VERBALE N° 20 RAMONA NASTASOIU 28/01/2016 HEGEL I

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VERBALE N° 20
RAMONA NASTASOIU
28/01/2016
HEGEL
I capisaldi del sistema filosofico e i tre momenti della storia:
tesi, antitesi e sintesi
I capisaldi sono le chiavi di lettura di tutto quello che Hegel andrà a discutere
sulla storia, sullo svolgimento della civiltà. Fase giovanile e fase matura hanno
come spartiacque l'ultima opera della fase giovanile, quella in cui Hegel ha
ragionato sul fallimento dell'universalità del cristianesimo, fallimento dovuto
ad una sorta di decadimento, da un cristianesimo universale si è irrigidito in
uno spirito positivo che sarebbe il termine tecnico che sta ad indicare uno
spirito di chiusura di, imposizione (positum). Questo scritto si chiama ' Lo
spirito del cristianesimo e il suo destino'' ed e stato composto fra il '98 e il '99 a
Francoforte. Costituisce lo spatriacque perchè una volta che Hegel aveva
pubblicato questo scritto aveva anche ritenuto che la religione non potesse più
rendere conto di uno svolgimento globale della storia, una comprensione
imparziale della storia.
Lui si spostò a Jena che fu la capitale del romanticismo, dove cominciò a
lavorare su un pensiero molto più orientato che sulla religione, sulla
comprensione concettuale della storia. Per concettuale si intende che la
potenza del concetto o pazienza del concetto(il concetto deve cercare di
mediare, di avere una comprensione critica della complessità della storia
cercando di svelarne dietro le apparenze che dicono che la storia è fatta di
casualità; se il concetto ha pazienza deve scoprire un unità logica dietro tutto
ciò che è disordinato o apparentemente casuale; questa unità logica sarà il
lavoro della filosofia) è quella di fissare un quadro globale, universale della
storia come un tutt'unico, deve porre dei legami fra epoche e individui e
civiltà apparentemente slegate fra loro.
La storia ha una sua ragione intrinseca, interiore, che sta al filosofo svelare.
Secondo l'antico termine di aletheia (in greco svelamento), la verità della
filosofia è sempre stata intesa come svelamento, e si svela ciò che è oggettivo.
Quello che vuole dire Hegel è che la storia nella sua apparente irrazionalità o
casualità, in realtà ha una sorta di destino logico e questo porta Hegel a dire
che tutto ciò che è reale è razionale (uno dei 3 caposaldi) e questa è la visione
speculativa (speculum-specchio- la filosofia deve riflettersi nella storia, deve
immergersi in quella che è l'atmosfera più concreta di tutte cioè la storia
stessa) di Hegel.
Hegel dice che la scienza è un aspetto del pensiero umano però la scienza,
come la religione, come l'arte sono comunque degli aspetti parziali della
cultura di una civiltà. Invece ciò che è più concreto, più degno di
considerazione è la storia della civiltà nella sua globalità, in cui ci sono inseriti
gli aspetti scientifici, artistici. In senso metaforico La filosofia è come una sorta
di supervisore che si pone dall'alto e vede un'intera foresta. Chi sta nella
foresta può parlare di qualche specie anche nella maniera più dettagliata
possibile però non riesce a cogliere il tutto perché sta dentro. Chi invece si
stacca dalla foresta e la vede dall'alto la vede nella sua globalità ed è questa la
filosofia secondo Hegel.
