SANITà PUBBLICA VETERINARIA - Se l`università non ti piace

SANITA' PUBBICA
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SANITà PUBBLICA VETERINARIA:
è indicatore dello stato di prosperità e pace di una nazione.
Dov’è?
1. Ministero della salute: dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza
degli alimenti: provvede a garantire la sicurezza alimentare e la sanità veterinaria ai fini della tutela
della salute umana e animale. Le 3 direzioni generali sono:
a. Direzione generale della sanità veterinaria e degli alimenti:
i. Sanità vet e del farmaco vet
ii. Sicurezza degli alimenti e della nutrizione
iii. Segretariato nazionale della valutazione del rischio della catena alimentare
b. centro nazionale di lotta ed emergenza contro le malattie animali
c. comitato nazionale per la sicurezza alimentare
d. si occupa anche del controllo degli ISZ e del ordinamento degli UVAC e PIF
2. nell’Istituto superiore di sanità: è il principale organo tecnico-scientifico del SSN: svolge attività di
ricerca, consulenza, formazione e controllo applicate alla tutela della sanità pubblica; dipartimenti di
sanità Alimentare e Animale ha come missione la tutela della salute e del benessere della popolazione
attraverso lo sviluppo di conoscenze, strumenti e strategie mirati alla sicurezza e qualità delle
produzioni agroalimentari, alla prevenzione delle patologie associate all’alimentazione e alla
promozione della salute e del benessere animale per ciò che attiene a tutte le problematiche attinenti
alla sanità pubblica veterinari; quindi diciamo che presenta 3 aree tematiche:
a. SPV
b. Sicurezza alimentare
c. Nutrizione
3. nell’AUSL: dipartimento di sanità pubblica, area dipartimentale di sanità pubblica veterinaria; ha il
compito di perseguire gli obiettivi di prevenzione dei rischi e di promozione della salute, al fine di
salvaguardare e migliorare la salute umana. Tali funzioni sono svolte attraverso la:
a. sorveglianza e la profilassi delle malattie infettive animali a maggiore rilevanza sanitaria per
gli animali e per l’uomo
b. attività per verificare la sicurezza alimentare, l’impatto ambientale e l’igiene degli
allevamenti, il benessere e l’alimentazione degli animali, la farmaco sorveglianza e
l’aggiornamento dei dati anagrafici degli animali.
4. Nell’Università: dipartimento di sanità pubblica veterinaria; attività del DSPVPA riguardano
discipline, ricerche e servizi diagnostici attinenti la sanità pubblica veterinaria e la patologia animale;
tali attività sono orientate a tutelare la salute dell’uomo e degli animali, a garantire la qualità dei
prodotti di origine animale e a promuovere un corretto rapporto uomo – animali – ambiente.
Insegnamento di sanità pubblica veterinaria!!!
SANITà PUBBLICA VETERINARIA. Definizioni
- responsabilità veterinaria nella “produzione” della salute dell’uomo
- parte delle attività di sanità pubblica che ha come scopo l’applicazione delle capacità, conoscenze e
risorse professionali veterinarie ai fini della protezione e del miglioramento della salute umana (OMS
= organizzazione mondiale della sanità – Ginevra, 1974)
- “salute umana = stato di completo benessere fisico, mentale, sociale e non solo assenza di malattia”
(OMS, 1948)
Costituzione della Repubblica Italiana: Art.32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell’individuo e interesse della collettività”
La piu’ recente definizione pubblicata nel 2002 è la seguente:
“somma dei contributi al benessere fisico, mentale e sociale delle persone attraverso la conoscenza e
l’applicazione della scienza veterinaria” Gruppo di lavoro OMS: Future trends in veterinary public health
(Giulianova-TE,1999)
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Il concetto italiano di SPV abbraccia tutte le attività veterinarie di rilevanza pubblica (anche il vet
professionista)
in Italia, a differenza della maggioranza delle altre nazioni,
In Italia i Servizi Veterinari Pubblici fanno capo all’amministrazione sanitaria, a differenza di altri paesi in
cui i SV fanno parte dell’agricoltura.
Definizione “italiana” di SPV (Marabelli e Mantovani, 1997)
“azioni che il pubblico (i consumatori) ed i pubblici amministratori si aspettano dalla Medicina Veterinaria
(soprattutto dai Servizi Veterinari pubblici) per la salvaguardia di salute, economia, ambiente, coesistenza
con gli animali”. (mantovani 1997)
Tutte le attività dei Servizi Veterinari pubblici italiani sono attività di SPV
Ministero della salute:
Il Dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti: provvede
a garantire la sicurezza alimentare e la sanità veterinaria ai fini della tutela della salute umana e animale,
nonché il benessere degli animali, la ricerca e la sperimentazione, il finanziamento ed il controllo degli
Istituti zoo profilattici sperimentali, i rapporti internazionali concernenti il settore di competenza, anche nei
confronti degli organismi internazionali e comunitari quali l'OIE, la FAO, l'OMS e l'UE, la valutazione del
rischio in materia di sicurezza alimentare ed il coordinamento degli
uffici veterinari per gli adempimenti comunitari (UVAC) e dei posti d'ispezione frontaliera veterinari (PIF);
si occupa della nutrizione, dei dietetici e degli integratori alimentari a base di erbe, del farmaco veterinario,
dei fitofarmaci, dell'alimentazione animale e delle attività di verifica dei sistemi di prevenzione veterinaria
ed alimentare. Nell'ambito del Dipartimento opera il Centro nazionale di lotta ed emergenza contro le
malattie animali e l'Unità centrale di crisi.
Sono comprese tre Direzioni generali:
1. Sanità animale e del farmaco veterinario;
2. Sicurezza degli alimenti e della nutrizione;
3. Segretariato nazionale della valutazione del rischio della catena alimentare.
La prevenzione è scopo e base della SPV:
le attività di sanità pubblica veterinaria hanno lo scopo di controllare gli aspetti negativi derivanti dal
rapporto uomo- animale e di salvaguardarne e promuoverne gli aspetti positivi
Evoluzione del rapporto uomo/animale
valutati insieme gli aspetti positivi e negativi del rapporto uomo/animale, al fine di ottenere una coesistenza
uomo/animale/ambiente reciprocamente favorevole
Nell’antichità gli animali erano visti come divinità. Dopo la scoperta dei batteri venivano invece visti come
fonte di sporco, repulsione. Oggi l’animale viene visto sia per la convivenza e produzione.
CATEGORIE di ANIMALI in base ai rapporti con l’uomo
1. DOMESTICI vivono ed appartengono all’ambiente dell’uomo
a. da reddito
b. da compagnia
c. da diporto (usati per svago, cavalli, cani da caccia…)
2. SINANTROPICI condividono lo stesso ambiente dell’uomo, senza appartenervi, sfruttando per
soppravvivere e riprodursi una nicchia trofica involontariamente offerta dall’uomo
a. Graditi (i piccioni)
b. Indifferenti (le lucertole)
c. Sgraditi (i topi)
-> è comunque soggettivo
3. SELVATICI: vivono in ambiente silvestre e/o appartengono ad esso
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a. selvatici p.d.
b. esotici
Aspetti negativi del rapporto uomo/ animale
• trasmissione di agenti patogeni -> zoonosi
• allergie da:
- contatto con animali e sostanze di o.a.
- funghi ed acari da “animalizzazione” dell’ambiente: significa immissione nell’ambiente di materiale
organico (peli, squame cutanee). Gli animali centrano in quanto questi parassiti si nutrono di sostanze
organiche emesse da animali o uomo.
- alimenti di o.a. (allergie o intolleranze)
• traumi da
- morsi, graffi, calci, punture di artropodi
- incidenti causati da animali
• associati ad alimenti di o.a.
- zoonosi alimentari (trichinella, toxoplasma, salmonelle)
- allergie alimentari
- sostanze chimiche (metaboliti tossici, contaminanti radioattivi, ormoni e altre sostanze illegali, residui
di farmaci, diossine ed altri contaminanti ambientali)
• inquinamento
- da animali: sporco, odore, rumore, sovraffollamento….
- da animalizzazione dell’ambiente
- da s. chimiche usate per gli animali: detersivi, disinfettanti, farmaci…
• zoomania/zoofobia
La SPV è come un ombrello che protegge l’uomo come consumatore e allevatore e gli animali da una pioggia
di gocce in ognuna delle quali c’è un problema come zoonosi, emergenze epidemiche, malattie professionali,
scarso benessere animale, errata gestione dell’animale urbano, inquinamento, qualità scadente degli alimenti
e così via.
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Attività di Sanita’ Pubblica Veterinaria (PIAREA)
1. produzioni animali: malattie d’importanza economica; zoonosi; rischi occupazionali – rischio biologico,
chimico o fisico (D.Lvo 626/94 ⇒D.Lvo 81/2008)
2. igiene e sicurezza alimentare tramite controlli lungo tutta la filiera (“dal campo alla tavola”): zoonosi
alimentari; ispezione delle carni; controllo lavorazione, stoccaggio, distribuzione; residui e contaminanti
ambientali; import/export -> si controlla tutta la filiera
3. ambiente: zoonosi di origine ambientale; zoonosi degli animali selvatici; vettori; raccolta ed eliminazione
di carcasse, carni, rifiuti animali; inquinamento ambientale; controllo popolazioni animali in ambiente urbano
e silvestre
4. ricerca biomedica: diagnostica e prodotti biologici; indagini ecologiche ed epidemiologiche; fisiologia
della riproduzione; animali da laboratorio (D.Lvo 116/92)
5. emergenze: focolai di malattie esotiche; disastri naturali e non
6. aspetti sociali: pet therapy (D.P.C.M. 18/02/2003); ottimizzazione rapporto uomo/animale da compagnia
LE ATTIVITÀ DI SPV SONO MULTIDISCIPLINARI
Categorie coinvolte nella collaborazione: agronomi, amministrativi, amministratori, biologi, chimici, ecologi,
economisti, entomologi, giuristi, insegnanti, legislatori, medici, medici veterinari (pubblici, liberi
professionisti), naturalisti, operatori dell’industria alimentare, operatori dell’informazione, operatori della
protezione civile, operatori del volontariato, psicologi,
urbanisti.
ATTIVITÀ CHE RICHIEDONO LA COLLABORAZIONE INTERPROFESSIONALE
alimentazione umana, azione nelle emergenze epidemiche, naturali e industriali, coesistenza
uomo/animale/ambiente,
coinfezioni delle persone immunodepresse, contaminazione degli alimenti da agenti biologici, chimici e
nucleari, controllo delle zoonosi, educazione sanitaria (anche alimentare), farmaco-resistenza, formazione
professionale, gestione della sanità pubblica, igiene urbana, qualità e quantità degli alimenti di o.a.,
legislazione sanitaria, malattie occupazionali da attività connesse con animali, ricerca, sicurezza alimentare,
sicurezza ambientale, uso di animali per il benessere umano,
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uso di animali per la ricerca.
Un mondo senza veterinaria (da R. Marabelli e A. Mantovani, 1997)
• Diffusione delle malattie degli animali
• Trasmissione di zoonosi all’uomo
• Ricomparsa di malattie eradicate (rabbia)
• Ripercussioni negative sul turismo
• Alimenti di o.a. non affidabili
• Mancanza di garanzie per i consumatori
• Blocco delle esportazioni di animali e prodotti di o.a.
• Assenza di controllo delle importazioni di animali e di prodotti di o.a.
• Difficoltà nella gestione delle emergenze che coinvolgono animali
• Perdite di reddito nel settore zootecnico
• Perdite di posti di lavoro
IGIENE URBANA VETERINARIA
DEFINIZIONI
_Attivita’ di Sanita’ Pubblica Veterinaria in ambito urbano
_Complesso delle attivita’ di competenza veterinaria atte a
promuovere e a salvaguardare la salute dell’uomo in ambito
urbano
SALUTE (OMS, 1948) = completo benessere fisico,
psichico e sociale
_ Scienza dedicata alle attività ed alla organizzazione dei
servizi veterinari in ambiente urbano
Nasce formalmente a Roma nel 1977: Comitato di esperti
OMS su “Problemi di Sanità Pubblica Veterinaria associati
con
gli allevamenti intensivi, con gli animali nelle zone urbane,
e con i residui chimici nei prodotti di origine animale”
• 1979 Repubblica di San Marino: analisi dei rischi
associati alla presenza animale nelle zone urbane
• 1981 Fac. di Medicina Veterinaria di Bologna:
WHO/WSAVA Guidelines to Reduce Human Health Risks
Associated with Animals in Urban Areas
• 1987 CC OMS/FAO per SPV:gruppo interdisciplinare di
lavoro su IUV
Perché IUV?
1. Urbanizzazione da piccoli agglomerati urbani a
vere e proprie città, a metropoli, a megalopoli ->
inurbamento -> Elevata densità di popolazione umana
e di animali e aumento vertiginoso del numero di
animali in città in Europa, 275 milioni di persone, 200
milioni di animali da compagnia.
2.
modificato il rapporto uomo / animale in
conseguenza di:
a. eradicazione della rabbia (U 1973)
Repulsione - convivenza - promiscuità
(zoofobia)
(zoomania)
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b. controllo delle malattie degli animali
c. sviluppo economico
3. sovrappopolamento degli animali sin antropici:
a. crescita esponenziale di risorse trofiche per sin antropici
b. errori di manutenzione edilizia e di gestione delle popolazioni sinantropiche
TIPI DI ZONE URBANE
_ Urbane: Zone prevalentemente occupate da edifici
_ Sub-urbane: Periferie o non, con accesso a giardini, parchi pubblici
_ Semi-urbane: Periferie con accesso diretto e/o frammiste a zone rurali
_ Megalopoli: aree che vanno oltre i confini delle zone urbane e dove vivono milioni di residenti ai quali si
devono
aggiungere i turisti, e un’ enorme concentrazione di animali domestici, sinantropici, selvatici
ANIMALI IN AMBIENTE URBANO
_ Animali da compagnia stretto rapporto di convivenza, da specie tradizionali a specie esotiche
_ Animali sinantropici condividono lo stesso ambiente dell’uomo, sfruttando per sopravvivere e riprodursi
una nicchia trofica involontariamente offerta dall’uomo
_ Animali da reddito in aree semiurbane
_ Animali tenuti per scopi utilitaristici
_ Animali da diporto in aree suburbane
_ Animali selvatici divenuti “sinantropici” in aree semiurbane, in cattività negli zoo e nei circhi, come
animali da compagnia
Stiamo assistendo ad un paradosso
si “secolarizzazione degli animali”,
stanno diventando strumenti di
affezione sociale -> òa SPV è però
poco preparata sugli aspetti come:
- fecalizzazione
- piccioni
- morsicature
- vagantismo felino
- canili.
È necessaria una collaborazione
multisettoriale e con approccio di
igiene.
Compiti dell’ IUV
Gestione del rapporto
uomo/animale in ambiente urbano
_ Educazione sanitaria, media
_ Controllo e gestione di:
• popolazioni domestiche e sinantropiche (canili, colonie feline, ratti, gabbiani, piccioni)
• specie esotiche
• zoo, circhi
• negozi di animali
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_ Sorveglianza di cliniche ed ambulatori veterinari
_ Raccolta e smaltimento di carcasse animali
_ Controllo di alimenti in punti di preparazione, vendita e consumo
_ Interventi nelle emergenze (medicina delle catastrofi)
_ Controllo della sperimentazione animale (D.L.vo 116/1992)
ZOONOSI URBANE
_ Zoonosi con ciclo urbano
_ Zoonosi da animalizzazione dell’ambiente
_ Zoonosi trasferite dall’ambiente rurale all’ambiente urbano (attraverso canali alimentari)
_ Zoonosi trasferite dall’ambiente urbano a quello rurale
_ Zoonosi d’ importazione
La fecalizzazione ovvero l’imbrattamento con feci animali può avere origini diverse e dare luogo a differenti
problematiche.
La fecalizzazione può essere di
• da uccelli: colombi, storni, gabbiani, tortore, taccole
• da mammiferi: cani, gatti
La fecalizzazione di origine ornitica è responsabile soprattutto di problemi di natura architettonico –
monumentale per gli effetti deleteri dell’acidità sulle strutture calcaree di palazzi e monumenti nelle città
d’arte. E non solo, ci sono anche i cosiddetti danni minori:
_ Produzione di odori sgradevoli
_mosche
_ Ostruzione di grondaie e condotte
_ Imbrattamento di autovetture
_ Costi per pulizia di immobili e strade
_ Traumi da scivolamento sul guano
_ Degrado ambientale per insudiciamento di aree turistiche e commerciali
_ Deperimento e morte di piante nei siti dormitorio per eccesso di azoto fecale
_ Richiamo di mosche nei cumuli di feci
…… e le zoonosi
• Salmonellosi
• Colibacillosi
• Campylobatteriosi
• Clamidiosi
• Criptosporidiosi
• Criptococcosi
• Istoplasmosi
• Aspergillosi
• Infezioni da Microsporum gypseum
Se la fecalizzazione ornitica è un fenomeno di più complessa gestione (multidisciplinare), di quella da
mammiferi sono responsabili soprattutto:
_Cani vaganti (di proprietà, randagi, di quartiere…)
_Cani padronali
_Gatti vaganti
_Colonie feline
Di stretta competenza veterinaria!!!
