Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.46 Pagina 1 Maggio 2012 Distribuito con: Corriere della Sera (Sette) Box Media In collaborazione con: Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco Entra nella nuova dimensione Box Media Ipertensione: un disturbo comune. Come evitare i comportamenti a rischio Colesterolo: impariamo a conoscerlo e a monitorarlo Le donne, una fascia da proteggere Se il cuore non è a tempo: la fibrillazione atriale Anticoagulanti: un aiuto per le aritmie Strategie d’intervento: gli approcci per la cura della fibrillazione atriale QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM foto: istockphoto Controllo e prevenzione: la miglior cura per i disturbi cardiovascolari Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.47 Pagina 2 Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco Maggio 2012 Pag. 2 Direttore Stampa e Redazione Box Media Distribuzione Corriere della Sera (Sette) Responsabile Edizione Valentina Pizzi Diffusione Nazionale Layout Giandomenico Pozzi Stampa RDS Webprinting Progetto grafico EM & Partners Collaboratori Paola Arosio Giornalista specializzata nei settori sanità e salute. Direttore responsabile di Frammenti, rivista dei farmacisti e manager del Servizio sanitario nazionale, e di Health Community, periodico per i professionisti del settore sanitario Sommario SIIA Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa ANMCO Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri SIMG Società Italiana Medicina Generale SINUT Società Italiana Nutraceutica Editoriale Colesterolo: impariamo a conoscerlo pag. 4 Malattie cardiovascolari: Controllo e prevenzione pag. 5 Attenzione ai limiti pag. 5 Gli alleati naturali del cuore: soia, omega 3 e lupino pag. 6 Una giornata contro l'ipertensione pag. 6 Tantissimi nelle piazze per il check gratuito della pressione pag. 6 Ipertensione sotto la lente pag. 7 Ipertensione resistente e denervazione renale pag. 7 Ipertensione in rosa AIAC Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione pag. 8 La fibrillazione atriale pag. 10 Le strategie di intervento pag. 10 Gli anticoagulanti orali pag. 11 IL CUORE, SIMBOLO DI VITA Molto più di un organo, un potente simbolo. È il cuore, da sempre caricato di significati che vanno ben oltre la sua funzione. Probabilmente a causa del movimento autonomo oppure perché correlato al manifestarsi delle emozioni. Già l’uomo primitivo aveva compreso che qualcosa batteva all’interno del suo torace e in quello degli animali cui dava la caccia. Un antichissimo trattato egizio, Il libro sui vasi del cuore, mostra come questo organo fosse considerato essenziale per la vita. L'unico, dopo l'imbalsamazione, a rimanere al proprio posto. Nell’antica Cina era presente il concetto di circolazione del sangue era presente e l’esame del polso era considerato tra gli aspetti più utili alla diagnosi. Se per secoli le conoscenze sul sistema cardiocircolatorio sono state vaghe, con Ippocrate e la sua scuola l’approccio è diventato più razionale. Il filosofo Aristotele ha identificato nel cuore l’organo più importante del corpo, descrivendolo come caldo e asciutto, formato da tre camere, sede dell’intelligenza e delle emozioni. Innovazioni fondamentali in questo ambito quelle dello scienziato greco Galeno, che tuttavia riteneva fosse il fegato a produrre il sangue a partire dal cibo. Solo con la pubblicazione del primo testo completo di anatomia umana, opera di Andrea Vesalio, le concezioni galeniche sono state confutate e il cuore è stato posto al centro del circolo vascolare. Ma è stato il medico inglese William Harvey (1578-1657) a teorizzare una circolazione sanguigna sospinta dal cuore, ponendo le basi della moderna fisiologia. Oggi che il funzionamento e il ruolo di questa straordinaria "pompa di sangue" e dei vasi che la circondano sono definitivamente chiariti, l'attenzione si è spostata sempre di più sulle malattie che affliggono l'apparato. A partire da due dati di fatto: uno negativo, l'altro positivo. Quello negativo: in Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte, essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare, la cardiopatia ischemica si colloca al primo posto, mentre gli eventi cerebrovascolari si collocano in terza posizione con il 13%, dopo i tumori. Ma non basta. Chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico; la malattia modifica infatti la qualità di vita dei pazienti e comporta notevoli costi economici, sia diretti che indiretti. Secondo l'Istat, la prevalenza di cittadini affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille, mentre il 23,5% della spesa farmaceutica italiana (pari all'1,34 del prodotto interno lordo) è destinata a farmaci per il sistema cardiovascolare. Quello positivo: le malattie cardiovascolari si possono prevenire. Grazie al cambiamento degli stili di vita e alla correzione di condizioni patologiche che possono predisporre all’insorgenza di malattie. Cosa fare, in concreto, per stare meglio? Fare una breve passeggiata ogni giorno, ad esempio. Evitare di mangiare nei fast food. Trovare il tempo per rilassarsi e dimenticare lo stress (basta un buon libro o un bagno caldo). Misurare con regolarità la pressione. Assumere con costanza eventuali terapie prescritte dal medico. Questo speciale, dal titolo Ipertensione, colesterolo e ritmo cardiaco, realizzato in collaborazione con le più importanti società scientifiche del settore, ha l'obiettivo di inquadrare tale ambito, focalizzandosi su due tra i principali fattori di rischio, pressione alta e colesterolo. Un particolare focus è stato riservato al ritmo cardiaco, parlando di aritmie. Condizioni nelle quali il cuore sembra "impazzito", battendo troppo velocemente, troppo lentamente oppure in modo irregolare. Recenti cronache, anche sportive, mostrano i disastrosi esiti di un cuore che, improvvisamente e come per un crudele scherzo del destino, decida di incrociare le braccia. Quasi a voler ricordare chi comanda. E a ribadire la propria centralità come propulsore della vita. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.47 Pagina 3 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con: Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut Una pubblicazione Box Media Pag. 3 Dossier TECNOLOGIE PER CURARE LE ARITMIE LA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE Dr. Massimo Uguccioni Vice presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (ANMCO) Ogni anno in Italia circa 160 mila persone sono colpite da infarto e circa 40 mila non sopravvivono. L'attacco cardiaco è ancora oggi il killer numero uno sia per gli uomini che per le donne. In particolare, nell’uomo il rischio di un attacco cardiaco aumenta significativamente dopo i 45 anni, mentre nella donna è più frequente dopo la menopausa e comunque di solito oltre i 50 anni. Anche persone più giovani possono però andare incontro a un attacco di cuore. L’ATEROSCLEROSI Oltre all'età, molti sono i fattori che aumentano il rischio di attacco cardiaco, favorendo la formazione sulle pareti interne delle arterie delle cosiddette “placche aterosclerotiche”, che causano un restringimento dei vasi e una conseguente riduzione del flusso di sangue ricco di ossigeno. Questa condizione, detta aterosclerosi, è la causa della maggior parte delle malattie cardiovascolari: si tratta di un processo lento e progressivo, che impiega decenni prima di dare luogo a disturbi o a manifestazioni cliniche. Se l’arteria ostruita è una coronaria, la parte di cuore che riceve sangue da quel vaso va incontro a sofferenza: ischemia cardiaca, se l'ostruzione è parziale; infarto, se l'ostruzione è totale. QUALCHE CONSIGLIO Se alcuni fattori di rischio, come l’età e la familiarità, non sono correggibili, altri possono essere eliminati oppure modificati. Nel trattamento degli elevati livelli di colesterolo e di trigliceridi, è innanzitutto opportuno seguire una dieta povera di grassi di origine animale (burro, panna, salumi), a favore degli oli vegetali (olio di oliva); bisognerà inoltre limitare il consumo di carni grasse (maiale, anatra, frattaglie), aumentando quello di carni magre (vitello, tacchino, pollo, coniglio) e di pesce. Da ridurre anche il consumo di formaggi grassi, di dolci e di alcol (un bicchiere di vino a pasto, ma non di più, è l’ideale). Via libera invece a frutta, verdura e legumi. È bene anche praticare una regolare attività fisica, abolire il fumo, dimagrire se si è in sovrappeso. Infine, tenere sempre sotto controllo la pressione arteriosa. Se, nonostante questi accorgimenti, i valori di colesterolo e trigliceridi dovessero rimanere elevati, può essere opportuno iniziare una terapia farmacologica, ovviamente seguendo le indicazioni e i suggerimenti del medico. n Prof. Carlo Pappone Direttore dell’Unità Operativa di Aritmologia, Maria Cecilia Hospital GVM Care & Research Le aritmie sono alterazioni del ritmo cardiaco che causano accelerazione o rallentamento anomalo della frequenza cardiaca, cioè della velocità a cui batte il cuore. Esse possono essere dovute ad anomalie congenite del sistema elettrico del cuore o essere causate da malattie che distruggono o modificano la struttura normale del cuore e di conseguenza anche del suo sistema elettrico. LA DIAGNOSI Lo strumento diagnostico più semplice è l’elettrocardiogramma che in molti casi è sufficiente a diagnosticare le aritmie e spesso anche la loro causa. In alcuni casi possono essere utili esami come la risonanza magnetica del cuore per valutare il grado di alterazione anatomica delle strutture cardiache. L’esame più approfondito è lo studio elettrofisiologico che consente di individuare con precisione il tipo di aritmia, il suo meccanismo e il livello di pericolosità. LA TERAPIA Alcune aritmie possono essere gestite con la terapia farmacologica che controlla i sintomi ma non guarisce la malattia. L’ablazione transcatetere, quando indicata, è una tecnica risolutiva che consiste nella eliminazione del tessuto cardiaco sede dei “cortocircuiti” che causano l’aritmia. In alcuni casi è necessario impiantare dei dispositivi che sono in grado di regolare l’attività elet- trica del cuore stimolando in caso di battito cardiaco troppo lento o interrompendo mediante scosse elettriche le aritmie troppo rapide come la fibrillazione ventricolare. LE NUOVE FRONTIERE TECNOLOGICHE Una nuovissima tecnica si basa sulla capacità di alcune tecnologie magnetiche di ricostruire in tre dimensioni le camere atriali responsabili della fibrillazione atriale, con la possibilità di navigare al loro interno. Questa tecnica, che può essere applicata manovrando i sondini sia manualmente, sia attraverso una tecnologia robotica, consente di operare il paziente a distanza, a condizione che si trovi all'interno di una camera magnetica a sua volta controllabile da un computer in remoto. I malati che più si avvantaggiano di queste tecniche sono quelli che vengono sottoposti all'ablazione in fase iniziale di malattia. Vi sono poi tecnologie più avveniristiche, che utilizzano, all'interno del circuito cardiovascolare, un sistema Gps, grazie al quale sondini magnetici o metallici raggiungono il bersaglio indicato, sotto il controllo di un operatore. Infine, è oggi possibile inserire all'interno della camera atriale, in particolare sull'auricola, degli occlusori, impiantati in modo permanente allo scopo di prevenire l'ictus. Tutte queste tecnologie, se scelte in modo opportuno e a fronte di una diagnosi certa, aumentano la sopravvivenza e migliorano la qualità di vita dei malati. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.47 Pagina 4 Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco Maggio 2012 Pag. 4 TOKABER® Il suo profumo inebria la costa reggina, ma al recente Congresso di Cardiologia “Scilla e Cariddi” tenutosi a Lipari (Me) del bergamotto se ne è parlato per le sue proprietà nell’ambito della prevenzione cardiovascolare. Il bergamotto, agrume italiano tipico della Calabria, è apprezzato dalle industrie cosmetica, profumiera ed alimentare e da sempre largamente utilizzato dalla medicina popolare. Negli anni ha attratto l’attenzione dell’industria farmaceutica per il suo potere antisettico e antibatterico, ma di recente, grazie agli studi condotti congiuntamente dalle Università di Catanzaro e Roma Tor Vergata, è stato dimostrato che “l’oro verde”, in associazione ad una dieta appropriata, può rappresentare un aiuto nel controllo di colesterolo e trigliceridi ematici, che, se sono in eccesso, si accumulano nelle arterie favorendo la formazione di placche. TOKABER® è l’integratore alimentare, recentemente introdotto sul mercato, che racchiude in sé tutte le proprietà del succo di bergamotto italiano. Ogni compressa, infatti, contiene i flavonoidi del bergamotto, che, come dimostrato in uno studio condotto su oltre 250 pazienti e pubblicato su riviste internazionali, favoriscono una riduzione nel sangue dei livelli di colesterolo cattivo e trigliceridi e un aumento di colesterolo buono (Mollace V et al. Fitoterapia. 