Supporto all’Istruzione
Centro studi Hermeneia
Vita, opere e pensiero con citazioni
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Nacque a Treviri nel 1818, da una famiglia di origine ebraica;
Iniziò gli studi giuridici a Bonn; si trasferì poi a Berlino e si laureò in
filosofia a Jena (1841);
A Berlino frequentò gli hegeliani di sinistra;
Si dedicò al giornalismo, divenendo caporedattore della Gazzetta renana,
di impostazione radicale, chiuso dal governo nel 1843;
Si trasferì a Parigi, dove diresse, con Ruge, gli Annali Franco-Tedeschi;
A Parigi entrò in contatto con vari esponenti socialisti (Proudhon, Blanc e
Bakunin). Iniziò, inoltre, con Friedrich Engels un sodalizio che durerà per
tutta la vita;
Espulso dalla Francia dal 1845 si trasferì a Bruxelles;
Nel 1848, su incarico della Lega dei comunisti, Marx ed Engels
pubblicarono il Manifesto del partito comunista. Stabilitosi a Londra,
lavorò come giornalista e, tra grandi difficoltà finanziarie, portò avanti
ricerche in economia, storia e politica;
Proseguì fino alla morte la propria attività politica: nel 1864 fu tra i
fondatori della Associazione internazionale dei Lavoratori;
Morì nel1883.
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Utilizzando la periodizzazione di Louis Althusser (Per Marx, ed. italiana Mimesis, Milano
2008) possiamo suddividere le opere di Marx in quattro gruppi:
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I- 1840-1844 opere giovanili: comprendono la tesi di laurea di Marx sulla Differenza
fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro; gli articoli pubblicati
sulla Gazzetta Renana e sugli Annali franco-tedeschi: La questione
ebraica,i Manoscritti economico-filosofici del 1844. Sono opere in cui Marx si confronta
con Hegel e Feuerbach senza rompere radicalmente con la loro problematica di fondo;

II- 1845 opere della rottura: Tesi su Feuerbach e L’ideologia tedesca, in cui Marx
recide i legami con il pensiero feuerbachiano ed hegeliano e sceglie il “materialismo
storico”, decide cioè di indagare le società non per ciò che pensano di se stesse ma per
come producono, ponendo le basi del concetto chiave delle opere successive di “modo
di produzione”;
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III- 1845-1857
opere della maturazione: il Manifesto comunista scritto in
collaborazione con Fiedrich Engels (1848), Le lotte di classe in Francia (1949) e Il 18
brumaio di Luigi Bonaparte (1852), Miseria della filosofia (una critica alla Filosofia
della miseria di Proudhon);
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IV- 1857-1883 opere della maturità: opere di critica dell’economia politica come Per
la critica dell’economia politica (1859), preceduta dall’ Introduzione (1857). In questo
periodo inizia il lungo e sistematico lavoro di stesura de Il capitale, di cui esce nel 1867
il libro I, mentre i libri II e III saranno pubblicati solo dopo la morte di Marx, a cura di
Fiedrich Engels, rispettivamente nel 1885 e nel 1894. Un ulteriore volume, con il
titolo Teorie sul plusvalore, verrà pubblicato a cura di Karl Kautsky nel 1905.
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Pur riconoscendo alla filosofia hegeliana il merito di aver individuato il
movimento dialettico della realtà, Marx, già dal 1843 in Per la critica
della filosofia del diritto di Hegel, prende le distanze dall’hegelismo:
L’errore di Hegel, secondo Marx, è il misticismo logico, ossia il capovolgere
il rapporto tra l’individuo concreto e l’universale astratto: il primo
diventa manifestazione del secondo. È misticismo perché compie lo
stesso rovesciamento che Feuerbach aveva rimproverato alla religione.
« Come non è la religione che crea l’uomo, ma l’uomo che crea la religione,
così non è la costituzione che crea il popolo, ma il popolo la
costituzione.»
