effetti uditivi ed extrauditivi del rumore

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ISSN:2240-2594
EFFETTI UDITIVI ED EXTRAUDITIVI DEL RUMORE
AUDITORY AND EXTRA-AUDITORY EFFECTS OF NOISE
De Sio S1, Di Pastena C1, Goglia C1, Cappelli L1, Monti C1, Chighine A1, Corbosiero P1,
Sinibaldi F1, Ciarrocca M1, Prenna A1, Rinaldi G1, Sacco C1, Suppi A1, Sancini A1, Tomei G2
1
Dipartimento di Anatomia, Istologia, Medicina Legale e Ortopedia, Unità di Medicina del Lavoro, “Sapienza”
Università di Roma
2
1
Dipartimento di Neurologia e Psichiatria, “Sapienza” Università di Roma
Department of Anatomy, Histology, Medical-Legal and Orthopaedics, Unit of Occupational Medicine,
“Sapienza" University of Rome
2
Department of Neurology and Psychiatry, "Sapienza" University of Rome
Citation: De Sio S, Di Pastena C, Goglia C, et al. Effetti uditivi ed extrauditivi del rumore.
Prevent Res, published on line 22. Sep. 2012, P&R Public. 31
Parole chiave: rumore, danno uditivo, effetti extrauditivi
Key words: noise, hearing loss, extra-auditory effects
Riassunto
Il rumore viene definito come “suono sgradevole” ed è uno tra gli agenti fisici più diffusi sia in ambito lavorativo che
extra lavorativo. Provoca una serie di alterazioni a carico delle strutture neuro-sensoriali dell'orecchio interno e può
creare danni anche ad altri organi ed apparati, interferendo con l’omeostasi dell’organismo e rappresentando uno dei
principali componenti dell’inquinamento ambientale.
E’ possibile intervenire, ai fini della tutela della salute degli esposti promuovendo un’azione di protezione acustica a
livello collettivo o individuale, fornendo opportuni dispositivi di protezione individuale e portando avanti una adeguata
opera di formazione ed informazione della popolazione sui possibili rischi da rumore.
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Published on line 22. Sep. 2012| P&R Public. 31
EFFETTI UDITIVI ED EXTRAUDITIVI DEL RUMORE
Abstract
Noise is defined as "unpleasant sound" and is one of the most common physical agents present in the workplace and
out of workplace. It causes a lot of alterations in neuro-sensorial structures of the inner ear and could cause damage
of other organs and systems, interfering with the homeostasis of the organism and representing one of the principal
components of environmental pollution.
It's possible to intervene in order to protect the health of exposed promoting a collective or individual action of hearing
protection, providing opportune personal protective equipment to the exposed, and leading an appropriate action of
formation and information of the population about the possible risks of noise.
Descrizione generale dell’argomento alla base dello studio
Il rumore è senza dubbio uno degli agenti fisici più diffusi sia in ambito lavorativo che extra lavorativo (1).
Tra le innumerevoli sorgenti di rumore possiamo citare a titolo di esempio: il traffico veicolare (che ne rappresenta
senza dubbio la fonte principale, soprattutto in prossimità di svincoli di grandi strade ad alta velocità di traffico,
tangenziali, incroci, luoghi in prossimità di autostrade, etc.), il traffico aereo e su rotaia (riguardante maggiormente gli
abitanti di zone in prossimità di aeroporti e stazioni), l’abitudine di ascoltare musica ad alto volume (hobbies,
discoteche), la caccia, ecc..
Ma cos’è il rumore con esattezza?
Il rumore viene definito come un “suono sgradevole” . Ha la stessa natura del suono, nel senso che entrambi sono il
risultato di energia meccanica emessa da una sorgente che si propaga in un mezzo (solido, liquido, gassoso) sotto
forma di vibrazioni. La sua intensità (“livello sonoro”) si misura in decibel (dB). Da una intensità appena percepibile
(detta soglia di udibilità) si può arrivare a valori sempre più elevati che possono determinare dolore (soglia del dolore).
All’interno di questi valori estremi esistono diversi livelli di comune riscontro nella vita quotidiana (fig. 1).
Fig. 1
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EFFETTI UDITIVI ED EXTRAUDITIVI DEL RUMORE
Ad esempio possiamo riportare che:
-
Il tic-tac di un orologio, mediamente, ha un’intensità di 20 dB;
Un concerto rock e alcune attività lavorative possono superare i 100 dB;
Un aereo al momento del decollo supera i 120 dB e quindi la soglia del dolore.