2011 Apr;82(3):309-16). Nella formulazione di TOKABER® sono anche presenti foglie di Olea Europea L. (Olivo), che svolge un’azione benefica sul metabolismo degli zuccheri e acido ascorbico, dotato di una spiccata attività antiossidante e protettiva nei confronti dei radicali liberi, veri nemici di cuore e arterie. TOKABER® è in vendita in farmacia. L’uso di TOKABER® va accompagnato ad una vita sana ed una dieta equilibrata. COLESTEROLO: IMPARIAMO A CONOSCERLO Prof. Alessandro Filippi responsabile area cardiovascolare SIMG Chi non ha mai controllato il colesterolo? Quasi nessuno, si spera, ma che significato hanno i valori segnalati dal laboratorio? Quando il colesterolo rappresenta un pericolo? Proviamo a fare chiarezza. Il colesterolo è un “grasso” indispensabile per la vita ed è un costituente essenziale del nostro organismo, che lo produce quotidianamente (lo fa il fegato) in modo da averne a disposizione la quantità (e la qualità) necessaria. Tutti sanno che esistono più tipi di colesterolo: se leggete gli esami del sangue troverete il colesterolo totale, ma anche due fondamentali sottogruppi: il colesterolo HDL (sigla che in inglese indica lipoproteine ad alta densità) e il colesterolo LDL (sigla che in inglese indica lipoproteine a bassa densità). Il colesterolo HDL è quello “buono”, che esercita un effetto “protettivo”, quello LDL è “cattivo” ed aumenta il rischio d’infarto e di ictus. Probabilmente troverete tra gli esami anche un altro tipo di grasso, i trigliceridi: anch’essi, se molto elevati possono contribuire al rischio, inoltre conoscere il loro valore è indispensabile per calcolare il livello di colesterolo LDL. Per valutare al meglio se e quanto il colesterolo rappresenta per voi un rischio importante si utilizza il colesterolo LDL: se non lo trovate sul foglio degli esami sarà direttamente il vostro medico a calcolarlo con un’apposita formula. A questo punto conosciamo il nostro colesterolo LDL, ma va bene? In realtà il valore considerato accettabile dipende dalle nostre condizioni generali. Facciamo un esempio automobilistico. Guidare a 100Km/ora è pericoloso? Dipende. Se lo fa un pilota di formula uno in pista con macchina e condizioni meteo perfette non è assolutamente rischioso, se lo faccio io, con le gomme lisce, sotto la pioggia, su una strada di montagna è pericolosissimo. Analogamente, se sono in ottime condizioni, non fumo, ho la pressione perfetta, faccio attività sportiva, ecc, posso “permettermi” un colesterolo LDL più alto (una velocità maggiore, se fossi un’auto), al contrario se ho già un alto rischio cardiovascolare perché sono diabetico, ho la pressione alta, sono sedentario ed obeso posso “permettermi” solo un colesterolo LDL molto basso (devo tenere una bassa velocità). Attualmente le linee guida internazionali indicano questi limiti di LDL da non superare: basso rischio 160, medio rischio 130, alto rischio 100 e altissimo rischio 70. Il medico è in grado di indicarvi a quale categoria di rischio appartenente e, quindi, sotto quali livelli di colesterolo LDL dovreste rimanere. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.47 Pagina 5 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con: Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut Una pubblicazione Box Media Pag. 5 Dossier MALATTIE CARDIOVASCOLARI: CONTROLLO E PREVENZIONE Dr. Giovanni Domina Presidente Sala Stampa Nazionale www.salastampanazionale.it Il colesterolo buono protegge le arterie oltre a pulirle, contribuendo a renderle meno sensibili agli agenti esterni. E’ quanto emerge da diversi studi scientifici, tra cui quello dell’Università degli Studi di Milano coordinato dal professor Alberico Catapano e quello dell’Università della Pennsylvania pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine. Questi lavori dimostrano come il colesterolo buono rappresenti un serbatoio per alcune sostanze che possono influenzare positivamente il sistema immunitario naturale: i lipidi e gli enzimi presenti nel colesterolo buono possono svolgere attività anti-aterogena. E’ una delle notizie presentate alla comunità scientifica in occasione dell’ottantesimo Congresso Europeo sull’Arteriosclerosi, che si è svolto dal 25 al 28 maggio a Milano. Nel corso dell’appuntamento scientifico internazionale, poi, sono stati presentati i risultati delle sperimentazioni di nuove molecole che dovrebbero consentire di contrastare il colesterolo “cattivo”, che danneggia le arterie ed espone al rischio di eventi cardiovascolari. Ma attenzione alla pausa pranzo, hanno specificato gli specialisti: ci avvelena, dato che un’ora dopo il pasto si registra un picco di trigliceridi, almeno in base allo studio condotto dall’Università di Reading (Regno Unito). A sinistra, il prof. Alberico Capapano, Università degli Studi di Milano. A destra, il prof. Andrea Mezzetti, Presidente SISA La diagnosi ed il trattamento delle dislipidemie è affidato anche ad alcuni progetti innovativi ai nastri di partenza. Il prossimo 16 giugno si celebra la Prima Giornata Nazionale del Colesterolo. Un’iniziativa, questa, promossa da SISA, Società Ita- Segnaliamo il prezioso manuale tascabile di primo soccorso: “Come salvare i bambini dal soffocamento” liana per lo studio dell’Arteriosclerosi, per stimolare i cittadini ad eseguire i controlli sin da giovani, soprattutto nei casi di ipercolesterolemia familiare. Diciotto centri specializzati, in particolare, metteranno a disposizione medici e nutri- zionisti per eseguire visite gratuite: in piazza, nelle strutture ospedaliere, ma anche nei centri commerciali. “Sarebbe opportuno che tutti i membri della famiglia verificassero i livelli del colesterolo” – suggerisce il professor Andrea Mezzetti, Presidente SISA – “dato che la componente genetica spesso è all’origine del disturbo. Lo stile di vita sano può contribuire a tenere sotto controllo i valori, ma la familiarità rappresenta un fattore di rischio autonomo.” L’importanza della componente familiare di queste patologie ha indotto la Fondazione SISA a promuovere il progetto Lipigen. Si tratta di un gruppo di lavoro, che coinvolge 38 ospedali italiani, dedicato allo studio e alla mappatura gene- tica delle dislipidemie nel nostro paese. Questo network si propone di facilitare la diagnosi delle dislipidemie su base genetica, contribuire ad aumentare la consapevolezza e la cultura dei medici e dei pazienti