Questa impostazione hegeliana si traduce, secondo Marx, in
conservatorismo: facendo del dato presente e concreto una
manifestazione necessaria dell’idea, Hegel finisce col santificarlo, Hegel,
in definitiva, tende all’accettazione acritica dell’ordine vigente, per
questo il suo pensiero sarebbe ideologico.
(Prima di Marx con ideologia si indicava un aspetto della gnoseologia, cioè
lo studio delle idee), per Marx si tratta di un elaborazione teorica che, in
quanto frutto del potere dominante, tende a sorreggerlo e giustificarlo.
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 Marx
riconosce ad Hegel il merito di aver
introdotto la concezione dialettica della
realtà, anche se in Hegel le opposizioni sono
concettuali e non reali;
 La dialettica in Hegel è sia METODO sia
STRUTTURA della realtà.
 La dialettica è quel metodo fondato secondo
alcuni da Eraclito e secondo altri da Zenone,
come metodo consiste nella proposizione di
una TESI, nell’opposizione di un’ANTITESI e
nell’affermazione di una SINTESI.
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 Tesi:
momento astratto o intellettuale, si
sofferma sugli aspetti parziali e isolati della
realtà;
 Antitesi: momento negativo-razionale, mette
in rapporto le determinazioni della tesi con
le determinazioni opposte;
 Sintesi: momento positivo-razionale, in cui si
coglie l’unità delle determinazioni opposte,
è la riaffermazione della tesi in rapporto con
l’antitesi, in tedesco Aufhebung (vb
aufheben).
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 La
Sinistra hegeliana ha avuto per Marx il
merito di trasformare l’idealismo in
materialismo, di individuare le radici umane
della religione (Feuerbach) e di esprimere in
politica istanze democratiche;
 I giovani hegeliani, però, mantengono
un’impostazione ideologica, infatti sono
convinti che per liberare l’uomo basti un
cambiamento di idee, mentre, secondo Marx,
la liberazione dell’uomo è un atto storico,
non ideale.
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Poiché questi giovani hegeliani considerano le rappresentazioni, i
pensieri, i concetti, e in genere i prodotti della coscienza da loro
fatta autonoma, come le vere catene degli uomini, [..] s’intende
facilmente che i Giovani hegeliani devono combattere soltanto
contro queste illusioni della coscienza. […] Nonostante le loro
frasi che, secondo loro “scuotono il mondo”, gli ideologici giovani
hegeliani sono i più grandi conservatori. I più giovani tra loro
hanno trovato l’espressione giusta per la loro attività,
affermando di combattere soltanto contro delle “frasi”.
Dimenticano soltanto che a queste frasi essi stessi non oppongono
altro che frasi, […]. I soli risultati ai quali questa critica filosofica
poteva portare erano alcuni e per giunta unilaterali chiarimenti,
nel campo della storia della religione, intorno al cristianesimo;
[…]. A nessuno di questi filosofi è venuto in mente di ricercare il
nesso esistente tra la filosofia tedesca e la realtà tedesca, il
nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materiale.
L’Ideologia Tedesca
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Feuerbach, secondo Marx, ha avuto il merito di rivendicare
la concretezza dell’individuo umano contro la tendenza
teologizzante di Hegel, però, al contrario di Hegel,
Feuerbach perde di vista la storicità dell’uomo;
Feuerbach, per Marx, non ha spiegato adeguatamente
l’origine della religione: gli uomini proiettano il loro essere
fuori di sé solo in quanto l’esistenza reale nella società
impedisce di realizzare la loro umanità (Feuerbach utilizza
il concetto di alienazione di Hegel). La religione, quindi, è
una “coscienza rovesciata” del mondo, proprio perché il
mondo è rovesciato, cioè irrazionale e ingiusto. “La
miseria religiosa è in un senso l’espressione di una miseria
reale, e in un altro senso la protesta contro la miseria
reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il
sentimento di un mondo senza cuore [...] è l’oppio del
popolo.” Per la critica della filosofia del diritto di Hegel.
