LE SFIDE DELLA RAPPRESENTANZA PER IL SETTORE FINANZIARIO Copertina di Ettore Festa, HaunagDesign “Tanto più le associazioni di categoria sono immerse in ambiente competitivo e in un sistema politico-istituzionale forte e stabile tanto più esse sono capaci di erogare servizi di qualità ai loro associati (e non solo) e rappresentanza di interessi trasparente e non corporativa… La rappresentanza cambia, si evolve. Da questo studio può emergere dunque la conferma scientifica della giustezza del percorso che abbiamo avviato con il nostro rassemblement, anticipando a livello comparato un trend storico inevitabile: la semplificazione e una rappresentanza di interessi tendenti il più possibile a quello generale, senza per questo rinunciare ad una forte identità di valori…Come servire allora meglio gli associati? Quale ruolo attribuire alle associazioni rappresentative di interessi economici? Sono queste le domande che hanno ispirato il lavoro che la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza ha affidato alla Fondazione Bruno Visentini” (dalla prefazione di Fabio Cerchiai). “In un contesto di criticità ma anche di grandi riforme, è necessario poter contare su una rappresentanza unitaria di tutti gli operatori finanziari europei. E il punto di partenza del lavoro di Luciano Monti è stato proprio quello di esaminare le forme di organizzazione e di rappresentanza, istituzionale e funzionale, dei settori delle Banche, Assicurazioni, Servizi finanziari e reti di distribuzione finanziarie in rapporto alle principali esperienze europee...ne esce un quadro molto variegato che non impedisce tuttavia di individuare le possibili strade per ragionare su una rappresentanza efficace e in grado di dare il giusto peso ai sistemi associativi che domani dovranno accompagnare gli operatori finanziari nei grandi cambiamenti che la sfida della globalizzazione, e il progetto di integrazione europea, stanno rendendo inevitabili e urgenti” (dall’introduzione di Gustavo Visentini). Alla Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, nata nel 2008 per iniziativa di Abi ed Ania, aderiscono: Abi, Ania, Assogestioni, Aifi, Assofiduciaria, Assoimmobiliare, Assoprevidenza e Assosim. Luciano Monti LE SFIDE DELLA RAPPRESENTANZA PER IL SETTORE FINANZIARIO Luciano Monti Luciano Monti LE SFIDE DELLA RAPPRESENTANZA PER IL SETTORE FINANZIARIO Alla ricerca di nuovi paradigmi in Europa e in Italia PREFAZIONE DI FABIO CERCHIAI INTRODUZIONE DI GUSTAVO VISENTINI Luciano Monti è Docente di Politica Economica Europea alla LUISS Guido Carli e coordinatore dell’Osservatorio Economico Internazionale della Fondazione Bruno Visentini. È autore di numerosi saggi e articoli sulle politiche dell’Unione Europea. www.luissuniversitypress.it 10.00 EURO Banche Assicurazioni Finanza Fondazione Bruno Visentini luiss academy luciano monti Le sfide della rappresentanza per il settore finanziario Alla ricerca di nuovi paradigmi in Europa e in Italia Prefazione di Fabio Cerchiai Introduzione di Gustavo Visentini © Luiss University Press – Pola s.r.l. a socio unico 2014 Proprietà letteraria riservata isbn 978-88-6856-010-2 Luiss Academy è un marchio di Luiss University Press – Pola s.r.l. a socio unico Viale Pola, 12 00198 Roma tel. 06 85225485 fax 06 85225236 www.luissuniversitypress.it e-mail [email protected] Progetto grafico: HaunagDesign Editing e impaginazione: Spell srl Le fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun volume/fascicolo di periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n. 633. 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Esame comparato e metodologia....................................... “29 5. Spunti di riflessione........................................................... “37 Appendice a cura di Giulia Cerasi................................................ “39 Bibliografia.................................................................................. “57 6 titolo capitolo 7 prefazione 8 prefazione 9 Ogni epoca è caratterizzata da modelli associativi che si sono adattati, talora passivamente, alle infrastrutture istituzionali con le quali si relazionano. È stato così nei regimi – laddove ne hanno permesso o plasmato lo sviluppo – e nelle democrazie. Anche in Italia. Un po’ tutte le associazioni di categoria, siano esse datoriali o dei lavoratori, si sono infatti storicamente strutturate a mo’ di pendolo, oscillando tra gli estremi di un “centralismo associativo” – in parallelo alle fasi di “centralismo amministrativo”, con un peso specifico elevato delle strutture nella capitale – e di un “federalismo esasperato” (mutuando un’espressione di Leopoldo Elia riferita alla forma di governo con numerosi partiti politici), che ha invece privilegiato l’opera delle associazioni sul territorio. Senza andare troppo indietro negli anni, e per restare al nostro paese, è il caso del decentramento istituzionale che ha prodotto un posizionamento delle organizzazioni rappresentative degli interessi economici a livello provinciale prima e regionale poi. E siccome l’Italia, pur tra alterne e non sempre coerenti opzioni, è andata verso la riforma del titolo V della Costituzione, con un riparto di competenze sempre più federale, le organizzazioni territoriali si sono via via rafforzate a livello regionale. In tutti i casi, le funzioni attribuite al centro o alle periferie sono comunque catalogabili tra la fornitura di servizi agli associati e la rappresentanza di interessi dei rappresentati (che non è altro, di fatto, che un servizio per quanto semi “intangibile”). Servizi e rappresentanza sono forniti dai sistemi associativi senza che questo significhi attuare comportamenti da free rider, né sfruttare “fallimenti” del mercato o dello Stato, anzi. Tanto più le associazioni di categoria sono immerse in ambiente competitivo – nel caso dei servizi – e in un sistema politico-istituzionale forte e stabile – per la lobby – tanto più 10 prefazione esse sono capaci di erogare servizi di qualità ai loro associati (e non solo) e rappresentanza di interessi trasparente e non corporativa. Come