SOMMARIO ALLERGOLOGIA Con l’arrivo della Primavera, per molti inizia un periodo all’insegna di fazzoletti, colliri, bombolette spray. Ecco alcuni consigli utili per governare il fenomeno. pag. 4-5 UROLOGIA L’unità operativa del dott. Pecoraro fa scuola: dalla chirurgia mininvasiva ai disturbi sessuali, dalle protesi peniene ai problemi di incontinza urinaria. pag. 10-11 DIPENDENZE Presentato durante una conferenza dell’Ulss 22 un nuovo sistema integrato socio-sanitario per affrontare le problematiche legate all’abuso di alcol pag. 14-15 URP Completata una rilevazione sul grado di soddisfazione degli utenti serviti da assistenza domiciliare nel comprensorio dell’Ulss 22. pag. 22-23 Il territorio e le sue priorità L’evoluzione dell’assistenza sanitaria sta puntando ad un traguardo ambizioso, ad una meta ben focalizzata. Si tratta della nuova centralità assunta dal territorio rispetto ai servizi ospedalieri, sui quali sino a ieri si sono concentrati gli sforzi prevalenti, ma accanto ai quali oggi sempre più si va affermando il ruolo del territorio quale sede primaria di assistenza. Un impegno che l’Azienda Ulss 22 sta concretizzando con campagne di screening mammografico ed oncologico dai risultati quanto mai soddisfacenti. La scelta di svolgere opera di prevenzione del tumore della mammella utilizzando un camper apposito, che si muove sul territorio per gli esami radiologici, si è dimostrata vincente. Nell’ambito del Dipartimento delle Dipendenze è stata istituita una Rete Alcologica, per dare risposta integrata e globale alle problematiche connesse all’abuso alcolico: è composta da medici e Sert, ma si espande al territorio coinvolgendo anche Gruppi di Auto Aiuto e Comunità, Enti locali e Volontariato. Un Patto aziendale è stato siglato con i Medici di Famiglia, una vera e propria rete assistenziale che mira a rinsaldare un rapporto di collaborazione già esistente, ma che prevede un approccio ancor più sistematico nei confronti di importanti patologie ed una attenzione particolare verso i malati gravi. Quella del Medico di famiglia si rivela essere la figura chiave di quella nuova Sanità che ha davanti a sé anche un altro traguardo: razionalizzare i costi per servire meglio il territorio. Una sfida che passa attraverso l’appropriatezza della richiesta di servizi socio sanitari dato che, tra le tendenze a primeggiare, c’è oggi quella della progressiva evoluzione della domanda di cure e di assistenza da parte dei cittadini. Domanda che – non vi è alternativa logica e di buon senso – va oggi sempre più razionalizzata. Insomma, per evitare sprechi, è necessario responsabilizzare tutte le persone coinvolte, tutti noi, dai cittadini utenti agli stessi erogatori dell’assistenza. Una sanità che si realizza con una rete di servizi territoriali non si dimentica certo dei suoi presidi ospedalieri. In tema di ristrutturazione e riadeguamento delle strutture sanitarie, siamo peraltro impegnati su vari fronti: si sta lavorando sul monoblocco del Magalini di Villafranca, cantieri sono aperti all’Orlandi di Bussolengo e ad Isola della Scala. L’impegno è totale, la volontà di far bene rischia anzi di andare oltre l’ostacolo! “La cultura dello spreco – inneggiava sino a ieri un facile luogo comune – domina la sanità pubblica”. La nostra ambizione ed il nostro impegno quotidiano ci farebbero concludere che anche sotto questo profilo le cose stanno cambiando. Ma siamo ben consapevoli che la valutazione dell’efficacia di questo nostro progetto – la Sanità che attiva nella casa di ognuno di noi – è misurabile solo in orizzonti temporali lunghi e complicati da mille impedimenti. Questo nostro, dunque, più che una conclusione è un inizio. Il Direttore Generale Ulss 22 -Dott. Renato PiccoliPeriodico d’informazione sanitaria a cura dell’Azienda ULSS 22 - Regione Veneto Anno 2 - N° 1 - Aprile 2004 Redazione: Via Citella, 50 - Villa Spinola 37012 Bussolengo (VR) - Tel. 045 6338366 Fax 045 6769688 - Cell. 339 3112909 Editore: Azienda Ulss 22 - Regione Veneto Presidente: dott. Renato Piccoli Direttore Responsabile: Renzo Girelli Coordinamento: Bruna Fraccaroli Comitato di Redazione: Daniela Fasoli, Denise Signorelli, Carla Enrica Foglietta, Marco Piccoli, Ingrid De Nicola Hanno collaborato: Renzo Girelli, Ingrid De Nicola, Roberto Dal Negro, Silvio Frazzingaro, Salvatore Adamo, Maurizio Foroni, Raffaele Ceravolo, Monica Digiacomantonio, Luciano Pasqualotto, Tiziana Torri, Daniela Fasoli, Silvano Pedron, Giampaolo Corso Stampa e impaginazione: Reggiani srl - Via E. Bernardi, 7 37026 Settimo di Pescantina (VR) Tel. 045 7152859 - Fax 045 6750228 Pubblicità in collaborazione con Meneghini & Associati - Vicenza Spedizione in a/p 45% Art. 2 comma 20/B - l. 662/96 Tempo di screening LEDITORIALE Mentre la tradizione etico cristiana tiene ben alte le barricate sul fronte dell’eutanasia, dolore, sofferenza e morte, pur denotando l’essere umano come esposto continuamente alla sua fine, innescano allo stesso istante un meccanismo di difesa mentale capace di tenerle lontano il più possibile dalla tranquillità del