Un anno speciale Milano premia Niguarda ei suoi professionisti

ANNO
4 - NUMERO 5
Poste Italiane SpA - Sped.abb.post. Dl n 353/2003 - art 1 (comma1) D&B Milano - DISTRIBUZIONE GRATUITA
Dicembre 2009
> EDITORIALE
Un anno
speciale
N
on è comune che un ospedale
celebri un pezzo della sua Storia e nel contempo apra con vigore un’altra fase di vita.
Innanzitutto nel 2009 è stato doveroso
quanto emozionante celebrare i 70 anni
dalla fondazione, raccogliendo testimonianze, date e recuperando un senso
di appartenenza che rende il Niguarda
un ospedale ricco e unico.
Per rendersene conto invito a leggere
sul sito www.ospedaleniguarda.it/content/storia, le date dei momenti più significativi che rendono conto di come
medici e ricercatori abbiano dato il
proprio contributo allo sviluppo della
medicina moderna, dal 1939 ad oggi.
Per queste celebrazioni abbiamo voluto
coinvolgere la città con una serie di
eventi che testimoniassero la nostra
cultura per la salute. A partire, il 18
giugno, dalla serata al Piccolo Teatro
Studio di Milano, regno della prosa milanese, per continuare poi con il concorso artistico nazionale conclusosi a
palazzo Marino e con una mostra in
piazza Mercanti. Ora un libro di arte e
storia della medicina, una strenna natalizia per coloro che appartengono al
Niguarda e che lo amano e vi vivono
ogni giorno. E poi un docu-film che
racconta la vita di un malato di SLA, è
la storia di Mario Melazzini, è anche la
storia del Centro NEMO che il Niguarda accoglie e che fa suo come
esempio di sussidiarietà, di cura e speranza. Il regista, già premiato a Cannes, ha fatto sua la storia di un uomo
ma anche di un medico e di un malato
Il filo conduttore di ogni evento è stato
“Cura e Speranza” declinato nelle
varie forme di arte di cui anche la medicina un po’ fa parte..
pasquale Cannatelli
direttore generale
COntinUA A pAginA 2
Da sinistra il Professor F. Rovelli, K. Bencardino, M. Palmieri, L. Moratti e P. Cannatelli
> AMBROGINO D’ORO
Milano premia Niguarda
e i suoi professionisti
Assegnata la Grande Medaglia d'Oro in occasione dei 70 anni dell'Ospedale
e
con questo sono quattro. Quattro ambrogini negli ultimi quattro anni. niguarda cala il poker
nel 70° anno di attività, ma il riconoscimento di quest’anno ha un significato
ancora più importante perché sull’albo
d’oro delle civiche benemerenze non ci
è finito un singolo professionista,
un’équipe o un centro dell’Ospedale,
come era accaduto negli anni passati.
Quest’anno la medaglia d’oro è Grande
ed è per tutti: per tutti i professionisti
che operano a niguarda e per tutti quelli
che in passato vi hanno lavorato contribuendo a renderlo grande.
nella motivazione ufficiale si legge che
la Grande Medaglia d’Oro è stata assegnata per “l’eccellenza della sanità e
della ricerca medica italiana”. non
solo: “Lo storico ospedale celebra i 70
anni della sua fondazione guardando
con orgoglio al passato e con fiducia al
futuro. Sperimentazioni all’avanguardia, gemellaggi e collaborazioni in ambito internazionale caratterizzano da
anni l’operato di questa struttura, sempre attenta al primato della persona e
rispettosa della dignità dei pazienti”.
COntinUA A pAginA 7
> UROLOGIA
> TUMORI FEMMINILI
> ENCOSCOPIA DIGESTIVA
Terapie d’avanguardia
con laser e robot
Nuove cure per
il carcinoma ovarico
Dottore aiuto! Ho ingoiato...
Più precisione e mininvasività
contro i tumori urologici e non solo
All’Oncologia Falck è partita la sperimentazione dell’anticorpo “blocca-tumore”
M
i
l laser e il robot-chirurgo sono solo gli ultimi arrivati
in ordine di tempo nella sala operatoria di urologia e
rappresentano quanto di più all’avanguardia esista per
l’interventistica chirurgica.
COntinUA A pAginA 5
F
arletuzumab. il nome è di
quelli un po’ strani, ma tant’è i
risultati che si annunciano sono
strabilianti. parliamo di tumore all’ovaio e di una nuova possibilità di
cura che l’Oncologia falck del nostro
Ospedale sta sperimentando. la nuova
speranza ha un nome strano e ha le
“sembianze” di un anticorpo monoclonale progettato per legarsi a specifici recettori delle cellule tumorali per
fermarne la crescita e indurne la scomparsa, il che equivale alla “risposta clinica”, cioè alla regressione del tumore.
COntinUA A pAginA 3
Dalle monetine alla candeggina. È record: 23
aghi estratti dallo stomaco di una piccolissima
onetine, aghi, lampadine, pile e macchinine, a niguarda i casi di ingestione di corpi estranei non
mancano. A prendersene cura è l’endoscopia digestiva e interventistica, che effettua annualmente circa 200
interventi in urgenza, la maggior parte per complicanze
emorragiche, ma non mancano le curiosità.
COntinUA A pAginA 11
> CONCORSO CURA E SPERANZA
Vuoi sapere chi ha vinto...
S
i concluso il concorso artistico "Cura e Speranza"
promosso dall'Ospedale per la celebrazioni dei
suoi 70 anni. Vuoi saper chi ha vinto?
A pAginA 9 le fOtO dell' OperA VinCitriCe
e degli Altri finAliSti
2
Il Giornale di Niguarda
> MALATTIE NEUROMUSCOLARI
Il Centro NEMO compie due anni e si “allarga”
Donati nuovi spazi e nuove apparecchiature. L’ampliamento si completerà il prossimo anno
D
uecento metri quadrati in più, destinati all’ambulatorio pediatrico, alla stanza per l’elettromiografo, al
nuovo laboratorio, alla sala riunioni e a una più ampia
sala d’attesa. Questa la nuova area che è stata inaugurata di recente presso il Centro Clinico NEMO, il primo in italia dedicato esclusivamente al trattamento delle malattie
neuromuscolari. l’evento è stato l’occasione per celebrare i due
anni di nascita della struttura. tra gli intervenuti il presidente
della regione lombardia Roberto Formigoni, da sempre vicinissimo all’iniziativa, Alberto Fontana, presidente fondazione Serena che cura la gestione di neMO, Mario Melazzini,
direttore Scientifico di quest’ultimo, Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo e il direttore generale Pasquale Cannatelli. Oltre a fondazione Cariplo hanno
Il tavolo dei relatori: da sinistra M. Melazzini,
A. Fontana, R. Formigoni, G. Guzzetti e P. Cannatelli
contribuito alla donazione: fondazione “Vialli e Mauro”, presente Massimo Mauro in rappresentanza, il “gruppo degli
Amici di rai”e “Udinese per la Vita”, che ha voluto dedicare
l’ambulatorio pediatrico a Candido Cannavò, storico direttore
della gazzetta dello Sport.
i nuovi spazi sono solo il primo passo di un ampliamento che
si completerà il prossimo anno quando l’Ospedale metterà a disposizione del Centro ulteriori mille metri quadrati per raddoppiare le stanze di degenza, gli ambulatori e le aree ad uso
degli ospiti.
Da sinistra: A. Fontana, R. Formigoni, M. Melazzini, P. Cannatelli. In seconda fila da sinistra: E. Zanella, comunicazione Fondazione
Serena, G. Guzzetti, Franca Cannavò, M. Mauro, commentatore televisivo e G. Buscagli, Assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale
Il Presidente Formigoni in visita
al nuovo ambulatorio pediatrico
Mario Melazzini spiega al Presidente Formigoni
e al Direttore Generale Cannatelli
il funzionamento del nuovo elettromiografo
> PSICHIATRIA E FORMAZIONE
Aggressività del paziente versus aggressività dell’operatore
Un corso per imparare a gestire i casi psichiatrici più problematici
d
ifficile mantenere la calma quando
qualcuno ci attacca. Basta una parola
fuori posto e i toni s’infiammano. Ancora più difficile, e a quanto pare più importante,
mantenere i nervi distesi quando si ha a che fare
Il Professor Antonio Andreoli,
il suo intervento durante il corso
con persone in cui l’aggressività può manifestarsi
con comportamenti ancora più accentuati: i pazienti con gravi disturbi di personalità. imparare a relazionarsi con loro nella maniera più
corretta ed efficace è l’obiettivo del corso “Aggressività del paziente versus aggressività dell’operatore: il problema dei gravi disturbi di
personalità” tenuto dalla Psichiatria 2 di niguarda con la collaborazione dell’Ospedale
Universitario di Ginevra e rivolto a tutti gli
operatori del settore. Originale il titolo, originale
la metodica. non sembra per niente una lezione
frontale con l’esperto che snocciola sapere e la
platea lasciata ad annoiarsi; l’atmosfera è vivace
e si respira aria di confronto. Si tratta di un dibattito in piena regola, animato da un incalzante
“botta e risposta”. “A condurre le danze” in qualità di relatori Mariano Bassi, direttore della
psichiatria 2 e presidente della Società italiana
di psichiatra, e Antonio Andreoli dell’Ospedale
Universitario e professore dell’Università di ginevra.
la mattina teoria, con la presentazione di nuove
modalità d’intervento e nuovi modelli di funzionamento dell’urgenza psichiatrica, il pomeriggio
la discussione dei casi clinici, sempre all’insegna
dello scambio e del confronto. il corso si è articolato in cinque incontri e oggi si parla di un
giovane adulto di 38 anni che ha manifestato
comportamenti violenti nei confronti della
madre, ma mai verso gli operatori di niguarda,
solo che del trattamento farmacologico e dell’attività riabilitativa, in una struttura dedicata, non
ne vuole più sentir parlare. gli esperti di ginevra
ascoltano e propongono nuovi approcci. poi le
parti si invertono ed è niguarda a dire la sua sui
casi svizzeri.
“Con questo corso- commenta Bassi- abbiamo
cercato di dare risposta ad un’esigenza che i nostri operatori hanno manifestato chiaramente.
D’altra parte la gestione di questo tipo di casi in
regime di urgenza è molto delicato. Se si cerca di
fare fronte all’emergenza attingendo risorse personali piuttosto che a competenze tecnico-professionali si rischia in entrare in simmetria con
il paziente, innescando un meccanismo al rialzo
che può portare ad una risonanza molto pericolosa”.
importante il contributo dell’Ospedale Universitario di ginevra, punto di riferimento a livello
europeo e da molti anni impegnato nello sviluppo di nuovi protocolli per la gestione di casi
così critici, casi per cui nella società odierna è in
costante aumento la domanda di intervento.
> EDITORIALE
SegUe dAllA priMA
E per premiare questa arte di accoglienza, di assistenza e di cura Milano ha
proposto un un grande riconoscimento: il
7 dicembre il Sindaco ha conferito al Niguarda, e a tutti i professionisti che ogni
giorno nei 70 anni hanno contribuito a
renderlo un grande ospedale, la Grande
Medaglia d’Oro. Un bel riconoscimento,
uno stimolo al futuro.
Il futuro, ecco l’altro cardine del 2009.
L’anno in cui i cantieri del “Nuovo Ospedale”, al ritmo lombardo efficiente e concreto, hanno portato a termine il loro
lavoro, con un anticipo di 15 giorni sul
cronogramma. Un grazie a tutti coloro
che, oltre all’impegno ordinario, hanno
portato a termine questo “straordinario
lavoro”: ai tecnici, agli ingegneri, agli
amministrativi e ai clinici.
