Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica II.LA TEORIA ATOMICA E IL LINGUAGGIO DELLA CHIMICA ESTRATTO DA COMPEDIO DI CHIMICA Legge di Lavoisier – Conservazione della massa – I.LA MATERIA E LE SUE TRASFORMAZIONI In un sistema chiuso, durante una reazione chimica, la massa totale dei reagenti è uguale alla massa dei prodotti della reazione. 4.TRASFORMAZIONI FISICHE E CHIMICHE La materia è soggetta a due tipi di trasformazioni: fisiche e chimiche. Le prime non alterano la natura chimica (es. riduzione in polvere, piegare un metallo, ecc) Legge delle proporzioni definite – Proust – In ogni composto gli elementi si combinano secondo rapporti definiti e costanti che corrispondono al rapporto tra le masse dee singoli atomi. I passaggi di stato (trasformazioni fisiche) Legge delle proporzioni multiple – Dalton – Attraverso somministrazione o sottrazione di energia termica abbiamo cambiamenti dello stato della materia, ma non modificazioni chimiche. SUBLIMAZIONE SOLIDIF. SOLIDO Alcune volte due elementi possono reagire tra loro dando origine e più di un composto, in questi casi le diverse masse degli elementi che si combinano stanno in rapporto espresso da numeri interi e piccoli. Legge dei volumi – Gay Lussac, Avogadro COND. LIQUEF. LIQUIDO FUSIONE GASSOSO EBOLL. Gli elementi allo stato gassoso non sono atomi ma molecole. Volumi uguali di gas, anche diversi, contengono, nelle stesse condizioni di pressione e temperatura, un egual numero di molecole. BRINAMENTO 4.MOLE 5.MISCUGLI I miscugli hanno come caratteristica comune la composizione variabile, nel senso che variando le proporzioni dei cari componenti si ottiene sempre un miscuglio; si distinguono in eterogenei e omogenei. I miscugli eterogenei non hanno composizione uniforme, i vari componenti conservano le loro caratteristiche e ciò consente sia di individuarli che di separarli usando mezzi meccanici. I miscuglio omogenei hanno invece una composizione uniforme. Si definisce fase ciascuna parte della materia che ha composizione e proprietà constanti in ogni punto. 7.SOSTANZE ELEMENTI E COMPOSTI La grandezza mole (mol) corrisponde alla quantità di sostanza (in g) che contiene sempre lo stesso numero di particelle. Questo numero è chiamato Numero di Avogadro, N = 6.023 1023. Volume molare dei gas A 0°C e 1 atm una mole di un qualsiasi gas occupa il volume di 22.4 litri detto volume molare. III.LA STRUTTURA DELL’ATOMO E I MODELLI ATOMICI 2.LE PARTICELLE SUBATOMICHE: ELETTRONE, PROTONE NEUTRONE L’elettrone Un materiale costituito da un solo componente è definito con il termine di sostanza. In base alla possibilità o non di essere scomposte in altre più semplici, le sostanze possono distinguersi in: composti ed elementi. Gli elementi sono le sostanze più semplici e non possono essere né scissi né trasformati chimicamente. Gli elettroni sono particelle subatomiche cariche negativamente. e = 1.60 10-19 C m = 9.10 10-28 g Pagina 1 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica Il protone Numero quantico principale n Ha carica elettrica uguale a quella dell’elettrone, ma è di segno positivo. La massa risulta pari a 1.67 10-24 g, 1836 volte magiore di quella dell’elettrone. Assume valori interi da 1 a n e corrisponde ai livelli di energia che un elettrone può occupare. Il neutrone Assume valori compresi tra 0 ed n-1. Il numero quantico l stabilisce quanti sottolivelli sono possibili nei vari livelli ed inoltre definisce la forma dell’orbitale. I vari sottolivelli sono indicati con le lettere progressive s,p,d,f. Rispetto alla forma degli orbitali, l’orbitale s ha forma sferica, l’orbitale p risulta bilobato, gi orbitali d ed f hanno forma più complessa. È privo di carica elettrica. Ha una massa analoga a quella del protone. 3.NUMERO ATOMICO E NUMERO DI MASSA Il numero atomico (Z) corrisponde al numero di protoni presenti nel nucleo di un elemento. Il numero di massa (A) è la somma del numero dei protoni e dei neutroni presenti nell’atomo. Numero quantico angolare l Numero quantico magnetico m Assume tutti i valori interi compresi tra –l e +l incluso lo 0; definisce l’orientamento dell’orbitale nello spazio. 4.GLI ISOTOPI Si definiscono isotopi atomi aventi lo stesso numero di protoni, ma diverso numero di neutroni. Numero quantico di spin s L’elettrone, ruotando intorno al proprio asse, genera un campo magnetico che è espresso dal numero quantico di spin, i cui valori possibili sono +1/2 e –1/2. 5.MODELLI ATOMICI Modello di Bhor Gli elettroni descrivono delle orbite (livelli o gusci) il cui valore energetico risulta quantizzato, cioè espresso da numeri interi multipli e sottomultipli di una determinata quantità. Planck stabilì che l’energia esiste solo come pacchetti (quanti) ognuno dei quali ha una determinata frequenza e cioè: 7.CONFIGURAZIONE ELETTRONICA Si definisce configurazione elettronica di un elemento la distribuzione dei suoi elettroni negli orbitali atomici. Principio di aufbau Gli elettroni occupano, inizialmente, gli orbitali a minor contenuto energetico e via via si dispongono sugli altri disponibili. 