nostro vivere. D’altro canto, la malattia, oggi più che mai, investe una platea erudita che conosce fino in fondo il suo decorso esistenziale, che trova nella dignità la giusta adeguatezza per combatterla fino in fondo con tutti i mezzi. Una espressione diversa per dire che, pur riconoscendo la “conditio humana”, alla fine dei giochi quello che è importante è allungare il più possibile la durata e la qualità della vita; considerato che ci è stata donata e che non siamo stati noi a decidere di esistere. Per centrare l’obiettivo servono però i mezzi tecnici, le strutture e le professionalità. A questo punto entra in ballo la Sanità e con essa tutto il caravanserraglio organizzativo che, fra l’altro, permette di debellare talune malattie mortali attraverso una cura semplicissima: la prevenzione. In questo senso l’Azienda Ulss. 22 ha pigiato l’acceleratore attivando una rete di screening (mammografico, colon retto, ecc..) e misure cautelative, di prevenzione e di monitoraggio (rete alcologica, ecc..) per arginare il proliferare di talune malattie neoplastiche che, se prese in tempo, possono regredire con un’alta percentuale di guarigione. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sottoporsi, quindi, ai vari screenings, promossi dall’Azienda Ulss è da ritenersi, da parte nostra, un dovere per la difesa e la tutela di un bene importante come la salute e la nostra stessa vita. Il Direttore Responsabile - Renzo Girelli - OBIETTIVO SANITÀ 3 ALLERGOLOGIA Arriva la Primavera, ritornano i problemi 4 di Roberto Dal Negro C on gioia diamo l’addio ad un altro inverno. Ecco finalmente la primavera e con essa la fondata speranza di avviarci verso un clima migliore. Ma non per tutti è così: c’è anche chi ne teme l’arrivo ! Parliamo dei soggetti definiti “allergici”, coloro cioè che già con l’inizio delle prime fioriture cominciano a starnutire, a lacrimare, a manifestare episodi asmatici. Per tutti questi soggetti inizia infatti con la primavera un pesante periodo all’insegna di fazzoletti, colliri, bombolette spray. Il naso che cola, gli occhi che bruciano e lacrimano, la tosse stizzosa ed insistente, accompagnata più o meno frequentemente da respiro sibilante rappresentano i principali disturbi correlati alle manifestazioni allergiche stagionali. Le malattie di natura allergica, e con esse le manifestazioni asmatiche, sono in continuo e progressivo aumento anche nel nostro Paese e soprattutto a carico delle fasce più giovani di età. A parte la betulla ed il nocciolo che OBIETTIVO SANITÀ iniziano la loro fase pollinica già nei primissimi mesi dell’anno, tutti gli altri vegetali (graminacee, parietaria, olivo, pioppo, ecc.) hanno il periodo di fioritura a partire da aprile e quindi chi è allergico ad erbe e piante è nel pieno della sofferenza da aprile fino a tutto giugno. Il calendario dei pollini è comunque sufficientemente costante per poterne prevedere gli effetti con utile anticipo. CHE FARE? Attendere passivamente ogni anno gli effetti più negativi della primavera, o pen- Le malattie di natura allergica, e con esse le manifestazioni asmatiche, sono in continuo e progressivo aumento anche nel nostro Paese e soprattutto a carico delle fasce più giovani di età sare invece, a tempo debito ed i termini più positivi, a qualche strategia per governare il fenomeno? Sicuramente la seconda ipotesi è quella vincente. Tutto ciò si può tradurre in un atteggiamento responsabile e consapevole da parte del paziente, il quale va indirizzato ad un percorso diagnostico preciso e controllato in chiave specialistica, senza lasciare spazio al “fai da te” o a scelte avventurose e velleitarie. Il percorso virtuoso deve prima di tutto prevedere una precisa definizione dei problemi. Di tipo allergologico, al fine di individuare il o gli allergeni incriminati (e quindi individuare i periodi di massimo rischio per il soggetto) e, successivamente, in chiave biologica e strumentale, per valutare l’entità del coinvolgimento delle mucose nasali, ma soprattutto bronchiali, da parte del fenomeno allergico. Tutto ciò è possibile mediante l’esecuzione di precise indagini biologiche e respiratorie che, pur se altamente specifiche e tecnologicamente evolute, sono possibili presso i Centri specialistici pneumologici più avanzati. È solo su queste basi che il problema ricorrente degli effetti “malefici” delle allergie primaverili può essere prevenuto e governato: solo sulla base di tali informazioni specialistiche sarà infatti possibile definire e modulare la strategia terapeutica migliore e più appropriata per ogni singolo paziente tormentato da questo genere di problemi. Le allergie colpiscono il 12 per cento della popolazione di tutto il pianeta e sono per giunta in costante aumento, specialmente nei Paesi industrializzati. Questo stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Anche nel nostro Paese negli ultimi dieci anni sono aumentate del 15-30 per cento e, in particolare, in oltre il 60 per cento si tratta di forme respiratorie. A provocare la rinite e l’asma non sono soltanto i pollini, ma anche: • gli acari della polvere • i peli degli animali • le spore di muffe e funghi LA COLLINA È PERMESSA A CHI SOFFRE DI POLLINOSI? È una forma di allergia che si scatena quando ci si mette al sole. Si manifesta sulle parti del corpo esposte al sole con vescicolette oppure foruncoli piccoli, rossi e con prurito intenso. Nella maggior parte dei casi è provocata dall’azione combinata dei raggi solari con particolari sostanze. Le più pericolose sono i profumi, il nichel contenuto in molti oggetti come occhiali, bigiotteria e fibbie, particolari farmaci come alcuni antibiotici e gli infiammatori. Dipende dal tipo di vegetazione. Per chi è allergico alla parietaria, per esempio, va bene una località sopra i 1000 metri perché, al di sopra di questa altezza, la pianta non cresce. COME DI EFFETTUA LA DIAGNOSI DELLA DERMATITE FOTOALLERGICA? CHI SOFFRE DI ALLERGIA PRIMA O POI DIVENTA ASMATICO? Non è detto. L’asma, per esempio, si manifesta nel 40 per cento dei casi di allergia ai pollini delle piante in associazione ai tipici sintomi della rinite. Tutto dipende dall’intensità dei sintomi allergici e soprattutto dalla predisposizione a soffrire di asma. Bisogna sottoporsi al fotopatch-test. È un esame che richiede alcuni giorni. Il primo giorno vengono applicate sulla schiena le sostanze “sospette”. Dopo 48 ore la pelle viene scaldata con una lampada ultravioletta che emette raggi Uva: in caso di dermatite compaiono i caratteristici segni. OBIETTIVO SANITÀ ALLERGOLOGIA CHE COS’È LA DERMATITE FOTOALLERGICA? 5 IL SALOTTO di Renzo Girelli 6 Non tutti al giorno d’oggi possiedono il miracoloso dono della serenità né tanto meno sono in grado di conquistarlo. Con questa carenza, sovente, si soffre oltremisura, al punto tale da doversi recare dal medico per un primo incontro interlocutorio nel quale si cerca di liberarsi di angosce e preoccupazioni ricercando proprio in questa figura il personaggio, uno e trino, (psicologo, sacerdote, meccanico) capace di calamitare su sé stesso il malessere generalizzato del paziente che il più delle volte altro non è che la somma di una lunga teoria di disturbi psicosomatici. Fra questi: diminuzione delle forze, vertigini, colite, gastrite, cardiopalmo, sudorazioni, dolori muscolo-tensivi, cefalee, tanto per citarne alcuni. Sintomi che collegati fra loro, una volta escluse cause organiche, fanno propendere il me- OBIETTIVO SANITÀ Depressione: p contro linfelic dico per una diagnosi di sindrome depressiva associata il più delle volte ad ansia. E il gioco è fatto! Da quel preciso istante, pur essendo la depressione ancora in cerca di definizione ondeggiando tra normalità e patologia, da il la al paziente, soggetto, in letteratura di per sè già insicuro, per una consultazione affannosa presso vari specialisti per trovare la risposta più corrispondente al proprio disagio psichico. Si tratta del così detto mal de vivre che attanaglia un numero in continua ascesa di persone: un demone che si può però conoscere, identificarne cause e sintomi, ma faticare a sconfiggerlo e a trovare sollievo alla sofferenza che ci infligge. La depressione, come sottolinea lo scrittore Andrew Solomon, è un’incrinatura dell’amore. Amore che di tanto in tanto ci abbandona e noi abbandoniamo. Negli stati depressivi qualsiasi impresa, qualsiasi sentimento, la vita stessa perdono significato. In questo status di mancanza d’amore l’unica sensazione che perdura è la futilità. L’argomento non va quindi sicuramente ridimensionato a qualche generica riflessione, anzi, esso va affrontato in modo serio e competente, e non si esaurisce nemmeno nella saccente acculturazione dei più appresa sui banchi dai media. Affidarci ai vari manuali della felicità che campeggiano in edicole e librerie può al limite servire come effetto placebo a qualche ipocondriaco in erba o a qualcuno che si sente giù di corda perché la fidanzata lo ha lasciato. Ma sicuramente non in grado di dare risposte professionali in presenza di depressioni importanti, tipo quelle considerate maggiori, che sono a volte invalidanti e coinvolgono pure tutto l’entourage familiare. Per questo motivo è impensabile affidarci ai guru improvvisati della carta patinata ma ascoltare invece qualche buon consiglio da parte di veri specialisti che non indugino nel vezzo di stilare statistiche, proferire numeri o quant’altro, ma sappiano trattare con dovizia e capacità le specificità di questa subdola malattia che non va assolutamente sottovalutata. In questa direzione, considerato l’argomento quanto mai attuale, abbiamo azzardato, con la complicità del Dottor Giampaolo Benini psicologo in servizio presso il distretto socio-sanitario dell’Ulss. 22 di Villafranca, di inquadrare la malattia nei vari aspetti che la caratterizzano per conto di un’utenza che ha costantemente bisogno di essere aggiornata nel migliore dei modi. -Depressione endogena, reattiva, larvata, per identificare disagi psichici più o meno profondi. Quali di queste sono causate dalla chimica (ridotti livelli della serotonina) e quali dalla psicosocialità. O tutte sono riconducibili a