00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina VI Indice Prefazione Guida alla lettura XVI XVIII Parte 1 Geni e genomi 1 Principi dell’analisi genetica Introduzione 1.1 Logica dell’analisi genetica: una rassegna storica 1.1.1 I geni sono le unità dell’ereditarietà o Mendel aveva ragione – fino a un certo punto 1.1.2 I geni si trovano sui cromosomi o Morgan e la “stanza delle mosche” avevano ragione – in gran parte 1.1.3 Un gene-una proteina o Garrod, Beadle, Ephrussi e Tatum avevano ragione – in un certo senso 1.1.4 I geni sono composti di DNA o Watson, Crick, Franklin e Avery-MacLeod-McCarty avevano ragione 1.1.5 Nuove caratteristiche nella struttura e nell’organizzazione dei genomi emergono di continuo 1.2 Analisi genetica Il capitolo in pillole 2 Organismi modello e loro genomi Introduzione 2.1 Organismi modello: una visione d’insieme 2.1.1 Organismi modello e biologia umana 2.2 L’incredibile potere della genetica del lievito 2.2.1 Il lievito è spesso coltivato in forma aploide 2.2.2 La trasformazione del lievito utilizza plasmidi naturali 2.2.3 Lo smistamento (trafficking) delle proteine è un esempio di processo fondamentale nelle cellule eucariotiche, studiato nel lievito mediante analisi genetica 2.2.4 Banca dati del genoma di Saccharomyces, SGD 2.3 Caenorhabditis elegans è suscettibile di analisi genetica 2.3.1 C. elegans ha due sessi, ma non quello femminile 2.3.2 I nematodi hanno un lignaggio cellulare precisamente definito 2.3.3 La trasformazione di C. elegans è realizzata per microiniezione 2.3.4 L’analisi genetica di C. elegans utilizza sia le mutazioni sia gli schemi di lignaggio cellulare 1 2 3 3 5 6 10 12 18 20 21 22 22 24 26 28 29 32 33 36 36 37 39 41 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina VII Indice VII 2.3.5 Queste mutazioni hanno portato all’identificazione di due diverse vie cellulari coinvolte nel cancro umano 2.3.6 Banca dati del genoma di C. elegans, Wormbase 2.4 Drosophila melanogaster: se avete da chiedere... 2.4.1 D. melanogaster presenta alcuni aspetti peculiari 2.4.2 La trasformazione di Drosophila utilizza un elemento trasponibile 2.4.3 La determinazione del sesso in Drosophila coinvolge una serie di splicing alternativi 2.4.4 La determinazione del sesso in Drosophila rivela sia proprietà universali sia proprietà taxon-specifiche 2.4.5 Banca dati genomica di Drosophila, Flybase 2.5 Arabidopsis thaliana: un’erbaccia con uno scopo 2.5.1 Il ciclo vitale di Arabidopsis è più breve di quello di molte angiosperme 2.5.2 La trasformazione di Arabidopsis è realizzata utilizzando Agrobacterium tumefaciens 2.5.3 Grazie all’analisi genetica in Arabidopsis è stato possibile definire le vie di biosintesi e di segnalazione degli ormoni brassinosteroidi 2.5.4 Le mutazioni hanno dimostrato la presenza della via dei brassinosteroidi in Arabidopsis 2.5.5 Risorsa informativa per Arabidopsis 2.6 Mus musculus: il potente topo 2.6.1 Banca dati informatica del genoma del topo 2.7 Cinque organismi modello: un riassunto 2.8 Altri organismi modello utili 2.8.1 Servono altri organismi modello? 2.8.2 Analisi genetica in un organismo non mendeliano Caso studio 2.1 Rigenerazione in planaria Il capitolo in pillole 42 43 43 47 48 49 50 51 54 56 57 58 58 60 62 64 65 68 69 71 72 75 Parte 2 Geni e mutanti 3 Identificare i mutanti Introduzione 3.1 Trovare mutazioni: una panoramica 3.2 L’analisi genetica diretta e quella inversa 3.3 Produrre mutazioni Approfondimento 3.1 Età paterna e mutazioni nell’uomo 3.3.1 I mutageni chimici modificano o sostituiscono le basi nucleotidiche 3.3.2 Le radiazioni inducono rotture cromosomiche e riarrangiamenti strutturali 3.3.3 I mutageni inserzionali sono i più utili in laboratorio 3.3.4 Gli elementi trasponibili sono mutageni efficienti nell’indurre mutazioni in singoli geni 3.3.5 Riassunto degli effetti mutageni 3.3.6 Trovare le mutazioni Caso studio 3.1 – Parte 1 Trovare un mutante: la segmentazione nell’embrione di Drosophila 3.3.7 La caccia ai mutanti può incontrare difficoltà ben conosciute 3.3.8 Come posso ridurre il numero d’individui F1 e F2 da esaminare? 