Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1

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Maggio 2012
Distribuito con:
Corriere della Sera (Sette)
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In collaborazione con:
Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut
Ipertensione
Colesterolo
e Ritmo cardiaco
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Ipertensione:
un disturbo comune.
Come evitare
i comportamenti a rischio
Colesterolo:
impariamo a conoscerlo
e a monitorarlo
Le donne, una fascia
da proteggere
Se il cuore non è a tempo:
la fibrillazione atriale
Anticoagulanti:
un aiuto per le aritmie
Strategie d’intervento:
gli approcci per la cura
della fibrillazione atriale
QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM
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Controllo e prevenzione:
la miglior cura
per i disturbi
cardiovascolari
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Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco
Maggio 2012
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Direttore Stampa
e Redazione
Box Media
Distribuzione
Corriere della Sera
(Sette)
Responsabile Edizione
Valentina Pizzi
Diffusione
Nazionale
Layout
Giandomenico Pozzi
Stampa
RDS Webprinting
Progetto grafico
EM & Partners
Collaboratori
Paola Arosio
Giornalista specializzata nei settori
sanità e salute. Direttore
responsabile di Frammenti, rivista
dei farmacisti e manager del
Servizio sanitario nazionale,
e di Health Community, periodico
per i professionisti del settore
sanitario
Sommario
SIIA
Società Italiana
dell’Ipertensione Arteriosa
ANMCO
Associazione Nazionale Medici
Cardiologi Ospedalieri
SIMG
Società Italiana Medicina Generale
SINUT
Società Italiana Nutraceutica
Editoriale
Colesterolo: impariamo a conoscerlo
pag. 4
Malattie cardiovascolari:
Controllo e prevenzione
pag. 5
Attenzione ai limiti
pag. 5
Gli alleati naturali del cuore:
soia, omega 3 e lupino
pag. 6
Una giornata contro l'ipertensione
pag. 6
Tantissimi nelle piazze per il check gratuito
della pressione
pag. 6
Ipertensione sotto la lente
pag. 7
Ipertensione resistente e denervazione renale pag. 7
Ipertensione in rosa
AIAC
Associazione Italiana
di Aritmologia
e Cardiostimolazione
pag. 8
La fibrillazione atriale
pag. 10
Le strategie di intervento
pag. 10
Gli anticoagulanti orali
pag. 11
IL CUORE, SIMBOLO
DI VITA
Molto più di un organo, un potente simbolo. È
il cuore, da sempre caricato di significati che vanno ben oltre la sua funzione. Probabilmente a
causa del movimento autonomo oppure perché
correlato al manifestarsi delle emozioni. Già l’uomo primitivo aveva
compreso che qualcosa
batteva all’interno del
suo torace e in quello
degli animali cui dava
la caccia. Un antichissimo trattato egizio, Il
libro sui vasi del cuore,
mostra come questo
organo fosse considerato essenziale per la
vita. L'unico, dopo l'imbalsamazione, a rimanere al proprio posto.
Nell’antica Cina era
presente il concetto di
circolazione del sangue era presente e l’esame
del polso era considerato tra gli aspetti più utili
alla diagnosi. Se per secoli le conoscenze sul sistema cardiocircolatorio sono state vaghe, con
Ippocrate e la sua scuola l’approccio è diventato
più razionale. Il filosofo Aristotele ha identificato
nel cuore l’organo più importante del corpo, descrivendolo come caldo e asciutto, formato da
tre camere, sede dell’intelligenza e delle emozioni. Innovazioni fondamentali in questo ambito
quelle dello scienziato greco Galeno, che tuttavia
riteneva fosse il fegato a produrre il sangue a
partire dal cibo. Solo con la pubblicazione del
primo testo completo di anatomia umana, opera
di Andrea Vesalio, le concezioni galeniche sono
state confutate e il cuore è stato posto al centro
del circolo vascolare. Ma è stato il medico inglese
William Harvey (1578-1657) a teorizzare una circolazione sanguigna sospinta dal cuore, ponendo
le basi della moderna fisiologia.
Oggi che il funzionamento e il ruolo di questa
straordinaria "pompa di sangue" e dei vasi che
la circondano sono definitivamente chiariti, l'attenzione si è spostata sempre di più sulle malattie
che affliggono l'apparato. A partire da due dati
di fatto: uno negativo, l'altro positivo. Quello negativo: in Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte, essendo
responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare, la cardiopatia ischemica si colloca al primo
posto, mentre gli eventi cerebrovascolari si collocano in terza posizione con il 13%, dopo i tumori. Ma non basta. Chi sopravvive a un attacco
cardiaco diventa un malato cronico; la malattia
modifica infatti la qualità di vita dei pazienti e
comporta notevoli costi economici, sia diretti che
indiretti. Secondo l'Istat, la prevalenza di cittadini
affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4
per mille, mentre il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (pari all'1,34 del prodotto interno
lordo) è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare. Quello positivo: le malattie cardiovascolari si possono prevenire. Grazie al cambiamento degli stili di vita e alla correzione di condizioni patologiche che possono predisporre all’insorgenza di malattie. Cosa fare, in concreto,
per stare meglio? Fare una breve passeggiata
ogni giorno, ad esempio. Evitare di mangiare nei
fast food. Trovare il tempo per rilassarsi e dimenticare lo stress (basta un buon libro o un bagno
caldo). Misurare con regolarità la pressione. Assumere con costanza eventuali terapie prescritte
dal medico.
Questo speciale, dal titolo Ipertensione, colesterolo e ritmo cardiaco, realizzato in collaborazione
con le più importanti società scientifiche del settore, ha l'obiettivo di inquadrare tale ambito, focalizzandosi su due tra i principali fattori di rischio,
pressione alta e colesterolo. Un particolare focus
è stato riservato al ritmo cardiaco, parlando di
aritmie. Condizioni nelle quali il cuore sembra
"impazzito", battendo troppo velocemente, troppo lentamente oppure in modo irregolare. Recenti cronache, anche sportive, mostrano i disastrosi esiti di un cuore che, improvvisamente e
come per un crudele scherzo del destino, decida
di incrociare le braccia. Quasi a voler ricordare
chi comanda. E a ribadire la propria centralità
come propulsore della vita. n
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Pag. 3
Dossier
TECNOLOGIE PER CURARE LE ARITMIE
LA PREVENZIONE
CARDIOVASCOLARE
Dr. Massimo Uguccioni
Vice presidente dell’Associazione
nazionale medici cardiologi ospedalieri
(ANMCO)
Ogni anno in Italia circa 160 mila persone
sono colpite da infarto e circa 40 mila non
sopravvivono. L'attacco cardiaco è ancora
oggi il killer numero uno sia per gli uomini
che per le donne. In particolare, nell’uomo
il rischio di un attacco cardiaco
aumenta significativamente
dopo i 45 anni, mentre nella
donna è più frequente dopo la menopausa e comunque di solito oltre i 50 anni. Anche persone più giovani possono però andare incontro a un attacco di cuore.