Inizierà poi l’altro impegno: abitare,
stanza per stanza, tutto il Blocco Sud,
questo piccolo ospedale di 450 posti letto;
dovremo ricevere l’accreditamento, cioè
la verifica che tutto sia a standard di qualità, e organizzarci per il trasferimento,
che come per ogni trasloco porterà disagi
ma anche stimoli per il cambiamento. Per
questo anticipo il mio grazie: saranno 6
mesi intensi, ancora.
Un altro momento del 2009 che voglio ricordare e che ci ha visti uniti come comunità umana e di professionisti, commossi e
addolorati, è la scomparsa del nostro collega Massimo Collice, neurochirurgo stimato e Direttore del Dipartimento di
Neuroscienze. A lui va un sentito ringraziamento per la sua grande professiona-
lità con cui ha contribuito a far crescere e
diventare uno dei centri più apprezzati a
livello nazionale la neurochirurgia del
Niguarda. La sua scomparsa è stato un
motivo per tutti noi di ricordarci che il lavoro e la convivenza sono un momento di
vita, di scambio di valori, di affetti e di
impegno comune per la cura e l’assistenza.
Dal punto di vista sanitario e gestionale
Niguarda nel 2009 ha continuato a realizzare gli obiettivi di salute previsti dal
Piano Socio - Sanitario lombardo ma soprattutto a rispondere al bisogno di salute
dei cittadini. Nuove tecnologie, ricerca indipendente, attività clinica e chirurgica
all’avanguardia. Per leggere numeri e casistica potete consultare l’annual report
sul sito www.ospedaleniguarda.it. A rac-
contare un anno di lavoro ci sono i nostri
pazienti che con parole di vita riescono a
dare il senso del lavoro della cura e dell’assistenza dal loro punto di vista. È quel
punto di vista che noi non dobbiamo mai
dimenticare.
Auguriamo un altro anno ricco di passione e di impegno perché oltre alla competenza e alla tecnologia la nostra
“umanità” aiuti ad accogliere e a rispondere ai bisogni delle persone, non sono
solo i pazienti ma anche i colleghi e tutti
coloro che ogni giorno incontriamo in
questa città della salute. A voi e alle vostre famiglie i migliori auguri di buon Natale e buon anno.
pasquale Cannatelli
direttore generale
Il Giornale di Niguarda
3
> CIAK SI RIDE
> CHI VISITA NIGUARDA
Comici in ospedale
Delegazione curda in visita
i
l nostro ospedale nei giorni scorsi è stato sede delle
riprese di “All Stars”, una sit com che andrà in
onda su italia Uno a marzo-aprile di quest’anno.
Agli ordini del regista Massimo Martelli alcuni comici
e attori noti come diego Abatantuono (nella foto),
Ambra Angiolini, fabio de luigi e Bebo Storti.
PER LOCATION - www.ospedaleniguarda.it/content/location
> NUOVE CURE PER IL CARCINOMA OVARICO
SegUe dAllA priMA
il carcinoma ovarico nel mondo colpisce
17 donne ogni 100.000, ed è la seconda
forma più comune di tumore ginecologico
con un’incidenza in continuo aumento.
Ama “vestire in bianco”, nel senso che è
molto più diffuso tra la popolazione caucasica, mediamente 3 volte di più, ed esordisce in età avanzata con un picco tra i 50
e i 70 anni. “Nei casi di familiarità (10%
dei totali) - spiega Monica Renga, responsabile della terapia medica dei tumori
ginecologici, presso l’Oncologia falck l’insorgenza del tumore può essere più
precoce, intorno ai 40 anni ”. l’ereditarietà è un fattore di rischio da non sottovalutare, perché giocare d’anticipo è
d’obbligo contro una patologia tanto vigliacca. il suo esordio è, infatti, asintomatico e nel 70% delle pazienti la
diagnosi avviene ad uno stadio avanzato di
malattia. Quando il dolore addominale, di
frequente associato ad un senso di pesantezza e disturbi gastrici vaghi dell’addome
o della pelvi, compare, molto spesso la
malattia è già conclamata.
fortunatamente le terapie non mancano.
rimane d’elezione l’intervento chirurgico, per l’asportazione della massa tumorale, abbinata alla chemioterapia. “Qui a
Niguarda- commenta Salvatore Siena,
direttore dell’Oncologia-falck- le pazienti
possono avvalersi della competenza chirurgica di una Ginecologia, diretta da
Mario Meroni, che è altamente specializzata in questo tipo di intervento. Non solo,
nei casi in cui la localizzazione interessi
differenti distretti corporei, a scendere in
campo vi è anche l’èquipe di Urologia o
della Chirurgia Generale. Anche grazie a
questa sinergia la remissione della malattia è piuttosto alta, pari al 75% dei casi”.
Un ottimo risultato, ma c’è un però ed è
proprio a questo punto che entra in gioco il
farletuzumab.
“A due anni dall’intervento una donna su
due è recidiva con la stessa patologia - aggiunge renga-. A questo punto le pazienti
dovrebbero sottoporsi ad un nuovo programma di chemioterapia, ma purtroppo
l’efficacia è di molto inferiore rispetto al
trattamento iniziale”. Si ritorna su percentuali che si avvicinano al successo del
primo ciclo terapeutico (73,8%), se alla
chemioterapia per le recidive viene aggiunta l’assunzione del farletuzumab.
Questo è quanto emerge dai risultati dalla
sperimentazione di fase 2. Adesso il via
alla terza e ultima fase di sperimentazione
in cui si cercherà conferma dell’efficacia
su un campione più ampio, e per cui più
significativo, con modalità più vicine a
quelle della pratica clinica.
> RICERCA E SCIENZA
l’annual report 2009 del Journal of Clinical Oncology ha dato spazio allo studio
clinico-sperimentale condotto dall’Oncologia del nostro Ospedale in collaborazione con l’équipe dell’IRCC di
Candiolo. lo studio, riconosciuto come
importante contributo nella cura del carcinoma colon rettale, è stato giudicato
come uno dei “notable avances” in oncologia clinica dell’ultimo anno ed è l’unico
lavoro italiano menzionato.
> PER INFORMAZIONI
Oncologia-Falck - tel. 02.6444.2291 (dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 16.30)
> PER LA DIAGNOSI
- La visita ginecologica è il primo passo per la diagnosi del carcinoma ovarico.
La nulliparità (il non aver mai partorito), l’infertilità, un menarca precoce ed
una menopausa tardiva sono associate ad un maggior rischio di sviluppare un
carcinoma ovarico.
- L’ecografia pelvica è utile sia nella diagnosi sia nel follow-up. Oggi viene effettuata prevalentemente l’ecografia transvaginale che, rispetto a quella transaddominale, consente una migliore visualizzazione delle ovaie.
- Tra gli esami di laboratorio sono indicativi per la diagnosi i dosaggi del CA 125
e del CEA, particolari proteine che aumentano la loro concentrazione nel sangue in presenza di carcinoma ovarico e si riducono come segno di buon andamento della terapia.
Monica Renga Responsabile della terapia
medica dei tumori ginecologici
recentemente una delegazione curda ha visitato il
nostro Ospedale; in particolar modo l’attenzione
degli ospiti era rivolta al pronto Soccorso (e in genere all’emergenza urgenza) e alla Banca dei tessuti. i rappresentanti curdi, guidati dal dottor idris
Hadi Salih, Ministro dell’insegnamento e ricerca
Scientifica, sono stati ricevuti dai vertici aziendali.
> TERAPIA TISSUTALE
La banca della pelle: dalla ricerca
applicata alla clinica
Cute artificiale e legamenti sintetici: i primi in Italia. Il futuro è la seta
Nella cell factory cute e cartilagine sono prodotte in qualità
e sicurezza alla pari di un farmaco sterile
M
ille metri quadrati di laboratori
avveniristici per la coltura in
vitro di cute e cartilagine e per la
crioconservazione dei tessuti. dentro gli incubatori che assomigliano a grossi frigoriferi le cellule staminali adulte, prelevate dal
derma o dall’epidermide di donatori, si accrescono e si moltiplicano: qui ogni anno si
“sfornano” più di 100.000 cm2 di cute ingegnerizzata .
era il 1990 quando le prime staminali adulte
della pelle sono state prodotte qui a niguarda, in italia prima nessuno mai. Una tecnica che ha cambiato radicalmente la terapia
delle ustioni e che ha permesso di salvare la
vita a centinaia di pazienti delle annesse
stanze del Centro grandi Ustionati, dieci
letti su cui convergono i casi più gravi di
tutta la lombardia. “Alla fine degli anni ottanta- spiega Mario Marazzi responsabile
della terapia tissutale- per riparare questo
tipo di lesione si usavano unicamente trapianti di cute da donatore . Si cominciò allora a coltivare in vitro le cellule
dell’epidermide prelevate da zone illese
dello stesso ustionato. In America già si faceva, in Italia si era agli inizi”. Una tecnica
che nel corso degli anni si è perfezionata, ad
oggi sono 90.000 i pazienti che ogni anno
nel mondo vengono trattati con epidermide
ingegnerizzata; al 2005, qui a niguarda,
erano ben 851 i casi curati con questi tessuti
artificiali, pazienti che avevano ustioni riguardanti anche il 90% del corpo, pazienti
che poco meno di trent’anni fa sarebbero
stati condannati a morte dalle infezioni che
inevitabilmente sarebbero sopraggiunte.
prelevare, coltivare e reimpiantare, lo stesso
meccanismo ha portato al primato del 1996.
in quell’anno nel nostro Ospedale veniva
eseguito il primo impianto italiano di cartilagine coltivata in vitro. Questa tecnica applicata alla chirurgia del ginocchio ha
consentito di curare anche le lesioni più
gravi, fino a poco tempo prima giudicate inguaribili e predisponenti all’artrosi. il legamento artificiale ha, inoltre, permesso di
non sacrificare più parti sane per ricostruire,
rendendo l’intervento meno traumatizzante
ed il recupero più rapido.
non solo il passato e il presente ma anche il
futuro profuma di eccellenza per il più
grande centro italiano ad alta sicurezza biologica: i ricercatori del Centro in collaborazione con il Diabetes Research Institute di
Miami, la Stazione Sperimentale per la
Seta di Milano, la Facoltà di Farmacia di
Pavia, la Neurochirurgia dell’istituto Clinico Humanitas e la Facoltà di Veterinaria
di Milano stanno lavorando ad una particolare tecnica che permetterebbe di produrre
tessuto sintetico partendo dalla seta “Crediamo fortemente- aggiunge Marazzi- nella
complementarietà di ricercatori afferenti a
diverse discipline: la medicina innanzitutto,
ma anche la farmaceutica, la chimica dei
biomateriali, l’ingegneria biomedica, le biotecnologie e la medicina veterinaria. Le
competenze multidisciplinari ci permettono
di allargare gli orizzonti, sviluppare idee innovative e ottenere in laboratorio risultati
che un giorno, anche non troppo lontano,
saranno facilmente fruibili dai pazienti”.
