LA CARITÀ SOCIALE DEL CARD. ERNESTO RUFFINI E LE MODERNE POLITICHE SOCIALI (Palermo, 12 de novembre de 2010) Senza dubbio questo non è il momento migliore per parlare delle moderne politiche sociali. Diverso è parlare della carità sociale che in tutti i tempi mantiene la motivazione, la solidarietà e la vicinanza ai “fratelli” più fragili e soffrenti. Quando ci riferiamo alla carità sociale del Card. E. Ruffini ci situiamo in tempi tanto complessi e difficili come gli anni del dopo guerra. Il vuoto delle misure di protezione sociale, allora, avevano come sfondo i disastri provocati dalla guerra e le incertezze di un nuovo panorama politico che doveva iniziare un cammino; a questo si aggiungevano, anche, le nuove aspettative nella valorazione delle necessità umane e nella considerazione di un concetto di dignità e di diritti che contemplava la necessità di cambiamenti strutturali nell’attenzione alle richieste della popolazione più provata. Una parola: “ricostruzione” segnava il cammino del futuro, mentre la sussistenza, la salute, l’educazione, il lavoro, la casa, sopratutto in riferimento alla frangia più debole, non trovavano nella nuova situazione politica la necessaria attenzione. La posizione del card. Ruffini divenne, per molti, un punto di riferimento di speranza per la sua scelta di essere “Padre” di coloro che erano stati privati dei loro beni e continuavano disattesi nei programmi della ricostruzione. Nel commemorare, con questa celebrazione, il centenario della ordinazione sacerdotale del cardinale E.Ruffini, mi sento sommamente onorata per l’invito a fare una riflessione su questa dimensione pastorale del suo sacerdozio, che sebbene ha avuto una manifestazione emblematica nella realizzazione dell’Opera Pia Card. E. Ruffini, si può ben dire che fu una linea costante nell’esercizio della sua vocazione sacerdotale. L’AZIONE SOCIALE E SOCIOPASTORALE OGGI La domanda è: l’azione sociale o meglio l’azione socio-pastorale del Card. E. Ruffini, ha qualcosa da dirci oggi?. Qual’è la proiezione del suo messaggio per le nuove condizioni sociali? 1 Che cosa è cambiato? Le Nazioni moderne amano essere riconosciute come Stati sociali di diritto, e, almeno in Spagna, c’è un interesse spiccato per dimostrare che c’è stata una evoluzione dalla carità al riconoscimento dei diritti, cioè che dall’elemosina per motivi religiosi si sia passato a un aiuto considerato come espressione di responsabilità sociale e come riconoscimento di diritti di cittadinanza. Questi riconoscimenti nella pratica possono essere così flessibili, e si potrebbe dire tanto “manipolabili” da autorizzare, senza un previo avviso e al margine degli interessati, modificazioni della forma e riduzione dello stesso contenuto. Le promesse dello Stato sociale (W.S.) hanno avuto un percorso importante però oggi ci troviamo in una evidente situazione di recessione, i “tagli” si producono tutti i giorni e i timori e le incertezze si abbattono su molte famiglie. La nostra società ha fatto molti progressi, ha sviluppato una importante rete di servizi e prestazioni, però nello stesso tempo si è invecchiata, si è fatta più complessa, si sono moltiplicate le situazioni di rischio e indebolito in molti aspetti il tessuto sociale, per cui, mentre celebriamo l’aumento della speranza della vita e parliamo di diritti acquisiti e di qualità nell’attenzione e prestazione dei servizi, incontriamo difficoltà nel disporre delle risorse necessarie a livello materiale e umano Abbiamo progredito positivamente in quanto le nostre leggi hanno ampliato molto l’ambito sociale perche possano trovare spazio molte categorie di persone, che per la loro integrazione sociale incontravano numerose barriere fisiche e relazionali. Ma … Abbiamo sviluppato la dimensione solidaria della convivenza? La carità nella sua espressione di farsi carico delle condizioni di vita più umana, fa parte del nostro patrimonio sociale e culturale? La carità sociale del card. Ruffini e le moderne politiche sociali: Si può osservare nel Card. E. Ruffini la realizzazione di iniziative sociali, che per la sua condizione di “Pastore” vogliono essere espressione della vicinanza di Dio: “ho ascoltato il grido del mio popolo”, la storia della Chiesa nelle sue parole è “la storia dell’amore cristiano nel mondo”. Il card. E. Ruffini offre contributi importanti su: - Modelli nell’offerta di servizi; - Visione della responsabilità sociale e della solidarietà umana. 