Pellicano,il dono della vita
Quello ch'è forse il testo-base dei trattati allegorici medievali, il Physiologus (redatto in greco in ambiente
alessandrino verso il II secolo dopo Cristo e tradotto in latino attorno al IV secolo), racconta una strana
storia sul pellicano. Quest'uccello insegna ai suoi piccoli a evitare i serpenti: ma, secondo questa
narrazione, se quelli gli disobbediscono, nel caso scampino ai rettili nemici è lui stesso a punirli de11a
disobbedienza uccidendoli; tuttavia, tanto è il suo amore che li fa risorgere dopo tre giorni aprendosi il
cuore e nutrendoli del suo sangue, per poi morire.
Solitamente si spiega che la leggenda avrebbe origine dall'osservazione dell'atto con il quale il pellicano
nutre i suoi pulcini, dando loro i pesci che porta nella sacca inferiore del becco. Tale gesto lo obbliga ad
assumere una posizione simile a quella che prenderebbe se si aprisse col becco il petto. Il testo
alessandrino, comunque, narra la leggenda del sacrificio del grande uccello, il quale offre il suo sangue ai
figli, come metafora dell'amore paterno.
La tradizione cristiana medievale, riprendendo la lettera del Physiologus, ha fatto del pellicano un simbolo
del Cristo vero Dio (che punisce i suoi figli per il peccato originale) e vero uomo (che s'incarna per spargere
il suo sangue col quale lavare i loro peccati). Nell'inno eucaristico Adoro Te devote, attribuito a san
Tommaso d'Aquino (1264), ci si rivolge al figlio di Dio come Pie Pellicane, Iesu Domine. Nella tradizione
alchemica, in seguito ripresa dal linguaggio ermetico usato dalla massoneria, il "sangue del pellicano" è
la pietra filosofale che muta i metalli vili in oro, mentre "pellicano" è detto un tipo speciale di alambicco
usato durante le fasi del Magnum Opus ed è anche il titolo di un rango iniziatico, che indica come l'adepto
abbia raggiunto la purificazione della quale l'operazione crisopoietica sarebbe simbolo.
E' soprattutto la massoneria "di rito scozzese" ad avere ripreso questa simbolica medievale, sia attraverso il
tradizionale emblema cristico, sia tramite i riferimenti alchemici. In entrambi i casi, però, si è trattato di una
semplificazione. In realtà il "sangue di pellicano" sarebbe uno dei molti nomi conferiti alla pietra filosofale
in quanto precipitato di zolfo, sotto forma di cristalli di colore rosso, esito di un'operazione che avrebbe
condotto, secondo gli alchimisti, alla "quintessenza", cioè all'etere, l'elemento superiore dell'universo del
quale sarebbero costituiti i corpi astrali.
Il sangue che scaturisce dal petto del pellicano in seguito a un atto di supremo amore sarebbe pertanto
simbolo della sostanza della divinità del Cristo e rinvierebbe al mistero eucaristico.