LA LEZIONE DI BRETTON WOODS Lo storico accordo

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11/03/2016
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Claudio Cerasa
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LA LEZIONE DI BRETTON WOODS Lo storico accordo economico e
monetario del 1944 avrebbe potuto insegnare molto ai fondatori dell'euro
dnquant'anni dopo. Perché ignorarlo è stato un errore
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
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Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
L'economista inglese John Maynard Keynes (a sinistra) e Harry D. White (a destra) a colloquio
di Giorgio La Malfa Troppo spesso si
dimentica, quando si parla dei problemi
dell'euro, che creare una moneta comune per
stati fra loro diversi è equivalente a fissare e
rendere immodificabili i rapporti di cambio fra
le monete preesistenti. In questo senso, la
creazione dell'euro è prima di tutto un accordo
per un regime di cambi fissi fra i paesi che
hanno aderito all'Unione monetaria, con tutte le
conseguenze economiche e le altrettanto
rilevanti implicazioni politiche che ne
discendono. Sarebbe stato molto utile, a chi
pensava negli anni 80 e 90 a una moneta
comune per l'Europa, riflettere sull'esperienza
degli accordi di Bretton Woods del '44 dai quali
era nato il sistema mondiale dei cambi fissi che
aveva quale, con l'euro, si è cacciata l'Europa...
Credito: scenari e commenti
accompagnato lo sviluppo economico
mondiale dal Dopoguerra fino agli inizi
degli anni 70. In sé, l'accordo di Bretton
Woods sembrerebbe non avere molto a
che vedere con l'unione politica, il
federalismo e il futuro dell'Europa, che
erano le idee che stavano nella mente di
Jacques Delors e di quanti
accarezzavano il progetto della moneta
unica. O meglio non l'avrebbe se i paesi
europei avessero avuto una autentica
volontà di andare verso un'unione
politica dell'Europa. Ma questa volontà è
proprio quello che è mancato finora e
pro Mancanob finora la volontà à andare
verso un'unione politica, quello europeo
rimane in tutto simile a un accordo à
cambi fissi
babilmente continuerà a mancare. In queste
condizioni la moneta unica è
essenzialmente un accordo particolarmente
rigido per i cambi fissi. Il genus è quello
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degli accordi di Bretton Woods del 1944.
Forse sarebbe stato opportuno fermarsi a
riflettere su quella storia che, in ogni caso,
ha ancora molto da dire oggi sul futuro
dell'euro. Pochi sanno che cosa siano gli
accordi di Bretton Woods, da quali
discussioni e da quali rapporti di forza essi
nacquero e perché dopo avere assicurato
un clima economico estremamente
favorevole per quasi trent'anni dopo la loro
stipulazione, a un certo punto saltarono e
produssero il passaggio da un sistema di
cambi fissi a un sistema di cambi
fluttuanti. E' una storia lontana che vale la
pena di essere raccontata. Avendo di mira
il pasticcio nel Morgentliau convoca gli
alleati II primo luglio del 1944, mentre
ancora su tutti i fronti infuriava la guerra,
anche se ormai le sorti del conflitto
volgevano a favore degli Alleati,
affluivano a Bretton Woods, una località di
montagna del New Hampshire, nel nordest degli Stati Uniti, alcune centinaia di
diplomatici, ministri, banchieri centrali e
funzionari pubblici di 44 paesi alleati.
Erano invitati a una Conferenza sull'assetto
economico del Dopoguerra convocata e
organizzata dal ministro del Tesoro degli
Stati Uniti, Hans Morgenthau. Per una
ventina di giorni i delegati si riunirono
nelle grandi sale dell'Hotel Mount
Washington, un immenso albergo di lusso
costruito nel 1902 che era stato luogo
prediletto di vacanze di finanzieri e
industriali fino a quando, dopo la grande
depressione del 1929, era andato in disuso.
Il luogo era stato scelto da Morgenthau per
sfuggire al caldo dell'estate e alla
confusione di Washington, ma anche per
ingraziarsi il senatore repubblicano dello
stato, uno dei più duri critici di Roosevelt.
