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I plastidi
PLASTIDI
I plastidi sono organuli specifici delle cellule vegetali.
I plastidi sono costituiti da un involucro fatto da due membrane bistratificate la
MEMBRANE ESTERNA e la MEMBRANA INTERNA all’interno delle quali si
trova lo STROMA o MATRICE, fluido contenente vari metaboliti ed intermedi di
reazione, ioni, proteine, ribosomi, DNA, lipidi.
• La MEMBRANA ESTERNA
attua il riconoscimento ed il
trasferimento all’esterno di
componenti plastidiali
sintetizzati all’interno,
mentre la
• MEMBRANA INTERNA
regola il flusso di metaboliti
e ioni inorganici.
Sulle membrane sono inseriti
numerosi enzimi che
partecipano a vari processi
metabolici.
I plastidi hanno ribosomi e DNA
propri rispetto a quelli della
cellula e perciò possono
svolgere sintesi proteica
autonoma.
Nelle cellule giovani, poco differenziate, sono presenti proplastidi, dei plastidi piccoli,
incolori o di colore verde pallido, da cui si originano i plastidi altamente differenziati.
I plastidi mancano nei funghi e nei procarioti.
Nelle alghe sono indicati con il
termine generico di
cromatofori; salvo alcune
eccezioni, essi sono pochi,
voluminosi e di differente
morfologia, centrali o parietali,
unici o variamente perforati
(archeo- e mesoplastidi).
Nelle alghe più evolute e nelle
piante terrestri sono piccoli,
numerosi, di forma lenticolare
e funzionalmente differenziati
(neoplastidi).
Dai proplastidi si differenziano i plastidi che si dividono
a seconda della loro funzione, del loro colore, dello sviluppo
delle membrane interne e del contenuto dello stroma, in tre
diversi tipi:
- CLOROPLASTI Funzione: fotosintesi clorofilliana.
Possiedono un’abbondante sistema di membrane
interne pigmentate ( membrane tilacoidali)
- CROMOPLASTI Funzione: pigmentazione di fiori
e frutti, contengono carotenoidi e sono da gialli ad
aranciati. Il cambiamento di colore, durante la
maturazione dei frutti di pomodoro e di peperone, è
dovuto alla trasformazione dei cloroplasti in cromoplasti
nelle cellule del pericarpo dei frutti
- LEUCOPLASTI Funzione: riserva. Non
contengono pigmenti e sono localizzati nelle cellule dei
tessuti non clorofilliani. Essi possono immagazzinare
proteine ed amido. I leucoplasti che contengono
amido sono detti amiloplasti
DIFFERENZIAMENTO dei VARI PLASTIDI
In una cellula vegetale indifferenziata i plastidi sono presenti anche essi in una forma
indifferenziata.
Questi plastidi “embrionali” sono detti PROPLASTIDI, + piccoli degli altri plastidi e con
sistema di membrane interne poco sviluppato.
Il loro differenziamento, dipende in parte da fattori esterni ed in parte da meccanismi interni
di regolazione.
Un importantissimo fattore
esterno di regolazione è la LUCE.
Schema dello sviluppo di diversi
tipi di plastidi.
La via principale corrisponde allo
sviluppo di un proplastidio e del
plastidio iniziale in un plastidio
fotosinteticamente attivo.
Quest’ultimo si può trasformare
in un amiloplasto con funzione di
riserva di amido. Può anche
degenerare, trasformandosi in
cromoplasto(frutti in
maturazione).
Al buio si formano degli
ezioplasti che, si trasformano in
cloroplasti in presenza di luce.
Nei tessuti non clorofilliani i
plastidi iniziali e proplastidi
evolvono direttamente in
amiloplasti, leucoplasti o
cromoplasti.
La luce è un fattore necessario ma non
sufficiente per la trasformazione dei
proplastidi in cloroplasti.
La sviluppo dei plastidi è quindi
governato anche da fattori genetici che
sono organo-specifici e tessuto-
specifici.
