[c-bo - 13] carlino/giornale/bol/13 10/03

CAMPIONATODI GIORNALISMO
MERCOLEDÌ 10 MARZO 2010 il Resto del Carlino
13
••
Scuola media Emilio Veggetti, VERGATO
IL FILM
Quell’amico fedele di nome Hachiko
Sugli schermi la storia vera di uno straordinario legame tra un cane e il suo padrone
LO SCIENZIATO
Konrad Lorenz,
il Nobel amico
degli animali
IL FONDATORE
dell’etologia Konrad Lorenz
(foto) fu un grande osservatore
degli animali, studiò il loro
comportamento scoprendone
le peculiarità e le straordinarie
analogie con il mondo degli
uomini, fino a a formularne
una comparazione. A lui si
deve la valutazione del concetto
di sofferenza, e di
partecipazione emotiva
animale, e quello della
coscienza animale. Studiando
le anatre, Lorenz formulò per
primo la teoria dell’imprinting,
ossia di quel processo attraverso
il quale, quando un piccolo
riceve le cure e l’affetto di una
madre diversa da quella
biologica, riconoscerà
quest’ultima come la madre
vera, anche quando appartenga
ad una specie diversa. Nel
1952, nel libro ‘L’anello di Re
Salomone’, riporterà infatti in
termini scientifici la sua
esperienza dell’imprinting
con l’oca Martina, un’ochetta
‘covata’ da Lorenz negli ultimi
due giorni prima della sua
nascita. Appena venuta al
mondo l’ochetta Martina
scruta come primo essere
Lorenz, lo saluta con il suo
pigolio interrogativo, quel
‘vivivivivivivi’ che lo scienziato
traduce in ‘io sono qui e tu dove
sei?’, una richiesta di protezione
e di sicurezza a cui Lorenz
imparò a rispondere con lo
stesso verso delle mamme oche,
che a volte a Martina non
bastava, poiché, proprio come
farebbe un cucciolo di uomo,
l’ochetta desiderava il contatto
fisico. Nel 1973 Lorenz ottenne
il Nobel per le sue ricerche sul
comportamento animale.
Lidia Grandi, classe II C
L FILM inizia con il racconto
di Ronnie Wilson che narra la
storia del cane del nonno ai
suoi compagni di scuola e lo considera come un vero e proprio eroe.
Parker Wilson, il nonno di Ronnie, è un professore universitario
di musica che ogni giorno prende
il treno per recarsi al lavoro. Una sera, mentre ritorna a casa, trova un
cucciolo di akita smarrito in stazione e decide di portarlo a casa in attesa che il padrone venga a reclamarlo. La moglie Kate è inizialmente
contraria a tenere il piccolo akita,
soprattutto a causa del dolore provato a suo tempo per la morte del
cane precedente. Alla fine però si
arrende al desiderio del marito e
della figlia Andy di adottarlo.
I
TRA IL PROFESSORE e Hachi
si viene a creare un legame molto
profondo, tanto che ogni mattina il
cane accompagna il padrone fino alla stazione e vi torna al pomeriggio
ad attenderlo al suo rientro. Purtroppo un giorno, durante una lezione, Parker viene colto da un malore e muore di infarto. Il cane lo
attenderà alla stazione tutta la sera
fino a quando non verranno a riportarlo a casa. Nei giorni seguenti Hachiko scappa di casa, recandosi nella piazzetta di fronte alla stazione e
STUDENTI I ragazzi della classe prima A della scuola media Veggetti
aspettando invano che il suo padrone ritorni. Vi rimarrà per circa dieci anni, fino al giorno della sua morte. Quando, in una notte nevosa,
presentendo la sua fine, si reca per
l’ultima volta alla stazione in attesa
del suo padrone, e ripensa nei suoi
ultimi istanti ai bei momenti vissuti con il professore immaginando
che sia tornato e che lui possa finalmente reincontrarlo: è questo l’ultimo attimo di felicità della bestiola
prima di esalare l’ultimo respiro.