> PER INFORMAZIONI
Terapia Tissutale
tel. 02.6444.2537
da lunedì a venerdì dalle 08.00 alle 18.00
www.ospedaleniguarda.it
> LA CURA DELLE USTIONI E NON SOLO
la Banca della cute raccoglie ogni anno circa 80.000 cm2 di cute donata nella regione
lombardia, questa cute rappresenta la prima terapia nel paziente gravemente ustionato. la cell factory della Banca produce cute e cartilagine in qualità e sicurezza alla
pari di un farmaco. infatti, secondo la nuova legislazione l’ingegnerizzazione di un
tessuto rientra nelle cosiddette “terapie Avanzate” considerate alla pari di un farmaco sterile. la Banca in collaborazione con le strutture di diabetologia, nefrologia, Chirurgia dei trapianti, radiologia interventistica e terapia intensiva dei
trapianti sta sviluppando una nuova possibilità terapeutica per la cura del diabete:
una particolare ingegnerizzazione delle cellule proveniente da donatore, permetterebbe il trapianto delle isole pancreatiche nel paziente con diabete di tipo i.
Il Giornale di Niguarda
5
> DISTURBI ALIMENTARI
L’obesità, la più diffusa. È allarme baby-anoressia
Multidisciplinarietà e approccio personalizzato, i segreti di un centro di rilevanza nazionale
d
alla A di anoressia alla B di bulimia e
poi giù fino alla O di obesità. Questo
l’indice in rigoroso ordine alfabetico
delle principali patologie trattate presso il
Centro per il Trattamento dei Disturbi del
Comportamento Alimentare. Un punto di
riferimento non solo a livello lombardo, ma
anche su scala nazionale. in italia, infatti, sono
pochi gli ospedali in grado di offrire una scelta
terapeutica così ampia, sia come tipologia sia
come setting di cura, per le malattie della nutrizione.
diagnosi, terapia, follow-up, tutto declinato
all’insegna della multidisciplinarietà e della
personalizzazione del percorso. Capita così
che a fianco del dietista e del nutrizionista collabori lo psicologo, lo psicoterapeuta o il chirurgo e che per i pazienti con patologie
croniche, come il diabetico o il cardiopatico,
a scendere in campo ci sia anche lo specialista di riferimento. “È importante - spiega
Maria Gabriella Gentile responsabile del
Centro- poter avere nella stessa struttura i
vari specialisti che lavorano insieme in ma-
niera sinergica. Una comodità innegabile per
il paziente, che in un unico centro trova tutti i
riferimenti di cui ha bisogno, un requisito fondamentale, anche per il medico, per aumentare le probabilità di successo”.
la patologia più trattata è l’obesità. Ogni
anno oltre 2.000 pazienti si rivolgono al Centro per cercare di ridurre la propria taglia. i numeri dicono che il 60% ottiene una
significativa perdita di peso, ovvero pari al
10% del peso iniziale. punto di partenza sono
gli esami diagnostici in cui si valuta il consumo metabolico e la composizione corporea.
Quindi largo alle terapie che possono essere
condotte in regime di day-hospital o di ricovero ospedaliero per i casi più gravi. “L’approccio è di tipo integrato- continua gentilee prevede una terapia educazionale di
gruppo, per insegnare al paziente ad alimentarsi in modo adeguato, e una comportamentale, che serve per aiutare il soggetto ad
utilizzare il cibo solo per aspetti dovuti e non
per compenso, noia o in risposta ai momenti
di tensione emotiva”. il tutto completato da
un adeguato programma di riabilitazione fisica, che si svolge nella palestra del Centro, non solo per
aumentare il dispendio calorico, ma
anche per aiutare il paziente a recuperare il rapporto con il proprio fisico.
Anoressia
blocca-crescita:
l’esempio della Corea
Le terapie di gruppo per pazienti affetti da anoressia:
un passo essenziale verso il recupero
Si tratta di un fenomeno osservato nelle due Coree, dove a
Nord, paese denutrito, i ragazzi e
le ragazze sono mediamente più
bassi dei coetanei cresciuti a
Sud, paese normonutrito.
Lo scarto è rispettivamente di 8
e 6 cm.
Meno diffusa ma molto più pericolosa è l’anoressia. dall’analisi della
casistica del Centro, la più ampia a
livello nazionale, la novità che emerge è seriamente preoccupante: si comincia a soffrire
di anoressia già dall’infanzia. Su 500 pazienti
seguiti il 40% ha avuto a che fare con la malattia prima dei 16 anni; uno su dieci tra gli 8
e i 12 anni. il rischio principale di un esordio
così precoce è il blocco della crescita e la
compromissione dello sviluppo in altezza.
fortunatamente dall’anoressia si può guarire:
l’80% riesce ad uscirne se le cure sono adeguate. trattandosi di una patologia su base
psichica, è fondamentale che accanto alla terapia medico-nutrizionale vi sia quella psicologica. di rilevante importanza nel percorso
OBESO...A CHI?
I più moderni trattamenti per la cura dell’obesità
Qual è la linea di confine tra sovrappeso e obesità? Per definire questa condizione
i medici si avvalgono del cosiddetto Indice di Massa Corporea (I.M.C. o B.M.I. in inglese) che esprime il rapporto tra il peso del paziente e il quadrato della sua altezza. Se tale valore è uguale o superiore a 30 il soggetto è da considerarsi obeso,
patologicamente obeso se il rapporto è superiore a 40.
di cura è il coinvolgimento dei genitori per i
quali sono previsti appositi percorsi psicoeducazionali. “Tra le iniziative del Centrospiega gentile- c’è la terapia occupazionale
che va dalla pittura, alla ceramica al bricolage; tutte attività fatte con l’intento di rimettere in contatto con gli aspetti ludici e positivi
della vita pazienti da troppo tempo chiusi in se
stessi. Tali attività sono rese possibili grazie
all’aiuto dell’Associazione Erika, associazione di volontariato voluta dai genitori che
da anni aiuta il Centro nelle sue attività”.
infine bisogna considerare che la persona affetta da anoressia non cerca aiuto, fugge dalla
cura o vi arriva molto tardivamente, quando
invece sarebbe molto importante intervenire
il più precocemente possibile per abbattere
quel 15% che ha solo una guarigione parziale
e quel 5% per cui il tunnel è senza uscita.
> PER INFORMAZIONI
www.ospedaleniguarda.it
> TERAPIE D’AVANGUARDIA CON LASER E ROBOT
SegUe dAllA priMA
Per la prostata…
Utilizzato endoscopicamente per
l’asportazione dell’adenoma prostatico nei casi di ipertrofia prostatica
benigna, una condizione di ingrossamento con la quale il 75% degli uomini dai 50-60 anni (oltre l’80% dopo
gli 80 anni) si trova a fare i conti, il laser
abbina una ridotta invasività con una
maggiore precisione di taglio, consentendo una riduzione della durata dell’intervento e una più rapida guarigione
del paziente, interessato da cicatrici di
sempre minor entità. in alternativa, il
laser può essere anche utilizzato per la
vaporizzazione dell’adenoma prostatico. “In pratica- spiega l’urologo Antonio Galfano-, il tessuto prostatico in
eccesso viene bruciato selettivamente
invece che essere frammentato, senza
sanguinamento né il rischio di un effetto termico profondo che può causare
disturbi importanti nel postoperatorio”.
… i calcoli…
non solo per tagliare o vaporizzare,
l’azione distruttiva in parte acustica e in
Aldo Bocciardi alla consolle
di comando durante un intervento
parte termica è utilizzata, inoltre, per la
frantumazione dei calcoli del rene, dell’uretere e della vescica, che una volta
sbriciolati sono facilmente evacuati
mediante un liquido di lavaggio. “La
facilità con cui le fibre del laser, estremamente sottili, raggiungono i calcoli
nelle vie urinarie- spiega Aldo Bocciardi direttore dell’Urologia- ha fatto
di questa tecnica lo standard corrente
per questo tipo di intervento”.
… i tumori
nei casi di patologie più severe, come
ad esempio neoplasie maligne, che richiedono l’asportazione totale della
ghiandola, detta prostatectomia, ad
entrare in azione sono le pinze del
robot. Simile ad un ragno con tre braccia i cui movimenti sono comandati a
distanza mediante una consolle, il robot
esegue i movimenti che il chirurgo gli
impartisce grazie ad appositi joystick
di manovra. l’area di intervento appare
su uno speciale visore grazie alla ripresa di una mini-telecamera introdotta
insieme agli strumenti nell’addome del
paziente per via laparoscopica. la
tecnica robotica rappresenta, infatti,
un’evoluzione della laparoscopia, in
quanto l’accesso alla zona da operare avviene mediante piccoli buchi
senza bisogno di un’incisione addominale. la via d’accesso è la stessa
ma con molti vantaggi in più sia per
il chirurgo sia per il paziente. “Innanzitutto- commenta Bocciardi- vi
è una più facile coordinazione dei
movimenti, chi opera, infatti, non è
più costretto ad essere girato per ve-
dere il monitor della laparoscopia, questo perché il visore della consolle è in
mezzo alle mani dell’operatore mimando il punto di vista della chirurgia
classica; inoltre la rotazione degli strumenti, fino ad ora impossibile con le
pinze laparoscopiche, consente la riproduzione fedele dei movimenti delle
mani con in più il vantaggio di eliminare il tremore di fondo presente anche
nella mano del chirurgo più esperto”.
tutto ciò si traduce in una maggiore
precisione di intervento e in una maggiore preservazione delle strutture contigue. recenti studi lo confermano: i
pazienti sottoposti a prostatectomia radicale e operati con il robot hanno
tempi di recupero più brevi e difficilmente incorrono nella perdita o diminuzione della continenza o
dell’erezione, a causa di lesioni occorse
durante l’intervento alle strutture nervose che circondano la prostata.
LA CASISTICA
DEL CENTRO
Dall’inizio dell’anno sono
stati 19 gli interventi effettuati per via robotica. Oltre
a prostatectomie radicali il
robot viene utilizzato per
stenosi del giunto pieloureterale, un intervento di
ricostruzione dell’uretere
quando interessato da un
restringimento nel suo
tratto iniziale, e per la resezione di tumori al rene.
> TRAPIANTI
...e con il robot eseguito anche
un prelievo di rene da vivente
La tecnica robotica potrebbe essere il futuro dei trapianti
lo scorso novembre si è potuto assistere in diretta al prelievo di rene da un donatore vivente,
eseguito con il robot chirurgico “Da Vinci”.
Una tecnica innovativa di cui si contano ben
pochi precedenti in italia.
“Si tratta- commenta Luciano De Carlis direttore della Chirurgia generale 2 e dei trapianti- di
una nuova applicazione molto utile nella chirurgia del fegato e del rene, dove gli spazi non sono
facilmente raggiungibili a causa del posizionaIl robot esegue con massima
mento posteriore dell’organo”. l’intervento è
precisione i movimenti del
stato condotto da Enrico Benedetti, direttore
chirurgo alla consolle
del dipartimento Chirurgico dell’Università di
Chicago, illinois, e dall’équipe del Niguarda
presso la sala operatoria della Chirurgia dei trapianti. la video diretta del trapianto
è stata proiettata in Aula Magna durante il “6° Corso interattivo sulla chirurgia
e il trapianto del fegato e del trapianto reno-pancreatico”. la chirurgia robotica rappresenta un’evoluzione della laparoscopia: molta più precisione nelle manovre chirurgiche e riduzione dei tempi di dimissione del paziente. “ Speriamo che
la riduzione delle complicanze- aggiunge Cosimo Sansalone responsabile trapianti di rene e pancreas- possa essere un incentivo per incrementare l’attività di
donazione, grande atto di umanità e altruismo, senza il quale il trapianto non può
avere luogo”. il robot è in uso già da alcuni anni presso la Chirurgia di niguarda
ma questo è il primo caso di applicazione nel settore dei trapianti. “Sono più di 160
gli interventi di chirurgia generale- spiega Raffaele Pugliese direttore del dipartimento Chirurgico polispecialistico- effettuati con questa tecnica in oltre quattro
anni di utilizzo del robot qui a Niguarda”.