77 78 78 79 80 81 82 84 85 86 88 89 90 93 94 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina VIII VIII Indice 3.3.9 Che cosa fare se la mutazione a cui siamo interessati ha un fenotipo letale? Caso studio 3.1 – Parte 2 Trovare un mutante: la segmentazione negli embrioni di Drosophila 3.3.10 Che cosa succede se la mutazione influisce su fenotipi diversi? Approfondimento 3.2 Cromosomi bilanciatori e screen genetici 3.3.11 Che cosa succede se il fenotipo mutante è visibile solo in alcuni individui omozigoti mutanti? 3.3.12 Che cosa succede se non si osserva alcun fenotipo mutante? Sommario Il capitolo in pillole 4 Classificare i mutanti Introduzione 4.1 Classificare i mutanti: una panoramica 4.2 Mappatura dei mutanti nei locus genici 4.2.1 Un mutante può essere mappato mediante ricombinazione 4.2.2 Tramite ricombinazione i geni sono anche posizionati uno rispetto all’altro Approfondimento 4.1 Mappatura dei geni umani 4.2.3 Una mutazione può essere mappata utilizzando delezioni e duplicazioni 4.3 Assegnare le mutazioni ai geni con il test di complementazione 4.3.1 Il test di complementazione può essere utilizzato per realizzare uno screen alla ricerca di nuovi alleli di un gene 4.3.2 È possibile valutare statisticamente il numero totale dei geni che potrebbero essere identificati da una procedura di mutagenesi 4.3.3 In genere, i nomi dei geni derivano dai fenotipi mutanti ma non sempre Caso studio 4.1 – Parte 1 Trovare un mutante: la segmentazione nell’embrione di Drosophila Approfondimento 4.2 Stima del numero dei geni Caso studio 4.1 – Parte 2 Trovare un mutante: la segmentazione nell’embrione di Drosophila 4.4 Classificazione dei mutanti 4.4.1 Le mutazioni recessive generalmente determinano una perdita o riduzione della normale funzione del gene Approfondimento 4.3 Riflessioni sulla dominanza Approfondimento 4.4 Mutazioni nel gene della microftalmia nel topo, una serie allelica Caso studio 4.1 – Parte 3 Trovare un mutante: la segmentazione nell’embrione di Drosophila 4.4.2 Alleli nulli e ipomorfi di un gene possono essere inseriti in una serie allelica Approfondimento 4.5 Mutazioni nel gene microphthalmia nel topo: mutazioni dominanti 4.4.3 Le mutazioni condizionali sono spesso ipomorfe 4.4.4 In genere, i mutanti dominanti danno luogo a una sovrapproduzione della funzione normale 4.4.5 Anche mutazioni che provocano la comparsa di funzioni insolite possono essere dominanti 96 100 102 103 106 107 108 108 109 110 110 110 110 112 113 116 119 120 121 121 122 124 127 129 130 131 133 135 138 140 141 142 143 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina IX Indice IX 4.4.6 I mutanti aploinsufficienti sono dominanti e definiscono geni dose-dipendenti Un’analogia volta a riassumere gli effetti delle mutazioni 4.4.7 Sommario Il capitolo in pillole 5 Collegare un fenotipo a una sequenza di DNA Introduzione 5.1 Clonare i geni: una panoramica 5.2 Proprietà 1: clonaggio posizionale 5.2.1 Localizzazione di un gene rispetto a marcatori e geni clonati 5.2.2 Clonaggio della regione tra due marcatori molecolari Approfondimento 5.1 Mappatura per associazione: geni per malattie umane e variabilità naturale in Arabidopsis 5.3 Proprietà 2: transposon tagging 5.4 Proprietà 3: recupero fenotipico da trasformazione 5.5 Proprietà 4: clonaggio basato sull’espressione 5.5.1 Clonaggio basato sull’espressione di RNA 5.5.2 Clonaggio basato sull’espressione di proteine 5.5.3 Clonaggio basato su fenotipo ed espressione: enhancer trap 5.5.4 Riassunto 5.6 Proprietà 5: omologia Caso studio 5.1 Clonaggio posizionale del gene della fibrosi cistica nell’uomo Caso studio 5.2 Clonaggio del gene patched di Drosophila Approfondimento 5.2 Dedurre l’omologia dalla similitudine di sequenza Sommario Il capitolo in pillole 6 Trovare il fenotipo mutante dei geni clonati Introduzione 6.1 Panoramica della genetica inversa, dell’alterazione