CORSO MONOGRAFICO sulle ANTENNE AD APERTURA Anna Vaccarelli MAGGIO 1990 TEOREMA DI EQUIV ALENZA ......................................................................................... 1 ApPROSSIMAZIONI DI KIRCHHOFF E DI BETHE ......................................................... 3 ANTENNE AD APERTURA ....... ..5 .. ................. 5 1 Introduzione .............. . 2 I Campi come sorgenti di Irradiazione ... ...................6 2.1 Aperture Uniformi Rettangolari.. .................................. .. .. ......... 6 2.2 Aperture circolari con distribuzione uniforme ................ 11 2.3 Direttività delle aperture con distribuzione uniforme ...... 13 3. Antenne a Tromba .................................................................................................. 15 3.1 Tipi di antenne a tromba e loro uso ...................................................... 15 3.2 Guida d'onda rettangolare open-ended ............................................... 17 3.3 Antenne a tromba settoriali sul Piano E. ............................................. .20 3.4 Antenne a Tromba Settoriali sul Piano H ........................................... 25 3.5 Antenne a Tromba Piramidali.. .............................................................. 28 4 Antenne a Fessura (a Slot) ...................................................................................... 29 4.1 Slot su un piano di massa grande .......................................................... 29 4.2 Slot sulle pareti della Guida d'onda ...................................................... 33 5 Antenne a Riflettore Parabolico ............................................................................ 35 5.1 Introduzione ............................................................................................... 35 5.2 Relazioni geometriche, campo di apertura, diagramma di irradiazione e direttività ................................................................................. 35 5.2.1 Direttività ed efficienza di apertura ....................................... .40 5.3 Illuminatori per riflettori parabolici ................................................. .42 5.3.1 Illuminatori a Radiatore ........................................................... 42 5.3.2 Supporti per il Feeder nei sistemi Prime-Focus .................. .42 5.3.3 Illuminatore Cassegrain ........................................................... .44 5.3.4 Altre Antenne a Riflettore ....................................................... .48 5.4 Parzializzazione dell'apertura ................................................................ 52 5.5 Orientazione del fascio con "feed offset" ............................................. .52 5.6 Requisiti di precisione sulla superficie del riflettore ......................... 53 LA TRASFORMATA DI FOURTER ApPLICATA ALLE ANTENNE ................................... 55 1 In trod uzione ..............................................................................................................55 2 Aperture Monodimesionali ................................................................................... .55 3 Analogia con i Segnali .............................................................................................57 5'3 4 Larghezza del fascio e larghezza dell'apertura 5 Spostamento del Fascio ........................................................................................... 61 6 Array di Array ............................................................................................................ 61 7 In terferometri ............................................................................................................ 62 8 Aspetti Fisici dello Spettro Angolare .................................................................... 63 9 Teoria Bidimensionale ............................................................................................ 64 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................ 67 1 TEOREMA DI EQUIVALENZA O , , Teorema di Love Si considerino le sorgenti J e Jm interne ad un volume V limitato da una superficie S, che è una superficie geometrica ideale, che ha lo scopo di separare il volume V dallo spazio esterno (Fig. 1). Le sorgenti producono i campi E ed H in tutto lo spazio; si indichino con Es e H s i loro valori sulla superficie S. Si considerino ora i campi El e Hl tali che: = Hl = O in V fuori di V El = E e Hl = H in presenza di correnti su S che hanno densità lineare: El { = n/\ x H s /\ Jms = - n x Es Js (1) ed in assenza delle sorgenti originarie ], Jm. Bisogna verificare se questi campi soddisfano alle equazioni di Maxwell e se si possono considerare generati dalle correnti superficiali. espresse dall'equazione. (1). s h' Fig.1: Separazione dello spazio mediante una superficie chiusa che contiene le sorgenti. All'esterno del volume V i campi El. ed Hl coincidono con i campi E ed H, che sono certamente soluzione per le equazioni di Maxwell; poiché in V non ci sono sorgenti, i campi El e H 1 nulli sono ancora soluzione delle equazioni di Maxwell. Attraversando la superficie S i campi sono discontinui, come deve essere in presenza di distribuzioni di correnti elettriche e magnetiche superficiali. Si può quindi concludere che El e Hl sono soluzioni delle equazioni di MaxweU e, perii teorema di unicità, sono anche l'unica soluzione.' Da queste considerazioni scaturisce, dunque, l'enunciato del teorema di equivalenza: 2 Il campo elettrqmagnetico, all'esterno di una superficie chiusa S, è esprimibile in termini di sorgenti equivalenti Js, Jms, che possono essere determinate a partire dalla conoscenza, su essa, delle componenti tangenziali dei campi. Il teorema di equivalenza è una formulazione più rigorosa del principio di Huyghens, che stabilisce che ogni punto del fronte d'onda può essere considerato come sorgente di un'onda sferica secondaria e che un fronte d'onda secondario può essere ricostruito come inviluppo di queste onde sferiche. L'importanza del teorema di equivalenza sta nel fatto che, in molte applicazioni, la distribuzione del campo prodotto su S dalle sorgenti assegnate può essere ragionevolmente approssimata con una scelta opportuna della superficie; ciò consente di calcolare, in modo spesso abbastanza semplice, le sorgenti equivalenti ed i campi all'esterno di S. Formulazione alternativa Si considerino ancora, in tutto lo spazio, i campi E ed H prodotti dalle sorgenti J e J m, tali che soddisfino le condizioni di radiazione all'infinito. Sia S una superficie chiusa, geometrica, che racchiude le sorgenti in un volume V e siano Es e H s i campi sulla superficie S. Si consideri, poi, un volume identico al precedente, racchiuso dalla stessa superficie S, ma contenente un materiale perfettamente conduttore (Fig. 2 a e b); su essa sono presenti delle correnti magnetiche superficiali impresse, di densità lineare: Jms=-h'xEs mentre mancano le sorgenti originali (2) J, Jm' Siano El e Hl i campi generati dalle correnti espresse dalla (2), tali che soddisfano le condizioni di radiazione all'infinito. Si può dimostrare che i campi El e H l sono soluzione delle equazioni di Maxwell e' coincidono con i campi E e H all'esterno di S; questo vuoI dire che, per il teorema di unicità, i campi devono avere anche la stessa componente tangenziale del campo elettrico sulla superficie S. Infatti il campo elettrico El è nullo in V ed ha componente tangenziale discontinua attraversando la superficie S, a causa della presenza della corrente Jm e pari a {( x Es sulla faccia esterna della superficie. 3 h s s v (a) (bI Fig.2: (a) Volume V che racchiude le sorgenti J e Jm; (b) volume V riempito di materiale conduttore in presenza delle sole correnti magnetiche di superficie. Questa formulazione del teorema di equiva.1enza consente di calcolare i campi all'esterno di S in funzionè della sola distribuzione della corrente magnetica superficiale. Questa differenza dipende dal fatto che i campi El e 1 vengono considerati estesi a tutto lo spazio, mentre nella formulazione classica essi sono considerati non nulli solo fuori del volume V; in questo caso, invece, la condizione che siano nulli dentro il volume V è verificata automaticamente dalla presenza del materiale conduttore. Inoltre, le condizioni su S sono condizioni al contorno: se non venisse impressa alcuna corrente allora, automaticamente, si avrebbe la componente tangenziale del campo magnetico discontinua e quella del campo elettrico nulla; imponendo che ci sia una corrente superficiale magnetica Jm, viene forzata la condizione di componente tangenziale del campo elettrico discon e del campo magnetico nulla. Nella prima formulazione le correnti impresse irradiano nello spazio libero, mentre nell' altro caso irradiano in presenza di una massa metallica. Se i campi Es e H s sono esatti, le due formulazioni portano agli stessi risultati, diversamente, la differenza tra le due soluzioni può dare un'idea della validità delle approssimazioni usate. ApPROSSIMAZIONI DI KIRCHHOFF E DI BETHE Si consideri una superficie, per esempio un schermo conduttore, in cui si praticata un'apertura; essa viene .investita da un campo elettromagnetico generato al di là dello schermo (Fig.3).· Nella maggior parte dei casi la distribuzione dei campi sull'apertura non è nota, ma 4 viene stimata facendo delle approssimazioni, tra cui le più usate sono quelle di Kirchhoff e di Bethe. to/Ho v ............. ./~--'-----"'" ~\. .. ---''- _.'-....-- Fig.3: Apertura praticata in uno schermo metallico e illuminala da un campo Eo, Ho. Nell/approssimazione di Kirchhoff si suppone che il campo sull'apertura sia quello imperturbato, cioè è quello che ci sarebbe se le sorgenti irradiassero in assenza dello schermo. Poiché lo schermo è perfettamente conduttore, la componente tangente al del campo elettrico è nulla; si suppone nulla anche la componente tangente del campo magnetico. L'approssimazione di Kirchhoff equivale a trascurare gli effetti dei bordi dell'apertura e quello delle correnti elettriche di superficie sullo schermo. Tale approssimazione è accettabile per aperture grandi (qualche decina di lunghezze d'onda), infatti gli effetti dalla perturbazione del campo sull'apertura e delle correnti superficiali, in prossimità del bordo, sono apprezzabili fino ad una distanza pari circa ad una lunghezza d'onda. Si suppone inoltre che il campo irradiato sia intenso, in modo che non si cancellino, per interferenza, gli effetti delle onde emesse da ogni elemento dell/apertura. L'approssimazione di Bethe, invece, ha validità solo per aperture piccole rispetto alla lunghezza d'onda. Essa consiste nel trascurare le perturbazioni introdotte dall'apertura praticata nello schermo, assumendo, quindi, che esso sia continuo. 5 ANTENNE AD APERTURA 1 INTRODUZIONE Tra le cosiddette "antenne ad apertura", le più diffuse sono quelle "a tromba", quelle "a fessura" e quelle a riflettore parabolico (Fig. 1.1). Per tut- te queste anlenne è molto difficile calcolare le distribuzioni di corrente sulle parti metalliche che costituiscono la struttura e, anche se fossero note, la loro complessità renderebbe impossibile il calcolo dei campi irradiati. Il problema può essere affrontalo e risolto, con buona approssimazione, se si suppone di suddividere lo spazio in due porzioni, una delle quali contenga tutte le sorgenti e sia delimitala da un piano infinito ed una semisfera di raggio infinito (vedi Fig. 1.2). In genere il piano infinito è scelto in modo da contenere l'apertura perd6 è detto anche piano di apertura. Si può supporre che i campi sulla semi sfera siano nulli perché a distanza infinita. L'irradiazione nel semispazio a destra è calcolato con una soddisfacente accuratezza supponendo che i campi siano nulli fuori dell'apertura. Parabolic refleclor Lorge conduc1ing sheel r-------" / A'" I. , \/ Feed ontenno I = '. Feed line (b) (o) (c) Fig. 1.1 Alcuni tipi di antenne ad apertura: (a) antenna a tromba; (b) antenna a fessura; (c) antenna a riflettore parabolico . /' /' /' / I 1 ·1 Aperture :/Plane / I I I ~' \ \ \ j, Closed surfoce ",encloslng sources Fig. 1.2: Divisione dello spazio in due regioni per mezzo di una superficie chiusa che comprende le sorgenti. 