I PARADOSSI DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE ITALIANO

Bilancio Integrato Guna
“Un mondo in cambiamento”
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I PARADOSSI DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE
ITALIANO
9,6 milioni di italiani, il 16% della popolazione (fonte: DoxaPharma / Omeoimprese),
utilizza medicine biologiche e di origine naturale. La Direttiva UE sui farmaci ha come
obiettivo l'allineamento tra tutti gli Stati membri, Italia compresa, in materia di
regolamentazione e commercializzazione dei farmaci. Grazie a questa norma UE,
recepita in Italia dal Decreto Legislativo n° 219/06, il prodotto omeopatico ha acquisito
lo status di "farmaco" a tutti gli effetti. La direttiva tuttavia – ancorchè entrata a far parte
del nostro ordinamento – non è di fatto applicata dagli organismi sanitari: mancano i
regolamenti attuativi, precise indicazioni procedurali e la modulistica definita per
registrare nuovi farmaci, con il risultato che le aziende farmaceutiche di settore non
possono in alcun modo informare i pazienti su posologie e indicazioni terapeutiche dei
farmaci che esse stesse producono. GUNA sensibilizza le autorità politiche e gli
organismi di controllo sanitario sulla necessità di porre rimedio a questa lacuna, che
limita la libertà di scelta terapeutica dei medici e dei pazienti.
Secondo recenti dati DoxaPharma 9.6 milioni di italiani, ovvero circa il 16% della popolazione,
utilizzano medicine biologiche e di origine naturale. Nonostante l'importanza di questi numeri,
l'Italia ha recepito solo sulla carta – con il decreto Legislativo 219/06, non ancora attuato nella
pratica – la direttiva dell'Unione Europea del 1996 sui farmaci, che ha come obiettivo
l'allineamento tra tutti gli Stati membri dell'U.E. - Italia compresa - in materia di
regolamentazione e commercializzazione dei farmaci, e che comprende cinque articoli dedicati
ai medicinali omeopatici.
Grazie a questa Direttiva il prodotto omeopatico ha acquisito lo status di "farmaco" a tutti gli
effetti. Oggi, tutti i medicinali omeopatici già esistenti sul mercato alla data di emissione dela
Direttiva sono stati autorizzati fino al 2015, e dovranno essere registrati attraverso procedure
che AIFA - l'Agenzia Italiana del Farmaco - deve stabilire in ottemperanza del citato decreto
legislativo.
Obiettivo della Direttiva, oltre che regolamentare in modo uniforme a livello europeo la
registrazione e commercializzazione del medicinale omeopatico, è anche eliminare quei divieti
che fino ad oggi non hanno permesso la piena tutela del paziente.
In Italia, a distanza di anni, continuano a mancare una serie di norme attuative a tutela del
cittadino e il quadro legislativo generale riserva ancora aspetti discriminatori nei confronti delle
terapie non allopatiche. A causa di disposizioni ancora in vigore solo nel nostro Paese, ad
esempio, da quasi vent'anni non sono autorizzabili nuovi medicinali, e addirittura è
vietato riportare sulle confezioni di medicinali omeopatici le indicazioni d'uso e la posologia,
ed è proibita in ogni forma la loro pubblicità al pubblico dei non professionisti della salute, con il
risultato che paradossalmente GUNA - come ogni altra azienda del settore - non può in alcun
modo dialogare con i pazienti sui farmaci che essa stessa produce.
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Vi sono una serie di semplici provvedimenti burocratici che attendono da anni di essere attuati,
utili in particolare per la tutela dei pazienti, quali, a titolo di esempio:
• permettere che sulle confezioni dei medicinali omeopatici vengano riportate la posologia e
l'indicazione generica per l'uso in modo che il paziente sappia quale cura sta effettuando;
• semplificare le procedure di registrazione che devono tener conto delle peculiarità del farmaco
omeopatico e in particolare della sicurezza caratteristica di questo tipo di farmaco dimostrata ad
adjuvandum, da 200 anni di utilizzo;
• attuare la direttiva UE che consente finalmente la registrazione di nuovi medicinali omeopatici,
secondo linee-guida semplici e attente alle esigenze specifiche dell'industria omeopatica, che
finora è stata penalizzata;
• permettere di effettuare campagne informative sui medicinali omeopatici complete, equilibrate
e corrette.
Questi ritardi dell'Italia rischiano di portare ad un significativo rallentamento dello sviluppo del
mercato e della ricerca, oltre al blocco delle assunzioni, in quanto non potendo inserire nuove
linee di prodotto l'azienda non può incrementare la produzione. Altro punto non trascurabile, la
diffusione dei farmaci omeopatici a cura del Servizio Sanitario Nazionale ottimizzerebbe e
ridurrebbe gli oneri per la sanità pubblica, grazie al paradigma culturale omeopatico, fortemente
orientato verso la prevenzione delle malattie attraverso l'innalzamento delle difese immunitarie.
Noi di GUNA ci impegnamo quotidianamente per monitorare le evoluzioni legislative nel settore:
riteniamo che la direzione corretta sia quella di promuovere l'azione del legislatore non solo
verso provvedimenti utili per migliorare il profilo commerciale dell'offerta GUNA e le possibilità di
sviluppo dell'azienda, bensì verso provvedimenti in grado di dare nuovo impulso in generale al
settore delle medicine biologiche.
Siamo convinti che le risorse che impieghiamo per raggiungere tali obiettivi siano ben spese,
anche a beneficio della nostra concorrenza, in quanto – nel rispetto della visione "olistica" che
abbiamo del mercato – creare migliori condizioni per la proposta omeopatica significa far
crescere l'intero settore e quindi aumentare le opportunità di crescita per GUNA
stessa. Sensibilizziamo dunque regolarmente le autorità politiche e gli organismi di controllo
sanitario sulla necessità di porre rimedio a queste lacune, che vanno a penalizzare anche e
soprattutto della libertà di scelta terapeutica dei medici e dei pazienti.
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