L’ATEROSCLEROSI
Oltre all'età, molti sono i fattori che aumentano il rischio di attacco cardiaco, favorendo
la formazione sulle pareti interne delle arterie delle cosiddette “placche aterosclerotiche”, che causano un restringimento dei
vasi e una conseguente riduzione del flusso
di sangue ricco di ossigeno.
Questa condizione, detta aterosclerosi, è la
causa della maggior parte delle malattie
cardiovascolari: si tratta di un processo lento
e progressivo, che impiega decenni prima
di dare luogo a disturbi o a manifestazioni
cliniche. Se l’arteria ostruita è una coronaria,
la parte di cuore che riceve sangue da quel
vaso va incontro a sofferenza: ischemia cardiaca, se l'ostruzione è parziale; infarto, se
l'ostruzione è totale.
QUALCHE CONSIGLIO
Se alcuni fattori di rischio, come l’età e la
familiarità, non sono correggibili, altri possono essere eliminati oppure modificati. Nel
trattamento degli elevati livelli di colesterolo e di trigliceridi, è innanzitutto
opportuno seguire una dieta povera
di grassi di origine animale (burro,
panna, salumi), a favore degli oli
vegetali (olio di oliva); bisognerà inoltre
limitare il consumo di carni grasse (maiale,
anatra, frattaglie), aumentando quello di
carni magre (vitello, tacchino, pollo, coniglio)
e di pesce.
Da ridurre anche il consumo di formaggi
grassi, di dolci e di alcol (un bicchiere di
vino a pasto, ma non di più, è l’ideale).
Via libera invece a frutta, verdura e legumi.
È bene anche praticare una regolare attività
fisica, abolire il fumo, dimagrire se si è in
sovrappeso. Infine, tenere sempre sotto controllo la pressione arteriosa. Se, nonostante
questi accorgimenti, i valori di colesterolo
e trigliceridi dovessero rimanere elevati, può
essere opportuno iniziare una terapia farmacologica, ovviamente seguendo le indicazioni e i suggerimenti del medico. n
Prof. Carlo Pappone
Direttore dell’Unità Operativa
di Aritmologia,
Maria Cecilia Hospital
GVM Care & Research
Le aritmie sono alterazioni del ritmo cardiaco che causano accelerazione o rallentamento anomalo della frequenza cardiaca,
cioè della velocità a cui batte il cuore. Esse
possono essere dovute ad anomalie congenite del sistema elettrico del cuore o essere causate da malattie che distruggono
o modificano la struttura normale del cuore
e di conseguenza anche del suo sistema
elettrico.
LA DIAGNOSI
Lo strumento diagnostico più semplice è
l’elettrocardiogramma che in molti casi è
sufficiente a diagnosticare le aritmie e spesso anche la loro causa.
In alcuni casi possono essere utili esami come la risonanza magnetica del cuore per
valutare il grado di alterazione anatomica
delle strutture cardiache.
L’esame più approfondito è lo studio elettrofisiologico che consente di individuare
con precisione il tipo di aritmia, il suo meccanismo e il livello di pericolosità.
LA TERAPIA
Alcune aritmie possono essere gestite con
la terapia farmacologica che controlla i sintomi ma non guarisce la malattia. L’ablazione transcatetere, quando indicata, è una
tecnica risolutiva che consiste nella eliminazione del tessuto cardiaco sede dei “cortocircuiti” che causano l’aritmia. In alcuni
casi è necessario impiantare dei dispositivi
che sono in grado di regolare l’attività elet-
trica del cuore stimolando in caso di battito
cardiaco troppo lento o interrompendo
mediante scosse elettriche le aritmie troppo
rapide come la fibrillazione ventricolare.
LE NUOVE FRONTIERE
TECNOLOGICHE
Una nuovissima tecnica si basa sulla capacità di alcune tecnologie magnetiche di ricostruire in tre dimensioni le camere atriali
responsabili della fibrillazione atriale, con
la possibilità di navigare al loro interno.
Questa tecnica,
che può essere
applicata manovrando i sondini
sia manualmente,
sia attraverso una
tecnologia robotica, consente di
operare il paziente a distanza, a condizione che si trovi all'interno di una camera magnetica a sua
volta controllabile da un computer in remoto. I malati che più si avvantaggiano di
queste tecniche sono quelli che vengono
sottoposti all'ablazione in fase iniziale di
malattia. Vi sono poi tecnologie più avveniristiche, che utilizzano, all'interno del circuito cardiovascolare, un sistema Gps, grazie al quale sondini magnetici o metallici
raggiungono il bersaglio indicato, sotto il
controllo di un operatore. Infine, è oggi
possibile inserire all'interno della camera
atriale, in particolare sull'auricola, degli occlusori, impiantati in modo permanente allo
scopo di prevenire l'ictus. Tutte queste tecnologie, se scelte in modo opportuno e a
fronte di una diagnosi certa, aumentano
la sopravvivenza e migliorano la qualità di
vita dei malati. n
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Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco
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TOKABER®
Il suo profumo inebria la costa reggina, ma al recente Congresso di
Cardiologia “Scilla e Cariddi” tenutosi a Lipari (Me) del bergamotto
se ne è parlato per le sue proprietà nell’ambito della prevenzione cardiovascolare. Il bergamotto, agrume italiano tipico della Calabria, è
apprezzato dalle industrie cosmetica, profumiera ed alimentare e da
sempre largamente utilizzato dalla medicina popolare. Negli anni ha
attratto l’attenzione dell’industria farmaceutica per il suo potere antisettico e antibatterico, ma di recente, grazie agli studi condotti congiuntamente dalle Università di Catanzaro e Roma Tor Vergata, è
stato dimostrato che “l’oro verde”, in associazione ad una dieta appropriata, può rappresentare un aiuto nel controllo di colesterolo e
trigliceridi ematici, che, se sono in eccesso, si accumulano nelle arterie
favorendo la formazione di placche.
TOKABER® è l’integratore alimentare, recentemente introdotto sul
mercato, che racchiude in sé tutte le proprietà del succo di bergamotto
italiano.
Ogni compressa, infatti, contiene i flavonoidi del bergamotto, che,
come dimostrato in uno studio condotto su oltre 250 pazienti e pubblicato su riviste internazionali, favoriscono una riduzione nel sangue
dei livelli di colesterolo cattivo e trigliceridi e un aumento di colesterolo
buono (Mollace V et al. Fitoterapia. 2011 Apr;82(3):309-16).