nell’ambito delle dislipidemie genetiche, creare un database nazionale e favorire la ricerca di settore. “Sulla base dei risultati del progetto Lipigen si potranno intraprendere interventi sanitari mirati. I pazienti, in particolare, potranno iniziare trattamenti appropriati tempestivamente e ridurre sensibilmente il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari. Inoltre, proprio grazie ai dati che permetterà di raccogliere, Lipigen contribuirà a stimolare la ricerca di terapie innovative” – conclude Alberico Catapano. n ATTENZIONE AI LIMITI In vendita esclusivamente sul sito: Prof. Alessandro Filippi responsabile area cardiovascolare SIMG “Tutti possiamo salvare la vita di un bambino” “Tutti possiamo conoscere ed effettuare le facili ed immediate manovre per gestire un’emergenza. Una mamma che apprende le manovre giuste, interverrà correttamente e con prontezza.” Ma se ho superato il limite, cosa debbo fare? Ognuno avrà le indicazioni personalizzate dal proprio medico, ma in generale il primo provvedimento è migliorare l’alimentazione (più verdura, frutta e pesce, meno dolci, condimenti, carni grasse) ed aumentare l’attività fisica (camminare a passo veloce almeno mezz’ora quasi tutti i giorni); per avere i migliori risultati bisogna fare contemporaneamente entrambe le cose. Non dimentichiamo però di migliorare le condizioni di base del nostro corpo: se fumiamo cessiamo di farlo, se abbiamo la pressione alta curiamola, ecc. Se dopo aver fatto tutto ciò il nostro colesterolo LDL sarà ancora troppo alto discuteremo con il medico la possibilità di usare un farmaco per ridurlo; esistono infatti ormai da moltissimi anni farmaci estremamente efficaci e sicuri. Naturalmente, se utilizzate una “pillola” per il colesterolo prendetela regolarmente tutti i giorni (solo così avrete il massimo del vantaggio) e non interrompetela quando avrete raggiunto il risultato voluto, perché altrimenti tornerete gradualmente al punto di prima. In altre parole, il farmaco fornisce la sua protezione se viene usato tutti i giorni, un po’ come il casco di un motociclista: chi lo metterebbe un giorno sì ed uno no oppure per un anno, poi visto che non ha avuto incidenti, smetterebbe d’indossarlo? E’ opportuno ricordare anche che vi sono persone che hanno una forma geneticamente determinata di aumento del colesterolo (sono circa il 2% della popolazione), in questi casi è sempre indispensabile usare farmaci. La diagnosi di forma genetica deve, ovviamente, essere sempre fatta da un medico. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.47 Pagina 6 Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco Maggio 2012 Pag. 6 Focus Da sapere GLI ALLEATI NATURALI DEL CUORE: SOIA, OMEGA 3 E LUPINO Prof.ssa Anna Arnoldi Dipartimento di Scienze Farmaceutiche Università degli Studi di Milano Segretario Generale della Società Italiana di Nutraceutica (SINUT) - - La nutraceutica è oggi un settore merceologico di grande interesse. Questa disciplina studia “i componenti degli alimenti che hanno effetti positivi per il benessere e la salute, ivi inclusi la prevenzione e il trattamento delle malattie”, cioè in pratica gli alimenti funzionali e gli integratori alimentari ed erboristici. Le aree di applicazione vanno dalla prevenzione cardiovascolare alla nutricosmetica, tutte comunque riconducibili al mantenimento dello stato di salute e benessere dell’individuo. Gli effetti positivi di questi prodotti sono stati dimostrati con studi clinici di ottima qualità soprattutto nella prevenzione cardiovascolare, in particolare per quanto riguarda le proteine vegetali, i fitosteroli e gli acidi grassi omega3 a lunga catena. Le prime scoperte sulle proteine di soia risalgono alla fine degli anni ‘70 quando il prof. Sirtori, oggi Presidente SINUT, dimostrò che in presenza di grave ipercolesterolemia l’utilizzo di proteine vegetali in sostituzione di quelle animali riduce la colesterolemia totale e LDL fino al 30%. Nel 1999 la FDA americana autorizzò l’etichettatura dei prodotti a base di proteine di soia come alimenti dietetici utili per la prevenzione coronarica. Oggi il nostro gruppo sta estendendo lo studio ad un altro legume ricco di proteine, il lupino. Gli acidi grassi omega 3 a lunga catena, derivati dall’olio di pesce o di krill, sono disponibili sia come trigliceridi che come etilesteri. Il loro effetto principale è sulla riduzione dei trigliceridi, ma ci sono evidenze anche per quanto riguarda l’aritmia, inoltre, sono utili anche nella prevenzione degli stati infiammatori e nello sviluppo del bambino. Sono disponibili sia come integratori che come alimenti funzionali, cioè arricchiti in questi componenti. n UNA GIORNATA CONTRO L'IPERTENSIONE TANTISSIMI NELLE PIAZZE PER IL CHECK GRATUITO DELLA PRESSIONE Vita sana, pressione sana: è questo il messaggio dell’ottava Giornata mondiale contro l’ipertensione arteriosa, che si è svolta lo scorso 17 maggio. All'evento ha aderito anche quest'anno la Società italiana di ipertensione arteriosa, promuovendo, a livello nazionale, numerose iniziative di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Proprio i progetti come questo sono oltremodo utili, se è vero che ad oggi solo la metà dei malati sa di essere iperteso e solamente uno su quattro si rivolge al medico o fa ricorso a una terapia farmacologia adeguata. In occasione della manifestazione, con il sup- porto della Croce rossa italiana, sono state allestite in circa 70 capoluoghi numerose postazioni mediche per dare a tutti l’opportunità di effettuare il controllo gratuito della pressione. La stessa possibilità è stata offerta, senza bisogno di prenotazione, negli ambulatori e nei centri ospedalieri specializzati messi a disposizione e nelle farmacie (circa 3mila) che hanno aderito all’iniziativa. Oltre a questo, tanti gli eventi che si sono svolti con successo, dal nord al sud della penisola. A cominciare da quello organizzato a Milano in piazza Duomo, tutto dedicato a sensibilizzare genitori e figli sul tema della prevenzione. A Roma, all’università La Sapienza, si è invece svolta la riunione L'ipertensione in un giorno, con l’intervento di medici specialisti e di giornalisti e con la partecipazione di molti anziani. In tutte le sedi coinvolte è stato anche distribuito materiale informativo sui rischi dell'ipertensione e sulle modalità per prevenire e curare la malattia. n n Un cuore di Omega-3 alla massima concentrazione Ocean Blue Professional Omega-3 2100 è l’integratore