LEUCOPLAST
•amyloplasts - colorless plant
organelle related to starch
production & storage
• aleuroplasts - colorless plant
organelle related to protein
production & storage
•elaioplats - colorless plant
organelle related to oil & lipid
production & storage
La famiglia dei plastidi…
BUIO
Proplastidi
•Indifferenziati
•Senza colore
Ezioplasti
•Senza clorofilla
LUCE
Cloroplasti
•Clorofilla
•Fotosintesi
Amiloplasti
•Accumulo di amido
•Senza colore
Cromoplasti
•pigmenti rossi-gialli
(carotenoidi→vitamina A)
Gerontoplasti
•Cloroplasti senescenti
•(foglie invernali)
In foglie, steli
Radici, semi, frutti.
Petali, frutti.
PROPLASTIDIO
*
LEUCOPLASTI
AMILOPLASTI
CROMOPLASTI
**
invecchiamento della
EZIOPLASTI
+ luce
- luce
ELAIOPLASTI
PROTEOPLASTI
*In piante germinate al buio
**Nelle radici
cellula
CLOROPLASTI
Cloroplasti
Sono i siti della fotosintesi, contengono
clorofilla e pigmenti carotenoidi.
I pigmenti clorofilliani, recettori necessari per
la fotosintesi, sono responsabili del colore verde
di questi plastidi.
Tale colore si manifesta perché la molecola è in
grado di assorbire le radiazioni rosse e quelle
violette (entrambe complementari rispetto al colore
verde).
Nella foto in alto
abbiamo uno
schema
tridimensionale di
una cellula
vegetale
contenente
cloroplasti.
Generalmente essi si dispongono con la
superficie più ampia, parallela alla parete
cellulare, anche se sotto l’influenza della luce
essi possono riorientarsi a seconda del caso.
In realtà il termine cloroplasto è specifico solo
dei plastidi fotosintetizzanti verdi.
Cellula di foglia di grano (TEM) che mostra una cellula con un grande vacuolo
che pressa il citoplasma contro la periferia della cellula-notare I cloroplasti.
Dettaglio del cloroplasto.
Identifica la locazione delle reazioni che avvengono alla luce ed al buio, tilacoidi stromatici e grana.
Un dettaglio dei grana. Identifica lo spazio intra-tilacoidale, il compartimento nel quale I protoni
sono pompati durante le reazioni di trasporto degli elettroni (reazioni luminose).
Il complesso ATPasico, che dissipa il gradiente protonico è anche localizzato in queste
membrane. Nota anche la doppia membrana del cloroplasto, che gioca un ruolo importante nel
controllo del trasporto degli acidi organici e degli zuccheri.
È delimitato da 2 membrane unitarie che costituiscono l’involucro plastidiale e sono
separate da uno spazio periplastidiale.
Le 2 membrane sono specializzate per funzioni molto diverse.
La membrana esterna è coinvolta essenzialmente nei meccanismi di riconoscimento e di
trasferimento all’interno dell’organello, di componenti strutturali e funzionali,
sintetizzati in altri compartimenti cellulari.
Quella interna, invece, regola il flusso di metaboliti e ioni organici tra citoplasma e
stroma plastidiale.
La struttura interna del
cloroplasto è complessa.
Lo stroma è attraversato da
un elaborato sistema di
tilacoidi, formato da
“grana”-serie di tilacoidi a
forma di disco somiglianti a
pile di monete- e “tilacoidi
stromatici” (intergranari)
che, attraversano lo stroma tra
i grana, parallelamente
all’asse maggiore del
cloroplasto.
E' stato ipotizzato che tutti i tilacoidi siano, in qualche modo,
collegati tra di loro, in modo da formare un’unica cavità interna.
Questo spazio interno servirebbe (come vedremo, in seguito)
da sito di accumulo per gli ioni H+ liberati nella prima fase della
fotosintesi (il gradiente formato dai quali, ai due lati della
membrana dei tilacoidi, è assai importante per fornire energia
alla sintesi chemiosmotica di ATP).
In effetti, rispetto alla membrana che ricopre il
cloroplasto, la
membrana dei tilacoidi presenta diverse peculiarità. In
particolare, nella membrana tilacoidale troviamo tre
gruppi di
molecole importantissime.
1.I fotosistemi, di cui il PS II presente soprattutto
sulla
membrana dei tilacoidi impilati in grana e il PS I
più esterno per
essere accessibile al NADP+ nello stroma.
Per "fotosistema" si intende l'insieme dei pigmenti
fotosintetici, che comprende i pigmenti antenna
(accessori) e i pigmenti del centro di reazione (tra
cui la
cosiddetta "coppia speciale" di molecole di
clorofilla a, che fa partire le reazioni della fase
luminosa).