TRAPIANTI A NIGUARDA
l’Ospedale ha iniziato, tra i primi in italia, nel 1972, un programma di
trapianti di rene da donatore cadavere e vivente, proseguendo nel 1992
con il trapianto di pancreas e il trapianto combinato reno-pancreatico.
il primo trapianto di fegato da vivente in italia è stato eseguito qui a
niguarda nel 2001. A fine 2008 il numero dei trapianti di fegato, realizzati dal nostro Ospedale, ha toccato quota mille.
6
Il Giornale di Niguarda
> ASSOCIAZIONI
Attivecomeprima Onlus
Da 36 anni a sostegno globale per le persone colpite dal cancro
l
ucia, ines, germana, e Agnese ringraziano. la loro voce si leva dalla sezione
testimonianze del sito di ATTIVEcomeprima, la prima associazione nata in italia
a prendersi cura della persona colpita dal cancro
e dei suoi familiari per migliorarne la qualità di
vita.
la storia di Attive è la storia di Ada Burrone,
fondatrice e attuale presidente, che nel 1973 con
l’appoggio degli specialisti dell’Istituto dei Tumori di Milano dà vita all’associazione per fornire un sostegno alle donne colpite dal tumore
alla mammella. lei quel cancro l’ha avuto e
l’ha sconfitto, ma la gioia della vittoria non le
> PER INFORMAZIONI
Attivecomeprima Onlus
Via livigno 3, 20158 Milano
tel. 02.6889647
dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 16.00
www.attive.org - [email protected]
fa dimenticare la solitudine della battaglia, intuendo la mancanza di un punto di riferimento
per tutte quelle donne cadute nella rete dello
stesso destino.
inizialmente solo per donne con il tumore al
seno oggi aperto a tutti i pazienti oncologici. in
36 anni sono decine di migliaia le persone aiutate da Attive. donne e uomini, chi per l’esordio della malattia, chi per il riacutizzarsi di
metastasi, tutti accomunati dal medesimo fardello di “rabbia, solitudine e smarrimentospiega Elena Bertolina, che dopo la malattia è
diventata fiduciaria di Attive e che da anni lavora al fianco dello psicologo nei gruppi di sostegno-. L’angoscia più grossa che ci si porta
dentro non è tanto la paura di morire ma il timore per la sofferenza”.
della durata di oltre un anno e articolati in tre
momenti distinti i gruppi di sostegno psicologico sono il nucleo più autentico del progetto
Attive. nel gruppo “Riprogettiamo l’esistenza” s’impara a non aver più paura della ma-
lattia; requisito fondamentale per passare a “Decido di vivere” in cui si lavora sulla capacità di
essere autentici e sul coraggio; infine nella “Terapia degli Affetti” ci si focalizza su di sé e sul
riassetto dei rapporti coi propri cari. “In questi
gruppi di sostegno- commenta Ada Burroneinsegniamo ad abbracciare la paura, non vedendola più come una nemica. Solo così, entrando nel contesto anziché combatterlo, la
persona passa da vittima a padrona trovando la
giusta via per vivere in armonia con sé stessa.”
poi… tante attività e non solo: a corsi di creatività costruttiva, di pittura, di yoga e di armonizzazione mente-corpo attraverso la
danza si alternano incontri con medici specialisti per avere risposte sulla malattia e per affrontare al meglio la chemioterapia sia dal punto
di vista farmacologico, ma anche dell’alimentazione e dell’estetica. Così nutrizionisti consigliano quali cibi mangiare e come prepararli
durante la terapia mentre ogni quindici giorni
truccatrici ed esperte di make-up sono in sede
per insegnare come fronteggiare i cambiamenti
dovuti alla chemio e la valorizzazione del proprio volto. Un progetto originale che ha attirato
esperti di numerose organizzazioni per esportare il modello Attive in altre città. “Ad oggi,
oltre alle tre Oncologie partner- spiega Ada
Burrone-, sono più di 80 gli specialisti di altri
centri venuti a conoscere il nostro metodo di lavoro. Un’opportunità importante perché sempre più pazienti possano usufruire di un servizio
alla persona insieme alla cura della malattia”.
> UN ANNO RACCONTATO DAI PAZIENTI: ANNUAL REPORT E BILANCIO DI SOSTENIBILITà
Diabete in gravidanza: la storia di Roberta
“Tra un esame e l’altro sono seguita dal diabetologo e dal ginecologo che lavorano insieme, questo mi fa sentire tranquilla in attesa del lieto evento...”
Cliccando annual2008.ospedaleniguarda.it è possibile consultare
tutta l’attività medica, chirurgica e di
ricerca condotta da ognuna delle
strutture cliniche del nostro Ospedale. la novità di questa edizione? i
punti di forza che ci contraddistinguono sono raccontati dai pazienti
attraverso le loro esperienza.
ecco la storia di roberta.
Ho scoperto di avere
il diabete circa nove
anni fa in un centro
vicino casa. Quando
però ho deciso con
mio marito di avere
un bambino, mi
hanno consigliato di
farmi seguire da un
centro specializzato e
sono arrivata a
Niguarda. In un
certo senso ho
dovuto
‘programmare’ la mia gravidanza.
Infatti ho prima seguito un percorso per abbassare i livelli di
glicemia e poi sono rimasta incinta. A Niguarda mi trovo
davvero bene, sono seguita.
Ogni due settimane vengo a fare
gli esami e i prelievi; e
ogni quattro settimane
l’ecografia.
Dalla
trentesima settimana
sarà ogni due settimane, e poi dalla
trentatreesima ogni
settimana. Per una
persona ansiosa come
sono io, il fatto di
avere gli esami ogni 2
settimane mi rassicura, i medici cercano
di tenere i valori della
glicemia bassa per aiutare la mia
piccola Gaia a nascere al meglio. Il
fatto che se c’è qualcosa che non va
possono subito intervenire, mi tranquillizza molto. Non ho mai visto
una paziente seguita in questo modo,
mi trovo davvero bene. È vero, ho
sempre sognato un altro tipo di
gravidanza, nel senso di avere il mio
ginecologo privato. Pensavo in ospedale di dover essere solo un numero per i medici, invece il
ginecologo, il diabetologo e gli infermieri per i prelievi hanno imparato a conoscermi, a capire che
tipo di persona sono. Quindi sì, la
mia gravidanza anche se diversa da
come l’immaginavo, è un’esperienza
sicuramente positiva.
Roberta
roberta ha portato a termine
la gravidanza e ha avuto
una bellissima bambina: gaia.
roberta è solo una delle tante storie che raccontano del nostro Ospedale. per leggere
di Simone, gabriele, Cristina e tanti altri clicca su annual2008.ospedaleniguarda.it
Fondazione Italiana Diabete
niguarda ha tenuto a battesimo la fondazione italiana diabete. lo scorso 13
novembre è stato organizzato presso il nostro Ospedale l’evento inaugurale
che ha dato il via all’attività della fondazione. tra gli obiettivi sostenere la ricerca sul diabete e diffondere la conoscenza della malattia. la fondazione
potrà contare su una stretta collaborazione col centro di niguarda, un riferimento tra i più completi a livello nazionale.
www.fondazionediabete.org
> HOSPICE
Cure oncologiche di qualità
Premiata l’assistenza domiciliare per le cure palliative. È la prima volta in Europa
l
a Joint Commission International,
l’ente statunitense che accredita le
strutture sanitarie e ne accerta la qualità, ha assegnato a niguarda e ad altri 6
ospedali milanesi la prima certificazione a
livello europeo per il progetto di assistenza
domiciliare ai malati oncologici terminali.
“Ospedalizzazione domiciliare di cure
palliative oncologiche”: questo il nome
completo del progetto promosso e finanziato
dalla Regione Lombardia, che mira a fornire cure a domicilio 24 ore su 24 e per tutti
i giorni dell’anno, con visite programmate,
interventi d’urgenza e reperibilità telefonica.
le più moderne terapie volte al
controllo del dolore e dei sintomi, l’assistenza al malato e alla
famiglia con la possibilità di assistenza psicologica, completano
il quadro del programma sviluppato e sperimentato in oltre 3
anni di lavoro.
“Si tratta- commenta Renzo
Causarano responsabile Cure
palliative e Hospice- di un altissimo riconoscimento della qualità del servizio e della sua
capacità di farsi carico delle esigenze dei malati”.
Hospice il Tulipano: un libro per raccontarlo
parliamo dell’Hospice il Tulipano, la struttura residenziale che il nostro Ospedale ha
destinato all’accoglienza dei pazienti con
malattie evolutive inguaribili. di recente è
stato pubblicato un volume che racconta un
anno di attività della struttura: «Curare
sulla soglia della vita. L’hospice “Il Tulipano” di Niguarda» a cura di Luciano Benedetti. Sfogliando le sue pagine si entra in
un viaggio lungo 365 giorni in cui vi è narrato il processo di avviamento del nuovo hospice visto soprattutto attraverso i
sentimenti, le paure e le speranze di chi lo
ha realizzato e ci lavora. “Il libro- spiega
Daria Da Col dirigente infermieristico
Cure palliative e Hospice- raccoglie le testimonianze di alcuni operatori; oggi alcuni di loro sono cambiati, ma quel che non è cambiato è l’approccio assistenziale
che accomuna tutti i componenti dell’équipe.
7
Il Giornale di Niguarda
> EMATOLOGIA E RICERCA
> AMBROGINO D’ORO
SegUe dAllA priMA
Quella “fiducia al futuro” era tutta
nello sguardo di Katia Bencardino, giovane oncologa ricercatrice di niguarda, che ha
accompagnato il nostro direttore
generale Pasquale Cannatelli a
ritirare il premio insieme al Professor Fausto Rovelli, esimio
rappresentante di quella tradizione di eccellenza, che ha costellato a più riprese la storia del
nostro Ospedale, portandolo a
raggiungere storici primati. primati, eccellenza, gli ingredienti
che fanno parlare di sé e conquistare le pagine dei giornali, ma
dietro? l’altra faccia della medaglia, in questo caso non vi è parola più appropriata, è fatta di
tanto lavoro e quotidianità con
un’unica missione imprescindibile: essere cura, speranza e
conforto per il paziente. non a
caso le stesse parole, cura, speranza e conforto, sono state il filo
conduttore in questo 2009 di celebrazioni che verrà, inoltre, ricordato come anno di passaggio
verso il nuovo: il nuovo Blocco
Ospedaliero è, infatti, pronto e a
fine anno sarà “consegnato”.
nuove tecnologie, nuovi reparti
ad alta intensità di cura, niguarda
si ammoderna e si cambia d’abito,
ma sotto siamo sicuri continuerà a
pulsare quel cuore che l’ha reso
tanto caro ai suoi concittadini,
mosso dalla carità ed accoglienza
per “la persona”.
Salute donna: il primo farmaco che stimola
la produzione di piastrine
In arrivo in Italia all’inizio del 2010 la terapia per una grave malattia del sangue al femminile
p
rogressi nella tutela della salute della donna: è
in arrivo in italia all’inizio del 2010 il primo
farmaco che stimola la produzione piastrine:
verrà utilizzato per trattare i pazienti che soffrono di
una grave malattia del sangue, Porpora Trombocitopenica Immuno-mediata (ITP), e che sono risultati refrattari a tutte le terapie. “Agisce incrementando
e mantenendo costante nel tempo il numero delle piastrine– precisa Enrica Morra, direttore dell’ ematologia– e riduce la necessità di altri medicamenti di
salvataggio e mantenimento”. la malattia colpisce
le donne adulte con una frequenza doppia rispetto
agli uomini e può avere un impatto significativo
sulla loro vita.
