Einstein, il padre della Relatività cercava l`Assoluto

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L’ECO DI BERGAMO
GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2014
Cultura
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RAYBRADBURY
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«Einstein, il padre
della Relatività
cercava l’Assoluto»
Prende il via stasera il ciclo «Le città invisibili»
Al Centro congressi l’attrice Lucilla Giagnoni
dialoga con l’astrofisico Marco Bersanelli
i parte forte, con Einstein. Non è un personaggio facile da afferrare,
infatti non è spesso al
centro di conferenze, dibattiti, a differenza di altri scienziati più «teatrali». Ma la rassegna
«Le città invisibili», ciclo di letture-dialoghi che anticipa il Festival
della Cultura 2015, questa sera
(ore 21) si apre proprio con l’autore della Teoria della Relatività e
con i suoi «pensieri sulla scienza
e la fede dai Diari». Nell’incontro
presso il Centro Congressi Giovanni XXIII l’attrice e autrice di
teatro Lucilla Giagnoni dialoga
con l’astrofisico Marco Bersanelli:
«Non sarà uno spettacolo ma una
riflessione a due voci: l’anno scorso con la Fondazione Bernareggi
avevamo tenuto una conferenza
sulla Lettera a Cristina di Lorena
di Galilei, ed era già venuta fuori
la figura di Einstein in una maniera interessante e non scontata.
Così ci abbiamo lavorato su. Abbiamo un canovaccio ma andremo anche un po’ a braccio, seguendo il filo del ragionamento
come viene, intrecciando racconto, letture (dalla autobiografia di
Einstein e da “Il mondo come io
lo vedo”) e riflessioni su di lui».
forse il ramo scientifico più consolidato e provato, ma Einstein
trovava in esse dei gap, dei “buchi”
dal punto di vista teorico».
S
Cosa affascina in questo scienziato?
«Ha rovesciato la nostra visione
del mondo, dall’infinitamente
grande all’infinitamente piccolo.
Ha sconvolto tutto un sistema di
pensiero. Oggi quello che sappiamo in fisica si poggia sulla Teoria
della Relatività e sulla Meccanica
quantistica, due branche avviate
«Natura non facit saltus», dicevano
gli antichi...
Lucilla Giagnoni
«Lavorava da solo,
con il suo cervello:
è stato l’ultimo
fisico-filosofo»
«È famosa la frase di Einstein:
“Dio non gioca a dadi”. Se le due
teorie avviate da lui sono oggi le
basi di tutta la nostra conoscenza
del mondo, non abbiamo però una
teoria che le unifichi. Einstein ha
dedicato gli ultimi trent’anni della
sua vita proprio a cercare questa
Teoria del Tutto, ma non ce l’ha
fatta. È stato l’ultimo dei grandi
fisici-filosofi del passato. Il suo
lavoro è stato essenzialmente teorico: lavorava in solitudine, con il
suo cervello».
Che vertigine! Cos’aveva di così eccezionale quest’uomo?
«Ha sempre cercato
una Teoria del tutto.
Ma per lui il mistero
più grande è l’uomo»
entrambe da Einstein. Il suo contributo fu fondamentale anche
nella definizione dei quanti di
energia: pochi sanno che ottenne
il Premio Nobel proprio per queste ricerche e non per la Relatività.
In questo caso ha fatto ombra il
successivo distacco di Einstein
dalla Meccanica quantistica, quelle teorie fondate su una matematica probabilistica non lo convincevano, non gli tornavano dal
punto di vista estetico. Oggi sono
«Oh, credo il “corpo calloso” che
unisce emisfero destro ed emisfero sinistro del cervello, la parte
intuitiva e la parte logica: il suo era
molto connesso, molto irrorato».
Il padre della Relatività era un pensatore scettico?
«È stato ritenuto il responsabile
di tutti i relativismi del ’900: quello che vorremmo dire stasera, invece, è che in realtà Einstein aveva
un’idea fortissima che lo muoveva
nelle sue ricerche: l’idea di Assoluto. Non gli piaceva neppure il nome con cui la Relatività è diventata poi famosa: voleva chiamarla
Teoria dell’invarianza. Infatti in
essa c’è davvero un assoluto, fisico:
la velocità della luce».
Il grande fisico Albert Einstein , padre della Teoria della Relatività e degli studi di Meccanica quantistica
Uno scienziato molto astratto ma anche molto concreto.
«Per Einstein era importantissimo riuscire a spiegare il reale. Era
un’urgenza quasi fisiologica. E il
punto di arrivo del suo pensiero
è forse in questa famosa frase:
“L’eterno mistero del mondo è la
sua comprensibilità... Il fatto che
sia comprensibile è un miracolo”.