storture psicologiche incuneatesi nell’esistenza del paziente a partire dalla nascita? “Rispondere a questa domanda implica i presupposti metodologici e concettuali delle varie scienze. Chiaramente la Neuropsichiatria propende per i deficit neurobiologici mentre la Psicologica e la Psichiatria dinamica ricercano le cause nel disagio e nella sofferenza psichica relazionale. Come origine, mai come cau- pronto il kit cità Le medicine, a mio avviso, possono tamponare il momento acuto; per un effettivo cambiamento occorre un’adeguata psicoterapia che può essere contemporanea o successiva alla cura farmacologia”. -C’è tanto fumo attorno a questa malattia e la speculazione sortita grazie alla labilità di certi pazienti e dal luogo comune che ci vede, nel senso buono, un po’tutti depressi, sta facendo il suo corso. Una miniera d’oro per gli addetti ai lavori o pseudo, tanto che essere infelici o lamentare disagi, assieme al telefonino fa parte del meglio di noi, da ostentare: il leit motiv che caratterizza il nostro vivere. Cosa ne pensa di tutto questo, dottore? “Sottolineerei la difficoltà di accettare la sofferenza , il disagio, la limitatezza, la morte come facenti parte integrante della nostra vita. Non possiamo essere tutti adeguati, belli , affascinanti, pieni di soldi e di potere, perché la vita non è questo; semmai è malattia, disagio, morte, disperazione. Se non ci prepariamo ad affrontarla essa ci spiazza e siamo fuori posto. In quest’ottica il depresso ci rappresenta la disillusione, il disincanto, la limitatezza,la precarietà dei valori delle immagini della nostra quotidianità. A livello educativo dovremmo lavorare molto di più sulla consapevolezza dei sentimenti, dell’emozione e sull’accettazione della plu- ralità degli accadimenti durante la nostra esistenza”. -Un po’ masochisti lo siamo di sicuro. Non ci vogliamo bene! La colpa? Una visione distorta consegnataci dalla cultura odierna che incrina il rapporto con noi stessi. Anche senza specchio ci piacciamo sempre meno nei nostri panni, vogliamo essere diversi. Pensa, dottore, che basti qualche Prozac per cancellare questo trend o vuole prescriverci una ricetta particolare? “Come sottolineavo in precedenza non possiamo essere tutti belli, veline o calciatori, per adoperare dei termini oggi usati e abusati. Dobbiamo imparare ad accettarci profondamente per quello che siamo, con le nostre caratteristiche e con i nostri limiti. Sotto questo aspetto, un ruolo fondamentale ce l’hanno i genitori nel momento in cui amano i loro figli; per quello che sono, indipendentemente da quello che faranno: è il marchio doc per un sano equilibrio psichico”. OBIETTIVO SANITÀ IL SALOTTO sa del disturbo o della sofferenza depressiva. I due punti di vista, comunque, non si escludono a vicenda, anzi, possono compensarsi e integrarsi operativamente”. -Dove si trova la linea di demarcazione fra crisi depressive momentanee e depressione patologica stabile? “Ogni momento di cambiamento, evoluzione, sia personale che relazionale, implica la perdita di immagine di sé, del senso e significato del vivere proprio per acquisirne degli altri. Ci sono anche situazioni particolari: lutti, separazioni, il cambio d’ambiente…….E queste comportano momenti di crisi che si superano comodamente con il prosieguo della vita senza sottoporsi a particolari cure. Al contrario, la forma depressiva grave o patologica diventa uno stile di vita”. -Spesso sentiamo parlare di pazienti di difficile gestione soprattutto per i famigliari. A che punto siamo con l’assistenza sanitaria? “La depressione grave di un famigliare implica la pesantezza del vivere di tutta la famiglia che diventa impotente nell’interagire con il paziente. In questo momento diviene importante il ruolo del medico di base, del servizio di Igiene mentale dell’Ulss. E dei vari gruppi di auto aiuto. Nel nostro ambito posso dire che i servizi sono adeguati alla domanda. E’ auspicabile un implemento dei gruppi di auto aiuto per le famiglie: vivere un disagio così grave è pesantissimo, viverlo da soli è insostenibile”. -La farmacologia in questi anni ha fatto passi da gigante. Ma per strappare il depresso dalla solitudine, dalla paralisi del divenire, e, a volte, dalla morte considerata come liberatrice, non pensa dottore serva qualcosa d’altro? “I farmaci sono estremamente importanti e, in taluni casi, determinanti (picco psicotico) e la cura diventa essenziale. Il dott. Giampaolo Benini 7 Il futuro della psichiatria di Silvio Frazzingaro Il Dipartimento di Salute Mentale presenta al convegno nazionale della società di psicopatologia il video panta rei... nonostante tutto: una testimonianza per il futuro della psichiatria PSICHIATRIA T 8 utto scorre: non è possibile immergersi per due volte nella stessa acqua del fiume della storia e non è possibile uscirne immutati dopo che ci si è immersi. Questo è il messaggio che, tramite la viva immagine del famoso filosofo greco Eraclito, il Dipartimento di Salute Mentale ha cercato di trasmettere nel video girato all’interno delle strutture terapeutiche create negli