linea di principio, è evidente: l’umiltà davanti a Dio e al
prossimo, l’esempio dei santi6, l’obbedienza alla verità e a coloro
che Dio ci ha dato – ossia il Magistero della Chiesa – per raggiungere la vita eterna.
L’auspicio che esprimo al termine di questa mia introduzione
è pertanto che il libro della Pannuti possa far riflettere, possa incontrare l’attenzione che merita, non solo nel pubblico colto, e
negli ambienti della teologia e del Magistero della Chiesa, ma an-
6
Se nelle famose 40 proposizioni condannate nel pensiero del Beato Rosmini si può rintracciare il pericolo del panteismo, come ha notato acutamente
il Padre Fabro (L’enigma Rosmini, Edizioni Quadrivium, Genova 1980), ciò
non significa assolutamente che tale vizio, dal Rosmini esplicitamente condannato, entrasse nelle sue intenzioni morali, perché sarebbe come accusare di superbia un santo, il che è evidentemente assurdo.
Presentazione · 23
che tra la gente comune, grazie al linguaggio dell’Autrice, che senza perdere la sua profondità ed esattezza, sa essere semplice e chiaro come lo stile della donna sa esemplarmente fare, lei che per vocazione divina è chiamata a stare particolarmente vicina ai piccoli
e ai semplici, i quali tuttavia non sono esenti dalla sottile fascinosa
insinuazione del serpente: “sarete come Dio”.
Chi vorrebbe vedere il futuro della Chiesa nel panteismo, magari col pretesto dell’Incarnazione, dell’imitazione dell’amore trinitario, della comunione ecclesiale, della solidarietà umana, del
dialogo col mondo, dell’affermazione della coscienza e della libertà, della dignità del pensiero e dello spirito, dell’armonia con la
natura o del raggiungimento della mistica, non si faccia illusioni,
anzi apra gli occhi, perché è completamente fuori strada e ciò che
l’aspetta è esattamente l’opposto di quanto crede di ottenere.
Bologna, 6 gennaio 2010
Padre Giovanni Cavalcoli,OP
INDICE
Presentazione. Che cosa è il panteismo? ..................................................
7
Il panteismo nella Bibbia........................................................... 10
I rimedi al panteismo................................................................ 13
Il panteismo rahneriano............................................................ 18
Introduzione. Panteismo e attualità: “eco-teologia”, grande rischio
per le coscienze e l’umanità intera .......................................................... 25
Ecologia e New Age: connubio su base panteista ...................... 39
Capitolo I. Natura e caratteristiche del panteismo ................................... 45
Capitolo II. Profilo storico del panteismo ................................................ 59
Capitolo III. Singolarità personale e libertà ............................................ 113
Capitolo IV. La parola al Magistero della Chiesa .................................... 123
Ecologia e Magistero recente .................................................... 128
Ecologia e sviluppo ................................................................... 135
Tecnologia sì o tecnologia no? .................................................. 136
Ragione e Rivelazione di fronte alle sfide ambientali ................. 142
Capitolo V. Svuotamento della Redenzione e dissoluzione della figura
del Cristo totale .................................................................................... 145
Capitolo VI. Spirito e creazione ............................................................. 151
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