Nella formulazione di TOKABER® sono anche presenti foglie di Olea
Europea L. (Olivo), che svolge un’azione benefica sul metabolismo
degli zuccheri e acido ascorbico, dotato di una spiccata attività antiossidante e protettiva nei confronti dei radicali liberi, veri nemici di
cuore e arterie.
TOKABER® è in vendita in farmacia.
L’uso di TOKABER® va accompagnato ad una vita sana ed una dieta equilibrata.
COLESTEROLO:
IMPARIAMO A CONOSCERLO
Prof. Alessandro Filippi
responsabile area cardiovascolare
SIMG
Chi non ha mai controllato il colesterolo? Quasi nessuno, si spera, ma che
significato hanno i valori segnalati dal
laboratorio? Quando il colesterolo rappresenta un pericolo? Proviamo a fare
chiarezza. Il colesterolo è un “grasso”
indispensabile per la vita ed è un costituente essenziale del nostro organismo, che lo produce quotidianamente
(lo fa il fegato) in modo da averne a
disposizione la quantità (e la qualità)
necessaria. Tutti sanno che esistono
più tipi di colesterolo: se leggete gli
esami del sangue troverete il colesterolo totale, ma anche due fondamentali sottogruppi: il colesterolo HDL (sigla che in inglese indica lipoproteine
ad alta densità) e il colesterolo LDL (sigla che in inglese indica lipoproteine
a bassa densità). Il colesterolo HDL è
quello “buono”, che esercita un effetto “protettivo”, quello LDL è “cattivo” ed aumenta il rischio d’infarto e
di ictus. Probabilmente troverete tra
gli esami anche un altro tipo di grasso,
i trigliceridi: anch’essi, se molto elevati
possono contribuire al rischio, inoltre
conoscere il loro valore è indispensabile
per calcolare il livello di colesterolo LDL.
Per valutare al meglio se e quanto il
colesterolo rappresenta per voi un rischio importante si utilizza il colesterolo LDL: se non lo trovate sul foglio
degli esami sarà direttamente il vostro
medico a calcolarlo con un’apposita
formula.
A questo punto conosciamo il nostro
colesterolo LDL, ma va bene? In realtà
il valore considerato accettabile dipende dalle nostre condizioni generali.
Facciamo un esempio automobilistico.
Guidare a 100Km/ora è pericoloso?
Dipende. Se lo fa un pilota di formula
uno in pista con macchina e condizioni
meteo perfette non è assolutamente
rischioso, se lo faccio io, con le gomme
lisce, sotto la pioggia, su una strada
di montagna è pericolosissimo. Analogamente, se sono in ottime condizioni, non fumo, ho la pressione perfetta, faccio attività sportiva, ecc, posso
“permettermi” un colesterolo LDL più
alto (una velocità maggiore, se fossi
un’auto), al contrario se ho già un alto
rischio cardiovascolare perché sono
diabetico, ho la pressione alta, sono
sedentario ed obeso posso “permettermi” solo un colesterolo LDL molto
basso (devo tenere una bassa velocità).
Attualmente le linee guida internazionali indicano questi limiti di LDL da
non superare: basso rischio 160, medio rischio 130, alto rischio 100 e altissimo rischio 70. Il medico è in grado
di indicarvi a quale categoria di rischio
appartenente e, quindi, sotto quali livelli di colesterolo LDL dovreste rimanere. n
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Dossier
MALATTIE CARDIOVASCOLARI:
CONTROLLO E PREVENZIONE
Dr. Giovanni Domina
Presidente Sala Stampa
Nazionale
www.salastampanazionale.it
Il colesterolo buono protegge le arterie oltre a pulirle,
contribuendo a renderle meno sensibili agli agenti esterni. E’ quanto emerge da diversi studi scientifici, tra cui
quello dell’Università degli
Studi di Milano coordinato
dal professor Alberico Catapano e quello dell’Università
della Pennsylvania pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine.
Questi lavori dimostrano come il colesterolo buono rappresenti un serbatoio per alcune sostanze che possono
influenzare positivamente il
sistema immunitario naturale: i lipidi e gli enzimi presenti nel colesterolo buono
possono svolgere attività anti-aterogena. E’ una delle notizie presentate alla comunità scientifica in occasione
dell’ottantesimo Congresso
Europeo sull’Arteriosclerosi,
che si è svolto dal 25 al 28
maggio a Milano.
Nel corso dell’appuntamento
scientifico internazionale,
poi, sono stati presentati i risultati delle sperimentazioni
di nuove molecole che dovrebbero consentire di contrastare il colesterolo “cattivo”, che danneggia le arterie ed espone al rischio di
eventi cardiovascolari. Ma attenzione alla pausa pranzo,
hanno specificato gli specialisti: ci avvelena, dato che
un’ora dopo il pasto si registra un picco di trigliceridi,
almeno in base allo studio
condotto dall’Università di
Reading (Regno Unito).
A sinistra, il prof. Alberico Capapano, Università degli
Studi di Milano. A destra, il prof. Andrea Mezzetti, Presidente SISA
La diagnosi ed il trattamento
delle dislipidemie è affidato
anche ad alcuni progetti innovativi ai nastri di partenza.
Il prossimo 16 giugno si celebra la Prima Giornata Nazionale del Colesterolo.
Un’iniziativa, questa, promossa da SISA, Società Ita-
Segnaliamo il prezioso manuale tascabile
di primo soccorso:
“Come salvare i bambini
dal soffocamento”
liana per lo studio dell’Arteriosclerosi, per stimolare i cittadini ad eseguire i controlli
sin da giovani, soprattutto
nei casi di ipercolesterolemia
familiare.
Diciotto centri specializzati,
in particolare, metteranno a
disposizione medici e nutri-
zionisti per eseguire visite
gratuite: in piazza, nelle
strutture ospedaliere, ma anche nei centri commerciali.
“Sarebbe opportuno che
tutti i membri della famiglia
verificassero i livelli del colesterolo” – suggerisce il professor Andrea Mezzetti, Presidente SISA – “dato che la
componente genetica spesso
è all’origine del disturbo. Lo
stile di vita sano può contribuire a tenere sotto controllo
i valori, ma la familiarità rappresenta un fattore di rischio
autonomo.”
L’importanza della componente familiare di queste patologie ha indotto la Fondazione SISA a promuovere il
progetto Lipigen.
Si tratta di un gruppo di lavoro, che coinvolge 38 ospedali italiani, dedicato allo studio e alla mappatura gene-
tica delle dislipidemie nel nostro paese. Questo network
si propone di facilitare la diagnosi delle dislipidemie su
base genetica, contribuire ad
aumentare la consapevolezza e la cultura dei medici e
dei pazienti nell’ambito delle
dislipidemie genetiche, creare un database nazionale e
favorire la ricerca di settore.