genica e della sostituzione genica mirata 6.1.1 La genetica inversa affronta problematiche leggermente diverse da quelle della genetica classica 6.1.2 Con la genetica inversa applicata al lievito e al topo, un gene clonato viene inserito in un sito specifico del genoma 6.2 Inserzioni geniche mirate nel lievito Approfondimento 6.1 Inserzione genica mirata in Drosophila 6.3 Inattivazione genica mirata nel topo (knock-out) 6.3.1 Cellule staminali embrionali possono generare embrioni di topo 6.3.2 Le cellule ES possono essere modificate per inserzione genica usando sia la selezione positiva sia quella negativa 6.3.3 La possibilità di generare knock-out ha cambiato la genetica del topo 6.3.4 I geni possono essere inattivati con il sistema Cre-lox o altri sistemi di ricombinazione sito-specifica Caso studio 6.1 Mutazioni knock-out nel gene patched di topo 6.3.5 Mutazioni tessuto-specifiche possono essere introdotte regolando l’espressione della Cre 146 147 148 148 151 152 152 154 155 156 157 160 161 164 164 166 167 169 169 170 178 187 195 196 197 198 198 199 199 201 202 204 204 206 209 209 210 212 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina X X Indice 6.3.6 Le mutazioni knock-out sostituiscono la regione codificante con una funzione alterata Tecniche alternative di ricombinazione sito-specifica 6.3.7 Sommario Il capitolo in pillole 7 Screen genomico di mutanti Introduzione 7.1 Screen genomici di mutanti: una panoramica 7.1.1 Gli screen genomici possono identificare nuovi geni anche in processi biologici già ben descritti 7.2 Identificare i geni da mutare Approfondimento 7.1 La predizione dei geni 7.3 Inattivare e alterare i geni 7.3.1 Lo screen su scala genomica nel lievito è stato realizzato mediante inattivazione genica mirata 7.3.2 Codici a barre molecolari Approfondimento 7.2 I codici a barre molecolari (molecular bar codes) 7.4 RNA interference e analisi di mutanti su larga scala 7.4.1 Antecedenti dell’RNAi in altri esperimenti Approfondimento 7.3 microRNA regolativi 7.4.2 Introduzione del dsRNA in cellule o organismi 7.4.3 Meccanismi dell’RNAi 7.4.4 Limiti dell’RNAi 7.4.5 Il problema della reattività crociata Approfondimento 7.4 RNAi nelle cellule di mammifero 7.5 Screen di fenotipi mutanti 7.6 Conferma degli effetti 7.7 Insegnamenti degli screen genomici 7.7.1 Lezione 1. Identificazione di nuovi geni anche per processi ben studiati 7.7.2 Lezione 2. Molti geni non hanno un fenotipo mutante Sommario Il capitolo in pillole 212 214 215 216 217 218 218 220 221 222 228 228 228 230 231 233 235 236 239 241 241 242 244 245 246 246 246 248 248 Parte 3 Attività genica 8 Analisi molecolare dell’espressione genica Introduzione 8.1 Analisi molecolare dell’espressione genica: una panoramica 8.2 Analisi dell’espressione dell’RNA codificato da singoli geni 8.2.1 Il Northern blotting è importante per identificare le varietà e le dimensioni dei trascritti espressi da un dato gene 8.2.2 La RT-PCR è un altro metodo ampiamente utilizzato per analizzare la trascrizione dei singoli geni anche quando i trascritti sono poco abbondanti 8.2.3 L’ibridazione in situ permette di identificare la sede d’espressione del trascritto nel campione istologico in esame Approfondimento 8.1 Metodi di PCR quantitativa 8.2.4 I geni reporter possono essere usati in modo specifico per monitorare la trascrizione 249 250 250 252 252 254 255 256 258 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina XI Indice XI 8.3 8.4 8.5 8.6 Caso studio 8.1 Analisi molecolare dell’espressione genica durante la segmentazione di Drosophila 8.2.5 Una buona proteina reporter può essere facilmente monitorata e quantificata 8.2.6 I costrutti reporter includono la maggior parte delle sequenze regolatrici del gene di interesse 8.2.7 I geni reporter trascrizionali sono utili per determinare l’importanza di specifiche sequenze regolatrici necessarie per la trascrizione 8.2.8 L’impiego dell’enhancer trap rappresenta una delle possibili applicazioni dei reporter