di acidi grassi poliinsaturi essenziali Omega-3 con elevata concentrazione in EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico). Gli acidi grassi poliinsaturi essenziali EPA e DHA, oltre a una marcata attività antinfiammatoria, contribuiscono al mantenimento delle naturali concentrazioni di trigliceridi nel sangue, aiutando a prevenire il rischio cardiovascolare. Ogni capsula masticabile da 1.050 mg di Ocean Blue Omega-3 2100 contiene olio di pesce di acciughe con un apporto di 675 mg di EPA e di 300 mg di DHA (pari in totale al 93%), oltre a 75 mg di altri Omega-3. L'olio di acciughe di Ocean Blue Professional Omega-3 2100 viene sottoposto sino a 26 distillazioni molecolari, che lo rendono un prodotto di massima purezza. Ocean Blue Professional Omega-3 2100 è, infatti, privo di contaminanti quali metalli pesanti, diossina, PCB e pesticidi, come attestato dai certificati di analisi di laboratori accreditati presso la Food and Drug Administration USA. Inoltre, un gradevole aroma naturale di arancia rende il prodotto perfettamente digeribile, senza alcun fastidioso retrogusto. Ocean Blue Professional Omega-3 non contiene glutine né lattosio. Phidea Pharma Srl www.phideapharma.com QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.49 Pagina 7 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con: Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut Una pubblicazione Box Media Pag. 7 Dossier IPERTENSIONE SOTTO LA LENTE L’ipertensione arteriosa può essere definita come un eccessivo aumento della pressione esercitata dal sangue pompato dal cuore sulle pareti dei vasi arteriosi. Si tratta di una condizione che incrementa il rischio di sviluppare gravi patologie, come ictus cerebrale, infarto miocardico, scompenso cardiaco, malattie vascolari e insufficienza renale. di sanità, l’ipertensione arteriosa colpisce in Italia in media il 33% degli uomini e il 31% delle donne, mentre il 19% dei primi e il 14% delle seconde sono in una condizione a rischio. In meno di un paziente su venti (circa il 5%) è possibile individuare una causa specifica di ipertensione; nella grande maggioranza dei casi, gli accertamenti diagnostici non evidenziano alcuna malattia responsabile dell’ipertensione. In questi casi, l’ipertensione viene definita essenziale o primaria o idiopatica. EPIDEMIOLOGIA Secondo i dati del Progetto Cuore dell’Istituto superiore TRE GRADI DI IPERTENSIONE In base al livello di gravità, Prof. Massimo Volpe Presidente della Società italiana di ipertensione arteriosa (SIIA) L’ipertensione arteriosa in Italia colpisce il 33% degli uomini e il 31% delle donne ma solo per il 5% dei pazienti si può verificare una causa specifica. l’ipertensione viene classificata in tre gradi. In particolare, si parla di ipertensione di grado 1 nel caso di valori pressori compresi tra 140/90 e 160/100 mm Hg, di ipertensione di grado 2 nel caso di valori compresi tra 160/100 e 180/110, di ipertensione di grado 3 oltre i valori di 180/110. Il rischio cardiovascolare aumenta al punto da giustificare un intervento terapeutico, anche farmacologico, in presenza di valori di pressione pari o superiori a 140 mm Hg per quanto riguarda la pressione sistolica (la “massima”) e pari o superiori a 90 mm Hg per quanto riguarda la pressione diastolica (la “minima”). FATTORI DI RISCHIO Nella maggior parte dei casi, i fattori di rischio che determinano un aumento della probabilità di diventare ipertesi sono, oltre all’età e alla familiarità, anche il sovrappeso o l’obesità, un consumo eccessivo di sale, la se- dentarietà, l’uso di farmaci o di sostanze che possono innalzare la pressione. In conseguenza di ciò, è dunque consigliabile ridurre l’assunzione di sale con la dieta; limitare i cibi ricchi di grassi animali, a favore di pesce, frutta e verdura; limitare il consumo di alcol; eliminare il fumo di tabacco; svolgere con regolarità un’attività fisica moderata. Fondamentale, infine, un regolare monitoraggio della pressione arteriosa, attraverso un apposito strumento chiamato misuratore di pressione. n PRESENTATO AL RECENTE CONGRESSO EUROPCR DI PARIGI UN SISTEMA DI NUOVA GENERAZIONE IPERTENSIONE RESISTENTE E DENERVAZIONE RENALE Claudio Borghi, direttore dell’Unità operativa di Medicina interna e del Centro di riferimento per l’Ipertensione, Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, Bologna Rita Golfieri, direttore dell’Unità operativa di Radiologia, Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, Bologna L’ipertensione resistente è una forma di ipertensione arteriosa in cui i valori pressori non scendono al di sotto della soglia normale nonostante il trattamento con almeno tre farmaci antipertensivi, di cui un diuretico. Prima di diagnosticare la malattia occorre però assicurarsi che il paziente assuma i farmaci in modo corretto; escludere che assuma medicinali, come ad esempio estroprogestinici o antinfiammatori non steroidei che annullano l’effetto degli antipertensivi, e verificare l’eventuale presenza di ipertensione secondaria. Appurato che non sussistano queste tre condizioni e che dunque si tratti di ipertensione resistente vera e propria, la prima soluzione è quella di incrementare la terapia farmacologica, combinando diverse classi di farmaci. Nel caso in cui ciò non fosse possibile, oggi si può utilizzare la nuova tecnica di denervazione renale. Si tratta di una procedura mininvasiva, che consiste nel disattivare in modo selettivo parte delle terminazioni nervose che decorrono lungo le pareti esterne delle arterie renali, determinando una progressiva riduzione della pressione sanguigna, mediata da una diminuita stimolazione di noradrenalina, da un aumento del flusso renale e da una riduzione dell’attività della renina plasmatica. L’approccio terapeutico con il sistema di termoablazione è un semplice intervento eseguito in sala angiografica. Dopo cateterismo delle arterie renali, condotto tramite una puntura dell’arteria femorale all’inguine, si procede all’inserimento del catetere ablatore all’interno di un catetere-guida posizionato all’origine dell’arteria renale: questo dispositivo, collegato a un generatore, una volta giunto a contatto con le pareti del vaso eroga energia a radiofrequenza a bassa potenza, disattivando selettivamente afferenze ed efferenze dei nervi renali. La particolarità del nuovo catetere ablatore di seconda generazione è quella di essere costituito da un filamento dal quale diparte un cestello con molteplici ablatori (4 elettrodi). Nella medesima seduta vengono effettuati 2 set di ablazioni per ogni arteria. Ogni ablazione prevede l’erogazione di energia per sei minuti; terminata l’operazione, si ritrae di pochi millimetri il catetere, lo si ruota di 45 gradi e si eroga un secondo set di ablazioni. Il generatore controlla automaticamente l’erogazione di energia in radiofrequenza. Gli altri parametri visualizzabili sono la potenza, la temperatura, l’impedenza e il tempo di trattamento. L’intervento, che ha una durata complessiva variabile tra i 25 e i 40 minuti, non richiede alcun impianto permanente. Durante tutte le fasi della procedura, il paziente viene monitorato attraverso elettrocardiogramma e livello di saturazione dell’ossigeno e mantenuto in uno stato di leggera sedazione, che gli consente di essere vigile ma di non avvertire dolore. Alla fine dell’intervento, il paziente dovrà bere molto in modo da espellere il liquido di contrasto utilizzato. Il policlinico Sant’Orsola-Malpighi è stato tra le prime strutture italiane a mettere in pratica questo tipo di intervento con il catetere ablatore di prima generazione con risultati positivi.Gli studi internazionali finora condotti non hanno evidenziato eventi avversi o complicanze associati all’intervento di ablazione. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.49 Pagina 8 Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco Maggio 2012 Pag. 8 Dossier IPERTENSIONE IN ROSA Prof.ssa Maria Lorenza Muiesan, professore ordinario di Medicina interna, Università di Brescia L’ipertensione arteriosa costituisce uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Il 50% delle donne ha la pressione alta dopo i 45 anni, mentre l'incidenza della malattia è in continuo aumento, anche nelle fasce di età più giovani. I RISCHI IN ETÀ FERTILE La pillola anticoncezionale, anche a basso contenuto di estrogeni, può favorire l’insorgenza di ipertensione in alcune donne (nel 5% i valori della pressione superano i 140/90 mmHg). Questo rischio è più alto nelle donne di età superiore ai 35 anni, fumatrici, in sovrappeso, con familiarità per ipertensione, che presentino malattie renali. Prima di iniziare l’assunzione della pillola, è buona regola sottoporsi a una visita medica accurata, misurando in seguito la pressione ogni sei mesi. DURANTE LA GRAVIDANZA L’ipertensione compare nell'8% delle gravidanze e costituisce, in tutto il mondo, una delle cause principali di complicanze, anche mortali, per la madre e per il neonato (ritardo della crescita durante la gravidanza, parto pretermine, basso peso alla nascita, aumento della mortalità del neonato fino a cinque volte). Negli ultimi anni è in crescita il numero di donne che inizia la gravidanza in età avanzata. Circa il 5% di loro presenta valori pressori già elevati, che aumentano ulteriormente il rischio di complicanze. La coesistenza di ipertensione, diabete e obesità prima della gravidanza favorisce la comparsa di una particolare e grave forma di ipertensione che prende il nome di preeclampsia: compare dopo la 20esima settimana, si associa alla perdita di proteine con le urine e predice la futura comparsa di malattie cardiovascolari. In questo caso, il trattamento antipertensivo è utile, ma la scelta dei farmaci deve essere molto cauta, in modo da abbassare la pressione senza procurare danni al feto in particolare, è controindicato l’impiego di ace-ini- bitori e antagonisti dell’angiotensina II nelle donne in gestazione. L'ipertensione è forse uno dei problemi più diffusi nei paesi sviluppati in quanto un adulto su cinque soffre di ipertensione. Due donne su dieci ha la pressione alta dopo i 45 anni. DOPO LA MENOPAUSA Per quanto riguarda le donne in postmenopausa, a oggi la terapia ormonale sostituiva non è raccomandata a scopo cardioprotettivo, in quanto aumenta i rischi di eventi coronarici e tromboembolici e di ictus. DALL'IPERTENSIONE ALLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI È opinione diffusa che le malattie cardiovascolari siano un problema tipicamente maschile che non riguarda le donne. Al contrario di quanto comunemente si crede, in realtà le malattie di cuore sono le patologie più frequenti nelle donne, considerando che il 40% delle morti femminili è dovuto a infarto, scompenso cardiaco e a ictus. Le malattie cardiovascolari LA PILLOLA ANTICONCEZIONALE Può favorire l’insorgenza di ipertensione in alcune donne. Questo rischio è più alto nelle donne di età superiore ai 35 anni, fumatrici, in sovrappeso, con familiarità per ipertensione, che presentino malattie renali. sono spesso non diagnosticate nelle donne; pertanto può succedere che il primo episodio infartuale sia stato preceduto da un altro attacco non riconosciuto. Inoltre, le complicanze dell'infarto sono più gravi nella donna rispetto all'uo- mo. Nonostante queste evidenze, la percezione che le donne hanno nei confronti dei pericoli causati dalle malattie di cuore è ancora molto bassa. Per questo occorre potenziare informazione e prevenzione. n 8% Le malattie cardiovascolari sono spesso non diagnosticate nelle donne; pertanto può succedere che il primo episodio infartuale sia stato preceduto da un altro attacco non riconosciuto. Inoltre, le complicanze dell'infarto sono più gravi nella donna rispetto all'uomo. L’ipertensione compare nell'8% delle gravidanze e costituisce una delle cause principali di complicanze come ritardo della crescita, parto pre termine e basso peso alla nascita. CONTROLLARE LA COAGULAZIONE NON È MAI STATO COSÌ FACILE Roche Diagnostics è l'azienda leader nel settore della diagnostica in vitro e offre soluzioni innovative per fornire informazioni cliniche utili al benessere del paziente. In particolare, nell’area cardiovascolare, l'azienda ha saputo precorrere i tempi e fornire al laboratorio di analisi test innovativi, come ad esempio quelli per la diagnosi d’infarto e dello scompenso cardiaco (i test troponina T e proBNP). Sempre di più sono ad oggi i pazienti che necessitano di una terapia anticoagulante orale, con cumarinici o antagonisti della vitamina K, al fine di fluidificare il sangue prevenendo la formazione di trombi. Ogni individuo reagisce in modo diverso a questi farmaci e sono numerosi gli interferenti potenziali, come ad esempio dieta, altri medi- cinali, stress, alcol. È perciò necessario controllare gli effetti di queste interferenze sulla coagulabilità del sangue. Lo si può fare monitorando il tempo di protrombina (espresso come indice