E' sempre il punto di vista che si pone in maniera imparziale a posteriori e
vede davanti l'oggetto nella sua completezza. La filosofia deve riflettere su ciò
che è avvenuto dal passato fino al presente come se fosse su un punto di vista
superiore, su una sorta di piedistallo. Questa è la comprensione speculativa
che Hegel vuole dare alla storia perché la storia ha una sua ragion d'essere. Un
altro caposaldo afferma che
Il finito è sempre una parte dell'infinito. Finito e infinito sono coappartenenti e
significa che tutto ciò che è finito, gli individui, le epoche in realtà non sono
prese mai isolatamente ma fanno sempre parte di un processo che si chiama
storia. Un'epoca è sempre il risultato di un intero processo. Un individuo non
può mai essere spiegabile isolatamente ma è sempre una parte dell'infinito, del
contesto che vive, della storia, della cultura; l'infinito è la storia. Il compito
della filosofia quindi è quello di vedere, di comprendere ciò che è già accaduto
cioè la storia dalle origini fino al presente e Hegel fa l'esempio di una civetta
che lavora quando la giornata è finita. Hegel vede la storia come un processo
che dall'inizio si svolge nella sua massima maturazione nel punto di vista più
alto della civiltà occidentale, che sarebbe la cultura tedesca. E' come dire che la
storia ha avuto come scopo autocomprendersi grazie alla filosofia tedesca
ovvero grazie al punto di vista di Hegel. Grazie alla filosofia la storia si auto
comprende.
La preoccupazione maggiore di Hegel non è la storia fine a se stessa ma è lo
studio della storia così come è avvenuta però nella speranza di vedere quale è
stato lo svolgimento anche il rischio di chiusura dello spirito e prendere
quindi insegnamento della storia per poter poi avere davanti la dignità di un
popolo o la maturità etica di una società. Hegel viveva in una società in cui
grazie al Romanticismo prende certi concetti come i sentimenti, l'importanza
di una nazione e la libertà degli individui che Kant aveva già innescato. La
preoccupazione della filosofia tedesca è quella portata al congresso di Vienna,
alla passività. L'Europa si stava esponendo al morbo del più assoluto
individualismo, dell'egoismo sociale che è tipico della filosofia anglosassone
c'era la mentalità americana che si stava affermando anche oltreoceano,
mentalità chiamate in filosofia utilitaristiche, materialistiche. Perciò Hegel è
preoccupato che questo tipo di cultura possa schiacciare l'umanità rendendola
alienata (estraniata, priva di autocoscienza) perché Hegel dice che un popolo
deve essere autocosciente di sè; la storia va studiata in maniera imparziale ma
ha sempre uno scopo, quello di svegliare l'autocoscienza di un popolo e lui
dice che la Germania è l'unica in questo periodo ad avere un'autocoscienza di
come stanno andando le cose.
Hegel affronta il discorso della storia come il più urgente di tutti perché
parlare di storia significa parlare dello svolgimento dell'umanità.
La preoccupazione maggiore di Hegel è il risveglio etico dalla coscienza della
collettività, per Hegel è fondamentale che l'umanità si svegli. I romantici a
partire da Goethe che scrisse una ballata che molti filosofi della scienza
riprendono come importante per capire che fine stiamo facendo e questa
ballata si chiama 'L'apprendista stregone' che è una grande metafora di che
fine fa l'uomo rispetto la tecnica, è la storia dell'individuo che vuole diventare
stregone e quindi riesce ad avere l'abilità tecnica (la magia) per ordinare una
scopa di fare i servizi in casa e possibilmente versare di tanto in tanto un
secchio d'acqua. L'apprendista, dispensato da ogni fatica ma la scopa non
riesce a calcolare le conseguenze delle sue azioni e versa il secchio di acqua
finché l'apprendista stregone annega. Questa è tutta una metafora che vuole
indicare che la tecnica ha creato un automatismo tale che non è possibile
renderlo reversibile e l'umanità è come l'apprendista che ha creato questo
potere magico della tecnica che è capace di fare tutto però ci fa perdere il senso
della fatica, della responsabilità. Questo progresso che la tecnica ha indotto
nella civiltà è in realtà un regresso, l'uomo non si interroga più su quelli che
possono essere i lati negativi della tecnica, l'uomo è schiacciato dalla tecnica.
Questo è nichilismo e un'eventuale soluzione è cercare una sorta di risveglio
delle coscienze.