6 2 I CAMPI COME SORGENTI DI IRRADIAZIONE 2.1 Aperture Uniformi Rettangolari Si consideri un'apertura rettangolare, di lati a e b, che giace nel piano x-y (Fig. 2.1). Una sorgente lontana posta sull'asse z produce sull'apertura una distribuzione di campo della forma: 1\ Eo=Eoy (2.1) (2.2) 1\ Ho == (Eo/Tl)x y )( p(r,e,rpl \k:C' ) / • .l ~b/2 ,,/ Fig.2.1: Calcolo del campo lontano per una apertura rettangolare. Per semplicità si supponga che il piano x-y sia di materiale perfettamente assorbente e che il campo elettromagnetico su di esso sia nullo. Si assume che il campo sull'apertura abbia una distribuzione del tipo ad onda localmente piana. Questo è generalmente vero perché la sorgente (per esempio un illuminatore primario a tromba o a dipolo per ant~nne a riflettore) è a grande distanza dall'apertura (la distanza è » della lunghezza d'onda). L'onda piana sull'apertura viene considerata polarizzata linearmente e diretta lungo y (eq.(2.1». Se le dimensioni a e b sono tali che a » À e b » À, si può supporre che la distribuzione di campo sull'apertura sia quella imperturbata; inoltre si possono trascurare le corienti sulla parte esterna dello schermo (approssimazione di Kirchhoff). Si consideri un elemento superficiale dxdy. Per il teorema di equivalenza, sull'areola vanno considerate le correnti superficiali: 1\ 1\ 1-10 = - BoY 1\ 1\ =Eoxz=Eox Js == z x n campo (2.3) (2.4) irradiato dall'elemento di superikie può essere calcolato come 7 quello prodotto da una coppia di dipoli: uno magnetico polarizzato secondo Q di corrente magnetica tota}e: 1m = Jms dy = Body (2.5) ed uno elettrico, polarizzato secondo I = -fIo dx 9, di corrente elettrica totale: = - -Bo dx (2.6) 11 y y Fig.2.2: Dipolo elettrico e magnetico. Due disposti come in Fig. 2.2 e tali che il rapporto tra i loro momenti sia pari all'impedenza caratteristica del mezzo, costituiscono una sorgente di Huyghens. n campo elettrico irradiato a grande distanza dal dipolo magnetico è dato da (AS = dxdy): . kEo L'lS e-jkr (Q Em = -J 4rcr x~) (2.7) Il campo magnetico irradiato a grande distanza dal dipolo elettrico è: He . kEo L'lS e-jkr(y = - J 114rcr x~) (2.8) dove c'è il segno meno perché la corrente è negativa (il dipolo è diretto se- 8 condo - y). n campo elettrico totale irradiato dalla coppia di dipoli è: E == Em + Ee == Em + llHe x == - j A I kEo ÒS . A A A e-Jkr [x x I - (Y 411:r = 6, A XI) X IJ (2.9) Q= 'i sinO sin<j> + 8' cosO cos<j>- $ sin<j> (2.10) y == 'i sinO sin<p - 8' cosO sin<p + $ cos<p (2.11) Poiché è: sostituendo nella (2.9) si ottiene: E =-j == - j == j kEoÒS. ~ ~ e-Jkr [- ijj cosOcos<p - \1 sin<p - (+ 411:r kEoÒS. ~ e-Jkr [- <j> cosOcos<p 411:r A. \1 sin <p - A. \1 !). \jJ cosOsin<p + cosOsin<p - kEoÒS . A. f. e-Jkr (1 + cosO) (ti sin<p + \jJ cos<P) 411:r Se il campo elettrico è polarizzato secondo Qe f. \jJ ~ \1 A cos<P) x Il == cos<PJ == (2.12) quello magnetico lungo 9, si ottiene: EoÒS 'k E == j - - e-J r (1 + cosO) 2Àr A. (\1 t:...) (2.13) cos<p - (j> sm<p Si noti che la sorgente di Huyghens non irradia posteriormente (O = 180°); il suo diagramma di irradiazione, detto "a cardioide" è mostrato nella Fig.2.3. Il campo irradiato dall'apertura a grande distanza può essere calcolato integrando i contributi di areole elementari sulla superficie di apertura. Si consideri un punto P a grande distanza (Fig.2.1) ed una areola elementare posta nel punto Q; si utilizza l'approssimazione a raggi paralleli, pertanto la distanza r viene approssimata con I, così che tutte le grandezze vengono riferite al centro di fase dell'antenna, che si suppone coincida con il centro dell'apertura. 9 z Fig.2.3: Diagramma di irradiazione "a cardioide" della sorgente di Huyghens. Il contributo dell'areola in Q può essere espresso come: kEodxdy dE = j 4rrr 'k f:. I},) e-J I (1 + cos8) (~ cos</> + ti sm</> (2,14) ~ xdE dH=-TJ Integrando si ottiene: - b:'\E e-jkr E(r) = j ..-Q (1 + cos8) [~ sin</> + $ cos</>] --r- dxdy::. -a 2-b 2 4rr a/2 J J _. kEo . ::. j e-Jkr (1 + cos8) [~ sin</> + 4rrr -il = j kEo - e-J'kr Cl ff Jf a/2 b/2 , $ cos</>1 + cos8) [1:1I} sin</> + ~f:. cos</>J 4rrr , e-Jkr.t dxdy = 2-b 2 a/2 b/2 1\ dxdy (2.15 ) e-J'k' T eT -a 2-b 2 Poiché è A 1\ = X'X +y'y A A A A, r = X sin8 COS</> + Y sin8 sin</> + z cos8 r' (2,16) (2.17) si ha: r' e f' = x'sin8cos</> + y'sin9sin</> (2.18) Sostituendo la (2.18) nella (2.15) si ottiene: E(r) = j kEo - (1 4rrr I} 1.\ • 'k + cos8)[tI sin</> + il> cos</>] e-J r 10 a/2 b/2 JJ e-jkx sin9cos<\l e-jky sin9sin<\l dxdy (2.19) -a 2-b 2 Si noti che l'integrale doppio può essere facilmente separato in due integrali semplici. a/2 ejkx sinOcos<Pdx = 2sin[~asin8cos<j>] J -a 2 2sin[~kbsin8sin<j>] b/2 ejky sin9sin<Pd . Y = _ _=-. _ _ _~rJ ksm8sin<j> -b 2 J (2.20) ksin8cos<j> (2.21) Di conseguenza, la (2.19) diventa: jke-jkr = ~-- Eoab E(r) 4nr sin(~kacosx) sin(~kbcosX') 1 1 (:2kacosx) (1 + c058)[& sin<j> + (:2kbcosX') $ cos<j>J (2.22) dove: /\ /\ = x er = sin8 cos<j> ,/\/\ 'e'sIn'l'th cosX = Y $t = SIn cosX (2.23) (2.24) Nei oiani y-z ( piano E, <j> = 90°) e x-z (Piano H, <j> = 0°), la (2.22) diventa: Eyz = jke-jkr sin(~kbsin8) 4 Eoab(1 + cos8) 1 (f nr (:2kbsin8) sin(~kasin8) jke-jkr Exz = 4'nr Eo ab(1 + cose) 1 ' (:2kasin8) (2.25) $ (2.26) Dalle (2.22)-(2.26) è chiaro che la direzione di massima irradiazione è 8=0°. Per aperture grandi (ka » 1 e kb » 1), il fascio pricipale si restringe, come è . mostrato nella Fig.2.4, dove è rappresentata la funzione sin(~kasin8) 1 in (:2kasin8) funzione 8, per ka = 20n, che corrisponde ad a pari a 10 lunghezze 11 d'onda. Nel caso in esame la larghezza del fascio principale nel piano x-z è circa 11°. 1.0 ~I: '" .- 0.8 ~ "'< ~ J; 0.6 o'- l'' .S .S o; ~ ~ 0.4 ~ ~ 0.2 -tt".I_~ .~ -15 -10 20 -5 e (deg) Fig.2.4: Le funzioni sin<1kasinO)/<1kaSin9), a tratto continuo, e Jl(kasinO)/(kasin9), a linea tratteggiata, in funzione di e pe~ ka=20 Ponendo nella (2.25) e (2.26) cose -::::. 1, si può dimostrare che la larghezza del fascio a metà potenza è: (HPBW)yz = 0.886À/b (HPBW)xz = 0.886À/ a (2.27) (2.28) cose::::. l, la (2.22) mostra che la polarizzazione del campo di irradiazione è data da G' sin<j> + $ cos<j>. Poiché è y = f' sinesin<j> + G' cos8sin<j> + $ cos<j>:::: (j sin<j> +$ cos<j> si deduce che la polarizzazione è lungo elettrico sull'apertura. 2.2 Aperture y, cioè è la stessa del campo circolari con distribuzione 1Jniforme Si consideri una apertura circolare di raggio a nel piano x-y, come mostrato nella Fig.2.5. L'apertura è illuminata da una sorgente distante tale che i campi elettromagnetici sull'apertura sono uniformi sia in ampiezza che in fase e sono espressi dalle (2.1) e (2.2). Il campo elettrico in zona lontana nel semispazio a destra dell'apertura (z>O) è dato da: 12 'k -jkr E(r) =) e e-jkr[& sin</> + $ cos</>] (1 + cose) y JJ 21t a ejkr'.r r'dr'd</>' (2.29) ;r P(r;8.1>J )V'I " I Fig.2.5: Calcolo dci campo lontano per un'apertura circolare. L'esponenziale nella (2.29) può essere espresso come: e jkr''':? = jk(x'sin9 cos</> + y'sin9 sin</> ) = jk(r'sin</>'sin9 cos<l> + r'sin<l>'sin9 sin</» = jkr'sin9 cos(</> - <1>') (2.30) Utilizzando nell'integrale (2.29) le funzioni di Bessel definite come segue: Jo(x) J 1 21t ejxcosa da 2rc =- (2.31') f xJo(x) dx = xJI (x) (2.32) si ha: E(r) = i!s.. e-Jkr . E 2rc o Crca 2) Il (ka sine) . ka sme A • [ti sm<!>(1 + cose) + + $ cos</>(1 + cose)] (2.33) Nei piani y-z e x-z, la (2.33) si riduce a : Eyz . E Crca 2) JJ(ka sine) . = i!s. e-Jkr o Exz = 2rc. ka sin9 (1 + cos9) é' . JJ(ka sin e) ~ e-Jkr Eo(rca 2) • (1 + cose)<p 2rc ka smB jk - (2.34) (2.35) 13 Dalle equazioni (2.33)-(2.35) si deduce che la direzione di massimo irraggiamento è nella direzione EI=O°. Per aperture grandi (ka» 1), il lobo principale diventa stretto, come si deduce facilmente osservando la Fig.2.4, nel quale è rappresentata la funzione Jt (ka sinEl) / (ka sinEl) in funzione di El, per ka = 207(. Nel caso in esame,per cui il diametro di apertura è circa lO lunghezze d'onda, la larghezza del fascio, sia nel piano x-z che y-z è di 14° CIrca. Nel caso generale, si supponga che il primo zero si verifichi per El = 8 0; allora è: k(~ D) sin8 0 = 3.83 (D = 2a) '~' /".~ oppure: ~,. Elo '. ='sin: 1(1.22ìdD) . (2.36) Per aperture grandi si ha: 80 ::::: 70/(0/À) deg (2.37) L'ampiezza del fascio principale è: 2E10 = 140/(0/À) deg Per cos8 ::::: l, l'angolo a metà potenza 8HP si verifica per (2.38) k(~ O) sin8HP = 1.6 e quindi la larghezza del fascio a metà potenza è: HPBW = 28 r:IP = 2sin-1(3.2/kD) :::::58.44(À/D) deg (2.39) La differenza tra il primo lobo laterale e quello principale è -17. dB. Come nel caso dell'apertura rettangolare, la polarizzazione del campo elettrico in zona lontana per aperture circolari grandi illuminate uniformemente è identica a quella del campo elettrico sull'apertura. 2.3 Direttività delle aperture con distribuzione uniforme La direttività di un'antenna è espressa in termini di massima intensità di irradiazione UM e di potenza irradiata W: 0= 41tUM/W (2.40) 14 dove: UM r2 = - ( I Ee 12 + 2TJ w = f JU 2 I E<j> 12)M sinS dS d<j> (2.41) (2.42) circolari e rettangolari illuminate da campi uniformi sia in ampiezza che in fase, le (2.22) e (2.33) mostrano che UM si verifica nella direzione ortogonale' ed è data da: k2E~a2b2 (U M)rcc = (2.43) 8 V\: r 2 4 k 2 Eoa (UM)cir = 8TJ (2.44) La (2.44) è stata ricavata utilizzando l'approssimazione: h(x) -t x/2 per x -t O (2.45) La potenza irradiata può essere ottenuta risolvendo l'integrale nella (2.42), oppure osservando che tutta la potenza associata al campo deve aver attraversato l'apertura, pertanto, poiché la densità di potenza sull'apertura è E~/2TJ, si ha: 1 W =2n ff E 2 O 2 dG = Eo Sa - (2.46) 2TJ dove Sa è l'area dell'apertura ed è pari ad ab per l'apertura rettangolare e a na 2 per quella circolare. Sostituendo la (2.43) , (2.44) e (2.46) nella (2.40) si ottiene: 4n (2.47) Drcc = ì.) (ab) 4n Ddr :::: À2 (na 2) (2.48) Confrontando queste espressioni con qtteUa generale della direttività in funzione dell'area efficace di un'antenna p = (4n/À)A e, si può immediatamente osservare che che nelle antenne cor apertura uniforme circolare o rettangolare, l'area effettiva è uguale aU~area fisica. Questo risultato si 15 riottiene per un'apertura di forma arbitraria purché i campi abbiano una distribuzione uniforme sia in ampiezza che in fase. Se questa condizione non è verificata, allora l'area efficace Ae risulta minore di quella fisica Ap. La relazione che lega le due aree può essere espressa come segue: Ae = fap Ap o ~ fap ~ 1 (2.49) dove Eap è detta efficienza di antenna ed è una misura di quanto viene utilizzata l'area fisica dell'apertura dell'antenna. In genere l'intervallo in cui varia €ap per le antenne ad apertura è circa 30%-90%. Le antenne a tromba progettate per avere un guadagno ottimo hanno una efficienza di apertura pari circa al 50%. Il valore tipico per i riflettori parabolici circolari è 55%. 