1s, 2s, 2p, 3s, 3p, 4s, 3d, 4p, 5s, 4d, 5p, 6s, 4f, 5d, 6p, 7s, 5f, 6d E = hν Modello quantistico ondulatorio De Broglie ipotizzò per l’elettrone una doppia natura, cioè contemporaneamente quella di un corpuscolo materiale di massa e velocità definite e di un’onda di determinata lunghezza. Il principio di indeterminazione di Heisenberg stabilisce che è impossibile conoscere sia l’esatta posizione che l’esatta velocità di una particella elementare. Schodinger elaborò una equazione d’onda che descrive il comportamento ondulatorio dell’elettrone, la funzione d’onda ψ (psi). ψ2 corrisponde alla probabilità di trovare l’elettrone nel punto dello spazio (x, y, z). Si definisce orbitale le regione dello spazio in cui vi è il 90% di probabilità di trovare un dato elettrone. 6.NUMERI QUANTICI Tutti gli atomi, esclusi l’idrogeno e l’elio, hanno più di un orbitale, essi si identificano tramite i numeri quantici. Principio di esclusione di Pauli In ogni orbitale possono trovarsi al massimo due elettroni con spin opposti. Principio della massima molteplicità di Hund Negli orbitali di uguale energia (degeneri), gli elettroni si sistemano in modo da occupare il maggior numero di essi, con spin paralleli. Ciò avviene con i 3 orbitali p, i 5 orbitali d e i 7 orbitali f. Regola della diagonale 1s2 2s2 2p6 3s2 3p6 3d10 4s2 4p6 4d10 4f14 5s2 5p6 5d10 5f14 6s2 6p6 6d10 7s2 7p6 Pagina 2 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica IV.LA TAVOLA PERIODICA 2.LEGAME IONICO 2.SISTEMA PERIODICO MODERNO In questo legame vi è sostanzialmente un elemento che tende a perdere un elettrone, trasformandosi in un catione, mentre il secondo elemento che partecipa al legame tenderà ad acquistare un elettrone diventando un anione. A questo punto i due ioni di segno opposto si attraggono con una forza di natura elettrostatica che caratterizza il legame ionico. - Blocco di sinistra: vi sono tutti quegli elementi che hanno l’ultimo elettrone in un orbitale di tipo s. - Due blocchi di centro: nel primo vi sono gli elementi che riempiono gradualmente un sottolivello d, mantenendo fermo un sottolivello s, prima di passare ad un sottolivello p; quelli del secondo blocco invece riempiono gradualmente il sottolivello 4f e 5f. - Blocco di destra: vi sono gli elementi che hanno l’ultimo elettrone in un orbitale di tipo p. 5.PROPRIETA’ PERIODICHE DEGLI ELEMENTI Energia di ionizzazione: è detta energia di prima ionizzazione l’energia necessaria per sottrarre il primo elettrone da un atomo con la formazione di uno ione positivo. Affinità elettronica: è l’energia che si libera (generalmente) quando un atomo acquista elettroni. Elettronegatività: è la tendenza che ha un atomo di attrarre elettroni verso di sé. V.LEGAMI CHIMICI Si è osservato che l’atomo è particolarmente stabile quando possiede otto elettroni nel livello più esterno e cioè acquisisce la configurazione elettronica dei gas nobili che è del tipo s2p6. In base alla natura degli elementi un legame chimico può definirsi ionico se c’è acquisto e cessione di elettroni o covalente se c’è compartecipazione di elettroni. Concetto di valenza 3.LEGAME COVALENTE Puro: si instaura tra atomi uguali, con differenza di elettronegatività nulla. Polare: si instaura tra due atomi condifferenza di elettronegatività minore di 1.7. Questo legame è più forte di quello puro. Legami covalenti sigma σ e pi greco π La formazione di un legame chimico comporta la sovrapposizione degli orbitali in esso impegnati con formazione di un orbitale molecolare che ha una forma diversa rispetto a quella di origine. Legame σ: si instaura dalla sovrapposizione di due orbitali s o di un s e di un p o di due p con gli elettroni sistemati lungo l’asse congiungente i due nuclei. Legame π: si verifica per sovrapposizione di due orbitale p paralleli tra loro e perpendicolari al piano della molecola. Il legame σ è più forte di quello π perché subisce la forza attrattiva del nucleo. 4.LEGAME DATIVO O DI COORDINAZIONE Il legame dativo è un particolare tipo di legame covalente che si instaura quando la coppia di elettroni proviene da uno solo dei due atomi che viene detto datore, mentre l’altro viene detto accettore. La valenza è definita come il numero di elettroni che un atomo di un elemento può utilizzare per formare legami con altri atomi. Ibridi di risonanza o forme mesomere Energia di legame In alcuni casi, quando i legami in una molecola sono equivalenti si ha più di una formula di struttura (formule di risonanza), cioè il composto risuona tra esse. See vogliamo scindere un legame dobbiamo fornire una quantità di energia almeno equivalente a quella che si libera nella sua formazione, questa è l’energia di legame. Caratteri dei legami chimici Il tipo di legame che si viene ad instaurare tra due elementi è dovuto al valore della loro elettronegatività o meglio dalla sua differenza, se questa è elevata, sostanzialmente superiore di 1.7, il legame che si formerà sarà ionico, se risulta inferiore a tale valore il legame sarà covalente. 