2 - Visione unitaria e non parziale delle condizioni di vita delle persone e delle Famiglie; - Valorizzazione delle persone e delle famiglie come agenti responsabili della propria Vita; - Studio sistematico delle necessità: condizione previa per orientare e programmare l’offerta dei servizi; - La vicinanza dei servizi ai cittadini; - Qualità nell’offerta dei servizi di attenzione primaria e specialistica; - Criteri promozionali: che comprendono le responsabilità dei servizi e delle persone - Miglioramenti nelle condizioni di vita più umana, che riguardano la responsabilità della politica sociale e l’iniziativa sociale: “offrire all’uomo condizioni di vita più umana perche possa vivere come uomo”; - Servizi di prima necessità; - Servizi di sostegno alle famiglie; - Servizi di assistenza all’infanzia (educazione, salute, convivenza); - Promozione di canali di partecipazione (stimoli per l’associazionismo, partecipazione nelle iniziative di aiuto); - Centri di Formazione professionale dei laboratori; - Formazione di Operatori socio pastorali; - Creazione di servizi con criteri rispettosi della dignità umana. Più che delle iniziative concrete che si sono potute realizzare, e che vanno considerate nel contesto del momento storico concreto, si dovrà tener presente il messaggio che trasmette e che in modo più esplicito fa sì che il suo contributo continua ad essere un riferimento di continuità. L’Approfondimento di questa dimensione sociale del cardinale E. Ruffini mi ha permesso di avanzare alcune riflessioni che desidero condividere con voi: 1: L’azione sociale del cardinale E. Ruffini risponde ad una motivazione altruista, un altruismo con radici cristiane che vede nell’altro Cristo e ama con lo stesso amore di Dio. 3 Sono numerosi ed espliciti i dati; si manifestano nel cammino personale del proprio Ruffini osservando l’itinerario della costruzione della sua personalità - nelle numerose dimostrazioni fatte per mettere le fondamenta del senso del dovere e dell’impegno sociale; - nella sua immagine e impegno come “Pastore di tutti”, conoscitore dei patimenti della popolazione e solidale con essa, offrendo una disponibilità che aprì possibilità e pose le basi per un’intensa azione sociale; - nella popolazione che percepisce la consistenza della solidarietà dimostrata e che fa presente le sue necessità con una insospettata quantità di domande. - nei suoi insegnamenti, nella dinamica dell’azione svolta, nella percezione che ebbero le persone più vicine, nei collaboratori, nella caratterizzazione della formazione al servizio, nei beneficiari delle diverse iniziative. e dalle numerose manifestazioni fatte in occasione della sua morte. Nel cardinale Ruffini la fede cristiana è forza di rinnovamento, e si inserisce nella preoccupazione della chiesa e nella sua dedizione alle opere di misericordia, cui Ruffini fa continuo riferimento, nello stesso tempo continua a rinnovare questa linea di servizio come una manifestazione dell’amore di Dio per gli uomini di oggi. La spiritualità caratteristica della sua identità si esprime nell’esperienza di un uomo di fede profonda e dinamica aperta alla vita e alle sue strade, considerate come strade di Dio, che cerca di entrare e adattarsi alle situazioni che cambiano, prendendo e facendo prendere coscienza che la volontà di Dio è volontà di servizio, e che avverte nella presenza e nel giudizio dei poveri una chiave per interpretare il Vangelo. 2: L’opera del cardinale E. Ruffini è di grande novità riguardo ai suoi obiettivi, metodi e aspetto. Uno degli aspetti che sono maggiormente in evidenza nell’opera di E. Ruffini e che richiamano di più l’attenzione è proprio il senso di novità che si avverte nel suo modo di porsi di fronte ai valori favoriti dalla nuova situazione sociale italiana, con la convinzione che i valori proclamati e i diritti riconosciuti dalla Costituzione dovevano essere, anche nella pratica, la base per l’uguaglianza di tutti i cittadini. 