A QUESTO PUNTO il film ritorna all’inizio, mostrandoci come il
racconto di Ronnie sia riuscito a
commuovere tutta la classe. Nella
scena finale, anche Ronnie, come
suo nonno, sceglie di adottare un
cucciolo di akita e di ripercorrere
la storia avvincente di un legame
forte e intenso con il suo cane che
chiamerà, non a caso, proprio Hachi. Hachi in giapponese vuol dire
‘otto’ (‘ko’ è un vezzeggiativo) e
questo numero significa la
circolarità della vita. Il cane viene
chiamato così per via di una medaglietta di legno portata al collo nella quale è rappresentato il numero
8 in caratteri giapponesi. L’autore
di questo film è Lasse Hallstrom, il
film è stato prodotto negli Stati
Uniti nel 2008 ed è stato tratto da
una storia vera. Infatti, in Giappone, davanti alla stazione di Shibuya, ora vi è la statua di Hachi.
Il messaggio del film vuole insegnare alle persone il valore della fedeltà e la dedizione assoluta, senza ombre e senza incertezze, sconosciuta
a molti umani, dei nostri amici animali nei confronti degli uomini.
La loro capacità di attaccamento e
di amore è forse pari alla nostra, anche se si esprime in modi diversi. Il
fatto che non parlino con linguaggio umano non significa che non
abbiano emozioni, sentimenti profondi, tenerezza e capacità di dedizione fino all’eroismo. Soffrono,
più di quanto immaginiamo, non
solo per le ferite fisiche, ma anche
per quelle emotive. Ed è giusto ricordarsene per proteggere con
l’amore sempre di più la loro vita e
la loro sensibile intelligenza di
fronte ai brutali maltrattamenti e
agli abbandoni.
classe I A
Gli akita, forti e giocherelloni. Ma guai a farseli nemici
AKITA è una razza di cane che fin dal
XVII secolo veniva addestrato alla caccia di
grosse prede (orsi) e al riporto di volatili acquatici sulle montagne del Giappone. In seguito fu
usato anche per fare la guardia. Per rivolgersi ai cani
akita in Giappone bisognava addirittura usare una
speciale lingua che veniva loro insegnata nel corso
dell’addestramento. Un tempo il possesso di questi cani era limitato ai membri della famiglia reale e all’aristocrazia, pertanto esistevano disposizioni speciali riservate loro in merito alla cura e al nutrimento. Oggi
gli akita vengono utilizzati come cane poliziotto. Vennero importati per la prima volta negli Usa nel 1937
dalla scrittrice Hellen Keller e a partire dalla seconda
guerra mondiale diventarono sempre più popolari.
Perciò si distinguono due tipi di Akita, quello giapponese e quello americano.
Di aspetto è un cane massiccio, di grande corporatura. I maschi sono alti 64-70 cm e le femmine 58-64; il
loro peso si aggira attorno ai 35-40 chilogrammi. La
differenza tra maschi e femmine deve essere marcata
L’
e netta. Il cranio è ampio con fronte spaziosa, gli occhi sono scuri, piccoli, abbastanza separati tra loro, i
denti sono forti e non sporgenti. Le zampe sono muscolose, con ossatura forte, il pelo è piuttosto lungo e
ruvido con sottopelo soffice, i colori sono quattro,
bianco, fulvo, tigrato e sesamo. Tranquillo e coccolone con il padrone, agli estranei non dà molta confidenza e si dimostra aggressivo solo con chi considera
ostile. E’ un ottimo cane da guardia, ma non è un animale che reagisce d’impulso, ed essendo molto ubbidiente, non abbaia quasi mai.
Nel suo Paese è considerato un cane molto valoroso e
dignitoso, perché ha un’andatura fiera ed elegante.
Quando è calmo è molto pacato, ma se scatta è velocissimo. E’ molto dolce con i bambini e gli piace aiutare
il padrone anche con piccoli gesti, ma ama moltissimo anche giocare. Non va molto d’accordo con gli altri cani poiché tende ad essere il numero uno. L’aspettativa di vita di un akita è attorno ai 13 anni, simile a
quella di altre razze della medesima taglia.
Daniele Morelli, classe II B
IN REDAZIONE
HANNO collaborato alla realizzazione di
questa pagina gli alunni della classe I A
della scuola media Emilio Veggetti di
Vergato: Benedetta Aurilio, Beatrice Bo-
nomo, Carmela Carruba, Margherita
D’Amico, Giulia Gambari, Michelle Gregorio, Giorgia Guidoboni, Martina Marciello, Edoardo Masina, Chafik Moucha-
raf, Anas Moutmir, Ayoub Nougait, Redouane Talba Ould, Karim Pucci, Vincenzo Rionero, Donato Robertiello, Emiliano Visconte, Giorgia Zannini, Giulia Zannini.