Aristotele, la logica e le categorie dell’essere Aristotele è convinto che l’essere si dica e si manifesta in molteplici modi, dunque è conapevole del fatto che non è possibile identificare un’unica scienza che possa esprimerlo interamente e che sia in grado di conoscere e comprendere i molteplici aspetti della realtà. Partendo da questo assunto egli elenca un insieme di scienze dal diverso valore gnoseologico (di conoscenza): - le scienze teoretiche: la filosofia prima ( metafisica), la filosofia seconda (fisica) e la matematica - le scienze pratiche: etica, politica - le scienza poietico-produttive: poetica e retorica Le prime indagano il mondo del necessario, cioè he avviene sempre allo stesso modo e non potrebbe avvenire diversamente da come avviene. Le seconde si riferiscono ad un settore della realtà, quello che ha a che fare con l’agire umano (etica e politica infatti hanno a che fare con l’uomo nel suo agire privato e pubblico). Le terze hanno a che fare con le produzioni umane, le belle arti e le arti dello spettacolo (come la tragedia) e lo studio del linguaggio (retorica). A tutto ciò c’è da aggiungere la logica, la quale è un “settore”, una sorta di premessa, di prerequisito fondamentale che fornisce alle scienze informazioni e nozioni basilari sul funzionamento del pensiero e delle strutture del linguaggio. Dal momento che, secondo Aristotele, il linguaggio e il pensiero si riferiscono alla realtà, comprende che l’essere si dà e si manifesta nel nostro pensiero e nei nostri discorsi in dieci modi differenti, cioè sotto forma di: sostanza, qualità, quantità, relazione, luogo, tempo, avere, giacere, patire, agire. Tra di essi il più importante è la sostanza (concetto chiave in Aristotele). La sostanza, a sua volta, è divisa in sostanza prima (che indica un individuo preciso. Es: Socrate) e sostanza seconda ( la sostanza universale: cavallo, animale, uomo presi in generale). La sostanza è sempre e solo soggetto e non può mai fungere da predicato. Dunque il concetto è che noi possiamo pensare la realtà e formulare dei pensieri perché utilizziamo questi dieci categorie fondamentali. Senza di esse non potremmo pensare nulla. Es: se non ci fosse Socrate (sostanza prima) non ci sarebbe il suo essere Uomo (Sostanza seconda) il filosofo ( qualità) la sua statura (quantità) il suo vivere ad Atene (luogo) nel V secolo (tempo) il maestro (relazione) l’insegnamento (agire), la condanna a morte (patire), passare le giornate in carcere (stare), avere discepoli (avere). Sempre nella Logica, lo Stagirita affronta il problema del discorso enunciativo, quel discorso che può esprimere verità e falsità. Qui evidenzia e distingue diversi tipi di proposizioni: -Affermative (l’uomo corre) -Negative (l’uomo non corre) -Universali ( tutti gli uomini sono mortali) -Particolari (alcuni uomini sono giusti) -Singolari (Socrate è un uomo) Il punto centrale della Logica Aristotelica è, però, il Sillogismo (ragionamento, argomentazione). Esso è formato da tre parti: le prime due vengono definite premesse (maggiore e minore) e la conclusione (composta da due termini: estremo maggiore e minore) . Esempio: Tutti gli uomini sono mortali (premessa maggiore); tutti i Greci sono uomini (premessa minore): dunque tutti i Greci sono mortali (conclusione) il termine “uomo” è definito termine medio e funge da soggetto nella premessa maggiore e da predicato nella minore. Oltre a ciò, Aristotele elabora i tre famosi assiomi da cui nessuna scienza può prescindere: -principio di identità (A è uguale a A) -di non contraddizione ( non è possibile affermare e a l tempo stesso negare un medesimo predicato di un medesimo soggetto) -del terzo escluso ( non si dà una terza alternativa tra affermare e negare un certo predicato di un certo soggetto) La Fisica La fisica in Aristotele è intesa come quella scienza che vuole giungere alla conoscenza del perché delle cose, ossia scoprire la causa per cui una cosa è così com’è e non diversamente. Nel primo analizza e comprende che tutto ciò che esiste in natura si genera e diviene da qualcosa (privazione) e va verso qualcos’altro (forma). Es: il ragazzo da incolto diviene colto. Questo vuol dire che il divenire naturale delle cose passa da uno stato in cui il soggetto è