3.1 ANTENNE A TROMBA 3.1 Tipi di antenne a tromba e loro uso Per le antenne a tromba, di grande intéresse pratico, l'irradiazione può essere calcolata a partire dalla distribuzione dei campi elettromagnetici sull'apertura. Le antenne a tromba possono essere di molti tipi, a seconda dell'uso cui sono destinate; nel seguito verranno descritte quelle rettangolari settoriali e quelle piramidali sia perché sÌ incontrano più frequentemente sia perché meglio si prestano ad illustrare i principi generali di funzionamento delle antenne a tromba. Si consideri una guida d'onda rettangolare, progettata per lavorare in modo TElOf e si supponga di eccitarla con una sorgente posta in una delle aperture, lasciando l'altra aperta. L'irradiazione si manifesterà s411a terminazione aperta, che, quindi, costituisce il più semplice tipo di antenna a tromba. Tuttavia questo tipo di antenna, benchè di facile realizzazione, non viene mai usata per due ragioni: la prima è che l'impedenza dello spazio libero è diversa dall'impedenza d'onda del modo dominante e, quindi, sulla terminazione della guida d'onda una parte dell'energia incidente viene riflessa indietro verso la sorgente; la seconda ragione è che, come è noto, per avere fasci stretti bisogna che la sezione della guida sia molto grande, ma ciò causerebbe inevitabilmente la nascita di modi di propagazione di ordine più alto non desiderati, che rendono difficile il calcolo del diagramma di irradiazione. Per ovviare a questi inconvenienti si "raccorda" la guiqa allo spazio libero, svasanuione 16 la le pareti, cosi da rendere graduale transizione tra i due mezzi. In questo modo si nota che la riflessione è ridotta al minimo e i modi di ordine superiore vengono molto attenuati percorrendo la zona della guida che si allarga, fino a scomparire del tutto sull'apertura. L'allargamento dell'apertura, inoltre, consente di ottenere fasci più stretti e maggiore direttività. Un'antenna tromba si dice settoriale se dei due lati della guida uno si allarga e l'altro mantiene inalterate le dimensioni (Fig.3.1a e b). In una guida progettata perché si propaghi il modo TElO, se il lato della guida che si allarga è quello maggiore (Fig.3.1a), l'antenna viene detta settoriale a tromba sul piano E perché la svasatura è nella direzione del campo elettrico. Se, invece, si allarga il lato minore della guida (Fig.3.1b) allora l'antenna viene detta settoriale a tromba sul piano H perché la svasatura è nel piano che contiene il campo magnetico. L'antenna a tromba si dice piramidale quando entrambi i lati della guida d'onda vengono svasati (Fig.3.1c). rQ ( b) (o) (c) Fig.3.1: Alcuni tipi di alltcnne a tromba: (a) seUoriale sul piano E; (b) settoriale sul piano ~ H; (c) piramidale. Le antenne a tromba vengono usate sia come radiatori sia come illuminatori della antenne paraboliche, prevalentemente in una gamma di frequenze intorno ad 1 GHz. Esse sono, in generale, robuste, facili da costruire, hanno un guadagno relativamente alto ed un'ampiezza di banda estesa; le antenne settoriali possono essere progettate per avere fasci a ventaglio sul piano della svasatura, mentre nell'altro piano hanno un fascio largo, all'incirca come quello di una guida d'onda aperta. Le antenne piramidali consentono di ottenere fasci di larghezza diversa e indipendente nei due piani principali e, se sono costruite con precisione, permet- 17 tono di calcolare il guadagno con una precisione di un decimo di decibeL 3.2 Guida d'onda rettangolare open-ended L'analisi delle antenne costituite da una terminazione aperta (openended) è utile per la comprensione e lo studio delle antenne a tromba vere e proprie. Si consideri il sistema mostrato nella Fig.3.2 e si. assuma che le dimensioni a e b della guida siano tali che si propaghi solo il modo TElO. La distribuzione di corrente si ha sulla sonda all'ingresso della guida d'onda e sulle pareti della guida stessa. I campi irradiati dalla terminazione aperta potrebbero essere calcolati, almeno in teoria, in funzione delle correnti; però il calcolo è piuttosto difficile, pertanto si preferisce seguire una strada che utilizzi i campi stessi come sorgenti di radiazione. Si supponga di racchiudere 'le correnti dentro una superficie S, costituita da un piano che contenga l'apertura della guida e da una semi sfera si raggjo infinito (Fig.3.2). I campi sulla semisfera sono nulli perché essa è posta all'infinito; sul piano si può ragionevolmente supporre che essi siano diversi da zero solo sull'apertura. Detti Et e Ht rispettivamente il campo elettrico e magnetico sull'apertura, il campo irradiato in zona lontana a destra della superficie S può essere espresso COll1e: 'k'k E(r) = J e-J 4rrr r JJ b/2 a/2 ... da r x [zt\ x Et -llrt\ x (zt\ x Ht)J eJ'k r ' -.c] -b 2-a/2 t\ (3.1) Il campo elettrico e magnetico tangenti sono campi totali, cioè comprendono sia il campo incidente che quella riflesso, tanto del modo TElO che di altri modi di ordine più elevato, che vengono eventualmente eccitati dalle discontinuità. Per il modo TElO si ha: Eti Hli = Ei cos(rrx' / a) e-jklOz 9 (3.2) Ei = - -z cos(1tx'/a) e-J'k lOz Xt\ (3.3) lO Etr = rEi cos(rrx' / a) e-j klOz y =r dove ZlOl kJO e r Ei . . t\ -Z cos(1tX' / a) e-JkJoZ x 10 (3.4) (3.5) sono, rispettivamente, l'impedenza d'onda, la costante di propagazione ed il coefficiente del modo di propagazione TElO. Le quantità ZlO e klO sono dale dati: 18 /' ..... I ~x-y plone / / I / / l .. _ _, y I Woveguide I moulh l ----,L I L -_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ ' I \ --x I f-o-; Re<:1on gul<Jr ~gu,dc \ Fronl view \ \ I , " Source-eodosiong surfoce. S I "- I I ",,'- I I -- Fig.3.2: Guida d'onda rettangolare open-ended = 11[1 - (À/2a)2]-1/2 klO = k[l - (À/2a)2J1/2 (3.6) ZlO (3.7) Il valore tipico di r è 0.3 e corrisponde ad un rapporto d'onda stazionaria (VSWR) di circa 1.5. Assumendo che i modi incidenti e riflessi TElO siano preponderanti nella distribuzione dei campi sull'apertura, ponendo z=O si ha: = EiO + n Eo = - -Z ~1 1\ 1\ cos(rex'/a) y = Eo cos(rex'/a) y 1\ (3.8) (3.9) cos(rex' / a) x dove: Z1 1+ r) (3.10) = ZlO ( 1- r Utilizzando le (3.8) e (3.9) e notando che: 8/2 a/2 f cos(rex'/a) ejkx'cosx dx' = i f (ej1tx'/a + e-j1tx'/a) ejkx'cosXdx' -a/2 -a/2 1 (2a/re) cos(2 ka cosx) - (k 2a 2/re 2) cos2x) (3.11) , \ b/2 f -b/2 eJ'k' Y cosX d y' 19 sin(! kb COSX') 2 ---= b --1 "2 kb cost (3.12) Q= ~ sinO cos<j> + é' cosO cos<j> - $ sin<j> (3.13) si ha: b/2 a/2 f' x J f. (~ x Et) ejkr'e:t dO' = - Eo(cose cos<j> $ + sin<j> ~)F (3.14) -b 2-a/2 b/2 a/2 f' x J J [- Tlf' x (~ x Ht)] ejkr'e:t dO' = - Tl~(cose sin<j> ~ + cos<j> $) -b 2-a/2 (3.15) dove F è: 1 . cos(~ ka cosX) sin("2 kb F = 2abrc (rc 2 _ k 2a 2 cos 2x) Ci;' c Cb 1.0 ":s 0.8 '" 'Vi "':; 0.6 ("'..... 0.4 " '" .::1"'<::> 0.2 ~ ~I o U 1 ("2 kb COSX') (3.16) COSX') I /t\ o N " -0.2 l -6 -5 -4 -3 -2 -1 I o (0/),) sin 2 3 4 5 6 2 3 4 5 6 8 ( o) 1.0 '" 0.8 c Cl> . 'Vi Vi -< ..... ~ c Vi c ..< -... ~ • 0.6 0.4 0.2 O -0.2 -6 -5 -4 -3 -2 -1 O 1 (bi),) sin 8 ( b) Fig.3.3: Grafici dei due principali fattori nel piano principale per una guida d'onda open-ended Sostituendo la (3.14) e l a(3.15) nella (3.1) si ottiene: \ E(r) 20 il ) [ il]} jke-jkr EoF { é' sin<l> ( 1 + cose Zl + $ cose cos<l> + Zl cos<l> (3.17) =. I piani E ed H corrispondono, rispettivamente, ai piani y-z (<I> (<I> = 0°), su cui la (3.17) si riduce a: il);;' il] Eyz = jke-jkr sin[(rrb/À.) sinel ( Eoab 1 + cose 2 2rr r (rrb/À.) sine Zl Exz = cos(rra/À.) sineJ [ jke-jkr 2 Eoab 2 cose + -Z r rr - (4rr2a 2 /À.2) sin2e 1 = 90°) e x-z (3.18) ti f:. \jJ (3.19) I diagrammi di irradiazione nel piano H e nel piano E, dipendono sin[(rrb/À.) sine]. . . . cos(rra/À.) sineJ nspettle prevalentemente dal fatton 2 22 2 2 rr - (4rr a /À. ) sin e (rrb/À.) sine vamente. I grafici di queste due funzioni sono mostrati nella Fig.3.3. Per una guida rettangolare con a=2b, il criterio per operare con un solo modo di propagazione è scegliere a <À <2a, per cui a e b sono frazioni della lunghezza d'onda ed il diagramma risulta molto allargato. La direttività può essere ottenuta in base a quanto descritto nel paragrafo 2.4: il J 8Z1 ( 1 +D=-1tTjÀ.2 Zl ab (3.20) 3.3 Antenne a tromba seftoriali sul Piano E Una guida rettangolare, progett:'lta perché si propaghi il modo TElO e svasata sul lato maggiore diventa un'antenna a tromba settoriale sul piano Le relazioni geometriche sono mostrate nella Fig.3.4. La bocca dell' an tenna ha dimensioni a x B, dove B può essere anche diverse lunghezze d'onda. Il fascio che si ottiene è stretto, a ventaglio, sul piano che contiene la svasatura e allargato sull'altro piano principale. Il calcolo dei campi può essere fatto supponendo, come nel caso della guida aperta, che i campi fuori dell'apertura siano trascurabili. Risolvendo le equazioni di Maxwell sull'apertura, con le condizioni al contorno sulle pareti di campo elettrico tangente nullo e campo magnetico ortogonale. Anche nelle antenne a tromba settoriali si possono propagare infiniti modi oltre a quello fondamentale. Si può far vedere che lo smorzamento sull'apertura di modi superiori al TElO dipende dalla dimensione minore b 21 '. \ della guida. In particolare, se la guida è progettata per il modo TElO allora il valore di b è tale che nella tromba si propaga solo quel modo. y t/" \ ' t' /R/':\ ..... _ I b '4 ;:':':- -- p -- -'. Y __. ----R-----~ 1 ,, " ~ T -1 - Z I I l-R " B '-~ E----J Fig.3.4: Relazioni geometriche per un'antenna settoriale sul piano E Le superfici a fase costante di questo modo sono descritte dall'equazione p = cost, dove p è la distanza misurata dal punto di intersezione del prolungamento ideale delle pareti svasate. I campi sull'apertura sono espressi come: = Eo cos(n:x' 1a)e-jf(y') Y Et (3.21) Ht = - (Eo/Tj) cos(n:x' 1a) e-jf(y') Q (3.22) dove f(y') rappresenta la variazione di fase dovuta alla curvatura del fronte. Ponendo la fase pari a zero al centro dell'apertura, si ha: e-jf(y') = ejk(R - R1) = e-jkR 1(R/Rl -1) (3.23) Utilizzando le relazioni geometriche evidenti dalla Fig.3.4, si può scrivere: 2 = CRI + y'2)1/2 = Rl [1 + (y'/Rl)2]1/2 R ::: R 1 [1 + ~y'/Rl)2J per B/2« Rl Quindi: e-jf(y') ::: e-j(ky'2/2R 1) e Et per B/2« R1 = Eo cos(n:x' 1a)e-j(ky,2/2R1) y = - (Eo/Tj) cos(n:x' 1a) e-j(ky'2/2R1) Q (3.24) (3.25) (3.26) " , 22 I Le espressioni (3.25) el (3.26) significano che la distribuzione dei campi sull'apertura può essere considerata ad onda piana, a meno di un errore di fase quadratico. Il diagramma di campo in zona lontana generato dai campi sull'apertura può essere trovato utilizzando le (3.25) e (3.26) nella (3.1), dove al posto di b bisogna sostituire B. Il campo elettrico sull'asse z, dove T'ero f' : : : O, si ottiene abbastanza facilmente: a/2 B/2 f f B/2 a/2 f f (~x Et) ejkr'·f' da = -B/2-a/2 (~x Et) da::::: -B/2-a/2 B/2 f e-jky'2/2R = - QEo 1 dy' -B/2 B/2 4aEo = - xA --;- x a/2 cos(rex' / a) dx' f = -a/2 dr e-J'kY'2/2R 1 dy' (3.27) Ponendo u 2 = ky'2/Rlre (3.28) si ha: dy' ::::: "-IO. Rtf2) (3.29) du e f f B/2 a/2 A (z x Et) da • A = -x 4aE" re ~ ÀRr 2 r(B/2),I ÀR r/2e-pru2/2dU JO (3.30) -B/2-a/2 Analogamente, per punti sull'asse z si ha: B/2 a/2 B/2 a/2 - f f llf' x (~ x Ht)Ejkr'ef' da::::: - J Jllf' x (~ x H -B/2-a12 _QE 4a ~ ÀRr ore t) da::::: -B/2-a/2 2 fB/2--J2/'A.R1 e-j.!.1tU2 du O 2 (3.31) Sostituendo le (3.30) e (3.31) nella (3.1) si ottiene l'espressione del campo elettrico sull'asse z: Easse -- kE 2jre 2roa e-jkrÀR~,J2[C(v) - jS(v)Jv=(B/2)"'(2/~ A y (3.32) 23 \ dove CCv) e S(v) sono gli integrali di Fresnel, definiti come segue: J v CCv) = cos(~ TCU 2 ) du Jsin(~ (3.33) v S(v) = TCU 2 ) (3.34) du La direttività dell'antenna settoriale sul piano E si ottiene secondo la falsariga di quanto descritto nel paragrafo 2.4: ;, DE -- 64aRl TCAB [C2(v) + S2(v)Jv=(B/2)-J(2/À.~ (3.35) Una famiglia di curve universali di direttività per le antenne settoriali a tromba sul piano è mostrata nella Fig.3.5; i grafici riportano i valori della funzione DEA/a in funzione di B/À, con RdÀ a parametro. Il luogo dei valori di B, per cui si verificano i massimi delle curve mostrate in figura, in funzione di Rl è una curva che segue la legge: (3.36) , B = "" 2ARl 120 100 80 c:;," ~ -< 60 40 20 le 2 ! 2.5 3 )" 4 '\. 