Facebook sfida la privacy Pubblicità super-mirate

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DELLE
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n°9. 3 maggio 2010
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Un nuovo tool made in Google
svela le richieste di “oscuramento” da parte dei vari Paesi.
Lo strumento ha avuto l’ok
del Consiglio d’Europa
Strategie. Così lʼazienda punta a monetizzare i dati
Facebook sfida la privacy
Pubblicità super-mirate
Un nuovo pulsante permetterà il content sharing con le pagine di altri siti
Social network, come monetizzare? Questo è il dilemma. Un paradosso per un sito come Facebook, 15
milioni di iscritti in Italia, 400 milioni
nel mondo, e ancora pochi soldi in
cassa. Mark Zuckerberg sembra però
aver capito la strategia da adottare:
seguire passo dopo passo i click su
Internet dei suoi utenti, con lo scopo
di usare le informazioni raccolte per
piazzare sul social network messaggi
pubblicitari fortemente mirati. Con
buona pace della privacy. Con il
boom dei siti social una gigantesca
quantità di informazioni, dai numeri
di telefono ai gusti personali, si trova
tising che Facebook ha introdotto nel
2007 e che rivelava informazioni
sugli acquisti degli iscritti ai loro
amici: oggi occorre sceglierlo consapevolmente con un pulsante “opt
in”, altrimenti è automaticamente
disattivato.
Secondo Ian Maude di Enders
Analysis, permettere ai marchi di
infilare i loro messaggi promozionali nelle news feed dei membri di
Facebook senza che questi lo abbiano richiesto, “è un errore. Senza un
bottone opt-in”, avverte lʼanalista,
“potrebbe trasformarsi in una seconda Beacon”.
Per i social network entrare nel terreno della pubblicità senza calpestare
a un recente incontro organizzato
dallʼItaly Chapter dellʼInternational
advertising association.
“Le conversazioni in rete o buzz
sono oggi la principale area di svilup-
la privacy non è facile. I professionisti
del marketing e della comunicazione vedono enormi opportunità nei
social media, “i luoghi di incontro
e condivisione dellʼera contemporanea, in cui le persone si ritrovano, si
scambiano informazioni e opinioni
e dove il parere dei pari conta più di
qualsiasi messaggio commerciale e
istituzionale diffuso dalla aziende attraverso veicoli tradizionali”, come ha
sottolineato Giuliano Noci, vicedirettore del Dipartimento di ingegneria
gestionale del Politecnico di Milano
po del marketing. Ma come stimolare
il buzz su uno specifico brand?”, ha
aggiunto Simone Lovati, partner di
Advboucle Strategic Minds. “Non
cʼè alcun dubbio che occorra un ribaltamento della prospettiva classica:
non più comunicare per ascoltare ma
ascoltare e partecipare per comunicare”. Il nocciolo della questione sarà
capire fino a che punto gli utenti dei
social network saranno disposti a far
partecipare al loro buzz le aziende
che, più o meno velatamente, vogliono farsi pubblicità.
’
PATRIZIALICATA
Tendenze
Per svilupparsi
il marketing punta
sul buzz in Rete
SENTIERIdelVIDEO
L’era della convergenza
L’ERA DELLA CONVERGENZA
’
Rischi
concentrata nei server di poche società. Fra le quali Facebook. Che ora
vuole passare allʼazione.
La novità consiste in un pulsante
di content-sharing che altri siti web
possono incorporare alle loro pagine.
Simile ai bottoni di Twitter e Digg
che permettono lo scambio di contenuti, il nuovo pulsante di Facebook
permetterà agli iscritti di segnalare i
contenuti preferiti di altri siti Internet,
ma la differenza sarà che Facebook
userà poi questi dati per ritagliare
pubblicità su misura.
Si tratta di un grosso cambiamento per il sito sociale che fino
ad oggi ha rivolto le pubblicità agli
utenti solo in base alle informazioni
personali inserite nel profilo (luogo
di residenza, età, sesso, stato civile). E non è lʼunico: Facebook ha
presentato anche modifiche alle sue
“engagement ads”, le pubblicità dei
marchi con cui realizza al momento
la maggior parte dei guadagni. Queste
pubblicità incoraggiano gli iscritti a
“diventare fan” dei brand, come Starbucks o Coca-Cola, acconsentendo
a ricevere messaggi dallʼazienda in
questione. Con le modifiche previste,
il bottone “Become a fan” (Diventa
un fan) sarà sostituito da un invito a
scrivere “I like”, ovvero “Mi piace”
un certo brand.