internazionale di normalizzazione), attraverso un test di laboratorio, che richiede un prelievo di sangue venoso, con un'elevata frequenza, soprattutto all'inizio del trattamento. L’intervallo di tempo solitamente previsto tra un test e l’altro è di circa quattro settimane per un paziente stabile e di due settimane per uno instabile. Oggi, a seguito di anni di investimenti in Ricerca e Sviluppo, Roche Diagnostics è in grado di offrire un dispositivo in vitro simile a quelli in uso per l’autocontrollo della glicemia. Ovunque ci si trovi, a casa, in viaggio, in farmacia o nell’ambulatorio del medico, sono sufficienti una puntura al polpastrello e una goccia di sangue capillare per ottenere, in meno di un minuto, il tempo di protrombina. Questo piccolo strumento riduce gli accessi in ospedale o in clinica, garantendo al malato maggiore indipendenza e qualità di vita. È importante che, pur utilizzando il coagulometro, il paziente continui a rapportarsi con il medico, che potrà fornire aiuto e consigli in merito a dosaggi e a potenziali interazioni. L'automonitoraggio permette, in sintesi, di ottimizzare la terapia anticoagulante, diminuendo il rischio di sanguinamenti o di complicazioni trombotiche e prevenendo, quindi, emorragie cerebrali e ictus. n QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.49 Pagina 9 CoaguChek® XS Il sistema per l’autocontrollo del PT/INR “ Adesso posso misurare il PT/INR ovunque! MIX COMUNICAZIONE - MI ” CoaguChek® XS goccia di sangue capillare ° Una Un minuto per ottenere il risultato ° Un ° valore di PT espresso in INR Chiedi al tuo Medico e al tuo Farmacista. Le misurazioni devono essere eseguite nell’ambito del controllo medico. CoaguChek XS è un dispositivo medico-diagnostico in vitro CE 0123. Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’uso. Autorizzazione Ministeriale ottenuta il 08/02/2011. Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.49 Pagina 10 Ipertensione Colesterolo e Ritmo Cardiaco Maggio 2012 Pag. 10 Monitor LA FIBRILLAZIONE ATRIALE Vena cava superiore Prof. Luigi Padeletti Presidente dell’Associazione italiana di aritmologia e cardiostimolazione (AIAC) La fibrillazione atriale è l’aritmia più frequente: in Italia ne sono affette circa 600mila persone. È caratterizzata dalla perdita della normale contrazione atriale a seguito di una attivazione elettrica irregolare, rapida e scoordinata degli atri. Ne consegue un peggioramento della capacità funzionale dei ventricoli, con conseguenti numerose alterazioni all’interno del cuore e dell’organismo, il più delle volte reversibili al cessare dell’aritmia. La fibrillazione atriale, che può verificarsi in cuori sani o può essere secondaria ad altre malattie cardiache e non, è responsabile di numerosi sintomi. Le palpitazioni sono il più frequente, ma possono presentarsi anche affanno, vertigini, stanchezza, dolore al petto, ronzii alle orecchie, svenimenti. In una minoranza di casi, tuttavia, la malattia può anche decorrere in maniera del tutto asintomatica (silente). Tanti i tipi di fibrillazione atriale: di nuova insorgenza, ricorrente, parossistica, persistente, persistente di lunga durata, permanente. Questa aritmia, la cui diagnosi è clinica (veniva anticamente definita delirium cordis per l’irregolarità dei battiti) ed elettrocardiografica, non soltanto è di per sé una malattia, ma può causare numerose complicanze. A cominciare dall’ischemia del cervello (ictus), che si verifica quando il sangue fermo negli atri coagula formando dei “grumi” (chiamati trombi) che raggiungono il cervello (prendendo il nome di emboli), determinando un mancato apporto di sangue e di ossigeno nell’area interessata. Nella maggior parte dei casi, è presente una predisposizione delle cellule del cuore a sviluppare la fibrillazione atriale, che può essere scatenata da alcuni eventi (assunzione di determinati farmaci, infezioni, disturbi gastro-intestinali, stress, esercizio prolungato, ecc.) o da concomitanti malattie (pneumopatie, distiroidismi, anemia, ecc.) Compito del medico è quello di valutare attentamente il tipo, la durata, la frequenza della fibrillazione, per stabilire la terapia più appropriata al fine di eliminare l’aritmia o di prevenirla. Talora è possibile che il medico decida di accettare l’aritmia, prevenendo le eventuali complicanze tromboemboliche con l’utilizzo di farmaci anticoagulanti, che servono a fluidificare il sangue. È stato dimostrato che il trattamento della malattia migliora la qualità di vita dei pazienti, facendo anche diminuire l’impatto economico sul Servizio sanitario nazionale per quanto riguarda morbilità e mortalità. n Aorta Verso i polmoni Verso i polmoni Arteria polmonare Valvola polmonare Sangue di ritorno dai polmoni Sangue di ritorno dai polmoni Atrio sinistro Atrio destro Ventricolo sinistro Valvola tricuspide Ventricolo destro Vena cava inferiore Aorta discendente FIBRILLAZIONE: LE STRATEGIE DI INTERVENTO Prof. Filippo Crea Direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari Policlinico Gemelli, Università Cattolica, Roma La fibrillazione atriale può manifestarsi in assenza di una malattia cardiaca o di una patologia sottostante a carico di altri organi, come ad esempio la L’ARITMIA CARDIACA L'aritmia cardiaca è un'alterazione della normale sequenza dei battiti del cuore. Se tale alterazione è caratterizzata da un aumento anomalo del numero dei battiti cardiaci, l'aritmia viene classificata come tachiaritmia o tachicardia; se, al contrario, si registra una diminuzione anomala del numero dei battiti, si parla di bradiaritmia o bradicardia. Convenzionalmente si parla di tachicardia quando la frequenza cardiaca è superiore a 100 battiti al minuto (bpm), mentre si parla di bradicardia se tale frequenza è inferiore ai 60 bpm. tiroide. Per curare la fibrillazione atriale esistono tre approcci: • controllo della frequenza: si ottiene mediante l’impiego di vari farmaci, tra cui i più utilizzati sono i beta-bloccanti. Quest’approccio è tipicamente utilizzato in pazienti anziani, in cui la fibrillazione è di lunga durata e ben tollerata; • controllo del ritmo: questa strategia è basata sull’uso di farmaci anti-aritmici di classe 1 e di classe 3, che preservano il ritmo sinusale. Si utilizza soprattutto in pazienti giovani che presentano episodi parossistici di fibrillazione atriale, che minano la qualità della vita, perché frequenti e/o molto sintomatici in quanto causano fastidiose palpitazioni o anche