trascrizionali Analisi dell’espressione di proteine codificate da un singolo gene 8.3.1 Gli anticorpi possono essere impiegati per monitorare l’espressione di una proteina 8.3.2 Il Western blotting utilizza gli anticorpi per studiare l’espressione di una proteina negli estratti cellulari 8.3.3 L’immunofluorescenza usa anticorpi contro la proteina di interesse per monitorarne l’espressione in campioni fissati 8.3.4 I geni reporter traduzionali possono essere impiegati per monitorare l’espressione delle proteine I profili d’espressione delle proteine e degli RNA non sempre coincidono 8.4.1 Il movimento della proteina SHORT-ROOT nelle radici di Arabidopsis 8.4.2 Il movimento della proteina controlla l’inizio riproduttivo di Arabidopsis I microarray e l’analisi trascrizionale su scala genomica 8.5.1 I microarray registrano simultaneamente il profilo d’espressione di molti geni 8.5.2 I microarray sono versioni modificate del Northern blotting, in grado di determinare simultaneamente i profili di trascrizione di migliaia di geni 8.5.3 I microarray a due canali sono coibridizzati con due campioni bersaglio marcati differentemente 8.5.4 I microarray a un solo canale sono ibridizzati con un singolo campione bersaglio 8.5.5 Confronto fra array a un canale e array a due canali 8.5.6 Numerosi avanzamenti tecnici hanno aumentato la tipologia, la sensibilità, la stringenza e la riproducibilità degli esperimenti con i microarray Interpretare i dati dei microarray 8.6.1 Il processo di normalizzazione corregge i valori numerici grezzi d’espressione per eliminare i possibili artefatti sperimentali 8.6.2 I dati normalizzati vengono analizzati statisticamente per identificare quei geni la cui espressione differisce in modo significativo tra i campioni e tra i cluster di geni coespressi 8.6.3 Analisi funzionale dei dati dei microarray 8.6.4 I microarray possono aiutare a identificare geni precedentemente ignoti, coinvolti funzionalmente in un dato processo biologico 8.6.5 I profili d’espressione possono diventare marcatori biologici applicabili alla ricerca e alla medicina 259 264 265 265 267 267 267 268 270 270 271 271 272 274 274 275 276 278 278 278 279 280 280 281 282 282 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina XII XII Indice Caso studio 8.2 Microarray e profili d’espressione delle cellule tumorali 8.6.6 I microarray possono aiutare a rispondere a domande circa la struttura e l’espressione dei geni 8.7 Altri saggi per lo studio dell’espressione su scala genomica 8.7.1 Il sequenziamento degli RNA su larga scala è un metodo alternativo ai microrray 8.7.2 Gli approcci di proteomica possono essere usati per lo studio globale dell’espressione proteica 8.8 Quanto è biologicamente significativo un cambiamento nell’espressione genica? 8.8.1 Livello del rumore di fondo biologico Sommario Il capitolo in pillole 9 Uso dei mutanti per l’analisi dell’attività genica Introduzione 9.1 Analisi dell’attività genica mediante mutanti: una panoramica 9.2 Interpretare i fenotipi mutanti 9.2.1 Mutazioni letali causano un arresto dello sviluppo dell’organismo in particolari stadi 9.2.2 Le mutazioni possono colpire cellule, tessuti e organi differenti 9.3 Mutazioni condizionali e momento dell’attività genica 9.3.1 Esperimenti che utilizzano cambi di temperatura possono aiutarci a definire il tempo approssimativo in cui compare l’attività genica Approfondimento 9.1 HSP90 esercita un effetto tampone contro i cambiamenti genetici e ambientali 9.3.2 Il ciclo cellulare del lievito è stato analizzato utilizzando mutanti termosensibili 9.4 Analisi dei mosaici e localizzazione dell’attività genica 9.4.1 Le chimere sono il risultato di una manipolazione fisica delle cellule Caso studio 9.1 Analizzare i periodi termosensibili 9.4.2 I marcatori cellula-autonomi sono utilizzati per analizzare l’attività di altri geni 9.4.3 Gli organismi mosaico sono generati attraverso l’impiego di varie differenti tecniche genetiche 9.4.4 Organismi mosaico possono