8 dicembre 2013 IMMACOLATA CONCEZIONE (SECONDA DOMENICA D’AVVENTO A) Per celebrare Origine e sviluppo della festa Tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo si cominciò a celebrare in Oriente, il 9 di dicembre, una festa della Concezione di Anna, madre della Theotokos. La città d’origine è Costantinopoli, alla luce di due considerazioni: a) la prima riguarda la stessa S. Anna, le cui reliquie erano arrivate a Costantinopoli nel VII secolo, dando luogo ad un grande culto per la santa; b) la seconda riguarda Maria: volendo completare il ciclo delle sue feste e accorgendosi che nel calendario liturgico esistevano già altre due feste di concezione, quella di Gesù (Annunciazione) e quella di Giovanni il Battista (23 settembre), si pensò che la Vergine non meritasse di meno. La festa non aveva per oggetto diretto l’esenzione di Maria dal peccato originale, ma l’evento prodigioso narrato dal Protovangelo di Giacomo (o Natività di Maria), secondo cui Gioacchino ed Anna, sterili da sempre, concepiscono in maniera miracolosa e per grazia di Dio, la loro bambina. La festa non ha avuto nella Chiesa orientale lo sviluppo delle altre feste mariane, ha un solo giorno di preparazione (proeòrtia) e nessuno di dopofesta (meteòrtia), per il semplice fatto che l’attenzione è posta più su sant’Anna che sulla Theotokos. In Occidente non abbiamo attestazioni di questa festa prima del sec. IX. Nel contesto della fervente e rigogliosa riflessione teologica e devozione mariana, che caratterizzarono il XII e il XIII secolo la festa modificò e sviluppò il proprio contenuto diventando celebrazione dell’immacolato concepimento di Maria, cioè concepimento esente dal quel peccato d’origine che è comune appannaggio dell’umanità. Dopo le dispute teologiche tra fautori e avversari della concezione immacolata della Vergine, che si protrassero fino alla seconda metà del 1600, gradualmente se ne impose la festa: un Ufficio e Messa di Leonardo Da Nogarole fu approvato da Sisto IV nel 1476, ma nel Missale Romanum del 1570 si rimanda al formulario In nativitate B. Mariae Virginis anche se la festa è di grado elevato (duplex). Pio IX in occasione della definizione del dogma (1854) dichiarò l’8 dicembre festa di precetto, corredandola di una nuova Ufficiatura e formulario di Messa, che ha ripreso gran parte dei testi del Nogarole. Allora e oggi la solennità è nel contesto dell’Avvento, senza, però, prevalere sulla domenica.. Tuttavia le conferenze episcopali hanno facoltà di chiedere l’indulto di trasferire questa festa alla domenica, se lo ritengono opportuno, come normalmente avviene per la Chiesa italiana. Canti, orazioni e letture proprie I testi scritturistici si aprono nel formulario attuale con il protovangelo (Gn 3,9-15.20), non così il formulario precedente che prevedeva Proverbi 8,22-35. Delle letture ottocentesche rimane l’annuncio dell’Angelo (Lc 1,26-38). Questi testi non provano nel loro senso letterale il mistero oggi celebrato, ma sono punti di partenza indiretti, esplicitati dalla tradizione teologica e liturgica della Chiesa. Unitamente alla lettura di Ef 1,3-6.11-12, essi danno alla celebrazione liturgica un inquadramento storico – salvifico: la Concezione Immacolata, non appare solo un privilegio personale ed irrepetibile di Maria che la isola da noi e dal nostro destino, ma piuttosto come un evento di salvezza a vantaggio di tutti. Quest’anno, cadendo la solennità nella seconda d’Avvento, la lettura tratta da Efesini è sostituita dalla seconda lettura della domenica concorrente. I testi liturgici sono un variegato composito di vecchio e di nuovo. I canti d’ingresso (Gaudes gaudebo: Is 61,10), d’offertorio (Ave Maria: Lc 1,28) e di