Il libro “Gesù di Nazaret” e l`incontro a Loreto: due regali del Papa

Il libro “Gesù di Nazaret” e l’incontro a Loreto:
due regali del Papa per tutti noi
Perché di Te ha detto il mio cuore: cercate il suo volto;
e il Tuo volto, Signore, io cerco”
(Salmo 27,8-9)
Quest’estate Benedetto XVI ci ha fatto due grandi regali: prima ha preparato e
pubblicato un libro destinato a diventare un importante punto di riferimento nella
nostra ricerca del vero volto di Gesù; poi, in occasione dell’Agorà dei giovani italiani, è
venuto a Loreto per dialogare di persona con migliaia di giovani, carichi di domande
urgenti e sofferte. In questo modo è come se ci avesse invitato a camminare insieme
a lui, mettendo a frutto un periodo che solitamente ci induce a una spensieratezza
dentro la quale si cela spesso una dannosa dimenticanza di sé. Segno del suo grande
amore per tutti noi, e della sua instancabile sollecitudine di padre che ha a cuore la
felicità vera e piena dei suoi figli.
Il suo libro, intitolato Gesù di Nazaret, richiama alla ricerca del volto di Cristo come
tensione fondamentale della vita di ogni credente, soprattutto oggi che la sua
immagine viene percepita troppo spesso molto lontana da noi, quasi fosse un’icona
sbiadita. È come se quello che si sa del Signore venisse da una tradizione ormai
troppo fumosa, o da una sorta di leggenda lontana nel tempo e quindi
dall’autorevolezza storica incerta. Evidentemente il Papa ha avvertito che questa
condizione è assai critica per la fede di ogni credente, dal momento che rende troppo
insicuro il suo unico, vero riferimento: l’intimo legame con Gesù, da cui tutto dipende.
Ma, si chiede a un certo punto l’autore, «noi conosciamo davvero Gesù? Lo capiamo?
Non dobbiamo forse impegnarci a conoscerlo in un modo completamente nuovo, ieri
come oggi?». Queste parole descrivono sinteticamente l’intento fondamentale che ha
guidato il Papa nel preparare il suo volume, tracciando un interessantissimo percorso
di avvicinamento alla risposta alle domande per ciascun cattolico più importanti e
ricorrenti su questo problema.
Nei dieci capitoli in cui si articola il testo, la vita di Gesù viene analizzata dal
momento del Battesimo fino a quello della Trasfigurazione, rinviando la parte fino alla
Resurrezione ad un prossimo libro in fase di preparazione. Con questo suo lavoro, il
Papa ha inteso presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, perché è convinto
che «la figura di Gesù che ne emerge è molto più logica, e dal punto di vista storico
anche più comprensibile, delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare
negli ultimi decenni. Proprio questo Gesù, quello dei Vangeli, è una figura storica
sensata e convincente». Siamo così aiutati a comprendere che la vita del Signore ha
rappresentato un fatto «straordinario e la sua figura e parole avevano superato
radicalmente tutte le aspettative e speranze dell’epoca». Anche per questo, dunque, il
suo sacrificio sulla croce costituisce un evento storico unico ed estremamente reale.
Emerge insomma dalla lettura del libro la convinzione che il Gesù di Marco, Matteo,
Luca e Giovanni possiede una carnalità e una eccezionalità che lo collocano nella
Storia, e al tempo stesso un rapporto con Dio così unico e inscindibile da porlo oltre e
sopra la Storia. Viene infatti evidenziato l’elemento decisivo della persona di Cristo: la
sua intima unione con il Padre, che sembra uno degli elementi portanti sui quale si
basa la ricerca del Papa: perché «senza comunione con il Padre non si riesce a capire
e partendo da essa egli si fa presente anche a noi oggi». E da finissimo studioso,
Benedetto XVI arriva allora a stimolarci con una domanda di grande importanza:
vedendo quale tipo di testimonianza ci offrono i Vangeli, e osservando le modalità con
Notizie da Atlantide 16.1
settembre 2007
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cui nacquero e si svilupparono le primissime comunità cristiane, così creative e
convincenti nel tramandare nella storia la memoria di Cristo «non è più logico, anche
dal punto di vista storico, che la grandezza si collochi all’inizio e che la figura di Gesù
abbia fatto nella pratica saltare tutte le categorie disponibili e abbia potuto così solo
essere compresa a partire dal mistero di Dio?».
