Supporto all’Istruzione Centro studi Hermeneia Vita, opere e pensiero con citazioni Centro studi Hermeneia 1 Nacque a Treviri nel 1818, da una famiglia di origine ebraica; Iniziò gli studi giuridici a Bonn; si trasferì poi a Berlino e si laureò in filosofia a Jena (1841); A Berlino frequentò gli hegeliani di sinistra; Si dedicò al giornalismo, divenendo caporedattore della Gazzetta renana, di impostazione radicale, chiuso dal governo nel 1843; Si trasferì a Parigi, dove diresse, con Ruge, gli Annali Franco-Tedeschi; A Parigi entrò in contatto con vari esponenti socialisti (Proudhon, Blanc e Bakunin). Iniziò, inoltre, con Friedrich Engels un sodalizio che durerà per tutta la vita; Espulso dalla Francia dal 1845 si trasferì a Bruxelles; Nel 1848, su incarico della Lega dei comunisti, Marx ed Engels pubblicarono il Manifesto del partito comunista. Stabilitosi a Londra, lavorò come giornalista e, tra grandi difficoltà finanziarie, portò avanti ricerche in economia, storia e politica; Proseguì fino alla morte la propria attività politica: nel 1864 fu tra i fondatori della Associazione internazionale dei Lavoratori; Morì nel1883. Centro studi Hermeneia 2 Utilizzando la periodizzazione di Louis Althusser (Per Marx, ed. italiana Mimesis, Milano 2008) possiamo suddividere le opere di Marx in quattro gruppi: I- 1840-1844 opere giovanili: comprendono la tesi di laurea di Marx sulla Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro; gli articoli pubblicati sulla Gazzetta Renana e sugli Annali franco-tedeschi: La questione ebraica,i Manoscritti economico-filosofici del 1844. Sono opere in cui Marx si confronta con Hegel e Feuerbach senza rompere radicalmente con la loro problematica di fondo; II- 1845 opere della rottura: Tesi su Feuerbach e L’ideologia tedesca, in cui Marx recide i legami con il pensiero feuerbachiano ed hegeliano e sceglie il “materialismo storico”, decide cioè di indagare le società non per ciò che pensano di se stesse ma per come producono, ponendo le basi del concetto chiave delle opere successive di “modo di produzione”; III- 1845-1857 opere della maturazione: il Manifesto comunista scritto in collaborazione con Fiedrich Engels (1848), Le lotte di classe in Francia (1949) e Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte (1852), Miseria della filosofia (una critica alla Filosofia della miseria di Proudhon); IV- 1857-1883 opere della maturità: opere di critica dell’economia politica come Per la critica dell’economia politica (1859), preceduta dall’ Introduzione (1857). In questo periodo inizia il lungo e sistematico lavoro di stesura de Il capitale, di cui esce nel 1867 il libro I, mentre i libri II e III saranno pubblicati solo dopo la morte di Marx, a cura di Fiedrich Engels, rispettivamente nel 1885 e nel 1894. Un ulteriore volume, con il titolo Teorie sul plusvalore, verrà pubblicato a cura di Karl Kautsky nel 1905. Centro studi Hermeneia 3 Pur riconoscendo alla filosofia hegeliana il merito di aver individuato il movimento dialettico della realtà, Marx, già dal 1843 in Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, prende le distanze dall’hegelismo: L’errore di Hegel, secondo Marx, è il misticismo logico, ossia il capovolgere il rapporto tra l’individuo concreto e l’universale astratto: il primo diventa manifestazione del secondo. È misticismo perché compie lo stesso rovesciamento che Feuerbach aveva rimproverato alla religione. « Come non è la religione che crea l’uomo, ma l’uomo che crea la religione, così non è la costituzione che crea il popolo, ma il popolo la costituzione.» Questa impostazione hegeliana si traduce, secondo Marx, in conservatorismo: facendo del dato presente e concreto una manifestazione necessaria dell’idea, Hegel finisce col santificarlo, Hegel, in definitiva, tende all’accettazione acritica dell’ordine vigente, per questo il suo pensiero sarebbe ideologico. (Prima di Marx con ideologia si indicava un aspetto della gnoseologia, cioè lo studio delle idee), per Marx si tratta di un elaborazione teorica che, in quanto frutto del potere dominante, tende a sorreggerlo e giustificarlo. Centro studi Hermeneia 4 Marx riconosce ad Hegel il merito di aver introdotto la concezione dialettica della realtà, anche se in Hegel le opposizioni sono concettuali e non reali; La dialettica in Hegel