Prof. Arch. Erica Valentina Morello SCIENZE E TECNOLOGIE APPLICATE 3° G febb 2014 APPROFONDIMENTI: 1. 2. 3. 4. 5. L’INTERCAPEDINE E LE BOCCHE DI LUPO L’ARMATURA DEI PILASTRI IL CONTROVENTO ARMATURA DEL PILASTRO A SEZIONE CIRCOLARE LE SCALE L’INTERCAPEDINE E LE BOCCHE DI LUPO Le bocche di lupo sono dei piccoli manufatti tipo scatolare rovesciato, piazzati a contatto con l’edificio e contenenti le finestrelle o aperture degli scantinati: hanno la parte alta ricoperta da mattonelle in vetrocemento (se occorre solo la illuminazione) o griglia metallica (se invece diamo agli scantinati anche l’aereazione). Nel caso in cui si preferisca la griglia, bisogna prendere delle precauzioni per lo smaltimento delle acque piovane. I sistemi sono due: -il primo consiste nel collegare il fondo della bocca di lupo con uno scarico collegato alla fognatura bianca. -il secondo sistema, consiste nel lasciare il fondo della bocca di lupo aperto e posato su di un drenaggio di pietre e pietrisco, che servirà a smaltire nel terreno l’acqua di pioggia IL CONTROVENTO l termine controvento, in architettura, indica un elemento strutturale utile a contrastare le forze spingenti laterali (orizzontali). Tali elementi possono essere orizzontali o verticali. Nelle carpenterie metalliche o di legno collegano tra loro gli elementi delle strutture principali, rendendole resistenti a forze agenti in senso orizzontale. I controventi verticali, che risultano essere i tipi più comuni, sono: • controvento a croci di Sant’Andrea • controvento reticolare a K • controvento a portalini sovrapposti • controvento con telaio a nodi rigidi Il controvento può essere anche un cavo che rinforza contro l’azione del vento, o altre azioni trasversali, un elemento verticale (come un palo, un’antenna) od orizzontale. Nelle strutture semplicemente compresse, armate con ferri longitudinali disposti lungo una circonferenza e racchiusi da una spirale di passo non maggiore di 1/5 del diametro del nucleo cerchiato. LA SCALA Ubicazione della scala L’ubicazione della scala deve essere scelta in rapporto alla pianta dell’edificio e soprattutto in relazione ai criteri distributivi degli ambienti ai quali la scala dà la possibilità di accesso. In base a questo principio, se necessario, in relazione all’ampiezza e alla conformazione della pianta dell’intero edificio, viene determinato anche il numero di scale di cui l’edificio deve essere dotato, tenendo presente la quantità e il taglio degli alloggi che trovano sbocco su uno stesso pianerottolo. Altezze scale Come è noto, già le teorie razionaliste avevano messo a punto il principio secondo cui, su un terreno di una determinata superficie, fabbricare in altezza vuol dire accrescere la disponibilità del terreno da destinare ad uso comune per attività diverse, favorendo nel contempo il soleggiamento dei singoli alloggi. Sono però individuabili limiti di convenienza nell’adottare sempre altezze considerevoli per la costruzione degli edifici, in quanto le fondazioni e la struttura gravano in misura più consistente sui costi globali di realizzazione dell’opera. La ripetitività delle rampe e dei corpi scala consente una razionalizzazione in verticale e in orizzontale degli spazi: se il modulo progettato per raccordare due piani si ripete in modo invariato anche per tutti gli altri piani, ciò consente una semplificazione nella progettazione sia strutturale che distributiva. I solai si ripetono piano per piano, paralleli l’uno all’altro, a partire dalla pianta del piano terreno, cosicché, una volta individuato il taglio degli alloggi e la loro conformazione, il modello individuato può ripetersi meccanicamente. Complessità progettazione della scala Così come è complessa la progettazione della scala, altrettanto impegnativa risulta la sua realizzazione. Si tratta, infatti, di una struttura che non ammette tolleranze dimensionali, per cui da sempre richiede grande attenzione e accurata precisazione quando viene realizzata in opera, indipendentemente dalla tecnica e dai materiali impiegati. Sicurezza scale La scala deve essere sicura e deve rendere sicuro l’accesso o l’uscita dal luogo servito. Da questo punto di vista la normativa dà suggerimenti significativi per la corretta progettazione: su basi antropometriche sono stabilite le dimensioni della pedata minima e dell’alzata massima, in modo tale da