ultimi dieci anni, dopo la chiusura dell’ospedale psichiatrico di Ponton. A distanza, infatti, di quasi 26 anni dell’entrata in vigore della Legge 180, con la quale è stata decretata l’antiterapeuticità del modello manicomiale e contemporaneamente la psichiatria è divenuta a tutti gli effetti una specialità della medicina, si torna a discutere sulla necessità di ritornare a impostazioni di tipo custodialistico, secondo le quali la cura delle persone affette da patologie psichiatriche coincide con l’allontanamento dal loro ambiente di vita e l’affidamento totale ad una istituzione. Indubbiamente in Italia vi sono ancora molte province in cui tutt’ora i servizi psichiatrici risultano carenti per quanto riguarda le strutture terapeutiche residenziali e diurne, e il personale specializzato necessario per poter offrire delle risposte assistenziali efficaci a livello territoriale; e una delle ragioni di questa situazione è l’inadempienza di molte Regioni a riconoscere e far attuare i Progetti Obiettivi per la salute mentale che dal 1994 delineano chia- OBIETTIVO SANITÀ ramente come i Servizi psichiatrici devono organizzarsi, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Dove, però, le ASL e le Regioni hanno investito per applicare realmente i principi innovativi che stanno alla base della Legge 180, in Italia ci troviamo ad avere Servizi Psichiatrici che risultano essere totalmente all’avanguardia, tanto da essere un punto di riferimento per i maggiori ricercatori e nuova esperienza psichiatrica italiana inaugurata da Franco Basaglia. Il percorso da perseguire per far fronte alle carenze assistenziali che molti servizi in molte parti d’Italia presentano, non può essere la riproposizione di modelli custodialistici – come emerge dalle nuove proposte di legge presentate dall’attuale governo – che risultano anacronistici per quanto riguarda i cambiamenti socia- psichiatri internazionali e da risultare il tipo di modello proposto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La testimonianza di questo la troviamo in questo video girato dal Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL 22, accolto con molto favore al Convegno Nazionale della Società Italiana di psicopatologia tenutosi a Roma dal 24 al 20 febbraio, di fronte ad un pubblico di trecento persone e con la partecipazione del dottor Munizza, presidente della Società Italiana di psichiatria, il dottor Ralph Aquila, direttore di uno dei più noti Servizi Psichiatrici di New York e degli Stati Uniti e del senatore Sergio Zavoli, uno dei primi giornalisti che trent’anni fa si interessarono della li avvenuti in questi anni, inefficaci e dannosi da un punto di vista strettamente scientifico e che rischiano di riportare la psichiatria fuori dal mondo della medicina; è necessario, invece, guardare alle esperienze che stanno funzionando ed impegnarsi affinché sia il mondo dei politici che dei tecnici, insieme ai diretti interessati – i pazienti e le loro famiglie – si adoperino nell’investire risorse e energie per moltiplicare in tutta l’Italia quello che di buono si è costruito. Speriamo che lo sforzo compiuto dal Dipartimento di Salute mentale possa divenire una traccia da seguire, perché non è vero che la sanità pubblica in Italia è tutta da riformare. CLOWNTERAPIA Il sorriso non ha età di Silvano Pedron Primo esperimento di Terapia del sorriso per gli ospiti del reparto geriatria dellospedale di Caprino Veronese il miracolo e, a conti fatti, sia gli ospiti che i medici e tutto il personale presente nell’U.O. di Geriatria, in quel lasso di tempo, sono stati pervasi da un gradevole senso di allegria. La Compagnia ha adottato il corridoio della sala d’aspetto antistante il reparto come camerino per l’immancabile trucco e per indossare parrucche, papillons a pois, nasi rossi di plastica e sgargianti foulard. E poi? Via di corsa, in maniera euforica, assieme al personale medico e infermieristico ad incontrare i degenti. Un giro visita inaspettato, dato l’orario e le condizioni che non erano sicuramente quelle del mattino. Pochi attimi di comprensibile sbigottimento da parte degli ospiti e poi sonore risate anche perché l’abilità dei “clown” è stata talmente magistrale che sono riusciti persino a sottoporre qualche anziano ad una flebo di “ridolina con palloncini”. Abbandonati per un attimo lazzi e frizzi, le impressioni raccolte da quest’esperienza sembrano essere state molto positive: gradevole l’impatto con i pazienti, palesemente favorevole l’impressione di tutto il personale e il loro coinvolgimento, seppur a vari livelli. Da parte mia posso dire che sono stato piacevolmente soddisfatto. La promozione dell’iniziativa che ho condotto assieme alla Compagnia Will Clown ha senz’altro instaurato, sin da queste prime battute, un piacevole, tranquillo e rilassante rapporto fra noi e il pubblico anziano. Degna di menzione la straordinaria delicatezza con cui gli operatori della Compagnia si sono approcciati al paziente; pronti al minimo segno di disapprovazione a rinunciare alle performances se manifestatamente non