in potenza e, alla fine di un processo, diverrà atto, pertanto tutto ciò che esiste pass dall’essere in potenza all’essere in atto. Nel secondo libro affronta la trattazione delle cause che, secondo lui, sono quattro: -la causa materiale (ciò di cui una cosa è fatta) -la causa formale (la sua essenza) -la causa efficiente ( ciò da cui ha preso il via il processo di divenire) -la causa finale ( il fine in vista di cui quella cosa esiste) Nel terzo libro affronta il problema del movimento, analizzato a partire dalle categorie di sostanza, qualità, quantità, luogo. Movimento seconda sostanza: generazione e corruzione (nascita e morte) Moviemento secondo qualità: alterazione (un corpo che da caldo diventa freddo) Movimento seconda quantità: aument e diminuzione Movimento secondo luogo: traslazione (mela che cade dall’albero) Per quanto riguarda il movimento, Aristotele ci dice che i corpi celesti si muovono secondo un movimento circolare ed eterno (grazie alla sostanza di cui sono composti chiamata etere). L’universo di Aristotele è unico e finito e formato da cinquantacinque sfere concentriche che ruotano eternamente ciascuna in senso contrario rispetto all’altra, attorno ad un centro che corrisponde alla Terra. Ogni sfera contiene stelle e pianeti. L’ultima sfera è chiamata cielo delle stelle fisse (chiamata anche primo mobile) Nella fisica Aristotele affronta anche il problema dell’anima che, diversamente da Platone, è identificato come un semplice principio biologico, cioè principio di vita per noi esseri viventi, è l’essenza di noi esseri viventi. Il corpo è materia, l’anima è forma dunque sostanza. Essa è divisai in tre parti: -nutritiva -sensitiva -intellettiva L’unione di corpo e anima permette a noi di vivere e queste due componenti si integrano reciprocamente perché tutte le funzioni psichiche provocano reazioni somatiche, ma è anche vero che la psiche subisce le affezioni del corpo. L’anima sensitiva permette la memoria, i desideri, il movimento e l’immaginazione e le percezioni sensoriali. L’immaginazione è l’aspetto più interessante: essa consiste nel formare nella mente le immagini di oggetti o eventi che non sono presenti qui concretamente. L’anima intellettiva è formato appunto dall’intelletto. La Metafisica la metafisica di Aristotele conta 14 libri ed è divisa in: - eziologia (dottrina delle cause) -ontologia (dottrina dell’essere) -ousiologia (dottrina della sostanza) -teologia (dottrina del divino) Nella prima parte di dice che la metafisica è la forma più alta di conoscenza o episteme, cioè quella conoscenza che ha per oggetto le cause e i principi primi della realtà e ricerca il vero. Qui infatti Aristotele afferma , contro Platone, che le idee sono solo meri duplicati della realtà, concetti vuoti che non esistono in sé. La principale critica che gli rivolge è l’argomento del terzo uomo: se esiste un uomo in sé (l’idea di uomo Platonica) allora dovremmo ammettere un terzo uomo in virtù del quale sia gli uomini sensibili sia l’idea di uomo sono legittimati a esistere, ma questo presupporebbe l’idea di un quarto uomo e così via all’infinito. Ontologia: la scienza che studia l’essere in quanto tale. Il significato principale che viene attribuito all’essere è quello di sostanza (la sostanza che è soggetto logico di ogni predicazione perché può essere solo soggetto e mai predicato). Dunque il primo significato di essere è sostanza e tutti gli altri sensi saranno soltanto affezioni della sostanza. Oltre a quello di sostanza, l’essere può essere definito come: -vero -accidente -atto e potenza Atto e potenza altro non sono che l’aspetto dinamico della coppia materia-forma. Dunque la ontologia studia la sostanza, cioè il primo significato dell’essere e le proprietà che appartengono a ciò che è. L’essere è sostanza, dunque bisogna affrontare il problema dell’ousiologia, ossia la scienza della sostanza. Per Aristotele, la sostanza si può dire in quatto modi: -essenza sostanziale -universale -genere -sostrato (si intende per sostrato sia la materia, sia la forma, sia l’unione (cioè il sinolo) di materia e di forma). Oltre a ciò Aristotele identifica cinque caratteri distintivi della sostanzialità che sono: -l’essere soggetto di predicazione -avere una esistenza