svenimenti. Con tale strategia, si pos- FARMACI BETABLOCCANTI Sostanze in grado di inibire in modo specifico i recettori βadrenergici, localizzati prevalentemente nel cuore, nei bronchi, nelle arterie. Tra i più usati: propranololo, oxprenololo, pindololo, atenololo. Sono utilizzati nella terapia di alcune cardiopatie (soprattutto per la fibrillazione), dell'ipertensione arteriosa e di alcune aritmie. (fonte: Enciclopedia Treccani) FARMACI ANTICOAGULANTI Sostanze che ritardano o inibiscono la coagulazione del sangue sia in vivo, prevenendo l'instaurarsi o l'estendersi di un embolo in un soggetto con trombosi o disciogliendo il trombo formato e ristabilendo la normale circolazione nel vaso occluso, sia in vitro, impedendo la coagulazione del sangue fuori del letto vascolare. (fonte: Enciclopedia Treccani ) QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.50 Pagina 11 Distribuito con Corriere della Sera (Sette) In collaborazione con: Aiac, Anmco, Siia, Simg, Sinut Una pubblicazione Box Media Pag. 11 Monitor GLI ANTICOAGULANTI ORALI Dr. Massimo Uguccioni Vice presidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (ANMCO) I farmaci anticoagulanti orali sono utilizzati per la prevenzione e la terapia del tromboembolismo venoso e arterioso. Quelli tradizionali sono rappresentati dagli antagonisti della vitamina K o dicumarolici: questi trattamenti, anche se caratterizzati da una buona efficacia e da un accettabile grado di sicurezza, non sono sempre di facile gestione nella pratica quotidiana. Tra le limitazioni più importanti, si annoverano, ad esempio, le interazioni con il cibo e con altri farmaci di comune impiego, che rendono talvolta poco prevedibile l’effetto anticoagulante, rendendo necessari controlli di laboratorio ravvicinati per verificare il dosaggio della terapia. Inoltre, nelle persone anziane con polipatologie il loro impiego appare meno sicuro rispetto a pazienti più giovani. Soprattutto la necessità di frequenti prelievi di sangue e di aggiustamenti del dosaggio per le variazioni dei valori-indice dello stato I farmaci anticoagulanti sono attualmente approvati soltanto per la prevenzione del tromboembolismo venoso nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia ortopedica maggiore ma i recenti risultati di nuovi studi fanno prevedere per queste molecole una concreta possibilità di impiego. della coagulazione ha accresciuto l’interesse nei confronti delle nuove terapie anticoagulanti orali che, oltre a possedere un meccanismo di azione più selettivo e teoricamente più prevedibile, mostrano una maggiore facilità di impiego, non richiedendo un monitoraggio di laboratorio. Di questi nuovi trattamenti, già alcuni sono giunti alla fase di impiego clinico. Tre so- L’ablazione è una terapia definitiva, efficace in circa il 60-90% dei casi. Nell’operazione di ablazione il catetere ablatore “brucia” quella piccola parte di tessuto cardiaco responsabile della fibrillazione. La procedura è eseguita di norma in anestesia locale ed è in genere ben tollerata. La degenza in ospedale è usualmente breve. sono ottenere due risultati: gli episodi di fibrillazione atriale si risolvono o diventano molto rari; gli episodi permangono, mantenendosi frequenti e invalidanti. In quest’ultimo caso, l’unico modo per mantenere il controllo del ritmo è l’ablazione; • ablazione: ha l’obiettivo di elimi- no già in uso in Italia: dabigatran, rivaroxaban e apixaban, tutti somministrati per via orale. Questi farmaci sono attualmente approvati soltanto per la prevenzione del tromboembolismo venoso nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia orto- nare i circuiti elettrici anormali presenti nella parete del cuore che, quando attivati, causano la fibrillazione atriale. L’ablazione è effettuata utilizzando alcuni piccoli cateteri all’interno del cuore, introdotti in una vena della gamba o della spalla. Il catetere ablatore “brucia” quella piccola parte di tessuto cardiaco responsabile della fibrillazione. La procedura è eseguita di norma in anestesia locale ed è in genere ben tollerata. La degenza in ospedale è usualmente breve. L’ablazione è una terapia definitiva, efficace in circa il 60-90% dei casi. pedica maggiore (artroprotesi di anca e di ginocchio), ma i recenti risultati di nuovi studi fanno prevedere per queste molecole una concreta possibilità di impiego, in tempi brevi, anche nei pazienti con fibrillazione atriale, ai fini della prevenzione dell’ictus cardioembolico. Restano da valutare, nella pratica clinica quotidiana, aspetti importanti come l’effettiva sicurezza di impiego e le migliori modalità di gestione, oltre ai risvolti farmacoeconomici sempre più pressanti in un’epoca di risorse limitate come quella attuale. n Può presentare delle complicanze, anche molto gravi, come l’ictus, che avviene però raramente, nello 0,2-0,3% dei casi. Le linee guida suggeriscono di utilizzare inizialmente un approccio medico, basato sui farmaci, passando poi, qualora fosse necessario, all’ablazione. Suggeriscono inoltre di valutare attentamente la necessità di utilizzare anticoagulanti, perché la fibrillazione atriale è una causa frequente di ictus, causato da emboli a partenza da trombi che si possono formare nel cuore fibrillante. n ESAMI PER DIAGNOSI DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE 1 Elettrocardiogramma per la rilevazione dell'attività elettrica cardiaca; 4 Radiografia toracica: valutazione di dimensioni, forma e struttura del cuore oltre che dei polmoni; 2 Registrazione ECG Holter: registrazione elettrocardiografica che dura 24 ore utile nel rilevare la presenza di aritmie; 5 Test ematologici: per indicare la presenza di uno squilibrio che potrebbe essere alla base della fibrillazione atriale; Prova da sforzo: valutazione del comportamento del muscolo cardiaco quando si trova sotto sforzo e verifica la comparsa di aritmie; 6 3 7 Ecocardiogramma transesofageo: a differenza del precedente viene eseguito "dall'interno" fornendo in questo modo dettagli molto particolareggiati; 8 Studio elettrofisiologico endocavitario: registrazione dell'attività elettrica del cuore. Ecocardiogramma transtoracico: ecografia che consente di esaminare sia il cuore sia i cosiddetti grossi vasi; QUESTO SUPPLEMENTO E STATO REALIZZATO DA BOX MEDIA ITALIA. RCS NON HA PARTECIPATO ALLA SUA REALIZZAZIONE E NON HA RESPONSABILITÀ PER IL SUO CONTENUTO / WWW.BOXMEDIAITALIA.COM Ipertensione Colesterolo e Ritmo cardiaco_Layout 1 18/05/12 17.50 Pagina 12