Il mondo WIKI per le biblioteche ovvero perché i bibliotecari

Il mondo WIKI per le biblioteche
ovvero perché i bibliotecari dovrebbero usare gli strumenti wiki
Pubblico Dominio #Open Festival
29 novembre 2016, Aula magna Cavallerizza, Università di Torino
Presentazione di Bianca Gai all’intervento di Virginia Gentilini
Benvenuti al secondo appuntamento della prima giornata del Pubblico Dominio Open Festival.
Sono molto onorata di aprire questo incontro che ha come tema le opportunità di collaborazione tra
biblioteche e altri istituti culturali e Wikipedia, insieme a Virginia Gentilini che ringraziamo per
avere accettato con tanto entusiasmo il nostro invito. Virginia è bibliotecaria della biblioteca
Salaborsa di Bologna e wikimediana, si occupa da anni dei progetti GLAM-Wiki, cioè dei progetti
di collaborazione tra Wikimedia e le istituzioni culturali (l’acronimo sta infatti per Galleries,
Libraires, Archives, Museums).
Prima di passare la parola a Virginia, vorrei introdurre brevemente solo due aspetti sul rapporto
delle istituzioni culturali con le risorse Wikimedia, lasciando a Virginia l’illustrazione approfondita
dei fondamenti e dei casi illustri della cooperazione, per spiegare il motivo per cui abbiamo
chiamato i colleghi wikipediani al Festival: il primo è legato alla natura di Wikipedia, il secondo al
ruolo che Wikipedia e gli altri progetti Wikimedia possono avere anche in ambito accademico.
Ricordo innanzitutto che la collaborazione con Wikimedia è promossa da istituzioni
bibliotecarie internazionali molto importanti:
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Europeana, che nel 2015 ha rilasciato raccomandazioni per regolare i suoi rapporti
con Wikipedia.

OCLC, la rete di biblioteche più ampia del mondo, ha prodotto webinar per illustrare
ai bibliotecari come lavorare su Wikipedia
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IFLA (federazione internazionale delle associazioni bibliotecarie), al convegno
annuale 2016 ha presentato due bozze di documenti redatti da un panel di bibliotecari e
wikipediani, sottoposti alla revisione e al commento libero sul web, che illustrano le
opportunità di collaborazione con Wikipedia per le biblioteche pubbliche e accademiche.
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Tutti i documenti prodotti da questi enti illustrano vari aspetti della cooperazione, insistendo
sulla missione comune di biblioteche e Wikipedia nel diffondere contributi di qualità aperti, liberi,
neutrali, aggiornati e pubblicati velocemente.
Io vorrei evocare solo due aspetti di questa collaborazione. Il primo riguarda la missione
pubblica della biblioteca. Collaborare a Wikipedia significa traslare la missione della biblioteca
pubblica sul web. Per Wikipedia e per molti progetti di biblioteca si parla di crowdsourcing (da
crowd, "folla", e sourcing, che deriva da “outsourcing” e cioè esternalizzazione aziendale), etichetta
che indentifica lo sviluppo collettivo di un progetto, reso possibile da Internet, da parte di numerose
persone esterne all'entità che ha ideato il progetto stesso, che in genere lo fanno volontariamente.
Tuttavia il termine crowdsourcing non piace ai wikipediani, a partire dal fondatore di Wikipedia
Jimmy Wales, perché deriva da “outsourcing” (esternalizzare: cercare esternamente lavoro, spesso a
basso costo). Wikipedia infatti non si focalizza sul risultato, il completamento dell’enciclopedia, ma
piuttosto sul processo per arrivare al risultato e sulla passione della comunità nel perseguire
l’obiettivo di accrescere la conoscenza collettiva. Per questo la comunità non è mai vista come forza
lavoro, ma come un insieme di persone con passioni, speranze e sogni. Wikipedia, come è stato
detto, non è quindi crowdsourcing (che è solo il livello iniziale più passivo, di trascrizione,
taggatura, votazione) ma è qualcosa di più, è community-sourcing: un approccio collaborativo tra i
partecipanti che riguarda obiettivi più elevati perseguiti da una comunità motivata e leale. Ciò che
rende Wikipedia così straordinaria non è la sua mole o la sua struttura ma la passione di decine di
migliaia di volontari in tutto il mondo.