è sia METODO sia STRUTTURA della realtà. La dialettica è quel metodo fondato secondo alcuni da Eraclito e secondo altri da Zenone, come metodo consiste nella proposizione di una TESI, nell’opposizione di un’ANTITESI e nell’affermazione di una SINTESI. Centro studi Hermeneia 5 Tesi: momento astratto o intellettuale, si sofferma sugli aspetti parziali e isolati della realtà; Antitesi: momento negativo-razionale, mette in rapporto le determinazioni della tesi con le determinazioni opposte; Sintesi: momento positivo-razionale, in cui si coglie l’unità delle determinazioni opposte, è la riaffermazione della tesi in rapporto con l’antitesi, in tedesco Aufhebung (vb aufheben). Centro studi Hermeneia 6 La Sinistra hegeliana ha avuto per Marx il merito di trasformare l’idealismo in materialismo, di individuare le radici umane della religione (Feuerbach) e di esprimere in politica istanze democratiche; I giovani hegeliani, però, mantengono un’impostazione ideologica, infatti sono convinti che per liberare l’uomo basti un cambiamento di idee, mentre, secondo Marx, la liberazione dell’uomo è un atto storico, non ideale. Centro studi Hermeneia 7 Poiché questi giovani hegeliani considerano le rappresentazioni, i pensieri, i concetti, e in genere i prodotti della coscienza da loro fatta autonoma, come le vere catene degli uomini, [..] s’intende facilmente che i Giovani hegeliani devono combattere soltanto contro queste illusioni della coscienza. […] Nonostante le loro frasi che, secondo loro “scuotono il mondo”, gli ideologici giovani hegeliani sono i più grandi conservatori. I più giovani tra loro hanno trovato l’espressione giusta per la loro attività, affermando di combattere soltanto contro delle “frasi”. Dimenticano soltanto che a queste frasi essi stessi non oppongono altro che frasi, […]. I soli risultati ai quali questa critica filosofica poteva portare erano alcuni e per giunta unilaterali chiarimenti, nel campo della storia della religione, intorno al cristianesimo; […]. A nessuno di questi filosofi è venuto in mente di ricercare il nesso esistente tra la filosofia tedesca e la realtà tedesca, il nesso tra la loro critica e il loro proprio ambiente materiale. L’Ideologia Tedesca Centro studi Hermeneia 8 Feuerbach, secondo Marx, ha avuto il merito di rivendicare la concretezza dell’individuo umano contro la tendenza teologizzante di Hegel, però, al contrario di Hegel, Feuerbach perde di vista la storicità dell’uomo; Feuerbach, per Marx, non ha spiegato adeguatamente l’origine della religione: gli uomini proiettano il loro essere fuori di sé solo in quanto l’esistenza reale nella società impedisce di realizzare la loro umanità (Feuerbach utilizza il concetto di alienazione di Hegel). La religione, quindi, è una “coscienza rovesciata” del mondo, proprio perché il mondo è rovesciato, cioè irrazionale e ingiusto. “La miseria religiosa è in un senso l’espressione di una miseria reale, e in un altro senso la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore [...] è l’oppio del popolo.” Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, 1844 Centro studi Hermeneia 9 Secondo Marx la religione va superata, ma per superare l’alienazione religiosa non basta denunciarla come ha fatto Feuerbach ma occorre rimuovere le condizioni che la determinano che non sono di carattere religioso, ma materiale. Occorre, dunque, passare dalla “critica del cielo” alla “critica della terra”. La critica della religione rappresenta il primo passo verso la fondazione del MATERIALISMO STORICO. Centro studi Hermeneia 10 Il superamento definitivo della filosofia di Hegel e Feuerbach con la fondazione del materialismo storico avviene con l' Ideologia tedesca, il cui scopo è cogliere il reale divenire del processo storico attraverso una scienza reale e positiva della storia e contro una visione ideologica: Il concetto di ideologia: abbiamo visto che l’ideologia è una visione distorta e falsificata della realtà, funzionale agli interessi della classe dominante. Scopo del materialismo storico è quello di offrire un punto di vista neutrale e obiettivo per svelare, al di là delle ideologie, il reale andamento dei fenomeni storico sociali; Ia concezione meterialistica della storia: nella sua realtà la storia umana è un processo che vede protagonisti gli individui ,associati