I TUMORI SPONTANEI DEL CANE DIAGNOSTICATI NELL'AMBITO DELL'ATTIVITA' DI PREVENZIONE VETERINARIA: MODELLI UNICI DI STUDIO PER L'ONCOLOGIA COMPARATA Rosa Patruno, Annagrazia Fortunato Dipartimento di Sanità Animale ASL BAT RAZIONALE ED OBBIETTIVI DELLO STUDIO Nell'ambito dell'attività veterinaria di lotta al randagismo e di prevenzione ambientale è stata ulteriormente sviluppata l'attività di diagnostica clinica, chirurgia oncologica e di compilazione del registro tumori. In particolare è stata portata avanti la collaborazione con altre Istituzioni del territorio quali la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università di Bari e l'Istituto Tumori di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico "Giovanni Paolo II" di Bari, al fine di utilizzare le neoplasie spontanee nel cane per studi epidemiologici, di caratterizzazione biologico-tessutale e di ricaduta terapeutica. Sulla scorta di una precedente esperienza, abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul mastocitoma canino. I mastocitomi cutanei sono neoplasie molto frequenti nei cani con una incidenza più elevata rispetto a quella osservata nella specie umana. Essi costituiscono un gruppo eterogeneo di tumori che comprendono forme benigne con capacità metastatica scarsa o nulla e forme aggressive, sotto il profilo biologico e clinico, con capacità metastatica elevata. Secondo la classificazione di Patnaik, i mastocitomi possono essere suddivisi in forme con diverso grado di differenziazione isto-patologica, in particolare si distinguono: forme ben differenziate di grado 1 (G1), forme a differenziazione intermedia di grado 2 (G2) e forme scarsamente differenziate di grado 3 (G3). La malignità biologica e clinica dei mastocitomi aumenta progressivamente dalle forme G1 alle G2 ed ancora alle G3. Studi pubblicati recentemente suggeriscono che i mastociti inducono neo-angiogenesi, meccanismo fondamentale per la crescita e progressione neoplastica, mediante la liberazione dei fattori pro-angiogenetici in essi contenuti. Pertanto il mastocitoma costituisce un modello unico per studiare la neo-vascolarizzazione in termini di oncologia comparata. In tal senso l'inibizione dell'attivazione o della de-granulazione mastocitaria potrebbe essere una nuova strategia terapeutica antitumorale meritevole di sperimentazione nel modello unico pre-clinico del cane con rapide ricadute nei tumori umani. In questo lavoro abbiamo diagnosticato i cani affetti da neoplasie cutanee e nell'ambito delle stesse selezionato i mastocitomi, con lo scopo di studiare mediante tecniche immuno-istochimiche e di analisi di immagini i tessuti tumorali raccolti e catalogati nella nostra bio-banca. L'obbiettivo finale è stato quello di valutare le correlazioni tra la densità dei microvasi (DMV), l'area occupata dall'endotelio vasale neo-formato (AEV) e la densità dei mastociti in rapporto al loro grado di malignità e di de-granulazione (DMC). MATERIALE E METODI Nell'ambito dell'attività veterinaria ai cani affetti è stato effettuato un esame clinico completo. Le neoformazioni cutanee sono state asportate chirurgicamente ed opportunamente caratterizzate. Sono state valutate, relativamente ad ogni caso clinico, le dimensioni ed il numero dei noduli asportati, le caratteristiche macroscopiche-semeiologiche (durezza, presenza di ulcerazioni, emorragie, fissità rispetto ai tessuti circostanti), l' età dell'animale, la razza ed il sesso. Tali caratteristiche clinico patologiche sono state riportate in un apposito registro tumori. I tessuti rimossi sono stati fissati in formalina tamponati al 10% e poi inclusi in paraffina. Successivamente gli stessi sono stati sezionati al microtomo ed i vetrini studiati con tecniche di colorazione idonee. In particolare sono state eseguite colorazioni con Ematossilina-Eosina e con la tecnica al Blu di Toluidina che consente l'individuazione dei mastociti per la caratteristica metacromasia rosso-blu dei granuli in essi contenuti. E' stato così possibile porre la diagnosi di mastocitoma ed il grado di differenziazione. Lo studio è stato completato con tecnica di immuno-istochimica utilizzando un anticorpo anti fattore ottavo specifico per l'endotelio vascolare. Infine con l'ausilio del microscopio ottico e dell'analizzatore di immagine sono stati contati per ogni campo microscopico la DMV la AEV e la DMC RISULTATI I dati ottenuti hanno dimostrato una correlazione statisticamente significativa tra la DMV, la AEV e la DMC (utilizzando l'analisi statistica di Pearson) nei mastocitomi scarsamente differenziati dove i mastociti si presentavano per lo più de-granulati. Sono state infine evidenziate differenze statisticamente significative in termini di DMV e AEV tra il gruppo dei mastocitomi G1-G2 ed il gruppo dei mastocitomi G3 poichè questi ultimi presentavano valori angiogenetici più elevati (utilizzando il metodo del t-test). DISCUSSIONE I tumori degli animali da compagnia, in particolare del cane, rappresentano una causa estremamente frequente di patologia e costituiscono un modello importante di neoplasia spontanea che mima da vicino la patologia oncologica umana. A tal proposito è da rimarcare che il modello animale del topo di laboratorio, classicamente utilizzato per studiare la patologia oncologica, non riproduce da vicino ciò che accade nei tumori dell'uomo. Infatti si tratta spesso di topi "nudi" cioè resi atimici e pertanto privi dell'immunità cellulomediata, al fine di poter fare attecchire un trapianto tumorale. D'altro canto la cancerogenesi indotta nei topi da laboratorio con elevatissime dosi di idrocarburi policiclici aromatici, come l'antracene, in tempi di pochi giorni o settimane non riproduce, sotto il profilo temporale, la cancerogenesi umana che avviene nell'arco di molti anni. Ancora il patrimonio genetico del topo, come anche molti dei suoi sistemi enzimatici, sono spesso differenti filogeneticamente dall'uomo. E' da rimarcare che il completamento della caratterizzazione del genoma canino ha dimostrato una stretta analogia con il genoma umano e molti degli oncogeni che provocano i tumori canini sono identici agli oncogeni che provocano i tumori nell'uomo. Aspetto di estremo interesse nell'ambito della prevenzione oncologica è quello dell'esposizione a fattori ambientali cancerogeni, si comprende che il cane condividendo con l'uomo (a differenza del topo di laboratorio) l'ambiente, l'alimentazione, le acque, è esposto agli stessi cancerogeni ambientali. Pertanto, le neoplasie canine rappresentano un modello poco utilizzato ma di estremo interesse attuale per la comprensione della cancerogenesi e per l'introduzione di nuove terapie oncologiche che possano essere rapidamente traslate nell'uomo. I nostri dati dimostrano che i mastocitomi scarsamenti differenziati sviluppano elevata attività angiogenetica in termini di densità microvasale ed area endoteliale. E' stato recentemente approvato per uso veterinario un farmaco inibitore dell'angiogenesi che è attualmente in fase di sperimentazione in oncologia umana.