Ogni cane in media elimina giornalmente 100 g di feci e 1000 ml di urina
SI CALCOLA CHE OGNI GIORNO VENGANO PRODOTTE IN ITALIA
1000 tonnellate DI FECI CANINE
LA MAGGIOR PARTE SEMBREREBBE DEPOSTA SULLE NOSTRE STRADE
Bologna
_ 64 % delle feci canine deposte in aree alberate
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_ 22 % su strade con marciapiedi
_ 8 % su strade con portico
_ 6, 5 % in aree pedonali o piazze
_ 35 % al lato del marciapiede
_ 31 % alla base degli alberi
_ 17, 5 % nella cunetta
_ 7 % al centro del marciapiede
_ 5,5 % al centro della strada
_ 54 % deposte in siti legali (Ordinanza sindacale) per puro caso visto che il 90 % dei proprietari la ignora!
_ 22 % calpestate, di cui la metà in zone alberate rispondono gli operatori ecologici
FECI
_ 5 % non interviene
_ 52 % le raccoglie solo se secche
_ 21 % le spazza in ogni caso
URINE
_ 58 % non risponde
_ 24 % non interviene
_ 18 % le disperde con la scopa o le copre di terra
Zoonosi da fecalizzazione da mammiferi
• Campylobacteriosi
• Salmonellosi
• Toxocarosi
• Toxoplasmosi
• Echinococcosi cistica
Feci canine, che fare?
_Anagrafe canina = abbattimento del randagismo , OK! Cane di quartiere ? Colonie feline ?
_Soluzioni legislative comunali (Obblighi, Preclusioni): Impopolari e poco rispettate!!
_Aree di defecazione: Praticamente irrealizzabili e ingestibili!!
_“Il centauro merdaiolo” (Parigi Roma Bologna)
_Banca dati genoma canino ??????
• E se la soluzione fosse ancora una volta una buona educazione sanitaria che induca a comportamenti
corretti i proprietari dei cani?
• Assieme, perché no, all’intensificazione dei controlli per il rispetto della normativa vigente?
MORSICATURE
• problema storicamente presente
• principalmente riconducibile al cane
• 40.000 morsicature/anno (sottostima)
Dati Bologna Ostanello et al ., 2005: 1500 casi di morsicature in 3 anni
• 77% (1160) da cane 20% da gatto
I annuale:
58 casi/100.000 res. da cane
18 casi/100.000 res. da gatto
• bambini e M maggiormente a rischio di morso di cane anziani e F maggiormente a rischio di morso di gatto
• lesioni più gravi nei bambini emergenza morsicature
Emergenza morsicature:
_ Crescente urbanizzazione/aumento cani in città (1 cane/10 ab.)
_ Rapporto uomo/cane esclusivo in nuclei familiari sempre più ridotti
_ Svolta culturale verso taglie medio-grandi e grandi
_ Diffusione di scuole per l’addestramento alla difesa e all’attacco
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_ Diffusione di razze e linee genetiche a forte aggressività (7000/10000 Pitt Bull)
_ Combattimenti tra cani/scommesse clandestine rischio morsicature
Rischi morsicature
• reintroduzione rabbia
• giornate lavorative perse
• costi degli interventi sanitari sull’uomo e degli interventi di controllo sugli animali
• spinta all’abbandono -> randagismo
• rapporto difensivo o di avversione-> privazione di rapporto affettivo
Valutazione rischio morsicature
Le morsicature non sono accettate dal pubblico: ” il cane non deve mordere”
Timore della rabbia presente nelle persone che hanno vissuto in era pre-eradicazione, ed anche in quelle
apprensive.
Poco considerati i rischi connessi con errati comportamenti. Dibattito internazionale acceso (obblighi e
divieti: castrazione, patentini, estinzione di razze…….). Aspetti economici legali ed illegali.
Risposta del legislatore
- Varie ordinanze ministeriali a tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressività dei cani.
- Elenco di razze di cani aggressive
- Divieti (di addestramento e di selezione e incrocio; di doping; di interventi chirurgici non curativi; di
collari elettrici o altri dispositivi analoghi)
- Obblighi (di guinzaglio e/o museruola; di polizza assicurativa)
 attualmente superate
Ordinanza 3 marzo 2009 del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali (G.U. Serie Generale
n. 68 del 23 marzo 2009).
- Eliminato concetto di razze pericolose.
- Concetto di responsabilità del proprietario nella corretta gestione del cane
- Percorsi formativi per i proprietari dei cani ⇒patentino su base volontaria, od obbligatori per i
proprietari di cani ad elevato rischio di aggressività
- Ruolo del veterinario libero professionista: informazione ai proprietari dei percorsi formativi e
segnalazione ai Servizi Veterinari della ASL di cani a rischio di aggressività.
EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI ZOONOSI
xvon = animale; nosos = malattia; anJrvpos = uomo
ZOONOSI = malattie degli animali
ANTROPONOSI = malattie dell’uomo
Testimonianze storiche e letterarie di “pestilenze” che colpivano contemporaneamente uomini e animali.
Nell’antichità malattie associate ad attività lavorative a contatto con animali (zoonosi occupazionali).
La rabbia è considerata madre di tutte le zoonosi.
La zoonosi è un aspetto negativo/limitante della convivenza uomo/animale.
1855, Virchow – “Zoonosen: Infektionen durch contagiösen Thiergifte” (Zoonosi: infezioni da veleni animali
contagiosi)
1886, Perroncito – “malattie di una singola specie animale; malattie trasmesse fra animali di specie diversa;
malattie degli animali che possono passare all’uomo; malattie dell’uomo che possono trasmettersi agli
animali” ⇒reciprocità della trasmissione.
1894, Galli-Valerio - “Zoonosi: malattie trasmissibili dall’animale all’uomo” (Manuale Hoepli)
1951, OMS: “Infezioni dell’uomo condivise in natura da altri animali vertebrati”
1954, OMS: “Malattie animali trasmissibili all’uomo”
Malattie ed infezioni naturalmente trasmesse tra (altri) animali vertebrati e l’uomo 1959, OMS
⇓
qualsiasi malattia e/o infezione che possa essere trasmessa naturalmente, direttamente o indirettamente, tra
gli animali e l'uomo (DIRETTIVA 2003/99/CE)
Evoluzione del concetto di zoonosi
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Secondo OMS anche malattie/infezioni con sorgente d’infezione comune agli animali e all’uomo. Es. anche
il tetano viene considerata una zoonosi, ma in realtà non lo è!
Acha e Szyfres (1980); Steele (1981); Schwabe (1985) fedeli alla definizione del 1951
Steele (1982) introduce concetto di non trasmissibilità
Palmer, Soulsby and Simpson (1998): trasmissione non naturale
Mantovani, 2000 “Danno alla salute e/o alla qualità della vita umana causato da relazione con (altri)
animali vertebrati o invertebrati commestibili o tossici- vengono quindi considerati anche meduse e insetti.
Termine unico che copre tutti i problemi sanitari connessi agli animali (non solo vertebrati),
indipendentemente dalla loro causa (infettiva e non). Conforme al concetto di salute umana espresso
dall’OMS (1948)
Eliminato concetto di reciprocità di trasmissione! (2000)
1951, OMS: 80 zoonosi
1980, Acha e Szyfres: 148 zoonosi
1989, Acha e Szyfres: 176 zoonosi
2001/2003, Acha e Szyfres: 190 zoonosi
Taylor et al., 2001 1415 patogeni umani, 60% con potenzialità zoonotica
QUESTIONARIO FAO 2005
Quali sono le cinque più importanti zoonosi nel tuo Paese?
Quali sono i cinque più importanti argomenti che debbono essere inclusi in un programma di SPV?
Quale importanza viene data alla SPV nel tuo Paese?
 come possiamo intuire da questo
grafico l’influenza della
esperienza professionale pesa sul
risultato.
Workshop PROFEA
Roma, 22 luglio 2005
Zoonosi in Europa: le stesse priorità
anche in Italia?
Questionario sulla rilevanza delle zoonosi
in
Sanità Pubblica Veterinaria.
Indagine conoscitiva tra operatori di
Sanità Pubblica Veterinaria (veterinari, biologi, medici, ricercatori e tecnici) partecipanti al Workshop
Nazionale di Epidemiologia Veterinaria, tenutosi a Roma (ISS) il 9 e 10 giugno 2005
1. importanza di alcuni criteri utilizzati per valutare la rilevanza delle zoonosi
2. la rilevanza sanitaria, in ambito umano e animale, delle malattie zoonosiche considerate
3. le zoonosi con le quali avevano avuto a che fare nella propria esperienza professionale
4. le cinque zoonosi ritenute di maggior importanza sanitaria per il nostro Paese
Nel giudicare la rilevanza sanitaria di una zoonosi, che importanza hanno i seguenti elementi di giudizio?
1. Gravità della malattia nell'uomo
2. Diffusione della malattia nell'uomo
3. Diffusione della malattia negli animali
4. Capacità di dar luogo ad epidemie
5. Possibilità di controllo della malattia
6. Danni agli scambi commerciali con altri paesi
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7. Costo delle attività di controllo
8. Impatto economico sulle produzioni animali
9. Impatto sull'opinione pubblica
10. Gravità della malattia nell'animale
11. Principio della massima precauzione
Risultati questionario PROFEA
Salmonellosi, Brucellosi, Tubercolosi, Influenza, Campilobatteriosi, Listeriosi giudicate di maggiore
rilevanza sanitaria per l’Italia. L’esperienza personale influenza la percezione dell’importanza sanitaria. Di
notevole importanza sanitaria alcune zoonosi non incluse tra quelle da sottoporre a sorveglianza (Dir.
99/2003/CE): TSE, Leishmaniosi, Micosi, Epatite E….
PERCEZIONE DELL’ IMPORTANZA DELLE ZOONOSI (questionario = attività pratica guidata)
-QUALI SONO, A TUO PARERE, LE 5 PIU’ IMPORTANTI ZOONOSI IN ITALIA?
-PER OGNUNA DI ESSE MOTIVA LA SCELTA , INDICANDO IL CRITERIO/I CRITERI SCELTO/I
PER INDIVIDUARNE LA PRIORITA’ (gravità malattia nell’uomo/negli animali; incidenza nell’uomo/negli
animali; importanza economica…….)
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Notifica delle zoonosi
1. Uomo
- D.M.S. 15/12/1990: Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive (non soltanto zoonosi)
• Modalità di notifica di alcune malattie infettive e diffusive dell’uomo
• Obbligo di notifica da parte del medico che venga a conoscenza di un caso accertato o sospetto di malattia
infettiva e diffusiva
• 5 classi con modalità di notifica diverse (tempi e flussi informativi), in relazione alla loro ”importanza”.
Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive (D.M. 15 dicembre 1990):
- CLASSE I: Segnalazione immediata (entro 12 ore) o perché soggette al Regolamento Sanitario
Internazionale o perché di particolare interesse: febbre gialla, febbri emorragiche virali (Lassa, Ebola,
Marburg), peste, rabbia, tetano, trichinosi, tifo esantematico, variante di Creutzfeld-Jakob…
– MEDICO  ASL -> REGIONE -> MINISTERO, ISS
– modello 15 per i casi accertati -> ISTAT.
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CLASSE II: Malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di interventi di controllo:
brucellosi, encefaliti virali, leishmaniosi, listeriosi, leptospirosi, rickettsiosi, salmonellosi non tifoidee,
tularemia….
– segnalazione per via ordinaria entro 2 gg
– MEDICO -> ASL
– Modello 15 per i casi accertati; ASL -> REGIONE -> MINISTERO, ISTAT
– Modello 16 (dati aggregati mensilmente, suddivisi per provincia, fasce di età e sesso);
REGIONE -> MINISTERO, ISS, ISTAT
CLASSE III: Malattie per le quali sono richeste particolari documentazioni:
– AIDS…tubercolosi
– Flussi informativi particolari e differenziali
CLASSE IV: segnalazione di casi e di focolai: dermatofitosi; infezioni, tossinfezioni ed infestazioni
alimentari…
– entro 24 ore
– MEDICO -> ASL (casi) -> REGIONE -> MINISTERO, ISS, ISTAT (focolai).
CLASSE V: Malattie infettive e diffusive notificate all’ASL non comprese nelle classi precedenti,
altre zoonosi indicate nel RPV
– riepilogo annuale ASL -> REGIONE -> MINISTERO
– solo in caso di focolai prevista notifica = malattie classe IV
2. Animali
-D.P.R. 320/1954 – Regolamento di Polizia Veterinaria (e successivi aggiornamenti)
Art.1 – malattie infettive e diffusive degli animali soggette a denuncia tra le quali le zoonosi: rabbia,
tubercolosi, brucellosi, carbonchio ematico, salmonellosi, mal rossino, morva, febbre Q, idatidosi,
leptospirosi, BSE, encefalomielite equina. Tenuti alla denuncia soggetti pubblici (veterinari pubblici, presidi
di MV, direttori di IZS, autorità portuali aeroportuali e ferroviarie, PS, carabinieri…) e soggetti privati
(veterinari liberi professionisti, proprietari e detentori di animali…).
art. 5 – I casi di carbonchio ematico, mal rossino, salmonellosi, brucellosi, tubercolosi, morva, rabbia,
rickettsiosi e rogna…….devono essere segnalati dal veterinario comunale all’ufficiale sanitario unitamente
alle misure urgenti adottate per impedire il contagio all’uomo. Disposizioni applicate anche nei casi di vaiolo
bovino, trichinosi, tularemia, leishmaniosi, leptospirosi, psittacosi/ornitosi. Reciprocità d’informazione tra
medici e veterinari.
-Direttiva 2003/99/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 novembre 2003 sulle misure di
sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della decisione 90/424/CEE del
Consiglio e che abroga la direttiva
92/117/CEE del Consiglio.
- obbligo, per gli Stati membri, di raccolta, analisi e pubblicazione dei dati relativi all’incidenza di
zoonosi, di agenti zoonotici e di resistenza agli antimicrobici
- relazione sulle tendenze e le fonti di zoonosi trasmessa alla Commissione Europea
- Commissione Europea -> Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA)
- EFSA + ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) relazione annuale
di sintesi
http://www.efsa.europa.eu/it/scdocs/scdoc/1496.htm
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Gli
Stati Membri raccolgono dati pertinenti e comparabili per individuare e descrivere i pericoli, valutare
l’esposizione e
caratterizzare i rischi connessi alle zoonosi e agli agenti zoonotici. Ogni anno, gli Stati Membri trasmettono
alla Commissione i dati raccolti
Sorveglianza delle zoonosi. Direttiva 2003/99/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 novembre
2003
sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della decisione
90/424/CEE del
Consiglio e che abroga la direttiva 92/117/CEE del Consiglio -> in Italia la direttiva europea è stata recapita
con:
D.L.vo 4 aprile 2006, n. 191 Attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi
e degli agenti zoonotici.
- D.L. 191/2006: attuazione della direttiva 2003/99/CE sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli
agenti zoonotici
ART. 1 Oggetto e campo di applicazione: garantire un’adeguata sorveglianza delle zoonosi, agenti zoonotici
e della resistenza degli antimicrobici e un’adeguata indagine epidemiologica nei focolai di tossinfezione
alimentare
a) sorveglianza delle zoonosi ed agenti zoonotici
b) sorveglianza resistenza agli antimicrobici
c) indagine epidemiologica nei focolai di tossinfezione alimentare
d) scambio di informazioni relative a zoonosi e agenti zoonotici
ART. 2: Definizioni
– ZOONOSI: qualsiasi malattia o infezione che possa essere trasmessa naturalmente, direttamente o
indirettamente, tra gli animali e l'uomo;
– AGENTE ZOONOTICO: qualsiasi virus, batterio, fungo, parassita o altra entità biologica che possa
causare una zoonosi;
– RESISTENZA AGLI ANTIMICROBICI: la capacità di determinate specie di microrganismi di
sopravvivere, se non addirittura di crescere, in presenza di una data concentrazione di un agente
antimicrobico sufficiente di solito ad inibire la crescita o ad uccidere microrganismi della stessa specie;
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– FOCOLAIO DI TOSSINFEZIONE ALIMENTARE: un'incidenza, osservata in determinate circostanze, di
due o piu' casi di persone colpite dalla stessa malattia o infezione, oppure la situazione in cui il numero di
casi di malattia osservato sia superiore al numero prevedibile e i casi abbiano una correlazione od una
correlazione probabile con la stessa fonte alimentare;
– SORVEGLIANZA: un sistema di raccolta, analisi e diffusione dei dati sull'incidenza di zoonosi, di agenti
zoonotici e di resistenza agli antimicrobici ad essi correlata.