Introduzione, 1844
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 Secondo
Marx la religione va superata, ma
per superare l’alienazione religiosa non basta
denunciarla come ha fatto Feuerbach ma
occorre rimuovere le condizioni che la
determinano che non sono di carattere
religioso, ma materiale. Occorre, dunque,
passare dalla “critica del cielo” alla “critica
della terra”.
 La critica della religione rappresenta il primo
passo verso la fondazione del MATERIALISMO
STORICO.
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Il superamento definitivo della filosofia di Hegel e Feuerbach con la
fondazione del materialismo storico avviene con l' Ideologia tedesca, il
cui scopo è cogliere il reale divenire del processo storico attraverso una
scienza reale e positiva della storia e contro una visione ideologica:
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Il concetto di ideologia: abbiamo visto che l’ideologia è una visione
distorta e falsificata della realtà, funzionale agli interessi della classe
dominante. Scopo del materialismo storico è quello di offrire un punto di
vista neutrale e obiettivo per svelare, al di là delle ideologie, il reale
andamento dei fenomeni storico sociali;
Ia concezione meterialistica della storia: nella sua realtà la storia
umana è un processo che vede protagonisti gli individui ,associati che
lottano per la propria sopravvivenza, un processo in primo luogo
materiale e non spirituale fondato sulla dialettica bisogno –
soddisfacimento;
Il lavoro: il fondamento del divenire storico è la necessità, per l'uomo, di
creare i mezzi materiali per soddisfare i propri bisogni primari e questo
avviene attraverso il lavoro con cui l'uomo umanizza il mondo, crea la
civiltà e si distingue dagli animali.
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 Il
lavoro,quindi, è espressione dell’uomo, il
quale realizza se stesso trasformando la
natura secondo le sue idee e i suoi progetti;
 l’uomo, grazie al lavoro, si oggettiva nella
natura, la umanizza e istituisce un rapporto
con gli altri uomini (dimensione sociale del
lavoro).
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Il ragno compie operazioni che assomigliano a
quelle del tessitore, l’ape fa vergognare
molti architetti con la costruzione delle sue
cellette di cera. Ma ciò che fin da principio
distingue il peggior architetto dall’ape
migliore è il fatto che egli ha costruito la
celletta nella sua testa prima di costruirla in
cera.
Il Capitale
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Lavoro alienato: nella società capitalista l’uomo non esprime la sua vita
nel lavoro, ma lavora per vivere; il lavoro è un’oppressione;
nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 Marx definisce il rapporto
dell’uomo con il proprio lavoro come alienazione del lavoro;
Il lavoro è alienato in 4 modi diversi:
1- Alienazione del prodotto: il lavoro, inteso come prodotto, è sottratto
all’uomo, perché l’operaio non possiede né la materia prima, né gli
strumenti, né il lavoro finito. Il prodotto diventa una realtà a lui estranea
e ostile, anche perché, per le leggi economiche, tanto più il prodotto
diventa ricco, quanto più l’operaio diviene povero;
2- Alienazione dell’attività: nel lavoro, inteso come attività, l’uomo non
si afferma, non esprime la sua creatività; l’uomo, allora, si sente se
stesso solo fuori dal lavoro, si sente uomo nelle funzioni che lo
accomunano agli animali;
3- Alienazione dell’uomo: con l’alienazione è sottratta all’uomo la sua
stessa essenza (Wesen) perché, come si è detto, ciò che lo caratterizza
come uomo è il lavoro libero e creativo;
4- alienazione del rapporto con gli altri uomini: nel mondo capitalista gli
uomini sono costretti ad un rapporto conflittuale, ad essere sfruttatori o
sfruttati.
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Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini
entrano
in
rapporti
determinati,
necessari,
indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di
produzione che corrispondono a un determinato
grado di sviluppo delle loro forze produttive
materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione
costituisce la struttura economica della società, ossia
la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura
giuridica e politica e alla quale corrispondono
determinate forme sociali della coscienza. Il modo di
produzione della vita materiale condiziona, in
generale, il processo sociale, politico e spirituale
della vita. Non è la coscienza degli uomini che
determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro
essere sociale che determina la loro coscienza.