In un paio di mesi di lavoro, squadre di
operai avevano rimesso a lucido l'albergo
che però restava, secondo Lydia
Lopokova, la ballerina classica russa,
moglie di John Maynard Keynes, un
"manicomio", con i rubinetti che
perdevano, i tubi rotti e le finestre che non
chiudevano. Naturalmente i problemi
logistici non fermarono la Conferenza, né
lo fecero i contrasti fra i due protagonisti
principali, gli americani e gli inglesi. Dopo
poche settimane di lavoro venne
sottoscritto un documento da cui nacquero
il Fondo monetario internazionale e la
Banca mondiale. E Bretton Woods entrò a
far parte della storia. L'antecedente. La
Conferenza di Parigi Che differenza
rispetto alla Prima guerra mondiale!
Nessuno, prima che essa si concludesse,
aveva preparato il terreno per il
Dopoguerra. Sul tavolo del palazzo del
Trianon, a Parigi, dove nel 1919 si svolse la Conferenza della pace, c'era soltanto
l'illusione astratta del Presidente degli Stati
Uniti, Wilson, che immaginava una Società
delle Nazioni capace di prevenire le guerre.
Troppo poco per frenare l'esplosione delle
rivendicazioni nazionali e soprattutto il
desiderio della Francia di Clemenceau e
dell'Inghilterra di Lloyd George di
schiacciare la Germania sotto il peso delle
riparazioni per impedirle di tornare a
minacciare l'equilibrio europeo. Fra i pochi
che si erano resi conto della cecità di questa
impostazione vi era stato un allora giovane
economista inglese, che aveva seguito la
parte finanziaria del
Credito: scenari e commenti
negoziato per conto del Tesoro. Nel
giugno del 1919, Keynes si era dimesso
dalla delegazione inglese, stanco - aveva
scritto alla madre - di assistere a quella
"follia". E tornato in Inghilterra, aveva
pubblicato, sei mesi dopo, un libro in cui
analizzava i contenuti del Trattato e
prevedeva che la pace "cartaginese"
imposta alla Germania avrebbe creato le
condizioni per una nuova guerra "i cui
orrori - aveva scritto La pace "cartaginese"
dopo la Prima guerra mondiale, i livelli del
cambio irrealistici: tutto congiurò per
depressione e guerra avrebbero superato di
gran lunga quelli della guerra appena
finita". Keynes aveva avuto ragione. Oltre
al peso insostenibile delle riparazioni, vi
era stata l'incapacità di ricostruire un
sistema monetario internazionale
funzionante, come quello che vigeva nella
seconda metà dell'SOp e all'inizio del 900.
Non era stato possibile ristabilire il Gold
standard per l'indebolimento della sterlina
che ne era stato il pilastro centrale. E i
tentativi di riportare le parità al livello del
tempo che aveva preceduto la Prima
guerra mondiale erano stati fallimentari. In
quegli anni, simili a quelli seguiti in
Europa al 2008, la volontà di mantenere i
tassi di cambio a livelli irrealistici
produsse depressione, riduzioni forzose
dei salari che aggravarono la crisi e una
lunga fase di depressione seguita alla crisi
americana del 1929. Nel 1926 Mussolini
aveva annunciato nel discorso di Pesaro
che l'Italia avrebbe ristabilito la parità
prebellica con la sterlina e che avrebbe
difeso "con il sangue" la quota novanta.
Dopo qualche anno questa cura ortodossa
portò al fallimento larga parte
dell'industria e del sistema bancario
italiano e li consegnò nelle mani dello
stato. Negli anni fra le due guerre Keynes
aveva continuato a riflettere sui problemi
del
Donzelli (in una traduzione non del tutto
soddisfacente) con un bel saggio introduttivo
di Pierluigi Ciocca che sottolinea le analogie
e dunque la rilevanza con i problemi europei
di oggi. I piani di Keynes e di White avevano
alcuni punti in comune ma anche delle
profonde differenze. Ambedue convenivano
sui vantaggi della libertà degli scambi e sui
danni economici e politici del protezionismo;
erano ambedue convinti che bisognasse
creare le condizioni perché nel Dopoguerra
si ristabilisse la massima libertà nel
commercio internazionale. Ritenevano
inoltre che a questo fine fosse necessario un
sistema di cambi fissi fra le monete, anche se
ritenevano che bisognasse prevedere la
possibilità di modificare, ove necessario, le
parità stabilite. In comune avevano anche
l'idea che non si potesse lasciare corso
totalmente libero ai movimenti di capitale da
una piazza all'altra, perché spostamenti
improvvisi di capitali avrebbero
destabilizzato il sistema. Qui finivano i punti
di contatto e cominciavano le differenze. La
principale riguardava il ruolo dell'oro.