che lottano per la propria sopravvivenza, un processo in primo luogo materiale e non spirituale fondato sulla dialettica bisogno – soddisfacimento; Il lavoro: il fondamento del divenire storico è la necessità, per l'uomo, di creare i mezzi materiali per soddisfare i propri bisogni primari e questo avviene attraverso il lavoro con cui l'uomo umanizza il mondo, crea la civiltà e si distingue dagli animali. Centro studi Hermeneia 11 Il lavoro,quindi, è espressione dell’uomo, il quale realizza se stesso trasformando la natura secondo le sue idee e i suoi progetti; l’uomo, grazie al lavoro, si oggettiva nella natura, la umanizza e istituisce un rapporto con gli altri uomini (dimensione sociale del lavoro). Centro studi Hermeneia 12 Il ragno compie operazioni che assomigliano a quelle del tessitore, l’ape fa vergognare molti architetti con la costruzione delle sue cellette di cera. Ma ciò che fin da principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera. Il Capitale Centro studi Hermeneia 13 Lavoro alienato: nella società capitalista l’uomo non esprime la sua vita nel lavoro, ma lavora per vivere; il lavoro è un’oppressione; nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 Marx definisce il rapporto dell’uomo con il proprio lavoro come alienazione del lavoro; Il lavoro è alienato in 4 modi diversi: 1- Alienazione del prodotto: il lavoro, inteso come prodotto, è sottratto all’uomo, perché l’operaio non possiede né la materia prima, né gli strumenti, né il lavoro finito. Il prodotto diventa una realtà a lui estranea e ostile, anche perché, per le leggi economiche, tanto più il prodotto diventa ricco, quanto più l’operaio diviene povero; 2- Alienazione dell’attività: nel lavoro, inteso come attività, l’uomo non si afferma, non esprime la sua creatività; l’uomo, allora, si sente se stesso solo fuori dal lavoro, si sente uomo nelle funzioni che lo accomunano agli animali; 3- Alienazione dell’uomo: con l’alienazione è sottratta all’uomo la sua stessa essenza (Wesen) perché, come si è detto, ciò che lo caratterizza come uomo è il lavoro libero e creativo; 4- alienazione del rapporto con gli altri uomini: nel mondo capitalista gli uomini sono costretti ad un rapporto conflittuale, ad essere sfruttatori o sfruttati. Centro studi Hermeneia 14 Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono determinate forme sociali della coscienza. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. Per la critica dell’economia politica Centro studi Hermeneia 15 Nel lavoro si determinano tra gli uomini relazioni, dette rapporti di produzione che sono determinate: dal possesso o meno dei mezzi di produzione; dal grado di sviluppo delle forze produttive; dall’organizzazione di uomini, mezzi e conoscenze. I rapporti di produzione sono alla base di qualsiasi società e ne costituiscono la STRUTTURA. Centro studi Hermeneia 16 L’insieme dei rapporti di produzione, dunque, costituisce la struttura economica di una società. La STRUTTURA è la base da cui dipendono tutti gli altri aspetti che costituiscono la sovrastruttura, cioè la politica, il diritto e la sfera spirituale (religione, arte, filosofia, ecc.); L’ideologia, dunque, non determina la realtà materiale ma ne è condizionata. Centro studi Hermeneia 17 La storia non è l’evolversi delle idee, bensì l’analisi dell’evolversi della struttura, cioè l’analisi dei rapporti di produzione. La sovrastruttura cambia in base all’evolversi della struttura, cioè in base all’evolversi dei rapporti di classe. Centro studi Hermeneia 18 Con il cambiamento della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, in una parola le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare un uomo dall’idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale […]. Per la critica dell’economia politica Centro studi Hermeneia 19 La concezione materialistica di Marx non si limita a descrivere staticamente le società, ma evidenzia l’elemento propulsivo della loro trasformazione: la contraddizione. Pur capovolgendone il sistema, Marx si mantiene fedele alla impostazione dialettica hegeliana. Centro studi Hermeneia 20 Le forze produttive si sviluppano più rapidamente dei rapporti di produzione che tendono a rimanere statici; ne consegue una situazione di contraddizione che genera un’epoca di rivoluzione sociale. La rivoluzione