Non è soltanto l’intensità del rumore a determinare eventuali danni alla salute, ma anche la durata dell’esposizione
unitamente ad altri fattori (quali il tipo di rumore impulsivo o no) e la frequenza (ad alta o bassa frequenza).
Breve descrizione dell’orecchio e della fisiologia del suono
L'orecchio è diviso in tre parti: orecchio esterno, medio e interno.
L'orecchio esterno, di forma semicircolare e costituito prevalentemente da cartilagine, presenta una zona superiore
chiamata padiglione ed una inferiore chiamata lobo.
Dall'orecchio esterno origina il cosiddetto condotto uditivo che termina con una membrana chiamata timpano,
fondamentale nel processo uditivo (fig.2).
Fig. 2
L'orecchio medio comprende una piccola zona delimitata dal timpano e da un piccolo orifizio chiamato finestra ovale, la
quale mette in comunicazione l’orecchio medio con l'orecchio interno.
Timpano e finestra ovale sono uniti da una catena di ossicini che prendono il nome dalla loro forma: martello, incudine
e staffa (fig. 3).
Fig. 3
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EFFETTI UDITIVI ED EXTRAUDITIVI DEL RUMORE
L’orecchio interno risulta costituito da un labirinto osseo e da un labirinto membranoso.
Il labirinto osseo è un sistema di cavità scavate nell’osso temporale che si dirigono da dietro e lateralmente, in avanti e
medialmente. Dietro ad esso vi sono i canalicoli semicircolari, il vestibolo (sacculo e utricolo) e la chiocciola.
I Canalicoli semicircolari, divisi in anteriore, posteriore e laterale, sono orientati nei tre piani dello spazio e si
trovano posteriormente e in alto rispetto al vestibolo.
Ciascun canale ad una delle sue estremità presenta una dilatazione chiamata ampolla ed il loro epitelio è costituito da
cellule pavimentose.
A livello dell’ampolla sono presenti dei rilievi dell’epitelio chiamati creste ampollari, in cui le cellule assumono la
funzione di cellule recettoriali cigliate.
Il Vestibolo, che rappresenta la parte centrale del labirinto osseo, è costituito da due vescicole chiamate utricolo e
sacculo. L’utricolo è la più voluminosa ed è in contatto con i canali semicircolari, il sacculo è in comunicazione,
attraverso il dotto reuniente, con la scala (media) cocleare della chiocciola. Anche a livello del vestibolo troviamo
cellule con funzione recettoriale chiamate macule (contenenti recettori neurosensoriali), immerse nella membrana
otolitica.
La Coclea o chiocciola è costituita da un tubo membranoso lungo circa 35 mm, avvolto a spirale. Per tutta la sua
lunghezza la sua cavità interna è suddivisa da due setti, la membrana basilare e quella di Reissner, in tre rampe:
rampa vestibolare (superiore), timpanica (inferiore) e cocleare (intermedia). La rampa vestibolare che si apre alla base
della coclea con la finestra ovale si continua con la rampa timpanica la cui estremità si apre nella finestra rotonda. Le
due rampe sono ripiene di perilinfa e sono in collegamento tra loro. La rampa cocleare non comunica con le altre due
ed è ripiena di endolinfa. In quest’ultima rampa si trova l’Organo del Corti poggiato sulla membrana basilare. Esso si
estende dalla base all’apice della coclea e quindi assume un andamento a spirale. Tale struttura, peraltro complessa,
rappresenta l’organo di recezione delle onde sonore. Esso è costituito da una serie di cellule ciliate, interne ed esterne,
che sono le vere cellule recettrici, nonché da una serie di cellule quali le cellule del Claudius, le cellule dei pilastri del
Corti ed altre come quelle di Hensen e del Deiters, tutte a funzione di sostegno dell’intera struttura. Le due file di
cellule ciliate sono coperte da una lamina sottile ma elastica detta lamina tectoria nella quale sono infisse le estremità
delle ciglia. Le fibre nervose provenienti dalle cellule ciliate si riuniscono alla base della coclea formando la parte
acustica del relativo nervo. Quando le onde sonore dell’ambiente vengono captate dal padiglione auricolare,
responsabile del rinforzo e dell’amplificazione del suono, esse vengono concentrate e convogliate verso il meato
acustico esterno. Il suono dall’orecchio esterno, passando attraverso il condotto uditivo, arriva sino al timpano
provocandone una vibrazione. Quest’ultima raggiunge e attiva la catena degli ossicini, la quale costituisce una leva di
tipo angolare in cui il braccio della potenza è rappresentato dal manico del martello, quello della resistenza
dall’incudine, il fulcro dalla testa del martello.