gradite. …..Se è auspicabile ripetere l’iniziativa in maniera sistematica? Già il 6 Aprile in prossimità delle feste pasquali il risultato è stato bissato. Stiamo procedendo mensilmente nel mantenere attivo questo salutare happening del sorriso con la speranza di riuscire ad abbinare novità e routinarietà in un giusto mix dal colore sempre più verde. E vista l’età di parecchi ospiti, rinverdirla nello spirito con qualche artifizio è una tecnica senz’altro più che apprezzabile. OBIETTIVO SANITÀ PEDIATRIA N ormalmente, la clownterapia o “terapia del sorriso” è intesa ed attuata come pratica per visitare e rallegrare, aiutandoli emotivamente e psicologicamente, bambini sofferenti in genere; tuttavia essa dovrebbe essere considerata una forma di iniziativa che intenda offrire un sorriso a chi soffre in generale, a qualunque età. Recentemente, il coordinatore ed istruttore di un gruppo artisti di clownterapia (“comici volontari”) Francesco Calsolaro si è presentato presso le UU.OO. di Medicina e Geriatria dell’ospedale di Caprino, da me dirette, pubblicizzando la loro attività di volontariato forte di un motto che vede il sorriso, anzi un buon sorriso, consono a tutte le età. Da questo primo incontro non ci è stato difficile, in seguito, perseguire l’obiettivo e avallare la proposta. Ottenuta l’autorizzazione dall’Amministrazione dell’Ulss., abbiamo chiesto ai volontari di attivare, una forma sperimentale di intrattenimento a favore degli anziani che ha visto l’esordio nel pomeriggio dell’11 marzo scorso. A dir il vero, considerata la nota meteorologica dolente che ha caratterizzato la giornata, non c’era una gran voglia di ridere in generale, ma gli “attori” hanno fatto 9 Laparoscopia dieci e lode di Renzo Girelli Anche durante lemergenza Magalini la chirurgia mininvasiva fa scuola UROLOGIA È passato un anno dal rogo del Magalini, e dal trasloco forzato dell’Urologia in quel di Isola della Scala; qualche mese da quando il dottor Grosso ha lasciato l’Ulss. 22 per l’approdo lacustre alla Pederzoli. Nonostante questo, l’Unità Operativa guidata pro tempore dal Dottor Giuseppe Pecoraro, non ha fatto una grinza e ha proseguito egregiamente il suo cammino continuando a fare scuola. Difatti, non vi è giorno che passi che primari chirurghi provenienti da mezza Italia non assistano ad interventi cosiddetti mininvasivi come quelli in laparoscopia o in endourologia da poter poi effettuare presso i loro centri. E di questo il primario, il reparto e l’intera Azienda Ulss. 22 ne vanno orgogliosi. A dir il vero, attualmente il reparto urologico è articolato su due strutture ospedaliere: Isola della Scala dove vi è la degenza e Bussolengo dove vengono eseguiti interventi in day Surgery oltre ad altre attività come l’urodinamica e la terapia riabilitativa per l’incontinenza urinaria. Che si stia lavorando quindi a pieno regime lo lasciamo dire al responsabile dell’Unità Operativa Dottor Giuseppe Pecoraro. “Stiamo lavorando sulla falsariga di quando eravamo a Villafranca. Nulla è cambiato. I pazienti continuano a seguirci anche qui e questo ci fa un immenso piacere”. Infatti, mentre stiamo parlando con il primario, ancora in tenuta da sala operatoria, viene riportato in camera un ex infermiere che ha lavorato per tanti anni presso il “Magalini” di Villafranca: Adelmo Marostica di anni 65 al quale è stato asportato un tumore renale per via laparoscopica senza compromettere la funzionalità dell’unico rene funzionante. Il risultato ci è parso lampante, stampato sul volto del signor Adelmo, quanto mai pimpante e ciarliero e in vena di convenevoli con giornalisti e personale medico e paramedico. “Quando si dice la fatalità” –sorride il Dottor Pecoraro- “ma non ci siamo fermati a questo. Partendo dal principio che le nostre due unità operative di Bussolengo e Isola della Scala devono dare il massimo di risposta all’utenza del proprio comprensorio abbiamo voluto ancorare maggiormente le nostre prestazioni con le esigenze di detta utenza che non è solamente quella appartenente al bacino dell’Ulss, ma molto più vasta”. Da dove avete iniziato? “Con una nuova articolazione dell’Unità Operativa per poter offrire dei riferimenti più f a c i l m e n t e identificabili dai pazienti e perché così ognuno dei medici Sappiamo di una branca a lei particolarmente cara, l’Andrologia, che sta seguendo con possa dedicarsi e sviprofitto da diversi anni. Come siamo pure edotti riguardo la ritrosia dimostrata da molte luppare una particolapersone nell’affrontarla. “Soffermarmi su questo argomento toglierebbe sicuramente spare branca urologia dizio al quadro generale. Ma una puntualizzazione va fatta” –spiega il Dottor Giuseppe venendone, si spera Pecoraro. “Non serve chiudersi a riccio quando si ha un problema all’apparato genitale. in un prossimo futuro, Spesso si preferisce vivere male la sessualità per anni abusando di farmaci per garantirsi un super specialista e migliori prestazioni; quando, invece, a volte il problema è di natura organica e se trascuraun riferimento magto può portare a patologie molto più pesanti. giormente