servire allora meglio gli associati? Quale ruolo attribuire alle associazioni rappresentative di interessi economici? Sono queste le domande che hanno ispirato il lavoro che la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (FeBAF) ha affidato alla Fondazione Bruno Visentini. La nostra Federazione è un unicum nel panorama internazionale, perché nel suo percorso di sviluppo ha via via raccolto interesse ed adesioni da parte ormai della totalità dell’industria finanziaria e del risparmio nazionale. Quella che avviammo nel 2008 con il compianto Corrado Faissola era un sodalizio tra Associazione Bancaria (Abi) e Associazione delle Imprese Assicurative (Ania). Quella che abbiamo raggiunto in questi ultimi anni è ormai una realtà federativa cui aderiscono, a vario titolo, ben otto associazioni attive nel settore finanziario e del risparmio con l’obiettivo di offrire una rappresentazione – oltre che rappresentanza – il più possibile unitaria, generale e semplificata delle istanze della business community italiana. La semplificazione della rappresentanza è esigenza largamente diffusa. L’esperienza di Rete Imprese Italia, dell’Alleanza delle Cooperative, di Agrinsieme dimostra che a fronte dei cambiamenti del sistema politico in direzione tendenzialmente bipolare e della riduzione degli spazi – anche in termini di risorse da distribuire – occupati dall’amministrazione, vi è bisogno di sistemi associativi il più possibile autonomi dalla politica, con forte identità di valori e visione strategica di medio-lungo termine. La semplificazione di un quadro frammentato della rappresentanza ha fatto in qualche modo da pendant a un sistema istituzionale che da tipo proporzionale si è spostato verso modelli maggioritari e, appunto, bipolari. Per il mondo del risparmio e della finanza vi è di più. Per banche, assicurazioni, fondi, l’acqua della regolamentazione scorre sempre di più dal rubinetto di Bruxelles. È per questo che tra le funzioni principali della nostra Federazione abbiamo voluto ci fosse un forte presidio a livello di Unione europea. Non un fortino, a difendere una cittadella di privilegi nazionali che non ci sono mai stati nel nostro settore, come dimostrano le vicende della crisi internazionale che hanno visto il soccorso del pubblico al capezzale di malati non immaginari in altri paesi e non in Italia. Piuttosto, un soggetto capace di sintetizzare e semplificare le 11 istanze di un’intera constituency, e perciò facilitatore di un dialogo con le istituzioni comunitarie nella fase ascendente dei processi regolatori e decisionali. Secondo un apprezzabile modo di procedere tipicamente europeistico, che ha fatto della cosiddetta “better regulation” e consultazione degli stakeholders l’adattamento di pratiche concertative squisitamente italiane che, determinanti in altre pur recenti epoche storiche, con il modificarsi del quadro istituzionale e il passare del tempo hanno registrato qualche ruga e inefficienza. È la stessa evoluzione dell’architettura regolamentare internazionale che spinge alla semplificazione della rappresentanza di settori limitrofi, come quelli di banche, assicurazioni, fondi e dunque all’incremento della loro collaborazione. Basti pensare ai meccanismi finanziari legati ai pilastri dell’Unione bancaria e in particolare al Fondo di Risoluzione. La rappresentanza cambia, si evolve. Da questo studio può emergere dunque la conferma scientifica della giustezza del percorso che abbiamo avviato con il nostro rassemblement, anticipando a livello comparato un trend storico inevitabile: la semplificazione e una rappresentanza di interessi tendenti il più possibile a quello generale, senza per questo rinunciare ad una forte identità di valori. Fabio Cerchiai Presidente della Federazione Banche Assicurazioni e Finanza 12 introduzione 13 introduzione 14 titolo capitolo 15 L’immediato futuro prossimo rappresenta per il sistema della finanza una duplice sfida. in primo luogo banche, assicurazioni e società finanziarie sono e saranno chiamate a svolgere un ruolo chiave per la ripresa dell’economia reale dei paesi dell’Unione europea. Come ha ricordato la Commissione europea nella sua Comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio del 10 ottobre 2012, dal titolo A Stronger European Industry for Growth and Economic Recovery, è necessario invertire la tendenza negativa che sta spingendo l’Europa verso un futuro preindustriale, con l’incidenza del comparto manifatturiero giunto alla soglia del 16% del Pil europeo. Ebbene, la Commissione europea sottolinea come la ripresa del settore industriale e il raggiungimento di almeno il 20% del Pil europeo per il 2020 presuppongano sostanziosi investimenti innovativi che devono poter essere realizzati grazie ad adeguati finanziamenti alle imprese e alla creazione di idonei strumenti finanziari volti a favorire gli interventi degli operatori finanziari specializzati. In secondo luogo, sempre nell’immediato futuro, è attesa alla prova dei fatti la progettata Unione bancaria europea, i primi passi della quale potrebbero vedere la luce durante la presidenza italiana dell’Unione europea, nel secondo semestre del 2014. Passi che vanno dalla definizione del meccanismo unico di risoluzione e dalla creazione di uno strumento europeo deputato ai salvataggi, alla condivisione dei risultati degli stress tests sui principale 130 istituti e sul ruolo di controllo della Banca centrale europea. È infatti evidente – come ha recentemente sottolineato Andrea Enria, presidente dell’European Banking Authority, in un suo recente intervento riprodotto in un quaderno della FeBAF (L’Unione bancaria europea vista da Londra, 03/2013) – come molti degli istituti finanziari hanno 16 introduzione assunto una dimensione adeguata al mercato unico europeo, senza che fosse stata contestualmente creata una rete di protezione e controllo di pari livello. Ecco perché in questo contesto di criticità ma anche di grandi riforme, è necessario poter contare su una rappresentanza unitaria di tutti gli operatori finanziari europei. E il punto di partenza del