TRAUMI e MICROTRAUMI nel PIEDE DEL PODISTA Dolore del calcagno Il dolore calcaneare è una patologia molto ricorrente in diverse attività dinamiche e nei casi in cui viene richiesto un prolungato carico in stazione eretta. Lo sport in particolare, crea sollecitazioni e microtraumi specialmente nei saltatori, nei maratoneti, nei marciatori, nei ballerini, nei tennisti, nei giocatori di calcio, pallavolo, pallacanestro, ecc. Le cause che possono provocare dolore sono diverse. Ci sono patologie traumatiche come le fratture e i microtraumi, metaboliche come la gotta, l’artrite reumatoide ecc., oltre alle deformazioni congenite e alle patologie neurologiche. In questo articolo accenneremo, invece, alle più comuni patologie che interessano il calcagno nello sportivo: tallonite, sperone calcaneare, esostosi retrocalcaneare, fascite plantare, periostite calcaneare, borsite retrocalcaneare. Per fare una corretta diagnosi, prima di tutto occorre raccogliere un’accurata anamnesi ed analizzare il piede, e non solo, nel suo insieme. Valutare per esempio se un piede è piatto o cavo. Se esistono vesciche o callosità per attriti o sovraccarichi e controllare sia la biomeccanica del piede, che la presenza di dismetrie degli arti. Dal racconto del paziente e dalla localizzazione del dolore, sarà più facile individuare la giusta patologia. Siamo in presenza di tallonite, quando con la palpazione, il dolore è presente su tutto il calcagno. In presenza di esostosi retrocalcaneare, troveremo una salienza dura, talora con gonfiore e rossore sulla parte posteriore del calcagno e la conferma della diagnosi è radiografica. Per la borsite e la tendinite il dolore è localizzato e si accentua alla pressione con le dita, in questi casi può essere presente un arrossamento ed un leggero rigonfiamento locale. La periostite si evidenzia con dolore laterale sia interno che esterno sulla fascia inferiore del calcagno. La fascite invece si presenta con dolore sotto il tallone, come per i casi di sperone calcaneare. Può insorgere con dolore graduale e progressivo che avvertiamo soprattutto quando facciamo i primi passi al mattino o dopo aver camminato a lungo, oppure con dolore lancinante, dovuto a microlacerazioni; lesione parziale o totale della fascia aponeurotica del piede o ad un suo cedimento. Spesso con un riscontro radiografico si evidenzia la spina calcaneare e si attribuisce ad essa la causa del dolore. Ma se completassimo le indagini con ecografia e soprattutto con la RMN, potremmo trovarci davanti a quadri con presenza di ematomi, edemi e lacerazioni della fascia. 1 Tutto questo merita una riflessione. Non è da escludere che la presenza di uno sperone sia associata ad una fascite plantare. C’è comunque da osservare che spesso con indagini radiografiche occasionali, sono stati riscontrati tantissimi casi di pazienti con speroni del tutto asintomatici. C’è da dire infine che la fascite plantare, essendo nella maggior parte dei casi causata da sovraccarichi, micro o macrotraumi, richiede un lungo stop allo sport: si guarisce. Purtroppo la riparazione biologica seguita ad un’accurata fisioterapia richiede, a volte, mesi di lavoro e di pazienza. Non dimentichiamoci, infatti, che sui piedi grava il peso di tutto il corpo ed è difficile per lo sportivo, accettare di rimanere inattivi per un lungo tempo. Vediamo come affrontare le patologie su descritte.Va da sé che prima interveniamo più è facile guarire o recuperare velocemente, perciò ai primi sintomi, ridurre i carichi di lavoro e se necessario sospendere per qualche giorno l’attività sportiva. Applicare la borsa di ghiaccio anche 3-4 volte al giorno per circa 20’. Eseguire blando stretching rispettando il dolore e se questo persiste, non esitate a farvi visitare. Fatta la diagnosi, la cosa importante non è solo curare il problema, ma soprattutto trovare la causa per evitare le recidive. A volte le patologie del tallone insorgono anche per banali concause quali: le calzature, l’esasperato gesto atletico, il sovrappeso, terreni duri e sconnessi, la scarsa muscolatura o preparazione atletica, ecc. Al bisogno non esitate a parlarne col medico, col fisioterapista o il vostro preparatore atletico. Oltre al riposo e alla terapia medica, spesso è utile associare anche una buona terapia fisica con ultrasuoni, laserterapia, massaggio e soprattutto nei casi di fascite o di lesioni traumatiche, dopo il riposo forzato, è indispensabile l’intervento di un buon fisioterapista che con esercizi manuali, di stretching e propriocettivi, finalizzerà il lavoro per un reintegro all’attività lavorativa e sportiva più rapido e più efficace, senza alterare i tempi di recupero biologico. Damiano Fasciano 2