L'ampio sviluppo superficiale di cui è dotata, il rapporto al
piccolo volume racchiuso nello spazio interno dei tilacoidi,
permette alla membrana di sfruttare al meglio la luce
ricevuta, creando rapidamente un'alta concentrazione di
ioni H+.
2.Il sistema di trasporto elettronico del cloroplasto, in grado
di ricevere gli elettroni perduti dalla clorofilla, in seguito
all'assorbimento di luce.
3.I complessi proteici dell'ATP-sintetasi, in grado di sfruttare
il gradiente di ioni H+, creatosi tra lo spazio interno dei
tilacoidi e lo stroma, per produrre molecole di ATP con
meccanismo chemiosmotico.
Il cloroplasto ha numerosi compiti nella cellula:
Deve catturare l’energia luminosa e
convertirla in energia chimica- reazioni
luminose
• Deve usare l’energia chimica per guidare un
numero di vie biosintetiche - come la riduzione
del diossido di carbonio, nitrato e solfato in
molecole organiche come zuccheri ed aminoacidi.
• Deve esprimere un numero di geni codificante
per proteine strutturali ed enzimatiche.
• Deve regolare il flusso di piccole molecole dal e
verso il citoplasma
• Deve permettere la diffusione di O2 e di CO2
• Deve comunicare con il resto della cellula anche
per esempio la sua scomparsa (come quando
invecchia).
Pigmenti Fotosintetici
Le clorofille e i pigmenti carotenoidi che sono inclusi nelle membrane dei tilacoidi sono
responsabili della cattura della luce, che dà l’avvio alla fotosintesi clorofilliana
che, può essere definita come il processo biologico di
conversione dell’energia radiante in energia chimica (fase
luminosa), utilizzata poi (fase buia) per la trasformazione
di composti a basso livello in composti ad alto livello di
energia libera, con un rifornimento finale di energia
potenziale chimica all’organismo.
Nell’assorbimento dell’energia radiante utile per la conduzione del
processo fotosintetico, sono coinvolte tre classi differenti di
pigmenti:
le clorofille, i carotenoidi, le ficobiliproteine.
I pigmenti delle prime due classi sono ubiquitari tra gli organismi
fotosintetizzanti, le ficobiliproteine, invece, sono specifiche di
alcuni gruppi algali (cianobatteri, alghe rosse, criptoficee).
Nei pigmenti fotosintetici possono venire eccitati solo elettroni di doppi legami
coniugati (per esempio quelli dell'anello porfirinico nelle clorofille).
APPARATO FOTOSINTETICO DEI CIANOBATTERI
-Occupa gran parte del citoplasma e si presenta come un
grosso sistema di lamelle o sacculi appiattiti e paralleli, detti
tilacoidi, prodotti per ripetute invaginazioni del
plasmalemma, nei quali si trovano immersi i pigmenti
fotosintetici, cioè clorofilla a, carotenoidi e xantofille, di tipo
diverso da quelle degli eucarioti.
-I tilacoidi dei cianobatteri sono ricoperti dai ficobilisomi,
piccole granulazioni formate da proteine e pigmenti
accessori detti ficobiline, di colore azzurro (ficocianina e
alloficocianina) e di colore rosso (ficoeritrina), che spesso
mascherano il colore verde della clorofilla.
-Le ficobiline, come gli altri pigmenti accessori, svolgono
l'importante funzione di captare radiazioni luminose di
lunghezza d'onda diversa da quella assorbibile dalla clorofilla
e di trasmetterla a quest'ultima per lo svolgimento del
processo fotosintetico.
-A differenza degli altri batteri fotosintetici e come in tutti i
vegetali eucariotici, nei cianobatteri sono presenti entrambi i
tipi di fotosistemi (PS I e PS II), i quali funzionano
adoperando l'acqua come donatore di elettroni per la
produzione di energia chimica (ATP e NADPH) con
liberazione di ossigeno
Filamentous
cyanobacteria
showing
fluorescence of
photosyntetic
pigment in green
light.
La capacità di formare i cloroplasti ed i pigmenti ad essi associati, implica il contributo sia del
DNA nucleare, che di quello plastidiale che è circolare e ha dimensioni tra 120-190 Kb nelle
vascolari, tra 85-300Kb nelle alghe.