si risolve nell’adozione di nuovi rapporti di produzione e nella conseguente trasformazione della sovrastruttura. Centro studi Hermeneia 21 A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. […] Una formazione sociale non perisce finché non siano sviluppate tutte le forze produttive per la quale essa offra spazio sufficiente; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Pertanto l’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione. Per la critica dell’economia politica Centro studi Hermeneia 22 Le principali formazioni economico-sociali succedutesi nella storia sono la comunità primitiva (comunista), l’asiatica (fondata su forme comunitarie di proprietà), l’antica (schiavistica), la feudale e la borghese. Forze produttive e rapporti di produzione non esistono in astratto: le nuove forze produttive sono sempre incarnate da una classe in ascesa mentre i vecchi rapporti di proprietà da una classe dominante al tramonto. La storia del mondo è perciò caratterizzata dalla lotta tra classi. Centro studi Hermeneia 23 La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta. Manifesto del Partito comunista Centro studi Hermeneia 24 Nella società capitalista la lotta assume la forma più semplice mai esistita, con la contrapposizione di due sole classi: la borghesia, ossia l’insieme di coloro che posseggono i mezzi di produzione e il proletariato, cioè coloro che posseggono solo la propria forza-lavoro e sono costretti a venderla ai borghesi. La borghesia nasce dai servi della gleba che costituiscono il popolo minuto delle città. Si sviluppa, dopo le scoperte geografiche, con la diffusione di commerci e industria e il superamento del sistema corporativo. Con la rivoluzione industriale si afferma la borghesia moderna che ha conquistato il potere politico, soppiantando ogni residuo feudale. Ha un ruolo “sommamente rivoluzionario”, perché ha svolto una funzione demistificante rivelando gli interessi materiali che si celano dietro ad ogni realtà spirituale, tende a rivoluzionare continuamente tutto il sistema produttivo, ha creato un sistema mondiale e ha messo a disposizione dell’uomo forze produttive di cui non aveva mai potuto di disporre prima. Centro studi Hermeneia 25 [La borghesia] non ha salvato nessun altro legame fra le singole persone che non sia il nudo interesse, il crudo “puro rendiconto”. […] Essa ha dissolto la dignità personale nel valore di scambio, e al posto delle innumerevoli libertà patentate e ben meritate ha affermato l’unica libertà, quella di commerciare, una libertà senza scrupoli. In una parola, al posto dello sfruttamento celato dalle illusioni religiose e politiche ha instaurato lo sfruttamento aperto, senza vergogna, diretto, secco. La borghesia ha spogliato delle loro sacre apparenze tutte le attività fino ad allora onorevoli e considerate con pia umiltà. Essa ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, l’uomo di scienza in suoi salariati. La borghesia ha strappato alle relazioni familiari il loro toccante velo sentimentale per ricondurle a una pura questione di denaro. Solo la borghesia ha dimostrato che cosa l’attività umana può produrre. Essa ha realizzato meraviglie ben diverse dalle piramidi egizie, dagli acquedotti romani e dalle cattedrali gotiche, si è lanciata in ben altre avventure che non le migrazioni dei popoli e le crociate. […] La borghesia ha prodotto, nel corso del suo nemmeno centenario dominio di classe, forze produttive più massicce e colossali di tutte le altre generazioni messe insieme. Controllo delle forze della natura, macchine, impiego della chimica nell’industria e nell’agricoltura, navigazione a vapore, ferrovie, telegrafi elettrici, dissodamento di interi continenti, navigabilità dei fiumi, popolazioni intere fatte nascere dal nulla: quale secolo passato sospettava che tali forze produttive giacessero nel grembo del lavoro sociale? Manifesto del Partito comunista Centro studi Hermeneia 26 L’aspetto più rivoluzionario della borghesia sta nel porre le basi del proprio superamento. La borghesia ha infatti sviluppato forze produttive che non è più in grado di controllare e soprattutto la classe antitetica che le rivolgerà contro di essa: il proletariato. (cfr Dialettica servopadrone in Hegel) “[…] la moderna società borghese, che ha come per incantesimo prodotto