qualificato”. LA RACCOMANDAZIONE 10 OBIETTIVO SANITÀ UOMINI A RISCHIO Da una ricerca a americana , di qualche anno fa, durata ininterrottamente 9 anni e che ha monitorato 1.156 uomini con problemi di erezione o di impotenza, è risultato che i disturbi sessuali sono un specie di campanello d’allarme per l’insorgere di malattie cardiache. E’ apparso infatti che gli uomini che denunciano problemi sessuali siano anche molto più vulnerabili ad accusare problemi coronarici, rispetto agli uomini che hanno una normale attività sessuale. Un segnale che permette di effettuare un’efficace prevenzione. SEZIONE DI ANDROLOGIA UROLOGIA La sezione è in grado di gestire la diagnostica andrologica in proprio e completamente. Ossia il paziente riceverà tutte le prestazioni necessarie stabilite dopo la visita ambulatoriale direttamente dai medici del reparto. Alla fine di tutte le indagini, eseguite in pochissimi giorni, verrà formulata una diagnosi al paziente e le conseguenti indicazioni terapeutiche. Da sottolineare che anche nella chirurgia andrologica, il reparto risulta essere all’avanguardia. In pratica vengono eseguiti tutti i tipi di interventi andrologici compreso il posizionamento di protesi peniene. Il tutto, (presidio e prestazione compresa) assolutamente in forma gratuita”. SEZIONE URO-GINECOLOGICA Essa lavora in stretto rapporto con i ginecologi. Recentemente è stato acquisito uno degli strumenti urodinamici più sofisticati che si trovino in commercio e che consente un’ottima fase diagnostica. Questo tipo di attività viene svolta a Bussolengo dove esiste anche l’attrezzatura per la terapia riabilitativa per l’incontinenza urinaria, sia nella donna che nell’uomo, che per inciso ha risolto oltre l’80 per cento dei casi. La Azienda Ulss 22 aveva avviato da tempo un ottimo lavoro sull’incontinenza urinaria femminile per cui tantissime donne sono state contattate e visitate facendo così emergere una cospicua patologia nascosta. In tal senso la sezione uro-ginecologica ha potuto offrire loro tutte le risposte necessarie o per mezzo di trattamento fisioterapico e/o medico oppure chirurgico con risoluzione completa o con netto miglioramento in tutte le pazienti”. RILANCIO DELLUROLOGIA A BUSSOLENGO Un obiettivo prioritario dello staff medico e dirigenziale è senz’altro quello di rilanciare l’urologia nell’Ospedale Orlandi. Ciò è dettato dalle pressanti richieste di grossi interventi da parte di pazienti provenienti dalle più svariate ulss regionali e dalle numerose richieste per i cosiddetti interventi minori provenienti quasi esclusivamente dal comprensorio. OBIETTIVO SANITÀ 11 Il cancro del rettocolon si può prevenire GASTROENTEROLOGIA LUlss 22 organizza uno studio sulla popolazione per identificare i soggetti a rischio 12 di Salvatore Adamo N ell’arco della propria vita 4 o 5 persone su 100 sviluppano un tumore del colon. Tale dato allarmante pone la prevenzione di questa malattia tra gli obbiettivi primari della sanità pubblica. Ma il cancro del colon e del retto si può realmente prevenire? Nella maggior parte dei casi si. E’ la sfida che ha lanciato l’ULSS 22 di Bussolengo organizzando uno studio sulla popolazione che ha lo scopo di identificare coloro che hanno maggiore probabilità di avere tale malattia. In Italia, come nel resto d’Europa il cancro del rettocolon riveste una notevole importanza rappresentando il tumore più frequente dopo quello del polmone nell’uomo e della mammella nella donna e, conseguentemente, la seconda causa si mortalità per neoplasia. Il rischio aumenta con l’età ed è particolarmente significativo dopo i 50 anni. Si calcola che tra i 50 e i 69 anni un individuo su 1000 è portatore di questa neoplasia. E’ ormai noto che in oltre il 90% dei casi il cancro del colon origina da formazioni inizialmente benigne, i polipi, in OBIETTIVO SANITÀ particolare di tipo adenomatoso, che in lungo periodo di almeno 10 anni, nel 10% dei casi, possono degenerare, cancerizzare. Gli studiosi di tutto il mondo sono ormai d’accordo che la storia naturale di questo tumore può essere modificata efficacemente, asportando i polipi del colon nel corso di una semplice colonscopia. In questo modo si elimina la condizione di rischio più importante interrompendo la sequenza adenoma-cancro. Il centro Screening Oncologico, l’Unità Operativa di Gastroenterologia ed il Laboratorio di Ricerche Cliniche dell’Ulss 22 si sono posti l’obbiettivo ambizioso di ridurre il rischio e la mortalità di cancro colorettale tramite uno studio, uno “screening”, che ha lo scopo di diagnosticare precocemente i casi di neoplasia e bonificare tempestivamente le eventuali lesioni che possono precorrerne la formazione. In una prima fase verrà ricercata la presenza di sangue occulto nelle feci mediante un semplice test di laboratorio. La positività di questo esame può infatti essere predittivo di lesioni di vario tipo del colon. Questi soggetti verranno quindi invitati ad eseguire una colonscopia presso l’Ospedale di Bussolengo che potrà escludere od eventualmente evidenziare i polipi che in quasi tutti i