4 La lettura della realtà dei poveri, emarginati, dimenticati si sviluppa da un criterio di valorizzazione delle persone in quanto cittadini, in considerazione della loro natura e destino, arricchiti dalla condizione di figli di Dio. La conoscenza e la valutazione delle situazioni di carenza mettono a confronto i bisogni personali con la responsabilità sociale nel provvedere condizioni di vita più umane. Le sue iniziative richiamano l’attenzione per il loro aspetto innovativo, per la capacità di creare servizi che vanno oltre le “povertà istituzionali”. Le riflessioni fatte dal cardinale E. Ruffini sull’idoneità di alcuni metodi e procedure seguiti nell’azione assistenziale dovevano portare alla convinzione che le forme antiche non bastavano, e che era imprescindibile rispondere efficacemente alle nuove necessità sociali. Le opere intraprese, per le quali cerca il coinvolgimento e la collaborazione delle diverse istanze sociali, risultano sempre come frutto combinato di numerosi fattori. Si fondano su una conoscenza dei bisogni reali e si proiettano con un orizzonte che trascende il senso assistenzialista, proponendosi finalità di miglioramento che favoriscano l’integrazione concreta nella società. Negli obiettivi generali risalta il dovere che le opere possano servire di riferimento e modello per le nuove forme di servizio sociale. Gli obiettivi, secondo le finalità esplicite di ogni iniziativa, orientavano le linee dell’azione: prevenire l’esclusione sociale, favorire l’integrazione e la partecipazione sociale, rinvigorire la salute, sostenere la famiglia, ecc. In base agli obiettivi si provvedevano le strutture, le risorse necessarie e i procedimenti in accordo agli obiettivi previsti, dentro determinati standard. Il cardinale Ruffini affermava spesso, di fronte a chi pensava che si eccedeva, che “per i poveri niente era troppo” e gli piaceva ricordare che “la carità è una regina che non si veste di stracci”, forme espressive semplici di iniziative consistenti. I servizi offerti armonizzavano la provvigione di strutture, organizzazione, funzionamento e i metodi con le finalità e gli obiettivi proposti, fornendo sostegni efficaci alle persone per superare le situazioni, aiutando al ricupero dell’equilibrio psicofisico, motivando, stimolando, potenziando le loro possibilità con l’acquisizione di conoscenze e con lo sviluppo di capacità e abilità in modo da favorire la loro integrazione più proficua nella società, coinvolgendo la responsabilità personale e sociale, il superamento di barriere, agendo in favore della giustizia e della solidarietà, curando sempre in modo rispettoso l’attenzione personalizzata e l’ambiente famigliare. Questa metodologia aveva il suo riferimento esplicito nei progetti e metodi della nuova professione di servizio sociale ispirata cristianamente, la cui azione era presente in tutti i servizi e iniziative dell’OPCER. 5 Nelle realizzazioni dell’OPCER non si trovavano costruzioni monumentali, ma i loro ambienti avevano solitamente buone posizioni e condizioni igieniche, erano funzionali, accoglienti, allegri, ed erano dotati di mezzi tecnici sufficienti. Erano organizzati per rispondere ai bisogni in modo efficace e da non favorire la permanenza e la dipendenza delle persone; i servizi di carattere residenziale cercavano di evitare l’uniformità e la massificazione, come si poteva constatare nel Villaggio dell’Ospitalità, progettato per accogliere unità famigliari, nella casa della Serenità, ecc. I centri sociali si moltiplicavano nelle zone periferiche e nei quartieri emarginati in forma di servizi comunitari integrati nel territorio. 3: L’azione sociale del cardinale E. Ruffini è diretta a favorire condizioni di vita più umane e a offrire possibilità di sviluppo ai settori e ai gruppi più poveri, emarginati e dimenticati. Praticamente tutti i risultati dell’indagine avallano questa ipotesi: le parole di saluto al suo primo incontro con i palermitani il giorno del suo ingresso nella diocesi; l’azione insistente di sensibilizzazione portata avanti da E. Ruffini si muove entro questi termini, che sono confermati anche dall’intensa azione svolta nei diversi momenti con le misure prese di fronte alle situazioni di urgente bisogno, e dalle realizzazioni intraprese dalla OPCER; i suoi insegnamenti precisano che le persone e le società sono chiamate a migliorare e crescere, ponendo in evidenza le esigenze della giustizia sociale nei confronti di ampi settori della popolazione che restano esclusi dalla partecipazione ai beni della società. L’azione sociale del cardinale Ruffini poneva una scrupolosa attenzione perché le diverse iniziative fossero progettate in modo che potessero offrire condizioni di vita più umane e possibilità di sviluppo, per cui non dovevano essere isolate dalla dinamica sociale; queste stesse furono possibili per la confluenza e il coinvolgimento di numerose istanze e forze sociali e non avrebbero potuto soddisfare le loro finalità se, allo stesso tempo, queste condizioni e possibilità non avessero trovato corrispondenza nella società civile. Da qui il valore di modello che E. Ruffini dava alle iniziative dell’OPCER, che dovevano incidere nella creazione di una nuova mentalità e nelle misure di politica sociale, offrendo alternative ai modi di valorizzazione della povertà e del povero, e di affrontare la problematica assistenziale. 