Keynes era convinto che bisognasse
eliminare quella che egli definiva "una
barbara reliquia del passato". Pensava a una
International clearing union, cioè
essenzialmente a una Banca
centrale mondiale che avrebbe dovuto
emettere una vera e propria moneta
fiduciaria, cui Keynes dava il nome di
"bancor". L'offerta di bancor doveva
accompagnare l'evoluzione degli scambi e la
crescita del reddito mondiale. Keynes aveva
anche immaginato che la clearing union
dovesse favorire l'aggiustamento delle
bilance dei pagamenti dei paesi membri nel
senso che, nei casi in cui la bilancia dei
pagamenti di un paese fosse in squilibrio,
questo paese dovesse essere indotto a
intraprendere delle azioni correttive. Per
Keynes questo doveva valere sia per i paesi
in deficit, che avrebbero dovuto restringere il
livello della loro attività produttiva per
rimettere a posto i conti esteri, sia per i paesi
in surplus ai quali non poteva essere
consentito di accumulare riserve valutarie
l'assetto che doveva darsi al sistema
monetario internazionale e alla fine del 1941 senza limiti: questi paesi avrebbero dovuto
aveva esposto al governo inglese, con cui era accrescere la loro domanda interna in modo
da contribuire al miglioramento dei conti dei
tornato a collaborare, le sue idee su quello
loro corrispondenti. Su questo punto lo
che avrebbe dovuto essere l'assetto del
scontro con White fu frontale. Esso riguardò
Dopoguerra. Contemporaneamente negli
Stati Uniti, sempre nel 1941, un economista essenzialmente il ruolo che gli Stati Uniti
avrebbero dovuto avere nel sistema. Gli
giovane e sconosciuto, collaboratore di
americani, che in quel momento avevano
Morgenthau, Harry Dexter White, aveva
una bilancia dei pagamenti in forte
fatto altrettanto. Se non ci fosse stato il
sovrappiù, erano furiosamente contrari a
progetto di White, a Bretton Woods le idee
questo aspetto del piano di Keynes.
di Keynes, la cui fama - dopo la
Sospettavano che egli cercasse di difendere
pubblicazione nel 1936 della "Teoria
la posizione dell'Inghilterra, che aveva un
generale dell'era planetaria, avrebbero
dominato la Conferenza. Ma se non ci fosse deficit cronico della bilancia dei pagamenti,
ma cercava il modo di non ridurre il proprio
stato un progetto americano, forse
tenore di vita per rimettere a posto i conti.
Morgenthau non avrebbe convocato la
Non si può escludere che vi fosse anche
Conferenza. Non lo si può sapere. Certo è
che White, sconosciuto ai più e molto meno questo motivo fra quelli che spingevano
affascinante di Keynes nell'argomentazione, Keynes a ricercare un meccanismo che
rappresentava però il paese che, entrando in assegnasse anche ai paesi in surplus la
responsabilità di correggere gli squilibri
guerra, aveva salvato l'Inghilterra e gli
delle bilance dei pagamenti, ma in realtà egli
Alleati da una sconfitta che altrimenti
vedeva lontano. Pensava che il buon
appariva sicura e si avviava a concludere la
funzionamento del sistema monetario
guerra con una disponibilità massiccia di
internazionale richiedeva che
riserve auree. Il dibattito di Bretton Woods
La storia dello scontro fra Keynes e White è l'aggiustamento non cadesse soltanto sulle
spalle dei paesi in deficit, ma dovesse
stata raccontata molte volte, ma mai bene
coinvolgere anche i paesi in surplus. E' un
come in un libro recente di Benn Steil,
intitolato "La battaglia di Bretton Woods" e tema assolutamente attuale: basta pensare
all'enorme accumulazione di saldi attivi da
pubblicato in italiano da
parte della Cina o, in seno all'
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Unione monetaria europea, al problema della
Germania che ha un attivo della bilancia dei
pagamenti gigantesco che crea enormi
problemi agli altri paesi membri dell'Unione
monetaria, ma cui essa non intende
rinunciare espandendo la domanda interna.