lavoro di Luciano Monti è stato proprio quello di esaminare le forme di organizzazione e di rappresentanza, istituzionale e funzionale, dei settori delle banche, assicurazioni, servizi finanziari e reti di distribuzione finanziarie in rapporto alle principali esperienze europee, ai loro sistemi-paese e ai relativi modelli. Dall’esame di otto realtà nazionali, ne esce un quadro molto variegato che non impedisce tuttavia di individuare le possibili strade per ragionare su una rappresentanza efficace e in grado di dare il giusto peso ai sistemi associativi che domani dovranno accompagnare gli operatori finanziari nei grandi cambiamenti che la sfida della globalizzazione, e il progetto di integrazione europea, stanno rendendo inevitabili e urgenti. Gustavo Visentini Direttore scientifico Fondazione Bruno Visentini 17 le sfide della rappresentanza per il settore finanziario Alla ricerca di nuovi paradigmi in Europa e in Italia 18 1. nuove sfide 19 1. Le nuove sfide La soluzione delle crisi dei debiti sovrani e i relativi impatti sistemici sull’economia reale e sulla finanza, il sostegno dei piani di stabilità dei paesi di Eurolandia in affanno e i nuovi percorsi previsti nel meccanismo unico di risoluzione delle crisi bancarie pongono due interrogativi di fondo agli operatori attivi nei servizi finanziari in senso lato. In primo luogo se abbia ancora senso mantenere disgiunte le rappresentanze degli istituti di credito e degli operatori con capitale di rischio da quelle delle compagnie di assicurazione. Se infatti a livello del singolo paese membro è possibile immaginare vi sia la opportunità di dare evidenza a interessi non sempre convergenti, il nuovo percorso avviato a livello europeo e, in seno a questo, dal nuovo governo italiano, impone certamente una riflessione più allargata e comune a tutti i comparti citati. Temi e sfide come il sostegno alla ripresa dell’economia reale e l’occupazione, la previsione di nuove forme di welfare e di mantenimento di livelli di sicurezza sociale accettabili e alternativi a quelli che potranno essere assicurati dallo Stato, la mutualizzazione dei nuovi rischi emergenti dai mutamenti climatici e dagli effetti collaterali spesso generati dalla globalizzazione devono essere affrontati con uno spirito che travalica l’interesse specifico del singolo operatore finanziario. Una parcellizzazione eccessiva, oltre che anacronistica, impedisce infatti una risposta efficace, tempestiva e autorevole al nuovo ruolo che si profila per il sistema creditizio, il capitale di rischio e altri strumenti finanziari, il sistema di assicurazione e riassicurazione e la rete dei promotori finanziari, coinvolti, in prima linea, rispettivamente nel 20 1. le nuove sfide completamento dell’Unione bancaria, nell’attuazione di Solvency II1, nella definizione della futura direttiva sull’intermediazione assicurativa2, nella riforma strutturale del sistema bancario denominata riforma Liikanen3, nell’applicazione della procedura di cooperazione rafforzata in tema di tassazione delle transazioni finanziarie (la cosiddetta Financial Transaction Tax-FTT), nella proposta nuova direttiva sui servizi di pagamento (PSD2)4, nella corretta applicazione del regolamento europeo sulle infrastrutture del mercato (EMIR)5 e infine nell’implementazione della direttiva MIFID II6. Un ruolo nuovo ancora dai confini non ben delineati, che potrebbe condurre rapidamente ad una dinamica locale/globale, con le frontiere statuali sgranate. Un ruolo che conduce il sistema creditizio e assicurativo sempre più verso una accezione di “bene comune” della collettività locale, portando l’attenzione sempre più sulla fruibilità di servizi finanziari sia in termini geografici che economici da parte di famiglie ed imprese. Un “bene comune” da difendere e riaffermare, un patrimonio ricco di connotazioni 1. Il 17 dicembre 2009 è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il testo della direttiva 2009/138/CE in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione, comunemente nota come direttiva “Solvibilità II” che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 31 marzo 2015. Il nuovo regime entrerà in vigore invece il 1 gennaio 2016. 2. Vedi la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla intermediazione assicurativa (rifusione), COM(2012) 360 def, 3 luglio 2012, della Commissione europea per la revisione della direttiva sull’intermediazione assicurativa 2002/92/CE. 3. Vedi la proposta legislativa della Commissione europea del 29 gennaio 2014. 4. Vedi la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 2002/65/ CE, 2013/36/UE e 2009/110/CE e che abroga la direttiva 2007/64/CE. Commissione europea, COM(2013) 547 final del 24 luglio 2013. 5. Vedi il regolamento (UE) n. 648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 4 luglio 2012 sugli strumenti derivati OTC, le controparti centrali e i repertori di dati sulle negoziazioni (EMIR – European Market Infrastructures Regulation). 6. Vedi la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai mercati degli strumenti finanziari che abroga la direttiva 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (Rifusione). Commissione europea, COM(2011) 656 definitivo del 20 ottobre 2011. 21 non solo finanziare ma anche economiche sociali e ambientali. In merito a quest’ultimo aspetto si pensi da un lato alle sfide assicurative per l’accompagnamento della collettività ai mutamenti climatici nella nuova ottica che è stata anche definita “l’economia dei disastri” e dall’altro al sostegno dei capitali di rischio per l’innovazione nei settori del risparmio energetico e della produzione di energia rinnovabile. In secondo luogo quale modello di rappresentanza possa rivelarsi più efficace per non solo rappresentare gli interessi in gioco nei processi evolutivi appena descritti, ma anche per assicurare una migliore capacità di “lettura” dei fenomeni che li hanno generati e spingono ad una sempre più veloce soluzione. 