6 4: L’azione sociale del cardinale Ruffini è caratterizzata da un incredibile dinamismo e da una pluralità di forme secondo le esigenze delle situazioni e delle circostanze. Per Ernesto Ruffini l’atto più peculiare e concreto di un’opera di misericordia non poteva essere ridotta ad un’elemosina, ad un semplice aiuto, ad un determinato rimedio: qualsiasi forma di istituzione assistenziale era sempre una risposta alla persona, rispondeva al modo di riconoscere, risaltare e accogliere nella sofferenza e miseria la grandezza dell’uomo nella sua dimensione umana e divina che dall’abisso gridava la sua sete di infinito. Intraprese così un’avventura realista e concreta che lo condusse ad essere un uomo pianificatore, tenace, organizzatore, arrivando ad anticipare una carità lucida e inventiva. Il suo acuto senso delle realtà economiche e sociali, del valore delle mediazioni, uniti alla sua capacità di relazione e organizzazione minuziosa, di creatività, gli permisero di attorniarsi di collaboratori fortemente attratti dai suoi progetti. Il dinamismo e la molteplicità di forme appaiono come note salienti dell’azione sociale di Ernesto Ruffini; l’opera intrapresa è ingente e mostra una grande vitalità. Un dinamismo che si manifesta in progetti che impegnano nella stessa misura le forze sociali e i destinatari dei servizi in percorsi di progresso e miglioramento continui. La pluriformità si avverte nella capacità di dare risposte differenziate. L’azione del cardinale E. Ruffini, che si caratterizza anche per la qualità delle risposte, non si limita o si specializza nell’attenzione ad un determinato gruppo. La sua sensibilità per captare “le vibrazioni del dolore umano” e la sua funzione di “Pastore di tutti” si traducono nel tentativo di proporre risposte modello diversificate per le differenti situazioni e circostanze, elaborando progetti creativi, provvedendo strutture e risorse materiali, tecniche e umane adeguate La pluriformità si mette in evidenza nella concretezza della diversità di iniziative: nei servizi comunitari di base come i centri sociali, negli ambulatori, nelle scuole materne, nei servizi alle famiglie e agli anziani, nella formazione professionale, nella Scuola di Servizio Sociale Santa Silvia ecc., e in numerose realizzazioni di grande rilievo sociale e culturale che, senza fare parte della OPCER, ha stimolato e portato avanti per dotare la città di Palermo di strutture e servizi necessari, che potevano essere apprezzati non solo nell’ambito religioso ma anche in quello lavorativo e culturale. 7 5: L’azione sociale del cardinale Ruffini esercitò inoltre una funzione pedagogica per richiamare la coscienza della società siciliana al concetto di dovere sociale che implicava la responsabilità e il contributo di tutti ed esercitarla nelle esigenze dell’amore cristiano. Questa dimensione dell’azione sociale di Ernesto Ruffini si vede in modo permanente nella testimonianza delle sue realizzazioni che hanno avuto ampia diffusione, e in tutti i suoi messaggi scritti e verbali. La sua forza carismatica e la sua capacità di leadership suscitavano la diffusione e l’acquisto di importanza della sua forma di avvicinamento, la sua valorizzazione dei poveri e dei problemi della popolazione più povera; la sua dedizione efficace e la concretezza delle sue iniziative con il loro aspetto innovativo si costituirono in referente sociale di altre realizzazioni dentro e fuori dell’Isola. Il cardinale Ruffini esercita un’importante leadership nell’azione sociale, dirigendo i suoi richiami di attenzione ai responsabili politici, facendo presenti le situazioni di miseria e precarietà della popolazione che esigono giustizia e impegno cristiano, e nelle continua stimolazione alla partecipazione per ottenere “per tutti” migliori condizioni umane. Tutti