VIMAX MAGAZINE GIUGNO 72 loro per gli altri: LA RUBRICA DI P ET T H ERAP Y di Spartia Piccinno psicomotricista e pet therapist [email protected] APPRENDERE, CIOÈ CONOSCERE DOPO gli importanti contributi portati dalle ricerche di Piaget, gli studiosi si interrogano sull’importanza degli aspetti culturali nello sviluppo e, quindi, nell’apprendimento. Secondo lo psicologo Bruner, l’apprendimento è mediato dalla figura dell’adulto in grado di predisporre l’ambiente con le necessarie facilitazioni per agevolare l’ingresso di quelle informazioni che permetteranno al bambino di effettuare nuove esperienze. Questo processo di apprendimento è definito Scaffolding: l’impalcatura offerta dall’adulto faciliterà l’apprendimento verso livelli più avanzati. Secondo il pensiero dello psicologo Cole, che parte dalle posizioni di Vygotskji e di Lurja, l’apprendimento si basa su format e script, che costituiscono le facilitazioni ambientali come situazioni di routine dentro le quali il bambino apprende e poi verifica gli apprendimenti: anche in questo caso è fondamentale la presenza dell’adulto che media e predispone il bambino all’apprendimento. La routine, in quest’ottica, è quella cornice rassicurante in cui l’individuo si prepara al passaggio superiore di conoscenza. LA TESI DI BANDURA. Lo studioso Bandura si riferisce agli aspetti dell’apprendimento sociale: si sofferma sull’analisi dell’individuo nel suo ambito familiare e sottolinea la capacità dell’individuo di rielaborare e modificare l’ambiente sociale attraverso la maturazione di un pensiero cosciente che è in grado di arrivare a postulare cognizioni, aspettative e credenze. Bandura porta la sua attenzione sulla capacità dell’individuo di riconoscere le funzioni di oggetti e situazioni dall’osservazioni di comportamenti precedenti. Questa capacità è definita “apprendimento osservativo” e si riferisce a quei comportamenti mai rinforzati direttamente, frutto dell’osservazione di situazioni in cui si è stati spettatori di una situazione e che il soggetto replica volontariamente. Per esempio, un compagno di classe lodato per aver portato a termine il compito con successo suscita negli studenti spettatori la replica di tale comportamento e questo può essere definito rinforzo indiretto. Bandura è infatti il padre della teoria dei “neuroni a specchio”, che ha verificato la capacità del cervello di riprodurre fisicamente l’azione che osserva. In effetti, quando l’individuo è posto come spettatore di una data situazione, il cervello reagisce fisicamente all’impulso visivo come se agisse direttamente: in altre parole si immedesima in quella situazione e risponde come se la vivesse direttamente. Questa scoperta apre la porta a molteplici interpretazioni e interrogativi anche di carattere etico e morale. Si pensi, per esempio, al valore del teatro come elemento di catarsi interiore nella tragedia greca, allo sviluppo delle capacità empatiche e a tutti i momenti nei quali non è possibile la convivenza senza l’instaurarsi di questa capacità: le semplici regole di vita sociale non avrebbero alcun senso di esistere se il rubare o l’uccidere non prevedessero questo genere di possibilità. L’APPROCCIO ETOLOGICO. Un altro importante spunto di riflessione su cosa si intende per apprendimento lo offrono gli studiosi della psicologia con approccio etologico, tra cui i maggiori esponenti sono Darwin Lorenz e Bowlby. Secondo quest’ultimo, infatti, l’apprendimento passa attraverso il concetto di “attacca- 2012 mento”, dove per “attaccamento” lo studioso intende il “legame di attaccamento” che si instaura tra il bambino e la figura di accadimento sin dai primi momenti di vita e che predispone il bambino a una situazione di accadimento, protezione e benessere dentro la quale impara, e quindi apprende. Secondo lo studioso, questo legame è universale a tutti gli esseri viventi e senza non è possibile accedere ad alcuna competenza. Gli esperimenti di