mezzi di produzione e di scambio tanto potenti, è come l’apprendista stregone incapace di controllare le potenze sotterranee da lui stesso evocate. La storia dell’industria e del commercio è ormai da decenni solo la storia della sollevazione delle moderne forze produttive contro i moderni mezzi di produzione, contro i rapporti di proprietà che esprimono le condizioni di esistenza e di dominio della borghesia. […] Le armi con cui la borghesia ha annientato il feudalesimo si rivoltano ora contro la borghesia stessa. Ma la borghesia non ha solo forgiato le armi che la uccidono; ha anche prodotto gli uomini che imbracceranno queste armi: i lavoratori moderni, i proletari. […] Con lo sviluppo della grande industria viene dunque sottratta sotto i piedi della borghesia la base stessa su cui essa produce e si appropria dei prodotti. Essa produce soprattutto i suoi propri becchini. Il suo tramonto e la vittoria del proletariato sono ugualmente inevitabili.” Manifesto del Partito comunista Centro studi Hermeneia 27 Critica dell’economia politica: • Marx prende le distanze dai teorici dell’economia borghese, in quanto hanno trasformato in fatti naturali i prodotti contingenti della storia (ad es.: la proprietà) e non hanno compreso la natura conflittuale del sistema capitalistico. • Marx nega l’esistenza di leggi universali dell’economia: ogni formazione sociale ha leggi storiche specifiche. Il filosofo analizza, dunque, le categorie economiche fondamentali dell’economia borghese capitalista. Centro studi Hermeneia 28 nella merce si distinguono: valore d’uso, cioè la sua utilità, la sua capacità a rispondere a determinati bisogni; valore di scambio, ossia qualcosa di uguale in merci diverse (di differente valore d’uso), che le rende scambiabili in differenti proporzioni. Valore di scambio = Lavoro Marx, come gli economisti classici, ritiene che il valore di scambio di una merce risieda nel lavoro socialmente necessario per produrla. Merci diverse hanno il medesimo valore perché richiedono lo stesso tempo di lavoro, in base alla produttività media del periodo. Il valore di scambio non è il prezzo, che dipende anche dalle condizioni di mercato (valore e prezzo non sono però indipendenti). Feticismo: l’atteggiamento dell’economia politica che considera le merci come entità aventi valore di per sé. Dietro la merce c’è, per Marx, il lavoro dell’uomo. Gli scambi di merci non sono rapporti tra cose, ma tra persone. Centro studi Hermeneia 29 A prima vista, una merce sembra una cosa triviale, ovvia. Dalla sua analisi, risulta che è una cosa imbrogliatissima, piena di sottigliezza metafisica e di capricci teologici. […] la forma di merce e il rapporto di valore dei prodotti di lavoro nel quale essa si presenta non ha assolutamente nulla a che fare con la loro natura fisica e con le relazioni fra cosa e cosa che ne derivano. Quel che qui assume per gli uomini la forma fantasmagorica di un rapporto fra cose è soltanto il rapporto sociale determinato fra gli uomini stessi. Quindi, per trovare un’analogia, dobbiamo involarci nella regione nebulosa del mondo religioso. Quivi, i prodotti del cervello umano paiono figure indipendenti, dotate di vita propria, che stanno in rapporto fra di loro e in rapporto con gli uomini. Così, nel mondo delle merci, fanno i prodotti della mano umana. Questo io chiamo il feticismo che s’appiccica ai prodotti del lavoro appena vengono prodotti come merci, e che quindi è inseparabile dalla produzione delle merci. Il Capitale Centro studi Hermeneia 30 Il capitalismo si distingue dai precedenti sistemi produttivi in quanto finalizzato al profitto e non al consumo. Il ciclo produttivo pre capitalistico può essere espresso dalla formula: M(erce) –D (enaro) – M(erce) Il ciclo produttivo capitalistico assume la forma: D- M -D', dove D' > D. Plusvalore: D' − D. il Plusvalore non può venire dal denaro (= mezzo di scambio) né dallo scambio (= tra valori equivalenti) Il plusvalore e la “merce particolare” che è acquistata dal capitalista: la forza-lavoro. La forza lavoro ha come valore d’uso la capacità di produrre valore (di scambio). Il lavoro, allora,è una merce: il capitalista compra dall’operaio la forza lavoro e la paga, come le altre merci, con ciò che basta per riprodurla (= quanto basta a mantenere in vita l’operaio). L’operario