rendere possibile per tutte le persone abili di qualsiasi età l’uso agevole della scala; in particolare le forme irregolari devono essere tali da consentire comunque un uso sicuro della scala stessa. Sono inoltre date indicazioni per le lunghezze massime delle rampe che devono comprendere piani di arresto per eventuali scivolamenti o cadute (o semplicemente per il riposo). Anche il parapetto deve rispondere a precise regole, in quanto non devono essere presenti spazi vuoti rilevanti (e questo vale anche per il sistema alzata-pedata) o essere utilizzati materiali che possano consentire infortuni o, peggio, cadute nel vuoto. Inoltre, la scala nel suo complesso deve essere tale da consentire in casi eccezionali, come quello di un eventuale incendio, l’evacuazione dell’edificio senza che l’incendio stesso possa svilupparsi in tempi brevi per scelte architettoniche sbagliate e senza formazione di fumi tossici per la scelta di materiali non idonei. Non solo per questo qualche riflessione meritano i materiali con i quali le scale vengono realizzate. Solitamente la soluzione risulta omogenea con la struttura dell’edificio: in passato le scale erano di pietra, di legno, di laterizio, così come lo erano le costruzioni in cui erano inserite; potevano poi essere rivestite con materiali diversi, comunque compatibili dal punto di vista fisico ed estetico con la struttura e con il carattere della costruzione. Scelta dei materiali Fondamentalmente oggi le scale vengono risolte molto spesso con il calcestruzzo armato oppure con l’acciaio. È però vero che la soluzione progettuale è talvolta più ricercata, facendo ricorso a materiali meno consueti e a forme più disegnate, con risultati che possono esprimere dal punto di vista architettonico e tecnologico esempi di creatività e di innovazione. In questi casi si ricerca un elevato grado di leggerezza, soprattutto quando la scala è a vista e si deve quindi inserire nel progetto complessivo senza turbare gli equilibri tra i vari elementi architettonici. La ripetitività degli elementi ben si presta a soluzioni prefabbricate: i metalli possono risolvere la struttura, sottili aste metalliche o lastre trasparenti possono interpretare il parapetto, mentre per i gradini, talvolta ridotti a semplici pedate, vengono scelti i materiali più diversi: dal classico parallelepipedo in marmo, alla lamiera di acciaio variamente lavorata, all’elemento estruso di alluminio, al piano di legno lamellare, fino a soluzioni del tutto inconsuete come lastre di vetro opportunamente rafforzate. Morfologia ed elementi costruttivi della scala Con il termine generale di scala si designa una struttura composta da una serie di ripiani orizzontali collocati a diverse altezze, in maniera continua e a intervalli regolari. Affinchè la scala sia agevole, il dislivello esistente fra due ripiani consecutivi, detto alzata, in funzione anche della lunghezza della scala, deve essere di dimensione limitata, tale da potersi superare con il minimo dispendio di energia fisica (dimensioni massime da normativa) Generalmente il valore dell’alzata si mantiene costante:non mancano però casi risalenti al passato in cui esso si fa via via decrescente come, per esempio, negli edifici composti da molti piani, nei quali il maggior dispendio di energia necessario per salire a quote sempre più elevate si compensa con la progressiva diminuzione del valore dell’alzata. I ripiani orizzontali presentano generalmente una superficie rettangolare, trapezoidale, a settore di corona circolare, ecc., la cui profondità utile per l’appoggio del piede, chiamata pedata, in generale minore o uguale alla profondità effettiva, è individuata dalla proiezione della distanza di due spigoli consecutivi sul piano del gradino. Una pedata e una alzata definiscono il gradino o scalino, più scalini uniti fra loro formano una rampa, la cui pendenza è definita come il rapporto tra il dislivello esistente fra il piano di accesso alla scala e il piano raggiunto dalla rampa e lo spostamento effettuato che, evidentemente è dato dalla tg y (fig. sottostante) Ovviamente nel caso in cui i gradini componenti la rampa risultino tutti uguali, stessa pedata e stessa alzata, tg y = a/p vale a dire uguale al rapporto tra l’alzata e la pedata. Allo scopo di rendere meno faticoso il superamento delle rampe e di cambiare loro la direzione di salita, le