5.LEGAME METALLICO Un metallo è costituito da un reticolo di atomi ionizzati positivamente immersi in un mare di elettroni di valenza delocalizzati e mobilissimi. Si stabilisce quindi una forza attrattiva (legame metallico) tra gli ioni positivi degli atomi e l'insieme degli elettroni di valenza che li avvolgono. Pagina 3 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica 6.LEGAMI INTERMOLAECOLARI O LEGAMI CHIMICI SECONDARI sp2: consiste nel mescolamento di un orbitale s con due p, originando tre orbitali ibridi sp2, sistemati in un piano, con angoli di legame di 120°. Forze di Van der Waals Si stabiliscono tra molecole neutre non polari che, temporaneamente, diventano dipoli elettrici a causa di un’asimmetrica distribuzione delle cariche (+ e -); ciò determina la formazione di dipoli che cambiano continuamente la loro polarità, causando interazioni attrattive con altri dipoli. Legame a idrogeno È un particolare esempio di interazione dipolo-dipolo che si stabilisce quando atomi di H sono legati covalentemente at atomi fortemente elettronegativi, a causa di ciò sull’H si concentra una forte carica positiva e sull’elemento elettronegativo un’analoga caria negativa. In seguito a ciò la molecola risulta fortemente polarizzata e può stabilire un’attrazione elettrica con altre molecole analoghe formando una fitta rete di legami nella quale l’H funzione da ponte tra una molecola e l’altra. 7.GEOMETRIA DELLE MOLECOLE Si definisce angolo di legame, l’angolo formato dalle linee immaginarie che congiungono i centri dei nuclei, mentre le lunghezza di legame (nm) è la distanza che separa i due nuclei. Per prevedere e spiegare la forma delle molecole si usa la toria delle repulsione delle coppi di elettroni dello strato di valenza che afferma che quando un atomo è legato ad altri, le coppi di elettroni, impegnate o non nel legame, si respingono, sistemandosi il più lontano possibile per ridurre le forze di repulsione. sp: consiste nel mescolamento di un orbitale s con un orbitale p, formando due orbitali ibridi sp orientati lungo l’asse congiungente le molecola, con un angolo di legame di 180°. VI.LE CLASSI DEI COMPOSTI INORGANICI: FORMULE E NOMENCLATURA 2.COMPOSTI BINARI XmYn Dove: X = elemento meno elettronegativo, Y = elemento più elettronegativo. Nella nomenclatura razionale l’elemento più elettronegativo (Y) assume il suffisso –uro. Se X = H e Y = alogeno abbiamo gli idracidi, dove al termine acido segue l’alogeno con il suffisso –idrico. Se Y = O abbiamo gli ossidi, il termine ossido, in base al numero di atomi di ossigeno, viene preceduto del prefisso mono-, di-, tri-. Nella nomenclatura tradizionale i composti analoghi hanno il nome di ossidi se, legato all’ossigeno vi è un metallo, di anidridi se vi è un non metallo, in entrambi i casi si usa: ipo-oso -oso Dalla valenza minore a quella -ico maggiore per-ico 3.COMPOSTI TERNARI Idrossidi rep. fra dopp. liberi > rep. fra dopp. libero e dopp. di legame > rep. fra dopp. di legame Xn+(OH)zDove: X = catione metallico; OH = gruppo ossidrile (caratterizza la categoria di questi composti); n = z. Struttura lineare: quando l’atomo centrale ha due legami e nessuna coppia di elettroni liberi. Struttura trigonale piana: quando ci sono tre legami e nessun doppietto libero. Struttura tetraedrica: quando ci sono quattro legami. Orbitali ibridi L’ibridazione consiste nel mescolamento di un certo numero di orbitali atomici di tipo diverso originando orbitali ibridi equivalenti per forma ed energia. sp3: consiste nel mescolamento di un orbitale s con 3 orbitali p formando quattro orbitali ibridi sp3 orientati verso i quattro vertici di un tetraedro con angoli di legame tutti pari a 109.5°. Questi composti si ottengono dalla reazione di un ossido con l’acqua, sono chiamati anche basi. Ossiacidi HmXOn Dove: H = idrogeno; X = non metallo; O = ossigeno. Vengono detti acidi. Nella nomenclatura razionale: - il non metallo assume sempre il suffisso –ico. - l’ossigeno è denominato osso ed è preceduto, in base al numero di atomi, dai prefissi mono-, di-, tri-, ecc. - tra parentesi viene indicata la valenza del non metallo. In quella tradizionale si fa seguire il termine acido dal non metallo con i suffissi visti prima per i composti binari. Pagina 4 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica Vi sono talvolta alcuno elementi che si combinano con un numero di molecole d’acqua variabile. Si formano così diversi tipi di acidi: meta- (una molecola), piro- (due molecole) e orto- (tre molecole). Si definiscono acidi poliprotici quegli acidi che hanno più di un