“Sulla base dei risultati del
progetto Lipigen si potranno
intraprendere interventi sanitari mirati. I pazienti, in
particolare, potranno iniziare
trattamenti appropriati tempestivamente e ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Inoltre, proprio grazie ai dati
che permetterà di raccogliere, Lipigen contribuirà a stimolare la ricerca di terapie
innovative” – conclude Alberico Catapano. n
ATTENZIONE
AI LIMITI
In vendita esclusivamente sul sito:
Prof. Alessandro Filippi
responsabile area cardiovascolare SIMG
“Tutti possiamo salvare
la vita di un bambino”
“Tutti possiamo conoscere
ed effettuare le facili
ed immediate manovre
per gestire un’emergenza.
Una mamma che apprende
le manovre giuste,
interverrà correttamente
e con prontezza.”
Ma se ho superato il limite, cosa debbo fare? Ognuno
avrà le indicazioni personalizzate dal proprio medico,
ma in generale il primo provvedimento è
migliorare l’alimentazione (più verdura,
frutta e pesce, meno dolci, condimenti,
carni grasse) ed aumentare l’attività fisica
(camminare a passo veloce almeno mezz’ora quasi tutti i giorni); per avere i migliori
risultati bisogna fare contemporaneamente
entrambe le cose.
Non dimentichiamo però di migliorare le
condizioni di base del nostro corpo: se fumiamo cessiamo di farlo, se abbiamo la
pressione alta curiamola, ecc. Se dopo aver
fatto tutto ciò il nostro colesterolo LDL sarà ancora
troppo alto discuteremo con il medico la possibilità
di usare un farmaco per ridurlo; esistono infatti ormai
da moltissimi anni farmaci estremamente efficaci e
sicuri. Naturalmente, se utilizzate una “pillola” per
il colesterolo prendetela regolarmente tutti i giorni
(solo così avrete il massimo del vantaggio) e non interrompetela quando avrete raggiunto il risultato voluto, perché altrimenti tornerete gradualmente al punto di prima. In altre parole,
il farmaco fornisce la sua protezione se
viene usato tutti i giorni, un po’ come il
casco di un motociclista: chi lo metterebbe
un giorno sì ed uno no oppure per un anno, poi visto che non ha avuto incidenti,
smetterebbe d’indossarlo?
E’ opportuno ricordare anche che vi sono
persone che hanno una forma geneticamente determinata di aumento del colesterolo (sono circa il 2% della popolazione),
in questi casi è sempre indispensabile usare farmaci.
La diagnosi di forma genetica deve, ovviamente, essere sempre fatta da un medico. n
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Focus
Da sapere
GLI ALLEATI NATURALI DEL CUORE:
SOIA, OMEGA 3 E LUPINO
Prof.ssa Anna Arnoldi
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche
Università degli Studi di Milano
Segretario Generale della Società Italiana di
Nutraceutica (SINUT)
-
-
La nutraceutica è oggi un settore merceologico di grande interesse. Questa disciplina
studia “i componenti degli alimenti
che hanno effetti positivi per il benessere e la salute, ivi inclusi la prevenzione e il trattamento delle malattie”, cioè in pratica gli alimenti
funzionali e gli integratori alimentari ed erboristici. Le aree di applicazione vanno dalla prevenzione
cardiovascolare alla nutricosmetica,
tutte comunque riconducibili al
mantenimento dello stato di salute
e benessere dell’individuo.
Gli effetti positivi di questi prodotti sono stati
dimostrati con studi clinici di ottima qualità
soprattutto nella prevenzione cardiovascolare,
in particolare per quanto riguarda le proteine
vegetali, i fitosteroli e gli acidi grassi omega3 a lunga catena.
Le prime scoperte sulle proteine di soia risalgono alla fine degli anni ‘70 quando il prof.
Sirtori, oggi Presidente SINUT, dimostrò che
in presenza di grave ipercolesterolemia l’utilizzo di proteine vegetali in sostituzione di
quelle animali riduce la colesterolemia totale
e LDL fino al 30%. Nel 1999 la FDA americana autorizzò l’etichettatura dei prodotti a
base di proteine di soia come alimenti dietetici utili per la prevenzione coronarica. Oggi il nostro
gruppo sta estendendo lo studio
ad un altro legume ricco di proteine, il lupino.
Gli acidi grassi omega 3 a lunga
catena, derivati dall’olio di pesce
o di krill, sono disponibili sia come
trigliceridi che come etilesteri. Il
loro effetto principale è sulla riduzione dei trigliceridi, ma ci sono
evidenze anche per quanto riguarda l’aritmia,
inoltre, sono utili anche nella prevenzione
degli stati infiammatori e nello sviluppo del
bambino. Sono disponibili sia come integratori che come alimenti funzionali, cioè arricchiti in questi componenti. n
UNA GIORNATA
CONTRO L'IPERTENSIONE
TANTISSIMI NELLE PIAZZE
PER IL CHECK GRATUITO DELLA PRESSIONE
Vita sana, pressione sana:
è questo il messaggio dell’ottava Giornata mondiale
contro l’ipertensione arteriosa, che si è svolta lo scorso 17 maggio. All'evento
ha aderito anche quest'anno la Società italiana di
ipertensione arteriosa, promuovendo, a livello nazionale, numerose iniziative di
informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Proprio i progetti come
questo sono oltremodo utili, se è vero che ad oggi solo la metà dei malati sa di
essere iperteso e solamente
uno su quattro si rivolge al
medico o fa ricorso a una
terapia farmacologia adeguata. In occasione della
manifestazione, con il sup-
porto della Croce rossa italiana, sono state allestite in
circa 70 capoluoghi numerose postazioni mediche per
dare a tutti l’opportunità di
effettuare il controllo gratuito della pressione. La
stessa possibilità è stata offerta, senza bisogno di prenotazione, negli ambulatori
e nei centri ospedalieri specializzati messi a disposizione e nelle farmacie (circa
3mila) che hanno aderito
all’iniziativa. Oltre a questo,
tanti gli eventi
che si sono svolti con successo,
dal nord al sud
della penisola. A
cominciare da quello
organizzato a Milano in
piazza Duomo, tutto dedicato a sensibilizzare genitori
e figli sul tema della prevenzione. A Roma, all’università
La Sapienza, si è invece svolta la riunione L'ipertensione
in un giorno, con l’intervento di medici specialisti e di
giornalisti e con la partecipazione di molti anziani. In
tutte le sedi coinvolte è stato anche distribuito materiale informativo sui rischi
dell'ipertensione e sulle modalità per prevenire e curare
la malattia. n
n
Un cuore di Omega-3 alla massima concentrazione
Ocean Blue Professional Omega-3 2100 è l’integratore di acidi
grassi poliinsaturi essenziali Omega-3 con
elevata concentrazione in EPA (acido eicosapentaenoico)
e DHA (acido docosaesaenoico).
