Le professioni del chirurgo e del medico hanno subito molti incontri e scontri nel corso della storia. In generale il chirurgo (barbiere, arruffone) è stato considerato il tecnico, mentre il medico (più relazionato storicamente con il sacerdote o lo sciamano) era un autentico terapeuta. Durante lo sviluppo della medicina moderna, la conoscenza di ambo le discipline si raggruppò nella medesima formazione accademica la quale, nella maggior parte dei paesi sviluppati, permette l'ottenimento del titolo congiunto di laurea in medicina e chirurgia. Buona parte della sua storia è relazionata con la storia della medicina in generale. Le nuove tecnologie applicate all'archeologia confermano che il suo sviluppo si rifà all'origine stessa dell'homo sapiens la cui vita in libertà era oggetto di numerosi incidenti, ferite ed emorragie suscettibili di trattamento chirurgico mediante tecniche rudimentali. Le prime tecniche chirurgiche si utilizzarono per il trattamento delle ferite ed i traumi prodotti nel corso della vita. La combinazione di studi archeologici ed antropologici offre informazioni sui metodi rudimentali di satura, amputazione, drenaggio e cauterizzazione di ferite, ottenuti con strumenti incandescenti. Il primo trattato di chirurgia data alla prima epoca monarchica (2700 a.C.); è stato scritto da Imhotep, visir del faraone Djoser, sacerdote, astronomo, medico e primo architetto di cui si abbia notizia. La sua fama di guaritore fu tale che venne deificato e considerato il dio egizio della medicina. Altri famosi medici dell'Antico Impero (dal 2500 al 2100 a.C.) furono Sachmet, medico del faraone Nebkhau, o Nesmenau, una sorta di primario dell'epoca. Su uno degli stipiti all'entrata del tempio di Memphis si trova il bassorilievo più antico relativo a un intervento chirurgico: una circoncisione. Tra i vari papiri conservati se ne conoscono nove relativi a materie mediche; tra essi il più famoso e importante è quello denominato dal suo scopritore: George Ebers. Strumenti chirurgici in un bassorilievo del tempio di Kom Ombo, Egipto « Se incontri il grande gonfiore del Dio Xensus ad una estremità, considera quanto sia molto fastidiosa e che può produrre molto pus; si forma un qualcosa come il vento e provoca irritazione. Il gonfiore ti dice con voce forte: La piaga purulenta non è la più repulsiva tra tutte? Macchia la pelle e lascia dei segni. Tutte le membra arrivano ad assomigliarsi a quello che fu affetta per prima. Quindi si deve affermare: È il gonfiore del dio Xensus, non la toccare! » Vaso greco del 480-470 a. C. che rappresenta un intervento chirurgico. Nel Mar Egeo si sviluppò tra l'anno 2500 e 1500 a. C. la civiltà Minoica, precorritrice della civiltà greca. Nel 1971 durante scavi archeologici a Nauplia, si ritrovarono in una tomba micenea vari strumenti medici, datati circa 1500 anni prima della nostra era (coltelli, forbici, pinze, sonde), attribuiti da alcuni autori al mitico medico Palamidas. La più antica opera greca scritta che includa conoscenze riguardanti la medicina sono i poemi omerici: l‘Iliade e l‘Odissea. Nel primo si descrive ad esempio il trattamento che riceve il re Menelao dopo essere stato colpito nel polso da una freccia, durante l'assedio di Troia: il chirurgo risulta essere Asclepio, il dio della medicina greca educato nella scienza medica dal centauro Chirone Dal suo nome deriva Esculapio, un antico sinonimo del medico, e dal nome della figlia Hygieia, derivò il nome attribuito all'attuale ramo della medicina preventiva denominata Igiene. Ad Asclepio si attribuisce anche l'origine del bastone di Asclepio, considerato un simbolo medico universale anche oggi. Tuttavia la figura medica per eccellenza nella cultura della Grecia classica è Ippocrate. Questo medico, nato a Kos nel 460 a.C., è considerato il padre della medicina moderna, e la sua vita coincise con l'età dell'oro della civiltà ellenica e della sua moderna visione cosmica della Ragione in contrapposizione al Mito. Fondò una Scuola medica basata sui principi del cosiddetto giuramento ippocratico, che ancora oggi viene recitato (in modo rituale) dai neolaureati in Medicina e Chirurgia di molti paesi occidentali. I campi medici abbracciati da Ippocrate includono la medicina interna, l'igiene, l'etica medica e la dietetica. Sulla chirurgia esistono numerose annotazioni nei suoi scritti. Riportiamo a mo' di esempio di cosa e come debba esercitare un chirurgo secondo Ippocrate: La chirurgia tratta il