Salvia
(Salvia officinalis L.)
Famiglia: Labiatae
Descrizione botanica
È una pianta sempreverde, alta 40-50 cm. Ha apparato radicale fascicolato; il fusto,
ramificato alla base, diventa legnoso a partire dal secondo anno. Le foglie sono lanceolate,
tomentose, di colore grigio-verde, con odore aromatico. 5-10 fiori sono raggruppati in
verticillastri, quelli inferiori sono avvolti da una coppia di foglie bratteali. La corolla è
violacea (raramente rosa), il frutto è un tetrachenio (Pignatti, 1982).
Il peso di 1000 semi è di circa 6-8 g.
Diffusione e mercato
Nel mondo vi sono circa 700 specie di salvia, è una pianta caratteristica nell’area
circummediterranea, con areale che si estende dalla Spagna alla penisola Balcanica dove è
possibile trovare diverse specie endemiche. È sub-spontanea in Italia settentrionale, centrale e
in Sardegna dove cresce su rupi aride e pietraie calcaree. Vegeta, di norma, fino ai 700 m
s.l.m., ma può raggiungere anche altitudini di 1500 m s.l.m. (Catizone P., Marotti M., Toderi
G., Tètènyi P., 1986).
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Le superfici destinate alla coltivazione della salvia si aggirano intorno ai 40 ha; viene
coltivata soprattutto in Piemonte, Sardegna e in misura minore in altre regioni (ISAFA,
2001). Il successo economico di questa coltivazione è legato alla necessità di entrare sul
mercato con elevati volumi di un prodotto sano ed omogeneo; attualmente, si stanno
effettuando ricerche per selezionare varietà produttive e, dove possibile, si sta cercando di
indirizzare la messa a coltura verso varietà locali (Agrosarda, 2002).
Esigenze pedoclimatiche
La salvia è una pianta xerofila tipicamente mediterranea. Predilige climi caldi, teme i freddi
invernali ma è anche sensibile a periodi prolungati di siccità associati ad alte temperature.
Negli ambienti freschi le piante si mantengono produt tive più a lungo. Si adatta a tutti i tipi di
suolo, ma preferisce quelli sciolti e calcarei, soffre i ristagni d’acqua (Beldì F., Accorsi E.,
2008).
Tecnica colturale
Propagazione – Si può riprodurre per seme e per talea.
È possibile eseguire la semina diretta impiegando circa 10 kg/ha di seme ma si possono avere
problemi per il controllo delle erbe infestanti. Si può ricorrere alla semina in semenzaio a fine
inverno e al successivo trapianto quando le piantine avranno raggiunto un’altezza di 10 cm. Il
seme commercializzato in Italia è molto eterogeneo perché costituito da tante varietà
provenienti soprattutto dall’estero.
Per piccole superfici si può eseguire il taleaggio: il trapianto delle talee radicate viene
eseguito a fine estate. Questa tecnica permette di ottenere impianti omogenei e produzioni
apprezzabili già dal primo anno di impianto.
Sesto d’impianto – Le distanze di impianto variano in base alla larghezza di lavorazione delle
macchine e alle condizioni climatiche; si adottano generalmente distanze di 50-70 cm fra le
file e 30-50 cm sulla fila (Beldì F., Accorsi E., 2008).
Preparazione del terreno – L’impianto può durare 7-10 anni, ma normalmente dopo 4-5
anni viene rinnovato.
Nel periodo autunnale si esegue un’aratura di media profondità e in primavera, prima del
trapianto, si prepara il terreno con erpicature. Fino a quando le piantine non chiudono la fila
vengono eseguite sarchiature per il controllo delle malerbe, si può ricorrere anche alla
pacciamatura. Si eseguono rincalzature per favorire l’accestimento, lo sviluppo dell’apparato
radicale e proteggere le piante dal freddo invernale (Agrosarda, 2002).
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Irrigazione – La salvia è una pianta abbastanza resistente alla siccità ma la disponibilità di
acqua ne aumenta la produzione. Si ricorre all’irrigazione dopo il trapianto e nei periodi
molto siccitosi.
Concimazione – Con l’aratura si interrano circa 250 q/ha di letame. La dose ottimale di N è
di 150 kg/ha distribuita in più interventi, che permette di aumentare la produzione e
prolungare la vita del salvieto. Per quanto riguarda gli altri due elementi principali della
fertilità, si consigliano 100 kg/ha di P2O5 e 150 kg/ha di K2O prima della ripresa vegetativa.