Il Direttore Generale Pasquale Cannatelli (a destra)
con il Presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmieri
Enrica Morra presenta il nuovo farmaco ai giornalisti
“Questa nuova terapia – continua Morra – garantisce miglioramenti nella qualità di vita, finora ampiamente compromessa: anche gestire le normali
attività quotidiane, come quelle in casa, o come cucinare, senza temere che un graffio si tramuti in una
emorragia. L’ITP è una malattia cronica, ma può andare incontro a episodi di riacutizzazione, mettendo
il soggetto a rischio di emorragie più o meno gravi.
Data la netta prevalenza nel sesso femminile, esiste
il problema del rischio emorragico anche nelle
donne in giovane età: flussi mestruali più intensi con
anemizzazione secondaria, e necessità di stretto monitoraggio in caso di gravidanza e parto”.
La malattia e la sua diffusione
A ritirare la Grande Medaglia d’Oro il Professor F. Rovelli,
il Direttore Generale P. Cannatelli e la ricercatrice K. Bencardino
la ITP cronica è una patologia autoimmune caratterizzata da una inadeguata produzione e da una aumentata distruzione di piastrine nel sangue, che può portare a gravi emorragie. e’ una patologia rara che
colpisce ogni anno non più di 5 individui su 10.000. Attualmente ci sono circa 140.000 pazienti trattati
per itp cronica negli USA, 50.000 in europa e 10.000 in italia.
l’itp è una malattia spesso asintomatica: il segnale principale è il sanguinamento, che può manifestarsi
in forma di lividi e puntini rossi sulla pelle, emorragie dal naso, delle gengive e del tratto digestivo e urinario. le cause sono oggi ancora ignote: l’itp può manifestarsi in seguito a infezioni (virali o batteriche), dopo vaccini oppure in associazione con un’altra malattia.
NIGUARDA NOI
8
Il Giornale di Niguarda
> VERSO IL NUOVO
Il Blocco Sud è pronto!
Lavori a tempo di record: consegna con 15 giorni di anticipo
S
embra ieri; il 5 marzo 2007 iniziavano
i lavori per la costruzione del nuovo
Ospedale. Ora, a metà dicembre
2009, tutti i lavori sono perfettamente ultimati e consegnati, dal Blocco Sud, al polo
tecnologico e al polo logistico. presto, nel
gigantesco Blocco Sud, nuovo cuore pulsante
del nostro Ospedale, verranno posizionati gli
arredi e le ultime tecnologie necessarie. nei
prossimi mesi la struttura inizierà a vivere
con la presenza di medici, infermieri e tecnici che si occuperanno delle malattie di alta
specialità (oncologia, cardiochirurgia, trapianti, ortopedia, pneumologia ed altro ancora); a disposizione 450 posti letto, 23
camere operatorie, 60 posti letto in day-hospital e 77 ambulatori.
entrando nella nuova struttura si è subito colpiti dalla maestosità e dalla grandezza della
nuova hall, dal comfort delle camere di de-
genza, dalla novità dei colori che caratterizzano e definiscono i diversi ambienti e dall’accuratezza delle rifiniture. la “fase 1”
(così viene chiamata dai tecnici) si è conclusa
a tempo di primato; in pratica i lavori sono
stati ultimati a una velocità doppia rispetto ai
tempi medi di realizzazione di opere sanitarie nel nostro paese.
il nuovo blocco ospedaliero è, inoltre, uno dei
più importanti progetti di trasformazione
strutturale sanitaria mai realizzati in italia.
Una grande opera che consentirà di creare
un’accoglienza sempre migliore e un maggior comfort alberghiero per le tantissime
persone che vengono a curarsi presso di noi.
nuove strutture che garantiranno anche migliori condizioni di lavoro, una maggior razionalità nella logistica e nelle scelte
tecnologiche al fine di un sempre crescente
livello di efficienza gestionale.
> TUTTE LE DATE DEI CANTIERI DA PRIMATO
Dicembre 2006: inizio dei lavori per il parcheggio Sud
Marzo 2007: inizio lavori per il Blocco Sud
Marzo 2007: inizio lavori per il polo logistico
Marzo 2007 - Inzio lavori
per il Blocco Sud
I cogeneratori
del Polo Tecnologico
> EVENTI
Corsi e convegni di dicembre
17 dicembre
TRAUMA UPDATE:
LA STRATEGIA DAMAGE CONTROL
NEL TRAUMA
il damage Control rappresenta la frontiera più
avanzata nel trattamento del grave politrauma.
Questa procedura si applica ai casi più gravi e
necessita per la sua riuscita della cooperazione
di tutta l’équipe dedicata ai traumi. Verranno
delineate le fasi e le modalità che contraddistinguono tale procedura sia a livello teorico che
pratico, con la discussione di casi clinici.
Aula Magna - 08.30-18.00
Maggio 2007: inizio lavori per il polo tecnologico
Aprile 2008: ultimato il parcheggio Sud
Dicembre 2009: consegnato il Blocco Sud
Dicembre 2009: consegnato il polo tecnologico
Dicembre 2009: consegnato il polo logistico
Dicembre 2009
Consegnato il Blocco Sud
Dicembre 2009
Consegnato il Polo Logistico
La hall del nuovo Blocco
Le nuove apparecchiature
della terapia intensiva
Marzo 2007 - inzio lavori
per il Polo Logistico
Gli interni. Particolare rilievo
è stato dato al colore
> C.R.A.L.
Lotteria e Befana in compagnia
l
’appuntamento è per i
più piccini ed è la festa
della Befana, in programma il 6 gennaio presso
l’aula magna: spettacolo, rinfresco e tanti regali. per tutti
gli altri soci che non partecipano alla festa, i doni saranno quelli della lotteria sempre in programma per la stessa data. da segnalare,
inoltre, la cena di benvenuto che si terrà ad inizio anno
per i tutti i nuovi soci.
> PER PRENOTARE
tel. 02 6444.3236 (lun-ven dalle 10.00 alle 16.00)
> CELEBRAZIONI 70 ANNI
Anteprima del film su Mario Melazzini
p
roseguono gli eventi per
le celebrazioni dei 70
anni
dell’Ospedale.
dopo il successo concorso artistico “Cura e Speranza” e la serata “Conversazione a teatro”,
spunto per una approfondimento sul tema fede-scienza, il
focus si accende sull’esperienza della malattia, raccontata
attraverso la storia di Mario
Melazzini: medico di successo
colpito nel 2002 da SlA, sclerosi laterale amiotrofica.
la sua vicenda è stata raccolta
nel docu-film, di Emmanuel
Exitu, “Io sono qui- Sette
giorni di appunti dalla vita di
Mario Melazzini, un medico, un
malato, un uomo” e sarà proiettato in anteprima mercoledì 16
dicembre alle ore 18.30 presso
il Belvedere di Palazzo Pirelli.
ingresso su invito.
NIGUARDA NOI
Il Giornale di Niguarda
9
> CONCORSO ARTISTICO CURA E SPERANZA
"Un Raggio di Sole" nel Nuovo Niguarda: vince Alberti
Palazzo Marino, sala Alessi, il giorno della premiazione
È
l’artista pavese Sergio Alberti il vincitore
del concorso “Cura e Speranza”, con l’opera
dal titolo “Raggio di Sole”. la creazione di
Alberti, che sarà collocata nella hall del Blocco
Sud, è stata scelta tra le 12 opere giunte alla fase finale, selezionate tra le 181 presentate. il maestro ha
ricevuto il premio dall’Assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory nella sala Alessi di palazzo Marino, a Milano. la scultura, che avrà
un’altezza di quasi 5 metri e una larghezza di 2, nella
motivazione della giuria, suggerisce “l’idea del rag-
A destra l’assessore alla cultura Massimo Finazzer
Flory premia l’artsita Sergio Alberti
gio di sole come energia e speranza’’ ed è “un riferimento di particolare valore emotivo’’ per la combinazione tra forme, piani e materiali. il secondo
premio, consegnato dall’Assessore alla Salute gianpaolo Landi di Chiavenna, è stato attribuito a Giuseppe Rubicco, con un’installazione di vetro che
raffigura lo sviluppo dell’elica del dna.
i bozzetti dell’opera vincitrice e le altre 11 scelte
come finaliste sono state esposte in una mostra dedicata tenutasi, dal 23 al 30 ottobre, nella centralissima loggia dei Mercanti.
La mostra dei bozzetti nella Loggia dei Mercanti
L’artista - Sergio Alberti nasce a pavia nel 1944 e si forma in ambito milanese dove all’Accademia di Brera è allievo di Francesco
Messina, con cui sviluppa un fondamentale rapporto di esperienze. in
seguito viene sollecitato in modo particolare dagli insegnamenti di
Marino Marini, che gli suggerisce un’indagine plastica più aperta a
nuovi contenuti. inizia l’attività espositiva nel 1964, anno in cui ancora
studente all’Accademia viene selezionato al premio nazionale “rancati” presso la Civica galleria d’Arte Moderna di Milano. Una curiosità:
il suo maestro Francesco Messina è l'autore di uno dei complessi scultorei che adornano l'ingresso di niguarda.
> CONCORSO ARTISTICO CURA E SPERANZA
“Raggio di Sole” - 1° classificato
di Sergio Alberti
immagine metaforica del sole
in acciaio satinato e di un raggio
trasversale in ottone lucidato. Si
rappresenta nell’opera il ciclo
del sole esaltandolo in quanto
evento vitale perennemente attivo. Attraverso questi elementi
si riflette sugli aspetti della sofferenza e della guarigione in
una prospettiva di speranza
confortata da un penetrante
ideale raggio luminoso.
Cura e Speranza
“Proiezione e cura”
“Catalizzatore di luce”
di Carlo Bernardini
Opera costituita da un
prisma di vetro trasparente percorso da fibre
ottiche che creano un
insieme di linee e punti
di luce disseminati
nella struttura.
L'esigenza dell'amore
di Adelfo Galli
Una madre accompagna il figlio e ne cura i
primi passi, alle loro
spalle un vecchio uomo
guarda, pensa e sogna.
le tre persone rappresentano la cura e la speranza
di Marie Michèle Poncet
due forme orizzontali di marmo si aprono su una figura verticale
a rappresentare la presenza della speranza tra le sofferenze e le
cure. Sull’esterno di questi elementi di marmo, rami di bronzo in
rilievo simboleggiano le cure che i
malati riceveranno in ospedale. All’interno, invece, linee incise rappresentano i segni che il dolore
marca su corpo e anima del malato.
“Uomini”
di Dolores Previtali
l’opera rappresenta il cammino di speranza degli uomini verso la guarigione,
partendo dall’iniziale senso di impotenza
che li pervade nel momento in cui il corpo
si ammala. grazie al sostegno e alla competenza dei medici e del personale dell’Ospedale, trovano la forza per superare
questi momenti difficili della vita.
di Giancarlo Marchese
l’opera rappresenta metaforicamente i
passaggi scientifici che il personale medico deve compiere per arrivare a una
diagnosi e conseguentemente a una
cura. Alla base è rappresentato l’uomo
materico, a terra in tutti i sensi, ammalato e ferito.Al di sopra, invece,si innalza
la raffigurazione simbolica della cura.