Che il cervello umano sia costruito in modo da poter comprendere
tutto il reale era la cosa che lo affascinava di più. Aveva il senso del
mistero».
Era religioso?
«La sua era una spiritualità cosmica. Della religione non gli piaceva, appunto, la religio, il legame,
l’organizzazione. Il suo Dio era un
po’ come quello di Galileo Galilei,
mi pare: l’autore del libro matematico che regge la Natura e l’universo». 1
Carlo Dignola
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Daria Bignardi a Seriate
«Scrivo nove mesi all’anno»
Tutti la conoscono come
conduttrice tv (Il Grande fratello, La
fattoria, Le invasioni barbariche), forse meno come scrittrice: è Daria Bignardi la prossima ospite di Presenteprossimo, festival dei narratori italiani, stasera alle 20,30 al Cineteatro
Gavazzeni di Seriate. Presenta il direttore artistico della manifestazione,
Raul Montanari.
Dopo «Non vi lascerò orfani»
(2009), «Un karma pesante»
(2010), «L’acustica perfetta»,
(2012), l’ultimo libro della giornalista ferrarese, uscito a ottobre, è «L’amore che ti meriti»,
edito, come tutti i precedenti,
da Mondadori. «È la storia di
una famiglia danneggiata» racconta l’autrice: «Di una felicità
perduta e della ricerca, da parte
della figlia della protagonista,
dei motivi per cui questo è accaduto». Una vicenda che attraversa tre generazioni, «anzi
quattro», con «molte sorpre-
se», nel segno della «ricerca
della verità».
«L’amore che ti meriti»: ma
non vi è nulla di più casuale,
gratuito, dell’amore. «Una delle
protagoniste - replica Bignardi
-, Antonia, pensa che l’amore
bisogna meritarlo, l’altra no».
Nel libro ci sono relazioni diverse tra i personaggi: madre e
figlia, fratello e sorella, marito
e moglie, ma anche persone che
si incontrano per la prima vol-
Daria Bignardi
L’astrofisico Marco Bersanelli
«Dopo di lui nessuno
è andato tanto in profondità»
Marco Bersanelli, docente di Astrofisica alla Statale di Milano, è tra i responsabili della Missione Planck che
è andata a scandagliare con un satellite le profondità dell’universo alla
ricerca delle tracce dei suoi primi vagiti, il più vicino possibile al Big Bang.
«La percezione della realtà - spiega
- è qualcosa di non arbitrario, di “duro”, non riducibile ai nostri pensieri,
ed è necessariamente radicata nella
mentalità di uno scienziato. È difficile
capire com’è fatta la natura, e quando
facciamo un piccolo passo avanti siamo stupiti e commossi. Einstein è un
testimone straordinario di questa
“venerazione” per la realtà come dato esterno, sorprendente e affasci-
ta: «Ognuno la pensa in un modo diverso e agisce in modo diverso». A scatenare il senso di
colpa della protagonista, Alma,
è l’aver fatto provare l’eroina al
fratello, che poi è rimasto con
«la scimmia» adosso: «La droga
è un “incidente” che accade a
un certo punto al fratello minore della protagonista: non ha
molta rilevanza, avrebbe potuto essere una malattia, o una
disgrazia: mi serviva un evento
che danneggiasse una famiglia
apparentemente felice e dividesse la vita di Alma, la sorella
maggiore, in un prima e un dopo».
La famiglia è al cuore della
trama: «Sono i primi “altri” che
conosciamo». E la profondità
dei rapporti familiari fa sì che
Marco Bersanelli
nante. Dopo di lui nessuno ha saputo
andare tanto in profondità alla ricerca delle leggi della fisica, guidato da
criteri di semplicità e anche di bellezza». C. D.
le relazioni siano «esasperate»,
ma per questo «vive, calde, imprescindibili».
Conduttrice e scrittrice: una
conciliazione di impegni, all’apparenza non facile: «Scrivo
da quando sono molto giovane:
in realtà l’anomalia del mio percorso è la televisione, che è arrivata dopo i 35 anni, non la scrittura». Che «pesca nel profondo» e prende un tempo molto
più lungo: per questo dà soddisfazioni «più intime e durature.
Da quando ho cominciato a
scrivere il primo romanzo, sette anni fa, dedico nove mesi
l’anno alla scrittura e tre alla
televisione. Per ora l’equilibrio
regge». 1
Vincenzo Guercio
©RIPRODUZIONE RISERVATA