DESTRA E SINISTRA HEGELIANA
Hegel riscontrò a Berlino un grande successo nelle facoltà universitarie, per cui lasciò un seguito
che alla sua morte, nel 1831, danno luogo a due correnti, chiamate da David Strauss nel 1837 Destra
e Sinistra hegeliana, in forte dissidio sia sulla questione politica che su quella religiosa.
Queste due correnti entrano in conflitto rispetto alla concezione dello stato e della dialettica perché
la destra hegeliana (rappresentata tra gli altri da Goschel, Gabler e Konradi) ritiene che lo Stato
Prussiano, un’istituzione storica ben precisa, rappresenta la massima manifestazione dell’Assoluto,
quindi il punto di approdo della dialettica, favorendo un atteggiamento conservatore, anche perché
guardando al rapporto fra reale e razionale, fra essere e dover essere, la destra sostiene che c’è una
perfetta identità fra reale e razionale (atteggiamento giustificazionista: quello che accade va bene
così com’è, non c’è niente da criticare e da modificare). Secondo la sinistra hegeliana, invece,
l’arresto della dialettica ad una configurazione storico politica come lo stato prussiano o qualsiasi
altro non è possibile perché la dialettica è un movimento che deve continuare all’infinito. Secondo
la sinistra il rapporto fra reale e razionale vuol dire pensare che il razionale va promosso nel tempo,
quindi il rapporto fra reale e razionale è da farsi, va promosso, è dinamico, il ché favorisce un
atteggiamento critico e rivoluzionario. Le cose non vanno bene così come sono ma vanno cambiate,
attraverso la rivoluzione.
Ma la controversia teorica tra Destra e Sinistra hegeliana si ebbe, almeno fino a Marx, sul problema
religioso. Hegel aveva sostenuto che sia la religione sia la filosofia hanno lo stesso contenuto, ma
aveva anche detto che la religione esprime questo contenuto nella forma di rappresentazione,
mentre la filosofia lo esprime nella forma di concetto. Di conseguenza per Hegel il vero contenuto
della religione doveva essere ripreso dalla filosofia, trasformato in concetti, e quindi scomparire in
quanto autentico religioso e diventare ragione filosofica. E’ proprio da qui che scaturiscono le due
divergenti concezioni della destra e della Sinistra hegeliana: il Cristianesimo è compatibile con la
filosofia hegeliana?
Destra hegeliana: interpretò il pensiero di Hegel come compatibile con i dogmi del Cristianesimo e
come lo sforzo più adeguato per rendere la fede cristiana accettabile al pensiero moderno e
giustificarla davanti alla ragione. E’ stata definita la Scolastica dell’Hegelismo, giacché, allo stesso
modo della scolastica medievale aveva usato la ragione aristotelica per giustificare difendere la
verità religiosa, così la Destra hegeliana usò la ragione hegeliana per giustificare e difendere gli
stessi dogmi centrali del Cristianesimo, come quelli dell’incarnazione e dell’immortalità dell’anima.
Sinistra hegeliana: sostituì del tutto la filosofa alla religione, sostenendo quindi l’inconciliabilità
tra filosofia hegeliana e Cristianesimo, negando al Cristianesimo qualsiasi elemento di trascendenza
e riducendo la religione da messaggio divino a fatto essenzialmente umano, attraverso cui si
possono venire a sapere molte cose non su Dio ma sull’uomo, sulle sue aspirazioni e la sua storia.
LUDWIG FEUERBACH e la riduzione della teologia all’antropologia
L.F. è, dopo Marx, il rappresentante di maggior spicco della Sinistra Hegeliana. Le sue Lezioni
sull’essenza della religione, svolte ad Heidelberg nel 1848, vennero pubblicate nel 1851. Nel 1841,
egli aveva fatto uscire la sua opera più importante: L’essenza del Cristianesimo, in cui propone
quella che egli stesso definisce la riduzione della teologia e della religione ad antropologia.
La filosofia non ha il compito di negare o ridicolizzare quel grande evento umano che è la religione.
Deve capirlo. E lo si capisce, afferma F., allorché ci si rende conto che la “coscienza che l’uomo ha
di Dio è la coscienza che l’uomo ha di sé”. In breve: la teologia è antropologia, il discorso su Dio è
in realtà il discorso sull’uomo, giacché l’uomo- che trova una natura insensibile alle sue sofferenzepone le sue qualità, le sue aspirazioni, i suoi ideali al di fuori di sé, si estranea, si aliena e costruisce
la sua divinità e nella religione allevia il proprio cuore oppresso. La religione è la proiezione
dell’essenza dell’uomo: “Dio è lo specchio dell’uomo”. Dunque tutte le qualificazioni dell’essere
divino sono qualificazioni dell’essere umano: l’essere divino è unicamente “l’essere dell’uomo
liberato dai limiti dell’individuo, cioè dai limiti della corporeità e della realtà, ed oggettivato, ossia
contemplato e adorato come un altro essere da lui distinto.
La religione per F. è un fatto totalmente umano. Una volta svelato il mistero della religione ad
Dio in cielo egli sostituisce un’altra divinità, l’uomo di “carne e sangue”. Alla morale che predica
l’amore di Dio egli intende sostituire la morale che raccomanda l’amore dell’uomo in nome
dell’uomo. L’intento dell’umanesimo di F. è quello di trasformare gli uomini da amici di Dio in
amici degli uomini, “da uomini che credono in uomini che pensano, da uomini che pregano in
uomini che lavorano, da candidati dell’al di là in studiosi dell’al di qua”.