produce in una giornata lavorativa più di quello che serve a pagare il proprio salario. Centro studi Hermeneia 31 Plusvalore e profitto non sono la stessa cosa: Il plusvalore è la differenza tra quanto l’operaio produce in valore di scambio e la sua paga (es. un operario produce merci per un valore di scambio di 50 €, ma viene pagato 20€. Il plusvalore è 30€) capitale variabile: capitale investito nei salari; capitale costante: capitale investito in macchinari, energia, materie prime saggio del plusvalore: rapporto tra plusvalore e capitale variabile; occorre tuttavia tener conto anche del capitale costante; quindi: saggio del profitto = plusvalore / (capitale variabile + capitale costante); Il profitto, dunque, non deriva solo dalla differenza tra paga dell’operaio e valore di scambio della merce, è necessario sottrarre anche il valore di macchinari, energia e materie prime. Centro studi Hermeneia 32 Per aumentare il profitto il capitalista aumenta il plusvalore: - aumentando il tempo di lavoro supplementare (plusvalore assoluto), attraverso l’allungamento dell’orario di lavoro; - riducendo il tempo di lavoro necessario, (plusvalore relativo), ossia incrementando la produttività attraverso cooperazione, manifattura e grande industria. - L’accrescersi della produttività causa il le crisi cicliche di sovrapproduzione determinate dalla sovrabbondanza di beni; - Le crisi cicliche sono superate attraverso la distruzione di beni, i licenziamenti, la conquista di nuovi mercati, mentre i profitti tendono a calare, a causa dei maggiori investimenti necessari. Centro studi Hermeneia 33 La storia dell’industria e del commercio è ormai da decenni solo la storia della sollevazione delle moderne forze produttive […] contro i rapporti di proprietà che esprimono le condizioni di esistenza e di dominio della borghesia. Basta citare le crisi commerciali, che nel loro minaccioso ricorrere ciclico mettono sempre più in questione l’esistenza dell’intera società borghese. […] Nelle crisi scoppia un’epidemia sociale che in tutte le altre epoche sarebbe stata considerata un controsenso: l’epidemia della sovrapproduzione. La società si trova improvvisamente ricacciata in uno stato di momentanea barbarie; una carestia, una guerra di annientamento totale sembrano sottrarle ogni mezzo di sussistenza; l’industria, il commercio appaiono distrutti, e perché? Perché la società ha incorporato troppa civiltà, troppi mezzi di sussistenza, troppa industria, troppo commercio. Le forze produttive di cui essa dispone non servono più allo sviluppo della civiltà borghese e dei rapporti borghesi di proprietà; al contrario, esse sono diventate troppo potenti per quei rapporti, ne sono frenate, […]. I rapporti borghesi sono diventati troppo angusti per contenere la ricchezza che essi stessi hanno prodotto. Come supera le crisi la borghesia? Da una parte con l’annientamento coatto di una massa di forze produttive; dall’altra conquistando nuovi mercati e sfruttando più a fondo quelli vecchi. In che modo, insomma? Provocando crisi più generalizzate e più violente e riducendo i mezzi necessari a prevenirle. Manifesto del Partito Comunista Centro studi Hermeneia 34 Il superamento del capitalismo avviene attraverso un evento rivoluzionario in cui il proletariato, conquistando il potere politico, dà vita ad una trasformazione globale della società. Non si tratta necessariamente di un fenomeno violento, per quanto Marx tenda a ritenere improbabile la via pacifica e incruenta. Non si tratta di riformare lo stato borghese, bensì di abbatterlo, perché lo stato borghese con i suoi istituti (democrazia rappresentativa compresa) non è affatto neutrale ma è una sovrastruttura funzionale agli interessi della borghesia. «Il potere statale moderno è solo un comitato che amministra gli affari comuni dell’intera classe borghese.» La dittatura del proletariato è lo strumento necessario per realizzare la transizione tra capitalismo e comunismo. Ha lo scopo di impedire le tendenze controrivoluzionarie della borghesia e di smantellare il sistema borghese, costituisce la dittatura di una maggioranza di oppressi su una minoranza di exoppressori, destinata a scomparire. Centro studi Hermeneia 35 Il primo passo sulla strada della rivoluzione operaia consiste nel fatto che il proletariato s’eleva a classe