ANNO 4 - NUMERO 5 Poste Italiane SpA - Sped.abb.post. Dl n 353/2003 - art 1 (comma1) D&B Milano - DISTRIBUZIONE GRATUITA Dicembre 2009 > EDITORIALE Un anno speciale N on è comune che un ospedale celebri un pezzo della sua Storia e nel contempo apra con vigore un’altra fase di vita. Innanzitutto nel 2009 è stato doveroso quanto emozionante celebrare i 70 anni dalla fondazione, raccogliendo testimonianze, date e recuperando un senso di appartenenza che rende il Niguarda un ospedale ricco e unico. Per rendersene conto invito a leggere sul sito www.ospedaleniguarda.it/content/storia, le date dei momenti più significativi che rendono conto di come medici e ricercatori abbiano dato il proprio contributo allo sviluppo della medicina moderna, dal 1939 ad oggi. Per queste celebrazioni abbiamo voluto coinvolgere la città con una serie di eventi che testimoniassero la nostra cultura per la salute. A partire, il 18 giugno, dalla serata al Piccolo Teatro Studio di Milano, regno della prosa milanese, per continuare poi con il concorso artistico nazionale conclusosi a palazzo Marino e con una mostra in piazza Mercanti. Ora un libro di arte e storia della medicina, una strenna natalizia per coloro che appartengono al Niguarda e che lo amano e vi vivono ogni giorno. E poi un docu-film che racconta la vita di un malato di SLA, è la storia di Mario Melazzini, è anche la storia del Centro NEMO che il Niguarda accoglie e che fa suo come esempio di sussidiarietà, di cura e speranza. Il regista, già premiato a Cannes, ha fatto sua la storia di un uomo ma anche di un medico e di un malato Il filo conduttore di ogni evento è stato “Cura e Speranza” declinato nelle varie forme di arte di cui anche la medicina un po’ fa parte.. pasquale Cannatelli direttore generale COntinUA A pAginA 2 Da sinistra il Professor F. Rovelli, K. Bencardino, M. Palmieri, L. Moratti e P. Cannatelli > AMBROGINO D’ORO Milano premia Niguarda e i suoi professionisti Assegnata la Grande Medaglia d'Oro in occasione dei 70 anni dell'Ospedale e con questo sono quattro. Quattro ambrogini negli ultimi quattro anni. niguarda cala il poker nel 70° anno di attività, ma il riconoscimento di quest’anno ha un significato ancora più importante perché sull’albo d’oro delle civiche benemerenze non ci è finito un singolo professionista, un’équipe o un centro dell’Ospedale, come era accaduto negli anni passati. Quest’anno la medaglia d’oro è Grande ed è per tutti: per tutti i professionisti che operano a niguarda e per tutti quelli che in passato vi hanno lavorato contribuendo a renderlo grande. nella motivazione ufficiale si legge che la Grande Medaglia d’Oro è stata assegnata per “l’eccellenza della sanità e della ricerca medica italiana”. non solo: “Lo storico ospedale celebra i 70 anni della sua fondazione guardando con orgoglio al passato e con fiducia al futuro. Sperimentazioni all’avanguardia, gemellaggi e collaborazioni in ambito internazionale caratterizzano da anni l’operato di questa struttura, sempre attenta al primato della persona e rispettosa della dignità dei pazienti”. COntinUA A pAginA 7 > UROLOGIA > TUMORI FEMMINILI > ENCOSCOPIA DIGESTIVA Terapie d’avanguardia con laser e robot Nuove cure per il carcinoma ovarico Dottore aiuto! Ho ingoiato... Più precisione e mininvasività contro i tumori urologici e non solo All’Oncologia Falck è partita la sperimentazione dell’anticorpo “blocca-tumore” M i l laser e il robot-chirurgo sono solo gli ultimi arrivati in ordine di tempo nella sala operatoria di urologia e rappresentano quanto di più all’avanguardia esista per l’interventistica chirurgica. COntinUA A pAginA 5 F arletuzumab. il nome è di quelli un po’ strani, ma tant’è i risultati che si annunciano sono strabilianti. parliamo di tumore all’ovaio e di una nuova possibilità di cura che l’Oncologia falck del nostro Ospedale sta sperimentando. la nuova speranza ha un nome strano e ha le “sembianze” di un anticorpo monoclonale progettato per legarsi a specifici recettori delle cellule tumorali per fermarne la crescita e indurne la scomparsa, il che equivale alla “risposta clinica”, cioè alla regressione del tumore. COntinUA A pAginA 3 Dalle monetine alla candeggina. È record: 23 aghi estratti dallo stomaco di una piccolissima onetine, aghi, lampadine, pile e macchinine, a niguarda i casi di ingestione di corpi estranei non mancano. A prendersene cura è l’endoscopia digestiva e interventistica, che effettua annualmente circa 200 interventi in urgenza, la maggior parte per complicanze emorragiche, ma non mancano le curiosità. COntinUA A pAginA 11 > CONCORSO CURA E SPERANZA Vuoi sapere chi ha vinto... S i concluso il concorso artistico "Cura e Speranza" promosso dall'Ospedale per la celebrazioni dei suoi 70 anni. Vuoi saper chi ha vinto? A pAginA 9 le fOtO dell' OperA VinCitriCe e degli Altri finAliSti 2 Il Giornale di Niguarda > MALATTIE NEUROMUSCOLARI Il Centro NEMO compie due anni e si “allarga” Donati nuovi spazi e nuove apparecchiature. L’ampliamento si completerà il prossimo anno D uecento metri quadrati in più, destinati all’ambulatorio pediatrico, alla stanza per l’elettromiografo, al nuovo laboratorio, alla sala riunioni e a una più ampia sala d’attesa. Questa la nuova area che è stata inaugurata di recente presso il Centro Clinico NEMO, il primo in italia dedicato esclusivamente al trattamento delle malattie neuromuscolari. l’evento è stato l’occasione per celebrare i due anni di nascita della struttura. tra gli intervenuti il presidente della regione lombardia Roberto Formigoni, da sempre vicinissimo all’iniziativa, Alberto Fontana, presidente fondazione Serena che cura la gestione di neMO, Mario Melazzini, direttore Scientifico di quest’ultimo, Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo e il direttore generale Pasquale Cannatelli. Oltre a fondazione Cariplo hanno Il tavolo dei relatori: da sinistra M. Melazzini, A. Fontana, R. Formigoni, G. Guzzetti e P. Cannatelli contribuito alla donazione: fondazione “Vialli e Mauro”, presente Massimo Mauro in rappresentanza, il “gruppo degli Amici di rai”e “Udinese per la Vita”, che ha voluto dedicare l’ambulatorio pediatrico a Candido Cannavò, storico direttore della gazzetta dello Sport. i nuovi spazi sono solo il primo passo di un ampliamento che si completerà il prossimo anno quando l’Ospedale metterà a disposizione del Centro ulteriori mille metri quadrati per raddoppiare le stanze di degenza, gli ambulatori e le aree ad uso degli ospiti. Da sinistra: A. Fontana, R. Formigoni, M. Melazzini, P. Cannatelli. In seconda fila da sinistra: E. Zanella, comunicazione Fondazione Serena, G. Guzzetti, Franca Cannavò, M. Mauro, commentatore televisivo e G. Buscagli, Assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale Il Presidente Formigoni in visita al nuovo ambulatorio pediatrico Mario Melazzini spiega al Presidente Formigoni e al Direttore Generale Cannatelli il funzionamento del nuovo elettromiografo > PSICHIATRIA E FORMAZIONE Aggressività del paziente versus aggressività dell’operatore Un corso per imparare a gestire i casi psichiatrici più problematici d ifficile mantenere la calma quando qualcuno ci attacca. Basta una parola fuori posto e i toni s’infiammano. Ancora più difficile, e a quanto pare più importante, mantenere i nervi distesi quando si ha a che fare Il Professor Antonio Andreoli, il suo intervento durante il corso con persone in cui l’aggressività può manifestarsi con comportamenti ancora più accentuati: i pazienti con gravi disturbi di