Per la critica dell’economia politica
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Nel lavoro si determinano tra gli uomini
relazioni, dette rapporti di produzione che
sono determinate:
 dal possesso o meno dei mezzi di produzione;
 dal grado di sviluppo delle forze produttive;
 dall’organizzazione di uomini, mezzi e
conoscenze.
I rapporti di produzione sono alla base di
qualsiasi società e ne costituiscono la
STRUTTURA.
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 L’insieme
dei rapporti di produzione,
dunque, costituisce la struttura economica di
una società.
 La STRUTTURA è la base da cui dipendono
tutti gli altri aspetti che costituiscono la
sovrastruttura, cioè la politica, il diritto e la
sfera spirituale (religione, arte, filosofia,
ecc.);
 L’ideologia, dunque, non determina la realtà
materiale ma ne è condizionata.
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 La
storia non è l’evolversi delle idee, bensì
l’analisi dell’evolversi della struttura, cioè
l’analisi dei rapporti di produzione.
 La sovrastruttura cambia in base all’evolversi
della struttura, cioè in base all’evolversi dei
rapporti di classe.
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
Con il cambiamento della base economica si
sconvolge più o meno rapidamente tutta la
gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili
sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre
fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni
economiche della produzione, che può essere
constatato con la precisione delle scienze naturali, e
le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o
filosofiche, in una parola le forme ideologiche che
permettono agli uomini di concepire questo conflitto
e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo
dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può
giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla
coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece
spiegare questa coscienza con le contraddizioni della
vita materiale […].
Per la critica dell’economia politica
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 La
concezione materialistica di Marx non si
limita a descrivere staticamente le società,
ma evidenzia l’elemento propulsivo della
loro trasformazione: la contraddizione.
 Pur capovolgendone il sistema, Marx si
mantiene fedele alla impostazione dialettica
hegeliana.
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 Le
forze produttive si sviluppano più
rapidamente dei rapporti di produzione che
tendono a rimanere statici; ne consegue una
situazione di contraddizione che genera
un’epoca di rivoluzione sociale.
 La rivoluzione si risolve nell’adozione di
nuovi rapporti di produzione e nella
conseguente trasformazione della
sovrastruttura.
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
A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive
materiali della società entrano in contraddizione con i
rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di
proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica)
dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi
rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si
convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di
rivoluzione sociale. […] Una formazione sociale non perisce
finché non siano sviluppate tutte le forze produttive per la
quale essa offra spazio sufficiente; nuovi e superiori
rapporti di produzione non subentrano mai, prima che
siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni
materiali della loro esistenza. Pertanto l’umanità non si
propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a
considerare le cose dappresso, si trova sempre che il
problema sorge solo quando le condizioni materiali della
sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione.
Per la critica dell’economia politica
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 Le
principali formazioni economico-sociali
succedutesi nella storia sono la comunità
primitiva (comunista), l’asiatica (fondata su
forme comunitarie di proprietà), l’antica
(schiavistica), la feudale e la borghese.
 Forze produttive e rapporti di produzione
non esistono in astratto: le nuove forze
produttive sono sempre incarnate da una
classe in ascesa mentre i vecchi rapporti di
proprietà da una classe dominante al
tramonto. La storia del mondo è perciò
caratterizzata dalla lotta tra classi.
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 La
storia di ogni società esistita fino a questo
momento, è storia di lotte di classi. Liberi e
schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della
gleba, membri delle corporazioni e garzoni,
in breve, oppressori e oppressi, furono
continuamente in reciproco contrasto, e
condussero una lotta ininterrotta, ora latente
ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con
una trasformazione rivoluzionaria di tutta la
società o con la comune rovina delle classi in
lotta.
Manifesto del Partito comunista
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Nella società capitalista la lotta assume la forma più
semplice mai esistita, con la contrapposizione di due sole
classi: la borghesia, ossia l’insieme di coloro che
posseggono i mezzi di produzione e il proletariato, cioè
coloro che posseggono solo la propria forza-lavoro e sono
costretti a venderla ai borghesi.