i suoi documenti, azioni e gestioni a diversi livelli, orientano e insistono sulla necessità di risposte che dovrebbero essere dirette alla grande massa della popolazione gravemente colpita dai disastri della guerra e successivamente sull’esigenza di “rinnovare e rinnovarsi” di “migliorare e crescere” che hanno tutte le persone e tutte le società e che deve essere soddisfatta. I dettagli sono molto numerosi e si concretizzano nelle visite alle parrocchie, nello stimolo costante alle forze vive, alle organizzazioni e associazioni civili ed ecclesiali, ai cittadini anonimi, ai professionisti, ai responsabili politici e all’iniziativa privata, nell’insistenza e valorizzazione della formazione cristiana e per il servizio, nella comprensione dei bisogni di significato e di ricerca del senso, manifestando, a sua volta la disponibilità per rispondere a dubbi e ricerche personali e alle necessità dei gruppi, sollecitando lo sviluppo della funzione sociale che deve accompagnare l’esercizio professionale, ecc.; nel continuo dialogo, nelle omelie, nelle Lettere Pastorali, nelle diverse conferenze e nei discorsi, attraverso la stampa e altri mezzi di comunicazione. In tutti questi si rivela un linguaggio sociale che risponde alla realtà umana ma che, a sua volta, ha il suo fondamento e base più consistente nella visione cristiana, come massima espressione di senso e di esigenza. 8 Lo sforzo sulla responsabilità dello Stato si riversa oggi nella iniziativa sociale, in una moltiplicazione di organizzazioni cittadine, che assumono un forte carico sociale e che nello stesso tempo si trovano con meno mezzi a disposizione e che in altro momento rappresentavano il riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Que valore hanno oggi i milioni di cittadini che vivono nell’incertezza e nell’insicurezza: . Le politiche di creazione di fonte di lavoro che interessano moltr famiglie; . Le politiche di protezione (salute, educazione,casa, servizi sociali, attenzione alle Dipendenze,....), si trovano in pieno declinio; . Gli immigranti, altra questione aperta, che sembra minacciata da misure repressive.. . L’aumento delle tasse che non finanziano i servizi, mentre si constatano spese superflue e di lusso; . Le Società hanno progredito nel riconoscimento dei diritti sociali, però oggi possiamo constatare anche il loro declino. ANNO EUROPEO DELLA LOTTA CONTRO LA POVERTÀ E L’EMARGINAZIONE È opportuno fare un riferimento: la preoccupazione che si esprime negli “Obbiettivi dello sviluppo del Millennio, che nel nostro contesto europeo negli accordi di Lisbona e l’Anno Europeo della lotta contro la povertà y l’emarginazione sociale. La Commissione dell’Unione Europea fissò nell’Agenda Sociale per il periodo 2005-2010 che l’anno 2010 fosse designato Anno Europeo di lotta contro la povertà e l’emarginazione sociale, riaffermando in tal modo l’impegno politico adottato dall’Unione Europea e i suoi Stati membri della strategia di Lisbona. Il Parlamento Europeo e il Consiglio appoggiarono questa iniziativa fissando i seguenti obbiettivi e i principi direttivi: - Riconoscimento di diritti: riconoscere il diritto fondamentale delle persone che si trovano in situazione di povertà e di emarginazione per vivere con dignità e svolgere un ruolo attivo nella società, in particolare dei gruppi o delle persone in situazioni vulnerabili, e aiutarli per un accesso effettivo ai diritti sociali, economici e culturali, così come a risorse 9 sufficienti e servizi di qualità. L’Anno Europeo contribuirà ugualmente a intensificare la lotta contro gli stereotipi y le stigmatizzazioni. Responsabilità condivisa e partecipazione: incentivare l’impegno dell’opinione - pubblica per la politica e le iniziative di integrazione sociale insistendo molto nella responsabilità sociale collettiva e individuale nella lotta contro la povertà e la emarginazione e l’importanza di promuovere e sostenere le iniziative di volontariato. L’Anno Europeo promuoverà la partecipazione degli agenti pubblici e privati, mediante associazioni ben organizzate. Potenzierà la sensibilizzazione e l’impegno, e offrirà opportunità per la partecipazione di tutti i cittadini, in particolare di quelle persone con esperienza diretta o indirettta della povertà. - Coesione: promuovere una società più coesa, sensibilizzando sui vantaggi per tutti di una società nella quale si elimina la povertà, si applica