Il movimento della staffa che chiude la finestra ovale causa una compressione della perilinfa. Le onde di pressione
percorrono le due rampe, la vestibolare e la timpanica, smorzandosi contro la membrana della finestra rotonda. Nel
suo percorso le onde premono sulla membrana di Reissner determinando una distorsione della membrana basilare. A
seguito di tale movimento la membrana tectoria piega le ciglia delle cellule recettrici che scaricano così una serie di
potenziali nel nervo acustico, dirigendosi sino alla corteccia uditiva del cervello, venendo recepiti come suono (fig. 4)
(2).
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EFFETTI UDITIVI ED EXTRAUDITIVI DEL RUMORE
Fig. 4
Aspetto specifico dell’argomento trattato
L'esposizione a rumori di elevata intensità e per lunghi periodi di tempo provoca una serie di alterazioni a carico delle
strutture neuro-sensoriali dell'orecchio interno, determinando quella che viene definita IPOACUSIA NEUROSENSORIALE
o PERCETTIVA. L'organo del Corti è la sede principale in cui si realizzano i danni; sono soprattutto colpite le cellule
ciliate esterne, con possibile rottura della membrana cellulare, conseguente morte della cellula e distacco delle cellule
ciliate dalla membrana basilare. Tali lesioni irreversibili si manifestano con perdita dell’udito (innalzamento permanente
della soglia uditiva). Il rumore ad intensità più elevata (non inferiore a 120-130 dB secondo alcuni Autori) determina
effetti anche sulla porzione vestibolare ma questi sono di solito reversibili dopo la cessazione dello stimolo sonoro e
consistono in vertigini, nausea, disturbi dell'equilibrio.
Nel caso di esposizione acuta a livelli di rumore intensi e di breve durata (ad esempio nel caso di esplosioni) i sintomi
possono essere: dolore acuto, senso di stordimento, vertigini e ipoacusia di vario grado; all’esame audiometrico si può
evidenziare un deficit della funzione uditiva che può essere temporaneo o permanente e con caratteristiche diverse da
quelle presenti nel danno da esposizione cronica.
Nel caso di esposizione prolungata al rumore (cronica) i sintomi e i quadri evidenziabili all’esame audiometrico (esame
che misura la funzione uditiva) possono essere suddivisi in 4 fasi:
I FASE – SENSAZIONE DI “ORECCHIO PIENO”, SENSO DI STORDIMENTO.
Si può verificare di solito per esposizione a rumore di lieve durata e di non elevata intensità manifestandosi
solitamente con acufeni (ronzii e fischi auricolari). Il fenomeno è influenzato dal livello di rumore e dalla durata di
esposizione e
presenta delle differenze da un soggetto ad un altro. All’esame audiometrico si può evidenziare in
questa fase un deficit uditivo temporaneo lieve e solo ad alcune frequenze. L’allontanamento dall’esposizione permette
solitamente un rapido recupero della normale soglia uditiva. E’ possibile il riscontro all’esame audiometrico, anche in
fase iniziale, di un deficit uditivo irreversibile lieve solo ad alcune frequenze che può o meno essere accompagnato
dalla sintomatologia sopra descritta.
II FASE – DEFICIT UDITIVO IRREVERSIBILE PUR IN ASSENZA DI SINTOMI.
Si può verificare sia nei primi mesi di esposizione a rumore sia dopo anni, in funzione dell’intensità del rumore, del
tempo di esposizione e della sensibilità individuale.
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EFFETTI UDITIVI ED EXTRAUDITIVI DEL RUMORE
III FASE – DEFICIT UDITIVO CONCLAMATO.
Si può verificare dopo anni dall’inizio della fase precedente; il soggetto, cosciente del proprio disturbo, comincia ad
avere difficoltà nella percezione della voce bisbigliata e necessità di aumentare il volume per ascoltare la radio e la tv.
All’esame audiometrico si può evidenziare un deficit uditivo grave che riguarda un maggior numero di frequenze.
IV FASE – DEFICIT UDITIVO GENERALIZZATO
Caratterizzato dalla grave compromissione degli scambi verbali; all’esame audiometrico si può evidenziare un deficit
uditivo generalizzato su tutte le frequenze.