varie rampe sono intervallate da spaziosi ripiani orizzontali che, in base alla loro collocazione rispetto ai piani abitati dell’edificio, si distinguono in pianerottoli principali (di partenza e di arrivo) e in giroscala o pianerottoli intermedi o di sosta. In dipendenza della traiettoria che deve seguire e dal dislivello da superare, la scala può essere formata da una o più rampe poiché, come detto in precedenza, i ripiani degli scalini possono avere varie forme geometriche, ne consegue che la disposizione planimetrica delle rampe può dar luogo a svariatissimi schemi, in grado di soddisfare tutte le esigenze strettamente legate alle funzioni dell’edificio entro il quale è collocata. scale lineari e scala mistilinea scala curvilinea scala rettilinea triangolare a tre rampe Le scale a rampe rettilinee offrono, rispetto alle altre, il vantaggio di una maggiore comodità e facilità di esecuzione e di utilizzo. Gradevoli effetti architettonici si ottengono anche in scale di ridotte dimensioni, qualora le rampe, nel loro svolgimento, formino un vuoto centrale chiamato pozzo o tromba della scala più o meno ampio, a seconda dell’importanza che si vuole attribuire alla scala e alla funzione cui è destinata. In certi casi, il pozzo centrale è occupato da un muro chiamato muro d’anima che serve a sorreggere le rampe, unitamente ai muri perimetrali del vano (gabbia) entro il quale è collocata la scala. scala rettilinea con muro d'anima scala palladiana La scala di tipo mistilineo trova impiego in quei casi ove si rende necessario, per vari motivi, utilizzare una superficie inferiore a quella che occorrerebbe a una scala a rampe rettilinee per superare un dato dislivello. In certi casi, in particolare con questa tipologia, si riescono a risolvere i problemi di carattere funzionale e costruttivo che sovente si presentano negli interventi di ristrutturazione di edifici, dove il più delle volte un vano della costruzione esistente viene adibito, senza subire variazioni di dimensioni, a gabbia della scala. A parità di dimensioni e materiali costruttivi, le scale mistilinee risultano di costo sensibilmente maggiore rispetto alle scale rettilinee, soprattutto per le difficoltà che si presentano nella realizzazione dei rampanti curvi, necessari per il raccordo con le rampe rette. La comodità complessiva della scala mistilinea, proprio per la presenza obbligata di tali rampanti curvi, risulta compromessa e tale tipo di scala non viene utilizzata negli edifici di carattere pubblico (scuole, ospedali, locali di pubblico spettacolo) e neanche negli edifici con scale ad uso comune per i quali le norme edilizie prescrivono tassativamente l’uso di scale a rampe rettilinee. L’utilizzo di questa tipologia di scala viene ridotto alla scala ad uso privato. In ogni caso è chiaro che lo studio delle dimensioni dei gradini a piè d’oca deve essere oggetto di particolare attenzione, per non compromettere la comodità della scala lungo la linea di percorrenza (linea di passo) e per non rendere pericoloso il tratto interno del rampante curvilineo Alcuni schemi planimetrici di scale mistilinee sono riportati di seguito: molte diverse forme si possono ottenere dalla combinazione delle rampe e dai percorsi loro imposti. Tale molteplicità di forme consente di articolare con grande varietà il discorso architettonico specifico e complessivo, cosicché la stessa presenza della scala assume un significato estetico importante. scala a rampe curve - scala elicoidale in cemento armato scala a rampe curve - scala pentagonale scala ellittica Un’altra tipologia di scala è quella esterna, spesso utilizzata per dare importanza all’ingresso principale. Alcuni esempi sono riportati di seguito Le scale a gradini sfalsati permettono di superare un forte dislivello quando si ha poco spazio per lo sviluppo in pianta della scala. DIMENSIONAMENTO DEGLI ELEMENTI SCALA Dopo la descrizione generale degli elementi costituenti la scala, è opportuno effettuare una loro analisi più dettagliata per individuare le caratteristiche e i relativi elementi progettuali. Facendo riferimento alla sua sezione trasversale e considerandolo sempre al finito, si indica con il termine di “naso” lo spigolo esterno del contorno il quale definisce, in pianta, il filo finito della pedata e, in sezione, il filo finito dell’alzata. L’elemento fisico costituente