personalità. imparare a relazionarsi con loro nella maniera più corretta ed efficace è l’obiettivo del corso “Aggressività del paziente versus aggressività dell’operatore: il problema dei gravi disturbi di personalità” tenuto dalla Psichiatria 2 di niguarda con la collaborazione dell’Ospedale Universitario di Ginevra e rivolto a tutti gli operatori del settore. Originale il titolo, originale la metodica. non sembra per niente una lezione frontale con l’esperto che snocciola sapere e la platea lasciata ad annoiarsi; l’atmosfera è vivace e si respira aria di confronto. Si tratta di un dibattito in piena regola, animato da un incalzante “botta e risposta”. “A condurre le danze” in qualità di relatori Mariano Bassi, direttore della psichiatria 2 e presidente della Società italiana di psichiatra, e Antonio Andreoli dell’Ospedale Universitario e professore dell’Università di ginevra. la mattina teoria, con la presentazione di nuove modalità d’intervento e nuovi modelli di funzionamento dell’urgenza psichiatrica, il pomeriggio la discussione dei casi clinici, sempre all’insegna dello scambio e del confronto. il corso si è articolato in cinque incontri e oggi si parla di un giovane adulto di 38 anni che ha manifestato comportamenti violenti nei confronti della madre, ma mai verso gli operatori di niguarda, solo che del trattamento farmacologico e dell’attività riabilitativa, in una struttura dedicata, non ne vuole più sentir parlare. gli esperti di ginevra ascoltano e propongono nuovi approcci. poi le parti si invertono ed è niguarda a dire la sua sui casi svizzeri. “Con questo corso- commenta Bassi- abbiamo cercato di dare risposta ad un’esigenza che i nostri operatori hanno manifestato chiaramente. D’altra parte la gestione di questo tipo di casi in regime di urgenza è molto delicato. Se si cerca di fare fronte all’emergenza attingendo risorse personali piuttosto che a competenze tecnico-professionali si rischia in entrare in simmetria con il paziente, innescando un meccanismo al rialzo che può portare ad una risonanza molto pericolosa”. importante il contributo dell’Ospedale Universitario di ginevra, punto di riferimento a livello europeo e da molti anni impegnato nello sviluppo di nuovi protocolli per la gestione di casi così critici, casi per cui nella società odierna è in costante aumento la domanda di intervento. > EDITORIALE SegUe dAllA priMA E per premiare questa arte di accoglienza, di assistenza e di cura Milano ha proposto un un grande riconoscimento: il 7 dicembre il Sindaco ha conferito al Niguarda, e a tutti i professionisti che ogni giorno nei 70 anni hanno contribuito a renderlo un grande ospedale, la Grande Medaglia d’Oro. Un bel riconoscimento, uno stimolo al futuro. Il futuro, ecco l’altro cardine del 2009. L’anno in cui i cantieri del “Nuovo Ospedale”, al ritmo lombardo efficiente e concreto, hanno portato a termine il loro lavoro, con un anticipo di 15 giorni sul cronogramma. Un grazie a tutti coloro che, oltre all’impegno ordinario, hanno portato a termine questo “straordinario lavoro”: ai tecnici, agli ingegneri, agli amministrativi e ai clinici. Inizierà poi l’altro impegno: abitare, stanza per stanza, tutto il Blocco Sud, questo piccolo ospedale di 450 posti letto; dovremo ricevere l’accreditamento, cioè la verifica che tutto sia a standard di qualità, e organizzarci per il trasferimento, che come per ogni trasloco porterà disagi ma anche stimoli per il cambiamento. Per questo anticipo il mio grazie: saranno 6 mesi intensi, ancora. Un altro momento del 2009 che voglio ricordare e che ci ha visti uniti come comunità umana e di professionisti, commossi e addolorati, è la scomparsa del nostro collega Massimo Collice, neurochirurgo stimato e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze. A lui va un sentito ringraziamento per la sua grande professiona- lità con cui ha contribuito a far crescere e diventare uno dei centri più apprezzati a livello nazionale la neurochirurgia del Niguarda. La sua scomparsa è stato un motivo per tutti noi di ricordarci che il lavoro e la convivenza sono un momento di vita, di scambio di valori, di affetti e di impegno comune per la cura e l’assistenza. Dal punto di vista sanitario e gestionale Niguarda nel 2009 ha continuato a realizzare gli obiettivi di salute previsti dal Piano Socio - Sanitario lombardo ma soprattutto a rispondere al bisogno di salute dei cittadini. Nuove tecnologie, ricerca indipendente, attività clinica e chirurgica all’avanguardia. Per leggere numeri e casistica potete consultare l’annual report sul sito www.ospedaleniguarda.it. A rac- contare un anno di lavoro ci sono i nostri pazienti che con parole di vita riescono a dare il senso del lavoro della cura e dell’assistenza dal loro punto di vista. È quel punto di vista che noi non dobbiamo mai dimenticare. Auguriamo un altro anno ricco di passione e di impegno perché oltre alla competenza e alla tecnologia la nostra “umanità” aiuti ad accogliere e a rispondere ai bisogni delle persone, non sono solo i pazienti ma anche i colleghi e tutti coloro che ogni giorno incontriamo in questa città della salute. A voi e alle vostre famiglie i migliori auguri di buon Natale e buon anno. pasquale Cannatelli direttore generale Il Giornale di Niguarda 3 > CIAK SI RIDE > CHI VISITA NIGUARDA Comici in ospedale Delegazione curda in visita i l nostro ospedale nei giorni scorsi è stato sede delle riprese di “All Stars”, una sit com che andrà in onda su italia Uno a marzo-aprile di quest’anno. Agli ordini del regista Massimo Martelli alcuni comici e attori noti come diego Abatantuono (nella foto), Ambra Angiolini, fabio de luigi e Bebo Storti. PER LOCATION - www.ospedaleniguarda.it/content/location > NUOVE CURE PER IL CARCINOMA OVARICO SegUe dAllA priMA il carcinoma ovarico nel mondo colpisce 17 donne ogni 100.000, ed è la seconda forma più comune di tumore ginecologico con un’incidenza in continuo aumento. Ama “vestire in bianco”, nel senso che è molto più diffuso tra la popolazione caucasica, mediamente 3 volte di più, ed esordisce in età avanzata con un picco tra i 50 e i 70 anni. “Nei casi di familiarità (10% dei totali) - spiega Monica Renga, responsabile della terapia medica dei tumori ginecologici, presso l’Oncologia falck l’insorgenza del tumore può essere più precoce, intorno ai 40 anni ”. l’ereditarietà è un fattore di rischio da non sottovalutare, perché giocare d’anticipo è d’obbligo contro una patologia tanto vigliacca. il suo esordio è, infatti, asintomatico e nel 70% delle pazienti la diagnosi avviene ad uno stadio avanzato di malattia. Quando il dolore addominale, di frequente associato ad un senso di pesantezza e disturbi gastrici vaghi dell’addome o della pelvi, compare, molto spesso la malattia è già conclamata. fortunatamente le terapie non mancano. rimane d’elezione l’intervento chirurgico, per l’asportazione della massa tumorale, abbinata alla chemioterapia. “Qui a Niguarda- commenta Salvatore Siena, direttore dell’Oncologia-falck- le pazienti possono avvalersi della competenza chirurgica di una Ginecologia, diretta da Mario Meroni, che è altamente specializzata in questo tipo di intervento. Non solo, nei casi in cui la localizzazione interessi differenti distretti corporei, a scendere in campo vi è anche l’èquipe di Urologia o della Chirurgia Generale. Anche grazie a questa sinergia la remissione della malattia è piuttosto alta, pari al 75% dei casi”. Un ottimo risultato, ma c’è un però ed è proprio a questo punto che entra in gioco il