paziente, il chirurgo, gli aiutanti e gli strumenti; il tipo di orientamento della luce; la collocazione idonea del paziente e degli strumenti; l'ora, la metodica ed il luogo. Il chirurgo deve posizionarsi in un luogo ben illuminato e confortevole, sia per lui che per il paziente. Le unghie devono essere tagliate corte. Il chirurgo deve imparare ad utilizzare le sue dita mediante una pratica continua, essendo di particolare importanza l'indice ed il pollice. Devono muoversi bene, con eleganza, in modo rapido, con agilità, accuratezza ed a comando. Nei trattati di chirurgia del corpus ippocratico si evidenzia una notevole esattezza anatomica, e sorprendono alcune proposte terapeutiche ancora oggi pienamente in uso, come il drenaggio dell’ empiema pleurico, o i trattamenti suggeriti per i traumi cranici. Le proposte per la riduzione delle fratture includono l'utilizzo di diversi supporti fisici (come il "banco ippocratico" o la "scala ippocratica", supporti di riduzione della frattura dell‘omero e sistemi di trazione) di fattura ingegnosa e di provata efficacia. Banco ippocratico da utilizzarsi per le fratture vertebrali Dopo Ippocrate, la successiva figura medica greca di spicco fu Aristotele. Questo pensatore poliedrico apprese la medicina da suo padre, ma non risulta che la esercitò assiduamente. Tuttavia la sua scuola peripatetica fu la culla di vari medici e chirurghi insigni dell'epoca: Diocle di Caristo, Prassagora di Cos e Teofrasto di Ereso, sono alcuni esempi. Questa scuola non apportò novità essenziali in materia di chirurgia. Intorno all'anno 300 a.C. Alessandro Magno conquistò Alessandria di Egitto, città che in poco tempo si trasformerà nel centro culturale del Mediterraneo e del vicino Oriente. La "Scuola Alessandrina" raccolse e sviluppò tutte le conoscenze sulla medicina (e non solo) conosciute in quell'epoca, contribuendo a formare alcuni chirurghi di primo piano. Lapice che estrae una freccia da Enea affresco di Pompei La civiltà etrusca, prima di importare le conoscenze della cultura greca, aveva a malapena sviluppato un corpus medico di interesse, ad eccezione di una notevole capacità nel campo dell’ odontoiatria: tra gli Etruschi sono state trovate protesi fisse, mobili, con filo d’oro, con denti naturali ed artificiali, e anche alcune corone d'oro fuso. Uno dei pochi chirurghi romani conosciuti dell'era precristiana fu Arcagato del Peloponeso. Fu citato da Plinio nella sua Naturalis Historia, in cui si fa anche riferimento al suo soprannome, che era inizialmente Vulnarius(curaferite); ma per i suoi metodi ed i successivi fallimenti si guadagnò il soprannome di Carnifex. La chirurgia nel Medioevo Il cristianesimo interpreta la guarigione come un intervento divino. Si formerà quindi una medicina chiamata conventuale. Con il concetto di carità nacquero gli ospedali, in un primo tempo intesi come luogo di accoglienza per deboli (poveri, pellegrini, ammalati, vecchi, neonati od infanzia abbandonata), poi successivamente come strutture dedicate alle cure delle malattie La Medicina conventuale ha la caratteristica di dare asilo a viandanti e curare gli ammalati. Nel 529 viene fondato da San Benedetto da Norcia il Monastero di Montecassino. In contemporaneo fiorisce una medicina laica, in particolare la scuola di Salerno. Gli Ospedali Nell'alto medioevo l'ospedale è soprattutto uno xenodochio (dal greco xenos = "ospite, straniero" e dokeion = "ospizio"). Nel basso medioevo è soprattutto un ospedale nel senso più moderno. Infatti svolge una azione prevalentemente di riparo, ma sempre più indirizzata a malati, vecchi e bambini, quindi brefotrofi (dal greco brefos = "neonato" e trefo = "nutrire"), orfanotrofi (dal greco orfanos = "privo di") e gerontocomi (dal greco geron = "vecchio"). Nell'occidente medioevale, fino ad almeno il 1280, non esistono casi di apprendistato od insegnamento medico in ambito ospedaliero. Quindi gli ospedali furono dotati molto lentamente di medici. Tra il XII ed il XIII secolo la lebbra ebbe la sua massima espansione; si ebbe quindi una crescita numerica dei lebbrosari. Alla fine del XIV secolo compare in Europa la peste con la sua carica di morti. Ma il lebbrosario è una struttura per cronici, inguaribili, strutturata come una piccola città, nata per isolare, non per guarire. Il lazzaretto nasce per gli acuti, a pericolosità altissima, ma con la possibilità di recupero. Con il lazzaretto inizia la storia dell'ospedale moderno. Il maggior ospedale