l’alzata può essere posto a filo della pedata o in posizione arretrata (posizione al finito dell’elemento di alzata) determinando in questo secondo caso una sporgenza. La parte sporgente del ripiano orizzontale, mostrando il relativo spessore per tutta la sua lunghezza (costa della pedata), contribuisce a creare degli effetti di movimento fra il piano verticale dell’alzata e quello orizzontale della pedata e, per tale motivo, esso viene mantenuto visibile anche lungo i fianchi liberi del gradino (teste). Le teste e le coste del ripiano potranno presentare una superficie a spigoli vivi, oppure tondata o sagomata. DIMENSIONAMENTO DEL GRADINO SCALA Possiamo stabilire che la dimensione minima della pedata per un gradino di scala comune non può scendere al di sotto di cm 20 in termini veramente matematici ma, per non pregiudicare l’agibilità della stessa, si suggerisce di non scendere al di sotto di 25cm. Quando lo scalino ha pianta diversa da quella rettangolare (ad esempio trapezoidale) di larghezza quindi variabile, il valore della pedata dovrà intendersi riferito alla cosiddetta linea di passo, vale a dire lungo la linea di maggior traffico della scala. Tale linea verrà fatta coincidere con l’asse della rampa, se questa ha larghezza inferiore a 110cm; negli altri casi andrà fissata a una distanza di 50/55cm dal bordo interno del corrimano, quello usato come sostegno durante il tragitto. La tendenza a percorrere una rampa curva verso il lato di minor sviluppo rende necessario garantire che la profondità minima del collo del piè d’oca non si riduca a valori troppo piccoli. Dovendo dimensionare scale a chiocciola di piccolo raggio, la distanza della linea di passo dal corrimano può scendere a 35-40 cm e la misura minima del collo del piè d’oca a 8cm. In conclusione, per dimensionare correttamente i gradini a piè d’oca, occorre: Di seguito si riportano i valori consigliabili e ordinariamente assunti per le alzate, tenendo sempre presenti le normative locali. Valori di alzata: • 12-15 cm per scale di edifici a carattere monumentale e di rappresentanza. • 14-16,5 cm per scale di edifici pubblici e di abitazioni signorili. • 16-17,5 cm per scale di abitazioni di tipo normale. • 18-20 cm per scale di servizio. per edifici di carattere particolare, quali scuole elementari e medie, locali di pubblico spettacolo, costruzioni ospedaliere è necessario verificare e confrontarsi con le normative locali vigenti. Rampe Per quanto riguarda la lunghezza delle rampe, eccetto le scale mistilinee e curvilinee a un’unica rampa continua, è buona norma far sì che essa sia composta da non più di 10 gradini. Per gli edifici di carattere pubblico per i quali è prescritto l’uso di scale a rampe rettilinee, il numero massimo dei gradini per rampa è dettato dai regolamenti edilizi. La larghezza totale della rampa L determina in vece la larghezza utile di passaggio per una o più persone. Per fissare quest’ultima si assume come dato di riferimento la distanza della linea di passo dal bordo interno del corrimano che è di 5 La larghezza utile di passaggio può essere così fissata. • Per scale di servizio da 80 cm a 100 cm (la normativa indica minimo 80 cm per scale ad uso privato). • Per abitazioni di tipo normale da 110 cm a 130 cm (la normativa indica minimo 120 cm per scale ad uso comune) • Per edifici pubblici le norme stabiliscono i valori in base al numero degli utenti e alla destinazione dell’edificio. Dopo questa operazione, si calcola la larghezza totale della rampa L (includendo anche lo spazio occupato dal corrimano) con la relazione L= l + K, dove “l” rappresenta la lunghezza del gradino al finito e “K” la distanza che intercorre tra il piano verticale passante per il bordo esterno della pedata e il piano verticale passante per il bordo verticale passante per il bordo più esterno della rampa Per risolvere il problema della continuità del corrimano nei punti in cui esso cambia direzione è necessario stabilire in fase di progetto la larghezza della rampa L in base ai valori di l e K. Attingendo agli studi antropometrici si rileva che la sagoma d’ingombro dell’uomo è di circa 60 cm. Se il transito della scala è previsto per l’incontro di due persone affiancate o con una che scende e l’altra che sale, ne deriva che la larghezza ottimale netta per una scala non potrà essere inferiore a cm 120 (60 + 60).