idrogeno nella loro molecola. Sali Xm(YOn)z Dove: X = metallo; Y = non metallo; O = ossigeno. ACIDO+BASE à SALE+ACQUA Nella nomenclatura razionale: - si cambia il suffisso in –ico dell’acido in –ato - si aggiunge il nome del metallo quando occorre la valenza in numeri romani tra parentesi. In quella tradizionale il nome del sale si divide in due parti: la prima dipende del nome dell’acido, la seconda de quello dell’idrossido (ossido o metallo). idrico à uro oso à ito ico à ato mentre il nome dell’idrossido (ossido o metallo) rimane inalterato. I sali nella cui forma non compare alcun atomo di idrogeno vengono denominati sali neutri. Se possiedono ancora alcuni atomi di idrogeno vengno detti sali acidi. Esiste un gruppo di sali detti sali idrati nei quali sono comprese delle molecole di acqua. VII.GLI STATI FISICI DELLA MATERIA P1/V1 = P2/V2 Legge di Charles (Isobara) Se la pressione del gas viene mantenuta costante, riscaldando, il volume aumenta di 1/273 rispetto al suo volume a 0°C per ogni grado di temperatura. A pressione costante, il volume di un gas è direttamente proporzionale alla temperatura assulota, cioè: V = KT V1/T1 = V2/T2 Legge di Gay-Lussac (Isocora) Mantenendo un gas a volume costante, la pressione aumenta di 1/273 rispetto alla sua pressione a 0°C per ogni aumento di 1°C della temperatura. A volume costante la pressione varia in modo direttamente proporzionale rispetto alla temperatura assoluta, cioè: P = KT P1/T1 = P2/V2 Relazione tra volume, temperatura e pressione PV = KT P1V1 P2V2 = T1 T2 Equazione di stato dei gas Una sostanza è allo stato gassoso se le sue particelle sono indipendenti le une dalle altre, non presentano legami. PV = nRT Dove: P = valore della pressione (in atm o bar); V = volume (in l); n = numero di moli di gas; T = temperatura (in °K); R = costante universale dei gas che vale 0.0821 Caratteristiche di un gas ideale Pressione parziale di un gas e legge di Dalton - Ogni particella ha un volume piccolissimo, trascurabile rispetto al volume occupato dal gas. - Ogni particella è in continuo movimento caotico. - Le particelle sono mediamente molto distanti, per cui non risentono delle forze di attrazione o di repulsione. - Quando le particelle si urtano, l’urto è elastico e non si ha perdita di energia totale. Se un gas è contenuto in una miscela di gassosa, esercita una pressione parziale che può essere calcolata come il prodotto della frazione molare per la pressione totale, cioè: P a = Xa P Dove: Pa = pressione parziale del gas; Xa = frazione molare del gas; P = pressione totale. 3.LEGGI DEI GAS La frazione molare è il rapporto tra il numero di moli del gas a e il numero delle moli totali della miscela gassosa. 2.LO STATO GASSOSO stp = 1 atm (= 1.1.325 kPa = 1,013 bar) e 0°C. Legge di Boyle (Isoterma) A temperatura costante, la pressione di un gas risulta essere inversamente proporzionale al volume. PV = K (a T costante) La legge di Dalton afferma che la pressione totale di una miscela gassosa è uguale alla somma delle pressioni parziali dei singoli gas. Ptot = Pa + Pb + Pc Pagina 5 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica 5.LO STATO LIQUIDO IX.REAZIONI CHIMICHE ED ENERGIA Lo stato liquido è caratterizzato de particelle che non sono legate saldamente tra loro. 1.I E II PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Evaporazione: solo le particelle dotate di energia cinetica maggiore dell’energia di legame riescono ad abbandonare la superficie del liquido, passando così allo stato di vapore. Pressione o tensione di vapore: la tensione di vapore è la pressione esercitata dal vapore sul suo liquido in condizioni di equilibrio di dinamico. Ebollizione di un liquido Un liquido bolle, cioè abbandonano il liquido non solo le particelle di superficie, ma anche quelle interne, quando la sua pressione di vapore uguaglia la pressione atmosferica. La temperatura alla quale il liquido bolle è detta temperatura di ebollizione.; quindi minore è la tensione di vapore di un liquido. Maggiore è la temperatura di ebollizione. VII.LE SOLUZIONI Le soluzioni sono particolari tipi di miscugli omogenei formati da due o più componenti, dei quali quello presente in quantità maggiore è detto solvente, l’altro (o gli altri) viene detto soluto. Due liquidi si dicono miscibili se si possono mescolare in tutte le proporzioni dando sempre un sistema omogeneo. 