farletuzumab. “A due anni dall’intervento una donna su due è recidiva con la stessa patologia - aggiunge renga-. A questo punto le pazienti dovrebbero sottoporsi ad un nuovo programma di chemioterapia, ma purtroppo l’efficacia è di molto inferiore rispetto al trattamento iniziale”. Si ritorna su percentuali che si avvicinano al successo del primo ciclo terapeutico (73,8%), se alla chemioterapia per le recidive viene aggiunta l’assunzione del farletuzumab. Questo è quanto emerge dai risultati dalla sperimentazione di fase 2. Adesso il via alla terza e ultima fase di sperimentazione in cui si cercherà conferma dell’efficacia su un campione più ampio, e per cui più significativo, con modalità più vicine a quelle della pratica clinica. > RICERCA E SCIENZA l’annual report 2009 del Journal of Clinical Oncology ha dato spazio allo studio clinico-sperimentale condotto dall’Oncologia del nostro Ospedale in collaborazione con l’équipe dell’IRCC di Candiolo. lo studio, riconosciuto come importante contributo nella cura del carcinoma colon rettale, è stato giudicato come uno dei “notable avances” in oncologia clinica dell’ultimo anno ed è l’unico lavoro italiano menzionato. > PER INFORMAZIONI Oncologia-Falck - tel. 02.6444.2291 (dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 16.30) > PER LA DIAGNOSI - La visita ginecologica è il primo passo per la diagnosi del carcinoma ovarico. La nulliparità (il non aver mai partorito), l’infertilità, un menarca precoce ed una menopausa tardiva sono associate ad un maggior rischio di sviluppare un carcinoma ovarico. - L’ecografia pelvica è utile sia nella diagnosi sia nel follow-up. Oggi viene effettuata prevalentemente l’ecografia transvaginale che, rispetto a quella transaddominale, consente una migliore visualizzazione delle ovaie. - Tra gli esami di laboratorio sono indicativi per la diagnosi i dosaggi del CA 125 e del CEA, particolari proteine che aumentano la loro concentrazione nel sangue in presenza di carcinoma ovarico e si riducono come segno di buon andamento della terapia. Monica Renga Responsabile della terapia medica dei tumori ginecologici recentemente una delegazione curda ha visitato il nostro Ospedale; in particolar modo l’attenzione degli ospiti era rivolta al pronto Soccorso (e in genere all’emergenza urgenza) e alla Banca dei tessuti. i rappresentanti curdi, guidati dal dottor idris Hadi Salih, Ministro dell’insegnamento e ricerca Scientifica, sono stati ricevuti dai vertici aziendali. > TERAPIA TISSUTALE La banca della pelle: dalla ricerca applicata alla clinica Cute artificiale e legamenti sintetici: i primi in Italia. Il futuro è la seta Nella cell factory cute e cartilagine sono prodotte in qualità e sicurezza alla pari di un farmaco sterile M ille metri quadrati di laboratori avveniristici per la coltura in vitro di cute e cartilagine e per la crioconservazione dei tessuti. dentro gli incubatori che assomigliano a grossi frigoriferi le cellule staminali adulte, prelevate dal derma o dall’epidermide di donatori, si accrescono e si moltiplicano: qui ogni anno si “sfornano” più di 100.000 cm2 di cute ingegnerizzata . era il 1990 quando le prime staminali adulte della pelle sono state prodotte qui a niguarda, in italia prima nessuno mai. Una tecnica che ha cambiato radicalmente la terapia delle ustioni e che ha permesso di salvare la vita a centinaia di pazienti delle annesse stanze del Centro grandi Ustionati, dieci letti su cui convergono i casi più gravi di tutta la lombardia. “Alla fine degli anni ottanta- spiega Mario Marazzi responsabile della terapia tissutale- per riparare questo tipo di lesione si usavano unicamente trapianti di cute da donatore . Si cominciò allora a coltivare in vitro le cellule dell’epidermide prelevate da zone illese dello stesso ustionato. In America già si faceva, in Italia si era agli inizi”. Una tecnica che nel corso degli anni si è perfezionata, ad oggi sono 90.000 i pazienti che ogni anno nel mondo vengono trattati con epidermide ingegnerizzata; al 2005, qui a niguarda, erano ben 851 i casi curati con questi tessuti artificiali, pazienti che avevano ustioni riguardanti anche il 90% del corpo, pazienti che poco meno di trent’anni fa sarebbero stati condannati a morte dalle infezioni che inevitabilmente sarebbero sopraggiunte. prelevare, coltivare e reimpiantare, lo stesso meccanismo ha portato al primato del 1996. in quell’anno nel nostro Ospedale veniva eseguito il primo impianto italiano di cartilagine coltivata in vitro. Questa tecnica applicata alla chirurgia del ginocchio ha consentito di curare anche le lesioni più gravi, fino a poco tempo prima giudicate inguaribili e predisponenti all’artrosi. il legamento artificiale ha, inoltre, permesso di non sacrificare più parti sane per ricostruire, rendendo l’intervento meno traumatizzante ed il recupero più rapido. non solo il passato e il presente ma anche il futuro profuma di eccellenza per il più grande centro italiano ad alta sicurezza biologica: i ricercatori del Centro in collaborazione con il Diabetes Research Institute di Miami, la Stazione Sperimentale per la Seta di Milano, la Facoltà di Farmacia di Pavia, la Neurochirurgia dell’istituto Clinico Humanitas e la Facoltà di Veterinaria di Milano stanno lavorando ad una particolare tecnica che permetterebbe di produrre tessuto sintetico partendo dalla seta “Crediamo fortemente- aggiunge Marazzi- nella complementarietà di ricercatori afferenti a diverse discipline: la medicina innanzitutto, ma anche la farmaceutica, la chimica dei biomateriali, l’ingegneria biomedica, le biotecnologie e la medicina veterinaria. Le competenze multidisciplinari ci permettono di allargare gli orizzonti, sviluppare idee innovative e ottenere in laboratorio risultati che un giorno, anche non troppo lontano, saranno facilmente fruibili dai pazienti”. > PER INFORMAZIONI Terapia Tissutale tel. 02.6444.2537 da lunedì a venerdì dalle 08.00 alle 18.00 www.ospedaleniguarda.it > LA CURA DELLE USTIONI E NON SOLO la Banca della cute raccoglie ogni anno circa 80.000 cm2 di cute donata nella regione lombardia, questa cute rappresenta la prima terapia nel paziente gravemente ustionato. la cell factory della Banca produce cute e cartilagine in qualità e sicurezza alla pari di un farmaco. infatti, secondo la nuova legislazione l’ingegnerizzazione di un tessuto rientra nelle cosiddette “terapie Avanzate” considerate alla pari di un farmaco sterile. la Banca in collaborazione con le strutture di diabetologia, nefrologia, Chirurgia dei trapianti, radiologia interventistica e terapia intensiva dei trapianti sta sviluppando una nuova possibilità terapeutica per la cura del diabete: una particolare ingegnerizzazione delle cellule proveniente da donatore, permetterebbe il trapianto delle isole pancreatiche nel paziente con diabete di tipo i. Il Giornale di Niguarda 5 > DISTURBI ALIMENTARI L’obesità, la più diffusa. È allarme baby-anoressia Multidisciplinarietà e approccio personalizzato, i segreti di un centro di rilevanza nazionale d alla A di anoressia alla B di bulimia e poi giù fino alla O di obesità. Questo l’indice in rigoroso ordine alfabetico delle principali patologie trattate presso il Centro per il Trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare. Un punto di riferimento non solo a livello lombardo, ma anche su scala nazionale. in italia, infatti, sono pochi gli ospedali in grado di offrire una scelta terapeutica così ampia, sia come tipologia sia come setting di cura, per le malattie della