Il DNA plastidiale e l’intero macchinario per la traduzione e trascrizione delle informazioni
genetiche ( ribosomi, tRNA, aminoacidi ecc.), si trovano nello stroma del cloroplasto assieme
agli enzimi solubili delle vie biochimiche; tra questi, troviamo gli enzimi della fase buia della
fotosintesi - Ciclo di Calvin-e quelli del metabolismo dell’amido.
La proteina stromatica + abbondante è la Rubisco
che conduce la reazione carbossilativa di
fissazione della CO2sul ribulosio-1-5 bisfosfato.
Sub-unità piccole
Sub-unità grandi
Alcune proteine del
cloroplasto sono codificate o
rese specifiche dal DNA
plastidiale e sono sintetizzate
nel cloroplasto stesso.
Molte proteine sono tuttavia
codificate dal DNA nucleare,
sintetizzate nel citosol e poi
trasportate nel cloroplasto.
Il cloroplasto ha genoma
stabile sia nelle cellule
che nelle specie.
Nel cloroplasto sono
presenti due regioni
che codificano gli
stessi geni, sono in
direzioni opposte e
sono note come
ripetizioni
invertite (IR).
Tra esse vi sono regioni
in copia unica piccola
e regioni in copia
unica grande.
Quando i cloroplasti fotosintetizzano rapidamente, producono una grande quantità di
zuccheri superiore alle necessità della cellula e l’eccesso viene temporaneamente
polimerizzato a formare granuli d’amido (AMIDO PRIMARIO) all’interno dei cloroplasti
stessi.
se la pianta resta al buio per almeno 24h, l’amido viene scisso per fornire zucchero alla
pianta, che in queste condizioni non è in grado di fotosintetizzare. I granuli di amido
ricompaiono poi dopo 3 o 4 ore di esposizione della pianta alla luce.
I cloroplasti, non solo sono i siti della fotosintesi, ma sono anche coinvolti
nella sintesi degli amminoacidi e degli acidi grassi e, come è già stato detto,
accumulano temporaneamente l’amido (a. primario o fotosintetico).
Cromoplasto
Sono plastidi provvisti di pigmenti, hanno
forma variabile, mancano di clorofilla ma
sintetizzano ed accumulano pigmenti
carotenoidi.
Responsabili del colore di molti fiori, delle
foglie senescenti, di alcuni frutti e radici,
come le carote.
Le funzioni precipue dei cromoplasti non
sono state ancora chiarite, anche se è noto che
le cellule che li contengono attirano a volte
insetti ed altri animali.
L'osservazione dei cromoplasti è
molto semplice, basta staccare
con attenzione uno strato sottile
(praticamente unicellulare)
dell'epidermide di un pomodoro
o di un peperone maturo,
mettere il pezzetto di epidermide
su un vetrino coprioggetto con
una goccia d'acqua o di glicerina,
coprire il tutto con un vetrino
coprioggetto ed osservare al
microscopio.
La foto riprodotta di lato è stata
ottenuta con questa tecnica e
mostra una cellula di epidermide
di peperone rosso ingrandita 400
volte.
I numerosi corpi di colore rosso
aranciato sono appunto i
cromoplasti.
Sono plastidi colorati per la presenza di abbondanti pigmenti chiamati CAROTENOIDI
o XANTOFILLE che conferiscono loro i colori giallo, arancione e rosso.
Non sono
fotosintetici.
Nei cromoplasti è presente un sistema esteso di membrane, non ci sono grana ed i
pigmenti possono essere associati alle membrane o essere nello stroma sotto forma di
cristalli, corpi filamentosi o goccioline.
Sono presenti in fiori, frutti in maturazione (pomodori, peperoni etc), foglie senescenti e
radici.
I cromoplasti possono derivare o direttamente dai proplastidi oppure possono rappresentare la
fase senescente dei cloroplasti.
Nel secondo caso la colorazione di caroteni e xantofille (arancione-rossa ) appare solo a
seguito della degradazione delle clorofille (verdi) del cloroplasto che mascherano il colore degli
altri pigmenti quando il cloroplasto è ancora funzionale.
Leucoplasti: plastidi senza pigmenti
Tra i plastidi maturi, sono i meno differenziati: mancano di pigmenti e di un
elaborato sistema di membrane interne.