White era totalmente contrario a queste idee
di Keynes. Non riteneva giusto smonetizzare
l'oro solo perché l'Inghilterra non era in
grado di collocare la sterlina al centro del
sistema monetario, come era avvenuto nel
secolo XIX. Per White, ma anche
per Morgenthau, che pure non capiva
quasi nulla degli aspetti tecnici di queste
questioni, la novità era che il dollaro
poteva e doveva prendere il posto della
sterlina e diventare il perno del sistema
monetario internazionale. Per questo
motivo l'idea di White, che alla fine
prevalse, era che tutti i paesi che aderivano
al Fondo dovessero fissare una parità della
loro moneta con il dollaro, mentre gli Stati
Uniti avrebbero assicurato la stabilità
complessiva del sistema, garantendo,
grazie alle loro vaste riserve d'oro, la
convertibilità dei dollari in oro alla parità
che sarebbe stata stabilita
successivamente. Nacque così il sistema di
Bretton Woods in cui il dollaro era
dichiarato convertibile in oro a 36 dollari
l'oncia, mentre tutti i paesi membri del
Fondo dovevano dichiarare la propria
parità in termini di dollari e
implicitamente di oro. In quel momento la
bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti era
in forte attivo e quindi White rifiutò l'idea
che vi dovesse essere un obbligo per un
paese con una bilancia dei pagamenti La
Conferenza che diede il via a Fondo
monetario intemazionale e Banca
mondiale fu più lungimirante. Vp to a
point attiva di correggere questa
situazione. Naturalmente l'attivo della
bilancia dei pagamenti americana
sorreggeva il valore del dollaro
rendendolo scarso e quindi consolidava
quel tasso di cambio con l'oro, anche
perché non vi era una particolare ragione
per i paesi di convertire in oro le loro
disponibilità in dollari che erano
indispensabili per il commercio
internazionale. Il libro di Steil documenta
che lo scontro tra White e Keynes fu molto
aspro, anche se Keynes, consapevole della
debolezza della posizione dell'Inghilterra,
non giunse mai alla rottura e cercò di
nascondere lo scontro politico che si stava
svolgendo. In realtà la vicenda di Bretton
Woods mostra che in quella circostanza
maturò il passaggio delle consegne del
potere mondiale dall'Inghilterra (e più in
generale dall'Europa) agli Stati Uniti.
Questo fu certo uno degli effetti delle due
guerre nelle quali i paesi europei,
inconsapevoli di ciò che stava avvenendo
fuori dall'Europa, si erano totalmente
svenati. Il collasso dell'accordo Per circa
venti anni, il sistema di Bretton Woods ha
accompagnato il grande sviluppo
economico del secondo Dopoguerra. Ma
alla fine degli anni 60 sono emerse le con
traddizioni che Keynes aveva previsto e
intravisto. A un certo punto, la bilancia dei
pagamenti degli Stati Uniti, inizialmente in
forte attivo, è divenuta passiva, anche per il
costo della proiezione mondiale di quel
Credito: scenari e commenti
paese. In particolare, gli oneri della guerra
in Vietnam risultarono progressivamente
insostenibili. I deficit della bilancia dei
pagamenti americana resero disponibili
grandi quantità di dollari. La conseguenza
fu che i detentori di dollari cominciarono a
domandarsi se la moneta americana fosse
in grado di mantenere la parità aurea.
Alcuni di questi paesi, fra cui la Francia
del generale De Gaulle, decisero di
esercitare il loro diritto a convertire i
dollari in oro. La Francia mandò a un certo
punto alcune navi militari a ritirare l'oro
che avevano così acquisito. Fra il 1971 e il
1973, il sistema di Bretton Woods saltò.