Nonostante la patologia da rumore a carico dell’apparato uditivo sia la più studiata e la più conosciuta, numerosi studi
dimostrano che vi è un aumento di patologie di diverso tipo connesse con il rumore. Sono state studiate, tra le altre, le
valenze emotive e la rappresentazione a livello del sistema nervoso centrale di differenti tipi di ritmi musicale. Una
caratteristica fondamentale dei ritmi rock, ad esempio, è la loro ripetitività e l’uso di tonalità in grado di suscitare
reazioni d’allarme, di sovrastimolare il cervello rendendolo attento soltanto a quegli stimoli che superano una certa
soglia, divenuta più alta a causa dell’esposizione al suono stesso. Effetto opposto a quello dovuto alla musica rock
viene prodotto da quel tipo di musica che ha la proprietà di calmare e rilassare, che si basa su componenti melodiche,
prive di toni alti e di componenti martellanti, e nella quale sono favoriti gli effetti eco e le assonanze con rumori
naturali e ipnotici come le onde del mare, il rumore del vento o di una cascata etc.
Il tipo di risposta extralavorativa al rumore può essere, in relazione al tipo di stimolo: breve/intenso/improvviso
oppure atteso/cronico. Altri fattori che condizionano il danno extrauditivo sono la sensibilità individuale, l’effetto
sorpresa, il contenuto semantico, l’identificabilità della sorgente. Per quanto riguarda gli effetti dell’ esposizione alle
diverse intensità di rumore è stata suggerita una scala di lesività: rumore <35 dB (A) non provoca disturbi, raramente
dà fastidio; rumore 35-65 dB(A) causa fastidio e molestia (disturba sonno e riposo, può provocare altri effetti
extrauditivi); rumore 66-85 dB(A) induce affaticamento e disturbo (è capace di provocare reazioni di allarme, effetti
psichici e neurovegetativi, eventualmente anche danno uditivo); rumore 86-115 dB(A) causa effetti uditivi, psichici ed
in organi bersaglio; rumore 116-130 dB(A), molto pericoloso, causa effetti uditivi accentuati, evidenti effetti su organi
bersaglio; rumore > 130 dB(A), impossibile da sopportare, induce rapida insorgenza di danno uditivo, può provocare
effetti sulla funzione vestibolare, nausea , vertigini necessità del controllo visivo per mantenere l’equilibrio (3).
Gli effetti extrauditivi più studiati sono:
-
a carico dell’apparato cardiovascolare  aumento della pressione arteriosa, aumento della frequenza e
conseguente diminuzione della gittata cardiaca, alterazioni del tracciato elettrocardiografico;
-
a carico del sistema endocrino  aumentata attività di tiroide, ipofisi e surrene;
a carico dell’apparato riproduttivo  riduzione della libido e della fertilità e possibile influenza sullo sviluppo
fetale;
-
a carico dell’apparato respiratorio  aumento della frequenza respiratoria e della profondità degli atti
respiratori;
-
a carico del sistema immunitario  riduzione dei linfociti ecc.;
a carico dell’apparato gastro-intestinale  aumento della secrezione salivare e gastrica con conseguente
aumento dell’insorgenza di ulcere peptiche e duodenali, alterazione della motilità gastrica, ecc.;
-
a livello psicologico  depressione, ansia, aumento dell’aggressività, disturbi del sonno, senso di fastidio
(annoyance), stress e modificazioni in senso peggiorativo delle capacità cognitive;
-
a carico del Sistema Nervoso Centrale  aumento dell’eccitabilità, mal di testa, fatica mentale, ecc. (4, 5).
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Note di prevenzione e protezione
Prima di tutto è bene intervenire osservando delle norme di protezione acustica collettiva, effettuando tutti gli
interventi possibili ed utili ad eliminare o ridurre la fonte del rumore. Ad esempio negli ambienti di lavoro è buona
norma:
-
evitare cause di rumorosità (ove non sia possibile predisporre mezzi tecnici che abbiano la capacità di
contenerlo, come silenziatori, rivestimenti fonoassorbenti etc.);
-
stabilire una razionale collocazione delle macchine;
isolare lavorazioni particolarmente rumorose (considerare la sinergia delle fonti);
isolare le strutture portanti ( pavimenti o pareti);
insonorizzare i reparti rumorosi mediante materiale fonoassorbente;
isolare l’operatore, se necessario, in una cabina insonorizzata e tecnicamente adeguata;
intervenire sull’organizzazione del lavoro (rispettare i tempi di esposizione, le pause e l’utilizzo dei dispositivi
di protezione individuale);
-
sostituire eventuali parti danneggiate di macchine, attrezzi o impianti;
aumentare la frequenza e la accuratezza della manutenzione e della lubrificazione delle attrezzature;
fornire le zone a rischio di opportuna segnaletica;
effettuare una corretta e completa opera di formazione ed informazione dei lavoratori sui rischi e le tecniche
da seguire per evitare danni.