Cura-Ricerca DNA - 2° classificato
di Giuseppe Rubicco
installazione in vetro che raffigura nelle sue linee lo sviluppo
dell’elica del dnA, soggetto di
ricerca continua nella cura che
fortifica la speranza di guarigione. nel suo complesso la
struttura si apre verso l’alto rappresenta il liberarsi dell’uomo
dalla “gabbia” psicologico-fisica dello stato di malessere attraverso lo sviluppo ad ali
dell’insieme della scultura.
“Cammino della Speranza”
di Oki Izumi
Scultura composta da tre elementi
di vetro industriale incorniciati
d’acciaio satinato e percorsi da
acqua. le tre lastre,leggermente
angolate tra loro, rappresentano,
con il vetro opaco, la malattia e,
con l’acqua, il processo rigenerativo della guarigione.
“Kusudama”
“Senza muri senza finestre”
di Chiara Pellegrini
Kusudamaè una parola giapponese che nasce dall’unione di
Kusuri(medicina) e tama (sfera).
indica una sfera medicinale che
costituiva un antico talismano
della tradizione giapponese,
usato per allontanare dalle case
spiriti maligni e malattie.
di Toni Salmaso
l’opera rappresenta la possibilità di porsi
a servizio della persona senza porre né
barriere né ostacoli, con trasparenza e
con interesse. installazione composta da
due pannelli di plexiglass che racchiudono due dipinti su carta e che compongono sovrapposti un’unica opera
raffigurante un edificio a più piani.
“La presenza dell’altro”
“Cura”
di Nada Pivetta
due elementi fortemente contrastanti tra loro: una componente
naturalistica, evocativa di una dimensione antropomorfica e vegetativa, e una forma astratta, aerea
e dal profilo sfrangiato e vibrante.
i due elementi si contendono lo
spazio rappresentando gli opposti:
l’albero e il vento, il corpo e
l’anima, la malattia e la guarigione.
di Velasco Vitali
l’opera rappresenta la relazione tra il mondo delle competenze scientifiche e la vita quotidiana: due mani che, al
loro interno, custodiscono una forza inventiva capace di infinite
soluzioni e rappresentano anche la relazione
tra terapeuta e malato.
UN’ACCOGLIENZA ARTISTICA
Dopo il successo della settimana di esposizione
presso la Loggia dei Mercanti, presto i bozzetti
saranno in mostra permanente tra le imponenti
colonne della hall del Blocco Sud, visitabile da
tutti coloro che entreranno nel blocco ospedaliero.
Il “Raggio di Sole” di Alberti, invece, arriverà a
Niguarda entro il primo trimestre del 2010.
Il Giornale di Niguarda
11
> CHIRURGIA VASCOLARE
Aneurisma, il killer silenzioso
Maurizio Puttini all’ecodoppler.
Per prevenire l’aneurisma basta un’ecografia
Al via un progetto di screening per i più a rischio
e
instein, de gaulle, fellini, sapete cosa
li accomuna? A stroncare le loro celebri esistenze lo stesso killer silenzioso:
l’aneurisma aortico addominale. Aneurisma, di cosa si tratta? di una dilatazione di
un’arteria che ingrossandosi sempre più può
esplodere con esiti molto gravi, addirittura letali, se ad essere interessata è l’aorta, il più
grande vaso sanguigno del nostro corpo. i dati
parlano chiaro: dall’80 al 90% dei pazienti a
cui si rompe un aneurisma aortico muore a
casa senza poter essere raggiunto in tempo dai
soccorsi; di quelli che raggiungono vivi
l’ospedale se ne salva il 50%. Un nemico
tanto implacabile quanto subdolo, la sua asintomaticità, infatti, ogni anno determina la
morte di 6.000 persone in italia. i più colpiti
sono gli anziani: l’arteriosclerosi, il fumo e
l’ipertensione sono i principali fattori di rischio. “È una patologia che presenta una
> IL CENTRO
NON SOLO ADDOMINALE…
Altre forme di aneurisma con esiti altrettanto gravi sono l’aneurisma aortico toracico e l’aneurisma cerebrale. nel primo caso è sempre l’aorta ad ingrossarsi ma nel
tratto superiore, nel secondo la dilatazione interessa un vaso dell’encefalo, in questa
evenienza ad intervenire è il neurochirurgo.
I NUMERI DI NIGUARDA
Sono 120 gli interventi eseguiti dalla Chirurgia vascolare nel corso dell’ultimo anno
per aneurismi dell’aorta addominale. il dato sale a 300 se si contano gli interventi per
aneurisma aortico addominale e quelli per aneurisma aortico toracico.
chiara familiarità - commenta Maurizio Puttini
direttore della Chirurgia
vascolare e presidente
della Società italiana di
chirurgia vascolare ed endovascolare (S.i.C.V.e.) e che colpisce più gli uomini che le donne, la casistica dei pazienti
maschi è, infatti, 4 volte
superiore a quella femminile”.
da questo quadro emerge chiara l’importanza della prevenzione, unica mossa efficace
per contrastare la patologia. “Per questo- aggiunge puttini- ci stiamo impegnando con
S.I.C.V.E. a sviluppare un progetto di screening su scala nazionale. Progetto che partirà
dal 2010 e che interesserà persone di età
compresa tra i 65 e gli 80 anni. L’obiettivo è
quello di raccogliere una casistica di oltre
10.000 pazienti in modo da avere una statistica epidemiologica ampia su cui sviluppare
un’adeguata campagna di prevenzione”.
Con una semplice ecografia si valuterà il diametro dell’aorta addominale al fine di scoprire
la presenza di lesioni, seguirà poi il monitoraggio e il trattamento quando necessario. due
le possibili strade: l’intervento chirurgico
“classico” in cui si cuce una protesi vascolare
in sostituzione del tratto aortico lesionato, oppure l’alternativa mini-invasiva in cui la protesi raggiunge il tratto lesionato risalendo
l’arteria femorale mediante delle piccole incisioni praticate all’altezza dell’inguine.
> DOTTORE AIUTO! HO INGOIATO…
SegUe dAllA priMA
Se chiedo del caso più singolare ad Alfredo
Rossi, direttore della struttura, mi risponde
senza esitare: “Nell’agosto del 2008 abbiamo
estratto 23 aghi dallo stomaco di una bambina”. il più singolare, ma anche il più delicato, parliamo, infatti, di una bambina di tre
mesi e mezzo; gli aghi gli erano stati fatti ingoiare dal cuginetto. “L’intervento- aggiunge
rossi- è stato condotto con un endoscopio da
adulto, perché quello per bambini non consentiva il passaggio della calamita, necessaria per l’estrazione. Non è stato facile
utilizzarlo su una paziente così piccola, ma
tutto è andato per il meglio”. Sul podio con la
Uno degli esami diagnostici
più diffusi: la gastroscopia
piccola una Ferrari. no, non quella vera ma
un modello elettrico miniaturizzato: il piccolo
bolide, parcheggiato per qualche ora nello
stomaco di un piccolo paziente, una volta
estratto era ancora perfettamente funzionante
e conservava intatta la voglia di sfrecciare.
Anche il pianeta adulti riserva non poche sorprese. i casi più curiosi sono i detenuti. “In
questi pazienti- spiega Marta Bini- l’ingestione è volontaria. Non solo, gli oggetti ingoiati sono particolarmente strani e di
difficile estrazione, in modo da dover richiedere l’intervento in ospedale. Capita così di
intervenire per estrarre orologi, anche di
grosse dimensioni, molle del letto e pile, più
di una nello stesso stomaco e tenute insieme
con una calamita, ingoiata in un secondo
momento. Recentemente abbiamo estratto
quasi mezzo servizio di posate: ben 4 forchette”. Sorprendente.
Volontaria nei tentativi di suicidio, che però
sono fortunatamente rarissimi, involontaria in
tutti gli altri casi, è l’ingestione di sostanze
caustiche. Candeggina, vetriolo, prodotti per
l’igiene del bagno. Molto spesso c’è lo zampino di quello che si chiama “recipiente improprio”. in pratica si compra un gran
quantitativo di prodotto per le pulizie, lo si
travasa in un contenitore più piccolo, magari
una bottiglia dell’acqua, ma se ci si dimentica
di etichettare o di informare il malcapitato che
si va a dissetare il danno è fatto. e che danno!
Visto che le lesioni di questo tipo possono
avere conseguenze pesantissime con esiti irreversibili nei casi più gravi. per questo la
prevenzione è importante, soprattutto per i
più piccoli. “Negli scorsi anni- prosegue
rossi-, in collaborazione con il Comune di
Milano, abbiamo realizzato iniziative di sensibilizzazione importanti, andando a fare attività di prevenzione nelle scuole elementari.
Agli incontri sempre presenti bambini e maestre, ma dei genitori non c’era traccia”.
I 23 aghi estratti dalla piccola
di tre mesi e mezzo
> IN CASO DI INGESTIONE
NON INDURRE IL RIGETTO. Sembra contro intuitivo, ma far vomitare il paziente significa solo provocare un secondo passaggio di sostanza caustica attraverso
l’esofago con la possibilità di ulteriori danni.
BERE ACQUA. Se avete delle nozioni di chimica e pensate che far ingerire una
sostanza basica possa tamponare l’azione dell’acido ingerito, ascoltate bene: niente
di più sbagliato. la reazione acido-base dentro lo stomaco potrebbe portare allo sviluppo di calore con danni da ustione alla mucosa gastrica. Utile, invece, diluire il
caustico facendo bere acqua.
NON SOMMINISTRARE PRESUNTI ANTIDOTI. Si pensa che il latte possa
aiutare nel neutralizzare il caustico. Una leggenda: purtroppo non ha alcun effetto
provato, anzi stratificandosi sulle pareti dell’esofago e dello stomaco rende più difficile una corretta diagnosi endoscopica.
SUBEMA ringrazia tutti gli operatori sanitari ed augura loro BUONE FESTE
12
Il Giornale di Niguarda
> COMMEMORAZIONI
Un saluto a Massimo Collice
r
ecentemente è scomparso uno stimato e
caro collega di tutti noi: il dottor Massimo Collice. Ha rappresentato 40 anni
della neurochirurgia italiana e del nostro Ospedale nel quale ha sempre profuso il proprio impegno umano e scientifico. Ha iniziato la sua
carriera da specializzando nel dipartimento di
neuroscienze, qui a niguarda, e ne è diventato il
Direttore contribuendo ad ammodernarlo e a
renderlo uno dei centri più all’avanguardia nel
panorama sanitario nazionale.
ecco il saluto e il ringraziamento del direttore
generale pasquale Cannatelli:
“Ritengo di dover fare alcune considerazioni per
ricordare e testimoniare l’umanità e la professionalità di Massimo: la prima è la gratitudine
per la collaborazione che mi ha offerto nella responsabilità a cui ero stato chiamato nel dirigere
questo ospedale. Un grazie per la collaborazione
che in più di 40 anni ha dato al Niguarda sviluppando non solo la Neurochirurgia ma tutto il
settore delle neuroscienze, che proprio per l’apporto di professionisti come Massimo è divenuto
un luogo qualificato di cura e assistenza. Un grazie perché anche negli ultimi giorni, quando lo
andavo a trovare, era ancora preoccupato e mi
parlava di come si poteva meglio sviluppare e
valorizzare l’attività del dipartimento di Neuroscienze e di come poteva integrarsi con gli altri
dipartimenti aziendali per la creazione di un
Centro di Neurooncologia. Rimarrà la sua capacità educativa e d’insegnamento per i tanti
suoi allievi e il contributo che ha dato alla società scientifica che per alcuni anni ha diretto.