Prima l'America dovette dichiarare
unilateralmente l'inconvertibilità del
dollaro in oro per poi comunicare che il
dollaro avrebbe fluttuato liberamente sui
mercati dei cambi. Era la fine del sistema
dei cambi fissi sul quale era stato costruito
l'equilibrio del Dopoguerra. Si è passati
così dai cambi fissi ai cambi flessibili e
sono nati altri problemi, fra i quali la
decisione europea di creare in Europa
un'area di cambi fissi, la moneta unica, non
sostenuta da una vera e propria Banca
centrale europea dotata del potere di
prestatore di ultima istanza e non Lo
scontro tra l'inglese Keynes e l'americano
White? Per il primo anche i paesi in
surplus avrebbero dovuto correggere i
propri squilibri governata da regole precise
per quanto riguarda il modo di correggere
gli squilibri delle bilance dei pagamenti dei
paesi deficitari, come di quelli eccedentari.
Oggi la situazione appare estremamente
difficile, con un enorme potere della Cina
nato dagli squilibri della bilancia dei
pagamenti americana e dalla volontà degli
Stati Uniti di non correggere questa loro
condizione. Sembra per certi versi ripetersi
la storia della caduta della sterlina dal suo
piedistallo. Per ora il dollaro regge, ma per
quanto' Steil racconta bene questa storia e
Pierluigi Ciocca nell'introduzione la
collega ai temi europei che ci sono più
vicini. C'è poi tutta una parte che riguarda
la strana vicenda personale di Harry
Dexter White. A suo carico emersero a un
certo punto, quando stava per divenire il
primo direttore del Fondo monetario
internazionale (il posto oggi occupato da
Christine Lagarde), dei rapporti piuttosto
stretti con alcune spie sovietiche. Venne
fuori che in effetti White aveva tenuto
costantemente informati i russi su molte
questioni, anche se non è stato mai provato
che egli avesse "venduto" i suoi servizi
all'Unione Sovietica. Truman dovette
costringerlo in tutta fretta a ritirarsi e poco
tempo dopo anche White, come Keynes
che era morto nel 1946 all'indomani delle
vicende che abbiamo raccontato, ebbe un
attacco di cuore e morì. Probabilmente vi
furono comportamenti impropri di White a
favore dell'Unione sovietica, ma è
possibile che essi gli fossero dettati dalla
convinzione che per gli Stati Uniti fosse
meglio consolidare un'alleanza con l'Urss
piuttosto che appoggiarsi su paesi ormai
deboli come l'Inghilterra e la Francia o
peggio ancora rimettere in circolazione la
Germania. White non era il solo a
pensarlo. Lo stesso Morgenthau era di
questo avviso e fu autore di un piano che
prevedeva lo smantellamento totale
dell'industria tedesca dopo la fine della
guerra e la riduzione di quel paese a uno
stadio silvo-pastorale. Prevalse invece, a
partire dal 1946 con il lungo telegramma
dell'ambasciatore Kennan da Mosca, l'idea
che l'Unione sovietica costituisse un pericolo
e che dovesse essere contenuta a tutti i costi.
Da lì nacque il piano Marshall rivolto a
sostenere la ricostruzione dei paesi distrutti
dalla guerra, indipendentemente dal fatto che
fossero fra i vincitori o fra i vinti e poi la
Nato. Questa è stata la storia del Dopoguerra.
Del resto quello che poi è emerso sulla realtà
sovietica dopo la caduta del Muro di Berlino
fa pensare che avesse ragione Kennan, non
Morgenthau e White. Comunque Bretton
Woods rimane come la testimonianza della
lungimiranza delle forze alleate decise a
organizzare il Dopoguerra in maniera più
saggia di come era stato fatto a Parigi nel
1919. E questo rimane vero anche a distanza
di settant'anni. Mentre l'euro, nato dall'idea
che fosse possibile forzare e obbligare i paesi
europei a unirsi politicamente, continua la
sua vita stentata.
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