ART. 4 Le regole relative alla sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici è effettuata dalla ASL
competente per territorio:
a) a livello di produzione primaria e/o
b) in altre fasi della catena alimentare, compresa la produzione di prodotti alimentari e mangimi
tramite sistemi di sorveglianza esistenti negli Stati membri o secondo norme dettagliate ad hoc fissate.
priorità alle zoonosi dell’allegato I, modificabile in relazione a: incidenza, gravità nell’uomo, conseguenze
economiche, tendenze epidemiologiche
Allegato 1 (art. 4)
A. Zoonosi da sottoporre a sorveglianza:
- brucellosi
- Campilobatteriosi
- Echinococcosi
- Listeriosi
- Salmonellosi
- Trichinellosi
- Tubercolosi da Mycobacterium bovis
- Escherichia coli produttore di verocitotossine
B. Zoonosi da sottoporre a sorveglianza a seconda della situazione epidemiologica
1. Zoonosi virali: calicivirus, virus epatite A, virus influenza, rabbia, virus trasmessi da artropodi
2. Zoonosi batteriche: borreliosi, botulismo, leptospirosi, psittacosi, altre tubercolosi, vibriosi, yersiniosi
3. Zoonosi parassitarie anisakiasi, criptosporidiosi, cisticercosi, toxoplasmosi
4. Altre zoonosi
ART. 6: Sorveglianza della resistenza agli antimicrobici. In conformità ai criteri generali e ai requisiti
specifici dell’Allegato II:
• Salmonella spp., Campylobacter jejuni e C. coli
• bovini, suini, pollame
• alimenti
Sorveglianza complementare alla sorveglianza dei ceppi umani.
ART. 7 indagine epidemiologica dei focolai di tossinfezione alimentare
- ASL competente per territorio
Scopo:
• Caratteristiche epidemiologiche del focolaio
• Cause del focolaio
• Alimenti coinvolti
- Segnalazione al Ministero della Salute e alle Regioni
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• casi umani
• veicolo di tossinfezione
• comunità coinvolte
FLUSSI INFORMATIVI
- ASL -> REGIONI -> MINISTERO SALUTE (autorità competente). Entro il 31 marzo di ogni anno:
notifica dei dati relativi all’incidenza di zoonosi, agenti zoonotici e resistenza agli antimicrobici.
- MINISTERO SALUTE -> CE. Entro 31 maggio di ogni anno: Ministero della Salute trasmette alla CE
relazione sulle tendenze e fonti di zoonosi, agenti zoonotici e resistenza agli antimicrobici.
- CE -> EFSA. La CE trasmette all’EFSA le relazioni.
- EFSA entro 30 novembre di ogni anno pubblica relazione di sintesi su tendenze e fonti.
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B. DATI CHE DEVONO ESSERE FORNITI ANNUALMENTE:
a) popolazione animale interessata
- numero di allevamenti o branchi
- numero totale dei capi
- se pertinenti, i metodi di produzione applicati;
b) numero e descrizione generale dei laboratori e istituti che sono tenuti a
effettuare la sorveglianza.
C. INFORMAZIONI FORNITE ANNUALMENTE PER CIASCUN AGENTE ZOONOTICO
a) modifiche dei sistemi e metodi già descritti
b) esiti delle indagini
c) valutazione della situazione recente, delle tendenze e dell’origine delle infezioni
d) rilevanza per l’uomo dei risultati negli animali e nei prodotti di o.a.
e) strategie di controllo atte a prevenire o controllare la trasmissione all’uomo
f) interventi specifici adottati dallo stato membro o proposti per l’intera Comunità
D. NOTIFICA DEI RISULTATI DEGLI ESAMI
a) n° unità epidemiologiche sottoposte a controllo
b) n° campioni risultati positivi
c) distribuzione geografica delle zoonosi (se necessario)
E. DATI RELATIVI AI FOCOLAI DI TOSSINFEZIONE ALIMENTARE:
a) numero complessivo dei focolai in un anno;
b) numero di persone morte o colpite da infezione a causa dei focolai;
c) agenti responsabili dei focolai, e, ove possibile, sierotipo o altra descrizione;
d) prodotti alimentari implicati ed altri veicoli potenziali;
e) tipologia del luogo di produzione/acquisti/consumo dell’alimento incriminato
f) fattori di rischio (es. carenze igieniche nella trasformazione dei prodotti
alimentari).
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Enteric Pathogen Network. Sistema di sorveglianza europeo delle infezioni da Salmonella ed E.coli
produttori di Vero-citotossina (VTEC) nell'uomo. 23 Paesi Europei , collabora con Paesi Extra-Europei
(Giappone, Canada, Australia, Sud Africa). ENTERNET-ITALIA coordinato da ISS elabora e diffonde i dati.
Presenta 2 RETI DI SORVEGLIANZA:
• Sorveglianza delle infezioni da Salmonella
• Sorveglianza delle infezioni da E. coli O157 ed altri E. coli produttori di Vero-citotossina
ENTER-VET Sorveglianza sulle salmonellosi in ambito veterinario (attiva dal 2002). Coordinata da IZS
delle Venezie: CRN per Salmonellosi – Partecipazione di tutti gli IZS
Raccolta dati relativi a:
• Siero-fagotipizzazione ceppi isolati negli animali e prodotti o.a.
• Resistenza agli antimicrobici
Obiettivi ENTER-VET
- ottenere dati descrittivi sugli isolamenti di Salmonella, E.coli O157 e altri batteri enteropatogeni sul
territorio italiano in tempi rapidi dal momento dell'isolamento;
- descrivere la frequenza dei sierotipi e di altre caratteristiche (fagotipi, tossinotipi, pulsotipi, etc...) dei ceppi
isolati;
- riconoscere tempestivamente eventuali eventi epidemici;
- confrontare i risultati della sorveglianza sul territorio italiano con quelli di altri paesi UE;
- identificare eventuali episodi epidemici che interessino più di una nazione;
- implementare il sistema di sorveglianza sugli isolati ambientali e veterinari al fine di attuare un sistema di
sorveglianza integrata
ENTER-NET + ENTER-VET Quadro epidemiologico integrato delle salmonellosi in Italia
UOMO E ANIMALI OSPITI DI ZOONOSI
Quasi tutte le zoonosi possono esstere solo dove e quando sono presenti gli animali:
1. Gli animali sono spesso serbatoio mentre l’uomo è un ospite accidentale = antropozoonosi.
2. in pochi casi gli animali sono ospiti e l’uomo è serbatoio = zooantroponosi. Ex. Micobacterium
tuberculosis può infettare: primati, cane (75% dei casi) si osserva in concomitanza di contesti
familiari dove c’è un uomo malato. Il gatto è poco recettivo al tuberculosis e molto ricettivo al bovis.
3. a volte gli animali non sono serbatoi ma animalizzano l’ambiente -> immettono delle sostanze
organizhe nell’ambiente che sono fonte di nutrimento per certi patogeni. Ex. Criptococcosi,
istoplasmosi.
a. Le criptococcosi (micete – saprozoonosi) colpisce l’uomo e può dare negli immunodepressi
una meningo encefalite, nel cane forme polmonari e disseminate, nel bovino mastiti. Si isola
dalle feci di piccione e si pensava che il piccione fosse il serbatoio, invece si trova lì perché le
feci contengono creatinina che è un fattore di crescita per il cripto cocco -> che è quindi
ambientale.
b. Istomonosi (fungo –saprozoonosi): ha due forme: patogena (lievito) e saprofita (micellare). Di
solito dà forme respiratorie e degli immunodepressi forme disseminate. Sono a rischio persone
che frequentano grotte con pipistrelli perché le feci di questi ultmi contengono sostanze che lo
fanno crescere (cmq dai pipistrelli è stato isolato).
4. a volte gli animali sono degli ospiti alimentari e/o vettori di zoonosi (borreliosi di lyme, febbre
bottonosa)
a. malattia di Lyme – borrelli osi da bordetella burgdorferi = meta zoonosi trasmessa da zecche
ixodidae, anche trasmissione transplacentare. Serbatoio: piccoli mammiferi e uccelli. Il cane
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non è serbatoio, ma nutre le zecche (o per la produzione di uova o per la metamorfosi da uno
stadio all’altro).
b. Febbre botto sona: ae = rickettsia conorii, trasmessa da zecche Rhipicephalus sanguineus
(zecca del cane). Il cane d’infetta, ma non è il serbatoio. Il suo ruolo è marginale, raramente
infetta le zecche perché la trasmissione è transplacentare, però nutre le zecche e le porta
nell’ambiente dell’uomo.
Generalmente gli agenti di zoonosi possono sopravvivere e moltiplicarsi senza la presenza dell’uomo;
- l’uomo è quasi sempre ospite occasionale, di solito a fondo cieco (interruzione del meccanismo di
trasmissione) per fattori biologici relativi all’agente o per stili di vita dell’uomo.
Ex. West nile: gli uccelli sono serbatoio; le zanzare sono i vettori. L’uomo e il cavallo sono gli ospiti
accidentali a fondo cieco perché il virus in loro non raggiunge concentrazioni di viremia tali da permettere la
trasmissione al vettore.
Ex. Leishmaniosi: Leishmania infantum non si localizza nella cute o nel circolo periferico, quindi l’uomo
non è serbatoio (invece lo è per l.donovanii).
Ex: se l’uomo ingerisce toxocara canis si ha la sindrome della larva migrante ma poi le larve muoiono.
Ex: la brucella si localizza solo nel SRE non nell’utero o mammella (quindi non può uscire)
Ex: l’uomo non può trasmettere la trichinella ad altri animali perché non viene predato.
- A volte l’uomo può essere serbatoio insieme ad altre specie animali:
1. diphillobotriosi:
Morfologia: il verme
adulto è composto da
tre segmenti ben
distinti
morfologicamente: lo
scolice (testa), il collo
e la parte inferiore del
corpo. Lo scolice è a
forma di mandorla e, a
differenza delle tenie,
non ha uncini né
ventose; il nome del
genere
Diphyllobothrium
deriva appunto dalla
testa, che assomiglia a
due foglie messe
insieme; essa non è
mai presente quando
vengono espulse le
proglottidi. Lo scolice è connesso al collo, la regione proliferativa. Dal collo si dipartono numerosi segmenti
(le proglottidi) la cui lunghezza varia tra i 2 ed i 4 mm, mentre la larghezza tra i 10 ed i 12 mm, e che
contengono gli organi riproduttivi del verme: in ogni segmento è presente un utero a forma di rosetta in
posizione centrale (a differenza delle tenie in cui è posizionato lateralmente). Un esemplare di D. Latum può
produrre 3000-4000 proglottidi, tali da renderlo il più lungo parassita conosciuto nell'uomo, raggiungendo
mediamente i 10 (eccezionalmente i 20) metri di lunghezza; un adulto può rilasciare in un giorno oltre un
milione di uova.
I cestodi adulti possono infettare esseri umani, canidi, felini, orsi, pinnipedi, e mustelidi, sebbene
l'accuratezza dei dati riguardanti alcune delle specie non umane sia tuttora oggetto di dibattito. Le uova
immature sono espulse dalle feci del mammifero (l'ospite definitivo in cui il parassita si riproduce).
Il ciclo vitale del D. Latum comprende almeno due ospiti intermedi (un copepode ed uno o più pesci), ed un
ospite definitivo (che possono essere l'uomo od altri mammiferi piscivori). Lo svolgimento del ciclo vitale è
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SANITA' PUBBICA
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illustrato in figura. Le uova immature vengono espulse tramite le feci da pazienti infetti (1). Se queste
raggiungono l'acqua e trovano condizioni ideali di temperatura (16-20 °C), luminosità ed ossigenazione,
maturano in 7-20 giorni (2). Dalle uova escono i coracidi (3), che vengono ingeriti da copepodi, piccoli
crostacei acquatici, nella cavità corporea dei quali il coracidio si sviluppa in larva procercoide (4). Per
l'ulteriore evoluzione allo stadio di larva plerocercoide (piccolo verme di 5-15 mm) è necessario che il
copepode diventi preda di un pesce, il secondo ospite intermedio (5). Una volta ingerita, la larva procercoide,
migra nella muscolatura del pesce, dove può rimanere inattiva per diversi mesi, ma può infestare nuovamente
dei pesci carnivori (6). Tra i pesci ospiti del parassita vi sono il luccio, la trota, il salmone, il pesce persico, la
bottatrice, il salmerino. È nello stato plerocercoide che la larva rappresenta la forma infestante per l'ospite
definitivo (7). La larva plerocercoide può attaccarsi all'intestino dell'ospite e completare il suo sviluppo in
parassita adulto (8). Cresce dai 5 ai 20 cm al giorno e le proglottidi rilasciano le prime uova immature dopo
4-6 settimane dall'infestazione (9) anche se l'intervallo di tempo può variare dalle 2 settimane ai 2 anni [7]. Il
parassita adulto può vivere fino a 20 anni.
In sintesi: OD = uomo, cane, gatto. OI: crostacei e pesci (pesce persico!).
In italia dall’inizio del 900 ci sono stati pochi casi di persone che vivono vicino ai laghi prealpini. Poi è
scomparsa forse per la diminuzione dell’OI, il pesce persico, a causa dell’inquinamento. Negli ultimi 20 anni
ci sono dei casi nel lago di como, per il diffondersi dell’abitudine di mangiare pesce crudo o poco cotto.
- sono aumentati gli OD (cane e gatto che sono diventati pet)
- imperfetti impianti di depurazione degli scarichi urbani che non trattengono le uova.
Una volta che l’uomo si infetta, c’è liberazione intestinale di proto scolici e anemia normocitica per calo di
vitB12 e malassorbimento. Causa di sparganosi, profilassi: distruzione di pesci, congelamento dei pesci,
educazione sanitaria (no pesce crudo), no emissione di fogne in acque lacustri.
2. opistorchiosi: trematode molto diffuso in Asia. Parassita dei dotti biliari dell’uomo (nelle infestazioni
massive dà anche problemi al fegato!).
OD: uomo e altri mammiferi che si nutrono di pesce. La forma adulta produce uova che contengono la larva
(miracidio) e che sono eliminate con le feci in acqua dolce.
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1° OI: gasteropode (mollusco) d’acqua dolce. Le uova sono ingerite da molluschi. Il miracidio esce dal
guscio e dall’intestino si sposta nei tessuti del mollusco, si trasforma in una sporocisti da cui prendono
origine le redie (2° stadio larvale). Dalle redie, nella stagione calda, si sviluppano le cercarie (3° stadio
larvale); queste sono a vita libera.
Penetrano per via transcutanea nei pesci (2° OI), si incistano nei muscoli e diventano metacercarie ->
infettanti per l’uomo.
Dal 2008 al 2005 ci sono stati una decina di casi intorno al lago transimeno. Dopo studi epidemiologici si è
visto che le uova erano anche nelle feci di gatti e cmq legate al consumo di pesce crudo o poco cotto.
- l’uomo a volte è serbatoio più importante di altre specie -> antropizzazione delle zoonosi:
1.febbre gialla. La febbre gialla (detta anche "tifo
itteroide", "vomito nero", "febbre delle Antille") è
una malattia virale di gravità variabile, anche
mortale, causata da un virus a singolo filamento
positivo di RNA, appartenente alla famiglia
Flaviviridae, trasmesso da Culicidae (zanzare)
infette.
Modalità di trasmissione e ciclo vitale
Zone di endemia della febbre gialla (colorate in
grigio) da: CDC; quindi america del sud e africa.
I vettori del virus sono zanzare del genere Aedes e
Haemagogus e trasmettono il virus con la puntura.
Le zanzare restano infette per tutta la loro vita.
Esistono due cicli con i quali il virus si mantiene in
natura: un ciclo silvestre e un ciclo urbano.
a. ciclo silvestre: Nella febbre gialla silvestre i
vettori sono Haemagogus spp. e Sabethes spp. in
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SANITA' PUBBICA
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Sud America ed Aedes africanus in Africa. Le zanzare acquisiscono l’infezione dalle scimmie, che fungono
da serbatoio del virus. Le zanzare poi pungono e infettano gli uomini, di solito giovani maschi lavoratori
delle foreste o in attività agricole.
b. ciclo urbano Nella febbre gialla urbana, gli uomini sono serbatoi del virus, quando sono viremici, e il
contagio avviene attraverso la zanzara domestica, Aedes aegypti. Il sangue dei pazienti infetti è contagioso da
24 a 48 ore prima della comparsa dei sintomi fino a 3-5 giorni dopo la guarigione clinica.