L'uomo senza le radici storiche da cui proviene, senza uno spirito critico
storico del grande processo dell'umanità, se fosse quindi soltanto chiuso nel
presente sarebbe insignificante, invece l'uomo ha il dovere morale e sociale,
deve trarre dalla storia degli insegnamenti soprattutto etici. Rousseau fu il
primo fra i filosofi preferiti di Hegel soprattutto nella fase della sua
maturazione umanistica e Rousseau aveva scritto due saggi, uno sulla
disuguaglianza degli uomini e l'altro sugli svantaggi delle tecniche e cominciò
quindi ad andare contro la tecnica perché aveva intuito che l'uomo che celebra
la tecnica come fine a se stessa e perde di vista la sua dignità morale, il senso
della libertà è un uomo che perde in partenza. Ha scritto l'Emilio' che è
un'opera sull'educazione in cui sosteneva che l'individuo ideale non può
crescere come un individuo che sa fare le cose ma il senso è il saper essere.
Metteva in luce quindi l'aspetto etico e spirituale immerso nella storia. Hegel
parla esattamente di questo; la storia non è fine a se stessa ma fa parte del
processo civile e Hegel dice che deve essere anche etico perché il progresso
civile ma tecnico non etico dell'umanità è un falso progresso. Per Hegel il
sommo bene è il recupero della storia della civiltà perché soltanto così si può
raggiungere una sorta di sveglia culturale perché il sommo bene per come l'ha
posto Kant sembra inarrivabile, è un dovere morale astratto e dice che Kant ha
avuto ragione solo che non ha parlato del fatto che l'individuo deve essere
calato nella storia, che è la cosa più importante. Per Hegel è urgente che gli
individui sappiano in che epoca vivono, quale è il percorso che l'umanità ha
fatto perché il presente è il risultato del passato.
Stabilito che la storia è la cosa che va studiata cominciamo a capire come
Hegel la studia. Secondo Hegel la storia procede a tre momenti. L'epoca del
Medioevo se studiata isolatamente dalla fine dell'impero Romano fino all'anno
mille, se la vedessi chiusa in un guscio avrei un'operazione di isolamento di
un'epoca, sarebbe come parlare di una tesi, di un qualcosa di fine a se stesso.
Hegel comincia a chiedersi se ci può veramente mai capire qualcosa se studia
il medioevo soltanto all'interno del medioevo. Dice che una tesi, qualcosa che
viene posto come oggetto di studio, un'epoca, è sempre astratta se non la
pongo in antitesi con qualcosa di diverso perché è dal confronto che salta la
ricchezza. Se mi chiudo a studiare un'epoca chiusa in se stessa sono destinato
ad avere una comprensione parziale dell'epoca, viceversa ho più speranze se
questa epoca la pongo in relazione con qualcos'altro. Quindi ad ogni tesi devo
sempre tener conto di un'antitesi, solo cosi la storia torma in sé per sé (ha una
sua autocoscienza, completezza). Quando Hegel parla di una visione, un'idea,
un'epoca è in sé per sé se riesce a porre dei legami fra delle tesi e delle antitesi,
che messe in relazione si ha una visione più completa. Hegel dice che il
Medioevo è il risultato di qualcosa di diverso che è passato, tipo la storia
romana e ulteriormente considerando sempre il Medioevo pongo un’altra
antitesi come il Basso Medioevo che si svolge in modo differente rispetto
all'Alto Medioevo. La storia ha una sua legge dialettica, la storia procede
sempre per tesi, antitesi e sintesi. La sintesi è quando si prende coscienza, ad
esempio il presente deve poter essere la sintesi di tante cose diverse che si
sono evolute nel passato e quindi c'è un punto di vista in sé per sé, sistematico;
la sintesi è sempre unione di opposti, è comprensione di parti apparentemente
isolate fra loro. Secondo Hegel un buono storico deve sempre porre dei legami
dialettici nella realtà, se non si esce fuori da un punto di vista isolato si rimane
statici. Viceversa quando un individuo esce fuori di sé (aprire quello che
potrebbe essere un pregiudizio, una chiusura) mettendosi in relazione con gli
altri quindi deve sempre creare dei rapporti dialettici. La crescita spirituale di
un individuo per Hegel, conoscere se stessi, significa anche conoscere gli altri
e quindi c'è l'idea in sé, cioè la tesi, un momento astratto. L'idea in sé deve
necessariamente essere messa in relazione con l'idea fuori di sé, e solo da
questo reciproco rapporto si può sperare di arrivare ad una sintesi.
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