nutrizione. diagnosi, terapia, follow-up, tutto declinato all’insegna della multidisciplinarietà e della personalizzazione del percorso. Capita così che a fianco del dietista e del nutrizionista collabori lo psicologo, lo psicoterapeuta o il chirurgo e che per i pazienti con patologie croniche, come il diabetico o il cardiopatico, a scendere in campo ci sia anche lo specialista di riferimento. “È importante - spiega Maria Gabriella Gentile responsabile del Centro- poter avere nella stessa struttura i vari specialisti che lavorano insieme in ma- niera sinergica. Una comodità innegabile per il paziente, che in un unico centro trova tutti i riferimenti di cui ha bisogno, un requisito fondamentale, anche per il medico, per aumentare le probabilità di successo”. la patologia più trattata è l’obesità. Ogni anno oltre 2.000 pazienti si rivolgono al Centro per cercare di ridurre la propria taglia. i numeri dicono che il 60% ottiene una significativa perdita di peso, ovvero pari al 10% del peso iniziale. punto di partenza sono gli esami diagnostici in cui si valuta il consumo metabolico e la composizione corporea. Quindi largo alle terapie che possono essere condotte in regime di day-hospital o di ricovero ospedaliero per i casi più gravi. “L’approccio è di tipo integrato- continua gentilee prevede una terapia educazionale di gruppo, per insegnare al paziente ad alimentarsi in modo adeguato, e una comportamentale, che serve per aiutare il soggetto ad utilizzare il cibo solo per aspetti dovuti e non per compenso, noia o in risposta ai momenti di tensione emotiva”. il tutto completato da un adeguato programma di riabilitazione fisica, che si svolge nella palestra del Centro, non solo per aumentare il dispendio calorico, ma anche per aiutare il paziente a recuperare il rapporto con il proprio fisico. Anoressia blocca-crescita: l’esempio della Corea Le terapie di gruppo per pazienti affetti da anoressia: un passo essenziale verso il recupero Si tratta di un fenomeno osservato nelle due Coree, dove a Nord, paese denutrito, i ragazzi e le ragazze sono mediamente più bassi dei coetanei cresciuti a Sud, paese normonutrito. Lo scarto è rispettivamente di 8 e 6 cm. Meno diffusa ma molto più pericolosa è l’anoressia. dall’analisi della casistica del Centro, la più ampia a livello nazionale, la novità che emerge è seriamente preoccupante: si comincia a soffrire di anoressia già dall’infanzia. Su 500 pazienti seguiti il 40% ha avuto a che fare con la malattia prima dei 16 anni; uno su dieci tra gli 8 e i 12 anni. il rischio principale di un esordio così precoce è il blocco della crescita e la compromissione dello sviluppo in altezza. fortunatamente dall’anoressia si può guarire: l’80% riesce ad uscirne se le cure sono adeguate. trattandosi di una patologia su base psichica, è fondamentale che accanto alla terapia medico-nutrizionale vi sia quella psicologica. di rilevante importanza nel percorso OBESO...A CHI? I più moderni trattamenti per la cura dell’obesità Qual è la linea di confine tra sovrappeso e obesità? Per definire questa condizione i medici si avvalgono del cosiddetto Indice di Massa Corporea (I.M.C. o B.M.I. in inglese) che esprime il rapporto tra il peso del paziente e il quadrato della sua altezza. Se tale valore è uguale o superiore a 30 il soggetto è da considerarsi obeso, patologicamente obeso se il rapporto è superiore a 40. di cura è il coinvolgimento dei genitori per i quali sono previsti appositi percorsi psicoeducazionali. “Tra le iniziative del Centrospiega gentile- c’è la terapia occupazionale che va dalla pittura, alla ceramica al bricolage; tutte attività fatte con l’intento di rimettere in contatto con gli aspetti ludici e positivi della vita pazienti da troppo tempo chiusi in se stessi. Tali attività sono rese possibili grazie all’aiuto dell’Associazione Erika, associazione di volontariato voluta dai genitori che da anni aiuta il Centro nelle sue attività”. infine bisogna considerare che la persona affetta da anoressia non cerca aiuto, fugge dalla cura o vi arriva molto tardivamente, quando invece sarebbe molto importante intervenire il più precocemente possibile per abbattere quel 15% che ha solo una guarigione parziale e quel 5% per cui il tunnel è senza uscita. > PER INFORMAZIONI www.ospedaleniguarda.it > TERAPIE D’AVANGUARDIA CON LASER E ROBOT SegUe dAllA priMA Per la prostata… Utilizzato endoscopicamente per l’asportazione dell’adenoma prostatico nei casi di ipertrofia prostatica benigna, una condizione di ingrossamento con la quale il 75% degli uomini dai 50-60 anni (oltre l’80% dopo gli 80 anni) si trova a fare i conti, il laser abbina una ridotta invasività con una maggiore precisione di taglio, consentendo una riduzione della durata dell’intervento e una più rapida guarigione del paziente, interessato da cicatrici di sempre minor entità. in alternativa, il laser può essere anche utilizzato per la vaporizzazione dell’adenoma prostatico. “In pratica- spiega l’urologo Antonio Galfano-, il tessuto prostatico in eccesso viene bruciato selettivamente invece che essere frammentato, senza sanguinamento né il rischio di un effetto termico profondo che può causare disturbi importanti nel postoperatorio”. … i calcoli… non solo per tagliare o vaporizzare, l’azione distruttiva in parte acustica e in Aldo Bocciardi alla consolle di comando durante un intervento parte termica è utilizzata, inoltre, per la frantumazione dei calcoli del rene, dell’uretere e della vescica, che una volta sbriciolati sono facilmente evacuati mediante un liquido di lavaggio. “La facilità con cui le fibre del laser, estremamente sottili, raggiungono i calcoli nelle vie urinarie- spiega Aldo Bocciardi direttore dell’Urologia- ha fatto di questa tecnica lo standard corrente per questo tipo di intervento”. … i tumori nei casi di patologie più severe, come ad esempio neoplasie maligne, che richiedono l’asportazione totale della ghiandola, detta prostatectomia, ad entrare in azione sono le pinze del robot. Simile ad un ragno con tre braccia i cui movimenti sono comandati a distanza mediante una consolle, il robot esegue i movimenti che il chirurgo gli impartisce grazie ad appositi joystick di manovra. l’area di intervento appare su uno speciale visore grazie alla ripresa di una mini-telecamera introdotta insieme agli strumenti nell’addome del paziente per via laparoscopica. la tecnica robotica rappresenta, infatti, un’evoluzione della laparoscopia, in quanto l’accesso alla zona da operare avviene mediante piccoli buchi senza bisogno di un’incisione addominale. la via d’accesso è la stessa ma con molti vantaggi in più sia per il chirurgo sia per il paziente. “Innanzitutto- commenta Bocciardi- vi è una più facile coordinazione dei movimenti, chi opera, infatti, non è più costretto ad essere girato per ve- dere il monitor della laparoscopia, questo perché il visore della consolle è in mezzo alle mani dell’operatore mimando il punto di vista della chirurgia classica; inoltre la rotazione degli strumenti, fino ad ora impossibile con le pinze laparoscopiche, consente la riproduzione fedele dei movimenti delle mani con in più il vantaggio di eliminare il tremore di fondo presente anche nella mano del chirurgo più esperto”. tutto ciò si traduce in una maggiore precisione di intervento e in una maggiore preservazione delle strutture contigue. recenti studi lo confermano: i pazienti sottoposti a prostatectomia radicale e operati con il robot hanno tempi di recupero più brevi e difficilmente incorrono nella