La borghesia nasce dai servi della gleba che costituiscono il
popolo minuto delle città. Si sviluppa, dopo le scoperte
geografiche, con la diffusione di commerci e industria e il
superamento del sistema corporativo. Con la rivoluzione
industriale si afferma la borghesia moderna che ha
conquistato il potere politico, soppiantando ogni residuo
feudale. Ha un ruolo “sommamente rivoluzionario”,
perché ha svolto una funzione demistificante rivelando gli
interessi materiali che si celano dietro ad ogni realtà
spirituale, tende a rivoluzionare continuamente tutto il
sistema produttivo, ha creato un sistema mondiale e ha
messo a disposizione dell’uomo forze produttive di cui non
aveva mai potuto di disporre prima.
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[La borghesia] non ha salvato nessun altro legame fra le singole persone che non sia
il nudo interesse, il crudo “puro rendiconto”. […] Essa ha dissolto la dignità
personale nel valore di scambio, e al posto delle innumerevoli libertà patentate e
ben meritate ha affermato l’unica libertà, quella di commerciare, una libertà senza
scrupoli. In una parola, al posto dello sfruttamento celato dalle illusioni religiose e
politiche ha instaurato lo sfruttamento aperto, senza vergogna, diretto, secco. La
borghesia ha spogliato delle loro sacre apparenze tutte le attività fino ad allora
onorevoli e considerate con pia umiltà. Essa ha trasformato il medico, il giurista, il
prete, il poeta, l’uomo di scienza in suoi salariati. La borghesia ha strappato alle
relazioni familiari il loro toccante velo sentimentale per ricondurle a una pura
questione di denaro.
Solo la borghesia ha dimostrato che cosa l’attività umana può produrre. Essa ha
realizzato meraviglie ben diverse dalle piramidi egizie, dagli acquedotti romani e
dalle cattedrali gotiche, si è lanciata in ben altre avventure che non le migrazioni
dei popoli e le crociate. […] La borghesia ha prodotto, nel corso del suo nemmeno
centenario dominio di classe, forze produttive più massicce e colossali di tutte le
altre generazioni messe insieme. Controllo delle forze della natura, macchine,
impiego della chimica nell’industria e nell’agricoltura, navigazione a vapore,
ferrovie, telegrafi elettrici, dissodamento di interi continenti, navigabilità dei fiumi,
popolazioni intere fatte nascere dal nulla: quale secolo passato sospettava che tali
forze produttive giacessero nel grembo del lavoro sociale?
Manifesto del Partito comunista
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L’aspetto più rivoluzionario della borghesia sta nel porre le basi del
proprio superamento. La borghesia ha infatti sviluppato forze produttive
che non è più in grado di controllare e soprattutto la classe antitetica
che le rivolgerà contro di essa: il proletariato. (cfr Dialettica servopadrone in Hegel)

“[…] la moderna società borghese, che ha come per incantesimo prodotto
mezzi di produzione e di scambio tanto potenti, è come l’apprendista
stregone incapace di controllare le potenze sotterranee da lui stesso
evocate. La storia dell’industria e del commercio è ormai da decenni solo
la storia della sollevazione delle moderne forze produttive contro i
moderni mezzi di produzione, contro i rapporti di proprietà che
esprimono le condizioni di esistenza e di dominio della borghesia. […] Le
armi con cui la borghesia ha annientato il feudalesimo si rivoltano ora
contro la borghesia stessa. Ma la borghesia non ha solo forgiato le armi
che la uccidono; ha anche prodotto gli uomini che imbracceranno queste
armi: i lavoratori moderni, i proletari. […] Con lo sviluppo della grande
industria viene dunque sottratta sotto i piedi della borghesia la base
stessa su cui essa produce e si appropria dei prodotti. Essa produce
soprattutto i suoi propri becchini. Il suo tramonto e la vittoria del
proletariato sono ugualmente inevitabili.”