Patogenesi: La zanzara infetta, durante il pasto ematico, inietta il virus con la saliva nei piccoli vasi sanguigni
sottocutanei. Si ha la replicazione e la disseminazione ematogena, e il virus colpisce soprattutto le cellule del
fegato. Si ha un danno epatico diretto con degenerazione eosinofila degli epatociti (corpi di Councilman),
necrosi medio-zonale, con risparmio degli epatociti periportali e pericentrali, e degenerazione grassa. Può
verificarsi insufficienza renale sia per ipoperfusione che per necrosi tubulare acuta. Si verifica una grave
insufficienza epatica con iperbilirubinemia responsabile dell'ittero cioè della colorazione giallastra della cute
che ha dato il nome alla malattia. La diatesi emorragica è su base multifattoriale, correlata alla diminuita
produzione di fattori della coagulazione e alla trombocitopenia. Lo stato di shock è spesso l’evento terminale.
In sintesi: danno epatico, ittero e iperbilirubinemia.
Clinica: Il periodo di incubazione è di 3-6 giorni. Il 40-60% dei casi di infezione non mostrano segni clinici,
il 20-30% si manifestano in forma lieve o moderata, il 10-20% in forma grave, il 5-10% con esito infausto.
La malattia ha un tipico andamento bifasico, con un periodo di invasione (fase viremica) e uno di
localizzazione d’organo (fase tossica). I segni iniziali corrispondono alla fase viremica, con alta carica virale
nel plasma; pertanto il paziente costituisce fonte di infezione per le zanzare. La malattia si manifesta con
febbre con brivido e bradicardia relativa, cefalea importante, iperemia congiuntivale, dolore lombare,
mialgie, nausea e prostrazione. Questa fase è seguita da una temporanea remissione (fino a 24 ore). La fase
tossica si manifesta con la ricomparsa della febbre e dei segni clinici di insufficienza d’organo: ittero
ingravescente, proteinuria, oliguria, acidosi, diatesi emorragica (ematemesi e altre emorragie). Si può avere
una coagulopatia da insufficienza epatica, con segni di deficit neurologico (delirio, convulsioni, coma) e
shock. L’ipoglicemia e il coma epatico sono eventi terminali.
2. tripanosomiasi americana:
La tripanosomiasi americana (detta anche morbo di Chagas dal nome del suo scopritore) è una parassitosi,
con forme cliniche acute e forme croniche, causata da protozoi del genere Trypanosoma (Regno Protista,
Phylum Sarcomastigophora, Classe Zoomastigophorea, Ordine Kinetoplastida). Il serbatoio del parassita
sono gli individui infettati cronicamente. I vettori sono cimici ematofaghe di generi diversi.
Agente eziologico. Trypanosoma cruzi è causa di una
zoonosi diffusa in ambienti rurali dell' America latina.
L’uomo è parassitato da varie specie di Trypanosomatidae,
protozoi emoflagellati asessuati e dixeni (con due ospiti),
che gli sono trasmessi da insetti ematofagi (eterotteri
ematofagi). Trypanosoma cruzi è l’unico tripanosoma
umano che viene trasmesso attraverso le feci del vettore
invertebrato, a differenza dei tripanosomi africani
(responsabili della malattia del sonno) e del Trypanosoma
rangeli (non patogeno), che vengono trasmessi all’uomo
attraverso la saliva dell’insetto. L’uomo è ospite
accidentale.
I protozoi emoflagellati si chiamano così perché
possiedono un flagello, che funge da mezzo di
locomozione e che permette loro di muoversi nel circolo
sanguigno. Sono creature monocellulari diploidi, con un
accumulo discoidale di DNA, detto cinetoplasto. La loro
moltiplicazione avviene per divisione binaria. Gli
emoflagellati possiedono varie forme:
L’amastigote di T.cruzi è la forma replicativa intracellulare (nelle cellule del sistema reticolo-endoteliale e
nelle fibre muscolari) nell’ospite vertebrato. Ha forma sferica (del diametro di 2-4 μm). Quando la cellula è
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piena di amastigoti, si rompe e questi diventano tripomastigoti e passano nel sangue per invadere altre
cellule, soprattutto fibre muscolari striate e cardiache, dove si moltiplicano a centinaia, formando nidi
allungati longitudinalmente nel senso della fibra.
I tripomastigoti sono la forma infettante. Lunghi 15-20 μm e larghi 1 μm, lunghi e sottili o tozzi e curvati a
falce, con flagello emergente lateralmente con una evidente membrana ondulante, partendo accanto al
cinetoplasto posteriore al nucleo. Non si moltiplicano nel sangue.
L’epimastigote è la forma riproduttiva nell’insetto e nel medium acellulare. Corpo allungato, flagello
emergente lateralmente con una piccola membrana ondulante, partendo accanto al cinetoplasto paranucleare.
La forma dell’epimastigote (lungo 15-35 μm) viene assunta nell’ampolla rettale dell’insetto ematofago: qui
avviene una riproduzione per divisione binaria e una parte degli epimastigoti, regolarmente, si trasforma in
tripomastigoti metaciclici, molto più infettanti di quelli del sangue. L’insetto rimane serbatoio per tutta la sua
vita. Il ciclo nel vettore si compie in 2-4 settimane.
I ceppi di T.cruzi non sono geneticamente omogenei; recentemente sono stati distinti in due sottospecie:
T.cruzi I è associato alla trasmissione silvestre e probabilmente è la forma originaria di T.cruzi; non si trova
spesso nei paesi meridionali del Sudamerica ed è l’unica forma di T.cruzi che dia malattia a Nord
dell’Amazzonia.
T.cruzi II è associato alla trasmissione domestica.
Entrambi sono associati alle lesioni cardiache ma sembra che solo T.cruzi II provochi la patologia digestiva.
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Le triatomine si annidano nelle crepe e negli interstizi delle pareti delle abitazioni rustiche, di capanne
costruite con fango e legname. Stanno nascoste durante il giorno ed escono la notte per nutrirsi di sangue
umano o di altri mammiferi.
Durante il pasto ematico defecano sulla pelle dell’uomo (in Brasile vengono chiamate barbeiros perché
prediligono il volto delle persone come zona di attacco). I tripomastigoti metaciclici, presenti nelle feci e
frutto dell' infezione precedentemente contratta, passano facilmente attraverso le mucose (es. congiuntiva),
oppure attraverso soluzioni di continuità della pelle prodotte del grattamento in seguito al prurito provocato
dalla puntura dell'insetto.
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SANITA' PUBBICA
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Nel circolo ematico, i tripomastigoti invadono le
cellule del sistema reticolo-endoteliale (i
macrofagi), perdono il flagello e diventano
amastigoti intracellulari. Dopo una latenza di 20-35
ore, gli amastigoti cominciano una divisione binaria
che si ripete ogni 12-14 ore, invadendo cellule
adipose e muscolari vicine al sito di penetrazione.
Quando le cellule sono sature di parassiti, gli
amastigoti rompono la cellula e si differenziano in
tripomastigoti che, muovendosi con il flagello e la
membrana ondulante vengono rilasciati in circolo,
liberi di invadere altre cellule. Prediligono quelle
del sistema reticolo-endoteliale, quelle muscolari
striate (in particolare del
miocardio) e quelle del
sistema nervoso autonomo e
centrale. In esse penetrano
attivamente mediante
recettori porino-simili,
tornano al morfotipo di
amastigote intracellulare e si
moltiplicano con formazione
di pseudo cisti, provocando la
distruzione degli elementi
cellulari parassitari. I
tripomastigoti non si
moltiplicano nel circolo
ematico, a differenza dei
tripanosomi africani. I
tripomastigoti presenti nel
sangue possono essere assunti
dal vettore (sono ematofagi
sia le femmine che i maschi e
le ninfe delle triatomine)
durante la puntura. Giunti
nell'ampolla rettale
dell'insetto si trasformano in
epimastigoti metaciclici
infettanti che, attraverso le
feci, arrivano al nuovo ospite.
L'infezione dell'insetto
continua per tutta la vita e
può essere trasmessa anche ad
altre triatomine per
coprofagia e per
cannibalismo.
- l’uomo può anche essere
l’unico ospite definitivo:
indispensabile per il
completamento del ciclo
biologico dell’agente eziologico, per esempio in:
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1. teniosi/ cisticercosi: le tenie sono vermi piatti segmentati della classe dei cestodi costituiti da testa, collo e
proto scolici -> nel caso di t. solium l’uomo elimina con le feci le uova embrionale e il suino le assume per
via orale con formazione di un cisticerco = forma larvale con un unico proto scolice in liquido cistico, a
carico dei muscoli che potranno poi essere ingeriti dall’uomo. Qualora l’uomo dovesse ingerire le uova si
avrebbe la formazione di cisticerchi in occhi, polmone e cervello (neuro cisticercosi -> epilessia).
La teniosi ha un meccanismo di trasmissione a staffetta:
OD: uomo (unico od)
OI: bovino o suino
Se manca uno dei due il ciclo si interrompe.
Uomo/zoonosi
L’uomo può determinare condizioni che favoriscono o influenzano l’apparire e/o la diffusione delle
zoonosi,ntramite:
1. abitudini e stili di vita:
a. abitudini alimentari (anche degli animali). Es: mangiare carne cruda o poco cotta, sushi.
i. Sars: da consumo di ribetto (carnivoro selvatico)
ii. Malattia di ebola: L'Ebola è un virus appartenente alla famiglia Filoviridae
estremamente aggressivo per l'uomo, che causa una febbre emorragica. Il primo ceppo
di tale virus fu scoperto nel 1976, nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire).
Finora sono stati isolati quattro ceppi del virus, di cui tre letali per l'uomo. Fin dalla
sua scoperta, il virus Ebola è stato responsabile di un elevato numero di morti.
Verosimilmente il virus viene trasmesso all'uomo tramite contagio animale, il virus
quindi si diffonde tra coloro che sono entrati in contatto con il sangue e i fluidi
corporei di soggetti infetti. Considerati l'alto tasso di mortalità, la rapidità del decesso,
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la localizzazione geografica delle infezioni (frequentemente in regioni isolate), il
potenziale epidemiologico tuttavia è considerato di basso livello.
Si ritiene che il primo caso sia di origine zoonosica. Il serbatoio non è ancora noto, in certi casi si può
ipotizzare il consumo di animali selvatici africani come fonte di infezione. Alimentando gli animali con carne
cruda possiamo infettarlo e poi loro posso essere causa di zoonosi.
b. condizioni/abitudini igieniche teniosi/cisticercosi: se uno con una tenia caga in un pascolo,
diffonde il parassita sul terreno, e non essendoci rete fogaria gli altri animali si infettano.
c. comportamenti legati alla religione echinococcosi cistica: in medio orinete il cane è
considerato un animale sporco e quindi ci stanno lontano -> c’è infatti una minor incidenza di
echinococcosi. Invece i turkana non seppelliscono i loro morti e si è instaurato un ciclo tra
uomo e cane.
d. condizioni socio-economiche tripanosomosi americana
2. interventi sull’ambiente: cambiamento dell’habitat e quindi dei vettori:
i. animali e vettori migrano insediandosi in nuove aree
ii. l’uomo si espone a nuovi agenti invadendo nuove aree
iii. creazione di habitat favorevoli a “nuovi” cicli di trasmissione
a. deforestazione: togliendo gli alberi l’uomo viene in contatto con nuovi animali e vettori;
arbovirus: virus trasmesso da vettori. Ex virus della febbre gialla.
b. rinselvatichimento di aree rurali e urbane degradate. Nelle aree abbandonate ritornano gli
animali e i vettori. Malattia di Lyme -> dalla cittadina di Lyme (borrelia) dove ci fu il primo
focolaio di bambini con artrite. In realtà l’ae esisteva già. Allora perché l’uomo si vede solo
negli anni ’70? In questa zona di Lyme si erano abbandonate le campagne, poi si erano
costruite abitazioni in quelle aree limitrofe per il ritorno alla natura dell’uomo. Però nel
frattempo quelle aree di erano rinselvatichite; erano tornati i micro mammiferi che sono ospiti
amplificatori -> ricomparsa della malattia. In italia è nel bellunese, triestino, trentino, toscana.
La malattia di Lyme è una zoonosi silvestre con serbatoio micro mammiferi trasmessa da
zecche ixodidae. Invece la febbre bottonosa ha come amplificatore per la zecca il cane (ma
non è un serbatoio per la malattia).
c. tipologie e modifiche delle colture agricole. Leptospirosi: può essere associata alla
contaminazione delle risaie da parte dei vettori, quindi le persone che ci lavorano possono
infettarsi dall’acqua. Febbre emorragiche coreana: corea zona endemica per gli hantavirus.
Questa malattia è venuta alla ribalta negli anni ’50, durante la guerra di corea: è una febbre
emorragica con interessamento renale. Serbatoio = topo delle risaie -> possibilità di contrarre
la malattia durante il lavoro. Febbre emorragica argentina: arena virus. Ha come serbatoio dei
criceti selvatici che si nutrono di cereali. Quando nelle pampas argentine si sono sostituiti i
pascoli con le coltivazioni di mais i casi di malattia in chi lavorava nelle piantagioni sono
aumentati.
d. cambiamenti stato idrogeologico Rift valley fever (flebo virus), trasmessa da zanzare, circola
in africa. Fino al ’77 era presente solo nel sud sahara. Dopo la costruzione della diga del nilo si
sono create le condizioni per far circolare il virus anche li (perché c’era l’acqua per la
moltiplicazione dei vettori. West Nile fever: è presente dove ci sono laghetti o fiumi in cui
possono vivere sia gli uccelli selvatici sia le zanzare.
e. urbanizzazione: zoonosi a ciclo urbano. Ex toxoplasmosi: gatti eliminano le cisti che vengono
ingerite da altri gatti o roditori o uccelli -> fenomeni di predazione Ciclo urbano tramite
oocisti sporulate…il ciclo si svolge tutto in città.
3. altre attività umane:
a. tipologie di allevamento
_intensivo: allevamenti molto vicini con alte densità -> diffusione patogeni fra animali e uomo, sptt bovari.
Ex. Dermatofitozoonosi (tricofitum verrucosum) si trasmette per contatto diretto bovino-uomo; Ex: AIV
(influenza aviare H5N1 nata in oriente dalla promiscuità negli allevamenti tra uccelli e persone, in italia non
c’è stata; ex. Nipah virus: paramixoviridae: fu isolato per la prima volta in malesia nel 1999 in un focolaio
umano di encefalite con più di 100 morti. Queste persone erano coinvolte nell’allevamento suino, altre persne
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si sono infettate a singapore perché macellavano suini della malesia. Perché è venuta fuori solo in quel
momento? Perché prima circolava fra i pipistrelli di quella zona e nessuno lo aveva mai notato, quando gli
allevatori sono stati installati li il suino si è infettato dalle acque e per la tipologia d’allevamento è passato
all’uomo -> sentinella -> scoperta del virus.
_tradizionale -> contatto con cicli silvestri: ex. Trichinellosi: il suino aveva il contatto con il ciclo silvestre di
trichinella britovi. Dopo gli anni ’50 i casi iniziano a calare perché si è passati ad allevamenti intensivi,
diminuzione del contatto con i silvestri e inoltre per la normativa sul controllo delle carni. Oggi c’è un po’ il
ritorno alla natura e al passato quindi si può tornare ad avere dei cicli silvestri. PSC, PSA.
b. produzione, conservazione e distribuzione di alimenti di o.a.: infezioni e tossinfezioni
alimentari in mense e ristoranti, sptt da E. coli O157 (latte crudo delle macchinette ma può
contenere anche brucella, tbc, coxiella brunetii; sulla macchinetta c’è scritto per legge che il
latte va bollito ma nessuno lo fa perché pensano che così il latte perda le sue caratteristiche
organolettiche; BSE: L'encefalopatia spongiforme bovina (BSE, ovvero Bovine Spongiform
Encephalopathy) è una malattia neurologica cronica, degenerativa e irreversibile che colpisce i
bovini causata da un prione, una proteina patogena conosciuta anche come "agente infettivo
non convenzionale". Il morbo è diventato noto all'opinione pubblica come morbo della mucca
pazza (in inglese MCD, mad cow disease). La BSE fa parte di un gruppo di malattie
denominate encefalopatie spongiformi trasmissibili (TSE) che colpiscono diverse specie
animali, compreso l'uomo. Il primo caso di Bse è stato identificato nel Regno Unito nel 1986.
La causa dell'insorgenza della malattia fu imputata all'uso delle farine animali come
supplemento proteico nell'alimentazione dei bovini. Nel Regno Unito infatti, le norme sul
trattamento ad alta temperatura dei sottoprodotti erano molto meno restrittive rispetto ad altri
Paesi. Otto anni dopo la comunità europea ha messo al bando definitivamente questa pratica
evitando, in questo modo, il riciclaggio dell'agente infettante attraverso l'utilizzo di carcasse di
bovini malati nella produzione di farine di carne ed ossa destinate all'alimentazione animale.