22 titolo capitolo 23 2. Obiettivo della ricerca Lasciando per ora sullo sfondo la prima questione, l’obiettivo dell’indagine promossa da FeBAF e curata dalla Fondazione Bruno Visentini dal titolo Rappresentanza dei servizi finanziari e organizzazione istituzionale in Italia e in Europa1 è stato quello di esaminare le forme di organizzazione e di rappresentanza, istituzionale e funzionale, dei settori delle banche, assicurazioni, servizi finanziari e reti di distribuzione finanziarie in Italia, in rapporto alle principali esperienze europee e relativi modelli. In altri termini, in questo lavoro ho provato a verificare l’efficacia dei vari modelli di rappresentanza, per fornire maggiori spunti sulle riflessioni future in tema di unicità della rappresentanza stessa e di lettura dei fenomeni in atto. Si è cercato quindi di identificare un indicatore sintetico di intensità rappresentativa dei sistemi associativi di otto paesi campione (Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Svezia, Finlandia, Polonia), sia in relazione al rispettivo mercato domestico (IRD – indicatore di intensità rappresentativa domestica) che a livello dell’Unione europea (IRE – indicatore di intensità rappresentativa europea). 1. La ricerca è stata condotta da Luciano Monti e Giulia Cerasi con la supervisione scientifica di Gustavo Visentini e il coinvolgimento diretto di funzionari delle varie associazioni aderenti a FeBAF nel corso del primo semestre del 2013. 24 3. punto di partenza 25 3. Il punto di partenza Il sistema bancario, assicurativo e finanziario italiano è costellato da associazioni di categoria che raggruppano le imprese italiane ed estere operanti nel settore. Tra le principali si ricordano: per il settore finanziario Abi (Associazione bancaria Italiana), Aifi (Associazione italiana del private equity e venture capital); per il settore assicurativo Ania (Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici), Assofondipensione (Associazione dei fondi pensione negoziali), Assoprevidenza (Associazione italiana per la previdenza complementare); per il settore attività ausiliarie Anasf (Associazione nazionale promotori finanziari), Assogestioni (Associazione del risparmio gestito), Assoreti (Associazione nazionale delle società di collocamento di prodotti finanziari e di servizi di investimento). All’avvio di questa indagine l’Abi risultava costituita da 1005 aziende associate, di cui 699 istituti bancari. L’associazione raccoglie dunque circa il 95% degli istituti di credito italiani ed esteri presenti sul suolo nazionale, che al 31 dicembre 2011 erano 740. Risultano invece 169 le imprese di assicurazione associate all'Ania su un totale di 239 in esercizio al 31 dicembre 2011, vale a dire oltre il 70% del totale, pari a circa il 90% del mercato assicurativo in termini di premi. Sono 156 le società di gestione del risparmio, tra italiane ed estere, che fanno parte di Assogestioni, su 357 operanti sul territorio italiano; circa il 43,7% del totale. Venendo al Regno Unito, le principali organizzazioni di rappresentanza sono invece: a) British Bankers Association (BBA), che è l’associazione di categoria del settore bancario e dei servizi finanziari. Rappresenta oltre 250 membri, con sede legale in 50 paesi. Le banche aderenti collettivamente forniscono l’intera gamma di servizi bancari e finanziari e formano il più 26 3. punto di partenza grande centro bancario internazionale del mondo. La BBA promuove un sistema legislativo e normativo per i servizi bancari e finanziari nel Regno Unito, in Europa e a livello internazionale, che tenga conto delle esigenze dei 253 membri, di cui 24 associazioni e 48 membri professionali; b) Association of British Insurers (ABI) che rappresenta il settore assicurativo e conta circa 350 membri e rappresenta il 90% dei premi nel Regno Unito. Voce del settore assicurativo britannico e leader nel dibattito pubblico, l’ABI londinese mira a rappresentare il settore assicurativo del Regno Unito nei confronti di governo, legislatori e politici nel paese, nell’Unione europea e a livello internazionale, grazie a strumenti come la ricerca pro-attiva, l’analisi politica e l’attività di lobbying per garantire il miglioramento del quadro giuridico e normativo. Relativamente alla Germania invece, la struttura rappresentativa tedesca risultava così composta: a) German Banking Industry Committee, è il comitato del settore bancario tedesco formato da cinque associazioni centrali del settore bancario: il Bundesverband der Deutschen Volksbanken und Raiffeisenbanken (BVR), per le banche cooperative, la Bundesverband deutscher Banken (BdB), per le banche commerciali private, il Bundesverband Öffentlicher Banken Deutschlands (VOB), per le banche pubbliche, il Deutscher Sparkassen- und Giroverband (DSGV), per le casse di risparmio, e la Verband deutscher Pfandbriefbanken (VDP), per le banche Pfandbrief, che, collettivamente, rappresentano oltre 2.200 banche. Il Comitato non è un’istituzione (non è registrato e non ha neanche un indirizzo postale). Il Comitato prende decisioni che rappresentano il punto di vista delle banche tedesche e influenzano le decisioni di altre istituzioni; b) Bundesverband der Deutschen Volksbanken und Raiffeisenbanken (BVR), è l’associazione delle banche cooperative tedesche. Fa parte dell’Associazione europea di banche cooperative; c) Bundesverband deutscher Banken è l’Associazione delle banche tedesche, rappresenta oltre 210 banche commerciali private e 11 associazioni. Tra i punti della sua mission ci sono la cooperazione con altre associazioni bancarie come la Deutsche Kreditwirtschaft (German Banking Industry Committee – GBIC) e la Federazione bancaria europea (FBE) anche grazie a una sede a Bruxelles; 27 d) Deutscher Sparkassen- und Giroverband, è l’associazione delle casse di risparmio tedesche. Verband deutscher Pfandbriefbanke, è il gruppo di interesse delle “Pfandbrief” che rappresenta 38 banche; e) Gesamtverband der Deutschen Versicherungswirtschaft, è l’Associazione delle assicurazioni tedesche (GDV), organizzazione ombrello per gli assicuratori privati. Conta 470 aziende associate e circa 217.000 dipendenti. Forte presenza delle banche