una giusta distribuzione dei beni e non si esclude nessuno. L’Anno Europeo impulserà una società che appoggi e sviluppi la qualità della vita, inclusa la qualità delle qualificazioni e del lavoro, il benessere sociale, incluso quello dei bambini e l’uguaglianza di opportunità per tutti. Inoltre garantirà lo sviluppo sostenibile e la solidarietà tra le diverse generazioni e dentro la stessa generazione, così come la coerenza politica con l’attività della Unione Europea in tutto il mondo. - Impegni e azioni concrete: confermare il fermo impegno della Unione Europea e degli Stati membri di influire in modo determinante per eliminare la povertà e l’emarginazione sociale e promuovere questo impegno e le azioni corrispondenti a tutti i livelli di governo. Basandosi nel potenziale e nei risultati del Metodo aperto del Coordinamento in materia di protezione sociale e integrazione sociale e centrando l’attenzione politica e mobilizzando tutte le parti interessate, l’Anno Europeo impulserà l’impegno politico di prevenire e lottare contro la povertà e l’emarginazione sociale, e stimolerà maggiormente l’azione degli Stati membri e dell’Unione Europea in questo ambito. Per tutto questo si prevedono una serie di azioni, come riunioni, conferenze, campagne informative, promozionali ed educative, inchieste e studi in ambito comunitario o nazionale. Nell’attuale congiuntura, immersi in una crisi economica e finanziaria internazionale, con conseguenze sulla crescita e l’occupazione, dove le persone in situazione di maggiore vulnerabilità soffrono con maggiore intensità le ripercussioni, l’Anno Europeo di 10 lotta contro la Povertà e l’Emarginazione sociale, dovrà essere, in parola della Commissione “Un impatto di capitale importanza nell’incremento della sensibilizzazione circa l’emarginazione sociale e la promozione dell’integrazione attiva, già che nessuna Nazione può evitare le conseguenze di questa crisi mondiale. In conseguenza, per rispondere con esito alle aspettative, è necessaria una maggiore conoscenza dello stato di povertà e di emarginazione in tutti i livelli territoriali. RIFLESSIONE CONCLUSIVA Si è avanzato nella identificazione e caratterizzazione dei concetti: - Povertà (assoluta, relativa, ...) privazione, emarginazione, esclusione, vulnerabilità, dipendenza; - Assistenza sociale, Benessere sociale, integrazione, protezione, autonomia; - Impoveriti, esclusi, emarginati, vulnerabili, povertà economica e culturale,deterioro del mondo vitale. Tutto questo ci aiuta a chiarire e crescere nella comprensione e nelle implicazioni che a livello personale e sociale hanno la povertà e l’emarginazione sociale e nello stesso tempo ci sollecita a realizzare iniziative che rispondano alla realtà della nostra società complessa. Il 17 ottobre ufficialmente si è conclusa la celebrazione dell’Anno Europeo di lotta contro la Povertà e l’emarginazione sociale, l’espressione europea per solidarizzarsi con gli obbiettivi dello Sviluppo del Millennio che con tanta fatica si approvarono e che, anche se a riguardo a situazioni de estrema necessità risultano difficili a raggiungere. Paradossalmente la povertà sembra essere vincolata e in contrapposizione con la sicurezza cittadina. Come se la povertà fosse la causa e no la conseguenza d’interessi egoistici e di lotte fratricide. Le Nazioni hanno impiegato più risorse nella lotta al terrorismo e nelle guerre che o al superamento delle situazioni di estrema povertà e nelle catastrofi che in questi anni hanno devastato popoli interi? Paradossalmente, anche, l’Anno Europeo della lotta contro la Povertà e la emarginazione, ha subito “tagli” e “congelamenti”: nelle pensioni, negli aiuti di emergenza, nelle politiche di protezione, nei progetti di sostegno sociale,....e la solidarietà degli ordinamenti sociali, torna a considerarsi nel senso peggiorativo del concetto di elemosina, continua ad essere “una gracia” y un residuo, permettendo condividere qualcosa in tempi di abbondanza e recuperarlo in tempi di bisogno. Come se la salute, la fame, l’educazione, 11 i servizi essenziali alle persone in situazione di dipendenza cessassero a criterio dei politici. Ancor più acquista valore l’insistente espressione di responsabilità sociale ripetuta più volte dal Card. Ruffini riguardo all’impegno per la creazione di condizioni di vita umana perche ogni uomo possa vivere e svilupparsi come persona. 12