Manifesto del Partito comunista
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Critica dell’economia politica:
• Marx prende le distanze dai teorici
dell’economia borghese, in quanto hanno
trasformato in fatti naturali i prodotti
contingenti della storia (ad es.: la proprietà) e
non hanno compreso la natura conflittuale del
sistema capitalistico.
• Marx nega l’esistenza di leggi universali
dell’economia: ogni formazione sociale ha leggi
storiche specifiche. Il filosofo analizza, dunque,
le categorie economiche fondamentali
dell’economia borghese capitalista.
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nella merce si distinguono:
 valore d’uso, cioè la sua utilità, la sua capacità a rispondere a
determinati bisogni;
 valore di scambio, ossia qualcosa di uguale in merci diverse (di
differente valore d’uso), che le rende scambiabili in differenti
proporzioni.
 Valore di scambio = Lavoro
 Marx, come gli economisti classici, ritiene che il valore di
scambio di una merce risieda nel lavoro socialmente necessario
per produrla. Merci diverse hanno il medesimo valore perché
richiedono lo stesso tempo di lavoro, in base alla produttività
media del periodo.
 Il valore di scambio non è il prezzo, che dipende anche dalle
condizioni di mercato (valore e prezzo non sono però
indipendenti).
 Feticismo: l’atteggiamento dell’economia politica che considera
le merci come entità aventi valore di per sé. Dietro la merce c’è,
per Marx, il lavoro dell’uomo. Gli scambi di merci non sono
rapporti tra cose, ma tra persone.
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
A prima vista, una merce sembra una cosa triviale, ovvia.
Dalla sua analisi, risulta che è una cosa imbrogliatissima,
piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. […]
la forma di merce e il rapporto di valore dei prodotti di
lavoro nel quale essa si presenta non ha assolutamente
nulla a che fare con la loro natura fisica e con le relazioni
fra cosa e cosa che ne derivano. Quel che qui assume per
gli uomini la forma fantasmagorica di un rapporto fra cose
è soltanto il rapporto sociale determinato fra gli uomini
stessi. Quindi, per trovare un’analogia, dobbiamo involarci
nella regione nebulosa del mondo religioso. Quivi, i
prodotti del cervello umano paiono figure indipendenti,
dotate di vita propria, che stanno in rapporto fra di loro e
in rapporto con gli uomini. Così, nel mondo delle merci,
fanno i prodotti della mano umana. Questo io chiamo il
feticismo che s’appiccica ai prodotti del lavoro appena
vengono prodotti come merci, e che quindi è inseparabile
dalla produzione delle merci.
Il Capitale
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Il capitalismo si distingue dai precedenti sistemi produttivi in
quanto finalizzato al profitto e non al consumo.
Il ciclo produttivo pre capitalistico può essere espresso dalla
formula: M(erce) –D (enaro) – M(erce)
Il ciclo produttivo capitalistico assume la forma: D- M -D', dove D'
> D.
Plusvalore: D' − D. il Plusvalore non può venire dal denaro (=
mezzo di scambio) né dallo scambio (= tra valori equivalenti)
Il plusvalore e la “merce particolare” che è acquistata dal
capitalista: la forza-lavoro.
La forza lavoro ha come valore d’uso la capacità di produrre
valore (di scambio).
Il lavoro, allora,è una merce: il capitalista compra dall’operaio la
forza lavoro e la paga, come le altre merci, con ciò che basta per
riprodurla (= quanto basta a mantenere in vita l’operaio).
L’operario produce in una giornata lavorativa più di quello che
serve a pagare il proprio salario.