locali cooperative (Volksbanken e Raiffeisenbanken), che svolgono oltre alle attività di istituti di categoria, anche tutte le funzioni di banca commerciale e sono rappresentate per l’80% dalla DZ Banbank e delle Landesbanken, istituti a controllo pubblico che svolgono anche attività di supporto alle municipalità. Molte di queste ultime istituzioni sono andate in difficoltà ancora prima dell’avvento dell’attuale crisi e dunque sono state oggetto di salvataggio da parte del governo. Le operazioni governative di salvataggio hanno impegnato risorse pubbliche per circa il 10% del Pil del 20101. Vale infine la pena accennare brevemente alla peculiare struttura della rappresentanza francese nei comparti in esame. Sul versante finanziario la Fédération Bancaire Française (FBF) è l’organizzazione professionale che rappresenta tutte le banche con sede in Francia. Conta 390 imprese bancarie aderenti di tutti i tipi (commerciali, cooperative o mutualiste) francesi o straniere. È formata da tre poli: studi e attività bancarie e finanziarie, informazioni e relazioni esterne, affari europei e internazionali (con sede a Bruxelles dove intrattiene relazioni con le istituzioni dell’Unione europea e con le organizzazioni rappresentanti dell’attività bancaria in Europa). La rappresentanza delle banche agricole locali a natura cooperativa è attribuita alla Fédération Nationale du Crédit Agricole, mentre la rappresentanza delle Casse del credito mutuale è assicurata dalle 18 Fédérations régionales. Alla BPCE (Groupe des Banques Populaires et des Caisses d’Epargne) fanno capo invece tutte le banche popolari e casse di risparmio. Sul versante assicurativo, la Fédération française des sociétés d’assurances (FFSA) raggruppa 240 imprese e il 90% del mercato dell’assicurazione francese e circa il 100% dell’attività internazionale delle impre1. Commissione europea, European financial stability and integration report 2011, Brussels, April 2012. 28 3. punto di partenza se di questo mercato. Quello francese è il secondo mercato assicurativo in Europa. Sono 3.055 le imprese attive nel settore con 221.500 addetti. Nel 2007 la FFSA insieme a GEMA (Groupement des Entreprises Mutuelles d’Assurance, che conta 48 aderenti di cui 44 società di mutue assicurazioni che coprono il 39% del mercato domestico2) ha creato l’AFA, l’Association Française de l’Assurance. A queste considerazioni si aggiunga anche quella relativa al sistema impresa soprattutto nel settore bancario. In Francia (come in Italia) prevale (in termini di quote di mercato e patrimonializzazione) il modello delle banche globali. Il sistema francese è dominato da cinque strutture fortemente verticalizzate secondo il modello di banca universale: si tratta di BNP Paribas, Société Générale, Crédit Agricole, BPCE e Crédit Mutuel (questi tre ultimi a natura cooperativistica). Figura 3.1 – Il modello francese BUSINESS EUROPE INSURANCE EUROPE ASSOCIAZIONE FRANCESE DI ASSICURAZIONI GEMA CORRISPONDENTI FFSA NELLE GRANDI AREE METROPOLITANE EUROPEAN BANKING FEDERATION CONSULTAZIONI DIRETTE EUROPEE SU UNIONE e SUPERVISIONE BANCARIA MEDEF FFSA CENTRI DI DOCUMENTAZIONE ASSICURATIVA CDIA FBF COMITATI REGIONALI COMITATI LOCALI La scarsa rappresentatività delle associazioni di Svezia e Finlandia induce invece a considerare i loro modelli solo qualora si vogliano ricercare best 2. Commissione europea, European financial stability and integration report 2011, Brussels, April 2012. 29 practice. Merita particolare attenzione il modello finlandese, dove la Federation of Finnish Financial Services presenta forti analogie con la italiana FeBAF. La Federazione è composta da 433 membri, di cui 298 banche e 67 assicurazioni, che impiegano un totale di 42.000 addetti. La FFFS è nata nel 2007 dall’unione di Finnish Bankers' Association, Federation of Finnish Insurance Companies, Finnish Finance Houses Association e Employers' Association of Finnish Financial Institutions. Nel 2009 hanno aderito anche la Finnish Association of Securities Dealers e la Finnish Association of Mutual Funds. Figura 3.2 – Il modello finlandese EUROPEAN BANKING FEDERATION INSURANCE EUROPE EFAMA FFFS Assicurazioni Finanziarie Banche A livello europeo, la FFFS svolge attività di lobby attraverso la European Banking Federation, l’Insurance Europe e l’European Fund and Asset Management Association. Per i dati aggregati dei paesi presi in esame si rimanda comunque alla Appendice. 30 3. punto di partenza 31 4. Esame comparato e metodologia L’identificazione dei paesi campione è stata effettuata da un Focus group composto da esperti di Abi, Ania, Aifi e FeBAF, che si è occupato anche di validare i campi di indagine. Le riunioni si sono tenute tra il febbraio e l’aprile 2013. Per l’esame comparato dei dati tra paesi campione si è fatto ricorso generalmente ai dati disponibili relativi al 2011. In talune ipotesi a quelli del 2012. Relativamente al numero degli addetti a livello europeo si è potuto invece fare riferimento solo ai dati sino al 2009, perché sono gli ultimi messi a disposizione per tutti i paesi in forma disaggregata da Eurostat. Questa rilevazione, ancorché datata, è stata ritenuta comunque significativa in un contesto generalizzato di calo occupazionale, che ha coinvolto tutti i settori produttivi dei beni e dei servizi e che quindi non registra forti varianze intersettoriali a livello percentuale sul sistema nel suo complesso. I dati raccolti sono sintetizzati infra nell’Appendice. L’indicatore IRD mira a determinare la intensità rappresentativa del sistema associativo delle imprese finanziarie, assicurative e dei servizi finanziari ausiliari di un determinato mercato nazionale in relazione al sistema paese stesso, mediante sei indici a loro volta ponderati tra loro1. L’indice è stato considerato elevato in particolare laddove si è riscontrata una percentuale di rilevanza degli addetti sul mercato del lavoro pari o superiore al 3,5%, una quota di valore aggiunto prodotto dalle imprese dei comparti in esame pari o superiore alla media UE27, un numero di imprese aderenti alle principali associazioni di categoria pari o superiore 1. Per la rilevazione dei dati vedi infra Appendice a cura della dottoressa Giulia Cerasi. 