5 6 \, \. \. " 7 8 9 10 ! 15 \ " 20 25 30 BI>, Fig.3.5: Curve universali di direttività per antenne settoriali sul piano E \ 24 Se non ci fosse un errore di fase quadratico, la direttività crescerebbe proporzionalmente a B, in quanto aumenterebbe in tal modo l'area di apertura. Il massimo si verifica per un certo valore di B in corrispondenza di un valore ottimo dello sfasamento e del parametro s; oltre questo valore di B, dato un certo Rl' la deviazione di fase aumenta con B e porta ad una cancellazione di termini in campo lontano, cos1 che la direttività decresce. L'integrale (3.1) può essere scritto anche per punti che non giacciono sull'asse z nella forma seguente: E(r) . ~Rl ae-jkr = JkEo -2 - 2 .1 , eJ(;kR1)cos2x rr r 1 x (é' 1 + cose 2: ka cosx sin<j) + $ cos<j) 2 .1- [(ka/rr)2 cos x [C(V2) - jS(V2) -C(V1) + jS(Vl)] (3.37) dove: Vl = ~ ,,~, (- ~ B - R, cos x,) V2 = ~ ,,~, ( + ~ B - R, COS x,) (3.38) I diagrammi normalizzati nei piani H (<j) = 0°) ed E (<j) = 90°) sono dati da: 1 + cose FHee) =. 2 cos(~ ka sine) (3.39) 1 1 - (2: kasine)2 IFE(e) I = 1 + cose {[C(V4) - C(V3)]2 + [S(V4) - S(V3)]2}1/2 2 4[C2(2.ys) +S2(2.ys) (3.40) dove: V3 = 2-{S[- 1 _l4s B Sine] À B2 s = 8ÀR I V4 = 2-{S[+ 1 _l4s BSine] À 1 (B)2 À = 8" À (3.41) (3.42) Rl La quantità 2rrs è la massima deviazione di fase sull'apertura, come si vede esaminando la (3.24) in cui la distribuzione di fase è () = (k/2Rl) y'2; il 25 massÌm,o errore di fase si verifica per y' = ± B/2 che dà omax = 21tB2/(8ÀR 1). Usando la (3.36), si trova che il valore ottimo per s = 1/4 è: 5 (3.43) ottimo La famiglia di diagrammi universali nel piano K è mostrata nella Fig.3.6, a meno del fattore ~(1 + cos8), del quale è possibile tenere conto aggiungendo al valore delle curve 20 log [~(1 + cos8)]. Questa quantità, di solito, è trascurabile. Le curve della Fig.3.6 non sono normalizzate a OdB nel punto di massimo, ma vengono riferite al caso di errore di fase nullo (s=O). Per un'antenna a tromba progettata per ottenere le prestazioni ottime, la larghezza del fascio a metà potenza nel piano E può essere ottenuta dalla curva s = ~ nella Fig.3.6. Il punto a - 3 dB si verifica per (BO.) sin8 = 0.47 e quindi: (I-IPBW)E 0.47À) À À = 2 sin-1 ( -B::: 0.94 B = 54 B deg per B» À o "'\:-, r ____ ~, - - E-piane - - - H - piane -5 s=~ 3 s= - -10 8 s= (3.44) j I , 4' (optimum) C 'O c -15 <; o a. -20 '"> o , ,, ~ -25 ! "II, , I -30 , i I , I -35 -40 I O !h 0,5 1.0 1.5 'ti !I! 2,0 2.5 (al>') sin (BI>') sin e e , \I I. 3.0 3.5 I 4,0 (H-piane) (E-piane) Fig.3.6: Diagrammi di irradiazione nel piano prinòpaIe per antenne settoriali sul piano E. Il fattore (1 + cos9)/2 è stato trascurato 3.4 Antenne a Tromba Settoriali sul Piano H Le antenne a tromba settoriali sul piano H si ottengono svasando il lato corto di una guida rettangolare progettata per la propagazione del solo modo fondamentale. La geometria di 1Jn'antenna di questo tipo è mostrata 26\ I d~ve in Fig.3.7. Le dimensioni dell'apertura sono A x b, A può essere diverse lunghezze d'onda. Il fascio che si ottiene è a ventaglio ed è stretto nel piano che contiene la svasatura e allargato in quello ortogonale. ~ ) [H /'11i ~,x _R ---/ --- .J.. ~ \:'~"---R,--/... Z ~RH-1 Fig.3.7: Relazioni geometriche di un'antenna settoriale sul piano H Come nel caso delle antenne settoriali sul piano E, anche in questo caso i campi sull'apertura si possono calcolare a partire dalle equazioni di Maxwell applicate alla tromba, imponendo, come condizioni al contorno, che il campo elettrico tangenziale e quello magnetico normale alle pareti siano nulli. L'unico modo che si propaga in una tromba alimentata da una guida d'onda rettangolare TEIO è il modo di ordine più basso, pertanto si trova che i campi sull'apertura sono dati, approssimativamente da: Et Se A/2 « = Eo cos(rex' / A) e-jk(R -R2) y = - (Eohl) cos(rex' / A) e-jk(R - R2) Q (3.45) (3.46) R2 allora è (R - R2) :: ~ x'2 R2 e: Et = Eo cos(rex' / A) e-jkx'2/2R2 Ht y = - CEo/T]) cos(1tX' / A) e-jkx'2/ 2R2 ~ (3.47) (3.48) I diagrammi di campo in zona lontana si ottengono sostituendo le (3.47) e (3.48) nella (3.1) dove A va usato al posto di a. Lo sviluppo dei conti per la soluzione di queste equazioni risulta abbastanza più complicato rispetto al caso delle antenne settoriali sul piano E, pertanto non viene riportato. Le curve universali di direttività e i diagrammi sui piani principali sono mostrati nelle Figg.3.8 e 3.9, rispettivamente. Nelle curve di Fig.3.8 fissato , \ 27 I R2, si trova un valore di A in co+spondenza del massimo. I valori di AlÀ che rendono massime le curve, rappresentati in funzione di R 2 / À, seguono la legge: A = ~3ÀR2 ottimo (3.49) Come nel caso delle antenne settori ali sul piano E, i diagrammi di irradiazione sul piano H sono tracciati, in Fig.3.9, a meno del fattore + cos8)/2. Il massimo errore di fase t, normalizzato rispetto a 21t, è dato da: A2 t 1 (Ay À (3.50) = 8Àl<'2 = "8 i) R2 .Sostituendo il valore di A ottimo, dato dalla (3.49), nella (3.50) si ottiene: t=3/8 (3.51) 140 120 100 ~:::. 80 ....<::> -< 60 40 2.5 3 4 5 6 7 '8 9 10 15 20 25 30 AlÀ Fig.3.8 Curve universali di direttività per un'antenna settoriale sul piano H. La larghezza del fascio a metà potenza può essere ricavata dalla curva corrispondente a t=3/8 nella Fig.3.9. Per A » À esso è dato da: (HPBW)H ::: 78(À/ A) deg (3.52) , , i 28 3.5 An len ne a Tromba ~ira,"idali Una guida rettangolare che sia svasata su entrambi i lati costituisce un'antenna a tromba piramidale, la cui· geometria è mostrata nella Fig.3.10. L'apertura ha dimensioni A x B, dove A e B possono essere anche parecchie lunghezze d'onda. Questa antenna genera un fascio stretto su entrambi i piani, detto "a matita" per la sua caratteristica forma. Le equazioni associate alla geometria della tromba piramidale non sono risolubili in forma esatta. Di solito, si assume che la distribuzione nella direzione y sia la stessa di un'antenna settoriale sul piano E e quella nella direzione x sia identica alla distribuzione di campo di un'antenna settoriale sul piano [1 (;'2 L:)~ 1\ rex') Et=Eo cos( A exp -j2 k \.R2 +Rl UY (3.53) '2 v'2 ~ Q = - E....2.cos(rex') exp [ - j~k ~+ 11 A 2 L-) Rl \.R2 (3.54) Naturalmente, i diagrammi calcolati utilizzando queste equazioni sono gli stessi ottenuti nei casi delle due antenne settori ali studiate (vedi F,igg.3.6 e 3.9). o -5 ~ \ \ 1 \. -10 -H-piane - - -- E: -piane t; 2 -15 CJ u !: -20 '" Cio. \li .2: -25 \/~\~\:\ I ,/\ Ci a; o:: -30 -35 -40' O hl 0.5 1.0 W h! 1.1 1.5 2.0 2.5 1M !l.ll i' 3.0 3.5 4.0 (AIÀ)sin 8 (H- piane) (bi À) sin 8 (E:- piane) Fig.3.9: Diagrammi di irradiazione nel piano principale di un'antenna settoriale sul piano H. n fattore (1 + cosO) è stato trascurato. 29\ x 1 {~Aì A_I 01 l ( bI,~l_, 1 RE Fig.3.10: Relazioni geometriche di un'antenna a tromba piramidale. La direttività di una tromba piramidale è data da: 1 ÀDE ÀDH D p =32 A -B- (3.55) Gli ultimi due fattori della eq. (3.55) possono essere ottenuti dalle curve delle Fig.3.5 e 3.8, in cui le ordinate vanno interpretate come ÀDE/ A e ÀDl-dB, rispettivamente. 4. ANTENNE A FESSURA (A SLOT) 4.1 Slot su un piano di massa grande Le antenne a siot sono molto usate, per esempio, sugli aerei, perché non sporgono dalla sagoma dell'aereo stesso. Il tipo più semplice di antenna a siot si può ottenere praticando una fessura stretta in un piano conduttore grande rispetto alla fessura ed alimentando l'apertura con un generatore, tramite una linea di trasmissione su due punti opposti, giacenti sulla mediana dell'apertura, come è mostrato nella FigA.la. La larghezza w è molto minore della lunghezza d'onda e la lunghezza L è circa metà della lunghezza d'onda. Per stimare il campo sull'apertura, si consideri una linea di trasmissione costituita da due semipiani conduttori, che giacciono sul piano x-z e distano tra loro w, come mostrato nella FigA.lb. Se la linea viene alimentata da una sorgente posta in z = O, "l~ora l'onda elettromagnetica, che si genera a causa della tensione sulla line" si propaga nelle direzioni di z po- , \ 30 ? L/ • Large conductinq piane f / L Vii y ------y """v )( x ( b ') ( o) FigA.l: (a) antenna a slot su un piano di massa grande alimentata al centro; (b) linea di trasmissione.costituita da due semi piani conduttori. sitivo e negativo, perché la linea è infinitamente lunga. Si supponga ora di avere un cortocircuito sulla linea in corrispondenza di z = ± L/2 e di circondare i cortocircuiti con del metallo, ottenendo l'antenna mostrata in Fig.4.la. In questo caso la distribuzione di tensione e la propagazione dei campi elettromagnetici saranno quelle caratteristiche di una linea di trasmissione corta, cioè un'onda stazionaria della forma: m E = x1\ Vw sin [k(2:l L - I z' I )] (4.1) sin[k(2:1 L - I z' I )] (4.2) 1\ V H =Y - m W11 dove Vm è la tensione di picco. Se il generatore e la linea di trasmissione sono nel semispazio y < O, i campi nel semispazio y> O si calcolano supponendo che il piano di massa sia infinito; quindi si considera una superficie chiusa S che è costituita da un parallelepipedo retto di sezione w x L posto in corrispondenza dell'apertura (SI), da un piano infinito che coincide con il piano di massa (S2) e da un semisfera di raggio infinito nel semi spazio y < O. L'unica componente di campo non nulla sulla superficie S1 è la componente tangenziale del campo elettrico, data da: 1\ 1\ Vm . n x Es = y x Es = w SIn 1 I l 1\ 1\ [k(ì L - z', )]y x x 1 I I 1\ . = - Vwm SIn [k(i L - z' )] z (4.3) \ 31 I campi y > O possono essere calcolati a partire dal campo In sorgente (l~ x Es) su S1 e dalle correnti indotte sul piano di massa oppure si può calcolare tenendo conto del piano di massa per mezzo di una sorgente immagine, Questo è possibile perché i campi dentro la superficie S (y < O) sono nulli, pertanto l'apertura può essere chiusa con un 'Conduttore cos1 che il piano di massa diventa un piano infinito senza "buchi", In queste ipotesi, i campi in y > O possono essere calcolati da (ti x Es) su SI più la sua immagine, che, come è noto, ha la stessa direzione campo sorgente, Riducendo il parallelepipedo che costituisce la superficie SI in modo che sia infinitamente vicino alla superficie del piano di massa, il campo sorgente e la sua immagine arrivano a "sovrapporsi" e quindi si sommano. Un approccio diverso si può fare consideràndo la formulazione alternativa del teorema di equivalenza, Il fatto che sull'apertura esista solo la componente di campo .elettrico, vuoI dire che nel semispazio y> O esistono delle correnti magnetiche di superficie Jms' Questa situazione è quella che si verifica nella formulazione alternativa del teorema di equivalenza, in cui si metallizza la superficie S; di conseguenza si può pensare che lo schermo n~n sia interrotto dall'apertura, In queste condizioni allora, il calcolo dei campi può avvenire ricorrendo al teorema delle immagini, in modo da definire una corrente magnetica 2Jms che irradia in spazio libero, cioè in assenza dello schermo, definitiva il campo in ,zona lontana in y > O può essere espresso come: E(r) =- jke-jkr 4n:r , f' x f f(2ft x Es) ejkr'·t da . L/2 w/2 II I 'kr' /;.) = Jke-Jkr -V m rA x zA x f f 2sin[k(2: L - z' )] eJ 8:r dx'dz' 4n:r W -L/2-w /2 "kr w/2 L/2 = Jke-J -V m rA x z eJ'kx'cosXdx'x eJ'kz' cose' sm[k(2:1 L - I z' I )] dz' 2n:r w -w/2 -L/2 f f (4.4) Poiché è: w/2 feikx'COsx dx' -w/2 . 1 = 2sm(2: kw COSx) k cosx =: w per w(À« 1 32 '; f' x Q= f' x (f' cose - é' sine) = sine $ L/2 ! ejkz'cose -L si ha: sin[k(~ L _ I z' I)] dz' =3. (COs(~ kLcose) - cos(~ kL)J k · SUl e ~ ? (cos(~ kLcose) - COS(-2 kL»)' /.