Bowlby evidenziano come una scimmia prediliga un sostituto materno coperto di pelliccia, ma senza cibo a quello con il cibo, ma senza pelliccia, come a significare che senza una “relazione affettiva” non è concessa neanche la capacità di sopravvivenza. Nella concezione “darviniana”, infatti, la sopravvivenza della specie è subordinata alle capacità di questa stessa specie di proteggere e tutelare i cuccioli per dare loro la possibilità di riprodursi in seguito: solo coloro che hanno maturato questa capacità potranno trasferire, tramandare geneticamente, un comportamento ritenuto utile. In questo modo si modificano il sostentamento della prole, ma anche i periodi fertili delle femmine, per esempio quei momenti dell’anno in cui vi sia sufficiente caldo o cibo per sfamare i cuccioli. Ogni specie sceglie quale strategia sia più utile alla sopravvivenza e adatta se stessa e l’ambiente per questa funzione. QUESTIONE DI IMPRINTING. Lorenz pone l’accento su ciò che ha definito “imprinting”, apprendimento in fase sensibile nel quale i piccoli di animale sono predisposti geneticamente a reagire a stimoli ambientali. Secondo lo studioso, infatti, gli individui non ereditano i comportamenti, ma solo le potenzialità di essi che si sviluppano per il concorso di un patrimonio genetico specifico e di precise condizioni. L’imprinting si distingue per caratteristiche specifiche come rapidità, irreversibilità, periodicità e assenza di premi o rinforzi. Questo periodo di apprendimento è particolare poiché il cuccioli di alcune specie possono accettare un surrogato materno anche di un’altra specie, purché rispetti alcune situazioni di base: famoso è l’esperimento in cui Lorenz si sostituisce a mamma anatra e gli anatroccoli lo accolgono come madre al punto da non sostituirne la figura con nessuna altra, e i maschi e le femmine, nel periodo dell’accoppiamento, cercavano gli umani. UOMO E CANE A CONFRONTO. Da queste ultime affermazioni parte l’dea di verificare e confrontare quali punti vi siano in comune tra la nostra capacità di apprendimento e quella dei cani. Tra le più immediate, e di semplice intuizione, c’è sicuramente l’apprendimento per rinforzo e punizione: vedi tutta la scuola dei comportamentismi e, quindi, del condizionamento comportamentale. Infatti, questo genere di apprendimento è tuttora utilizzato nei generi di addestramento in cui è fondamentale un’ubbidienza meccanica, per cui ad azione deve corrispondere reazione: pensiamo ai cani di pubblica utilità (per ciechi o per la polizia). Un elemento più interessante lo offre la teoria di Cole legata appunto, alla capacità dell’individuo di apprendere attraverso la ripetizione detta anche routine. Il cane, per apprendere un comportamento e/o l’utilizzo di un oggetto, ha bisogno di una situazione che abbia caratteristiche comuni e coerenti con quelle che la precedono. Questa situazione rappresenta la cornice all’interno della quale il cane inserisce nuove informazioni che vanno ad aggiungersi a quelle che ha già. Per esempio, quando la madre insegna ai cuccioli a sporcare lontano dalla cuccia, ripete più e più volte il rito della pulizia dello spazio intorno. Un ulteriore elemento in comune c’è quando parliamo di Scaffolding, e qui ci si riallaccia alla teoria di Bruner: anche nel cane c’è la necessità dell’apprendimento attraverso l’adulto che facilita l’ambiente e media la relazione del cucciolo con il branco, così da permettere l’acquisizione di conoscenze indispensabili. A questo proposito è interessante verificare le capacità di apprendimento dei bambini in una situazione nuova come può essere un’attività di pet therapy a scuola. Ogni tappa del comportamento di apprendimento si verifica tutte le volte che il bambino debba immagazzinare informazioni nuove e rielaborare contenuti precedenti. È altresì interessante provare a paragonare il comportamento del bambino a quello del cane e vedere quali siano le componenti comuni.