Gli acidi grassi poliinsaturi essenziali EPA e DHA, oltre a una
marcata attività antinfiammatoria, contribuiscono al mantenimento
delle naturali concentrazioni di trigliceridi nel sangue, aiutando a
prevenire il rischio cardiovascolare.
Ogni capsula masticabile da 1.050 mg di Ocean Blue Omega-3
2100 contiene olio di pesce di acciughe con un apporto di 675
mg di EPA e di 300 mg di DHA (pari in totale al 93%), oltre a 75
mg di altri Omega-3.
L'olio di acciughe di Ocean Blue Professional Omega-3 2100 viene
sottoposto sino a 26 distillazioni molecolari, che lo rendono un
prodotto di massima purezza.
Ocean Blue Professional Omega-3 2100 è, infatti, privo di
contaminanti quali metalli pesanti, diossina, PCB e pesticidi, come
attestato dai certificati di analisi di laboratori accreditati presso la
Food and Drug Administration USA.
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perfettamente digeribile, senza alcun fastidioso retrogusto.
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Dossier
IPERTENSIONE
SOTTO LA LENTE
L’ipertensione arteriosa può
essere definita come un eccessivo aumento della pressione esercitata dal sangue
pompato dal cuore sulle pareti dei vasi arteriosi. Si tratta
di una condizione che incrementa il rischio di sviluppare
gravi patologie, come ictus
cerebrale, infarto miocardico, scompenso cardiaco,
malattie vascolari e insufficienza renale.
di sanità, l’ipertensione arteriosa colpisce in Italia in
media il 33% degli uomini
e il 31% delle donne, mentre il 19% dei primi e il 14%
delle seconde sono in una
condizione a rischio. In meno di un paziente su venti
(circa il 5%) è possibile individuare una causa specifica
di ipertensione; nella grande
maggioranza dei casi, gli accertamenti diagnostici non
evidenziano alcuna malattia
responsabile dell’ipertensione. In questi casi, l’ipertensione viene definita essenziale o primaria o idiopatica.
EPIDEMIOLOGIA
Secondo i dati del Progetto
Cuore dell’Istituto superiore
TRE GRADI
DI IPERTENSIONE
In base al livello di gravità,
Prof. Massimo Volpe
Presidente della Società
italiana di ipertensione
arteriosa (SIIA)
L’ipertensione arteriosa
in Italia colpisce il 33%
degli uomini e il 31%
delle donne ma solo per il
5% dei pazienti si può
verificare una causa specifica.
l’ipertensione viene classificata in tre gradi.
In particolare, si parla di ipertensione di grado 1 nel caso
di valori pressori compresi tra
140/90 e 160/100 mm Hg,
di ipertensione di grado 2
nel caso di valori compresi
tra 160/100 e 180/110, di
ipertensione di grado 3 oltre
i valori di 180/110.
Il rischio cardiovascolare aumenta al punto da giustificare un intervento terapeutico, anche farmacologico,
in presenza di valori di pressione pari o superiori a 140
mm Hg per quanto riguarda
la pressione sistolica (la
“massima”) e pari o superiori a 90 mm Hg per quanto
riguarda la pressione
diastolica (la “minima”).
FATTORI DI RISCHIO
Nella maggior parte dei casi,
i fattori di rischio che determinano un aumento della
probabilità di diventare ipertesi sono, oltre all’età e alla
familiarità, anche il sovrappeso o l’obesità, un consumo eccessivo di sale, la se-
dentarietà, l’uso di farmaci
o di sostanze che possono
innalzare la pressione. In
conseguenza di ciò, è
dunque consigliabile ridurre l’assunzione di
sale con la dieta;
limitare i cibi
ricchi di grassi
animali, a favore di pesce, frutta e verdura; limitare il consumo di alcol; eliminare il fumo di tabacco;
svolgere con regolarità
un’attività fisica moderata.
Fondamentale, infine, un regolare monitoraggio della
pressione arteriosa, attraverso un apposito strumento
chiamato misuratore di pressione. n
PRESENTATO AL RECENTE CONGRESSO EUROPCR DI PARIGI UN SISTEMA DI NUOVA GENERAZIONE
IPERTENSIONE RESISTENTE E DENERVAZIONE RENALE
Claudio Borghi,
direttore dell’Unità operativa di Medicina
interna e del Centro di riferimento
per l’Ipertensione, Policlinico
Sant’Orsola-Malpighi, Bologna
Rita Golfieri,
direttore dell’Unità operativa
di Radiologia, Policlinico
Sant’Orsola-Malpighi, Bologna
L’ipertensione resistente è una forma di ipertensione arteriosa in cui i valori pressori non
scendono al di sotto della soglia normale
nonostante il trattamento con almeno tre
farmaci antipertensivi, di cui un diuretico.
Prima di diagnosticare la malattia occorre
però assicurarsi che il paziente assuma i farmaci in modo corretto; escludere che assuma medicinali, come ad esempio estroprogestinici o antinfiammatori non steroidei
che annullano l’effetto degli antipertensivi,
e verificare l’eventuale presenza di ipertensione secondaria. Appurato che non sussistano queste tre condizioni e che dunque
si tratti di ipertensione resistente vera e propria, la prima soluzione è quella di incrementare la terapia farmacologica, combinando diverse classi di farmaci.
Nel caso in cui ciò non fosse possibile, oggi
si può utilizzare la nuova tecnica di denervazione renale. Si tratta di una procedura
mininvasiva, che consiste nel disattivare in
modo selettivo parte delle terminazioni nervose che decorrono lungo le pareti esterne
delle arterie renali, determinando una progressiva riduzione della pressione sanguigna,
mediata da una diminuita stimolazione di
noradrenalina, da un aumento del flusso
renale e da una riduzione dell’attività della
renina plasmatica. L’approccio terapeutico
con il sistema di termoablazione è un semplice intervento eseguito in sala angiografica. Dopo cateterismo delle arterie renali,
condotto tramite una puntura dell’arteria
femorale all’inguine, si procede all’inserimento del catetere ablatore all’interno di
un catetere-guida posizionato all’origine
dell’arteria renale: questo dispositivo, collegato a un generatore, una volta giunto a
contatto con le pareti del vaso eroga energia
a radiofrequenza a bassa potenza, disattivando selettivamente afferenze ed efferenze
dei nervi renali. La particolarità del nuovo
catetere ablatore di seconda generazione è quella di essere costituito
da un filamento dal quale diparte
un cestello con molteplici ablatori (4
elettrodi). Nella medesima seduta vengono effettuati 2 set di ablazioni per ogni
arteria. Ogni ablazione prevede l’erogazione di energia per sei minuti; terminata
l’operazione, si ritrae di pochi millimetri il
catetere, lo si ruota di 45 gradi e si eroga
un secondo set di ablazioni. Il generatore
controlla automaticamente l’erogazione di
energia in radiofrequenza. Gli altri parametri
visualizzabili sono la potenza, la temperatura, l’impedenza e il tempo di trattamento.