In Italia, il Ministero della Sanità, è intervenuto - con l'ordinanza di marzo 2001 con cui si
vieta la vendita delle parti del bovino che interessano la colonna vertebrale e i gangli, il
cervello e le "frattaglie" - con la legge 9 che dispone per la distruzione del materiale specifico
a rischio per encefalopatie spongiformi bovine e delle proteine animali ad alto rischio, - e con
l'etichettatura delle carni bovine che consente la tracciabilità e la trasparenza delle
informazioni ai consumatori. L'agente infettivo è una proteina modificata detta prione che
colpisce i centri nervosi dell'animale. Questa proteina subisce una modificazione permanente
della sua conformazione che provoca un danno irreversibile nella proteina presente
normalmente nelle cellule sane del cervello. Ciò produce un'aggregazione tra le proteine che
risulta nella formazione di dense placche fibrose. Al microscopio, queste ultime, appaiono
come "buchi", dando alla sezione osservata, il caratteristico aspetto "spugnoso" della materia
cerebrale. Questo fenomeno produce a livello clinico un deterioramento delle condizioni
fisiche e mentali dell'animale e che conduce inevitabilmente alla morte. I prioni sono resistenti
alle alte temperature e alle normali procedure di disinfezione. Si ritiene che il contagio
avvenga quando l'animale introduca nel proprio organismo, mediante l'alimentazione, tessuti
di animali infetti. Le farine animali, ricavate dagli animali morti e usate per l'alimentazione
bovina fino allo scoppio della malattia, sono state ritenute la causa prima di questa pestilenza.
In particolare, la modifica della sgrassatura delle farine, decisa nel Regno Unito sostituendo
l'estrazione con solventi organici con altre metodiche, fu ritenuta la causa principale della
mancata inattivazione del prione.
c. commercio di :
i. animali (da reddito, esotici, selvatici): Monkeypoxvirus: vaiolo delle scimmie; c’è
stato un focolaio nel 2003 negli USA. È endemico in africa. In usa i casi si sono
verificati in persone che sono state a contatto con dei cani della prateria provenienti da
un’importazione che li aveva tenuti inisieme ai ratti giganti del gambia che sono
serbatoi del virus. Dopo questo focolaio si è vietato in USA l’importazione di roditori
dall’africa. Malattia di Maargud: scoperta negli anni ’70 = febbre emorragica da filo
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virus simile a ebola. Morte di persone venute a contatto con scimmie verdi africane,
importate per ottenere linee cellulari su cui coltivare il virus della poliomielite per fare
il vaccino. WN: nel 99 focolaio. Pensavano a: bioterrorismo, importazione di vettori
infetti, migrazione di serbatoi infetti; molto probabilmente c’è stato un commercio di
animali infetti che hanno infettato uccelli e il virus è diventato endemico.
ii. prodotti di o.a.: BSE in francia è comparsa dopo l’importazione di farine di origine
animale dal UK. Zoonosi alimentari: importazioni di preparati infetti da trichinosi
dall’est europa.
iii. merci: Aedes albopictus: la zanzara tigre è stata introdotta dal commercio di copertoni
(non ha bisogno di molta acqua per le larve). Di per sé può già essere considerata una
zoonosi, in più trasmette le malattie (ex Chikungunya “ciò che curva, contorce” a
castigliane di cervia 2007
d. spostamenti per migrazioni, turismo….. di persone, animali, vettori/viaggi aerei -> zoonosi
esotiche e non.
i. Ex chikungunya: L'agente eziologico è il Chikungunya virus (CHIK), della famiglia
delle Togaviridae, del genere degli Alphavirus. È molto simile al O'nyong-nyong virus
e al Sindbis virus. Altri Alphavirus patogeni noti sono quelli dell'encefalite equina
dell'Est, dell'encefalite equina dell'Ovest e dell'encefalite equina venezuelana. Il virus
nelle epidemie urbane è trasmesso da zanzare della specie Aedes aegypti, la stessa che
trasmette la febbre gialla e la dengue, da varie specie del genere Culex ma, soprattutto,
dall' Aedes albopictus (comunemente denominata Zanzara Tigre). Nell'epidemie
silvestri africane è trasmesso da Aedes africanus e da specie del genere Mansonia. Il
ciclo silvestre è mantenuto da cercopitechi e babbuini. Non si esclude a priori la
possibilità di un contagio interumano (per via aerea, per contatto con fluidi organici...)
specialmente tra soggetti che restano in prolungato contatto con malati. In effetti,
l'epidemia avvenuta negli anni scorsi alla Réunion ha veduto in alcuni momenti un
aumento di casi troppo elevato per essere imputato soltanto alla aggressività delle
zanzare tigre.
ii. Febbre emorragica da filo virus
iii. Ebola: origine zoonotica in aree endemiche da cui origina il caso umano, da cui poi
parte il focolaio. Nel 2008 2 casi di maargud importati (olanda-usa): entrambi avevano
viaggiato in uganda e fatto una gita in una grotta dove c’erano dei pipistrelli che sono
il serbatoio. Hanno poi manifestato la malattia rientrati a casa.
iv. Leishmania; importazione della l. al nord, andando in vacanza in aree endemiche e
anche perché il vettore si è adattato al nord italia.
CLASSIFICAZIONE DELLE ZOONOSI in base a
1. agente eziologico
a. batteriche: borreliosi di Lyme, brucellosi, carbonchio, clamidiosi, febbre bottonosa, febbre Q,
leptospirosi, listeriosi, salmonellosi, tbc, tularemia....
b. Virali: coriomeningite linfocitaria, encefalite di WN, encefaliti equine da togavirus, febbre
della valle del Rift, influenza aviaria, malattia di Ebola, malattia di Marburg, malattia di
Newcastle, rabbia, TBE..........
c. Micotiche: criptococcosi, dermatofitozoonosi, istoplasmosi…..
d. Parassitarie:
i. da protozoi criptosporidiosi, leishmaniosi, sarcosporidiosi, toxoplasmosi,
tripanosomosi…
ii. da elminti difillobotriosi, opistorchiosi, echinococcosi cistica, teniosi/cisticercosi,
anisakiosi, trichinellosi, visceral larva migrans...
iii. da artropodi dermatiti da acari pulci e zecche, miasi, rogna (pseudoscabbia), tungiasi…
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2. in base alla specie animale:
a. bovine: brucellosi, febbre Q, febbre della valle del Rift, leptospirosi, listeriosi, tbc,
teniosi/cisticercosi…
b. ovi-caprine brucellosi, febbre Q, febbre della valle del Rift, listeriosi, toxoplasmosi,
echinococcosi cistica…
c. suine brucellosi, leptospirosi, teniosi/cisticercosi, toxoplasmosi, trichinellosi …
d. equine morva, trichinellosi, …
e. canine brucellosi, echinococcosi cistica, leptospirosi, leishmaniosi, rabbia, salmonellosi,
toxocaros…
f. feline clamidiosi, malattia da graffio di gatto, febbre Q, toxoplasmosi ….
g. aviari clamidiosi, Newcastle disease, EEE, WEE, WN...
h. ittiche anisakiosi, difillobotriosi, opistorchiosi ……
3. in base alla specie animale sorgente d’infezione per l’uomo:
a. bovine brucellosi, febbre Q, febbre della valle del Rift, leptospirosi, listeriosi, tbc,
teniosi/cisticercosi...
b. ovi-caprine brucellosi, febbre Q, febbre della valle del Rift, listeriosi, toxoplasmosi …
c. suine brucellosi, leptospirosi, teniosi/cisticercosi, toxoplasmosi, trichinellosi …..
d. equine morva, trichinellosi, VEE ….
e. canine brucellosi, echinococcosi cistica, leptospirosi, leishmaniosi, rabbia, salmonellosi,
toxocarosi…
f. feline clamidiosi, malattia da graffio di gatto, febbre Q, toxoplasmosi ….
g. aviari clamidiosi, Newcastle disease, EEE, WEE, WN...
h. ittiche anisakiosi, difillobotriosi, opistorchiosi ……
Praticamente è uguale a prima però devo togliere l’echinococcosi dai caprini perché la prende la pecora. Poi
devo togliere le encefaliti da flavi virus e alfa virus dagli equini perché sono ospiti a fondo cieco e non
sorgente d’infezione per l’uomo. L’unica encefali te che può trasmettere quella venezuelana perché ha un
ciclo silvestre e uno rurale in cui il serbatoio è il cavallo. Per l’encefalite venezuelana il serbatoio silvestre
sono roditori marsupiali. I serbatoi delle altre encefaliti equine sono gli uccelli.
4. in base all’ambiente:
a. zoonosi silvestri: borreliosi di lyme, febbre bottonosa, rabbia, TBE, trichinellosi, tularemia....
b. zoonosi rurali: brucellosi, clamidiosi, dermatofitozoonosi, febbre Q, echinococcosi cistica,
teniosi/cisticercosi, toxoplasmosi, trichinellosi....
c. zoonosi urbane: clamidiosi (psittacosi/ornitosi), dermatofitozoonosi, febbre bottonosa,
leishmaniosi, malattia da graffio di gatto, rabbia, salmonellosi, toxoplasmosi, visceral larva
migrans....
5. in base all’importanza socio-economica (OMS, 1975)
a. importanti per la salute umana e con gravi riflessi negativi sulle produzioni animali:
brucellosi, tubercolosi BSE, influenza aviaria. BSE e influenza aviare sono mortali però se
consideriamo la loro entità probabilmente andrebbero messe nel punto 3. dati aggiornati del
2008 hanno detto che i casi umani di BSE accertati sono 189 mondiali dagli anni ’80 (di cui
168 in UK legati all’epidemia del 2000, 20 in francia, 4 in irlanda e 1 in italia). Influenza
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aviare: 460 casi, la metà mortali nel mondo. Sono lo stesso numero di casi che potrebbe dare
un focolaio di salmonellosi e brucellosi -> 400 casi in sicilia all’anno.
b. importanti per la salute umana ma di scarsa importanza per le produzioni animali:
febbre Q, SARS, toxoplasmosi (immunodepressi/tranne ovi-caprini). Febbre Q: coxiella
brunetii; ex rickettiae, ha come serbatoio i ruminanti. Nell’uomo dà febbre, negli animali è
asintomatica, raramente dà aborto. SARS: no danno agli animali, ma 8000 casi umani con alta
mortalità (800 morti) e rapida diffusione. Toxoplasmosi: quando la malattia si riacutizza in
sogg immunodepressi diventa importante -> encefaliti. Per gli animali è poco importante (è
imp solo negli ovicaprini).
c. importanti per le produzioni animali ma di scarsa importanza per la salute umana: afta
epizootica (nell’uomo dà piccole lesioni vescicolari benigne), malattia di Newcastle
(paramixovirus), BSE, influenza aviaria
6. in base ai cicli e alle modalità di trasmissione:
a. CLASSIFICAZIONE di SCHWABE
b. CLASSIFICAZIONE di LYSENKO
MODALITÀ DI TRASMISSIONE DELLE ZOONOSI
• per contatto diretto con:
- animali (tramite morsi, graffi, contatto cute) es.: rabbia, malattia da graffio di gatto, dermatofitozoonosi
- loro secreti ed escreti es.: brucellosi, leptospirosi, salmonellosi
• per contatto indiretto tramite:
- ambiente contaminato es.: febbre Q ( si trasmette per inalazione di polveri contaminate da coxiella),
leptospirosi, listeriosi, dermatofitozoonosi, echinococcosi cistica, toxoplasmosi
- alimenti e altri prodotti di o.a. es.: brucellosi, febbre Q, salmonellosi, teniosi/cisticercosi, toxoplasmosi,
trichinellosi, carbonchio ematico
- tramite vettori biologici: es.: encefalite di West Nile, febbre bottonosa, leishmaniosi
Vie di penetrazione:
• Via orale: es.: brucellosi, carbonchio, febbre Q, listeriosi, salmonellosi, tbc, anisakiosi, echinoccoccosi
cistica, toxoplasmosi, teniosi/cisticercosi, trichinellosi
• Via muco-cutanea (per contatto o inoculazione) es.: rabbia, brucellosi, carbonchio, leptospirosi,
dermatofitozoonosi,
encefalite di West Nile, febbre bottonosa, leishmaniosi
• Via aerogena (a distanza ravvicinata o a notevole distanza) es.: brucellosi, carbonchio, clamidiosi, febbre Q
CLASSIFICAZIONE DELLE ZOONOSI in base al ciclo biologico dell’agente (SCHWABE, 1964 e
1969)
• ZOONOSI DIRETTE: contatto diretto
• CICLOZOONOSI: ospite vertebrato
• METAZOONOSI: più ospiti, di cui uno invertebrato
• SAPROZOONOSI: ambiente
ZOONOSI DIRETTE: trasmesse per contatto diretto o attraverso un veicolo (anche vettore meccanico),
senza che
l’agente subisca modificazioni prima della trasmissione es.: rabbia, malattia da graffio di gatto, brucellosi,
clamidiosi,
salmonellosi, dermatofitozoonosi, toxoplasmosi, trichinellosi (perché nonostante l’uomo debba angiare carne
cruda per infettarsi tutto il ciclo del parassita avviene all’interno dello stesso ospite (intestino -> muscoli)
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In Italia è presente la t. britovi in volpi e cinghiali.. è un nematode, verme tondo, il cui adulto vive
nell’intestino. Le larve sono incistate nei muscoli di un ospite; se questo viene ingerito, i muscoli vengono
digeriti liberando le larve incistate. Nell’intestino di questo ospite si sviluppano entro 2-4giorni gli adulti.
Dopo l’accoppiamento il meschio sopravvive per alcuni giorni e poi viene espulso con le feci. La femmina
depone le larve nello spessore della mucosa intestinale -> vasi linfatici -> dotto toracico -> circolo sanguigno
-> muscoli -> la larva assume un atteggiamento spiraliforme e viene circondata da una cisti reattiva che
spesso calcifica. Il ciclo continua quando l’animale viene ingerito da un nuovo ospite. Ciclo urbano: tra suino
e ratto; ciclo silvestre: tra volpi (cannibalismo) o tra volpi e roditori silvestri. Diagnosi: esame col
trichinoscopio.
CICLOZOONOSI: richiedono più ospiti vertebrati per completare il ciclo di sviluppo dell’agente. es.:
echinococcosi cistica, teniosi/cisticercosi. Echinococco: Parassita allo stadio adulto dell’intestino tenue del
cane e di altri canidi come il coyote e lo sciacallo sono OD: in cui determina l’echinococcosi. Ha come OI:
ovino, bovino, suino, caprino, equino, camelidi e uomo in cui determina idatidosi. L’adulto è costituito da
uno scolice armato, seguito da un breve collo e da sole 3 proglottidi (1 immatura, 1 sex matura e 1 gravida).
La cisti idatidea p costituita da 3 membrane: avventizia, cuticolare e proligera.
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Ciclo: dall’adulto, nel tenue del cane,
viene eliminata la proglottide gravida,
che frammista alle feci cade nel terreno.
Con la disgregazione della proglottide le
uova si liberano e contaminano
largamente l’ambiente esterno. Se
ingoiato da un ospite idoneo, l’uobo,
nello stomaco di questo, libera la larva
esacanta -> attraverso la parete gastrica o
intestinale penetra in circolo ->
raggiunge il fegato e poi i polmoni e
qualsiasi altra sede idonea per lo
sviluppo della cisti idatidea. Il ciclo si
completa quando il cane ingerisce cisti
fertili (residui della mattazione). Dai
proto scolici ingeriti nascono gli adulti.
Generalmente l’uomo è considerato
ospite intermedio a fondo cieco.
METAZOONOSI: richiedono più
ospiti, tra i quali almeno uno
invertebrato, nei quali l’agente si
moltiplica e/o si sviluppa es.: encefaliti
da togavirus, malattia di West Nile,
febbre gialla, chikunguya, TBE, febbre
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bottonosa, febbre Q, malattia di Lyme, leishmaniosi, anisakiosi, difillobotriosi, opistorchiosi. Comprende
tutte le zoonosi trasmesse da artropodi vettori.
Questi parassiti si trovano, allo stadio adulto, nell'addome dei mammiferi marini (balene, foche, delfini), più
precisamente nello stomaco, e sono visibili a occhio nudo. Nei pesci sono presenti all'interno delle carni,
prevalentemente nella parte inferiore, dove assumono una colorazione biancastra.