comunione (Gloriosa dicta sunt: Ps 86,3; Lc 1,49. Per i canti vedi: Graduale Romanum pp. 628 – 631) e le tre orazioni proprie, nei quali si descrive il privilegio di Maria in rapporto a Cristo, provengono dalla messa approvata da Pio IX; il resto, compreso il prefazio che utilizza Ef 5,27, è nuovo, si ispira sia alla Lumen Gentium sia alla Sacrosantum Concilium e sottolinea le implicanze antropologiche ed ecclesiali del mistero celebrato. Il tutto, un ibrido ben fuso di diversi momenti dottrinali, è risultato un momento sintetico con variegate valenze e suggestioni. Così il monaco e arcivescovo I. Schuster commentava la Colletta odierna, commento al quale inserisco in parentesi la traduzione italiana attuale: Vi si insegna dapprima, che il privilegio dell’immacolata concezione di Maria, nei consigli di Dio era ordinato a preparare un tabernacolo interamente santo al Verbo di Dio che in lei doveva farsi carne (O Padre, che nell’immacolata concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio …). Si assegna quindi il prezzo che costò al Cristo questo privilegio, i meriti della passione e morte di Gesù preveduti dalla Sapienza eterna di Dio; cosicché il Cristo è e rimane il salvatore universale e il redentore di tutto l’uman genere (… e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato…). Maria, il capolavoro di Dio, è appunto la prima a partecipare in modo affatto singolare e più sublime che alcun altro mortale alla grazia della redenzione. Supplichiamo da ultimo la divina clemenza, che per l’intercessione di Creatura sì nobile e tanto privilegiata, sulla quale Dio non permise che sfiorasse alito di colpa, anche a noi conceda la grazia della purezza di spirito, per giungere a lui, che soltanto i mondi di cuore, giusta la parola evangelica, meritano vedere (… nos quoque mundos eius intercessione ad te pervenire concedas / concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito). (I. SCHUSTER, De Sacramentis, VI, Marietti, Torino – Roma 1923, p. 104). Curare il linguaggio rituale * Vista la coincidenza della domenica con la solennità mariana, si potrebbe mantenere questa pluralità di temi anche nella scelta dei canti. Il canto d’inizio è per sua natura destinato ad annunciare il mistero celebrato, perciò oggi deve cantare Maria, l’immacolata. Consiglierei di mantenere i canti tipici dell’Avvento alla presentazione dei doni e alla comunione. * Nell’arredo e nei fiori non dovrebbe apparire una solennità più importante del Natale. * Eventuali “baracchini” posticci con statue dell’Immacolata non vanno certo collocati in presbiterio. Tantomeno collocate statue di Madonne di Lourdes al posto della croce sopra il tabernacolo! Oltre che questione di teologia è anche una questione di buon gusto. Valorizziamo l’altare laterale della Vergine, là dove c’è, oppure una sobria esposizione di una statua tradizionale dell’Immacolata, la Vergine coronata di stelle che schiaccia il serpente. La rappresentazione del Concepimento, o discesa verso la terra, si è contaminata con quella dell’Assunta, della salita della Vergine al cielo. L’Assunta veniva rappresentata come la Stella Matutina delle Litanie, come la sposa di Ct 6,11, come la Donna di Ap 12,1: «Avvolta di sole, la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle». Anche l’Immacolata viene rappresentata in piedi sulla luna crescente, coronata di stelle, con le braccia aperte o giunte sul petto. Per segnalare la differenza tra le due immagini, l’Assunta leva gli occhi al cielo dove Cristo l’attende, mentre l’Immacolata abbassa gli occhi verso terra (cf. Maria nell’anno liturgico, a cura di R. D’ESTE - D. PIAZZI - S. SIRBONI, Queriniana, Brescia 2007, 122). Daniele Piazzi