\ r . e <p SIn 1 - jV m 'k r =---' e-J E() W (4.5) In campo lontano il campo magnetico è dato da: =He8' dove: _ 1-J~e ~ -- 11 .V = J - e-J m 1trTl 1 1 COS(2 kLcos9) - cos(-2 'k r ( kL») (4.6) sine Osservando le eq. (4.5) e (4.6) si nota che il diagramma di irradiazione di uno slot di lunghezza L è lo stesso che si ottiene per un dipolo di lunghezza L, tranne che il ruolo dei campi è invertito. il dipolo e lo slot costituiscono una coppia di antenne complementari, che in genere si ottengono l'una dall'altra sostituendo al metallo l'aria e viceversa. si può dimostrare c,he le impedenze di antenne complementari sono legate dalla seguente relazione: ZariaZmet = 11 /4 = 35.476 ohm 2 (4.7) Supponendo che !'impedenza di un dipolo in À/2 sia Zd = 73 + j45.5 ohm, si trova che l'impedenza Zs dello slot complementare in À/2 è : zsd À) = 363 - j211 ohm. Un'antenna a slot, costituita da una fessura su un piano di massa grande, può essere alimentata anche da una guida d'onda o da una cavità, come è mostrato nella Fig.4.2. Se nella guida d'onda si propaga solo il modo dominante TElO e la cavità è eccitata da una sonda e cavo coassiale con il suo modo fondamentale, le distribuzioni di campo sull'apertura sono ancora espresse dalla (4.1); hanno il massimo verso il centro e decrescono fino a zero sui lati. Nel caso dello siot alimentato dalla cavità si può notare che il primo cortocircuit~ si verifica a À /4 del modo TE 1 0 \ 33 misurato a partire dall'apertura, pertanto l'apertura stessa è approssimativamente un circuito aperto. La resistenza di radiazione in questo caso è la metà di quella che si verifica in assenza del piano di massa, perché si ha irradiazione solo da un lato del piano stesso. 4.2 Slot sulle pareti della Guida d'onda Se l'apertura è ricavata sulle pareti di una guida d'onda in maniera opportuna, si ottiene un'antenna a slot che irradia in una sola direzione. L'efficienza di questa antenna è soddisfacente se esiste un campo elettrico tangenziale apprezzabile sulle pareti della guida; esso si genera se le linee di flusso della corrente sulla guida vengono interrotte. Un tale campo elettrico ha le caratteristiche di una corrente di spostamento che si sostituisce alle correnti di conduzione interrotte, per opporsi all'interruzione imposta. L'andamento delle correnti in una guida rettangolare dove si propaghi Conducting plone woveguide} Conducting piane ':<. '- ..... , ~...-/.,.:I .... ( / "I , I / .,- :;.--, '" 1 '- .... q ..... /2 '.o", I x/ ~I"--;'~J I 'I ..... - .... I / ......- 510t .... .,- 510t (o) ( bl FigA.2: antenna a sIot alimentata da una guida d'onda (a) o da una cavità risonante (b). FigA.3: Diagrammi di flusso della corrente del modo TElO. il modo TElO è mostrato in FigA.3; da esso è possibile dedurre se l'antenna è più o meno efficiente. Delle aperture praticate in una guida rettangolare mostrate nella Fig.4.4, solo alcune di esse irradiano in maniera apprezzabile e sono quelle che interrompono le linee di flusso della 34 corrente: più brusca è l'interruzione e maggiore è l'irradiazione. Le aperture che sono praticate nella direzione della corrente non irradiano quasi per niente, essendo trascurabile il campo tangenziale. Disponendo opportunamente un array di slot sulle pareti di una guida d'onda è possibile avere antenne direttive. Un esempio abbastanza tipico è mostrato nella Fig.4.5, dove una guida d'onda rettangolare, in cui si propaga il modo TE1O, viene terminata su un carico resistivo, in modo da minimizzare le riflessioni e le onde stazionarie. Le aperture, lunghe Àg/2, dove Àg è la lunghezza d'onda della guida, sono praticate sul lato maggio- t Non - radialing slols , Radiating slots Fig.4.4: Esempi di fessure radianti e non in una guida d'onda rettangolare in cui si propaga il modo TE10. re, parallelamente all'asse mediano. Ciascuno slot irradia in maniera proporzionale alla quantità di linee di corrente interrotte, quantità che aumenta allontanandosi dalla linea mediana. Variando, quindi, la pos~zione degli slot rispetto al centro è possibile controllare l'ampiezza della distribuzione dell'array. Assumendo che la riflessione del modo TE10 sia trascurabile grazie alla presenza del carico resistivo, le correnti sulle pareti si invertono ogni Àg/2, per cui, volendo un fascio diretto ortogonalmente alla parete su cui sono praticate le aperture, bisogna che gli slot su lati opposti rispetto alla mediana siano intervallati di Àg /2 ed equidistanti dalla mediana stessa: questa disposizione genera dei campi che si sommano in fase. La polarizzazione che si ottiene è perpendicolare all'asse dello slot. 3S ),,12 - -~t =~'='= =:=' ==;=> ' Slots i:s~ ~ ...::.'0 'I... I 7 Resistive terminotion f\:? Y Fig.4.5: Array di fessure in guida d'onda. \ 5 ANTENNE A RIFLEITORE P ARABOLICO 5.1 troduzione molte applicazioni nel campo delle comunicazioni, dei radar e della radioastronomia vengono richieste antenne ad altissimo guadagno che lavorino nella banda delle microonde ed UHF. Ottenere queste prestazioni da antenne filari (tipo Yagi o altro), da array o da antenne a tromba diventa proibitivo in termini di costi e/odi ingombro. Le antenne a riflettore paraboli co risolvono molti di questi problemi. La loro principale caratteristica è di convertire l'onda incidente sferica, prodotta da un illuminatore, in un'onda piana, grazie alla particolare geometria. In questo caso, vale la relazione D=4n:A/À.2, che lega la direttività di un'antenna ad apertura all'area di apertura ed alla lunghezza d'onda; per esempio, una direttività D=1000 può essere ottenuta con un antenna di diametro lOÀ.: se si lavora a 3GHz (À. = 10 cm) il diametro dell'antenna è appena l metro. Queste antenne possono generare un fascio del tipo "a matita", che può essere ottenuto anche utilizzando un array bidimensionale, che richiede un impegno costruttivo molto maggiore; l'uso degli array viene infatti limitato ai casi in cui sono necessari più fasci separati che non possono essere ottenuti spostando un riflettore parabolico, per problemi di velocità di scansione. 5.2 Relazioni geometriche, campo di apertura, diagramma di irradiazione e direttività. geometria del riflettore paraboUco è mostrata nella Fig. S.la; la intersezione tra il paraboloide ed un plano che ne contenga l'asse di rivoluzione (asse z) è una parabola, mentr~ l'intersezione con un piano ad esso ortogonale è una circonferenza (seziQ.~ ortogonale). 36 \ ! Si consideri un punto P sulla superficie che ha una di1tanza r dall'asse z e p dal fuoco F della parabola; sia e l'angolo formato dall'asse z e dalla direzione F-P congiungente il fuoco con il punto P ed f la distanza tra il fuoco ed il vertice della parabola. La parabola è, per definizione, il luogo geometrico dei punti equidistanti dal fuoco e dalla direttrice (Fig. 5.1 b). Applicando la definizione si trova immediatamente l'equazione della parabola: p = f + f - pcose (5.1) p= (5.2) da cui 2f = f sec2(e /2) (1 + cose) In coordinate cartesiane, l'equazione della parabola può essere scritta come: r2 = 4f(f - z) (5.3) dove r 2 = x2 + y2. Si può facilmente dimostrare che se la sorgente viene posta nel fuoco della parabola, un raggio incidente sulla superficie della parabola in un )( ì z """--- d y r-- rtff~F z_ Apex Z I F (focal pointl f--1 I I : ;Aperture piane (a l I I ( bl Fig.5.1: (a) geometria del riflettore pa,abolico; (b) sezione del riflettore. \ I punto P viene riflesso parallelamente all'asselz ed inoltre tutti i raggi "arrivano" contemporaneamente sul piano focal , che è la sezione ortogonale che contiene il fuoco (e naturalmente su tutti i piani paralleli ad esso). Per dimostrare queste proprietà basta dimostrare che se PQ è una linea retta parallela all'asse z e PN è perpendicolare alla tangente alla parabola nel punto P è LQPN = 8/2: dr dr 2f 2f 2 tan(LTPQ) = - dz = ~ = = p sinO = sinO sec2(0/2) 4f dr = cot(8/2) = tan(90° - 0/2) r = dove, per ricavare l'espressione del differenziale dz è stata usata la (5.2). E' immediato ricavare che l'angolo Q~N. è proprio 8/2. La seconda proprietà si dimostra immediatamente osservando che: FP + PQ = p + P cos8 = 2f (5.4) dove f è costante. L'angolo sotteso dal riflettore è indicato con 28 0 in Fig.5.1 ed è legato ai parametri geometrici della parabola dalla seguente relazione: 1 cot(2: 80 ) = 4f/ d (5.5) dove d è il diametro del paràboloide. Utilizzando la espressione (5.5) si può ottenere la tabella 1. Un riflettore parabolico viene, di solito, illuminato da un'antenna posta nel fuoco. L'irradiazione dell'illuminatore (feeder o antenna prhnaria) colpisce la superficie riflettente parabolica, che si comporta essa stessa come un'altra sorgente. L'irradiazione in campo lontano è dovuta ai contributi sia del riflettore che dell'antenna primaria; essi danno luogo, rispettivamente, ai diagrammi di irradazione secondario e primario. Normalmente, l'antenna primaria è progettata per irradiare solo verso il riflettore, pertanto il suo contributo all'irradiazione in campo lontano può· essere trascurato. Il diagramma secondario potrebbe essere, quindi, calcolato in termini dei soli contributi delle correnti indotte sul riflettore, ma questo richiederebbe l'integrazione di queste correnti sulla superficie del paraboloide. Un metodo più semplice è qu~lto di stimare i campi sul piano di apertura e di calcolare il diagramma funzione di questi campi. Un'ulteriore semplificazione può essere fatt~ r;e si può supporre che sul piano su ro 37 , \ 38 cui vengono stimati i campi I si può considerare trascurabile l'irradiazione dovuta al feeder. Questa approssimazione è valida se, anziché considerare il piano di apertura, si considera il piano focale. f/d 28 0 (deg) 0.25 0.35 0.50 0.75 1.00 180 142 106 74 56 Tabella 1: Valori numerici di alcuni parametri del riflettore parabolico Per stimare il campo sul piano focale si fanno le seguenti ipotesi: -) si considera che la superficie del riflettore sia in campo lontano rispetto all'illuminatore; questo implica che, se L è la dimensione dominante del feeder, sia p > 2L2 lÀ. (zona di Fraunhofer). In queste condizioni si può considerare l'onda incidente localmente piana con fronte d'onda sferico. - ) Si suppone che l'onda che colpisce il punto P della superficie venga riflessa come se avesse colpito il piano infinito tangente in P; questa approssimazione è vera se i~ raggio di curvatura in P è molto mélggiore della lunghezza d'onda. - ) Si assume che il raggio si rifletta da P ad un punto Q sul piano focale secondo le leggi dell'ottica geometrica, cioè senza subire diffrazioni; questo implica che il campo in Q ha la stessa polarizzazione ed ampiezza che aveva in P e fase ritardata di un angolo proporzionale a PQ. Oltre il piano focale, invece, il raggio può subire diffrazioni. li piano focale, quindi, si comporta come il piano di apertura, per quanto concerne le proprietà dei campi, pertanto esso può essere considerato come la proiezione del piano di apertura del riflettore. Per esempio, nella Fig.5.2, è riportato il diagramma di irradiazione nel piano E di un'antenna a riflettore parabolico con illuminatore nel fuoco, usata come stazione ricevente di comunicazioni via satellite, le cui caratteristiche sono riassunte nella tabella 2. Il riflettore è costruito in fibra di vetro epossidica rivestita di met'lllo. il feeder è un'antenna a tromba a sezione circolare "corrugata". ~\ 39 l '.- /lr" = 0,605" -IO co E ~ 8'.. -+--20 -ni.5dB -'--30 -2' 0° 2° Fig.5.2: Diagramma di irradiazione nel piano E misurato (linea continua) e calcolato (linea tratteggiata) per un'antenna a riflettore parabolico a fuoco primario, con un diametro di 1.22m e frequenza di lavoro 28.56 GHz. 2B.56 GHz Fn:qllcllcy 1\t:l1cclor characlcristics: Dialllctcr, tl . Focal kllglh/dial11eler,jM SUI r"ct:; lolerance (rl1ls) Feed characlcrislics: E-piane IIP E-piane H)-dI! bcamwiJth H-planc IIP lI-planc IO-dn beamwidlh 1.2 19 m (" fl) 0.50 0.2 mm (O.OO!! in.) 56· 104" 59" 112" Sysll:rn chnraclerislics: E-plnlle HP E pialle slde lobe level il-plllllO III' il-pinne side lobe levd nnin Tabella 2: Parametri caratteristici di ul.