A vedere uno studioso della statura di Joseph Ratzinger impegnarsi con così tanta
passione e serietà nell’indagine su Gesù, ci sentiamo incoraggiati anche noi a non
desistere dalla nostra ricerca personale, e a riporre piena fiducia nei Vangeli, che
restano ancora oggi la migliore fonte da accostare quando si desidera capire chi fosse
veramente quell’uomo di Nazaret che ha cambiato il mondo. Comprendiamo che è
innanzitutto attraverso questi testi che la sua figura si potrà per noi svelare, e che
possiamo trovare una strada sicura per avvicinarci sempre di più a Lui.
Quanto all’incontro di Loreto, sarebbe impossibile riassumere in poche righe tutto
ciò che Benedetto XVI ci ha donato. Crediamo che, per dare la misura della ricchezza
e della bellezza che ci ha comunicato, possa comunque servire questo brano della sua
omelia pronunciata durante la S. Messa del 2 settembre, che ci è parso straordinario:
«Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di fare
spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della nuova alleanza. […] ne
rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la
novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa. Seguendo l’esempio del suo
Signore la Chiesa continua ad avere la stessa attenzione. Ecco perché, cari giovani, vi
guarda con immenso affetto, vi è vicina nei momenti della gioia e della festa, della
prova e dello smarrimento; vi sostiene con i doni della grazia sacramentale e vi
accompagna nel discernimento della vostra vocazione […]. Ma che cosa rende davvero
“giovani” in senso evangelico? Questo nostro incontro, che si svolge all’ombra di un
Santuario mariano, ci invita a guardare alla Madonna. Ci chiediamo dunque: come ha
vissuto Maria la sua giovinezza? […] L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più di
ogni altra cosa in lei […]. Questa prospettiva indicata dalle Scritture appare oggi
quanto mai provocatoria per la cultura e la sensibilità dell’uomo contemporaneo.
L’umile è percepito come un rinunciatario, uno sconfitto, uno che non ha nulla da dire
al mondo. Invece questa è la via maestra, e non solo perché l’umiltà è una grande
virtù umana, ma perché, in primo luogo, rappresenta il modo di agire di Dio stesso.
[…] non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente:
non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano
modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo
ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere […]. Siate vigilanti! Siate
critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione
[…]. Guardiamo soprattutto a Maria: alla sua scuola, anche noi come lei possiamo fare
esperienza di quel sì di Dio all’umanità da cui scaturiscono tutti i sì della nostra vita.
Possiamo comprendere che la nostra fede non propone un insieme di divieti morali,
ma un cammino gioioso alla luce del sì di Dio. È vero, tante e grandi sono le sfide che
dovete affrontare. La prima però rimane sempre quella di seguire Cristo fino in fondo,
senza riserve e compromessi. E seguire Cristo significa sentirsi parte viva del suo
corpo, che è la Chiesa. Non ci si può dire discepoli di Gesù se non si ama e non si
segue la sua Chiesa. La Chiesa è la nostra famiglia, nella quale l’amore verso il
Signore e verso i fratelli, soprattutto nella partecipazione all’Eucaristia, ci fa
sperimentare la gioia di poter pregustare già ora la vita futura che sarà totalmente
illuminata dall’Amore».
Per un approfondimento personale:
 Benedetto XVI: Gesù di Nazaret, Rizzoli
 Il testo integrale dell’omelia di Benedetto XVI, in Avvenire del 4/9/2007
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