a sé stante -l’essere qualcosa di determinato -l’essere qualcosa di unitario -l’essere in atto Stabilito questo, Aristotele arriva a identificare la sostanza con la forma, perché è maggiormente sostanza. Perché? La forma coincide con l’atto, mentre il sinolo ( e la materia) a causa della componente materiale contengono un aspetto potenziale. La sostanza prima è dunque la forma, intesa come essenza sostanziale, ciò che la cosa è, ciò che organizza e determina la materia. Nell’ultima parte, la teologia, Aristotele ravvisa una sostanza superiore, separata e immobile a partire dal concetto di movimento. Se il movimento esiste, deve esistere qualcosa che lo possa creare. Ma per creare il movimento in quanto tale, cioè anche il primo movimento in assoluto che ha dato il via a tutto il resto deve esistere qualche cosa che è sempre in atto. Non può essere un corpo celeste che ha dato il via al movimento, perché essi sono sempre in atto, ma non sono solo atto giacchè hanno una parte materiale e dunque dotati di potenza. Dobbiamo cercare qualcosa che sia solo atto. Fenomeni come il moto (ma anche il tempo) sono eterni, dunque deve esserci la certezza di una causa che lo sia altrettanto. Se dunque elementi che hanno una componente materiale non possono essere la causa prima, allora dovremo trovarne una che sia non solo eterna, ma anche immobile e incorporea. Ma come può una causa incorporea dare il moto a qualcosa di corporeo? Aristotele dirà che questo movimento non avviene per contatto. La prima causa, cioè il primo motore, muove direttamente il primo cielo come oggetto d’amore. Il primo motore, cioè, ama il primo cielo e come risultato crea un movimento che si avvicina alla più perfetta immobilità, cioè il moto circolare uniforme. Il primo motore, dunque, mancando di materia può svolgere una sola attività: l’attività teoretica (contemplativa). Ma chi è quell’entità che, in assoluto, svolge soltanto attività teoretica in virtù della sua mancanza di materia? Dio, cioè l’intelletto divino che, quindi, coincide con il primo motore immobile. A chi potrà rifersi una entità sempre in atto e priva di componente materiale? Solo a se stessa: è, dunque, pensiero di pensiero, cioè un pensiero che pensa eternamente se stesso. L’etica Esse hanno a che fare con il contingente mondo dell’agire umano, cioè studiano i fenomeni, gli eventi concreti cercando di indicare non in assoluto, ma di volta in volta, il comportamento migliore possibile che ogni uomo può adottare. Aristotele è infatti l’inventore dell’etica, cioè della scienza degli usi e dei costumi, che si esplica in un contento ben preciso: la polis. All’interno di essa, che è la forma di aggregazione per eccellenza, si svolge anche la vita politica che deve stabilire il bene per la collettività. Etica e Politica hanno come fine ultimo quello di stabilire il bene supremo dell’uomo. Aristotele lo identifica nella felicità, dunque l’etica deve occuparsi di indicare quei mezzi che servono a ottenerla. Come la si ottiene? Attraverso la vita virtuosa, vivere attraverso la natura specifica dell’uomo, ossia la sua razionalità. In questo senso Aristotele divide le virtù in: -Virtù etiche: hanno a che fare con lo tato eccellente della parte desiderativa o irrazionale dell’anima che si lascia guidare dalla ragione -Virtù dianoetiche: l’eccellenza della parte razionale Ma cos’è la virtù? Egli la definisce una disposizione costante che l’uomo acquisisce con l’esercizio e l’abitudine cioè è compiendo atti generosi che si acquisisce l’habitus (abitudine) alla generosità. Tra le principali virtù etiche ci sono: amicizia, giustizia, coraggio, temperanza, generosità, magnanimità ecc.. Le passioni non vanno affatto eliminate anche perché fanno parte dell’uomo e in quanto tali devono essere regolamentate, cioè incanalate verso la giusta direzione, verso il fine ritenuto di volta in volta il migliore. La virtù etica consiste nella mesotes, cioè nel giusto mezzo. L’uomo virtuoso è chiamato spoudaios, il malvagio phaulos. La virtù etica è anche definita come froairesis, cioè come scelta deliberata, una sorta di saggezza pratica. Da esse deriva la fronesis, cioè la capacità di ben deliberare, la capacità di scegliere i giusti mezzi per arrivare ai giusti fini.