Scelta varietale – Esistono numerose varietà commerciali di salvia che differiscono per più
caratteri fenotipici: portamento, forma e colore delle foglie, colore dei fiori e composizione
dell’olio essenziale. Le varietà più utilizzate sono:
•
Bona (Polonia): taglia media, foglie larghe e fiori medio grandi;
•
Extrakta (Germania): taglia grande, foglie e fiori grandi;
•
Regula (Svizzera): varietà ibrida, alta 50-60 cm, foglie medio-grandi e fiori piccoli;
•
Nazareth (Israele): taglia piccola e fiori medio-grandi.
Dato che le risorse genetiche di questa specie sono rappresentate da popolazioni spontanee,
popolazioni coltivate e da suddette cultivar (di costituzione straniera), in Italia si è intrapresa
la selezione di cloni per la costituzione di varietà italiane produttive e con buone
caratteristiche dell’olio essenziale. Sono state eseguite prove sperimentali con 5 cloni che,
confrontati con le varietà estere commerciali hanno mostrato produzioni più elevate e olio
essenziale di buona qualità (Aiello N. et al., 2001).
Avversità
Le malattie fungine segnalate sono: marciumi radicali (causati da Rhizoctonia solani e
Pythium sp.), verticilliosi (Verticillium dahliae), oidio (Oidium salviae), ruggine (Puccinia
spp.) e maculature fogliari (Cercospora salviicola).
Tra gli insetti si possono avere attacchi di cicaline (Eupterix salviae) che sono presenti
soprattutto al sud dove ci sono condizioni climatiche favorevoli per poter compiere più
generazioni l’anno; tali attacchi si possono controllare mediante l’uso di piretrine naturali e,
se consentito, sintetiche.
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Raccolta, resa e utilizzazione
Il primo anno di coltivazione si esegue una sola raccolta a fine estate, negli anni successivi si
effettuano 2 tagli, ma se la coltura è irrigata se ne può fare anche un terzo. Soprattutto nelle
zone fredde si esegue il taglio a 10 cm dal colletto delle piante per permettere la ripresa
vegetativa.
Vengono raccolte le cimette, ma il prodotto che viene utilizzato sono le foglie per cui subito
dopo la raccolta si deve provvedere alla loro separazione dai fusti. La resa dipende da
numerosi fattori quali il clima, la disponibilità idrica e gli elementi nutritivi; si ottengono 1525 t/ha di prodotto fresco pari a 4-8 t/ha di prodotto secco. Il contenuto di olio essenziale si
aggira attorno allo 0,2-0,35% e presenta caratteristiche diverse a seconda del genotipo, età
della pianta, altitudine e fertilità del terreno.
Le foglie vengono usate in cucina, grazie alle loro proprietà aromatiche, come condimento;
insieme ad altre essenze per la preparazione di infusi perché hanno proprietà antibatteriche,
disinfettanti e antinfiammatorie del cavo orale (gengiviti, faringiti) (Pieroni A. et al., 2004).
L’olio essenziale trova impiego nelle industrie alimentari, farmaceutiche e cosmetiche per la
preparazione di prodotti per l’igiene personale quali saponi, detergenti, creme e dentifrici.
Bibliografia
Agrosarda (2002) – L’officina delle erbe: la valorizzazione delle specie vegetali officinali.
Osservatorio industriale della Sardegna.
Aiello N., Scartezzini F., Vender C., D’Andrea L., Albasini A. (2001) – Caratteristiche
morfologiche, produttive e qualitative di una nuova varietà sintetica di salvia confrontata con
altre cultivar. ISAFA Comunicazioni di ricerca 2001/1; pag. 5-15.
Beldì F., Accorsi E. (2008) – Le magnifiche tre. Bio-agricoltura n.111/2008; pag. 50-52.
Catizone P., Marotti M., Toderi G., Tètènyi P. (1986) – Coltivazione delle piante
medicinali e aromatiche. Patron Editore; pag. 253-258.
ISAFA (2001) – Indagine sulla consistenza e le caratteristiche della produzione di piante
officinali in Italia. Comunicazioni di ricerca 2001/3.
Pieroni et al. (2004) – Ethnopharmacognostic survey on the natural ingredients used in folk
cosmetics, cosmeceuticals and remedies for healing skin diseases in the inland Marches,
Central-Eastern Italy. Journal of Ethnopharmacology 91 (2004); pag. 331–344.
Pignatti S. (1982) - Flora d’Italia. Edagricole Bologna.
Siti internet consultati:
www.pianteofficinali.org
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