Rimarrà, soprattutto, la riconoscenza dei pazienti da lui curati: molte sono state in questi
giorni le attestazioni in questo senso”.
il direttore generale pasquale Cannatelli
Massimo Collice
> NIGUARDA CENTRO DI RIFERIMENTO PER LE MALATTIE RARE
Albinismo: pelle chiara, occhi a rischio
Manca in Italia un centro di riferimento nazionale, ma forse Niguarda…
>INTERVISTA
Elisa
V
L'albinismo è una malattia rara su base genetica
p
er una volta parliamo di una malattia rara la cui diagnosi può essere fatta anche senza essere medici.
Capelli biondissimi, tendenti al bianco, pelle molto
chiara…. è albino! Sicuri? innanzitutto fate bene attenzione a non trovarvi in Svezia o in qualche altro paese del
nord, lì in molti potrebbero cadere vittima della vostra
diagnosi, e poi lo sapevate che questa malattia può manifestarsi sotto diverse forme, anche senza interessare la
pigmentazione di pelle e capelli?
esistono, infatti, due tipi principali di albinismo: oculocutaneo e oculare. entrambi causati da una mancata o ridotta produzione di melanina, entrambi riservano le
problematiche più gravi per l’apparato visivo. in altre parole pelle chiara, non è detto, vista a rischio, sempre.
Questo perché la melanina, oltre ad essere la sostanza che
dà il colore alla nostra pelle e agli epiteli, svolge un’essenziale funzione di pigmentazione della retina e di altre
strutture oculari. in caso di sua assenza o ridotta concentrazione si determina una serie di alterazioni che hanno
nel nistagmo il sintomo più diffuso. “Si tratta- spiega
Elena Piozzi, direttore dell’Oculistica pediatrica- di movimenti pendolari involontari dell’occhio. Un meccanismo di compensazione, messo in atto per contrastare il
non corretto funzionamento della fovea, la porzione della
retina in cui è massima l’acuità visiva”. Altri disturbi visivi possono essere un’eccessiva sensibilità alla luce, determinata da un’iride che non essendo pigmentata, non
può fungere da filtro, o un’alterata visione binoculare
conseguente ad una non corretta formazione delle strutture che presiedono a questa funzione. tutte anomalie facilmente rilevabili con appositi esami strumentali da parte
dell’oculista e che sono il primo passo per eseguire la diagnosi.
la parola poi passa ad altri specialisti, il dermatologo,
che deve informare sulla prevenzione di eventuali problemi oncologici dovuti all’esposizione di una pelle non
protetta ai raggi solari (in caso di albinismo oculocutaneo), e il genetista, che ha il compito di “scovare il col-
> PER INFORMAZIONI
www.albinit.org
isita dermatologica, visita
oculistica, con annessi
esami strumentali, consulenza genetica e prelievo del sangue
per test genetico, ecco la mattina di
elisa che quest’oggi è stata la prima
albina a sperimentare il percorso
diagnostico multidisciplinare proposto da niguarda. Ha 37 anni e,
nonostante conviva con i sintomi
della malattia sin dalla nascita,
manca ancora una diagnosi di certezza che certifichi a tutti gli effetti
il suo albinismo.
È così difficile avere in Italia una
diagnosi per questa patologia?
A quanto pare sì. Oltre alla mancanza di un punto di riferimento nazionale, molti ospedali diventano
centri di riferimento locale, ma poi
concretamente non effettuano diagnosi. in pochi hanno “l’etichetta”
per l’albinismo puro, la maggior
parte si occupa di malattie metaboliche in generale, ma poi a fronte di
una telefonata: “Ho bisogno di diagnosticare l’albinismo…”. la risposta è in troppi casi: “ci spiace,
ma dove ha avuto questa informazione…”. lo dico per esperienza
personale, ma anche per voce riportata: sono in molti che si rivol-
gono all’associazione di cui sono
presidente, Albinit, per questo motivo.
Albinit, a chi si rivolge e con
quali obiettivi?
Alle persone con albinismo e ai
loro familiari, al personale medicosanitario, al personale scolastico e
a chiunque volesse partecipare, in
qualche modo, a questo progetto.
Amiamo definirci come un piccolo
gruppo di persone, l’albinismo ci
ha permesso di conoscerci ed unirci
in un obiettivo condiviso: vogliamo
promuovere e favorire in italia e all’estero attività di formazione, informazione e sensibilizzazione,
rispetto ai problemi e alle eventuali
soluzioni legate a questa condizione.
Come giudichi la tua prima esperienza qui a Niguarda?
Molto positivamente. in una mattinata ho fatto tutti gli esami, che magari un paziente fa nell’arco di anni,
e senza dover saltare di ospedale in
ospedale. la nostra associazione,
che ha tra gli obiettivi principali
quello di informare i malati su dove
poter trovare i centri per un adeguato trattamento, ha intenzione di
supportare il progetto di niguarda,
presentato alla regione. io, poi,
posso dire di averlo sperimentato,
in tutti i sensi, sulla mia pelle.
Entrando nel merito del tuo caso,
come hai vissuto la malattia?
pevole”. “L’albinismo- spiega Maria Cristina Patrosso,
responsabile del laboratorio di genetica Medica- è una
condizione genetica, causata da uno dei tanti possibili difetti in uno di circa 11 geni, finora individuati, che danno
all’organismo le istruzioni necessarie per la produzione
di melanina nella pelle e negli occhi. I differenti tipi di albinismo sono causati da difetti in geni diversi-. E’ sufficiente dunque che uno di essi sia alterato perché non ci
sia produzione di pigmento o che ce ne sia in quantità
non sufficiente”. pertanto per capire con che tipo di albinismo si ha a che fare è necessario effettuare il test genetico.
È curioso che per una patologia così nota attualmente non
esita un centro di riferimento nazionale in cui si possa
offrire ai pazienti un percorso diagnostico-terapeutico
completo. niguarda, consapevole di questa situazione, si
Sul sito www.ospedaleniguarda.it
consulta la rubrica dedicata alle malattie rare
il mio approccio è stato abbastanza
combattivo. Anche se non nego di
avere avuto dei momenti di difficoltà. in età scolare ci si rende
conto di non essere al pari degli
altri. i problemi di vista condizionano l’apprendimento e si fanno
sentire anche in altri ambiti, ad
esempio nello sport: andare a giocare a tennis, a pallavolo… si arriva
sempre ultimi. È abbastanza frustante. per fortuna la mia condizione visiva non ha subito gravi
peggioramenti, il che unito alla volontà mi ha permesso di completare
i miei studi facendo addirittura
l’università e un master.
Tu sei un esempio positivo di
come convivere con la malattia e
affrontare i propri limiti. Cosa ti
senti di dire a chi come te si trova
in questa condizione?
di non aggiungere dei limiti in più
rispetto a quelli che la natura ci ha
regalato. Capita che molta gente
con il mio stesso problema si autolimiti: hanno paura di muoversi, di
spostarsi, di prendere l’aereo o il
treno. lo so girare in una grossa
città non è semplice per chi ha dei
problemi gravi alla vista, però non
deve diventare una scusa per non
farlo, perché inevitabilmente si finisce per essere ancora più chiusi e
la malattia raddoppia.
Grazie ad Elisa per averci portato la sua testimonianza.
è reso disponibile, mediante le sue competenze professionali, ad offrire ai pazienti affetti di albinismo un percorso multidisciplinare, concentrato in una sola giornata,
che possa fornire un iter diagnostico completo. il progetto
è stato inoltre presentato alla regione lombardia nella
speranza di ottenere anche un supporto economico per un
aggiornamento continuo della strumentazione diagnostica
necessaria.
> I NUMERI E...
L’OCCHIO E’ MASCHILE
L’albinismo è una malattia rara la cui incidenza
mondiale è mediamente di 1/17.000. Esiste la
forma oculocutanea, che può colpire indistintamente entrambi i sessi e quella solo oculare
che si manifesta solo nei maschi.
Il Giornale di Niguarda
13
> BIMBI IN OSPEDALE
A lezione con Coriandolino
In pediatria una scuola per i bambini in degenza
H
Elisabetta Turano coordinatrice della
scuola-, importante per dare al bambino
una continuità con quello che faceva fuori
dall’ospedale, in modo da ricollegarlo alla
realtà esterna e alla normalità. L’obiettivo
primario rimane quello di alleggerire e
sdrammatizzare il ricovero”.
Così sul tavolo più basso, quello per i più
piccoli, non mancano i pennarelli, i pastelli
a cera, il didò e tutto quello che serve per
dare libero sfogo alla creatività dei giovani
artisti. giovani scrittori crescono invece sui
banchi della scuola primaria. per chi sa già
scrivere, infatti, la possibilità di prendere
parte al laboratorio di scrittura creativa in
cui gli alunni si cimentano a inventare poesie, fiabe, racconti che vengono poi pubblicate sul giornalino bimestrale della scuola, il
Marianino. e per i più grandi? “ Molti- aggiunge elisabetta turano- si dimenticano
che l’ospedalizzazione in pediatria è prevista anche per adolescenti fino ai 18 anni.
Per superare la difficoltà nel coinvolgimento di questi pazienti nelle attività della
scuola abbiamo pensato
al tutoraggio: in soI lavori dei bambini della scuola dell’infanzia
stanza i più grandi affiancano i più piccoli
nelle loro attività. per
tutti poi l’attività di animazione. piccole rappresentazioni teatrali,
brevi scenette vengono
realizzate dai ragazzi
con l’aiuto degli attori
della clown-terapia,
che allestiscono veri e
propri spettacoli itineranti che girano per le
corsie dell’ospedale regalando un sorriso
anche a chi, costretto a
letto non può raggiungere l’aula della scuola.
e allora sembra proprio
aver ragione mamma
a una manciata di coriandoli magici
sui suoi lunghi capelli biondi, che
lo rendono speciale e lo aiutano a
superare le difficoltà nelle sue mille avventure: è Coriandolino, il piccolo mago
amico dei bambini della scuola in pediatria. forse non tutti sanno che a niguarda
esiste una scuola, si trova nel reparto di pediatria ed è attiva dal lontano 1958 per
consentire ai piccoli pazienti ricoverati di
proseguire l’attività didattica nonostante la
degenza. da settembre a giugno i bambini
possono contare sull’insegnamento di 2
maestre della scuola primaria e di 2 per la
scuola dell’infanzia dell’istituto Sandro
pertini di Milano. Alla fantasia delle educatrici si deve la nascita di Coriandolino, vera
e propria mascotte della scuola che fin da
subito ha catturato l’immaginazione degli
alunni, divenendo il protagonista preferito
dei loro racconti disegni, spettacolini e delle
molte altre attività che in questa scuola non
mancano. “L’insegnamento è solo una componente della nostra attività- commenta
L’aula della scuola
Caterina che sulle pagine del
Marianino scrive a proposito del ricovero del suo piccolo luca e dell’esperienza
con la scuola: “Ogni genitore dovrebbe passare qualche giorno in ospedale con
suo figlio… non fraintendetemi: non auguro a nessuno
malanni e tragedie! Quello
che voglio dire è che, nei reparti a degenza media, aldilà dei momenti di
preoccupazione e sofferenza, il periodo passato in
ospedale, preso con lo spirito giusto, può essere una
grande occasione di vicinanza e crescita del rapporto con i propri figli”.
Magia della scuola in pediatria. Magia di Coriandolino.