Le specie di anisakis svolgono il loro ciclo biologico in ambiente marino. Le uova vengono rilasciate in
acqua attraverso le feci dei mammiferi marini e si sviluppano vari stadi larvali. Subito dopo la schiusa
vengono ingeriti dai primi ospiti intermedi, di solito i piccoli crostacei che costituiscono il krill. Il krill a sua
volta viene ingerito dal secondo ospite intermedio, o paratenico (cioè in cui il parassita non può svilupparsi e
crescere), che è il pesce. A questo punto si sviluppa l'ultimo stadio larvale che può passare direttamente al
suo ospite definitivo (mammiferi marini) per il completamento del suo ciclo biologico, oppure può trovarsi
accidentalmente in un altro ospite, definito per questo accidentale (nel quale il parassita non evolve a
successivi stadi di sviluppo), che può essere l'uomo se quest'ultimo si ciba di pesce crudo o poco cotto che
contenga al suo interno la larva di Anisakis. Descrizione: Questi nematodi, visibili a occhio nudo, misurano
dai 1 ai 3 cm, vanno dal colore bianco al rosato, sono sottili e tendono a presentarsi arrotolati su se stessi.
Implicazioni sanitarie: Le larve di anisakis possono costituire un rischio per la salute umana in due modi:
parassitosi causata da ingestione di pesci crudi contenenti le larve;
reazione allergica ai prodotti chimici liberati dalle larve nei pesci ospiti.
Anisakidosi: La gravità della malattia che apportano dipende sia dalla quantità di parassiti ingeriti sia dalla
sensibilità individuale del consumatore. I sintomi vanno da semplici disturbi gastro enterici (dolori
addominali, vomito, diarrea) alla possibile perforazione intestinale e dello stomaco.
SAPROZOONOSI: una parte del ciclo biologico dell’agente si compie nell’ambiente esterno; c’è sia un
ospite animale sia un sito di sviluppo o “serbatoio” inanimato es.: criptococcosi, istoplasmosi, listeriosi,
toxoplasmosi, toxocarosi (larva migrans visceralis), anisakiosi.
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Toxocara canis è un nematode, ascaride, verme tondo che colpisce sia i cuccioli sia gli adulti. L’OD è il cane
che elimina le uova con le feci; nell’ambiente esterno, sempre all’interno delle uova, si forma la L2 che può
essere ingerita da un ospite paratenico -> uomo con la sindrome della larva migrans visceralis -> migrano a
diversi organi. Lo stesso accade per i cani adulti in cui si ha localizzazione in vari organi nonché nei muscoli
dove le larve vengono incapsulate (migrazione somatica). Se è maschio il ciclo si arresta. Se femmina si ha
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una migrazione placentare con conseguente localizzazione nel fegato del feto. Alla nascita si ha migrazione
nel cuore di dx -> albero respiratorio -> migrazione tracheale -> intestino -> adulti.
In questo caso l’uomo è un fondo cieco perché in esso si interrompe la possibilità di trasmissione -> le larve
dopo essere migrate muoiono. Però nel frattempo causa poci necrotiche, epatite + uveite, retinite fino a
cecità.
Toxoplasmosi.
Il ciclo vitale del Toxoplasma gondii
ha due fasi. La prima avviene
nell'ospite definitivo, un felino e
comprende la riproduzione sessuale:il
felide, ad esempio un gatto, si infetta
ingerendo carne contenente cisti del
parassita oppure da oocisti sporulate.
Gli sporozoiti, grazie all'azione dei
succhi digestivi, fuoriescono
dall'oociste e possono infettare le
cellule epiteliali dell'intestino tenue
dove si riproducono e formano oocisti.
Le oocisti misurano 10x12 micron,
vengono espulse con le feci, e in
condizioni ottimali (al riparo dalla luce
solare diretta) tardano 2 giorni a
maturare, formando 2 sporocisti
contenenti ognuna 4 sporozoiti, gli
elementi infettanti.
La seconda fase, nella quale il parassita
si riproduce solo in maniera asessuale
può aver luogo in ogni animale a
sangue caldo, mammiferi(incluso lo
stesso gatto) o uccelli. Anche questi
ospiti intermedi si possono infettare o
da oocisti sporulate presenti nelle feci
o dal consumo di carne cruda o poco
cotta di animali parassitati: il parassita
passa la barriera intestinale e,
presumibilmente veicolato da
macrofagi invade per via ematogena
cellule di svariati tessuti, le quali formano una serie cosiddetta di vacuoli parassitofori. All'interno di questo
vacuolo il T.gondii si propaga in una serie di divisioni binarie (circa 3 o 4) finché la cellula infetta non
scoppia. Questa forma di replicazione veloce e asessuata del T.gondiiè chiamata tachizoite. Di norma dopo
questa prima fase l'ospite acquisisce una certa immunità e questo determina la comparsa di una forma
riproduttiva lenta, detta bradizoite perché gli anticorpi prodotti limitano l'invasività. I vacuoli del bradizoite
possono formare cisti nel tessuto degli ospiti infetti (soprattutto nei muscoli e nel cervello). La resistenza agli
antibiotici varia, ma le cisti sono molto difficili da sradicare interamente. Il sistema immunitario dell'ospite
non scopre queste cisti, mentre le tachizoiti libere vengono efficientemente debellate dalla risposta
immunitaria. Patogenicità: Gli effetti patologici del toxoplasma riguardano esclusivamente lo stadio di
sviluppo extraintestinale. L'infezione è latente e normalmente non presenta sintomi, ma spesso dà sintomi
simili a quelli dell'influenza o della mononucleosi nelle sue prime fasi acute. Comunque, nel caso di pazienti
immunocompromessi (come quelli infetti da HIV o ricettori di trapianti in terapia immunosoppressiva) si può
sviluppare la toxoplasmosi. La manifestazione più evidente della toxoplasmosi in pazienti
immunocompromessi è l'encefalite toxoplasmica, che può essere mortale. Se l'infezione da T. gondii accade
per la prima volta durante la gravidanza, il parassita può attraversare la placenta portando possibilmente
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SANITA' PUBBICA
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all'idrocefalo, un accumulo di liquido cefalo rachidiano intercranico, dovuto a flogosi acuta, e alla
corioretinite, con la possibilità di aborto spontaneo o di morte intrauterina o ritardo mentale. Raramente
l'ingestione di parassiti è così massiva da determinare aree di necrosi nei tessuti interessati dalla replicazione
dei tachizoiti. Negli ovini e più raramente nei bovini può essere causa di aborto e natimortalità. Alterazioni di
comportamento dell'ospite: È stato dimostrato che il parassita ha la capacità di modificare il comportamento
dell'ospite: i ratti infetti e i topi hanno meno paura dei gatti portandoli ad una propagazione del ciclo.
Date le strette somiglianze biologiche tra topi e umani, è stato suggerito che il comportamento umano
potrebbe esserne colpito in alcuni casi e alcuni collegamenti epidemiologici potrebbero essere stati trovati tra
infezioni da toxoplasmosi latenti e incidenti stradali, reazioni più lente, aumento di comportamenti a rischio e
schizofrenia. Diffusione negli umani:
Il campione di probabilità nazionale americano, lo U.S. NHANES (1999-2000) ha scoperto che il 15.8%
degli americani dai 12 anni in poi ha sviluppato anticorpi specifici alla toxoplasmosi IgG, indicando così che
sono stati infetti. Questa larga diffusione non era cambiata significativamente dai dati del 1988-1994. Si
stima che fino al 50% delle persone in tutto il mondo siano entrate in contatto con il Toxoplasma gondii, con
incidenza molto elevata in macellatori, veterinari e proprietari di gatti.
-> Alcune zoonosi possono essere classificate in più di un gruppo
Toxoplasmosi -> Zoonosi dirette/Saprozoonosi
Febbre Q -> Zoonosi dirette/Metazoonosi
Anisakiosi -> Metazoonosi/Saprozoonosi
CLASSIFICAZIONE DELLE ZOONOSI (Lysenko, 1982) – ragiona sull’epidemiologia delle zoonosi
-basata su:
1. meccanismo di trasmissione all’uomo
2. via di penetrazione: orale o cutanea/mucosale
Criterio 1.: suddivisione in tre gruppi in base al meccanismo di trasmissione (semplifica un po’ rispetto a
Shwabe)
a. ZOONOSI DIRETTE l’agente eziologico non passa nell’ambiente esterno e/o non si
moltiplica/sviluppa fuori dell’ospite “donatore”
b. GEO-ZOONOSI l’agente eziologico si moltiplica/sviluppa fuori del “donatore” in un substrato
inanimato
c. METAXENOZOONOSI l’agente eziologico si moltiplica/sviluppa fuori del “donatore” in altri
ospiti.
Criterio 2.:
RISCHIO
ZOONOSI
Maggior probabilità
di contrarre zoonosi
per persone a stretto
contatto con
animali, ambienti
frequentati da
animali, prodotti di
origine animale.
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Nel corso di attività lavorative o per abitudini/comportamenti/stili di vita.
L’OMS ha diviso le persone in 7 gruppi di rischio.
CATEGORIE A RISCHIO ZOONOSI
GRUPPO I (“AGRICOLO”). Persone a contatto, diretto o indiretto, con animali (da reddito) in ambiente
rurale: allevatori e in generale lavoratori in aziende zootecniche, altri lavoratori agricoli, loro familiari,
veterinari, trasportatori di bestiame.
influenza aviaria, brucellosi, clamidi osi (clamidia abortus problema in donne gravide), febbre Q,
dermatofitozoonosi, echinococcosi cistica, teniosi/cisticercosi.
GRUPPO II (“LAVORAZIONE DEI PRODOTTI DI O. A.”). Persone impegnate in attività lavorative a
contatto con prodotti di origine animale: macellai, macellatori, lavoratori dei mattatoi e degli impianti di
congelamento; addetti alla lavorazione ed alla trasformazione di prodotti e di sottoprodotti di o.a. (carne,
uova, latte, lana, pelli, pellicce, piume...); addetti alla eliminazione di rifiuti e di carcasse animali. Brucellosi,
carbonchio, clamidi osi (clamidiofila psittaci colpisce molto tacchini e anatre; rischio quando si macella,
eviscera e lavorano le penne; le clamidie sono eliminate con feci e aerosol), leptospirosi, salmonellosi, tbc,
tularemia (F. tularensis: forme polmonari, forme setticemiche anche mortali, forme linfonodali, forme
cutanee ulcerative; colpisce i lagomorfi e i roditori; f. è un problema per i tosatori e i cardatori perché gli
ovini infetti possono eliminarla sulla lana) , toxoplasmosi, toxocarosi (questi ultimi due sono problemi per
chi elimina le feci dal terreno)....
I macellai possono crearsi micro o macrolesioni durante la lavorazione da cui possono penetrare molti agenti;
leptospirosi = grosso rischio per i macellai di suini durante la manipolaizone delle vesciche;
GRUPPO III (“SILVESTRE E CAMPESTRE”): persone che frequentano ambienti silvestri a scopo
lavorativo o ricreativo, a contatto con animali selvatici e loro carcasse, con aria acqua suolo contaminati, o
esposti a vettori: guardie forestali, guardiacaccia; lavoratori in imprese di costruzione di dighe, oleodotti,
grandi vie di comunicazione ecc., in impianti
di estrazione di minerali e petrolio; esploratori, ecologisti, naturalisti; cacciatori, pescatori; turisti e
campeggiatori.
Febbre gialla, rabbia silvestre, TBE (flavo virus, sta per Tick-borne encephalitis = encefalite da morso di
zecca; trasmessa da zecche; è presente dove c’è la borrelia, quindi trentino, belluno, veneto…, borreliosi di
lyme, febbre bottonosa, leptospirosi (a rischio sono i pescatori che si abbeverano in acque contaminate),
tularemia ( da francisella tularensis, trasmessa all’uomo da roditori e da zecche, detta anche febbre dei
conigli; cacciatori che manipolano carcasse infette e consumano animali poco cotti)......
GRUPPO IV (“RICREATIVO”) persone a contatto con animali d’affezione o animali selvatici in ambiente
urbano:
proprietari e venditori di animali d’affezione, lavoratori e visitatori di zoo e circhi, veterinari. Clamidiosi (c.
felis, C psittaci), febbre Q (si trasmette anche al gatto, tramite il latte il gatto elimina molte coxielle durante il
parto), malattia da graffio di gatto, salmonellosi, dermatofitozoonosi, toxoplasmosi … e zoonosi esotiche
(come monkey poxvirus, salmonellosi da tartarughe d’acque)
GRUPPO V (“CLINICO/LABORATORISTICO”)
- personale sanitario a contatto con casi clinici: veterinari, medici, paramedici;
- personale di laboratorio a contatto con animali da laboratorio, con materiale biologico/autoptico a
scopo diagnostico e di ricerca, che fanno uso deliberato di agenti di zoonosi per ricerca o produzione:
ricercatori, laboratoristi, addetti agli stabulari.
Zoonosi da animali da laboratorio: coriomeningite linfocitaria, febbre da morso di ratto, infezione da
herpesvirus simiae, malattia di Ebola, malattia di Marburg, dermatofitozoonosi ....
GRUPPO VI (“EPIDEMIOLOGICO”) operatori in sanità pubblica impegnati in indagini epidemiologiche
su campo: medici, paramedici, veterinari, biologi, entomologi...Rabbia silvestre, febbre gialla, TBE, VEE
(encefalite equina venezuelana), WEE (western equine encephalitis)...
GRUPPO VII (“EMERGENZE”) persone temporaneamente costrette a vivere in condizioni di
sovraffollamento e di stress, in assenza di alimentazione soddisfacente, senza adeguato ricovero, in precarie
condizioni igienico-sanitarie: vittime di disastri naturali e non, profughi, rifugiati, pellegrini...Febbre da
morso di ratto, leptospirosi, peste, rabbia, tifo endemico, zoonosi da alimenti...ad ex Vibrio Coleherae ad
Haiti -> manca il controllo degli animali.
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SANITA' PUBBICA
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CATEGORIE A RISCHIO ZOONOSI
Particolare rischio per:
1. Bambini (comportamenti -> non hanno il senso dell’igiene)
2. Donne gravide (rischio per il feto)
3. Immunodepressi (rischio = P x D); P= probabilità, D = danno.
ZOONOSI COME MALATTIE OCCUPAZIONALI
STORIA:
Il concetto di z. occupazionale fu introdotto con carbonchio e morva, e insieme alla rabbia, che non è una
zoonosi occupazionale, è stato introdotto il concetto di zoonosi. Interesse esteso a tutte le malattie associate
ad attività lavorative con animali, nei loro ambienti di vita, in processi di trasformazione di prodotti di o.a.
(allergie, intossicazioni, traumi).
Zoonosi occupazionali e OMS dal 1948 è nato l’interesse per le zoonosi e la salute dei lavoratori, così negli
anni nascono
- 1975 Comitato di Esperti OMS/FAO in SPV riconosce zoonosi e traumi da animali come rischi
professionali
- 1982 Comitato di Esperti OMS/FAO sulle Zoonosi Virali e Batteriche individua e classifica le categorie a
rischio, in
particolare occupazionale.
- 1983 OMS, Washington: Consultazione sulle attività e competenze veterinarie nell’assistenza sanitaria di
base vengono identificati:
• categorie di lavoratori a rischio (nei settori zootecnico e para-zootecnico)
• condizioni di lavoro e tipologia degli ambienti in cui si ha il rischio (allevamenti, macelli, industrie di
trasformazione……)
• fattori di rischio (di natura biologica e non)
• interventi sanitari di I livello per la prevenzione della patologia occupazionale
- 1995 dichiarazione di salute occupazionale per tutti:
- promozione e protezione della salute dei lavoratori
- 200 agenti biologici in attività lavorative
- 1999 Teramo - OMS/FAO/OIE: futuro della SPV malattie occupazionali associate al lavoro con animali e
loro prodotti come un argomento emergente di competenza della SPV.
Aspetti legislativi.
La legislazione italiana si è evoluta a partire dal 1865:
• 1956 D.P.R. 303 Norme generali per l’igiene del lavoro
• 1965 Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le
malattie
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SANITA' PUBBICA
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Professionali distinzione tra malattie occupazionali ed infortuni
• MALATTIA PROFESSIONALE processo morboso per esposizione prolungata ad agenti nocivi (sptt
chimici) durante il lavoro; sotto il profilo assicurativo sono malattie, per le quali la professione è riconosciuta
come la causa più probabile, e passibili quindi di risarcimento (specifiche tabelle, 1973)
• INFORTUNIO SUL LAVORO evento accidentale che si verifica per una causa violenta in occasione del
lavoro, dal quale sia derivata una inabilità temporanea o assoluta che comporti l’astensione dal lavoro per più
di 3 gg (deve essere dimostrato il nesso di causalità con la professione; ex. Il vet prende la brucellosi,
potrebbe averla presa anche col cibo, quindi deve dimostrare il nesso!).
Zoonosi che si verificano durante il lavoro rientrano tra gli infortuni.
Solo di recente colmate carenze normative con:
- D.Lvo 19 settembre 1994 n. 626. Attuazione delle Direttive CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro -> riconoscimento della possibilità di rischio
biologico nell’ambiente di lavoro
- D.M. 27 aprile 2004 Elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia -> inserisce negli elenchi
molte zoonosi occupazionali del settore zootecnico e parazootecnico.