\l~fl.tenna 0.605· -2U dll 0.5 56" -11.5 dn 47.6 dO a riflettore parabolico a 28Ghz. 40 5.2.1 Direttività ed efficienza di apertura direttività di un'antenna a riflettore parabolico si calcola utilizzando la formula: 41t (5.6) 0= À2 Ae dove l'area efficace Ae è legata all'area effettiva dalla relazione (2.49), che richiamiamo qui per comodità: Ae = EapAf (2.49) Per antenne molto direttive vale anche la formula approssimata: 41t 0::::------ (5.7) (28HP)E (28HP)H oppure, esprimendo gli angoli in gradi: D:::: 41259 o o (5.8) (28HP)E (28HP)H Il guadagno viene di solito calcolato utilizzando la seguente formula empirica: G:::: 26000 o o (5.9) (28HP)E (28 H P)H L'efficienza di apertura Eap è influenzata da vari fattori, del cui contributo si tiene conto mediante dei coefficienti di efficienza Ei come mostrato dalla seguente espressione generale Eap = eEtEl E2 .... (5.10) L'efficienza di irradiazione "e" rappresenta, per le antenne a riflettore, le perdite ohmiche, che sono realmente basse, pertanto viene posto e:::: 1. L'efficienza di sagoma tura dell'apertura Et è la perdita di guadagno dovuta all'illumimazione dell'apertura sagomata rispetto a quella uniforme, cui è associato il massimo guadagno. I re~~nti fattori di efficienza, detti fattori di rendimento, tengono conto d~l)Q scostamento della distribuzione effettiva sull'apertura da quella teori~. Il fattore di efficienza di spillover \ 41 incide\più degli altri; esso viene definito come la frazione della potenza irradiata, dal feeder che viene intercettata dal riflettore, nelle antenne ad illuminazione focale, o dal subriflettore nelle antenne Cassegrain. Se la sagomatura dell'apertura cresce, il fenomeno dello spillover diminuisce, ma si riduce anche l'efficienza della sagoma di apertura. Il valore di Et ed El che rende massima l'efficienza di apertura si può trovare considerando come fattore di efficienza il prodotto EtCI. II fattore di errore casuale di superficie C2 tiene conto delle perdite di efficienza dovute alle cancellazioni in campo lontano che derivano dagli errori di fase sull'apertura. Per piccoli errori di fase si può esprimere E2 come c2 = e-(21to!À)2 dove 8 è lo scostamento quadratico medio del fronte El d'onda sull'apertura rispetto all'onda piana. Nel caso delle antenne a riflettore 8.è sostituito da 28' dove ù' è la deviazione quadratica media della superficie da quella di un paraboloide; il fattore 2 deriva dal doppio cammino percorso dai raggi, che raddoppia l'errore di fase. In definitiva il fattore di efficienza di superficie si può esprimere come: C2 = e-(41tO'!À)2 (5.11) In molti casi C2 è circa uno. La (5.11) è esatta per f/d = 00; C2 cresce al descrescere di f/ d, cioè il valore calcolato con la (5.11) corrisponde al caso peggiore. Il valore Ù' viene calcolato con una semplice formula che tiene conto della accuratezza attualmente raggiungibile nella realizzazione di superfici: ù' = 3 x 10-2 d mm (5.12) dove il diametro d è espresso in metri. La riduzione di efficienza dovuta alla presenza del feeder o del subriflettore davanti al paraboloide è tenuta in conto dal fattore C3 (efficienza di parzializzazione dell'apertura). I valori di C3 vengono calcolati in funzione del rapporto tra il diametro del corpo che blocca le radiazioni vicino al punto focale ed il diametro del riflettore principale. Il fattore di efficienza c4 tiene conto della riduzione di efficienza dovuta alI presenza dei supporti del feeder o del subriflettore davanti all'apertura del paraboloide. Il fattore cs detto di "strabismo" (squint factor) tiene conto dello scostamento del fascio dagli assi principali del riflettore; il fattore di astigmatismo rappresenta lo spostamento assiale del feeder ed è funzione della frequenza e di f I d" Per esempio per uno scostamento E6 ,,:'.v.'t"l' , \ assiale di O.lÀ e per un rapporto f/ d pari a 1/2, 1/3 ed 1/4, c6 è, rispettivamente, 0.996, 0.98 e 0.93. Il fattore di efficienza associato alle perdite per dispersione C7 entra in gioco quando la superficie del riflettore è a reticolo, anziché essere metallica continua, ma vale circa 1 (è E7:::' 0.99 quand9 il reticolo ha parecchie celle per lunghezza d'onda). Le· perdite dovute alla depolarizzazione (la potenza, generata con una certa polarizzazione, ne assume, invece, una ortogonale) sono considerate tramite il fattore di efficienza di depolarizzazione E8, che è generalmente maggiore di 0.98. L'efficienza di apertura globale è mostrata nel grafico di Fig.5.3, dove ad ogni curva (n costante) corrisponde un certo diagramma di irradiazione primario. Dall'osservazione della figura si nota che - ) per ogni curva, c'è un solo riflettore, corrispondente ad un certo rapporto f / d o ad un certo angolo 90 per cui si ha la massima efficienza di apertura; - ) il massimo valore che può raggiungere Eap è 82-83% ed è uguale per tutte le curve; - ) Quando il feeder diventa più direttivo (n cresce), il valore di 90 , che rende massima l'efficienza, decresce. 5.3 Illuminatori per riflettori parabolici. 5.3.1 Illuminatori a Radiatore Per lunghezze d'onda dell'ordine del metro, il feeder può essere costituito da un dipolo. Poiché esso' irradia in due direzioni, l'irradiazione nella direzione non desiderata viene eliminata mediante un riflettore parassita, cioè completamente assorbente. Per lunghezze d'onda più piccole si usa un'antenna a tromba o una guida d'onda aperta. 5.3.2 S14pporti per il Feeder nei sistemi Prime-Focus Sono dette Prime-Focus (o fuoco primario) le antenne in cui il feeder è posto nel fuoco della parabola. Se il riflettore è orientabile, il feeder deve essere disposto in modo tale da rimanere nel fuoco del paraboloide quando l'antenna si sposta. Se il riflettore è abbastanza piccolo e la distanza focale ridotta, allora il feeder può essere sostenuto dalla linea di trasmissione o dalla guida d'onda (Fig.5.4a,b). Per riflettori grandi è necessaria una struttura formata da bracci saldamente fissati al riflettore (Fig.5.4c) che sostengono il feeder e la guida d'ond .... !Iii alimentazione. 42 \ 43 1.0 -O.q 0.8 0.7 ,., u c U " ="e 0.6 n = 2 0.5 ;::J t:: "c. ~ 0.4 11=4 0.3 n=6 n=8 0.2 0.1 1 _ o IO 20 30 40 1 _ _ _ _ .1..1_ _- ' - _ - - - ' 50 60 70 80 90 0.04 O Angular aperture /J o(degrees) I I 0.69 0.30 0.14 Focal/diameter ratio U/d) Fig. 5.3: Efficienza di apertura eap in funzione dell'angolo di apertura (o di f/ d) e per vari diagrammi di irradiazione primari. Se il riflettore è fisso il problema è molto ridotto perché i supporti del feeder possono poggiare direttamente al suolo, senza dare problemi di peso. Questa situazione è abbastanza frequente nelle comunicazioni troposferiche punto-punto a frequenze VHF e l,JHF. supportinq slrul Feed line (J (wo . . eQuide runs down strull ( 01 ( b) ( cl fig.5.4: Alcuni esempi di Sllpporto per feeder d'antenna 44 5.3.3 Illuminatore Cassegrain Nei sistemi Prime-Focus spesso il percorso tra il trasmettitore (o il ricevitore) ed il feeder è troppo lungo ed è causa di perdite, attenuazione e fonte di rumore; pertanto può essere necessario disporre il trasmettitore (ricevitore) nelle immediate vicinanze del feeder. Se il femer è nel fuoco, questa soluzione è impraticabile sia per problemi di ingombro che di peso. Parobolic main reflector Feed antenna \ Hyperbolic subreflector Fig.5.5: Antenna Cassegrain Si ricorre allora alla disposizione detta "Cassegrain", in cui il feeder è posto nel vertice del paraboloide e irradia verso un riflettore secondario (subriflettore), che ha il profilo di un iperboloide iperbolico ed è posto tra il vertice ed il fuoco della parabola (Fig.5.5). Se il feeder si trova in uno dei fuochi dell'iperboloide,.allora tutto funziona come se il feeder stesso fosse nel fuoco, cioè sull'apertura d~ll'antenna arriva un'onda piana. L'antenna Cassegrain è molto diffusa, infatti essa presenta molti vantaggi: -) vengono evitate le linee di trasmissione lunghe fino al feeder e conseguenti degradazioni del segnale; -) il trasmettitore (o il ricevitore) sono facilmente accessibili per la manutenzione ed eventuali regolazioni, inoltre non creano problemi nè dal punto di vista del peso, perché poggiano al suolo, nè dell'ingombro, dato che non attraversano il cammino dei raggi; -) ne ne stazioni terminali riceventi a Terra, un'antenna Prime-Focus tradizionale ha il feeder puntato verso il suolo, che è sorgente di rumore, mentre nella configurazione Cassegrain è diretto verso il cielo, pertanto, in generale, il contributo di rumore dovuto all'ambiente è ridotto (spillover ridotto); -) rispetto ad un riflettore parabolico Prime-Focus, che abbia la stessa distribuzione di campo sull'apert\,Jrfl, l'antenna Cassegrain ha un rap- , \ 45 porto f/ d minore, il che implica anche una riduzione della componente a polarizzazione incrociata. Un riflettore parabolico equivalente prime-focus, che abbia le stesse prestazioni dell'antenna Cassegrain, risulta avere un maggiore rapporto f/ d. Il profilo della parabola equivalente, mostrato in Fig.5.6 b, è definito come il luogo dei punti di intersezione tra i raggi paralleli che partono dal riflettore reale ed il prolungamento di ogni raggio corrispondente riflesso dal subriflettore e convergente nel fuoco equivalente. Una tecnica per valutare le caratteristiche di un'antenna Cassegrain è quella di riportarsi ad una configurazione a fuoco primario, supponendo di eliminare il subriflettore e porre un feeder virtuale nel fuoco della parabola (Fig. S.6a). Questa approssimazione è lecita e porta a risultati accettabili solo se le dimensioni del feeder reale e virtuale sono grandi rispetto a alla lunghezza d'onda. Nella Fig. 5.7 è mostrata una tabella esemplificativa delle possibili forme del riflettore primario e secondario sia nella configurazione Cassegrain che Gregorian. In quest'ultima, si noti che il fuoco del riflettore si trova tra il riflettore stesso ed il subriflettore, al contrario di quanto avviene per la configurazione Cassegrain. Si può dimostrare che l'antenna è ad altissima efficienza se è progettata in modo che frifl fsubrifl d rifl == dsubrifl (5.13) Le antenne Cassegrain hanno lo svantaggio di avere una parte dell'apertura "oscurata" dal subriflettore in misura molto maggiore rispet. to alle Prime-Focus. Gli effetti della parzializzazione dell'apertura verranno descritti in un successivo paragrafo. 46 /'1 "" I " ;:i':::=. = " t, Real recd 20, Vlrtual rced 20.. \ / / L/ / / (a) Virtual-fecd //, // \ \ // \ // \ // À r-'("" - dm -~ -- - - Princlpal surracc and ___ ""I - o,----T O' .... \ I 1- equlvalenl parabola l-I~? // I 7- ' I '--.... ,, I I ---.J , I " I " I " I '- '- I ':::J _I l' \ f.-------(b) Equivalenl-parabola Fig. 5.6: Fecder virtuale (ai ~ parabola equivalente (b) 47 0.,/0, lII\1stration ..- PAR (md J~n :.md l,11m le >1 >0 e \ IIYj: ..-"- \ >1 I I I --- ----- Convcx slIb.lish (c1assical ronn) ' , \ Gl ---77\PAR \ l'AH(~LAT /' /' ' § ..g .... B u " ~ , I Flat slIlHlish l'AH~,~'~I~ ___ ~ lIYP I I I _ -f ,.- """ ~ >I ',- I c: "@ U >0 ,.-"- <I > ..- >0 >0 <-I H-I- Concave subdish FL~:Rm o FI"t main dish PA~\r\ll <o I -iv ..- ?\l'AR Ell ..- ..