essere generati in C. elegans dalla perdita di un frammento cromosomico 9.4.5 Costruzione di mosaici in Drosophila dovuti a perdita del cromosoma X 9.4.6 Molte delle analisi di mosaici in Drosophila si basano sul crossing-over somatico Caso studio 9.2 Analisi dei mosaici relativi all’espressione di patched nell’ala 9.4.7 Il crossing-over somatico può essere utilizzato anche per stimare il tempo dell’attività genica 9.4.8 L’analisi del mosaico può fornire altre informazioni circa l’attività genica e lo sviluppo normale dell’organismo 9.4.9 Il mosaicismo può essere indotto anche in organismi transgenici Sommario Il capitolo in pillole 283 286 287 287 287 289 290 291 292 293 294 294 295 296 298 299 299 300 302 305 305 306 313 315 315 319 320 323 325 326 327 328 329 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina XIII Indice XIII Parte 4 Interazioni geniche 10 Usare un gene per trovarne altri Introduzione 10.1 Usare un gene per trovare altri geni coinvolti nello stesso processo biologico: una visione generale 10.2 Usare un fenotipo mutante come strumento per trovare geni tra loro funzionalmente correlati 10.2.1 I soppressori e gli enhancer modificano il fenotipo di un’altra mutazione Caso studio 10.1 – Parte 1 Analisi genetica della morfogenesi del fuso nel lievito gemmante 10.2.2 La nomenclatura dei geni di soppressione e degli enhancer può generare confusione 10.3 Mutazioni di soppressione: più simili al selvatico 10.3.1 Le mutazioni di soppressione possono essere intrageniche o extrageniche Approfondimento 10.1 Una strategia generale per mappare un soppressore 10.3.2 I soppressori extragenici possono essere raggruppati in tre classi funzionali 10.3.3 I soppressori d'interazione sono specifici sia per il gene sia per l’allele 10.3.4 I soppressori informazionali influenzano la lesione molecolare dell’allele specifico, ma non riguardano la funzione del gene 10.3.5 I soppressori gene-specifici influenzano molti differenti alleli di un gene ma generalmente nessuno o pochi altri geni 10.3.6 La soppressione per alto numero di copie coinvolge l’uso di un gene selvatico clonato Caso studio 10.1 – Parte 2 Analisi genetica della morfogenesi del fuso nel lievito gemmante 10.4 Enhancer sintetici: mutazioni di modificazione che rendono più severo il fenotipo della mutazione originale Caso studio 10.1 – Parte 3 Analisi genetica della morfogenesi del fuso nel lievito gemmante 10.4.1 Gli enhancer sintetici corrispondono a mutazioni che intensificano l’effetto della mutazione originale 10.4.2 L’enhancement sintetico può coinvolgere geni paraloghi o duplicati 10.4.3 L’enhancement sintetico e la soppressione per bypass possono rappresentare due facce della stessa medaglia 10.4.4 L’enhancement sintetico può riguardare vie biologiche parallele 10.4.5 La non-complementazione non-allelica riguarda un tipo di enhancement sintetico che avviene quando entrambe le mutazioni sono in eterozigosi Approfondimento 10.2 Non-complementazione non-allelica Caso studio 10.1 – Parte 4 Analisi genetica della morfogenesi del fuso nel lievito gemmante 10.5 Riassunto: trovare geni tra loro correlati usando fenotipi mutanti 10.6 Usare un gene clonato per trovare altri geni coinvolti nello stesso processo biologico 331 332 332 333 333 334 338 339 340 341 342 344 346 348 349 350 352 353 354 355 356 356 359 360 362 365 365 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina XIV XIV Indice 10.6.1 Il saggio dei due ibridi nel lievito utilizza un approccio genetico per scoprire interazioni proteina-proteina Caso studio 10.1 – Parte 5 Analisi genetica della morfogenesi del fuso nel lievito gemmante 10.6.2 Il saggio dei due ibridi nel lievito è stato usato per esaminare il segnale del brassinosteroide di Arabidopsis 10.6.3 La co-immunoprecipitazione è un metodo standard per studiare le interazioni proteina-proteina 10.6.4 Forza delle interazioni proteiche: un esempio preso dalla patologia vegetale Sommario Il capitolo in pillole 11 Epistasi e vie