L’intervento, che ha una durata complessiva
variabile tra i 25 e i 40 minuti, non richiede
alcun impianto permanente. Durante tutte
le fasi della procedura, il paziente viene monitorato attraverso elettrocardiogramma e
livello di saturazione dell’ossigeno e mantenuto in uno stato di leggera sedazione,
che gli consente di essere vigile ma di non
avvertire dolore. Alla fine dell’intervento, il
paziente dovrà bere molto in modo da
espellere il liquido di contrasto utilizzato.
Il policlinico Sant’Orsola-Malpighi è stato
tra le prime strutture italiane a mettere
in pratica questo tipo di intervento
con il catetere ablatore di prima generazione con risultati positivi.Gli
studi internazionali finora condotti
non hanno evidenziato eventi avversi o complicanze associati all’intervento di ablazione. n
QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM
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Dossier
IPERTENSIONE IN ROSA
Prof.ssa Maria Lorenza Muiesan,
professore ordinario di Medicina
interna, Università di Brescia
L’ipertensione arteriosa costituisce
uno dei principali fattori di rischio
per le malattie cardiovascolari. Il
50% delle donne ha la pressione
alta dopo i 45 anni, mentre l'incidenza della malattia è in continuo
aumento, anche nelle fasce di età
più giovani.
I RISCHI IN ETÀ FERTILE
La pillola anticoncezionale, anche
a basso contenuto di estrogeni,
può favorire l’insorgenza di ipertensione in alcune donne (nel 5%
i valori della pressione superano i
140/90 mmHg). Questo rischio è
più alto nelle donne di età superiore ai 35 anni, fumatrici, in sovrappeso, con familiarità per ipertensione, che presentino malattie
renali. Prima di iniziare l’assunzione
della pillola, è buona regola sottoporsi a una visita medica accurata,
misurando in seguito la pressione
ogni sei mesi.
DURANTE LA GRAVIDANZA
L’ipertensione compare nell'8%
delle gravidanze e costituisce, in
tutto il mondo, una delle cause
principali di complicanze, anche
mortali, per la madre e per il neonato (ritardo della crescita durante
la gravidanza, parto pretermine,
basso peso alla nascita, aumento
della mortalità del neonato fino a
cinque volte). Negli ultimi anni è in
crescita il numero di donne che inizia la gravidanza in età avanzata.
Circa il 5% di loro presenta valori
pressori già elevati, che aumentano
ulteriormente il rischio di complicanze. La coesistenza di ipertensione, diabete e obesità prima della
gravidanza favorisce la comparsa
di una particolare e grave forma di
ipertensione che prende il nome di
preeclampsia: compare dopo la
20esima settimana, si associa alla
perdita di proteine con le urine e
predice la futura comparsa di malattie cardiovascolari. In questo caso, il trattamento antipertensivo è
utile, ma la scelta dei farmaci deve
essere molto cauta, in modo da abbassare la pressione senza procurare danni al feto in particolare, è
controindicato l’impiego di ace-ini-
bitori e antagonisti dell’angiotensina II nelle donne in gestazione.
L'ipertensione è forse uno
dei problemi più diffusi
nei paesi sviluppati in
quanto un adulto su cinque
soffre di ipertensione. Due
donne su dieci ha la pressione
alta dopo i 45 anni.
DOPO LA
MENOPAUSA
Per quanto riguarda le donne in
postmenopausa, a oggi la terapia
ormonale sostituiva non è raccomandata a scopo cardioprotettivo,
in quanto aumenta i rischi di eventi
coronarici e tromboembolici e di
ictus.
DALL'IPERTENSIONE
ALLE MALATTIE
CARDIOVASCOLARI
È opinione diffusa che le malattie
cardiovascolari siano un problema
tipicamente maschile che non riguarda le donne. Al contrario di
quanto comunemente si crede, in
realtà le malattie di cuore sono le
patologie più frequenti nelle donne, considerando che il 40% delle
morti femminili è dovuto a infarto,
scompenso cardiaco e
a ictus. Le malattie
cardiovascolari
LA PILLOLA
ANTICONCEZIONALE
Può favorire l’insorgenza di
ipertensione in alcune donne.
Questo rischio è
più alto nelle
donne di età
superiore ai 35
anni, fumatrici, in
sovrappeso, con familiarità
per ipertensione, che
presentino malattie renali.
sono spesso non diagnosticate nelle donne; pertanto può succedere
che il primo episodio infartuale sia
stato preceduto da un altro attacco non riconosciuto. Inoltre, le
complicanze dell'infarto sono più
gravi nella donna rispetto all'uo-
mo. Nonostante queste evidenze,
la percezione che le donne hanno
nei confronti dei pericoli causati
dalle malattie di cuore è ancora
molto bassa. Per questo occorre
potenziare informazione e prevenzione. n
8%
Le malattie
cardiovascolari sono
spesso non diagnosticate
nelle donne; pertanto
può succedere che il
primo episodio
infartuale sia
stato preceduto
da un altro
attacco non
riconosciuto. Inoltre, le
complicanze dell'infarto
sono più gravi nella
donna rispetto all'uomo.
L’ipertensione
compare nell'8%
delle gravidanze e
costituisce una delle
cause principali di
complicanze come
ritardo della crescita,
parto pre termine e
basso peso alla nascita.
CONTROLLARE LA COAGULAZIONE NON È MAI STATO COSÌ FACILE
Roche Diagnostics è l'azienda leader nel settore della diagnostica in vitro e offre soluzioni
innovative per fornire informazioni cliniche
utili al benessere del paziente. In particolare,
nell’area cardiovascolare, l'azienda ha saputo
precorrere i tempi e fornire al laboratorio di
analisi test innovativi, come ad esempio quelli
per la diagnosi d’infarto e dello scompenso
cardiaco (i test troponina T e proBNP).