-"- § --- .... o U r.::: "l' c: '"g, " O 'r; >-1 Convex main dish l'AH" ..g <o <o >-1 \ l'AR) . , \ I I I --- ---. I >,1-, Fecd in rcar (c1assical rorm) l'A(jH \ 'l'AR EU '\ I I I I I « >0 <o <I, <I Fccd iII l'H tII I ,,l' 11111111 I .llsil f""\lS I fig.5.7: Esempi di configurazioni Cassegrain e Gregorian 48 5.3.4 Altre Antenne a Riflettore. antenne paraboliche sia ad illuminatore focale che Cassegrain furono sviluppate successivamente alla Seconda Guerra Mondiale e studiate per tutti gli anni '50 e '60. Esistono attualmente anche altri tipi di antenna ad apertura (Fig. 5.8). Le antenne a singolo riflettore, con un semplice feeder devono essere paraboliche (Fig. 5.8 a) se si vuole avere una distribuzione di fase uniforme sull'apertura. Una variazione dell'antenna parabolica è il cilindro parabolieo (Fig. 5.8 b), che produce un fascio stretto nel piano dell'asse del cilindro. Il toro parabolieo (Fig. 5.8 c) che si può pensare ottenuto dal cilindro paraboIico ricurvo; può essere usata per la scansione del fascio con un singolo feeder rotante o per un fascio multiplo con un gruppo di feeder. Il riflettore sferico (Fig. 5.8 d)può essere t,lsato, allo stesso modo, per ottenere un fascio stretto. Esistono anche riflettori a superfici piane come il "corner refleetor" (Fig. 5.8 O, in cui due superfici riflettenti sono unite su un bordo e formano tra loro un angolo a; possono essere usati sia come riflettori attivi che passivi. In quest'ultimo caso è a = 90° e l'onda riflessa ha la stessa direzione di quella incidente (antenna "retrodirettiva Il corner reflector usato in maniera attiva ha il feeder tra le due superfici riflettenti. Nella Fig. 5.8(g) è mostrata una antenna detta "offset ref/cetor", in cui il feeder è fuori centro rispetto al1'apertura dell'antenna per limitare le perdite dovute alla parziale occlusione dell'apertura. La determinazione del profilo del riflettore è un punto piuttosto complicato nella progettazione di queste antenne. Il diagramma di irradiazione può essere più facilmente controllato usando antenne a doppia riflessione e sostituendo i profili parabolici o iperbolici dei riflettori con altre superfici geometriche (Fig. 5.9). Infatti, deformando il subriflettore di un'antenna Cassegrain, si può ottenere una distribuzione di ampiezza sull'apertura pressoché uniforme; l'errore di fase si può ridurre modificando leggermente la forma del riflettore principale (Fig.5.9 a). Ciò provoca un drastico incremento dell'efficienza di apertura. I riflettori possono essere opportunamente sagomatL per ridurre i lobi laterali. In Fig. 5.9 b è riportata un'antenna "offset ref/eelor", in cui la forma si del riflettore principale che del subriflettore vanno determinate in fase di progetto. Esistono anche sistemi a riflettore ibridi, che comprendono antenne di tipi diversi; per esempio, la Fig. 5.9 c illustra un'antenna detta "a periscopio" che viene normalmente usata per i collegamenti a microonde. tt ). oL!) "uO Il. CD C = /.------ ........... / / "- / I ..... - - \ \ -----i I -- I g! I À I \ ~ I / S o ·C <Il E ·C o.. o u o ::l .'- CD > ~ ""c Eo u C "> ~ 51 \ \ \ \ \ \ \ \ I I \ / \ -- -- ~~----\-'] \ ,-. / (a) (b) Flot ~ Paraboloid !\ (d) Paraboloid (e) Figure 8-28 Multiple-reffector antenna systems. (a) Symmetrical dual reflector antenna. (b) Offset dual refleclor antenna. (c) Periscope system. (d) Horn-reflector antenna. Fig.5.9: Esempi di an~QJlne a doppio riflettore 52 L'antenna parabolica è posta vicino al suolo, mentre il riflettore è collocato su una torre ed illumina nella direzione desiderata. Nella Fig. 5.9 c è mostrato un altro tipo di antenna a riflettore ibrida, detta "a riflettore a tromba"ed è ottenuta dalla combinazione di un'antenna a tromba conica o piramidale e di una parte di antenna parabolica. È una configurazione "offset feed" ed è usata nelle applicazioni a basso rumore perché ha i lobi laterali bassi e lontani da quello principale; per questa ragione, i riflettori a tromba sono, in generale, adatti a collegamenti del tipo "side-by-side" o "back-to-back". 5.4 Parzial izzazione del!' apertu l'a La presenza del feeder o del subriflettore e dei loro supporti lungo il cammino dei raggi causa una riflessione nella direzione del {eeder, in cui si manifesta un'onda viaggiante nella direzione opposta a quella di trasmissione, con la conseguente formazione di onde stazionarie e disadattamenti di impedenza. Questo effetto può essere ridotto con un dispositivo riadattatore di impedenza, che però può funzionare solo su intervalli di frequenza stretti. Un secondo effetto è dovuto alla riduzione fisica della superficie di apertura. Calcolare esattamente l'andamento dei campi in presenza del subriflettore e dei suoi bracci di supporto è impossibile; di sosi fa una valutazione empirica, calcolando i campi sull'apertura come se fosse sgombra e i campi dovuti ai soli ostacoli; il campo totale si ottiene per differenza. Analogo procedimento si segue per i diagrammi di irradiazione. Fig.5.10 è riportato un esempio relativo al caso di un ostacolo circolare centrato sull'asse z. Entrambi gli effetti della parzializzazione dell'apertura vengono ridotti se si usa una configurazione detta "offset feed", mostrata nella Fig. S.lI. Il feeder è sempre nel fuoco della parabola, ma non è diretto verso il suo vertice; in questo modo una parte della superficie del paraboloide può essere eliminata ed il feeder non intercetta raggi di rientro nè il cammino dei raggi diretti. Questa configurazione, presenta, comunque, degli svantaggi: esistono componenti non trascurabili di correlazione incrociata; è molto più difficile controllare la forma del fascio, sostenere adeguatamente l'antenna ed orientarla. 5.5 Orien tazione del fascio con "feed ofiset" L'orientazione del fascio di un'al1Jenna a riflettore può essere ottenuta muovendo il feeder anziché l'inter~p.ntenna, purché esso venga mante- 53 ili,~ ~,.~ ~, Aperture field O Rodiation pol1ern O d/2 d/2 Od/2 d/2 ~-~~~ Fig.5.10: Effetto della parzializzazione dell'apertura. nuto nel piano focale. Quando il feeder non si trova più nel fuoco della parabola i campi sull'apertura non sono più in fase. Man mano che l'angolo di orienlazione aumenta, quindi, il feeder si allontana dal fuoco e si ha un degrado delle prestazioni dell'antenna: il fascio si allarga, aumenta il livello dei lobi laterali e diminuisce la direttività. Il massimo angolo di orientazione ammissibile é generalmente pari et qualche volta la larghezza del fascio. E' tanto maggiore quanto maggiore è il rapporto f/ d. Per esempio per f/ d = 0.25 si ha una riduzione all'80% del massimo valore del guadagno con un angolo di orientazione ±3 volte la larghezza del fascio, mentre per f/d = 0.5 si può scandire un angolo anche ±6.5 volte la larghezza del fascio. Parabalic reflectar Feed Fig.5.11: Riflettore parabolico con of(set feed. 5.6 Requisiti di precisione sulla superficie del riflettore Il fronte d'onda sull'apertura è piano nell'ipotesi che la superficie del riflettore sia perfettamente paraboloidica. Poiché ottenere questo è eccessivamente dispendioso, ci si accontent4l di sapere qual è il grado di inaccura- 54 tezza massimo accettabile senza che le prestazioni dell'antenna vengano apprezzabilmente degradate. Se le deviazioni dal paraboloide ideale sono casuali, si segue la regola pratica secondo cui è accettabile una deviazione quadratica media da 1/32 a 1/16 della lunghezza d'onda. Di conseguenza, il limite massimo di frequenza a cui , un'antenna può essere impiegata è stabiUto da questa regola. RcOcctor Iypc Spun altlminum-good Sp\ln ahllninum-best Metalil.ed plastic Machined altlmintlm R MS surrace lolerance, b' 0.64 0.15 0.06 0.04 mm mm mm mm (0.025 in.) (0.006 in.) (0.0025 in.) (0.0015 in.) Typical Reflector Surface Tolerances 55 LA TRASFORMATA DI FOURIER ApPLICATA ALLE ANTENNE 1 troduzione La teoria delle antenne è abbastanza simile a quelle dei segnali e degli spettri, da poter trasferire le nozioni da un campo all'altro. Per stabilire la relazione di trasformata di Fourier tra le grandezze fisiche in gioco nella teoria delle antenne~ si comincerà con il considerare antenne monodimensionali. Questo non costituisce una particolare limitazione, perché spesso un'antenna bidimensionale può essere descritta dalla opportuna combinazione delle distribuzioni di campo su due antenne monodimensionali. Si assumerà che sia dalo un campo incidente e che l'effetto di questo campo su un'apertura in uno schermo sia indipendente dalla presenza dello schermo::Nella trattazione che segue, quindi, verrà ."Consi~erata la sola apertura (approssimazione di Kirchhoff). 2 Aperture Monodimesionali Un'antenna a tromba che irradia in un semispazio infinito può essere facilmente schematizzata con un'antenna monodimensionale, come è illustrato nella Fig. 1. Si suppone che la distribuzione di campo sull'apertura sia indipendente dalla variabile y e che l'apertura sia molto grande in termini di lunghezza d'onda. r ~ ~" ~~ gy : !;:r _ z Fig.1: Antenna ad apertura monodimensionale. La distribuzione del campo sull'apertura in un punto x all'istante t ha un'andamento del tipo F(x) cos[wt - <I>(x)], dove w è la pulsazione dell'onda monocromatica incidente e F(x) e ~(x) sono, rispettivamente, l'ampiezza e la fase. Il fasore E(x) può essere espresso come: E(x) = F(x) e-j<j>(x) (1) 56 si noti che il campo istantaneo è dato dalla parte reale di E(x)e jwt : F(x) cos[rot - <j)(x)] = Re[E(x)e jwl ] (2) Per il principio di Huyghens, il campo in un punto lontano P, distante R dall'origine del sistema di riferimento xyz, può essere trovato come la somma dei contributi dovuti a ciascun elemento dell'apertura (Fig.2). Ciascuno di essi produce un campo proporzionale in ampiezza all'area dell'elemento, che in questo caso è dx, e ritardato in fase di un numero di lunghezze d'onda À proporzionale alla distanza tra l'elemento stesso ed il punto lontano su cui si stanno considerando gli effetti dell'apertura. '" % y....;:: sin e J=:...............: ::; l' Fig.2: Costruzione per l'applicazione dci principio di Huyghens. Il contributo di campo dovuto all'elemento che di trova tra x ed x+dx a distanza r dal punto P è: E(x)dxe-j2m lÀ (3) È interessante confrontare questa espressione con la (2.13), in cui va posto <j) == 0°. Come è facile dedurre dalla Figura 2:, la distanza r si può esprimere come: r = R + xsin9 = R + xs (4) dove si è posto s=sin9. Sostituendo la esprèssione (4) nella (3) si ha: E(x)e-j2rrR/À e-j2rrxs/À (5) Il fattore exp(-j21tR/À), che esprime il ritardo medio di fase degli elementi dell'apertura alla distanza R, è costan~e e può essere considerato un fattore di proporzionalità complesso. Integral1do gli effetti di tutti gli elementi si ottiene il campo totale nel punto P (vecF anche la (2.19»: 57 00 fE(x)e-j21tXs!Àdx (6) -00 L'espressione (6) è una trasformata di Fourier, come si vede facilmente considerando come variabile di integrazione x/À anziché x, che produce una funzione trasformata P(s): 00 P(s) = JE(i) e- j2rr (x/ìds d~) (7) -00 La quantità P(s) è proporzionale al campo lontano prodotto nella direzione s ed è nota come diagramma di irradiazione o spettro angolare. Una volta normalizzata rispetto all'ampiezza dell'eccitazione, essa caratterizza completamente l'antenna, indipendentemente dall'eccitazione. Il campo elettrico può essere calcolato trasformata inversa una volta nota la grandezza P(s): E (i) = 00 _Lp(s) e- j2rr(x!À)sds (8) Poiché s è il seno di un angolo, i limiti dell'integrale, in realtà, variano, al massimo, tra -1 e 1. Per esempio, si supponga che l'andamento del campo sia uniforme tra -w /2 ed w /2 e zero altrove, come mostrato in Fig. 3. Il diagramma di irradiazione si trova immediatamente essere: P(s) = w sinc ws (9) il cui grafico è mos tra lo in Fig. 3. Questa trattazione si riferisce ad antenne fortemente direttive. Nei casi più generali, bisogna tener conto di altri fenomeni, quali la polarizzazione, la presenza di bordi e spigoli, che generano campi evanescenti, il cui contributo è del tutto trascurabile nel caso di antenne fortemente direttive. 