32 4. esame comparato e metodologia all’80% del mercato domestico, la copertura da parte delle associazioni di almeno 10 dei servizi previsti nel paniere standard. Nel paniere sono stati considerati i seguenti servizi: pubblicazioni periodiche, discussion papers, statistiche, area web riservata agli associati, comunicati stampa, rassegna stampa, contenuti multimediali/webTV, News, Newsletter, Agenda/eventi, rassegna normativa, Glossario, attività formativa, link esterni. Poiché il computo numerico delle imprese poteva non essere rappresentativo della effettiva realtà, laddove è stata rilevata l’adesione alle organizzazioni locali delle principali banche e assicurazioni è stato comunque attribuito un livello elevato all’indice. Sono stati attribuiti livelli medi e livelli bassi quando si è registrata una rilevanza sul mercato del lavoro rispettivamente pari o superiore al 3% e inferiore al 3%; un valore aggiunto al sistema paese rispettivamente superiore all’80% della media UE27 e inferiore all’80% della media UE27; un numero di aderenti alle associazioni di categoria rispettivamente pari o superiore al 70% nei due principali comparti o superiore al 90% in almeno uno dei due principali comparti e inferiore al 70%, nonché una copertura dei servizi resi agli associati inferiore ad otto servizi. I primi due indici, relativi al numero degli addetti per Codice Ateco dei settori in esame e alla percentuale degli stessi addetti sul mercato del lavoro domestico complessivo, mirano a determinare la rilevanza dei comparti nel mercato del lavoro. I codici presi in esame sono: Ateco K64 (Attività di servizi finanziari, escluse le assicurazioni e i fondi pensione), K65 (assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie) e K66 (Attività ausiliarie dei servizi finanziari re delle attività assicurative) discussi in seno al Focus group citato in precedenza. La percentuale di valore aggiunto dei comparti nel sistema paese e il numero delle unità produttive mettono invece in rilievo il valore aggiunto dei tre comparti aggregati nel sistema economico domestico. Infine, la percentuale di imprese attive nei comparti in esame che risultano associate alle rappresentanze e l’ampiezza del paniere di servizi prestati agli associati e agli stakeholders puntano a rilevare il grado di rappresentatività delle loro organizzazioni. L’indicatore IRE mira invece a comparare la rilevanza del sistema delle imprese finanziarie e assicurative di un determinato paese con il 33 mercato di riferimento nell’Unione, mediante tre indici2. La determinazione del valore aggiunto al sistema bancario e assicurativo che opera nei paesi aderenti all’Unione europea, le quote di mercato di raccolta premi del sistema assicurativo e la patrimonializzazione del sistema bancario mediante la rilevazione degli assets, nonché l’incidenza complessiva degli addetti sul mercato europeo del lavoro concorrono a determinare il rilievo degli operatori nazionali e delle associazioni che li rappresentano nelle discussioni e decisioni assunte a livello europeo (politiche comuni) e comunitario. L’indice è stato considerato elevato laddove si è riscontrata una incidenza degli asset delle banche del paese superiore al 10% degli asset a livello UE27, una raccolta premi domestica superiore al 10% della raccolta complessiva a livello UE27 e una quota del mercato finanziario superiore al 15%. Indice elevato anche dove si sono registrati oltre un milione di addetti nei tre comparti. E’ invece stato considerato medio o basso quando l’incidenza degli asset del sistema bancario erano rispettivamente tra il 9 e il 5% e inferiori al 5%; la raccolta premi rispettivamente compresa tra il 5 e il 9% o inferiore al 5% della raccolta complessiva, una quota di mercato finanziario rispettivamente tra il 14 e il 10% e inferiore al 10% e un numero di addetti nei tre comparti rispettivamente pari o superiore a 500.000 e inferiore a tale soglia. L’elaborazione dei dati relativi ai singoli paesi3 e la ponderazione degli indici che concorrono alla determinazione dei due indicatori hanno permesso di stimare l’intensità rappresentativa delle associazioni presenti nei sistemi dei paesi campione e a livello europeo. Attribuendo un peso identico a tali indici, quindi 1/6 agli indici IRD e 1/3 agli indici IRE si può notare come l’indicatore IRD delle associazioni italiane di settore è pari a quello di Francia e Polonia, mentre a livello europeo (indicatore IRE) si nota un arretramento rispetto alle rappresentanze francesi e un aumento del gap con Regno Unito e Germania. Di seguito si fornisce anche, per eventuali riflessioni, l’indicatore aggregato (IRD/IRE) che posiziona l’Italia, ancora una volta, tra Francia e Polonia. 2. Per la rilevazione dei dati vedi infra Appendice. 3. Per i dati vedi infra Appendice. 34 4. esame comparato e metodologia Figura 4.1 – Indicatore IRD (MAX 30 PT-MIN 3 PT) 30 20 10 0 Regno Germania Italia Unito Francia Polonia Svezia Spagna Finlandia Figura 4.2 – Indicatore IRE (MAX 30 PT-MIN 3 PT) 60 50 40 30 20 10 0 Regno Unito Germania Francia Italia Polonia Spagna Svezia Finlandia 35 Figura 4.3 – Indicatore aggregato IRD/IRE (MAX 60 PT-MIN 6 PT) 60 50 40 30 20 10 0 Regno Germania Francia Unito Italia Polonia Spagna Svezia Finlandia Considerando questi risultati è possibile rilevare come il modello italiano si possa posizionare nella fascia mediana tra i paesi analizzati, sia a livello domestico che a livello europeo, laddove lamenta un gap dimensionale di mercato e di patrimonializzazione rispetto a Regno Unito e Germania. Basti pensare che nel 2011 la quota degli assets bancari italiani rappresentava il 9% dell’intero portafoglio EU27, mentre quelli inglesi il 21% e quelli tedeschi il 18%. Significativo anche il gap nella raccolta premi, pari al 15% di EU27 per l’Italia, rispetto al 24% sia di Germania che Regno Unito4. Escludendo quindi poco realistici paragoni con i sistemi inglesi e tedeschi (indicatore IRE molto elevato e nel caso della Germania anche un sistema bancario che risulta diversamente articolato), con quelli nordeuropei e quelli di Polonia e Spagna (indicatore IRE poco elevato), il punto di partenza è dunque quello di verificare le possibili analogie e confronti con il modello francese, che, come rilevato, presenta una rappresentatività domestica analoga a quella italiana e un potenziale a livello europeo leggermente maggiore. Ne consegue che il primo spunto per una riflessione potrebbe partire proprio dall’esame del cosiddetto modello Medef (Mouvement des Entre4. Per i dati complessivi vedi Appendice a cura di Giulia Cerasi. 