conosciuto dell'epoca si trovava al Cairo: l'Ospedale di Al-Mansur, fondato nel 1283, era strutturato con una divisione per reparti specialistici, secondo una logica attuale; prevedeva anche una sezione di dietetica coordinata con la cucina dell'ospedale, un reparto per i pazienti esterni, sale di conferenze e biblioteca. Le principali figure sanitarie del medioevo • medicus colui che esercitava la medicina in pratica • physicus che possedeva una grande conoscenza teorica della medicina • cyrurgicus o pratico • barbiere-chirurgo, colui che eseguiva salassi, piccola chirurgia, suture... • re taumaturghi • donne delle erbe e dei parti • ciarlatani, cavadenti e saltinbanchi Scuola Medica Salernitana Tra l'XI ed il XIII secolo si sviluppò a Salerno, nell'Italia meridionale, una scuola medica di grande celebrità: la Scuola Medica Salernitana. Per l'ottenimento del titolo di Medico e del conseguente diritto ad esercitare la professione Ruggero II di Sicilia, stabilì l'obbligo di superamento di un esame di abilitazione, che prevedeva la dimostrazione di competenze sia di medicina che di chirurgia; questo "riabilitava" la specialità chirurgica dal rifiuto nei suoi confronti operato dalla Chiesa Cattolica e da parte del mondo arabo. Alcuni anni dopo (nel 1224) Federico II riformò l'esame, affinché fosse realizzato in forma pubblica da un gruppo di maestri di Salerno, e stabilendo per l'esercizio della medicina un periodo di formazione teorica (che includeva cinque anni di studio di medicina e chirurgia) ed un periodo pratico di un anno. Una figura di rilevanza di questa scuola fu il monaco Costantino l’Africano (1010-1087), medico cartaginese che raccolse numerose opere mediche nel corso dei suoi viaggi, e che contribuì alla medicina europea con la traduzione dall'arabo di vari testi classici. Il primo trattato europeo medioevale di chirurgia ha la sua origine in questa scuola: la "Practica chirurgiae" di Ruggero Frugardi (1170), opera che si occupa del trattamento delle ferite e dei traumatismi. A titolo di curiosità, e come sostituzione per il fatto che non era possibile praticare la dissezione di cadaveri umani, Cofon il giovane scrive intorno all'anno 1150 la sua Anatomia Porci, guida pratica alla dissezione del maiale, utilizzata dagli studenti. Illustrazione di Mondino dei Luzzi (1275, Bologna-1326), mentre osserva un'autopsia La chirurgia nel Rinascimento Studio anatomico del braccio, di Leonardo da Vinci Il Quattrocento ed il Cinquecento vedono in Italia la nascita di una filosofia della scienza e della società basata sulla tradizione romana dell’ Umanesimo. Lo sviluppo delle Università in Italia, grazie alla protezione delle nuove classi mercantili, funzionò da motore intellettuale dal quale derivò il progresso scientifico che caratterizzò questo periodo. Questa nuova era avvicina con speciale intensità le scienze naturali e la medicina, sotto il principio generale del revisionismo critico. Le nuove conoscenze in ambito anatomico permettono il decollo definitivo di discipline come la chirurgia o l’anatomia patologica. L'ansia di conoscenza attraversa simultaneamente tutte le corporazioni, fino al punto di far esclamare a Vesalio, il principale anatomista del secolo XVI: « Non mi preoccupano i pittori e scultori che si accalcano alle mie dissezioni né, nonostante le loro aria di superiorità, mi sento meno importante di questi » Lorenz Heister, Institutiones chirurgicae, in quibus quicquid ad rem chirurgicam pertinet optima et novissima ratione pertractatur. Nella ultima decade del secolo XVI, alla fine del periodo rinascimentale, fa la sua comparsa il principale chirurgo di questa epoca, e padre della chirurgia francese Ambroise Paré (15101590). Poco prima, lo svizzero Paracelso, figura medica controversa, considerato da alcuni un semplice barbiere, un alchimista per i più e chirurgo per i meno, aveva tentato (con scarso esito) di elevare la chirurgia al medesimo rango della medicina interna. Sarà però il francese Paré ad eliminare le ultime riserve. Questo chirurgo fu medico personale di cinque re, in un'epoca in cui era consuetudine sostituire tutta la corte ad ogni nuovo insediamento reale. La sua formazione inizia nella corporazione dei barbieri e ciarlatani, frequentando però nel contempo anche l’Hotel –Dieu di Parigi (il principale ospedale del luogo). Il suo lavoro come chirurgo comincia tra le file dell'esercito francese, dove si specializzo in ferite da proiettili. Fu