casi potranno essere asportati già nel corso dell’esame. Lo screening per il tumore del retto-colon è inserito in un programma regionale, è assolutamente gratuito per gli utenti, è già partito a metà aprile e inizialmente interesserà tutti i soggetti nella fascia di età compresa tra i 50 e i 69 anni residenti nei Comuni afferenti all’ex Distretto di Caprino Veronese per poi essere esteso a tutta la popolazione dell’Ulss. ECCO PERCHÈ VACCINARE di I. De Nicola e M. Foroni L sicurezza ed innocuità. I vaccini, come tutti i farmaci, sono sottoposti prima dell’autorizzazione all’uso umano ad una lunga serie di sperimentazioni e controlli per verificarne quindi l’efficacia, la sicurezza e l’innocuità. Pur tuttavia, come ogni pratica medica, anche la pratica vaccinale non è scevra da rischi. Si tratta di valutare, per ogni vaccinazione, il rapporto rischio/beneficio che questa comporta, che per le vaccinazioni “raccomandate” è sicuramente a favore dei benefici. D’altra parte un margine di rischio esiste per tutte le attività umane: nessuno però penserebbe mai di smettere di andare in automobile. Possiamo allora affermare che essere protetti da un pericolo reale, la malattia o le sue conseguenze invalidanti, giustifica l’assunzione di alcuni rischi. Bisogna inoltre porre attenzione a non attribuire valore assoluto ad alcuni dubbi in via di verifica. Quando nel 1998 in Inghilterra fu ipotizzata una correlazione tra la vaccinazione antimorbilloparotite-rosolia e l’autismo, l’allarmismo provocato portò molti genitori a rinunciare a questa vaccinazione per i propri figli: si abbassarono così i tassi di copertura, con il conseguente aumento del numero di casi di morbillo, delle sue complicanze, dei ricoveri e dei morti. E’ stata cioè temuta un’ipotesi, rivelatasi successivamente priva di fondamento scientifico e si è creato invece un danno reale. Si deve tener presente infine che l’insorgenza di sintomi clinici dopo la somministrazione di un vaccino non significa necessariamente che l’origine di questi sia sempre da attribuire al vaccino stesso. I primi due anni di vita rappresentano infatti un’età in cui si verificano con frequenza alcune manifestazioni cliniche, come convulsioni febbrili e non, comparsa dei primi sintomi di malattie neurologiche, prime reazioni allergiche,... Questo non deve quindi indurci a ritenere che sempre la sola correlazione temporale sia indice di causalità. In conclusione, oggi si può ritenere che i vaccini siano ragionevolmente sicuri. Ciò non significa la certezza che non possano indurre un possibile danno ma che i vantaggi che la pratica vaccinale ha comportato negli anni, vantaggi che destano scarso effetto emotivo nella popolazione, siano sicuramente superiori agli effetti negativi prodotti, ampiamente riportati dai mass-media e che ci coinvolgono emotivamente in misura superiore. OBIETTIVO SANITÀ IGIENE PUBBLICA a vaccinazione è una delle più importanti conquiste della medicina. Plotkin nel 1994 scriveva che “con l’eccezione dell’acqua potabile nessun altro strumento, neppure gli antibiotici, ha avuto un maggior effetto sulla riduzione della mortalità e la crescita della popolazione”. Oltre che indurre la protezione del singolo individuo la peculiarità della prevenzione tramite vaccinazione consiste nell’estendere il proprio beneficio anche alla collettività. Si realizza infatti la cosiddetta “immunità di gregge”, ovvero la resistenza collettiva ad un determinato patogeno dovuta alla minore circolazione degli agenti infettivi causata dalla vaccinazione. L’attuazione di strategie preventive basate sulla vaccinazione di massa ha consentito quindi di ottenere il controllo e l’eliminazione di molte malattie infettive, causa un tempo di un gran numero di gravi invalidità e vittime. Esempio ne è stata la vaccinazione di massa per il vaiolo che ha permesso che dal 1980 la malattia fosse dichiarata “eradicata”, cioè non più presente nel mondo intero; altri esempi sono l’eliminazione della poliomielite da alcune aree geografiche e la drastica riduzione di alcune malattie quali la difterite ed il morbillo. Certamente la vaccinazione non è il solo modo per prevenire l’insorgenza di malattie infettive: un ruolo fondamentale è svolto anche dalle cosiddette misure preventive, quali ad esempio il miglioramento delle condizioni igieniche generali nella riduzione della polio e dell’epatite A. Da sole tali misure non hanno però mai consentito l’eliminazione delle malattie. Appare invece evidente che la minor attenzione alle pratiche preventive, associata alla caduta dei livelli di protezione vaccinale, potrebbe avere conseguenze molto pesanti sulla salute pubblica, individuale e collettiva. Se cominciasse infatti a diminuire il numero delle persone vaccinate, fatalmente torneremmo a sentir parlare di bambini paralizzati dalla poliomielite o morti per difterite o tetano. Spesso viene messa in discussione, specie da talune correnti di pensiero, non solo la reale efficacia dei vaccini, cioè la capacità di determinare una risposta immunitaria protettiva ma anche la loro 13