La societ di massa

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Elementi di sociologia – Temi e idee per il XXI secolo
Carlo Mongardini
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La società di massa
Parliamo spesso di “società di massa”. Esiste tutta una serie di studi e di ricerche sociali che
dall’800 in poi hanno come principale punto di riferimento la “società di massa”. Ma quali
contenuti di valore, quali significati nascosti comprende il concetto “società di massa”? Ce lo spiega
appunto uno dei più illustri studiosi della società di massa, il sociologo tedesco Theodor Geiger
autore di numerose lavori sulla società contemporanea tra il 1930 e il 1950. In un capitolo dal titolo
“La società di massa nell’era moderna. Decadenza o sviluppo coerente?” scrive: “ 'Società di massa'
è la parola d’ordine con cui è stata bollata la struttura sociale del XX secolo. Quel che si vuole
esprimere con ciò non è solo un rapporto quantitativo, il numero gigantesco di uomini oggi riuniti in
una struttura politica; “massa ha oltretutto un significato qualitativo, sottintende una presunta
deficienza strutturale della società contemporanea, l’assenza di un ordinamento articolato di quelle
unità gigantesche comprendenti milioni di individui anonimi. In questo senso Röpke rimpiange una
“struttura verticale organica della società”. Così inteso, infatti, il concetto di società di massa è
massimo comun denominatore di tutte quelle manchevolezze che a torto o a ragione, sono imputate
alla nostra società: l’esser senza patria e l’isolamento del singolo nell’ambito del proprio ambiente
sociale, il livellamento, l’uniformità, l’americanismo, la burocratizzazione e lo specialismo, la
perdita di un livello culturale, la disintegrazione della vita dei valori e la decadenza
dell’orientamento metafisico del mondo.
La critica culturale di tipo romantico ama contrapporre la nostra società a quella medievale, o
piuttosto ad una immagine spesso assai deformata e lusinghiera del medioevo. Malgrado ciò, il
confronto con il medioevo può risultare vantaggioso per certi tratti caratteristici della società
contemporanea, premesso che non si tralascino o confondano i suoi molteplici stadi intermedi sia
tipologici che storici.” (Th. Geiger, Scritti sulla società medievale, a cura di Paolo Farneti, Torino,
UTET, 1970, p. 310).
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