Sempre di più sono ad oggi i pazienti che
necessitano di una terapia anticoagulante
orale, con cumarinici o antagonisti della vitamina K, al fine di fluidificare il sangue prevenendo la formazione di trombi. Ogni individuo reagisce in modo diverso a questi
farmaci e sono numerosi gli interferenti potenziali, come ad esempio dieta, altri medi-
cinali, stress, alcol. È perciò necessario controllare gli effetti di queste interferenze sulla
coagulabilità del sangue. Lo si può fare monitorando il tempo di protrombina (espresso
come indice internazionale di normalizzazione), attraverso un test di laboratorio, che
richiede un prelievo di sangue venoso, con
un'elevata frequenza, soprattutto all'inizio
del trattamento. L’intervallo di tempo solitamente previsto tra un test e l’altro è di
circa quattro settimane per un paziente stabile e di due settimane per uno instabile.
Oggi, a seguito di anni di investimenti in Ricerca e Sviluppo, Roche Diagnostics è in grado di offrire un dispositivo in vitro simile a
quelli in uso per l’autocontrollo della glicemia. Ovunque ci si trovi, a casa, in viaggio,
in farmacia o nell’ambulatorio del medico,
sono sufficienti una puntura al polpastrello
e una goccia di sangue capillare per ottenere,
in meno di un minuto, il tempo di protrombina.
Questo piccolo strumento riduce gli accessi
in ospedale o in clinica, garantendo al malato
maggiore indipendenza e qualità di vita. È
importante che, pur utilizzando il coagulometro, il paziente continui a rapportarsi con
il medico, che potrà fornire aiuto e consigli
in merito a dosaggi e a potenziali interazioni.
L'automonitoraggio permette, in sintesi, di
ottimizzare la terapia anticoagulante, diminuendo il rischio di sanguinamenti o di complicazioni trombotiche e prevenendo, quindi,
emorragie cerebrali e ictus. n
QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM
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Il sistema per l’autocontrollo
del PT/INR
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Chiedi al tuo Medico
e al tuo Farmacista.
Le misurazioni devono essere eseguite nell’ambito del controllo medico.
CoaguChek XS è un dispositivo medico-diagnostico in vitro CE 0123.
Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’uso.
Autorizzazione Ministeriale ottenuta il 08/02/2011.
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Monitor
LA FIBRILLAZIONE ATRIALE
Vena cava superiore
Prof. Luigi Padeletti
Presidente dell’Associazione
italiana di aritmologia
e cardiostimolazione (AIAC)
La fibrillazione atriale è l’aritmia
più frequente: in Italia ne sono
affette circa 600mila persone.
È caratterizzata dalla perdita
della normale contrazione atriale a seguito di una
attivazione elettrica irregolare, rapida e scoordinata
degli atri. Ne consegue un peggioramento della capacità funzionale
dei ventricoli, con
conseguenti numerose alterazioni
all’interno del cuore e dell’organismo, il più delle
volte reversibili al cessare dell’aritmia. La fibrillazione atriale,
che può verificarsi in cuori sani
o può essere secondaria ad altre malattie cardiache e non, è
responsabile di numerosi sintomi. Le palpitazioni sono il più
frequente, ma possono presentarsi anche affanno, vertigini,
stanchezza, dolore al petto,
ronzii alle orecchie, svenimenti.
In una minoranza di casi, tuttavia, la malattia può anche decorrere in maniera del tutto
asintomatica (silente). Tanti i tipi
di fibrillazione atriale: di nuova
insorgenza, ricorrente, parossistica, persistente, persistente di
lunga durata, permanente.
Questa aritmia, la cui diagnosi
è clinica (veniva anticamente
definita delirium cordis per l’irregolarità dei battiti) ed elettrocardiografica, non soltanto è di
per sé una malattia, ma può
causare numerose
complicanze. A cominciare dall’ischemia del cervello (ictus), che si verifica
quando il sangue
fermo negli atri
coagula formando
dei “grumi” (chiamati trombi) che
raggiungono il cervello (prendendo il
nome di emboli), determinando
un mancato apporto di sangue
e di ossigeno nell’area interessata. Nella maggior parte dei
casi, è presente una predisposizione delle cellule del cuore a
sviluppare la fibrillazione atriale,
che può essere scatenata da alcuni eventi (assunzione di determinati farmaci, infezioni, disturbi gastro-intestinali, stress,
esercizio prolungato, ecc.) o da
concomitanti malattie (pneumopatie, distiroidismi, anemia,
ecc.) Compito del medico è
quello di valutare attentamente
il tipo, la durata, la frequenza
della fibrillazione, per stabilire
la terapia più appropriata al fine
di eliminare l’aritmia o di prevenirla. Talora è possibile che il
medico decida di accettare
l’aritmia, prevenendo le eventuali complicanze tromboemboliche con l’utilizzo di farmaci
anticoagulanti, che servono a
fluidificare il sangue. È stato dimostrato che il trattamento della malattia migliora la qualità
di vita dei pazienti, facendo anche diminuire l’impatto economico sul Servizio sanitario nazionale per quanto riguarda
morbilità e mortalità. n
Aorta
Verso i polmoni
Verso i polmoni
Arteria polmonare
Valvola polmonare
Sangue di ritorno
dai polmoni
Sangue di ritorno
dai polmoni
Atrio sinistro
Atrio destro
Ventricolo sinistro
Valvola tricuspide
Ventricolo destro
Vena cava inferiore
Aorta discendente
FIBRILLAZIONE:
LE STRATEGIE DI INTERVENTO
Prof. Filippo Crea
Direttore del Dipartimento
di Scienze cardiovascolari
Policlinico Gemelli,
Università Cattolica, Roma
La fibrillazione atriale può manifestarsi
in assenza di una malattia cardiaca o
di una patologia sottostante a carico
di altri organi, come ad esempio la
L’ARITMIA CARDIACA
L'aritmia cardiaca è un'alterazione della normale
sequenza dei battiti del cuore. Se tale
alterazione è caratterizzata da un aumento
anomalo del numero dei battiti cardiaci,
l'aritmia viene classificata come tachiaritmia o
tachicardia; se, al contrario, si registra
una diminuzione anomala del
numero dei battiti, si parla di
bradiaritmia o bradicardia.
Convenzionalmente si parla di
tachicardia quando la frequenza
cardiaca è superiore a 100 battiti al minuto
(bpm), mentre si parla di bradicardia se tale
frequenza è inferiore ai 60 bpm.
tiroide. Per curare la fibrillazione atriale esistono tre approcci:
• controllo della frequenza: si ottiene
mediante l’impiego di vari farmaci,
tra cui i più utilizzati sono i beta-bloccanti. Quest’approccio è tipicamente
utilizzato in pazienti anziani, in cui la
fibrillazione è di lunga durata e ben
tollerata;
• controllo del ritmo: questa strategia
è basata sull’uso di farmaci anti-aritmici di classe 1 e di classe 3, che preservano il ritmo sinusale.