dominante, cioè nella conquista della democrazia. Il proletariato adopererà il suo dominio politico per strappare a poco a poco alla borghesia tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, cioè del proletariato organizzato come classe dominante, e per moltiplicare al più presto possibile la massa delle forze produttive. Naturalmente, ciò può avvenire, in un primo momento, solo mediante interventi dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione, cioè per mezzo di misure che appaiono insufficienti e poco consistenti dal punto di vista dell’economia; ma che nel corso del movimento si spingono al di là dei propri limiti e sono inevitabili come mezzi per il rivolgimento dell’intero sistema di produzione. Manifesto del Partito Comunista Centro studi Hermeneia 36 Marx ha scritto pochissimo sulla futura società comunista. Nell’Ideologia tedesca così scrive “Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presenti.” Sulla base di questo “movimento reale” Marx può prevedere che nella società comunista si realizzerà il superamento: 1. della proprietà di privata e della divisione del lavoro che ne è all’origine; 2. delle classi sociali e del rapporto antagonistico tra gli uomini; 3. degli strumenti necessari al dominio di classe quali lo stato. Per Marx abolizione della proprietà privata non si traduce in proprietà di tutti, tale sarebbe non l’abolizione ma l’universalizzazione della situazione dell’individuo nella società borghese; - nel vero comunismo, invece, l’uomo, supera l’orizzonte sociale e antropologico della proprietà e cessa di intrattenere con il mondo rapporti di puro possesso e consumo. - la dialettica delle classi è il motore della vicenda umana, fino all’avvento del comunismo. Che cosa accade dopo? Marx non esclude ulteriori progressi, anche se dichiara esplicitamente che non saranno spinti dalla contraddizione. Centro studi Hermeneia 37 I rapporti di produzione borghese sono l’ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorge dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana. Per la critica dell’economia politica Centro studi Hermeneia 38 Alla dittatura del proletariato seguirà il superamento dello stato che, in quanto strumento per il dominio di classe, verrà meno con le classi stesse. L’ideale marxista è quindi anarchico, anche se, a differenza dell’anarchismo bakuniano, l’abolizione dello stato è una conseguenza ultima della trasformazione sociale e non un obiettivo immediato. Centro studi Hermeneia 39 Quando le differenze di classe saranno scomparse nel corso dell’evoluzione, e tutta la produzione sarà concentrata in mano agli individui associati, il pubblico potere perderà il suo carattere politico. In senso proprio, il potere politico è il potere di una classe organizzato per opprimerne un’altra. Il proletariato, unendosi di necessità in classe nella lotta contro la borghesia, facendosi classe dominante attraverso una rivoluzione, ed abolendo con la forza, come classe dominante, gli antichi rapporti di produzione, abolisce insieme a quei rapporti di produzione le condizioni di esistenza dell’antagonismo di classe, cioè abolisce le condizioni d’esistenza delle classi in genere, e così anche il suo proprio dominio in quanto classe. Alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra una associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti. Manifesto del Partito Comunista Centro studi Hermeneia 40 Con la società comunista si realizzerà quindi un vero e proprio mutamento antropologico: rimosse le cause esterne che hanno corrotto l’umanità, si rivelerà la positività della natura umana). “In una fase più elevata della società comunista, dopo che è scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro, e quindi anche il contrasto di lavoro intellettuale e corporale; dopo che il lavoro non è divenuto soltanto mezzo di vita, ma anche il primo bisogno della vita; dopo che con lo sviluppo generale degli individui sono cresciute anche le forze produttive e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali scorrono in tutta la loro pienezza, - solo allora l’angusto orizzonte giuridico borghese può essere superato, e la società può scrivere sulle sue bandiere: Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni!” La critica al programma di Gotha Centro studi Hermeneia 41