2.CONCENTRAZIONE DI UNA SOLUZIONE La concentrazione di una soluzione esprime il rapporto tra la quantità di soluto e quella di soluzione o del solvente. Percentuale in peso (% m/m): indica i grammi di soluto presenti in 100 g di soluzione. Percentuale in volume (% V/V): indica il volume di soluto (in ml) presente in 100 ml di soluzione. Massa su volume (m/V): indica la quantità in grammi di soluto presente in un dato volume di soluzione. Molarità: esprime il numero di moli di soluto (n) per litro di soluzione, si indica con M = n/l litro. Molalità: esprime il numero di moli di sluto per kg di solvente; si indica con m = n/1 Kg. Normalità: esprime il numero di eequivalenti di soluto per litro di soluzione. Si indica con N = neq/1 litro. Per gli acidi: PE = PM (Peso molecolare)/n° H+ (numero ioni H+). Per le basi: PE = PM (peso molecolare)/n° OH(numero ioni OH-). Pere i sali: PE = PM/n° + o – (numero cariche positive e negative). Frazione molare: indica il rapporto tra il numero di moli di soluto e il numero di moli totali (solvente + soluto). Il I principio della termodinamica viene identificato con la legge di conservazione dell’energia e afferma che: <l’energia non può essere creata, né distrutta, ma solo trasformata da una in un’altra>. ∆E = E prodotti – E reagenti se ∆E < 0 la reazione è esotermica, perché l’energia dei prodotti è minore di quella dei reagenti. se ∆E > 0 la reazione è endotermica, perché l’energia dei prodotti è maggiore di quella dei reagenti. Risultano spontanee le reazioni esotermiche, e non spontanee quelle endotermiche. L’entalpia corrispondente alla formazione di una mole di sostanza a partire dagli elementi che la costituiscono ala pressione di 1 atm e alla temperatura di 298 °K (25°C) è detta entalpia di formazione ∆H°f. L’entalpia di formazione degli elementi è uguale a 0. II PRICIPIO DELLE TERMODINAMICA Si introduce una nuova grandezza termodinamica detta entropia che rappresenta il grado di disordine del sistema. In un sistema isolato qualunque trasformazione comporta un aumento di entropia. Sono quindi spontanei tutti i fenomeni che si verificano con un aumento del disordine e quindi dell’entropia. 2.ENERGIA LIBERA Le due grandezze entalpia ed entropia sono legate da una nuova funzione di stato detto energia libera, indicata con il simbolo G. ∆G = ∆H -T∆S Dove: T = temperatura assoluta; H = entalpia; S = entropia. Una reazione è spontanea quando ha il ∆G negativo: a: ∆H < 0 e ∆S > 0 (fattori entrambi favorevoli) b: ∆H < 0 e ∆S < 0 (con temperatura sufficientemente bassa affinché il prodotto T∆S sia minore di ∆H) c: ∆H > 0 e ∆S > 0 (con temperatura sufficientemente alta affinché il prodotto T∆S sia maggiore di ∆H, ∆H fattore sfavorevole). Le reazioni che portano alla liberazione di energia sono dette esoergoniche, quelle che invece assorbono energia libera dall’ambiente sono dette endoergoniche. Scambi energetici in una reazione chimica La forma di energia più frequentemente scambiata in una reazione chimica è il calore, quindi si definiscono: reazioni esotermiche, quelle che avvengono con liberazione di calore; reazioni endotermiche, quelle che avvengono con assorbimento di calore. Pagina 6 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica Fattori che influenzano la velocità di reazione E reagenti E prodotti E emessa Reazione esotermica: l’energia dei prodotti è inferiore rispetto a quella dei reagenti. E prodotti E reagenti E assorbita Reazione endotermica: l’energia dei prodotti è superiore rispetto a quella dei reagenti. Natura dei reagenti: anche nelle stesse condizioni, ogni reazione decorre con una sua velocità che dipende dal grado di reattività dei reagenti. Temperatura: un aumento di temperatura accelera le razioni chimiche. Concentrazione: maggiore è la concentrazione, più alta è la probabilità che i reagenti si urtino, e quindi maggiore è la velocità. V = K[A]a[B]b Indica che la velocità di una reazione è direttamente proporzionale al prodotto delle concentrazioni molari dei reagenti, ognuna elevata al proprio coefficiente stechiometrico, K è la costante di velocità che dipende da vari fattori, come ad esempio la temperatura. Estensione della superficie di contatto: a parità di massa, quanto maggiore è la suddivisione dei reagenti, tanto più elevata è la superfici e esposta. Catalizzatori: questi accelerano la velocità di una reazione perché abbassando l’energia di attivazione, consentono ad un maggior numero di molecole di reagire. 2.EQUILIBRIO CHIMICO X.LA VELOCITA’ DI REAZIONE E L’EQUILIBRIO CHIMICO 1.CINETICA CHIMICA La cinetica chimica si occupa di stabilire in quanto tempo si realizza una reazione chimica, individuando la velocità ed i fattori che la regolano. La velocità di una reazione chimica è definita come l variazione della concentrazione di un reagente o di un prodotto, nell’unità di tempo. ∆C v= ∆t La teoria delle collisioni afferma che le reazioni si verificano attraverso urti tre le particelle che sono numerosissimi, ma non tutti efficaci, infatti affinché si possano ottenere dei prodotti occorre rompere i legami preesistenti e formarne dei nuovi. Solo le particelle che hanno un’energia cinetica sufficientemente elevata, tale da superare le forze di repulsione tra gli elettroni periferici, danno luogo a urti efficaci. Affinché l’urto sia efficace, le particelle devono avere una giusta direzione per consentire agli atomi di legarsi. Il valore minimo di energia necessaria alle particelle per dar luogo ad un urto efficace è detto energia di attivazione. Si osserva che le trasformazioni chimiche, dai reagenti ai prodotti, avvengono attraverso uno stato di transizione che comporta la formazione di un complesso attivato corrispondente al livello di energia più elevato posseduto dalle molecole. Esistono delle reazioni, dette reversibili, nelle quaeli i reagenti non si trasformano completamente nei prodotti, poiché questi ultimi possono ritrasformarsi nei reagenti. Si raggiunge l’equilibrio chimico quando le velocità delle due reazioni si eguagliano. All’equilibrio la concentrazione delle sostanze resta inalterata. 