La protezione acustica individuale si realizza con protettori auricolari capaci di ridurre il rumore che arriva
all’orecchio. Si differenziano per caratteristiche: attenuazione, comfort, possibilità di comunicare.
Inserti auricolari come ad esempio i tamponi; in commercio sono disponibili diversi tipi di inserti auricolari: tamponi da
modellare in materiale fibroso (cotone) impregnato di cera, tamponi in schiuma polimerica, tamponi premodellati,
tamponi adattati al soggetto (fig. 5).
Fig. 5
Gli inserti possono inoltre:
-
inserti multiuso
1. standard in plastica o gomma (capacità di attenuazione 15-20 dB)
2. con sagomatura preformata in resina o silicone
-
inserti monouso in lana piuma
inserti multiuso sagomabili in schiuma di polimero
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Cuffie: sono dispositivi audio protettivi costituiti da due coppe esterne rivestite da guarnizioni di materiale soffice e che
racchiudono l’orecchio tenute insieme da un archetto elastico.
Esistono in commercio diversi modelli di cuffie:
-
cuffie ad elmetto o caschi ( capacità di attenuazione fino a 50 dB);
cuffie antirumore attive ( consigliate per casi particolari) (fig. 6).
Fig. 6
I fattori che possono interferire sull’efficacia audioprotettiva delle cuffie sono la presenza di occhiali, alterazioni
dell’archetto, rilevanti masse di capelli o la presenza di copricapo; le possibili cause di rifiuto del mezzo audio
protettivo sono: cuffia troppo stretta, ostacolo alle comunicazioni verbali, difficoltosa percezione dei segnali di allarme
e di funzionamento delle macchine oppure infezioni all’orecchio (6).
Conclusioni
Adottare adeguate precauzioni per prevenire i danni da rumore, evitando forti sorgenti d’esposizione ed utilizzando
correttamente i dispositivi di protezione individuale rappresenta un principio fondamentale da seguire sia in ambienti
lavorativi che extra lavorativi.
Non solo nei luoghi di lavoro si deve assicurare la salvaguardia della salute dei propri dipendenti fornendo loro validi
strumenti di protezione, sia essa di ordine collettivo che individuale, ma ogni individuo dovrebbe essere attento e
responsabile nel prevenire i danni all’apparato uditivo che possono irreversibilmente comprometterne la salute.
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Bibliografia
1.
Asdrubali F, Simoncini C, Angelucci M. La valutazione della popolazione esposta al rumore: metodologie
e applicazioni nella Regione Umbria. Atti 6° Congresso Nazionale CIRIAF. Perugia, 2006.
2.
Rossi G. Trattato di otorinolaringoiatria, Minerva Medica, 1997.
3.
Berglund B, Lindvall T, Schwela DH. Guidelines for Community Noise. World Health Organization, 1999.
Disponibile online all’indirizzo: http://whqlibdoc.who.int/hq/1999/a68672.pdf
4.
Tomei G, Anzani MF, Casale T, et al. Effetti extrauditivi del rumore. G Ital Med Lav Erg 2009; 31(1): 37-48.
5.
Albera R, Bin I, Cena M, et al. Gli effetti extra-uditivi del rumore. G Ital Med Lav Erg 2011; 33 (3): 345-347.
6.
Decreto Legislativo 81/2008, Titolo VIII, Capo I, II e III sulla prevenzione e protezione dai rischi dovuti
all’esposizione ad agenti fisici nei luoghi di lavoro - Prime indicazioni applicative.
Disponibile
online
all’indirizzo:
http://www.ispesl.it/linee_guida/Fattore_di_rischio/LGAFisici08-07-
10.pdf
Autore di riferimento: Simone De Sio
Dipartimento di Anatomia, Istologia, Medicina Legale e Ortopedia, Unità di Medicina del Lavoro, “Sapienza”
Università di Roma
e-mail: [email protected]
Corresponding Author: Simone De Sio
Department of Anatomy, Histology, Medical-Legal and Orthopaedics, Unit of Occupational Medicine,
“Sapienza" University of Rome
e-mail: [email protected]
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