colpito da un certo ostracismo dalla comunità medica; per via della sua umile estrazione e per l'ignoranza del greco e del latino scrisse tutte le sue opere in francese. Fin dal suo inizio si considerò un rinnovatore, la qual cosa non gli fu sempre di beneficio, quantunque il suo principale alleato fosse la propria reputazione. « Dici che il legare i vasi sanguigni, dopo l'amputazione è un metodo nuovo e quindi non dovrebbe applicarsi. Cattivo argomento per un medico » La sua inventiva lo portò a progettare alcuni strumenti chirurgici, tra cui alcune protesi, per i suoi pazienti amputati. Degno di nota è il suo studio sui gemelli siamesi, od il suo rifiuto all'utilizzo delle pietre bezoar come antidoti universali. Buona parte della sua opera è un compendio in cui analizza e refuta i costumi, le tradizioni o le superstizioni mediche, senza fondamento scientifico né utilità reale. Durante il secolo XIX, avviene l'integrazione tra la chirurgia e la medicina nel medesimo corpo di conoscenza ed insegnamento, che comporta il riconoscimento definitivo delle specialità chirurgiche, con l'incorporazione della traumatologia aggiunta al suo campo d'azione. La prima grande rivoluzione nell’assistenza ai malati, si deve a Florence Nightingale. Nasce a Firenze nel 1820 da genitori inglesi. Di origine aristocratiche, dopo aver ricevuto un'educazione sociale e culturale di prim'ordine, la Nightingale decide di rendersi utile alla società. Nel 1951 si reca in Germania per apprendere come si assistono i malati. Nel 1853 diventa direttrice dell'ospedale per invalidi di Londra. Ma l'occasione che le permette di far mostra di tutte le sue eccelse capacità operative e organizzative e la consegna a fama imperitura è la guerra di Crimea, dove ottiene in campo sanitario risultati strepitosi. Riesce, infatti, a convincere le autorità militari, quando l’esercito è impegnato nella guerra di Crimea, che la pulizia dei locali e delle persone fa diminuire la mortalità tra i soldati ricoverati negli ospedali da campo. Dimostra questo raccogliendo scientificamente le informazioni ed elaborandone una valutazione statistica che convincerà le autorità militari e politiche inglesi del suo tempo. Da allora l’igiene è considerata la prima medicina in un ospedale. Fatto ritorno in Inghilterra apre numerose scuole per infermiere e riceve continue richieste di consulenza per organizzare nuove scuole infermieristiche in tutto il mondo. Un altro passo avanti si deve a Ignác Fülöp Semmelweiss che lavora alla clinica ostetrica dell’università di Vienna intuisce che l’elevata mortalità tra le puerpere ricoverate nella clinica è dovuta al fatto che queste vengono visitate da medici che hanno le mani sporche per aver eseguito in stanze contigue delle autopsie su cadaveri. Egli propone semplicemente a questi medici di lavarsi le mani prima di visitare una donna che ha partorito e questo salverà la vita a molte madri. Da ciò gli deriva la definizione di “Salvatore delle madri” . Un altro gande passo in avanti viene compiuto con l’introduzione dell’anestesia generale (Narcosi). La regina Vittoria partorisce il figlio Alberto principe di Sassonia Coburgo senza dolore: le viene somministrato dal Dr Snow del Cloroformio che toglie reversibilmente alla regina la coscienza e con essa il dolore del parto. A questo si era inutilmente opposto il vescovo di Canterbury che sosteneva l’amoralità di tale pratica perché Dio aveva stabilito che le donne dovessero partorire con dolore. Oggi il cloroformio è sostituito da molecole molto più potenti e sicure che rendono la narcosi una buona pratica medica che rende possibili gli interventi chirurgici odierni, in altri tempi inimmaginabili. Il pallone di ambo ed il ventilatore automatico consentono di somministrare agevolmente l’ossigeno ed i gas narcotizzanti. Lo sviluppo tecnologico ha permesso avanzamenti importanti nel campo della chirurgia, fin dalle ultime decadi del secolo XX. Principalmente la chirurgia minimamente invasiva ha permesso di diminuire i tempi di recupero e le complicanze post-chirurgiche. La telemedicina e la robotica hanno dotato di nuovi mezzi i chirurghi, permettendogli di intervenire a distanza o con un livello di precisione non possibile per l'occhio umano. D'altra parte l'apparire di nuove tecniche di diagnostica per immagini, quali ad esempio l’Ecografia, lEndoscopia, la RMN o la PET hanno permesso lo sviluppo di interventi più selettivi, molto meno aggressivi e più sicuri.