- Questo DM del 27 aprile 2004 è stato aggiornato dal D.M. 14 gennaio 2008. Elenco delle malattie per le
quali è obbligatoria la denuncia. Inserimento di molte zoonosi del settore zootecnico e parazootecnico,
nell’elenco delle malattie passibili di risarcimento assicurativo
• Lista I : malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità
Gruppo 3 = malattie da agenti biologici (tot. n. 39)
QUASI LA META’ SONO ZOONOSI, TRA LE QUALI: Tetano, Brucellosi, Tubercolosi, Streptococcosi da
St. suis, Carbonchio ematico, Febbre Q, Salmonellosi, Listeriosi, Mal rosso, Psittacosi/Ornitosi, Malattia di
Lyme, leptospirosi, Echinococcosi cistica, Leishmaniosi, Criptococcosi, Scabbia.
- D. Lvo 19 settembre 1994 n. 626 attuazione delle direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza
e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro. Viene riconosciuto il rischio biologico nell’ambiente di
lavoro, nelle attività lavorative a contatto con animali, loro organi e prodotti, e il danno di natura biologica:
allergie e malattie trasmissibili =
zoonosi occupazionali o professionali.
Immagine: vediamo un
suino col mal rossino. Al
macello l’operatore non sta
usando i guanti.
Di conseguenza si può
infettare.
Vediamo quindi che sono
necessarie le due
condizioni.
Dalle immagini vediamo che nel sud-est asiatico alcuni lavoratori hanno l’abitudine di dormire sopra le
gabbie degli uccelli, e di fianco un lavoratore con la sigaretta in bocca, per portarsela in bocca usa le stesse
mani con cui tocca i visceri.
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SANITA' PUBBICA
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Altri rischi di natura biologica da:
• Microrganismi
• Proteine di origine animale
• Fibre vegetali
- presenti nell’aria su polveri inorganiche o costituenti essi polveri organiche
- presenti su animali, loro alimenti, attrezzature, macchinari e strutture…
[ “animalizzazione” dell’ambiente ]
 INFEZIONI, ALLERGIE, IRRITAZIONI
- Il D.L.vo 626/94 è sostituito dal DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008 (in realtà già aggiornato nel
2009) , n. 81
Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza
nei
luoghi di lavoro. (GU n. 101 del 30-4-2008 - Suppl. Ordinario n.108)
Titolo X – ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI. Agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se
geneticamente
modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o
intossicazioni.
Art. 268: Classificazione degli agenti biologici secondo il rischio di infezione (P x D), diffusibilità e
disponibilità o meno di misure terapeutiche e profilattiche
• Gruppo 1: probabilità molto bassa di causare malattia nell’uomo -> legislativamente non è nemmeno più
preso in considerazione;
• Gruppo 2: malattia nell’uomo e rischio per i lavoratori; scarsa possibilità di propagazione; disponibili
efficaci misure profilattiche e terapeutiche; ex Newcastle, borrelia, clamydia psittaci, e.coli, leptospira,
salmonella, cryptosporidium, trichinella…
• Gruppo 3: malattia grave nell’uomo e serio rischio per i lavoratori; possibilità di propagazione; disponibili
efficaci misure profilattiche e terapeutiche; ex rift valley fever, WN, carbonchio, brucella, yersinia pestis,
echinococcosi, teniosi…
• Gruppo 4: malattia grave nell’uomo e serio rischio per i lavoratori; elevato rischio di propagazione; non
disponibili efficaci misure profilattiche e terapeutiche; ex virus di ebola, virus di marburg…
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SANITA' PUBBICA
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SANITA' PUBBICA
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D. Lvo 81/2008 Allegato XLVII: Specifiche sulle misure di contenimento e sui livelli di contenimento; alle
diverse classi di rischio corrispondono diverse misure e livelli di contenimento -> per lavorare con un ae di
classe 3 devo avere un laboratorio di classe 3.
• Attività deliberate: sperimentazioni e produzioni con utilizzo di agenti trasmissibili all’uomo (quando si
usano gli ae per uso deliberato –per ex reagenti, antigeni…) sono necessari misure e livelli di contenimento
come da allegato XLVII
• Presenza di agenti trasmissibili in materiali biologici e in animali.
Art. 274:misure specifiche per strutture sanitarie e veterinarie adozione di misure di 3° o 4° livello nei servizi
che ospitano animali che sono o possono essere infetti da agenti biologici del gruppo 3 o 4
Art. 275:misure specifiche per laboratori e stabulari adozione di misure almeno di 2° livello nei laboratori
comportanti l’uso di materiali con possibile contaminazione da agenti patogeni per l’uomo e nei locali
destinati ad animali da esperimento, possibili portatori di tali agenti.
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SANITA' PUBBICA
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In sostanza la classe serve per prendere le misure giuste.
Classe 2: occorre prevedere
- misure di disinfezione
- non necessario isolare
- non necessario filtrare l’aria in entrata e in uscita
Classe 3:
- necessario filtrare l’aria in uscita
- i materiali devono essere quelli adatti per una eventuale disinfezione
- limitato l’accesso alle zone di lavoro a persone autorizzate
 pian piano le misure si fanno sempre più restrittive.
ZOONOSI ed IMMUNODEPRESSI
Categoria emergente a rischio zoonosi: immunodepressi. Ci sono diverse cause di immunodepressione:
- trattamenti terapeutici (antiblastici, anti-rigetto, cortisonici…),
- patologie croniche varie (diabete),
- età,
- alcolismo,
- tossicodipendenza,
- malnutrizione,
- infezione da HIV.
Questi hanno una probabilità maggiore di contrarre infezioni, anche a carattere zoonotico, e in forma più
grave rispetto alla popolazione generale (patogeni opportunisti e non).
- infezioni esogene
- infezioni endogene
Questi possono contrarre:
• Zoonosi
• Zoonosi da animalizzazione dell’ambiente
• Infezioni comuni all’animale e all’uomo: ex clamidi osi, non sono vere e proprie zoonosi
• Malattie degli animali che negli immunodepressi diventano zoonosi; ex rodococcosi in cui si ha un salto di
specie.
Di solito danno infezioni sistemiche, perché non c’è più controllo da parte del sistema immunitario, ma si
possono avere anche infezioni enteriche ( forme diarroiche anche letali ) e infezioni enteriche che
sistemizzano.
AIDS in Italia dati COA (centro operativo AIDS)
Dal 1982 (1° caso in Italia) al 31 dicembre 2009 61.931 casi di AIDS (39.253 morti: 63,8 %).
Stimati 143.000/165.000 casi HIV/AIDS; un quarto inconsapevoli.
77,3 % M 1,2 % bambini 8,2 % stranieri, 66,3% 30-49 anni
età mediana alla diagnosi aumentata nel tempo
Gradiente Nord-Sud nella diffusione della malattia: al nord l’incidenza è maggiore.
Dal 1996 incidenza in calo (da terapie antiretrovirali combinate -> non è una vera e propria terapia,
semplicemente sopprimono la replicazione virale e aumentano rapidamente la conta dei CD4+ che sono le
cell target del virus); dal 2002 tendenza a stabilizzazione. Quindi non è un vero e proprio calo, ma le terapia
fanno si che le persone immunodepresse resistano meglio alle infezioni quindi c’è una minor notifica perché
ci sono meno infezioni opportunistiche.
Il 55,5 % del totale dei casi attribuibile alle pratiche associate all’uso di stupefacenti per via endovenosa.
Abitudini e comportamenti (scambi siringhe, promiscuità strumentario, rapporti omo e/o eterosessuali anche
mercenari)
IVDU (tossicodipendenti) = categoria ad alto rischio di contrarre HIV e importante serbatoio d’infezione per
la popolazione generale.
60 % infezioni in M etero per rapporti con prostitute IVDU; > 80 % infezioni in F per rapporti con
tossicodipendenti o ex.
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SANITA' PUBBICA
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Calo nei tossicodipendenti (IVDU): dal 65 % prima del 1998 al 23 % nel 2008-09.
Aumento nel tempo dei casi per contatti sessuali (contatto eterosessuale modalità di trasmissione + frequente
nell’ultimo
biennio → 44 %); infatti l’eterosex non pensa di essere a rischio.
Lo stesso andamento per le nuove infezioni da HIV: s’infettano non più i giovani e i tossicodipendenti, ma
piuttosto gli adulti e per contatti sessuali bassa percezione del rischio -> infezione scoperta in fase avanzata;
inconsapevole fonte d’infezione -> diffusione; tardivo accesso alle terapie antiretrovirali -> AIDS
Definizione di caso di AIDS (Europa): “ogni paziente con un test HIV+ e con almeno una manifestazione
clinica che rientri nella categoria C della classificazione del CDC (center disease control) di Atlanta del
1993”. La lista C comprende delle patologie non trasmissibili come il sarcoma di Kapasi (cutaneo) e altre
patologie come l’herex simplex, pneumocisti…
Tra le patologie che definiscono il caso di AIDS zoonosi e infezioni comuni all’animale e all’uomo (rispetto
agli altri paesi l’europa non tiene conto dei CD4+):
• Candidosi
• Coccidioidomicosi
• Criptococcosi
• Criptosporidiosi
• Istoplasmosi
• Micobatteriosi
• Pneumocistosi
• Salmonellosi
• Toxoplasmosi
Conditions included in the 1993 AIDS surveillance case definition
• Candidiasis of bronchi, trachea, or lungs
• Candidiasis, esophageal
• Cervical cancer, invasive *
• Coccidioidomycosis, disseminated or extrapulmonary
• Cryptococcosis, extrapulmonary
• Cryptosporidiosis, chronic intestinal (greater than 1 month's duration)
• Cytomegalovirus disease (other than liver, spleen, or nodes)
• Cytomegalovirus retinitis (with loss of vision)
• Encephalopathy, HIV-related
• Herpes simplex: chronic ulcer(s) (greater than 1 month's duration); or bronchitis, pneumonitis, or
esophagitis
• Histoplasmosis, disseminated or extrapulmonary
• Isosporiasis, chronic intestinal (greater than 1 month's duration)
• Kaposi's sarcoma
• Lymphoma, Burkitt's (or equivalent term)
• Lymphoma, immunoblastic (or equivalent term)
• Lymphoma, primary, of brain
• Mycobacterium avium complex or M. kansasii, disseminated or extrapulmonary
• Mycobacterium tuberculosis, any site (pulmonary * or extrapulmonary)
• Mycobacterium, other species or unidentified species, disseminated or extrapulmonary
• Pneumocystis carinii pneumonia
• Pneumonia, recurrent *
• Progressive multifocal leukoencephalopathy
• Salmonella septicemia, recurrent
• Toxoplasmosis of brain
• Wasting syndrome due to HIV
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SANITA' PUBBICA
*Added in the 1993 expansion of the AIDS surveillance case definition.
Vediamo che le zoonosi dal ’94 al ’06 hanno subito una riduzione dell’incidenza nei malati di AIDS
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SANITA' PUBBICA
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1. Criptosporidiosi (intestinale cronica)
Cryptosporidium parvum genotipo
2 (coccide)
Serbatoio: diverse specie
domestiche (bovini – diarrea
neonatale) e selvatiche
Trasmissione oro-fecale o tramite
alimenti e acque contaminate,
trasmissione interumana.
Sintomi: diarrea profusa persistente
e giallognola, negli
immunodepressi, processi cronici.
- Evitare di bere acqua non
“sicura”
- Igiene personale e degli
alimenti
- Evitare bagni in fiumi,
laghi, piscine (cloro
inefficace)
Il ciclo biologico delle specie
appartenenti al genere
Cryptosporidium si svolge in un
solo ospite (ciclo monoxeno) ed è
caratterizzato da una alternanza di
generazioni sessuate e asessuate. A
differenza di altri protozoi parassiti
del Phylum Apicomplexa, come
Toxoplasma gondii, agente della
toxoplasmosi, o Plasmodium
falciparum, agente della forma più
grave di malaria umana, nessuna
specie del genere Cryptosporidium
può essere coltivata in vitro,
limitando la portata degli approcci
sperimentali utilizzabili e lo
sviluppo di nuovi farmaci. La specie più studiata a livello cellulare e molecolare è Cryptosporidium parvum.
Il ciclo può essere schematizzato come segue:
L'inizio dell'infezione avviene per l'ingestione di un numero anche limitato di oocisti che si schiudono a
livello intestinale liberando ciascuna quattro sporozoiti infettanti.
Lo sporozoita infetta le cellule dell'epitelio intestinale e qui forma un vacuolo parassitoforo diverso da quello
di altri parassiti Apicomplexa. Esso è infatti situato in una posizione che si può definire sì intracellulare, ma
extracitoplasmatica. Ne consegue che il parassita appare come attaccato alla superficie della cellula infettata,
sebbene sia in realtà avvolto dalla membrana plasmatica di questa.
All'interno del vacuolo parassitoforo si ha la replicazione asessuata del protozoo tramite schizogonia,
processo che culmina nella formazione di un cosiddetto meronte di tipo I, il quale contiene 8 merozoiti
geneticamente identici. I merozoiti possono infettare le cellule circostanti propagando l'infezione ad altre aree
della mucosa intestinale, per poi replicarsi sempre tramite schizogonia e dare origine ai meronti di tipo II,
ciascuno contenente 4 merozoiti.
I merozoiti di tipo II possono andare incontro a due fasi distinte:
moltiplicarsi attraverso un nuovo ciclo schizogonico
oppure
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SANITA' PUBBICA
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differenziarsi in microgametociti e macrogametociti, i quali matureranno diventando microgameti (maschili)
e macrogameti (femminili). Sempre all'interno del vacuolo parassitoforo, un microgamete ed un
macrogamete si uniranno formando lo zigote.
Lo zigote maturerà poi ad oocisti, al cui interno si formeranno 4 sporozoiti attraverso un processo di
replicazione sessuata (quindi con possibilità di ricombinazione genetica fra cromosomi omologhi), detto
sporulazione.
L'oocisti matura, protetta da una resistente parete proteica, viene rilasciata nel lume intestinale in seguito a
lisi della cellula ospite e quindi dispersa nell'ambiente esterno tramite le feci, pronta ad infettare un nuovo
individuo.
2. criptococcosi (extrapolmonare)
Cryptococcus neoformans var. neoformans.
Zoonosi da animalizzazione dell’ambiente (creatinina/feci piccione).
Infezione per via respiratoria -> sptt meningiti o meningoencefaliti
Bisogna evitare zone fortemente contaminate da feci di piccione: colombaie, posatoi, siti di nidificazione.
La criptococcosi è una micosi polmonare provocata da Cryptococcus neoformans. Molto diffusa in tutte le
popolazione del mondo, si presenta in forma benigna e asintomatica. La trasmissione non avviene fra esseri
umani. I sintomi presentano polmonite, dolore addominale, tosse, cefalea, febbre leggera, nausea, demenza,
offuscamento della vista e confusione. Nella persona immunodepressa i sintomi sono molto più gravi e
coinvolgono tutto il corpo. Le complicanze possono arrivare alla perdita del visus, a deficit motori e
all’idrocefalo. Eziologia. La causa che comporta tale manifestazione è un fungo denominato Cryptococcus
neoformans, tramite inalazione questo organismo entra nell’individuo e arrivando ai polmoni causa
l’infezione. Tale fungo si riproduce nel corpo per gemmazione.
Fattori di rischio sono la presenza di malattie come l’AIDS (il cryptococcus neoformans è il fungo più
pericoloso per tali persone), presenza di neoplasie o linfomi e il trattamento di corticosteroidi. Terapie: Il
trattamento prevede somministrazione di amfotericina B, dapprima in dose leggere e se non vi è risposta in
dosi più pesanti e nei casi più gravi in combinazione con flurocitosina o fluconazolo. Per le persone affette da
AIDS dopo la cura si deve essere attenti a recidive e quindi si somministra a lungo termine l’itraconazolo o il
fluconazolo. Prognosi: Ottima per gli individui non immunodepressa, dove è prevista la guarigione spontanea
in una settimana circa. Mortalità: si attesta intorno al 40/50% dei casi.
3. Istoplasmosi (disseminata o extra-polmonare)
Histoplasma capsulatum: fungo dimorfico; presenta due stadi: uno infettante da lievito e l’altro da micello.
Zoonosi da animalizzazione dell’ambiente (feci pipistrelli e uccelli)
Pipistrelli ospiti disseminatori?
Infezione per via respiratoria.
Forme disseminate o extrapolmonari
I sintomi presentano le caratteristiche classiche della febbre, epatosplenomegalia, linfoadenopatia.