3.LA COSTANTE DI EQUILIBRIO All’equilibrio chimico è possibile applicare la legge di azione di massa: aA + bB ⇔ cC + d D [C ] c [ D] d K 1 = = Keq [ A] a [ B]b K 2 La costante di equilibrio Keq è caratteristica di una determinata reazione e varia con la temperatura. 4.IL PRINCIPIO DI LE CHATELIER In un sistema all’equilibrio, qualsiasi variazione determina una risposta che tende ad annullare la sollecitazione apportata, ristabilendo la reazione di equilibrio. Effetto della concentrazione: l’aumento della concentrazione dei reagenti sposta l’equilibrio verso destra, analogamente la diminuzione dei reagenti lo sposta verso sinistra. Un ragionamento simile può essere utilizzato nel caso in cui si apporti un aumento o una diminuzione della concentrazione dei prodotti, nel primo caso la reazione si sposta verso sinistra, nel secondo verso destra. Pagina 7 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica 2.LA SOLUBILITA’ Effetto della temperatura: un aumento della temperatura favorisce le reazioni endotermiche e sfavorisce quelle esotermiche e poiché la costante di equilibrio varia con la temperatura, essa diminuirà per le reazioni che avvengono con liberazione di calore ed aumenterà per quelle che avvengono con assorbimento di calore. Effetto della pressione: un aumento di pressione favorisce le reazioni che avvengono con diminuzione di volume, perché l’aumento della pressione causa la diminuzione della distanza intermolecolare. Per un generico composto ionico AaBb l’equilibrio in soluzione è: H2O AaBb ⇔ aA+b + bB-a La costante del prodotto di slubilità è: Kps = [A+b]a[B-a]b La solubilità dei gas La solubilità diminuisce all’aumentare della temperatura. Legge di Henry: a temperatura costante, la quantità di un gas che si scioglie in un determinato volume di liquido è direttamente proporzionale alla pressione del gas in equilibrio con la soluzione. XI.EQUILIBRI CHIMICI IN SOLUZIONE 1.ELETTROLITI E NON ELETTROLITI Dissociazione 3.ACIDI E BASI È il processo di dissoluzione che subiscono i componenti ionici che si sciolgono in acqua perché si stabiliscono interazioni elettriche tra gli ioni del soluto e le molecole polari del solvente. Ionizzazione Si realizza quando composti con legami covalenti polari reagiscono con l’acqua che determina la formazione di ioni che non esistevano nel composto. Teoria di Arrhenius ACIDO: sostanza che, in soluzione acquosa, libera uno o più ioni H+. BASE: sostanza che, in soluzione acquosa, libera uno o più ioni OH-. Dalla reazione di un acido con una base si ottiene un sale e tale reazione è detta di neutralizzazione. Teoria di Bronsted-Lowry Solubilizzazione È un processo che si verifica quando composti molecolari si sciolgono in acqua che ne provoca unicamente la dissoluzione senza formazione di ioni. Gli elettroliti Le soluzioni costituite da sostanze (elettroliti) che, sciolte in acqua, formano ioni, sia per dissociazione che per ionizzazione, sono dette soluzioni elettrolitiche. Esistono infatti elettroliti forti che si possono considerare dissociati completamente, ed elettroliti deboli che lo fanno solo parzialmente, in relazione al loro grado di dissociazione che rappresenta la percentuale di moli dissociate rispetto alle moli totali. ACIDO: è una sostanza capace di cedere ioni idrogeno H+ cioè protoni. BASE: è una sostanza capace di accettare uno ione idrogeno H+ da un’altra specie chimica. Poiché un acido, dopo aver ceduto il protone diventa una base, si parla di coppie coniugate. L’acqua può comportarsi come donatore di protoni (acido) o accettore di protoni (base), viene definita una sostanza anfotera. Teoria di Lewis ACIDO: una sostanza capace di accettare una coppia di elettroni (lone pair). BASE: una sostanza capace di fornire una coppia di elettroni. Di conseguenza le reazione acido-base Forti (composti ionici e comporta la formazione di un legame dativo. molecolari (pochi) ionizzabili) Elettroliti Sostanze solubili in acqua Forza degli acidi e delle basi Deboli (composti molecolari ionizzabili) Non elettroliti (sostanze molecolari non ionizzabili) Pagina 8 di 11 Si definisce acido forte un acido che può considerarsi completamente dissociato in soluzione acquosa, mentre di definisce acido debole un acido che, in soluzione acquosa, è debolmente dissociato. Il valore della costante di equilibrio ci dà informazioni sulla forza dell’acido o della base. Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica [ H + ][CH 3 COO − ] Keq[ H 2 O] = = Ka [CH 3 COOH ] OH − = Ki ⋅ cs Ki (idrolisi ) = Kw Ka cs = concentrazione del sale Ka è detta costante di dissociazione dell’acido. Acido forte + Base debole Restano in soluzione un eccesso di ioni H+ che rendono acida la soluzione. 4.PRODOTTO IONICO DELL’ACQUA H2O ⇔ H+ + OH- H + = Ki ⋅ cs a 25°C [ H 3 O + ][OH − ] Keq = = 3.25 ⋅ 10 −18 2 [ H 2 O] Ki (idrolisi ) = Kw Kb cs = concentrazione del sale Acido forte + Base forte Non si avrà idrolisi e il pH sarà uguale a 7. Le moli di H2O indissociate si possono considerare uguali alle moli iniziali che equivalgono a 55.5 m/l Acido debole + Base debole Nel caso di un sale formato da un acido debole e da una base debole la soluzione sarà basica se è più debole l’acido ed acida se è più debole la base, è quindi necessario confrontare le costanti di dissociazione (Ka e Kb). Keq [H2O]2 = [H3O+][OH-] Kw = Keq [H2O]2 Kw = 3.25 10-18 (55.5)2 = 1 10-14 Kw = [H+][OH-] = 1 10-14 m/l 7.SISTEMI TAMPONE Tale costante è detta prodotto ionico dell’acqua. + − [H ] = [OH ] = 1 ⋅ 10 −14 −7 = 1 ⋅ 10 m / l Una soluzione è neutra quando la concentrazione molare degli ioni H+ e quella degli ioni OH- sono uguali a 1 10-7 m/l. Una soluzione è acida quando la concentrazione molare degli ioni H+ è maggiore di quella degli ioni OH-, cioè > di 1 10-7 m/l. Una soluzione è basica quando la concentrazione molare degli ioni H+ è minore di quella degli ioni OH-, cioè < di 1 10-7m/l. 5. Il pH Per definizione il pH è il logaritmo decimale, cambiato di segno, della concentrazione molare degli ioni H+. pH = − log10 [ H + ] = log 10 1 [H + ] Sono soluzioni capaci di opporsi (“tamponare”) alle variazioni di pH in seguito all’aggiunta di acidi e di basi. Un sistema tampone risulta costituito da un acido debole (o base debole) in presenza di un suo sale con una base forte (o acido forte). XII.ELETTROCHIMICA 1.REAZIONI DI OSSIDORIDUZIONE le trasformazioni chimiche, che comportano il trasferimento di elettroni tra le specie reagenti, sono denominate reazioni di ossidoriduzione (redox). L’ossidazione è quella reazione che avviene per perdita di elettroni e riduzione quella che avviene per acquisto di elettroni. Numero di ossidazione (n.o.) Il numero di ossidazione è il numero di elettroni che un atomo impegna nella formazione dei legami di un composto. pH + pOH = 14 6.IDROLISI SALINA Ossidante e riducente Una reazione tra un sale e l’acqua è detta idrolisi salina. In una reazione redox l’elemento che perde elettroni è detto riducente, mentre quello che acquista elettroni è detto ossidante. Il riducente è l’elemento che si ossida ed il suo n.o. aumenta (dai reagenti ai prodotti), mentre l’ossidante è l’elemento che si riduce ed il suo n.o. diminuisce. Talvolta accade che uno stesso elemento nella medesima reazione si ossida e si riduce, queste particolari reazioni redox sono dette di dismutazione. Acido debole + Base forte L’acido debole tende a riformare acido indissociato sottraendo ioni H+ dalla soluzione e più precisamente dalla dissociazione dell’acqua. La base non potrà riformarsi essendo forte, restano in soluzione un eccesso di ioni OH- che rendono basica la soluzione. Pagina 9 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica potenziale dell’elettrodo a cui avviene la riduzione (E catodo) e quello e cui si verifica la reazione di ossidazione (E anodo). 5.ELETTROLISI 2.BILANCIAMENTO DELLE REAZIONI REDOX Ci si basa sul fatto che il numero di elettroni acquistato deve essere uguale a quello perduto. Bilanciamento delle reazioni redox in soluzione acquosa - Individuare se la reazione è acida, basica o neutra. Trasformare la reazione globale in forma ionica. - Individuare le specie coinvolte e scrivere le due semireazioni. - Bilanciare le cariche aggiungendo , per ogni semireazione, un numero preciso di elettroni. - Bilanciare l’idrogeno e l’ossigeno non coinvolti nelle semireazioni. - Pareggiare il numero di elettroni. Si intende, con tale termine, la decomposizione di una sostanza tramite l’elettricità. Nei fenomeni elettrolitici si realizza un processo inverso rispetto a quello che avviene nelle pile. Nelle celle elettrolitiche gli elettrodi sono di materiale inerte; l’anodo dove avviene l reazione di ossidazione è l’elettrodo positivo (anodo = +), mentre al catodo, dove si verifica la reazione di riduzione, è l’elettrodo negativo (catodo = +); inoltre è necessario superare un certo valore di d.d.p. perché inizi un sensibile passaggio di corrente. Tale soglia è detta potenziale di decomposizione o di elettrolisi. Elettrolisi di una soluzione elettrolitica Tra le due specie chimiche si riduce quella che presenta un potenziale di riduzione maggiore. 