perdita o diminuzione della continenza o dell’erezione, a causa di lesioni occorse durante l’intervento alle strutture nervose che circondano la prostata. LA CASISTICA DEL CENTRO Dall’inizio dell’anno sono stati 19 gli interventi effettuati per via robotica. Oltre a prostatectomie radicali il robot viene utilizzato per stenosi del giunto pieloureterale, un intervento di ricostruzione dell’uretere quando interessato da un restringimento nel suo tratto iniziale, e per la resezione di tumori al rene. > TRAPIANTI ...e con il robot eseguito anche un prelievo di rene da vivente La tecnica robotica potrebbe essere il futuro dei trapianti lo scorso novembre si è potuto assistere in diretta al prelievo di rene da un donatore vivente, eseguito con il robot chirurgico “Da Vinci”. Una tecnica innovativa di cui si contano ben pochi precedenti in italia. “Si tratta- commenta Luciano De Carlis direttore della Chirurgia generale 2 e dei trapianti- di una nuova applicazione molto utile nella chirurgia del fegato e del rene, dove gli spazi non sono facilmente raggiungibili a causa del posizionaIl robot esegue con massima mento posteriore dell’organo”. l’intervento è precisione i movimenti del stato condotto da Enrico Benedetti, direttore chirurgo alla consolle del dipartimento Chirurgico dell’Università di Chicago, illinois, e dall’équipe del Niguarda presso la sala operatoria della Chirurgia dei trapianti. la video diretta del trapianto è stata proiettata in Aula Magna durante il “6° Corso interattivo sulla chirurgia e il trapianto del fegato e del trapianto reno-pancreatico”. la chirurgia robotica rappresenta un’evoluzione della laparoscopia: molta più precisione nelle manovre chirurgiche e riduzione dei tempi di dimissione del paziente. “ Speriamo che la riduzione delle complicanze- aggiunge Cosimo Sansalone responsabile trapianti di rene e pancreas- possa essere un incentivo per incrementare l’attività di donazione, grande atto di umanità e altruismo, senza il quale il trapianto non può avere luogo”. il robot è in uso già da alcuni anni presso la Chirurgia di niguarda ma questo è il primo caso di applicazione nel settore dei trapianti. “Sono più di 160 gli interventi di chirurgia generale- spiega Raffaele Pugliese direttore del dipartimento Chirurgico polispecialistico- effettuati con questa tecnica in oltre quattro anni di utilizzo del robot qui a Niguarda”. TRAPIANTI A NIGUARDA l’Ospedale ha iniziato, tra i primi in italia, nel 1972, un programma di trapianti di rene da donatore cadavere e vivente, proseguendo nel 1992 con il trapianto di pancreas e il trapianto combinato reno-pancreatico. il primo trapianto di fegato da vivente in italia è stato eseguito qui a niguarda nel 2001. A fine 2008 il numero dei trapianti di fegato, realizzati dal nostro Ospedale, ha toccato quota mille. 6 Il Giornale di Niguarda > ASSOCIAZIONI Attivecomeprima Onlus Da 36 anni a sostegno globale per le persone colpite dal cancro l ucia, ines, germana, e Agnese ringraziano. la loro voce si leva dalla sezione testimonianze del sito di ATTIVEcomeprima, la prima associazione nata in italia a prendersi cura della persona colpita dal cancro e dei suoi familiari per migliorarne la qualità di vita. la storia di Attive è la storia di Ada Burrone, fondatrice e attuale presidente, che nel 1973 con l’appoggio degli specialisti dell’Istituto dei Tumori di Milano dà vita all’associazione per fornire un sostegno alle donne colpite dal tumore alla mammella. lei quel cancro l’ha avuto e l’ha sconfitto, ma la gioia della vittoria non le > PER INFORMAZIONI Attivecomeprima Onlus Via livigno 3, 20158 Milano tel. 02.6889647 dal lunedì al giovedì dalle 10.00 alle 16.00 www.attive.org - [email protected] fa dimenticare la solitudine della battaglia, intuendo la mancanza di un punto di riferimento per tutte quelle donne cadute nella rete dello stesso destino. inizialmente solo per donne con il tumore al seno oggi aperto a tutti i pazienti oncologici. in 36 anni sono decine di migliaia le persone aiutate da Attive. donne e uomini, chi per l’esordio della malattia, chi per il riacutizzarsi di metastasi, tutti accomunati dal medesimo fardello di “rabbia, solitudine e smarrimentospiega Elena Bertolina, che dopo la malattia è diventata fiduciaria di Attive e che da anni lavora al fianco dello psicologo nei gruppi di sostegno-. L’angoscia più grossa che ci si porta dentro non è tanto la paura di morire ma il timore per la sofferenza”. della durata di oltre un anno e articolati in tre momenti distinti i gruppi di sostegno psicologico sono il nucleo più autentico del progetto Attive. nel gruppo “Riprogettiamo l’esistenza” s’impara a non aver più paura della ma- lattia; requisito fondamentale per passare a “Decido di vivere” in cui si lavora sulla capacità di essere autentici e sul coraggio; infine nella “Terapia degli Affetti” ci si focalizza su di sé e sul riassetto dei rapporti coi propri cari. “In questi gruppi di sostegno- commenta Ada Burroneinsegniamo ad abbracciare la paura, non vedendola più come una nemica. Solo così, entrando nel contesto anziché combatterlo, la persona passa da vittima a padrona trovando la giusta via per vivere in armonia con sé stessa.” poi… tante attività e non solo: a corsi di creatività costruttiva, di pittura, di yoga e di armonizzazione mente-corpo attraverso la danza si alternano incontri con medici specialisti per avere risposte sulla malattia e per affrontare al meglio la chemioterapia sia dal punto di vista farmacologico, ma anche dell’alimentazione e dell’estetica. Così nutrizionisti consigliano quali cibi mangiare e come prepararli durante la terapia mentre ogni quindici giorni truccatrici ed esperte di make-up sono in sede per insegnare come fronteggiare i cambiamenti dovuti alla chemio e la valorizzazione del proprio volto. Un progetto originale che ha attirato esperti di numerose organizzazioni per esportare il modello Attive in altre città. “Ad oggi, oltre alle tre Oncologie partner- spiega Ada Burrone-, sono più di 80 gli specialisti di altri centri venuti a conoscere il nostro metodo di lavoro. Un’opportunità importante perché sempre più pazienti possano usufruire di un servizio alla persona insieme alla cura della malattia”. > UN ANNO RACCONTATO DAI PAZIENTI: ANNUAL REPORT E BILANCIO DI SOSTENIBILITà Diabete in gravidanza: la storia di Roberta “Tra un esame e l’altro sono seguita dal diabetologo e dal ginecologo che lavorano insieme, questo mi fa sentire tranquilla in attesa del lieto evento...” Cliccando annual2008.ospedaleniguarda.it è possibile consultare tutta l’attività medica, chirurgica e di ricerca condotta da ognuna delle strutture cliniche del nostro Ospedale. la novità di questa edizione? i punti di forza che ci contraddistinguono sono raccontati dai pazienti attraverso le loro esperienza. ecco la storia di roberta. Ho scoperto di avere il diabete circa nove anni fa in un centro vicino casa. Quando però ho deciso con mio marito di avere un bambino, mi hanno consigliato di farmi seguire da un centro specializzato e sono arrivata a Niguarda. In un certo senso ho dovuto ‘programmare’ la mia gravidanza. Infatti ho prima seguito un percorso per abbassare i livelli di glicemia e poi sono rimasta incinta. A Niguarda mi trovo davvero bene, sono seguita. Ogni due settimane vengo a fare gli esami e i prelievi; e ogni quattro settimane l’ecografia. Dalla trentesima settimana sarà ogni due settimane, e poi dalla trentatreesima ogni settimana. Per una persona ansiosa come sono io, il