Alcuni noti come amiloplasti, sintetizzano amido secondario
L’amido primario che si forma durante la
fotosintesi nei cloroplasti dove è deposto in
piccoli granuli, durante la notte quando non si
ha fotosintesi viene idrolizzato in dimeri di
saccarosio (un glucosio + un fruttosio) i quali
vengono poi trasferiti negli organi di riserva
dove si ripolimerizzano nei leucoplasti a
formare l’amido secondario.
Ciclo dell’amido: il
glucosio prodotto
durante la fotosintesi,
viene polimerizzato in
una forma insolubile
(amido primario),
osmoticamente inerte e
poco ingombrante.
Lo stesso deve essere
necessariamente
traslocato attraverso il
sistema conduttore della
pianta (floema) in una
forma solubile
(saccarosio) per poi
essere ripolimerizzato
una volta giunto agli
organi di riserva (amido
secondario).
I granuli di amido secondario vengono deposti all’interno degli amiloplasti a partire da un centro
proteico detto ILO attorno al quale l’amido viene deposto in strati concentrici.
Hanno una forma diversa a seconda delle varie piante e possono essere semplici o composti e
vengono per questo motivo anche utilizzati nel riconoscimento delle sofisticazioni alimentari
delle farine.
ORIGINE DEI PLASTIDI
TEORIA AUTOGENA: i procarioti hanno dato origine agli eucarioti
divenendo sempre più complessi e sviluppando un sistema di
endomembrane da cui si originano i plastidi ed i mitocondri.
TEORIA ENDOSIMBIONTICA
Questa teoria ipotizza che i plastidi ed i mitocondri possano essere derivati
da procarioti inglobati all’interno delle cellule eucariotiche.
Infatti i plastidi ed i mitocondri hanno in comune alcune caratteristiche
con i procarioti:
1) Presenza di un proprio DNA: molecola piccola, circolare e non
organizzata dentro un nucleo
2) ribosomi 70S (e non 80S come quelli classici presenti nel citoplasma
degli eucarioti) sensibili agli stessi antibiotici dei procarioti
(streptomicina) SONO perciò in grado di sintetizzare proteine a
partire dal proprio DNA
3) si dividono per scissione binaria
così come i procarioti
4) hanno una doppia membrana e
non posseggono microtubuli.
• Le prime piante si sono evolute inglobando un procariote fotosintetico in
un eucariote aerobico. Da questo evento iniziale si sono evoluti due gruppi
importanti del regno vegetale - le alghe verdi e le alghe rosse.
• Dopo questa unione endosimbiotica primaria, si sono presentate una
secondaria e perfino una terziaria - cellule d'alga inglobano le precedenti
formando altri gruppi d'alghe.
I cloroplasti si sarebbero originati da un unico evento di endosimbiosi
La cellula risultante si sarebbe presto diversificata
nelle due linee evolutive primarie delle alghe eucariotiche:
Glaucophyta (Cyanophora)
Mantengono la parete di peptidoglicano
Piante verdi/alghe rosse
perdono la parete
Simbiogenesi secondaria:
Cellule di una alga rossa e, in due eventi distinti, di alghe verdi
sarebbero andate incontro a simbiosi con un ospite biciliato
originando altri tre gruppi di alghe eucariotiche
Una endosimbiosi recente
Analizzando le sequenze di DNA contenute
nei plastidi dell’ameba Paulinella
chromatophora, un gruppo di ricercatori
dell’Università dello Iowa e
dell’Università di Colonia, in Germania,
ha infatti scoperto che esse sono quasi
identiche a quelle dei cianobatteri dei
generi Prochlorococcus Synechococcus,
a testimonianza che in questo caso
l’endosimbiosi si è verificata molto più
recentemente.
Gli autori della scoperta – e dell’articolo su
Current Biology in cui ne danno notizia
– sottolineano che ciò fa di Paulinella
chromatophora un modello ideale per
un progetto di sequenziazione completa
del suo genoma, al fine di identificare i
tratti genetici presenti nel nucleo che
sottostanno ai cambiamenti cellulari che
sono seguiti all’evento endosimbiontico.
CELLULA PROCARIOTE
Cellule fotosintetiche di foglia di
Elodea.
Cromoplasti
Leucoplasti
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