Saranno dʼaccordo gli utenti? E i
guardiani della privacy? Gli analisti
temono un coro di proteste che faccia
il bis con “Beacon”, sistema di adver-
DELLE
Analisti scettici:
sbagliato non dare
lʼopzione opt-in
QUINDICINALE
ART DIRECTION:
Luca Migliorati
DIRETTORE RESPONSABILE
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CAPOREDATTORE
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COLLABORATORI
Paolo Barbieri, Elisabetta Bevilacqua,
Matteo Buffolo, Federico Ferrazza
BOTTONI
COMUNI
La novità
consiste
in un pulsante
dedicato
alla condivisione
di contenuti
che altri siti web
possono
incorporare
alle loro pagine
Casta di pigri potenti
Un De profundis in rete
(forse) vi seppellirà
Via i filtri sociali nell’onda irriverente
di cui Facebook è il super-emblema
Lʼ
11 aprile scorso è morto Edmondo Berselli,
fine giornalista e scrittore che frequentava
molto Facebook. Per tutti i suoi “amici” (nel
senso di Facebook) e lettori postare un commento sulla
sua bacheca è apparso come lʼequivalente postmoderno
di un necrologio da pubblicare su un quotidiano. Nei
commenti dei giorni successivi la numerosità di questi
commenti in bacheca è stata citata come prova della
grande popolarità di Berselli e dellʼaffetto che suscitava. Un articolo intelligente ha analizzato tutti questi
commenti (Massimiliano Parente, Se lʼAltro mondo diventa Facebook, “Il Giornale”, 13 aprile); la bacheca di
Berselli è rimasta aperta e la gente continua a scrivergli
come se fosse vivo. Il punto però non riguarda tanto il
modo in cui un fandom commemora un eroe defunto avvalendosi delle stesse arene in cui manifestava il proprio
amore per lui - una circostanza tante volte ripetuta nella
storia - quanto il progressivo smottamento della società
verso il social network, modellandosi su di lui. Insomma,
non intendiamo parlare di quei fan di Berselli, compreso
chi scrive, ma di tutti gli altri. Le forme dellʼadesione
ad una causa (politica, sociale, ma anche un cordoglio)
sono sempre più leggere e meno impegnative; un click
su un post di Facebook, un sms, la donazione di un euro.
Nessuna coerenza è richiesta, tra il sostegno ad una
causa e ad unʼaltra, anche perché tutto viene subito
dimenticato. Da questo punto di vista il funzionamento
di Facebook è emblematico: più attività hai, più presto
un tuo post scende verso il basso, e quindi verso lʼoblio,
sostituito da altro. I filtri sociali non funzionano più:
la redazione che accetta o rifiuta lʼarticolo, lʼeditore
che ti pubblica il libro… ma anche lʼeffettiva volontà di
manifestare il cordoglio, stante il costo elevato di una
corona di fiori o di un necrologio sui quotidiani. Puoi
fare da te, pubblicare da solo ogni tuo scritto, video o
canzone, coprire di email i tuoi sfortunati corrispondenti,
inventarti sui social network tuoi alter ego americani o
giapponesi per testimoniare a tutti come si spande ovunque la fama delle tue gesta. Un moto ondoso continuo, un
mare magnum cosparso di detriti e bottiglie di plastica,
in cui i soggetti riconosciuti (case editrici, giornali, movimenti meno virtuali) devono galleggiare senza farsi
sommergere da questo spam, mentre viene meno ogni
reverenza nei confronti dellʼAutore, del Professore, del
competente, in nome di un attivismo tutto orizzontale, e
molto light. Critica catastrofista? Tuttʼaltro. A me non
dispiace la fine della reverenza, e dunque della pigrizia
dei potenti e dei colti, che non hanno bisogno di capire
le novità. Se poi rimangono travolti da queste novità,
beh, se lo meritano.
Di ENRICO MENDUNI
Professore di Media e Comunicazione
all’Università Roma Tre di Roma
Gian Carlo Lanzetti, Piero Laporta,
EDITORE: CORPO 10 SOC. COOP. a r.l.
Patrizia Licata, Davide Lombardi, Paolo Lombardi, Largo di Torre Argentina, 11 - 00186 Roma
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