fatto di avere gli esami ogni 2 settimane mi rassicura, i medici cercano di tenere i valori della glicemia bassa per aiutare la mia piccola Gaia a nascere al meglio. Il fatto che se c’è qualcosa che non va possono subito intervenire, mi tranquillizza molto. Non ho mai visto una paziente seguita in questo modo, mi trovo davvero bene. È vero, ho sempre sognato un altro tipo di gravidanza, nel senso di avere il mio ginecologo privato. Pensavo in ospedale di dover essere solo un numero per i medici, invece il ginecologo, il diabetologo e gli infermieri per i prelievi hanno imparato a conoscermi, a capire che tipo di persona sono. Quindi sì, la mia gravidanza anche se diversa da come l’immaginavo, è un’esperienza sicuramente positiva. Roberta roberta ha portato a termine la gravidanza e ha avuto una bellissima bambina: gaia. roberta è solo una delle tante storie che raccontano del nostro Ospedale. per leggere di Simone, gabriele, Cristina e tanti altri clicca su annual2008.ospedaleniguarda.it Fondazione Italiana Diabete niguarda ha tenuto a battesimo la fondazione italiana diabete. lo scorso 13 novembre è stato organizzato presso il nostro Ospedale l’evento inaugurale che ha dato il via all’attività della fondazione. tra gli obiettivi sostenere la ricerca sul diabete e diffondere la conoscenza della malattia. la fondazione potrà contare su una stretta collaborazione col centro di niguarda, un riferimento tra i più completi a livello nazionale. www.fondazionediabete.org > HOSPICE Cure oncologiche di qualità Premiata l’assistenza domiciliare per le cure palliative. È la prima volta in Europa l a Joint Commission International, l’ente statunitense che accredita le strutture sanitarie e ne accerta la qualità, ha assegnato a niguarda e ad altri 6 ospedali milanesi la prima certificazione a livello europeo per il progetto di assistenza domiciliare ai malati oncologici terminali. “Ospedalizzazione domiciliare di cure palliative oncologiche”: questo il nome completo del progetto promosso e finanziato dalla Regione Lombardia, che mira a fornire cure a domicilio 24 ore su 24 e per tutti i giorni dell’anno, con visite programmate, interventi d’urgenza e reperibilità telefonica. le più moderne terapie volte al controllo del dolore e dei sintomi, l’assistenza al malato e alla famiglia con la possibilità di assistenza psicologica, completano il quadro del programma sviluppato e sperimentato in oltre 3 anni di lavoro. “Si tratta- commenta Renzo Causarano responsabile Cure palliative e Hospice- di un altissimo riconoscimento della qualità del servizio e della sua capacità di farsi carico delle esigenze dei malati”. Hospice il Tulipano: un libro per raccontarlo parliamo dell’Hospice il Tulipano, la struttura residenziale che il nostro Ospedale ha destinato all’accoglienza dei pazienti con malattie evolutive inguaribili. di recente è stato pubblicato un volume che racconta un anno di attività della struttura: «Curare sulla soglia della vita. L’hospice “Il Tulipano” di Niguarda» a cura di Luciano Benedetti. Sfogliando le sue pagine si entra in un viaggio lungo 365 giorni in cui vi è narrato il processo di avviamento del nuovo hospice visto soprattutto attraverso i sentimenti, le paure e le speranze di chi lo ha realizzato e ci lavora. “Il libro- spiega Daria Da Col dirigente infermieristico Cure palliative e Hospice- raccoglie le testimonianze di alcuni operatori; oggi alcuni di loro sono cambiati, ma quel che non è cambiato è l’approccio assistenziale che accomuna tutti i componenti dell’équipe. 7 Il Giornale di Niguarda > EMATOLOGIA E RICERCA > AMBROGINO D’ORO SegUe dAllA priMA Quella “fiducia al futuro” era tutta nello sguardo di Katia Bencardino, giovane oncologa ricercatrice di niguarda, che ha accompagnato il nostro direttore generale Pasquale Cannatelli a ritirare il premio insieme al Professor Fausto Rovelli, esimio rappresentante di quella tradizione di eccellenza, che ha costellato a più riprese la storia del nostro Ospedale, portandolo a raggiungere storici primati. primati, eccellenza, gli ingredienti che fanno parlare di sé e conquistare le pagine dei giornali, ma dietro? l’altra faccia della medaglia, in questo caso non vi è parola più appropriata, è fatta di tanto lavoro e quotidianità con un’unica missione imprescindibile: essere cura, speranza e conforto per il paziente. non a caso le stesse parole, cura, speranza e conforto, sono state il filo conduttore in questo 2009 di celebrazioni che verrà, inoltre, ricordato come anno di passaggio verso il nuovo: il nuovo Blocco Ospedaliero è, infatti, pronto e a fine anno sarà “consegnato”. nuove tecnologie, nuovi reparti ad alta intensità di cura, niguarda si ammoderna e si cambia d’abito, ma sotto siamo sicuri continuerà a pulsare quel cuore che l’ha reso tanto caro ai suoi concittadini, mosso dalla carità ed accoglienza per “la persona”. Salute donna: il primo farmaco che stimola la produzione di piastrine In arrivo in Italia all’inizio del 2010 la terapia per una grave malattia del sangue al femminile p rogressi nella tutela della salute della donna: è in arrivo in italia all’inizio del 2010 il primo farmaco che stimola la produzione piastrine: verrà utilizzato per trattare i pazienti che soffrono di una grave malattia del sangue, Porpora Trombocitopenica Immuno-mediata (ITP), e che sono risultati refrattari a tutte le terapie. “Agisce incrementando e mantenendo costante nel tempo il numero delle piastrine– precisa Enrica Morra, direttore dell’ ematologia– e riduce la necessità di altri medicamenti di salvataggio e mantenimento”. la malattia colpisce le donne adulte con una frequenza doppia rispetto agli uomini e può avere un impatto significativo sulla loro vita. Il Direttore Generale Pasquale Cannatelli (a destra) con il Presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmieri Enrica Morra presenta il nuovo farmaco ai giornalisti “Questa nuova terapia – continua Morra – garantisce miglioramenti nella qualità di vita, finora ampiamente compromessa: anche gestire le normali attività quotidiane, come quelle in casa, o come cucinare, senza temere che un graffio si tramuti in una emorragia. L’ITP è una malattia cronica, ma può andare incontro a episodi di riacutizzazione, mettendo il soggetto a rischio di emorragie più o meno gravi. Data la netta prevalenza nel sesso femminile, esiste il problema del rischio emorragico anche nelle donne in giovane età: flussi mestruali più intensi con anemizzazione secondaria, e necessità di stretto monitoraggio in caso di gravidanza e parto”. La malattia e la sua diffusione A ritirare la Grande Medaglia d’Oro il Professor F. Rovelli, il Direttore Generale P. Cannatelli e la ricercatrice K. Bencardino la ITP cronica è una patologia autoimmune caratterizzata da una inadeguata produzione e da una aumentata distruzione di piastrine nel sangue, che può portare a gravi emorragie. e’ una patologia rara che colpisce ogni anno non più di 5 individui su 10.000. Attualmente ci sono circa 140.000 pazienti trattati per itp cronica negli USA, 50.000 in europa e 10.000 in italia. l’itp è una malattia spesso asintomatica: il segnale principale è il sanguinamento, che può manifestarsi in forma di lividi e puntini rossi sulla pelle, emorragie dal naso, delle gengive e del tratto digestivo e urinario. le cause sono oggi ancora ignote: l’itp può manifestarsi in seguito a infezioni (virali o batteriche), dopo vaccini oppure in associazione con un’altra malattia. NIGUARDA NOI 8 Il Giornale di Niguarda > VERSO