SPECIALE RIFIUTI Realacci: un grande problema da gestire in modo nuovo di Pio Cerocchi L’emergenza rifiuti della Campania, una situazione estrema o uno specchio dell’intero Paese? Lo abbiamo chiesto a Ermete Realacci, Presidente onorario di Legambiente, oggi Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati Onorevole Realacci, la lunga ed ancora irrisolta vicenda dell’emergenza-rifiuti in Campania, fa pensare che la questione abbia dimensioni più ampie di quelle di Napoli e del suo hinterland, e che, perciò, riguardi anche il resto del Paese. E’ vero? Bisogna essere chiari e fare anche dei distinguo. La questione dei rifiuti in Campania è una macchia per l’intero Paese, anche in sede internazionale. Per chi ci guarda da New York o da Shanghai, vede l’Italia nel suo complesso. Non riconosce una regione da un’altra, e questa vicenda appare incomprensibile. Un commissariamento durato 13 anni, l’epilogo del commis- 8 obiettivo sicurezza sariamento di Bertolaso impossibilitato a svolgere il suo lavoro, non sono serviti a risolvere un’emergenza grave e questo fallimento colpisce il primo luogo le istituzioni locali, la politica e il rapporto di questa con i cittadini. Una situazione che getta discredito anche sui numerosi comuni campani che ottengono ottime percentuali di raccolta differenziata. Per quel che riguarda le dimensioni del fenomeno, la questione campana, se consideriamo la gestione ordinaria dei rifiuti urbani, rappresenta un unicum nel nostro Paese; per quanto riguarda il ciclo illegale, invece, questa regione è spesso la destinazione finale o crocevia SPECIALE RIFIUTI di traffici illeciti di rifiuti compiuti da organizzazioni criminali. Un business milionario che ormai interessa non solo le regioni del Mezzogiorno, quelle a tradizionale presenza mafiosa, ma per mezzo di network illegali gestisce rotte che attraversano il Paese in tutte le direzioni, adeguandole a seconda delle esigenze e delle opportunità. Una vera e propria piaga che genera non solo gravissimi danni all’ambiente, ma anche alla salute delle persone e all’economia. Per fare un esempio campano, pensiamo al caso di un paio di anni fa, dove a causa degli incendi di rifiuti operati dalla camorra sono stati abbattuti quasi seimila capi di bestiame tra bufale e ovini perché il loro latte, destinato a produrre le mozzarelle famose in tutto il mondo, era contaminato da tali quantità di diossina da renderlo paragonabile ad un rifiuto tossico-nocivo. Perché nei territori metropolitani, dove la concentrazione dei rifiuti è enorme, non si è ancora realizzata con percentuali significative, la raccolta “differenziata”? Nel nostro paese la produzione dei rifiuti pro capite è ancora molto alta, pari a 538 Kg per abitante ogni anno. La maggior parte finisce in discarica, circa 280 kg per abitante l’anno, mentre 62 kg per abitante l’anno viene smaltito negli inceneritori. La raccolta differenziata è ancora lontana dagli obiettivi previsti dalla legge. A fronte di un obiettivo del 35% di raccolta differenziata (da conseguire nel 2003) siamo a meno del 25%. A Brescia da anni i rifiuti alimentano un impianto cittadino per il riscaldamento dell’acqua, garantendo un ottimo servizio per gli abitanti. E’ un caso destinato a rimanere isolato? Sicuramente no. Una corretta gestione dei rifiuti presume un processo virtuoso che veda, in primo luogo, una riduzione dei rifiuti prodotti, successivamente un riciclo ottimale dei rifiuti e infine, solo quello che non può essere trattato differentemente può essere smaltito in discarica o negli inceneritori di nuova generazione. Detto ciò è evidente che sebbene nessuno li voglia “nel proprio giardino” da qualche parte, ovviamente in luoghi che prevedano opportune caratteristiche, questi impianti vanno pur fatti. E’ un campo dove la tecnologia, la ricerca e l’innovazione possono produrre ottimi risultati e generare nuove economie. Anche i rifiuti segnano una spaccatura nel Paese: una nuova linea che separa e allontana il Nord e il Sud? Sulla gestione dei rifiuti l’Italia è un paese a tre velocità. Con un nord efficiente, un centro mediocre, e un sud ancora molto indietro. Questo però non va visto come un male oscuro e incurabile. L’emergenza rifiuti che sta soffocando il Napoletano è cronica, ma la via d’uscita esiste. Basta guardare all’esempio di chi ha risolto il problema con la raccolta differenziata. E non serve andare nel virtuoso nord: Bellizzi, in provincia di Salerno, raccoglie, separando i materiali, il 73% dell’immondizia. Come? Con un collaudato servizio di raccolta porta a porta che si va raffinando con l’esperienza e con la collaborazione dei cittadini. Così come avviene ormai da molti anni nei comuni di Veneto, Lombardia e Piemonte Nel caso di Napoli e della Campania ci troviamo, a partire dal Governo centrale, in una filiera di responsabilità pubbliche affidate a donne ed uomini del centro sinistra, il che avrebbe dovuto determinare una congiuntura politica favorevole alla soluzione dei problemi: ma così non è sta- to, e verrebbe da dire che la politica non è in grado di dare risposte ai problemi del territorio. Davvero dovremo rassegnarci a questa constatazione, oppure è legittimo coltivare ancora la speranza che alla fine le soluzioni giuste saranno trovate e adottate? Sulla questione dei rifiuti è fondamentale la responsabilizzazione delle istituzioni locali, delle forze politiche e dei cittadini. Per prima cosa è fondamentale per affrontare le emergenze che si registrano in alcune regioni italiane, a partire dalla Campania, dove si è dimostrato completamente inutile il lungo commissariamento. Il tema della gestione dei rifiuti, o se si vuole essere più realistici del loro smaltimento, è di quelli particolarmente caldi, su cui si misura la capacità di governo di una classe dirigente. Lo è, sia che si parli di quelli di cui ognuno di noi, in varia misura, è quotidianamente produttore, sia che si tratti di scorie che mai avremmo voluto fossero generate, come ad esempio quelle che ci sono rimaste in eredità dalle centrali nucleari, chiuse da oltre quindici anni. Per comprendere la dimensione del problema e le grandi difficoltà, di consenso sociale in particolare, che ci sono per risolverlo, basta ricordare che la produzione dei rifiuti continua inesorabilmente a crescere più del PIL e mantiene un incremento medio su base annua di due punti. Inoltre, sulla capacità o meno di risolvere questo problema, si misura la qualità della vita di un paese, il suo modo di consumare e di produrre, insomma la sua capacità di costruirsi un futuro. Associare le parole qualità, sostenibilità e innovazione alla gestione dei rifiuti può sembrare fuori luogo. A maggior ragione in un Paese come il nostro che negli ultimi decenni si è caratterizzato per l’arretrato sistema di gestione del problema. Eppure è improrogabile farlo. 9 obiettivo sicurezza