L’angolo del gioco
> 70 ANNI
Primato
e’ attiva da ben 51 anni ed è stata
la prima scuola elementare ad
aprire all’interno di un ospedale.
> DOVE TROVARLA
Scuola in pediatria
presso il 2° piano del padiglione 12
dal lunedì al venerdì
dalle 10.30 alle 17.30
> A/H1N1v
Le risposte ai dubbi più diffusi
Quello che bisogna sapere sull'influenza A
UN VACCINO NUOVO?
no, focetria, il vaccino pandemico attualmente
in uso nel nostro paese, è costituito dalle medesime componenti utilizzate per i vaccini degli
anni passati e per quello dell’influenza aviaria:
l’antigene è naturalmente mutato (in questo
caso abbiamo l’A/H1n1v, in quelli stagionali
l’A/H3n2, l’A/H1n1 umano…), ma le sostanze adiuvanti, utilizzate cioè per potenziare
l’azione di profilassi, sono le stesse.
UN VACCINO SICURO?
per tutti i vaccini registrati dall’Autorità europea - eMeA non sono descritti effetti indesiderati gravi; come per ogni sostanza estranea
che introduciamo nel nostro corpo possono manifestarsi reazioni allergiche (e proprio per questa ragione gli ambulatori vaccinali sono
attrezzati per garantire l’intervento necessario).
più comunemente può capitare che nella sede
dove si inietta il vaccino, nel deltoide (parte alta
esterna del braccio) o nella superficie anterolaterale della coscia insorgano dolore, arrossamento, gonfiore, ossia effetti indesiderati
cosiddetti ”lievi” che si risolvono spontanea- non è vivente e pertanto capace di rimente nel giro di pochi giorni senza necessità di prodursi nel vaccinato) che quindi non
cure.
sono controindicate in questi soggetti.
PERCHE’ VACCINARSI?
Per gli altri……
Per sé……
Chi opera in servizi essenziali della comunità per l’uomo), sono però in grado di dare una parin alcuni soggetti l’influenza ha dimostrato di (sanitari, forze dell’ordine, trasporti pubblici, ziale copertura contro l’H1n1v. inoltre la proessere più aggressiva: è il caso delle donne in energia, ritiro rifiuti ecc…) quando si vaccina babilità di prendere l’influenza è per le persone
gravidanza, dei bimbi sotto i 6 mesi di vita o compie un gesto di grande responsabilità: pur anziane ridotta, perché minori sono le occasioni
gravemente prematuri, delle persone, bambini non avendo maggior rischio degli altri di essere di contatto stretto con altre persone, al contrao adulti, che soffrono di malattie croniche che contagiato o di avere delle complicanze.
rio di chi va a scuola e al lavoro.
UNA O DUE DOSI?
facilitano l’insorgenza di complicanze.
E gli anziani?
in questi casi è dunque bene proteggersi e pre- Sopra i 65 anni il vaccino non è proposto per- Con una recente circolare il Ministero, sentito
venire l’influenza: nel confronto tra costi (even- ché gli studi condotti su persone anziane hanno il Consiglio Superiore di Sanità, ha definito che
tuali reazione allergiche) e benefici (evitare la rilevato che in questa categoria, in virtù delle ai soggetti di età superiore ai 9 anni, cioè a copolmonite o altre complicanze più gravi) la bi- pandemie che si sono verificate fino agli anni loro che sono nati prima del 2000, una sola dose
lancia pende a favore del vaccino. i vaccini 50, vi è la presenza di anticorpi, che, pur non di vaccino è sufficiente a dare una adeguata
vengono registrati dopo adeguate sperimenta- essendo specifici per questo virus (che è nuovo protezione.
zioni che ne dimostrano efficacia e sicurezza; tale sperimentazione non è però
PER SAPERNE DI PIU’:
condotta in gravide e bambini (per ovvi
leggi anche le fAQ, predisposte dall’OMS e tradotte dal Ministero della Salute, sul documento
motivi): ciononostante noi sappiamo che i
“Sicurezza dei vaccini pandemici (H1n1) 2009” on line all’indirizzo:
vaccini antinfluenzali contengono sostanze
http://www.ministerosalute.it/resources/usabile/documenti_nuovo_portale/focus/FAQ_OMS_Vaccini.pdf
inerti (a differenza di altri vaccini il virus
15
Il Giornale di Niguarda
> FLASH
> RICERCA - PREMIO AIFA
Nuovi farmaci per il trapianto di cuore
S
i chiama BeTACTIC e si
tratta di uno studio clinico
che ha come obiettivo quello
di confrontare l’efficacia di due farmaci immunosoppressori di ultima
generazione in pazienti che hanno
subito un trapianto di cuore da almeno un anno e che manifestano
problemi clinici (rigetti recidivi,
malattia coronarica o insufficienza
renale). È stato proposto da Fabrizio Maria Turazza, responsabile
dell’Ambulatorio di Cardiomiopatie e trapianto Cardiaco, e ha vinto
il bando di concorso per la ricerca
indipendente sui farmaci. il riconoscimento è dell’Agenzia Italiana
del Farmaco (A.I.F.A.) che, avvalendosi di una commissione di
esperti internazionali, ha valutato il
protocollo presentato degno di finanziamento, scegliendolo tra più di
150 progetti partecipanti al bando.
lo studio durerà 5 anni e coinvolgerà 400 pazienti dei 13 centri trapiantologici più importanti in italia.
la Cardiologia 2- insufficienza
Cardiaca e trapianti di niguarda,
diretta da Maria Frigerio, avrà il
ruolo di centro di coordinamento,
supportata, per quanto riguarda
l’elaborazione e la gestione dei dati,
dall’istituto di ricerca farmacologica Mario Negri di Milano.
Fabrizio Maria Turazza
durante un elettrocardiogramma
Un diploma europeo
A
ntonio Mafrici, responsabile dell’Unità Coronarica, ha conseguito il diploma di Cardiologo in
Terapia Intensiva rilasciato dalla Società europea di Cardiologia (eSC) e dall’ european Board
for the Speciality of Cardiology (eBSC). Si tratta di una delle specializzazioni più prestigiose a
livello europeo. riconoscimento che contribuisce ad innalzare il profilo professionale della nostra Cardiologia, già altamente specializzata.
> FLASH
Un laboratorio di arte terapia anche in Unità Spinale
l
o scorso novembre è stato
inaugurato il nuovo laboratorio di arte terapia, “Bottega
d’Arte”, presso l’Unità Spinale. È la
prima volta che l’arte e il suo valore
terapeutico hanno uno spazio dedicato in una struttura per la riabilitazioni di pazienti con lesioni midollari.
non è invece la prima volta per niguarda che sempre grazie alla collaborazione con ARCA Onlus, già
dagli inizi degli anni novanta, ha puntato sulla creatività come valore riabilitativo e strumento di cura per i
pazienti della psichiatria. Quella
Direttore Unità Spinale,
esperienza è sfociata nella creazione Da sinistra T. Redaelli,
Niguarda
AUS
Oliva,Presidente
G.
del Museo d’Arte Paolo Pini
P. Cannatelli
Generale
Direttore
il
e
(M.A.P.P) e il workshop, che ha anticipato l’inaugurazione, è stata l’occasione per ripercorrere quelle tappe e confrontare l’esperienza di niguarda con i percorsi di arte
terapia sviluppati presso altri ospedali.
> PAROLA ALLO SPECIALISTA
Che cos’è... l’enfisema polmonare?
Lo spiega la pneumologa Emanuela De Juli
C
on il termine di enfisema polmonare si intende la dilatazione patologica degli alveoli polmonari,
presenti all’estremità dei bronchi, con distruzione della loro parete. la funzione
degli alveoli é quella di ossigenare il sangue e di depurarlo della anidride carbonica.
i polmoni contengono milioni di alveoli
che, in caso di enfisema, perdono la loro
elasticità, si dilatano, si atrofizzano e riducono la loro capacità funzionale.
Indiziati principali: fumo, ed inquinamento atmosferico
fattori principali di rischio sono: il fumo
di sigaretta sia attivo sia passivo e l’inquinamento atmosferico; entrambi provocano danno alle strutture del polmone. gli
effetti del fumo di tabacco possono incominciare anche molto precocemente assommandosi agli effetti degli agenti
inquinanti atmosferici che, sotto forma di
particelle molto piccole (particolato sottile), penetrano negli alveoli polmonari e
da qui al circolo ematico provocando gravi
danni sulla salute. Anche le infezioni respiratorie ricorrenti delle basse vie aeree
hanno un ruolo nel decorso della malattia
enfisematosa, aumentando la secrezione
cronica di muco.
Spegnila e contribuisci a ridurre l’inquinamento
i sintomi dell’enfisema polmonare variano
secondo la progressione della malattia. A
parte la tosse con l’espettorato, il primo
sintomo, riferito dal paziente, é la difficoltà
di respiro (dispnea) presente durante lo
sforzo, generalmente quando si salgono le
scale o si cammina più velocemente del solito. Man mano che la malattia progredisce
la meccanica ventilatoria polmonare é
sempre più compromessa così la dispnea
compare anche a riposo. negli stadi più
avanzati di malattia vi può essere coinvolgimento cardiaco con possibilità di scom-
> PROFESSIONISTI DELLA SANITà
É
educativi sui soggetti con disabilità psichica. tali interventi si concentrano sulla
riabilitazione alla cura di sé e sul recupero
delle relazioni interpersonali e, ove possibile, ad un’attività lavorativa.
Opera, inoltre, sulle famiglie e sul
contesto sociale dei soggetti, allo
scopo di favorirne il reinserimento nella comunità.
i tecnici della riabilitazione
psichiatrica, presenti attualmente
nell’Ospedale niguarda, sono
impiegati all’interno delle strutture territoriali del dipartimento
di Salute Mentale e nello specifico nei Centri psico Sociali, nei
Centri diurni e nelle Strutture
residenziali.
Massimo Oltolina impegnato durante un colloquio
“L’attività di recupero- sottolinea
penso cardiaco destro.
la terapia dell’enfisema polmonare, oltre
ai farmaci specifici, é rivolta all’eliminazione delle cause della malattia (fumo da
sigaretta, inquinamento atmosferico) ed
alla prevenzione delle riacutizzazioni infettive.
Il Giornale di Niguarda
Tecnico della riabilitazione psichiatrica
il professionista sanitario che,
svolge, nell’ambito di un progetto
terapeutico elaborato da un’équipe
multidisciplinare, interventi riabilitativi ed
L’enfisema polmonare è una
dilatazione patologica
degli alveoli polmonari
Massimo Oltolina, tecnico della riabilitazione psichiatrica nel nostro ospedale - si
attua sia in un contesto individuale che attraverso attività di gruppo. É importante
verificare periodicamente l’andamento dei
percorsi riabilitativi per poterne garantire
l’appropriatezza e stabilire, in contesto
d’equipe, la necessità di eventuali aggiustamenti.”
l’équipe con cui collabora consta di un assistente sociale, un infermiere, un medico
psichiatra, un educatore professionale e un
operatore socio sanitario (nei servizi dove è
prevista questa figura di supporto). per
svolgere quest’attività occorre conseguire
la laurea, ottenibile frequentando un Corso
universitario, di primo livello, della durata
triennale in tecnica della riabilitazione psichiatrica.
Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera
Ospedale Niguarda Ca’ Granda
DIRETTORE RESPONSABILE: PASQUALE CANNATELLI
Coordinatore Editoriale:
Monica Cremonesi
In redazione:
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n. 326 del 17 maggio 2006
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