IL NUOVO Il Blocco Sud è pronto! Lavori a tempo di record: consegna con 15 giorni di anticipo S embra ieri; il 5 marzo 2007 iniziavano i lavori per la costruzione del nuovo Ospedale. Ora, a metà dicembre 2009, tutti i lavori sono perfettamente ultimati e consegnati, dal Blocco Sud, al polo tecnologico e al polo logistico. presto, nel gigantesco Blocco Sud, nuovo cuore pulsante del nostro Ospedale, verranno posizionati gli arredi e le ultime tecnologie necessarie. nei prossimi mesi la struttura inizierà a vivere con la presenza di medici, infermieri e tecnici che si occuperanno delle malattie di alta specialità (oncologia, cardiochirurgia, trapianti, ortopedia, pneumologia ed altro ancora); a disposizione 450 posti letto, 23 camere operatorie, 60 posti letto in day-hospital e 77 ambulatori. entrando nella nuova struttura si è subito colpiti dalla maestosità e dalla grandezza della nuova hall, dal comfort delle camere di de- genza, dalla novità dei colori che caratterizzano e definiscono i diversi ambienti e dall’accuratezza delle rifiniture. la “fase 1” (così viene chiamata dai tecnici) si è conclusa a tempo di primato; in pratica i lavori sono stati ultimati a una velocità doppia rispetto ai tempi medi di realizzazione di opere sanitarie nel nostro paese. il nuovo blocco ospedaliero è, inoltre, uno dei più importanti progetti di trasformazione strutturale sanitaria mai realizzati in italia. Una grande opera che consentirà di creare un’accoglienza sempre migliore e un maggior comfort alberghiero per le tantissime persone che vengono a curarsi presso di noi. nuove strutture che garantiranno anche migliori condizioni di lavoro, una maggior razionalità nella logistica e nelle scelte tecnologiche al fine di un sempre crescente livello di efficienza gestionale. > TUTTE LE DATE DEI CANTIERI DA PRIMATO Dicembre 2006: inizio dei lavori per il parcheggio Sud Marzo 2007: inizio lavori per il Blocco Sud Marzo 2007: inizio lavori per il polo logistico Marzo 2007 - Inzio lavori per il Blocco Sud I cogeneratori del Polo Tecnologico > EVENTI Corsi e convegni di dicembre 17 dicembre TRAUMA UPDATE: LA STRATEGIA DAMAGE CONTROL NEL TRAUMA il damage Control rappresenta la frontiera più avanzata nel trattamento del grave politrauma. Questa procedura si applica ai casi più gravi e necessita per la sua riuscita della cooperazione di tutta l’équipe dedicata ai traumi. Verranno delineate le fasi e le modalità che contraddistinguono tale procedura sia a livello teorico che pratico, con la discussione di casi clinici. Aula Magna - 08.30-18.00 Maggio 2007: inizio lavori per il polo tecnologico Aprile 2008: ultimato il parcheggio Sud Dicembre 2009: consegnato il Blocco Sud Dicembre 2009: consegnato il polo tecnologico Dicembre 2009: consegnato il polo logistico Dicembre 2009 Consegnato il Blocco Sud Dicembre 2009 Consegnato il Polo Logistico La hall del nuovo Blocco Le nuove apparecchiature della terapia intensiva Marzo 2007 - inzio lavori per il Polo Logistico Gli interni. Particolare rilievo è stato dato al colore > C.R.A.L. Lotteria e Befana in compagnia l ’appuntamento è per i più piccini ed è la festa della Befana, in programma il 6 gennaio presso l’aula magna: spettacolo, rinfresco e tanti regali. per tutti gli altri soci che non partecipano alla festa, i doni saranno quelli della lotteria sempre in programma per la stessa data. da segnalare, inoltre, la cena di benvenuto che si terrà ad inizio anno per i tutti i nuovi soci. > PER PRENOTARE tel. 02 6444.3236 (lun-ven dalle 10.00 alle 16.00) > CELEBRAZIONI 70 ANNI Anteprima del film su Mario Melazzini p roseguono gli eventi per le celebrazioni dei 70 anni dell’Ospedale. dopo il successo concorso artistico “Cura e Speranza” e la serata “Conversazione a teatro”, spunto per una approfondimento sul tema fede-scienza, il focus si accende sull’esperienza della malattia, raccontata attraverso la storia di Mario Melazzini: medico di successo colpito nel 2002 da SlA, sclerosi laterale amiotrofica. la sua vicenda è stata raccolta nel docu-film, di Emmanuel Exitu, “Io sono qui- Sette giorni di appunti dalla vita di Mario Melazzini, un medico, un malato, un uomo” e sarà proiettato in anteprima mercoledì 16 dicembre alle ore 18.30 presso il Belvedere di Palazzo Pirelli. ingresso su invito. NIGUARDA NOI Il Giornale di Niguarda 9 > CONCORSO ARTISTICO CURA E SPERANZA "Un Raggio di Sole" nel Nuovo Niguarda: vince Alberti Palazzo Marino, sala Alessi, il giorno della premiazione È l’artista pavese Sergio Alberti il vincitore del concorso “Cura e Speranza”, con l’opera dal titolo “Raggio di Sole”. la creazione di Alberti, che sarà collocata nella hall del Blocco Sud, è stata scelta tra le 12 opere giunte alla fase finale, selezionate tra le 181 presentate. il maestro ha ricevuto il premio dall’Assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory nella sala Alessi di palazzo Marino, a Milano. la scultura, che avrà un’altezza di quasi 5 metri e una larghezza di 2, nella motivazione della giuria, suggerisce “l’idea del rag- A destra l’assessore alla cultura Massimo Finazzer Flory premia l’artsita Sergio Alberti gio di sole come energia e speranza’’ ed è “un riferimento di particolare valore emotivo’’ per la combinazione tra forme, piani e materiali. il secondo premio, consegnato dall’Assessore alla Salute gianpaolo Landi di Chiavenna, è stato attribuito a Giuseppe Rubicco, con un’installazione di vetro che raffigura lo sviluppo dell’elica del dna. i bozzetti dell’opera vincitrice e le altre 11 scelte come finaliste sono state esposte in una mostra dedicata tenutasi, dal 23 al 30 ottobre, nella centralissima loggia dei Mercanti. La mostra dei bozzetti nella Loggia dei Mercanti L’artista - Sergio Alberti nasce a pavia nel 1944 e si forma in ambito milanese dove all’Accademia di Brera è allievo di Francesco Messina, con cui sviluppa un fondamentale rapporto di esperienze. in seguito viene sollecitato in modo particolare dagli insegnamenti di Marino Marini, che gli suggerisce un’indagine plastica più aperta a nuovi contenuti. inizia l’attività espositiva nel 1964, anno in cui ancora studente all’Accademia viene selezionato al premio nazionale “rancati” presso la Civica galleria d’Arte Moderna di Milano. Una curiosità: il suo maestro Francesco Messina è l'autore di uno dei complessi scultorei che adornano l'ingresso di niguarda. > CONCORSO ARTISTICO CURA E SPERANZA “Raggio di Sole” - 1° classificato di Sergio Alberti immagine metaforica del sole in acciaio satinato e di un raggio trasversale in ottone lucidato. Si rappresenta nell’opera il ciclo del sole esaltandolo in quanto evento vitale perennemente attivo. Attraverso questi elementi si riflette sugli aspetti della sofferenza e della guarigione in una prospettiva di speranza confortata da un penetrante ideale raggio luminoso. Cura e Speranza “Proiezione e cura” “Catalizzatore di luce” di Carlo Bernardini Opera costituita da un prisma di vetro trasparente percorso da fibre ottiche che creano un insieme di linee e punti di luce disseminati nella struttura. L'esigenza dell'amore di Adelfo Galli Una madre accompagna il figlio e ne cura i primi passi, alle loro spalle un vecchio uomo guarda, pensa e sogna. le tre persone rappresentano la cura e la speranza di Marie Michèle Poncet due forme orizzontali di marmo si aprono su una figura verticale a rappresentare la presenza della speranza tra le sofferenze e le cure. Sull’esterno di questi elementi di marmo, rami di bronzo in rilievo simboleggiano le cure