genetiche Introduzione 11.1 Epistasi e vie genetiche: una panoramica generale 11.1.1 La logica dell’epistasi richiede una particolare attenzione 11.2 Combinare i mutanti con i saggi molecolari d’espressione 11.2.1 Una mutazione di ptc modifica il profilo d’espressione di altre proteine espresse nell’ala 11.3 Epistasi e vie genetiche 11.3.1 Nel lievito gemmante, la regolazione generale della biosintesi degli aminoacidi è controllata da due tipi di gene 11.3.2 La determinazione del sesso in C. elegans coinvolge interazioni sia positive sia negative 11.3.3 Le vie negative coinvolgono mutazioni con fenotipi opposti 11.3.4 Le vie positive coinvolgono mutazioni con fenotipi simili 11.3.5 Usare le sottili differenze tra i fenotipi dei mutanti 11.3.6 Illustrare le vie positive usando esempi di natura non-biologica 11.3.7 Ritorniamo alla determinazione del sesso nelle cellule somatiche 11.3.8 Usare un allele dominante per confermare i dati 11.3.9 La via dedotta dall’analisi epistatica può aiutare a programmare altri esperimenti per comprendere la determinazione del sesso 11.3.10 L’analisi epistatica ha limitazioni note Caso studio 11.1 Epistasi e la via di patched 11.4 Una via complessa è responsabile dello sviluppo della larva dauer in C. elegans 11.4.1 L’analisi di soppressione è stata usata per trovare altri geni che influenzano la formazione della dauer 11.4.2 Le interazioni tra mutazioni dauer non sono sempre semplici da interpretare 11.4.3 Gli enhnacer sintetici sostengono l’ipotesi delle due vie 11.4.4 Le due vie hanno passaggi comuni 11.5 La via svelata Il capitolo in pillole 12 Vie, reti e sistemi Introduzione 12.1 Vie, reti e sistemi: una panoramica 12.1.1 La biologia dei sistemi è resa possibile dalla genomica 365 368 371 372 372 374 375 377 378 378 379 380 380 382 383 386 387 390 391 391 391 392 392 393 394 397 398 399 400 400 401 402 403 404 404 406 00PrPag_Layout 1 12/01/12 07:05 Pagina XV Indice XV 12.2 Proprietà delle reti: background e definizioni 12.2.1 La rete può essere utilizzata per dedurre le funzioni dei suoi componenti 12.2.2 Le reti biologiche non possono essere descritte presumendo un numero casuale di connessioni tra i nodi 12.2.3 La definizione di hub è nota da altre reti 12.3 Interazioni tra i fattori di trascrizione e le sequenze di DNA 12.3.1 Identificazione delle interazioni tra i fattori di trascrizione e i loro siti di legame 12.3.2 L’immunoprecipitazione della cromatina (ChIP) è un approccio basato sulle proteine per rilevare siti di legame in tutto il genoma 12.3.3 I saggi di ChIP su scala genomica hanno dato finora la maggior parte delle informazioni sulla regolazione trascrizionale di lievito 12.3.4 Il saggio del monoibrido nel lievito è un approccio centrato sul gene per identificare i fattori di trascrizione che legano specifiche regioni regolative 12.3.5 Gli approcci computazionali genomici per trovare le interazioni regolative sono promettenti, ma necessitano un miglioramento 12.4 Interazioni tra proteine 12.4.1 Gli interattomi rivelano possibili funzioni per geni non noti 12.4.2 La rete di proteine è rappresentata da un grafico 12.4.3 Gli hub hanno proprietà biologiche importanti 12.5 Hub e robustezza 12.5.1 La robustezza ha numerose origini possibili 12.5.2 La robustezza è fondamentale per l’evoluzione 12.6 Limitazioni degli interattomi 12.7 Reti di regolazione genica 12.7.1 Una rete di letalità sintetica è il miglior progresso verso una rete completa di un tipo di interazione genetica Caso studio 12.1 Un’analisi di sistema della via di segnalazione del TGF-β in C. elegans 12.7.2 I risultati di screen per letalità sintetica sono comparabili ai risultati ottenuti per singoli geni 12.8 Robustezza, interazioni e fattori di rischio: speculazioni 12.8.1 Le interazioni genetiche potrebbero influire sul rischio di sviluppare molte malattie genetiche 407 408 411 413 413 413 414 416 417 418 420 421 422 423 425 425 426 428 430 431 432 437 439 439 Crediti C1 Glossario G1 Indice analitico I1