3 Analogia con i Segnali. Una volta stabilito il legame di trasformata di Fourier è possibile stabilire una corrispondenza tra le vartabili tempo-frequenza e le analoghe 58 . E(f) P(.) ~~---1--1 h-tD~ (a) ! À (b) Fig.3: Distribuzione sull'apertura (a) e suo spettro (b) grandezze nel caso delle antenne, come è chiaramente riassunto nella se:guente tabella: Segnali Tempo t Frequenza f Segnale V(t) Spettro S(f) Antenne Distanza dall'apertura in 'lunghezza d'onda x/À Direzione del seno dell'angolo e, s. Distribuzione di campo sull'apertura E(x/À) Diagramma di irradiazione o spettro angolare P(s) La relazione di trasformata di Fourier tra la distribuzione di campo sull'apertura e il campo lontano, consente di fare alcune utili considerazioni. Una distribuzione di campo uniforme su un'apertura grande rispetto alla lunghezza d'onda genererà un campo lontano con l'andamento di un sinc(x), perché la trasformata di una funzione "gale" è proprio un sinc(x), cioè l'antenna è direttiva (vedi Fig. 4). Una distribuzione uniforme su un'apertura molto stretta (assimilabile ad una delta di Dirac), genera un campo lontano costante, cioè l'antenna irradia in modo uniforme. Infine una distribuzione di campo su due aperture strette (due delta di Dirac) genera un campo lontano che varia cosinusoidalmente. Anche altre proprietà delle trasformate di Fourier valgono nel caso delle antenne. Di seguito consideriamo alcùni esempi. 59 ------- -4 t --_:_-/-- -ti f -------- ~ (b) (a) FigA: Alcune distribuzioni sull'apertura (a) e il campo prodotto su un piano lontano (b)_ 4 Larghezza del fascio e larghezza dell 'apertura: L'effetto di una scalatura dell'apertura dell'antenna può essere immediatamente valutata sfruttando la proprietà della variazione di scala nella coppia trasformata-antitrasformata. Infatti, se su un'apertura c'è una di- stribuzione di campo lata E(i) il campo lontano è P(s); se l'apertura viene sca- un fattore costante a, la distribuzione del campo diventa ,~x) ed il campo lontano, di conseguenza, è I a I-l~~) che significa che maggiore è l'apertura e più stretto è il fascio. Lo spettro di potenza di un'antenna è definito come I P(s) 12 , Dalla teoria dei segnali si sa che lo spettro di potenza è la trasformata della funzione autocorrelazione, in questo caso della autocorrelazione della distribuzione di campo sull'apertura. Di conseguenza, conoscendo la durata equivalente della funzione di autocorrelazione di una certa distribuzione di ampiezza è immediato calcolare la larghezza equivalente del fascio, come l'inverso della durata equivalente della funzione di autocorrelazione. La durata equivalente di una funzlpne g(x) è definita come: 60 00 fg(x)dx -00 (lO) geo) Il significato fisico della durata equivalente è quello di individuare un segnale di forma rettangolare, di ampiezza uguale al valore della funzione nello zero e durata tale che le aree sottese dai due segnali - quello vero e quello equivalente - siano uguali. La durata equivalente di un segnale gode della proprietà di essere l'inverso della sua banda equivalente, cioè: 00 fg(x)dx G(O) -00 geo) = (11) 00 fG(s)ds -00 In molti casi la larghezza di banda equivalente può essere considerata, con buona approssimazione, la durata di banda effettiva. Nel caso delle antenne è leggermente minore. La durata equivalente della funzione di autocorrelazione è sempre definita perché il valore geo) è sempre positivo, poiché è legato all'energia del segnale. Per esempio, si consideri una distribuzione di campo uniforme su un'apertura di 10À; la funzione di autocorrelazione è triangolare ed ha una durata equivalente di 10À., per cui la larghezza del fascio è un decimo di radiante (5.7 gradi). L'esempio è illustrato in fig. 5. E(t) 1'(,) Aperture distributlon Angular spectrum % X \PIi E*E ACF of .perture distribuHon I-+W I EH Be.m width . to h.lf power Angular power speetmm 'I ~ % X Fig.5: Relazioni tra alcune grandezze caratteristiche di un'antenna. 61 5 Spostamento del F.ascio Si supponga che la fase della distribuzione di campo sull'apertura vari linearmente con x. Questo equivale ad avere un segnale ritardato in fase rispetto all'istante t=O. Per il teorema di traslazione, la trasformata del campo, cioè il diagramma di irradiazione, risulta traslato rispetto all'origine di una quantità proporzionale al ritardo di fase del campo, come è chiaro dalla seguente relazione: E (i) e-j2 n:SX/À ~ P(s + S) (12) Questa relazione suggerisce una semplice tecnica per calcolare la traslazione del fascio; lo sfasamento può essere ottenuto, con dei veri e propri sfasalori sulla sorgente o con delle linee di ritardo (cammini diversi) 6 Array di Array Gli array di antenne, cioè successioni regolari di antenne uguali, possono essere facilmente trattati dal punto di vista delle trasformate di Fourier. Si supponga, infatti, di avere un array di N antenne, centrate nei punti Xl, X2, .. ',XN, con una distribuzione di campo totale che può essere espressa come: N LECt') (13) n=1 La (13) può essere espressa come convoluzione tra la distribuzione di campo su un elemento di array ed una successione di delta di Dirac centrate nei punti Xl, X2, ... ,xN: E(i) * q(i) (14) {i) =Ift) (15) dove n Detta Q(s) la trasformata di q(x/À), si ottiene immediatamente che il diagramma dell'array è dato da: 62 (16) P(s)Q(s) La funzione Q(s) è detta "fattore di array". È chiaro che il discorso può essere rovesciato: essendo noto il passo con cui si vuole spostare il fascio (e quindi la successione di delta di Dirac con cui con voI vere la funzione P(s»), si può risalire alla funzione per cui bisogna moltiplicare la distribuzione di campo corrispondente alla P(s). Le proprietà della convoluzione possono essere utilizzate per modificare il fascio di un'antenna o per compensare certi effetti indesiderati. Per esempio, alcune distribuzioni di campo sono "quasi" uniformi e si vuole riportarle ad una condizione di uniformità. Poiché la disuniformità si ha più che altro in prossimità dei bordi, una funzione sagomatrice che venga moltiplicata per la distribuzione effettiva, deve essere larga. Di conseguenza essa ha una trasformata stretta che è la funzione da convolvere con la trasformata della funzione di distribuzione effettiva. 7 lnterferometri Una particolare applicazione del teorema di convoluzione si ha nel caso di un interferometro a due elementi, che è costituito da due aperture ben distanziate (Fig. 6) con distribuzione di campo uniforme. Nel caso di due soli elementi, il teorema di convoluzione prende il nome di teorema di modulazione. La distribuzione di campo sulle aperture dell'antenna può essere espressa come: E(~) ~ Gf:'W) + Gf ~W) (17) dove G(x!w) è la funzione "gate". Il diagramma di antenna è, quindi: PCs) ~ < sinc (~ s )cos (2" ~ ~ ) (18) che ha il tipico andamento, mostrato in Fig. 6, di una funzione modulata ampiezza. 63 \ 1'(.) E({) I -"ì-.. /1\-~~ (\"" \7\, / '- Power-13Jiation pattern Fig.6: Una apertura che costituisce un interferometro a due elementi, il suo spettro angolare P(s) e il diagramma di irradiazione di potenza. 8 Aspetti Fisici dello Spettro Angolare Dall'analisi di Fourier, in termini di componenti, della distribuzione di campo sull'apertura risulta che ciascuna componente è della forma: P(s) ej2rr (x/À,)s (19) Ciò vuoI dire che l'ampiezza è uguale in tutti i punti x dell'apertura, mentre la fase varia proporzionalmente ad x. Questo tipo di campo è quello che verrebbe generato su un punto dell'apertura da un'onda piana incidente dalla parte posteriore con un certo angolo il cui seno è s. Dall'apertura, quindi, viene irradiata un'onda piana con la stessa direzione di quella incidente. In base alla (19) si può concludere che da ogni punto x dell'apertura viene irradiata un'onda piana in una certa direzione, quindi il campo irradiato in tutte le direzioni si può esprimere come combinazione di infinite onde piane in direzioni diverse, ciascuna con una certa ampiezza e fase, cioè la distribuzione di campo è data dai contributi espressi dalla (19) in tutte le direzioni, vale a dire si integra la (19) rispetto ad s, riottenendo la relazione (8). Se fosse I si> 1, la fase 2n:(x!À)s varierebbe più lentamente di l!À, cioè la distanza tra due massimi, per esempio, sarebbe, minore di À. Nessuna onda progessiva potrebbe generare un campo cosi fatto, perché la distanza tra due punti equifase, per esempio due massimi, misurata in una qualsiasi 64 direzione obliqua rispetto a quella di propagazione, può essere minore della lunghezza d'onda effettiva. Questo significa che, se venisse imposta una distribuzione di campo di questo tipo, l'onda irradiata lungo la direzione z si smorzerebbe immediatamente. 9 Teoria Bidimensionale Si supponga che la distribuzione di campo su un'apertura piana (x,y) abbia solo la componente Ey(x/À,y lÀ) nella direzione y diversa da zero; questa ipotesi non è restrittiva perché la eventuale componente lungo x può essere trattata, separatamente, come la componente Ey. La componente Ez, ortogonale a Ey, può essere dedotta da Ey applicando la condizione che la divergenza del vettore campo elettrico deve essere zero. Il campo generato dall'apertura può essere espresso come somma di onde piane: P(l,m) e j2 (n:!À)(lx+mY+l1z) dI dm (20) dove l,m ed n sono i coseni direttori e p(l,m) di dm è l'ampiezza complessa delle onde nel cono l - l + dI , m - m + dm. Un'onda che viaggia nella direzione (l,m,n) produce sul piano z=O un campo ~:p(l,m) e j (2n:!À)(lx+my) (21) cui lunghezza d'onda apparente ì..: è data da: À À' = (1 2 + m 2)1/2 (22) Se 12 + m 2 fosse maggiore di uno, À' sarebbe minore di À cos1 che rappresenterebbe un dettaglio più fine della distribuzione sull'apertura. In questo caso n sarebbe immaginario, come si deduce facilmente dalla proprietà dei coseni direttori: f + m2 + n2 = 1 e una componente dell'onda piana assume la forma: ~23) 65 e-(21t!À) I n I z P(l,m) e j(21t!À)(lx+my) dI dm (24) che rappresenta un'onda piana che viaggia nel piano xy, ma decade esponenzialmente con z (onda evanescente). Questo campo, quindi, non contribuisce al campo irradiato a grande distanza. Se 12 + m 2 è minore dell'unità, ì..,' varia tra infinito (propagazione perpendicolare al piano di apertura) e À (propagazione parallela al piano di apertura). La potenza irradiata per unità di angolo solido nella direzione (l,m) è proporzionale al modulo quadro dell'ampiezza complessa dell'onda, in un piccolo cono diretto lungo (l,m). Poiché l'angolo solido sotteso da un elemento dI dm è n-l dI dm, la potenza per unità di angolo solido è: P(l,m) dI dm [2 = n2 [ n- 1dI dm 11~1,m) 12 (25) La distribuzione di campo Ey(x/À,y fì.. ) associata a p(l,m) si ottiene sommando le componenti delle onde piane su z=O per tutti gli l ed m, cioè integrando i contributi espressi dalla (21) sul piano z=O. Essi si ottengono moltiplicando la (21) per il coseno dell'angolo l) tra il raggio diretto lungo (Im) e l'asse y. Si può far vedere che cosl) = n/\r(O - f), per cui, integrando i contributi di ciascun raggio lungo la direzione y si ha: 00 E(x/À,y lÀ) 00 !O- ~2)1/2 P(l,m) e j(21t/À)(lx+mY)dl dm = -00 (26) -00 La (26) è la trasformata bidimensionale di Fourier della funzione: PO,m) = n 1-'(l,m) (1 _1 2)1/2 (27) Come è noto, la trasformata della distribuzione di campo Ey(x/À,y lÀ) è il diagramma di irradiazione PO,m), da cùi segue immediatamente che la (27) è l'espressione del diagramma di irradiazione PO,m). Utilizzando la (27), lo spettro di poten.za I P(l,m) 1 2 si può esprimere come segue: n 2 I P(l,m) 12 = (1 - J2) I PO,m) 12 = cos 2<j> I (PO,m»2 (28) 66 dove <j> è l'angolo tra la direzione (l,m) ed il piano yz. Nel caso di antenne fortemente direttive lungo z, è cos<j> ::: 1 e il diagramma di irradiazione coincide con IP 12 a meno di n 2. 67 BIBLIOGRAFIA G.Franceshetti:"Campi Eletromagnetici", Bollati Boringhieri, 1988. [2] K.F.Lee:"Principles of Antenna Theory", John Wiley & Sons, 1984. [3] R. Bracewell: "The Fourier IntegraI and Hs Applications", McGraw Hill, Singapore, 1986 (2nd edition). [4] W.L. Stutzman:"Anlenna Theory and Design", John Wiley & Sons, 1981, V.S.A ..