Si utilizza soprattutto in pazienti giovani che presentano episodi parossistici di fibrillazione atriale, che minano
la qualità della vita, perché frequenti
e/o molto sintomatici in quanto causano fastidiose palpitazioni o anche
svenimenti. Con tale strategia, si pos-
FARMACI BETABLOCCANTI
Sostanze in grado di inibire in modo specifico i recettori βadrenergici, localizzati prevalentemente nel cuore, nei
bronchi, nelle arterie. Tra i più usati: propranololo, oxprenololo,
pindololo, atenololo. Sono utilizzati nella terapia di alcune
cardiopatie (soprattutto per la fibrillazione), dell'ipertensione
arteriosa e di alcune aritmie. (fonte: Enciclopedia Treccani)
FARMACI ANTICOAGULANTI
Sostanze che ritardano o inibiscono la coagulazione del
sangue sia in vivo, prevenendo l'instaurarsi o l'estendersi di
un embolo in un soggetto con trombosi o disciogliendo il
trombo formato e ristabilendo la normale circolazione nel vaso
occluso, sia in vitro, impedendo la coagulazione del sangue fuori
del letto vascolare. (fonte: Enciclopedia Treccani )
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Distribuito con
Corriere della Sera (Sette)
In collaborazione con:
Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut
Una pubblicazione
Box Media
Pag. 11
Monitor
GLI ANTICOAGULANTI ORALI
Dr. Massimo Uguccioni
Vice presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (ANMCO)
I farmaci anticoagulanti orali
sono utilizzati per la prevenzione e la terapia del tromboembolismo venoso e arterioso. Quelli tradizionali sono rappresentati dagli antagonisti della vitamina K o dicumarolici: questi trattamenti, anche se caratterizzati da
una buona efficacia e da un
accettabile grado di sicurezza, non sono sempre di facile gestione nella pratica
quotidiana.
Tra le limitazioni più importanti, si annoverano, ad
esempio, le interazioni con
il cibo e con altri farmaci di
comune impiego, che rendono talvolta poco prevedibile l’effetto anticoagulante,
rendendo necessari controlli
di laboratorio ravvicinati per
verificare il dosaggio della
terapia. Inoltre, nelle persone
anziane con polipatologie il
loro impiego appare meno
sicuro rispetto a pazienti più
giovani. Soprattutto la necessità di frequenti prelievi
di sangue e di aggiustamenti
del dosaggio per le variazioni
dei valori-indice dello stato
I farmaci anticoagulanti sono
attualmente approvati soltanto per la
prevenzione del tromboembolismo
venoso nei pazienti sottoposti a
interventi di chirurgia ortopedica maggiore
ma i recenti risultati di nuovi studi fanno
prevedere per queste molecole una concreta
possibilità di impiego.
della coagulazione ha accresciuto l’interesse nei confronti delle nuove terapie anticoagulanti orali che, oltre a
possedere un meccanismo
di azione più selettivo e teoricamente più prevedibile,
mostrano una maggiore facilità di impiego, non richiedendo un monitoraggio di
laboratorio.
Di questi nuovi trattamenti,
già alcuni sono giunti alla fase di impiego clinico. Tre so-
L’ablazione è una terapia definitiva,
efficace in circa il 60-90% dei casi.
Nell’operazione di ablazione il catetere
ablatore “brucia” quella piccola parte di
tessuto cardiaco responsabile della
fibrillazione. La procedura è eseguita di norma
in anestesia locale ed è in genere ben tollerata.
La degenza in ospedale è usualmente breve.
sono ottenere due risultati: gli episodi di fibrillazione atriale si risolvono o diventano molto rari; gli
episodi permangono, mantenendosi frequenti e invalidanti. In quest’ultimo caso, l’unico modo per
mantenere il controllo del ritmo è
l’ablazione;
• ablazione: ha l’obiettivo di elimi-
no già in uso in Italia: dabigatran, rivaroxaban e apixaban, tutti somministrati per
via orale. Questi farmaci sono attualmente approvati
soltanto per la prevenzione
del tromboembolismo venoso nei pazienti sottoposti a
interventi di chirurgia orto-
nare i circuiti elettrici anormali presenti nella parete del cuore che,
quando attivati, causano la fibrillazione atriale. L’ablazione è effettuata utilizzando alcuni piccoli cateteri all’interno del cuore, introdotti in una vena della gamba o
della spalla. Il catetere ablatore
“brucia” quella piccola parte di tessuto cardiaco responsabile della fibrillazione. La procedura è eseguita
di norma in anestesia locale ed è
in genere ben tollerata. La degenza
in ospedale è usualmente breve.
L’ablazione è una terapia definitiva,
efficace in circa il 60-90% dei casi.
pedica maggiore (artroprotesi di anca e di ginocchio),
ma i recenti risultati di nuovi
studi fanno prevedere per
queste molecole una concreta possibilità di impiego, in
tempi brevi, anche nei pazienti con fibrillazione atriale,
ai fini della prevenzione dell’ictus cardioembolico. Restano da valutare, nella pratica clinica quotidiana, aspetti importanti come l’effettiva
sicurezza di impiego e le migliori modalità di gestione,
oltre ai risvolti farmacoeconomici sempre più pressanti
in un’epoca di risorse limitate come quella attuale. n
Può presentare delle complicanze,
anche molto gravi, come l’ictus,
che avviene però raramente, nello
0,2-0,3% dei casi. Le linee guida
suggeriscono di utilizzare inizialmente un approccio medico, basato sui farmaci, passando poi,
qualora fosse necessario, all’ablazione.
Suggeriscono inoltre di valutare attentamente la necessità di utilizzare
anticoagulanti, perché la fibrillazione atriale è una causa frequente
di ictus, causato da emboli a partenza da trombi che si possono formare nel cuore fibrillante. n
ESAMI PER DIAGNOSI DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE
1
Elettrocardiogramma
per la rilevazione dell'attività
elettrica cardiaca;
4
Radiografia toracica: valutazione
di dimensioni, forma e struttura
del cuore oltre che dei polmoni;
2
Registrazione ECG Holter:
registrazione elettrocardiografica
che dura 24 ore utile nel rilevare
la presenza di aritmie;
5
Test ematologici: per indicare
la presenza di uno squilibrio
che potrebbe essere alla base
della fibrillazione atriale;
Prova da sforzo: valutazione
del comportamento del muscolo
cardiaco quando si trova sotto sforzo
e verifica la comparsa di aritmie;
6
3
7
Ecocardiogramma transesofageo:
a differenza del precedente viene
eseguito "dall'interno" fornendo
in questo modo dettagli molto
particolareggiati;
8
Studio elettrofisiologico
endocavitario: registrazione
dell'attività elettrica del cuore.
Ecocardiogramma transtoracico:
ecografia che consente di esaminare
sia il cuore sia i cosiddetti grossi vasi;
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