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Plusvalore e profitto non sono la stessa cosa:
Il plusvalore è la differenza tra quanto l’operaio produce
in valore di scambio e la sua paga (es. un operario produce
merci per un valore di scambio di 50 €, ma viene pagato
20€. Il plusvalore è 30€)
capitale variabile: capitale investito nei salari;
capitale costante: capitale investito in macchinari,
energia, materie prime
saggio del plusvalore: rapporto tra plusvalore e capitale
variabile; occorre tuttavia tener conto anche del capitale
costante; quindi:
saggio del profitto = plusvalore / (capitale variabile +
capitale costante);
Il profitto, dunque, non deriva solo dalla differenza tra
paga dell’operaio e valore di scambio della merce, è
necessario sottrarre anche il valore di macchinari, energia
e materie prime.
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Per aumentare il profitto il capitalista aumenta il
plusvalore:
- aumentando il tempo di lavoro supplementare
(plusvalore assoluto), attraverso l’allungamento
dell’orario di lavoro;
- riducendo il tempo di lavoro necessario, (plusvalore
relativo), ossia incrementando la produttività
attraverso cooperazione, manifattura e grande
industria.
- L’accrescersi della produttività causa il le crisi
cicliche di sovrapproduzione determinate dalla
sovrabbondanza di beni;
- Le crisi cicliche sono superate attraverso la
distruzione di beni, i licenziamenti, la conquista di
nuovi mercati, mentre i profitti tendono a calare, a
causa dei maggiori investimenti necessari.
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La storia dell’industria e del commercio è ormai da decenni solo la storia
della sollevazione delle moderne forze produttive […] contro i rapporti di
proprietà che esprimono le condizioni di esistenza e di dominio della
borghesia. Basta citare le crisi commerciali, che nel loro minaccioso
ricorrere ciclico mettono sempre più in questione l’esistenza dell’intera
società borghese. […] Nelle crisi scoppia un’epidemia sociale che in tutte
le altre epoche sarebbe stata considerata un controsenso: l’epidemia
della sovrapproduzione. La società si trova improvvisamente ricacciata in
uno stato di momentanea barbarie; una carestia, una guerra di
annientamento totale sembrano sottrarle ogni mezzo di sussistenza;
l’industria, il commercio appaiono distrutti, e perché? Perché la società
ha incorporato troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa
industria, troppo commercio. Le forze produttive di cui essa dispone non
servono più allo sviluppo della civiltà borghese e dei rapporti borghesi di
proprietà; al contrario, esse sono diventate troppo potenti per quei
rapporti, ne sono frenate, […]. I rapporti borghesi sono diventati troppo
angusti per contenere la ricchezza che essi stessi hanno prodotto. Come
supera le crisi la borghesia? Da una parte con l’annientamento coatto di
una massa di forze produttive; dall’altra conquistando nuovi mercati e
sfruttando più a fondo quelli vecchi. In che modo, insomma? Provocando
crisi più generalizzate e più violente e riducendo i mezzi necessari a
prevenirle.
Manifesto del Partito Comunista
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Il superamento del capitalismo avviene attraverso un evento
rivoluzionario in cui il proletariato, conquistando il potere
politico, dà vita ad una trasformazione globale della società.
Non si tratta necessariamente di un fenomeno violento, per
quanto Marx tenda a ritenere improbabile la via pacifica e
incruenta.
Non si tratta di riformare lo stato borghese, bensì di abbatterlo,
perché lo stato borghese con i suoi istituti (democrazia
rappresentativa compresa) non è affatto neutrale ma è una
sovrastruttura funzionale agli interessi della borghesia. «Il potere
statale moderno è solo un comitato che amministra gli affari
comuni dell’intera classe borghese.»
La dittatura del proletariato è lo strumento necessario per
realizzare la transizione tra capitalismo e comunismo. Ha lo
scopo di impedire le tendenze controrivoluzionarie della
borghesia e di smantellare il sistema borghese, costituisce la
dittatura di una maggioranza di oppressi su una minoranza di exoppressori, destinata a scomparire.