36 4. esame comparato e metodologia prises de France), tenendo presenti le seguenti considerazioni emerse da questa analisi (vedi figura 3.1). In primo luogo, la quota di addetti nei tre comparti in Italia e del contributo al valore aggiunto nel sistema paese è sufficientemente rilevante (addirittura maggiore di quello francese: 5,4% contro il 4,7%) per concorrere in maniera significativa all’incremento di rappresentatività di una confederazione sul modello Medef. La stessa invece è da sola poco rilevante per raggiungere i livelli di rappresentatività già espressi nel Regno Unito. La convenienza dunque del mondo industriale, bancario ed assicurativo italiano a convergere verso il modello Medef potrebbe essere comune. In secondo luogo, l’aggregazione delle imprese aderenti alle associazioni del settore bancario, assicurativo e attività ausiliarie al complesso del sistema impresa italiano potrebbe aumentare sensibilmente l’indicatore IRE, riducendo in parte il rilevato gap dimensionale in particolare con il Regno Unito, dove ad un sistema bancario e assicurativo più forte non corrisponde un sistema manifatturiero di pari peso. Infine, la relativamente più bassa incidenza dei comparti assicurativo e bancario italiani nel mercato del lavoro domestico rispetto a quello francese (poco più del 3% il primo rispetto ad oltre il 4% del secondo) verrebbe compensata da una maggiore rappresentanza delle associazioni raggruppate nella attuale FeBAF rispetto a Medef, alla quale aderisce solo la Fédération bancaire française (che conta poco più del 60% delle banche operanti in Francia), mentre non vi partecipa la Fédération national du crédit agricole, le federazioni regionali del credito mutualistico e le Banche popolari di risparmio. Anche nel settore assicurativo, le mutue assicuratrici francesi non aderiscono al sistema Medef. 5. Spunti di riflessione L’indagine effettuata dimostra come vi siano realtà molto differenti e articolate nei paesi presi in esame. Differenze che trovano origine nella storia di tali paesi e nell’impatto della crisi finanziaria del 2007 e successiva recessione e nel ruolo svolto dallo Stato Nazionale nei vari contesti. A livello europeo, anche i pesi dei singoli comparti, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione sono differenti, ma appare chiaro come solo ragionando in maniera aggregata e unitaria sarà possibile provare a dare una risposta non solo alla prima domanda formulata all’inizio di questo lavoro, ma soprattutto agli interrogativi sul futuro e sul ruolo atteso per gli operatori finanziari. Qualsiasi sarà la risposta è evidente che la stessa non potrà prescindere dal processo di unificazione bancaria europea in atto e che il successo di tale processo e il suo impatto sull’economia reale dipenderà dalla capacità di lettura che gli operatori del settore sapranno dare ai fenomeni che li vedono oggi sempre più in prima linea. 38 appendice 39 appendice a cura di Giulia Cerasi 40 appendice 41 Figura 1 – Numero di addetti delle imprese di servizi finanziari, ad eccezione delle assicurazioni, dei fondi pensioni e delle holding (Codice Ateco K64) negli anni 2008-2009 800.000 700.000 600.000 500.000 400.000 300.000 200.000 100.000 2008 Fonte: Eurostat. 2009 and ia Fin l Sve zia lon ia Po Spa gna Ita lia Fra nci a Un ito gno Re Ge rm ani a 0 42 appendice Figura 2 – Numero addetti imprese nel settore nelle assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione, escluse le assicurazioni sociali obbligatorie (Codice Ateco K65), anni 2008-2009 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 2008 Fonte: Eurostat. 2009 Fin lan dia Sve zia lon ia Po Ita lia Spa gna Un ito Re gno ani a rm Ge Fra nci a 0 43 Figura 3 – Numero addetti attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative (Codice Ateco K66), anni 2008-2009 400.000 350.000 300.000 250.000 200.000 150.000 100.000 50.000 Fonte: Eurostat. lan dia Fin Sve zia lon ia Spa gna 2009 Po Ita lia Fra nci a ani a rm Ge 2008 Re gno Un ito 0 44 appendice Figura 4 – Numero addetti complessivi nei tre comparti (K64, K65 e K66), anni 20082009 1200000 1000000 800000 600000 400000 200000 Fonte: Eurostat. dia lan Fin K 66 zia K 65 Sve ia lon Po gna Spa lia Ita a nci Fra Un gno K 64 Re Ge rm ani a ito 0 45 Figura 5 – Percentuale addetti nelle imprese di servizi finanziari ad eccezione delle assicurazioni, dei fondi pensioni e delle holding (K64) su totale paese, anni 2008-2009 3,00 2,50 2,00 1,50 1,00 0,50 2008 Fonte: Eurostat. zia gna Sve Fin l 2009 Spa and ia lia Ita cia Fra n a rm ani Ge nia Po lo Re gno Un ito 0,00 46 appendice Figura 6 – Percentuale addetti nelle imprese nel settore dell’assicurazione (K65) su totale paese, anni 2008-2009* 1,40 1,20 1,14 1,00 0,80 0,65 0,60 0,60 0,60 0,55 0,37 0,40 0,29 0,22 0,20 Re 2008 2009 * Il numero sopra l’istogramma è riferito al 2009. Fonte: Eurostat. lia Ita nia Po lo gna Spa ito gno Un zia Sve a rm ani Ge dia lan Fin Fra n cia 0,00 47 Figura 7 – Percentuale addetti nelle attività ausiliarie ai servizi finanziari e alle attività assicurative (K66) su totale paese, anni 2008-2009* 1,48 1,07 0,91 0,87 0,73 0,68 0,52 2008 2009 * Il numero sopra l’istogramma è riferito al 2009. Fonte: Eurostat. and ia Fin l Sve zia ani a Ge rm Spa gna Ita lia Fra nci a Po Re gno U lon ia 0,26 nit o 1,60 1,40 1,20 1,00 0,80 0,60 0,40 0,20 0,00 48 appendice Figura 8 – Totale percentuale addetti nei tre comparti (K64, K 