Bisogna evitare luoghi contaminati da feci di pipistrello (grotte)
4.Micobatteriosi da micobatteri non tubercolari (forme disseminate o sepsi)
• Mycobacterium avium complex (diversi sierotipi)
Ospiti naturali: suini, volatili -> zoonosi? ( non è certo che i batteri isolati dall’uomo siano sempre gli stessi
isolati dagli animali- potrebbero essere ceppi diversi))
 infezione per via respiratoria
• micobatteri atipici: M. fortuitum, M. kansasii, M. scrofulaceum, M. genavense (quest’ultimo è emerso con
l’infez da HIV)…
 sono ambientali sempre assunti per via respiratoria
-danno sempre forme disseminate negli HIV mentre negli immunocompetenti solo respiratorie.
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5. Salmonellosi (sepsi da salmonella ricorrente)
Sierotipi del gen. Salmonella (tifimurium) non specie-specifici.
Serbatoio: animali domestici e selvatici.
Trasmissione per via orale, trasmissione interumana.
Prevalenza 20-100 volte maggiore in HIV+
Forme disseminate extra-intestinali (batteriemie -> il processo diviene subito sistemico, ascessi cerebrali).
Bisogna stare attenti a:
- Cottura degli alimenti (anche da destinare agli animali)
- Igiene personale e degli alimenti
- Evitare contatti diretti e indiretti con pets (tartarughine d’acqua)
6. toxoplasmosi
Toxoplasma gondii
Ospite definitivo: gatto, in cui il 30-50% sono siero+ e < 1% elimina oocisti.
Eliminno le oocisti per 2 settimane, queste diventano infettanti solo dopo 1-5 gg in certe condizioni di
temperatura e umidità; elevata resistenza nell’ambiente.
⇒contatto con gatti e feci di gatto fattore di rischio per l’uomo minore di contatto con suolo, H2O e consumo
di verdure crude (in pratica il rischio maggiore è il contatto con suolo, acque contaminate e verdure crude).
Ospiti intermedi: mammiferi ed uccelli, uomo:
• elevata circolazione in animali da reddito
• diverso grado di infettività delle carni:
– suino, ovino (da studi mediante prove biologiche)
– ovino, bovino (da studi sui fattori di rischio in persone infette)
Uomo 60% siero+; < 20% con sintomatologia (linfoadenopatia febbrile nell’adulto).
• in HIV+ con CD4+ < 100/mm3
– neurotoxoplasmosi (encefalo mielite 98%, forme oculari…)= indicatore di caso di AIDS
3a infezione d’esordio dell’HIV
infezione endogena
elevata letalità
– 10% dei casi di uveite in HIV+ (anche in conseguenza di infezioni cotratte in vita uterina e si manifestano
dopo qualche anno)
• in pazienti oncologici, prevalentemente associata a linfoma di Hodgkins
• in trapiantati: organo infetto in ospite sensibile → riattivazione di infezione latente
– miocardite post trapianto cardiaco
– polmonite post trapianto di midollo letalità = 90%
Modalità di trasmissione:
• consumo di carne cruda o poco cotta, contenente cisti (bradizoiti) di toxoplasma
• ingestione di oocisti sporulate
• transplacentare (interumana)
Fare attenzione a:
- consumo di carne cotta e di verdure cotte o ben lavate
- corretta gestione del gatto:
- alimentazione con carne cotta o alimenti preconfezionati
- evitare contatto con l’esterno (sterilizzazione)
- pulizia giornaliera della lettiera con misure cautelari (guanti, lavaggio accurato delle mani)
ZOONOSI ed IMMUNODEPRESSI Altre zoonosi e infezioni comuni all’animale e all’uomo osservate in
HIV+ e altri immunodepressi:
• Bartonellosi
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• Campilobatteriosi
• Leishmaniosi viscerale
• Listeriosi
• Microsporidiosi
• Rodococcosi
7. bartonellosi
Bartonella henselae e B. clarridgeiae
Serbatoio: gatto
Trasmissione tramite graffio o morso di gatto, ruolo degli ectoparassiti.
Malattia da graffio di gatto in immunocompetenti (eritema con papule e pustule + linfoadenopatie locali)
Angiomatosi bacillare, peliosi bacillare, batteriemia ricorrente in immunodepressi; peliosi bacillare: lesioni
vascolari in fegato e milza (tipiche dilatazioni cistiche a contenuto ematico nel parenchima); angiomatosi
bacillare = proliferazione vascolare a livello cutaneo DD con sarcoma di Kapasi.
8. campilobatteriosi
Campylobacter jejuni
Serbatoio: mammiferi e uccelli.
Trasmissione per via orale (alimentare con acqua o alimenti infetti).
Prevalenza 40 volte maggiore in HIV+
Negli immunodepressi gravi forme diarroiche o forme setticemiche in assenza di malattia enterica
9. co-infezioni Leishmania/HIV 1
• nel Sud Europa 25-70% dei casi di LV in persone HIV+ (OMS, 1995) 2-9% dei malati di AIDS colpiti da
LV
• infezioni endogene ed esogene
• zimodemi isolati solo da co-infezioni. Le leishmanie possono essere identificate tramite il loro profilo
enzimatico e raggruppate in unità tassonomiche -> zimodemi. Lo zimodema comprende tutte le leishmanie
con la stessa mobilità elettroforetica per un numero definito di enzimi esaminati.
• quadro clinico atipico, diagnosi difficoltosa, insuccessi terapeutici, localizzazione atipica (derma e sangue
periferico) delle leishmanie
• ciclo antroponotico nei tossicodipendenti artificiale, per scambio di siringhe (60-90% di co-infezioni
Leishmania/HIV in IVDU); co-infetti Leishmania/HIV = serbatoio?
• in Italia dal 1998 netta diminuzione dei casi annui di confezione (da 20-35 a 6-7 casi annui), in relazione
all’adozione
di nuove terapie (-> CD4 + > 200/mm3)
• accumulo dei casi negli anni, in relazione all’inefficacia dei trattamenti terapeutici
10. listeriosi
Listeria monocytogenes (si replica nei monociti)
Può dare 3 forme:
- encefalica
- setticemica
- abortigena
Serbatoio: ovini, caprini, bovini, ambiente (negli insilati e negli animali).
Trasmissione per via alimentare.
Prevalenza 60 volte maggiore in HIV+.
 Meningiti o meningoencefaliti in anziani, trapiantati, pazienti oncologici, cirrotici
 Ascessi cerebrali in HIV+
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11. microsporidiosi
Enterocytozoon bieneusi: macachi, suini, bovini
Encephalitozoon intestinalis: bovini, caprini, suini, asini, cani
Encephalitozoon hellem: pappagallini ondulati
 zoonosi? (solo Encephalitozoon cuniculi provato)
Trasmissione per via orale per contaminazione ambientale (acque)
Prevalenza 12-50% in HIV+
- Diarrea cronica
- infezioni sistemiche
12. rodococcosi
Rhodococcus equi.
Zoonosi da animalizzazione dell’ambiente (ac. acetico/feci erbivori)
Trasmissione per via respiratoria.
88% in HIV+, 12% in trapiantati o affetti da tumore. Letalità 54,5% in HIV+
Forme polmonari o extra-polmonari (rare)
Rapporto immunodepressi/animali
• Gli animali possono rappresentare un rischio per le persone immunodepresse (zoonosi)
• Benefici alla salute dell’uomo (OMS) dal rapporto con gli animali, particolarmente in soggetti con
caratteristiche di disagio psicologico e sociale (immunodepressi/HIV+/tossicodipendenti)
• Rischi da animali d’affezione
• Rischi da animali da reddito, in comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti
• Rischi da alimenti di origine animale (e non)
_ Problemi:
- Infezioni per contatto diretto o indiretto con animali
- Zoonosi da alimenti
_ Obiettivi:
- Permettere coesistenza tra immunodepressi ed animali il più possibile esente da rischi
- Garantire la sicurezza alimentare
Attenzione al problema da parte di OMS (SPV, Teramo 1999); CDC di Atlanta (“healthy pets, healthy
people” web site)
ex Centro di Collaborazione OMS/FAO per la Sanità Pubblica Veterinaria di Roma
Convegni sull’argomento:
• Igiene urbana veterinaria (Roma, 14-16/12/1999)
• Animali ed alimenti di origine animale e persone HIV positive (Mantova, giugno 2001)
• Sicurezza degli alimenti e persone HIV positive (Mantova, giugno 2003)
Ruolo del veterinario
Animale di proprietà
• scelta dell’animale
• controlli sanitari periodici
• terapie e vaccinazioni
• alimentazione
• igiene e cura dell’animale (con precauzioni)
• sterilizzazione (-> limitare contatti con l’esterno)
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Animale non di proprietà
• evitare contatti con animali sconosciuti
• evitare contatto con ambiente esterno contaminato da feci animali (sabbiere, luoghi di sosta/nidificazione
di piccioni)
Animali da reddito
• Controlli sanitari negli allevamenti
• Profilassi
 Ispezione e controllo degli alimenti di o. a.
Sicurezza alimentare
• Consumo di alimenti di o. a. cotti
• Consumo di verdure cotte o crude ben lavate (con H2O clorata)
• Corretta conservazione degli alimenti (T, t, al riparo da contaminazioni da parte di artropodi e roditori)
• Igiene nella preparazione dei cibi (contaminazioni crociate)
• Consumo di acqua con accertato stato igienico (meglio se confezionata)
LEIHSMANIOSI CANINA: EPIDEMIOLOGIA E CONTROLLO
Metazoonosi protozoaria ad eziologia complessa (zimodemi) che nel cane, serbatoio epidemiologico
dell’infezione, si identifica con una immunopatologia cronica ingravescente, parassitologicamente incurabile
• endemiche in 5 continenti, 88 paesi, soprattutto in quelli più poveri
• 12 milioni di casi umani con un’incidenza annuale di 1,5-2 milioni di casi di Leishmaniosi Cutanea e
500.000 casi di Leishmaniosi Viscerale
in Italia Leishmania infantum responsabile di:
_ Leishmaniosi viscerale zoonotica dell’uomo (LVZ)
_ Leishmaniosi cutanea sporadica dell’uomo (LCS)
_ Leishmaniosi generalizzata del cane (Lcan)
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MON = Montpellier
CICLO BIOLOGICO: parassita dixeno.
Ospite vertebrato: -> SRE -> Gli amasti goti. Sono presenti nel sistema dei fagociti mononucleati (SFM)
dell’ospite vertebrato. Nel vettore sono promastigoti.
Il vettore è Il flebotomo:
• insetti ematofagi
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• 2-3 mm, giallo pallido o ruggine
• habitat: spaccature della terra, muri in pietra, cumuli di rami e foglie, cantine, stalle, grotte
• velocità 1m/sec (zanzara 3 m/sec)
• ciclo di sviluppo:
durata = 7-8 settimane
T= 20-25 °C
17 ore luce, 7 ore buio
UR= 95%
• attività notturna su qualsiasi mammifero
Si conoscono 7 specie di Phlebotomus, 2 “provati”
VETTORE PROVATO:
• La sua distribuzione coincide con quella della leishmaniosi
• dimostrata la sua antropofilia /zoofilia
• trovato infetto con i medesimi zimodemi riscontrati nei mammiferi
• provato sperimentalmente in grado di trasmettere l’infezione
P. perniciosus e P. perfiliewi sono i vettori provati in Italia
a. P. perniciosus vettore principale e più efficiente
• presente in aree urbane, periurbane e rurali ed in ambienti domestici, peridomestici e selvatici
• Sino a 1.070 m s.l.m.
• Specie esofilica ed esofaga
b. P. perfiliewi vettore meno efficiente
• preferisce habitat peridomestico
• essenzialmente zoofilo
• si infetta con < frequenza dal cane
• presente a sud della pianura padana (emilia romagna)
c. P. neglectus
• presente tradizionalmente a sud
• recentemente riscontrato in focolai del nord Italia
• vettore “provato” nella ex Jugoslavia e in Grecia
d. P. ariasi
• riscontrato in focolai piemontesi
• vettore “provato” in Francia
Ruolo di serbatoio se:
• isolamento della specie di Leishmania
• prevalenza di infezione elevata
• lunga permanenza del parassita (malattia
cronica)
• fonte trofica per il vettore
• parassita localizzato in siti accessibili al vettore
Cane principale serbatoio:
• soddisfa tutti i requisiti inoltre….
• popolazione ampia e largamente distribuita
• infettante per il vettore anche in assenza di
sintomatologia e dopo terapia
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Leihsmaniosi viscerale zoonotica in italia
• Casi sporadici all’interno delle aree focolaio di Lcan
• Focolaio epidemico in Campania (up to 70 casi/anno)
• Dagli anni ’90 al 2000 trend in aumento (up to 200 casi/anno)
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• Attualmente trend in calo, principalmente nelle aree storiche
~ 100 casi/anno notificati dal 2006 al 2008
~ 20 casi in Campania
• Sembrano invece aumentare i casi nelle aree di recente endemia in Emilia-Romagna 4-5 casi/anno (20062008); 15 casi nel 2010
CONTROLLO
- controllo del serbatoio canino anche ai fini del controllo della malattia umana (linee guida , Rapporti
ISTISAN 12/2004)
Il termine “controllo”, nella sua accezione epidemiologica significa:
• riduzione della prevalenza di una malattia ad un livello tale da non farla considerare un importante
problema sanitario (Toma et al., 1999).
• obbiettivo del controllo è il contenimento della malattia attraverso una significativa riduzione della sua
diffusione ad individui recettivi.
a. nei cani sani: revenzione: collari imbevuti di permetrina.
b. nei cani malati: Soppressione di massa dei cani infetti non accettata eticamente, inefficace, molto costosa.
Eutanasia in casi particolari.
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• Finora nessun vaccino si è dimostrato completamente efficace in termini di prevenzione dell’infezione e
della malattia
• Terapia parassitologicamente poco efficace; cani sottoposti a ripetuti cicli di terapia possono rimanere
infettanti per il vettore però ……
_ favorita la risposta immunitaria cellulo-mediata (shift Th2/Th1)
_ riduzione carica parassitaria per breve periodo -> serbatoio potenzialmente meno attivo
Per alcuni regimi farmacologici dimostrata netta riduzione di infettività nei confronti dei flebotomi vettori
durante e nei primi mesi successivi al trattamento
⇓
con l’esclusione del ciclo di terapia a seguito della prima diagnosi, i successivi cicli di terapia vanno
intrapresi durante i mesi immediatamente precedenti la trasmissione (marzo-aprile)
⇓
riduzione della diffusione
• Controllo del vettore inapplicabile per impatto ambientale degli insetticidi ad azione residua, difficoltà di
bonifica
ambientale, indisponibilità di mezzi di lotta biologica.
Misure antivettoriali per il controllo della trasmissione:
- Protezione individuale dell’animale non infetto
- Contenimento del potenziale infettante da parte dell’animale infetto
Le misure antivettoriali vanno applicate a tutti gli animali, infetti e potenzialmente infettanti per il vettore, e
non infetti, presenti in area endemica; vanno applicate nel periodo di attività dei flebotomi, tenendo in
considerazione le
variazioni climatiche stagionali e latitudinali nelle varie aree d’Italia.
Gli antifeeding proteggono il sano dalla puntura, il malato rilascia una sostanza ce uccide il flebotomo dopo
48h.
Progetto regionale per la realizzazione di un sistema di “Sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori in
Emilia-Romagna” -> “Sorveglianza della leishmaniosi in Emilia-Romagna” progettoo triennale: 2007-2010.
reiterato ed implementato per il triennio 2011-2014.
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Sorveglianza della leishmaniosi in Emilia-Romagna
1. Sorveglianza nei canili regionali
_ monitoraggio sierologico ed entomologico
_ 4 classi di rischio, sulla base della presenza/ assenza del vettore e/o di cani infetti ⇒diverse azioni
• Nel corso del triennio 2007-2010 tutti i 73 canili
• monitoraggio sierologico su 17000 campioni: positività del 2,4%; P > 4 % in canili di aree a focolaio stabile
• monitoraggio entomologico in 71 canili: nel 51% presenza del vettore: P. perfiliewi e P. perniciosus
2. Sorveglianza passiva sui cani di proprietà in collaborazione con i medici veterinari clinici
_ segnalazione dei casi accertati o sospetti
_ prescrizioni al proprietario di cane infetto
_ informazione ai proprietari di cani
• obiettivo conoscitivo-epidemiologico -> mappe di rischio
• Nel 2010 51 casi : 43 segnalazioni da LL.PP. + 8 conferme di sospetto diagnostico
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3. Piano di controllo veterinario a seguito di caso umano autoctono al fine di:
- conoscere l’effettiva circolazione dell’infezione nel territorio in relazione al caso
- favorire l’adozione di misure di prevenzione e controllo dell’infezione per i cani residenti
_ valutazione della situazione epidemiologica locale
_ identificazione della zona di sorveglianza
_ definizione del livello di rischio per l’area ⇒azioni diverse
in assenza di segnalazioni di casi di Lcan
in presenza di segnalazioni di casi di Lcan
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