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Il primo passo sulla strada della rivoluzione operaia
consiste nel fatto che il proletariato s’eleva a classe
dominante, cioè nella conquista della democrazia. Il
proletariato adopererà il suo dominio politico per
strappare a poco a poco alla borghesia tutto il capitale,
per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani
dello Stato, cioè del proletariato organizzato come classe
dominante, e per moltiplicare al più presto possibile la
massa delle forze produttive. Naturalmente, ciò può
avvenire, in un primo momento, solo mediante interventi
dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di
produzione, cioè per mezzo di misure che appaiono
insufficienti e poco consistenti dal punto di vista
dell’economia; ma che nel corso del movimento si
spingono al di là dei propri limiti e sono inevitabili come
mezzi per il rivolgimento dell’intero sistema di
produzione.
Manifesto del Partito Comunista
Centro studi Hermeneia
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Marx ha scritto pochissimo sulla futura società comunista. Nell’Ideologia
tedesca così scrive “Il comunismo per noi non è uno stato di cose che
debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi.
Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose
presenti.”
 Sulla base di questo “movimento reale” Marx può prevedere che nella
società comunista si realizzerà il superamento:
1. della proprietà di privata e della divisione del lavoro che ne è all’origine;
2. delle classi sociali e del rapporto antagonistico tra gli uomini;
3. degli strumenti necessari al dominio di classe quali lo stato.
Per Marx abolizione della proprietà privata non si traduce in proprietà di
tutti, tale sarebbe non l’abolizione ma l’universalizzazione della
situazione dell’individuo nella società borghese;
- nel vero comunismo, invece, l’uomo, supera l’orizzonte sociale e
antropologico della proprietà e cessa di intrattenere con il mondo
rapporti di puro possesso e consumo.
- la dialettica delle classi è il motore della vicenda umana, fino all’avvento
del comunismo. Che cosa accade dopo? Marx non esclude ulteriori
progressi, anche se dichiara esplicitamente che non saranno spinti dalla
contraddizione.

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I
rapporti di produzione borghese sono
l’ultima forma antagonistica del processo di
produzione sociale; antagonistica non nel
senso di un antagonismo individuale, ma di
un antagonismo che sorge dalle condizioni di
vita sociali degli individui. Ma le forze
produttive che si sviluppano nel seno della
società borghese creano in pari tempo le
condizioni materiali per la soluzione di
questo antagonismo. Con questa formazione
sociale si chiude dunque la preistoria della
società umana.
Per la critica dell’economia politica
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 Alla
dittatura del proletariato seguirà il
superamento dello stato che, in quanto
strumento per il dominio di classe, verrà
meno con le classi stesse.
 L’ideale marxista è quindi anarchico, anche
se, a differenza dell’anarchismo bakuniano,
l’abolizione dello stato è una conseguenza
ultima della trasformazione sociale e non un
obiettivo immediato.
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
Quando le differenze di classe saranno scomparse nel corso
dell’evoluzione, e tutta la produzione sarà concentrata in
mano agli individui associati, il pubblico potere perderà il
suo carattere politico. In senso proprio, il potere politico è
il potere di una classe organizzato per opprimerne
un’altra. Il proletariato, unendosi di necessità in classe
nella lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante
attraverso una rivoluzione, ed abolendo con la forza, come
classe dominante, gli antichi rapporti di produzione,
abolisce insieme a quei rapporti di produzione le
condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe, cioè
abolisce le condizioni d’esistenza delle classi in genere, e
così anche il suo proprio dominio in quanto classe. Alla
vecchia società borghese con le sue classi e i suoi
antagonismi fra le classi subentra una associazione in cui il
libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo
di tutti.
Manifesto del Partito Comunista
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

Con la società comunista si realizzerà quindi un vero e
proprio mutamento antropologico: rimosse le cause
esterne che hanno corrotto l’umanità, si rivelerà la
positività della natura umana).
“In una fase più elevata della società comunista, dopo che
è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla
divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro
intellettuale e corporale; dopo che il lavoro non è
divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo
bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli
individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte
le sorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta la loro
pienezza, - solo allora l’angusto orizzonte giuridico
borghese può essere superato, e la società può scrivere
sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue capacità; a
ognuno secondo i suoi bisogni!”
La critica al programma di Gotha
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