65 e K66), anni 2008-2009 5 4,5 4 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 Fonte: Eurostat. K 66 dia lan Fin zia Sve ia lon K 65 Po gna Spa lia Ita a nci Fra Un gno K 64 Re Ge rm ani a ito 0 49 Figura 9 – Percentuale valore aggiunto delle attività finanziarie e (assicurative K64 e K65), anno 2011 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 9,4 5,7 5,4 4,4 4,3 4,7 4,2 Nota: Il dato della Francia risale al 2010. Fonte: Eurostat. a nci Fra ito Un Re gno dia lan Fin lia Ita gna Spa a rm ani Ge nia Po lo Eu rop a 2,8 50 appendice Figura 10 – Percentuale valore aggiunto delle attività finanziarie (K64) su valore aggiunto attività finanziarie in Europa, anno 2011 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 19 19 17 11 6 Nota: Il dato della Francia risale al 2010. Fonte: Eurostat. lan dia 2 Fin ia Sve z lia Ita Spa gna Ge rm ani a a nci Fra Re gno Un ito 3 51 Figura 11 – Rappresentanza del settore bancario e del settore assicurativo per paese, anno 2012 100% 90% 90 90 90 87,5 95 86 81 80% 95 91 70 67 70% 59 60% 46,2 50% 40% 34,6 26,8 30% 20% 11 10% lia Ita ia lon Po dia lan Fin zia Sve gna Spa Un ito a Re gno nci Fra Ge rm ani a 0% Settore bancario Settore assicurativo Nota: Per mappare la rappresentanza delle associazioni in ogni paese in esame sono stati presi in considerazione i siti internet delle varie associazioni del settore bancario e del settore assicurativo in ogni singolo paese. Fonte: Eurostat. 52 appendice Figura 12 – Quota degli assets bancari nel sistema EU27 Atri paesi UE 22% Finlandia 1% Germania 18% Polonia 1% Svezia 2% Spagna 8% Italia 9% Regno Unito 21% Francia 18% Fonte: Eurostat, Annual accounts by institutional sector, 2012. 53 Figura 13 – Quota dei premi assicurativi nel sistema EU27, anno 2011 4% 8% 3% 1% 24% Regno Unito 14% Italia Germania Francia 24% 22% Fonte: Insurance Europe, 2013. 24% 54 appendice 55 bibliografia 56 appendice 57 Commissione europea, Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai mercati degli strumenti finanziari che abroga la direttiva 2004/39/CE del Parla­mento europeo e del Consiglio (rifusione), COM(2011) 656 definitivo del 20 ottobre 2011 Commissione europea, Facts and findings on state of the EU member states, Commission Staff working document, SEC(2011)1487, 2011. Commissione europea, Financial stability and integration Report 2011, Brussels, April 2012 Commissione europea, Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla interme­diazione assicurativa (rifusione), COM(2012) 360 def del 3 luglio 2012, per la revisione della direttiva sull’intermediazione assicurativa 2002/92/CE. Commissione europea, Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 2002/65/CE, 2013/36/UE e 2009/110/CE e che abroga la direttiva 2007/64/CE, COM(2013) 547 final del 24 luglio 2013. Direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2009, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (Solvibilità II). Eurostat, Annual accounts by institutional sector, 2012. Eurostat, European Business, Facts and figures. Chapter 26, 2009. 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Il rispetto dell’ambiente significa qualità della vita. Finito di stampare nel mese di maggio 2014 presso Pronto Stampa srl Via Praga 1 - 24040 Verdellino (BG) LE SFIDE DELLA RAPPRESENTANZA PER IL SETTORE FINANZIARIO Copertina di Ettore Festa, HaunagDesign “Tanto più le associazioni di categoria sono immerse in ambiente competitivo e in un sistema politico-istituzionale forte e stabile tanto più esse sono capaci di erogare servizi di qualità ai loro associati (e non solo) e rappresentanza di interessi trasparente e non corporativa… La rappresentanza cambia, si evolve. Da questo studio può emergere dunque la conferma scientifica della giustezza del percorso che abbiamo avviato con il nostro rassemblement, anticipando a livello comparato un trend storico inevitabile: la semplificazione e una rappresentanza di interessi tendenti il più possibile a quello generale, senza per questo rinunciare ad una forte identità di valori…Come servire allora meglio gli associati? Quale ruolo attribuire alle associazioni rappresentative di interessi economici? Sono queste le domande che hanno ispirato il lavoro che la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza ha affidato alla Fondazione Bruno Visentini” (dalla prefazione di Fabio Cerchiai). “In un contesto di criticità ma anche di grandi riforme, è necessario poter contare su una rappresentanza unitaria di tutti gli operatori finanziari europei. E il punto di partenza del lavoro di Luciano Monti è stato proprio quello di esaminare le forme di organizzazione e di rappresentanza, istituzionale e funzionale, dei settori delle Banche, Assicurazioni, Servizi finanziari e reti di distribuzione finanziarie in rapporto alle principali esperienze europee...ne esce un quadro molto variegato che non impedisce tuttavia di individuare le possibili strade per ragionare su una rappresentanza efficace e in grado di dare il giusto peso ai sistemi associativi che domani dovranno accompagnare gli operatori finanziari nei grandi cambiamenti che la sfida della globalizzazione, e il progetto di integrazione europea, stanno rendendo inevitabili e urgenti” (dall’introduzione di Gustavo Visentini). Alla Federazione Banche Assicurazioni e Finanza, nata nel 2008 per iniziativa di Abi ed Ania, aderiscono: Abi, Ania, Assogestioni, Aifi, Assofiduciaria, Assoimmobiliare, Assoprevidenza e Assosim. Luciano Monti LE SFIDE DELLA RAPPRESENTANZA PER IL SETTORE FINANZIARIO Luciano Monti Luciano Monti LE SFIDE DELLA RAPPRESENTANZA PER IL SETTORE FINANZIARIO Alla ricerca di nuovi paradigmi in Europa e in Italia PREFAZIONE DI FABIO CERCHIAI INTRODUZIONE DI GUSTAVO VISENTINI Luciano Monti è Docente di Politica Economica Europea alla LUISS Guido Carli e coordinatore dell’Osservatorio Economico Internazionale della Fondazione Bruno Visentini. È autore di numerosi saggi e articoli sulle politiche dell’Unione Europea. www.luissuniversitypress.it 10.00 EURO Banche Assicurazioni Finanza Fondazione Bruno Visentini