Questa opportunità partecipativa per una comunità si connette alla missione delle biblioteche,
che nelle teorizzazioni più recenti sono ridefinite come sistemi da hackerare, cioè strutture da
scomporre e rielaborare per riadattarli alle proprie esigenze (cfr. Hacking the Library di Ben
Vershbow, manager del lab di innovazione della New York Public Library: presentazione 2011 e
articolo 2013) oppure “piattaforme” (cfr. Library as a platform, articolo del 2012 di David
Weinberger, co-direttore dell’Harvard Library Lab). La
loro missione diventa cioè la
partecipazione degli utenti nella creazione della memoria pubblica, tramite forme di co-creazione.
La biblioteca non è più quindi soltanto un luogo per persone che vogliono leggere o consultare
documenti, ma un luogo - anche virtuale - per persone che vogliono costruire qualcosa. Il suo
successo si valuterà non rispetto a quanto le opere circolano, ma rispetto a quante idee e quante
passioni vengono innescate da tali opere. La partecipazione degli utenti si tradurrà allora in
un’estensione della missione della biblioteca.
Un esempio concreto è The Wikimaps Warper project. Il progetto è partito dal caricamento su
Wikimedia Commons di migliaia di immagini tratte dalle collezioni digitalizzate che la British
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Library ha reso disponibili su Flickr. La comunità di Commons ha quindi curato un lavoro di
classificazione e georeferenziazione delle mappe appartenenti a queste collezioni, che consiste nella
creazione di corrispondenze tra mappe storiche e coordinate geografiche di mappe attuali. Il
software adottato è un adattamento all’ambiente Wikimedia di MapWarper, un software creato dalla
New York Public Library: rappresenta quindi un esempio di riuso di soluzioni tecnologiche
rilasciate dalla biblioteche, oltre che di contenuti. Grazie alla comunità, le mappe sono state quindi
“liberate” dai libri che le contengono, e sono state rese disponibili per il riuso.
Il secondo aspetto riguarda il ruolo di Wikipedia e delle altre risorse Wiki come infrastruttura
per la didattica e la ricerca scientifica. Le opportunità di collaborazione delle biblioteche con
Wikipedia non si limitano infatti alla biblioteca pubblica, anzi molti esempi interessanti nascono
dalle biblioteche accademiche e dalle istituzioni scientifiche.
Negli ultimi anni hanno aderito al programma educativo di Wikimedia (Wikipedia Education
Program) importanti associazioni scientifiche come l’American Sociological Association e
l’American Psychological Association, con l’intento di promuovere l’integrazione di Wikipedia nei
corsi universitari, assegnando per esempio agli studenti il miglioramento di voci legate alla
disciplina (cfr. qui). Lo scopo non è solo contribuire alla qualità delle voci, nella direzione della
disseminazione della cultura scientifica, ma è anche di tipo educativo: secondo i propugnatori di
questi progetti, il lavoro su Wikipedia sviluppa negli studenti abilità nella scrittura scientifica
(competenze comunicative, logiche, capacità di citare, accuratezza) e incrementa la capacità di
valutare e negoziare le fonti con spirito critico (e azioni in tal senso si stanno muovendo anche in
Italia ultimamente).
Ma è anche la scienza ad usare Wikipedia come strumento di disseminazione e cura dei dati
scientifici. Segnalo l’iniziativa GeneWiki, su cui è uscito nel 2016 un articolo sul periodico
scientifico “Database” dell’editore Oxford University Press. Si tratta di un progetto a cura di
scienziati nelle discipline biomediche che hanno usato Wikidata (database di dati collaborativo
legato a Wikipedia) come infrastruttura per raccogliere e integrare dati biologici aperti dispersi su
diversi database scientifici. Gli scienziati e i tecnici che hanno lavorato al progetto hanno importato
in Wikidata dati biomedici di qualità relativi ai geni umani e animali. I dati sono aperti, possono
essere esportati e riusati da altri progetti. Inoltre sono utili ad aggiornare automaticamente le pagine
Wikipedia relative a contenuti biomedici nelle varie edizioni linguistiche e a garantire un’autorità
unica verificata e strutturata che impedisca la dispersione e la scorrettezza dei dati biomedici sul
web. Lo scopo del progetto non è quindi solo la disseminazione ma la cura e il miglioramento dei
dati.
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Mi sembra importante sottolineare qui oggi l’attenzione che le istituzioni accademiche stanno
rivolgendo al mondo Wikimedia, non solo per la sede in cui ci troviamo, ma in un momento in cui
tanta attenzione è rivolta in Italia al ruolo degli atenei per la disseminazione della cultura e della
scienza, nell’ambito della promozione della “terza missione” dell’università.
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