3.PILE Una pila, detta anche cella elettrochimica o voltaica, è un dispositivo formato da due compartimenti (semipile), ognuno dei quali contiene una lamina metallica immersa in una soluzione di un sale dello stesso metallo. Le due lamine sono collegante tramite un filo metallico. Le due semipile sono separate da un setto poroso che permette lo spostamento degli ioni da una zona all’altra. Le lamine metalliche rappresentano gli elettrodi delle pila ai quali si attribuiscono i nomi di anodo (-) e catodo (+). All’anodo si verifica l’ossidazione che , liberando elettroni, rende l’elettrodo negativo, al catodo avviene invece la riduzione che comporta la cattura di elettroni e rende l’elettrodo positivo. Un volmetro segnala il flusso di elettroni dalla specie che si ossida a quella che si riduce con una differenza di potenziale (d.d.p.) che è anche indicata come forza elettromotrice della pila (f.e.m.) Per rappresentare le pile in modo schematico si scrive a sinistra l’anodo e a destra il catodo con i loro ioni, una doppia barra indica il ponte salino. (semielemento = una coppia di specie chimiche che differiscono solo per uno o più elettroni) (-) Zn/Zn++//Cu++/Cu (+) 7.LE LEGGI DELL’ELETTROLISI Leggi di Faraday I°Legge La massa di una sostanza prodotta nelle reazioni di scarica agli elettrodi è direttamente proporzionale alla quantità di elettricità che attraversa la cella elettrolitica. Un faraday (F) rappresenta l’equivalente di elettroni che è pari al numero di Avogadro N = 6.023 1023 moltiplicato per la carica di un elettrone (1.6 10-19 Coulomb), per cui: 1F = 6.023 1023 x 1.6 10-19 = 96500 C II°Legge Le masse delle sostanze prodotte da una stessa quantità di elettricità sono direttamente proporzionali alle masse equivalenti delle stesse sostanze. I°+II°Legge Quando in una cella di elettrolisi passano 96500 coulomb, ai due elettrodi si trasforma una quantità di elettrolita pari ad 1 equivalente chimico. Poiché 1 coulomb rappresenta la quantità di elettricità fornita da una corrente che ha un’intensità pari ad 1 ampere che passa in un secondo si ha: C = A . sec 4.POTENZIALI REDOX Ad ogni reazione è associato un valore E° di potenziale di riduzione, che è la d.d.p. tra la reazione e la semipila a idrogeno (S.H.E.) che per convenzione ha potenziale zero. Tanto minore è il potenziale di riduzione, tanto minore sarà la tendenza a ridursi. I potenziali standard di riduzione si utilizzano per calcolare la d.d.p. di una pila, che è un valore sempre positivo e viene calcolato come differenza tra il XIV.CHIMICA ORGANICA La chimica organica è anche definita come chimica dei composti del carbonio. - La sua configurazione esterna è s2p2 e dovrebbe quindi formare due legami covalenti, ma ciò si verifica solo nel monossido di carbonio, poiché nei suoi milioni di composti risulta ibridato sp (180°), sp2 (120°), sp3 (109°), formando in questo modo sempre quattro legami. Pagina 10 di 11 Autore Fabrizio Medici + [email protected] Estratto da Compendio di Chimica - Può formare legami singoli, doppi e tripli. - Ha la tendenza alla concatenazione formando catene lineari (aperte o chiuse) o ramificate. - Ha un valore di elettronegatività medio (2.5), per cui forme in genere legami covalenti (poco polarizzati). 6.IDROCARBURI CICLOALIFATICI Cicloalcani I cicloalcani sono alcani a catena carboniosa ripiegata su se stessa a formare un anello di atomi di C. I più semplici composti organici sono gli idrocarburi, detti così perché costituiti da H e C. SATURI - ALCANI ALIFATICI Cicloalcheni ALCHENI I cicloalcheni formano un anello di atomi di C con doppio legame. 7.IDROCARBURI AROMATICI INSATURI IDROCARBURI ALCHINI Sono idrocarburi a catena ciclica, la formula di struttura viene indicata con un cerchio inserito nell’anello. 8.GRUPPI FUNZIONALI CICLOALIFATICI I composti organici si suddividono nelle seguenti classi: AROMATICI - C, H - C, H, O 3.ALCANI (C IBRIDATO sp3) Sono idrocarburi saturi (legami semplici (covalente forte di tipo sigma) tra C-C), hanno formula generica: CnH2n+1 Isomeri Gli alcani presentano il fenomeno dell’isomeria: gli isomeri sono due o più composti che, pur avendo la stessa forma bruta, hanno diversa formula di struttura o diversa disposizione spaziale degli atomi. - Strutturale. - Conformazionale. Idrocarburi Alcoli Eteri Aldeidi Chetoni 4.ALCHENI (C IBRIDATO sp2) Sono idrocarburi insaturi (possiedono uno o più doppi legami C=C), hanno formula generica: CnH2n Isomeri - Isomeria strutturale; a partire dell’alchene con 4 atomi di C. - Isomeria posizionale. - Isomeria geometrica. Acidi carbossilici Esteri - C, H, N Ammine 5.ALCHINI (C IBRIDATO sp) Gli alchini sono idrocarburi insaturi (con un triplo legme C≡C), hanno formula generica: CnH2n-2 - C, H, N, O Ammidi Pagina 11 di 11 R – OH R – O - RI R \ C=O / H R \ C=O / RI R \ C=O / HO R \ C=O / RIO RNH2 R2NH R3N R \ C=O / H2NO