che i malati riceveranno in ospedale. All’interno, invece, linee incise rappresentano i segni che il dolore marca su corpo e anima del malato. “Uomini” di Dolores Previtali l’opera rappresenta il cammino di speranza degli uomini verso la guarigione, partendo dall’iniziale senso di impotenza che li pervade nel momento in cui il corpo si ammala. grazie al sostegno e alla competenza dei medici e del personale dell’Ospedale, trovano la forza per superare questi momenti difficili della vita. di Giancarlo Marchese l’opera rappresenta metaforicamente i passaggi scientifici che il personale medico deve compiere per arrivare a una diagnosi e conseguentemente a una cura. Alla base è rappresentato l’uomo materico, a terra in tutti i sensi, ammalato e ferito.Al di sopra, invece,si innalza la raffigurazione simbolica della cura. Cura-Ricerca DNA - 2° classificato di Giuseppe Rubicco installazione in vetro che raffigura nelle sue linee lo sviluppo dell’elica del dnA, soggetto di ricerca continua nella cura che fortifica la speranza di guarigione. nel suo complesso la struttura si apre verso l’alto rappresenta il liberarsi dell’uomo dalla “gabbia” psicologico-fisica dello stato di malessere attraverso lo sviluppo ad ali dell’insieme della scultura. “Cammino della Speranza” di Oki Izumi Scultura composta da tre elementi di vetro industriale incorniciati d’acciaio satinato e percorsi da acqua. le tre lastre,leggermente angolate tra loro, rappresentano, con il vetro opaco, la malattia e, con l’acqua, il processo rigenerativo della guarigione. “Kusudama” “Senza muri senza finestre” di Chiara Pellegrini Kusudamaè una parola giapponese che nasce dall’unione di Kusuri(medicina) e tama (sfera). indica una sfera medicinale che costituiva un antico talismano della tradizione giapponese, usato per allontanare dalle case spiriti maligni e malattie. di Toni Salmaso l’opera rappresenta la possibilità di porsi a servizio della persona senza porre né barriere né ostacoli, con trasparenza e con interesse. installazione composta da due pannelli di plexiglass che racchiudono due dipinti su carta e che compongono sovrapposti un’unica opera raffigurante un edificio a più piani. “La presenza dell’altro” “Cura” di Nada Pivetta due elementi fortemente contrastanti tra loro: una componente naturalistica, evocativa di una dimensione antropomorfica e vegetativa, e una forma astratta, aerea e dal profilo sfrangiato e vibrante. i due elementi si contendono lo spazio rappresentando gli opposti: l’albero e il vento, il corpo e l’anima, la malattia e la guarigione. di Velasco Vitali l’opera rappresenta la relazione tra il mondo delle competenze scientifiche e la vita quotidiana: due mani che, al loro interno, custodiscono una forza inventiva capace di infinite soluzioni e rappresentano anche la relazione tra terapeuta e malato. UN’ACCOGLIENZA ARTISTICA Dopo il successo della settimana di esposizione presso la Loggia dei Mercanti, presto i bozzetti saranno in mostra permanente tra le imponenti colonne della hall del Blocco Sud, visitabile da tutti coloro che entreranno nel blocco ospedaliero. Il “Raggio di Sole” di Alberti, invece, arriverà a Niguarda entro il primo trimestre del 2010. Il Giornale di Niguarda 11 > CHIRURGIA VASCOLARE Aneurisma, il killer silenzioso Maurizio Puttini all’ecodoppler. Per prevenire l’aneurisma basta un’ecografia Al via un progetto di screening per i più a rischio e instein, de gaulle, fellini, sapete cosa li accomuna? A stroncare le loro celebri esistenze lo stesso killer silenzioso: l’aneurisma aortico addominale. Aneurisma, di cosa si tratta? di una dilatazione di un’arteria che ingrossandosi sempre più può esplodere con esiti molto gravi, addirittura letali, se ad essere interessata è l’aorta, il più grande vaso sanguigno del nostro corpo. i dati parlano chiaro: dall’80 al 90% dei pazienti a cui si rompe un aneurisma aortico muore a casa senza poter essere raggiunto in tempo dai soccorsi; di quelli che raggiungono vivi l’ospedale se ne salva il 50%. Un nemico tanto implacabile quanto subdolo, la sua asintomaticità, infatti, ogni anno determina la morte di 6.000 persone in italia. i più colpiti sono gli anziani: l’arteriosclerosi, il fumo e l’ipertensione sono i principali fattori di rischio. “È una patologia che presenta una > IL CENTRO NON SOLO ADDOMINALE… Altre forme di aneurisma con esiti altrettanto gravi sono l’aneurisma aortico toracico e l’aneurisma cerebrale. nel primo caso è sempre l’aorta ad ingrossarsi ma nel tratto superiore, nel secondo la dilatazione interessa un vaso dell’encefalo, in questa evenienza ad intervenire è il neurochirurgo. I NUMERI DI NIGUARDA Sono 120 gli interventi eseguiti dalla Chirurgia vascolare nel corso dell’ultimo anno per aneurismi dell’aorta addominale. il dato sale a 300 se si contano gli interventi per aneurisma aortico addominale e quelli per aneurisma aortico toracico. chiara familiarità - commenta Maurizio Puttini direttore della Chirurgia vascolare e presidente della Società italiana di chirurgia vascolare ed endovascolare (S.i.C.V.e.) e che colpisce più gli uomini che le donne, la casistica dei pazienti maschi è, infatti, 4 volte superiore a quella femminile”. da questo quadro emerge chiara l’importanza della prevenzione, unica mossa efficace per contrastare la patologia. “Per questo- aggiunge puttini- ci stiamo impegnando con S.I.C.V.E. a sviluppare un progetto di screening su scala nazionale. Progetto che partirà dal 2010 e che interesserà persone di età compresa tra i 65 e gli 80 anni. L’obiettivo è quello di raccogliere una casistica di oltre 10.000 pazienti in modo da avere una statistica epidemiologica ampia su cui sviluppare un’adeguata campagna di prevenzione”. Con una semplice ecografia si valuterà il diametro dell’aorta addominale al fine di scoprire la presenza di lesioni, seguirà poi il monitoraggio e il trattamento quando necessario. due le possibili strade: l’intervento chirurgico “classico” in cui si cuce una protesi vascolare in sostituzione del tratto aortico lesionato, oppure l’alternativa mini-invasiva in cui la protesi raggiunge il tratto lesionato risalendo l’arteria femorale mediante delle piccole incisioni praticate all’altezza dell’inguine. > DOTTORE AIUTO! HO INGOIATO… SegUe dAllA priMA Se chiedo del caso più singolare ad Alfredo Rossi, direttore della struttura, mi risponde senza esitare: “Nell’agosto del 2008 abbiamo estratto 23 aghi dallo stomaco di una bambina”. il più singolare, ma anche il più delicato, parliamo, infatti, di una bambina di tre mesi e mezzo; gli aghi gli erano stati fatti ingoiare dal cuginetto. “L’intervento- aggiunge rossi- è stato condotto con un endoscopio da adulto, perché quello per bambini non consentiva il passaggio della calamita, necessaria per l’estrazione. Non è stato facile utilizzarlo su una paziente così piccola, ma tutto è andato per il meglio”. Sul podio con la Uno degli esami diagnostici più diffusi: la gastroscopia piccola una Ferrari. no, non quella vera ma un modello elettrico miniaturizzato: il piccolo bolide, parcheggiato per qualche ora nello stomaco di un piccolo paziente, una volta estratto era ancora perfettamente funzionante e conservava intatta la voglia di sfrecciare. Anche il pianeta adulti riserva non poche sorprese. i casi più curiosi sono i detenuti. “In questi pazienti- spiega Marta Bini- l’ingestione è volontaria. Non solo, gli oggetti ingoiati sono particolarmente strani e di difficile estrazione, in modo da dover richiedere l’intervento in ospedale. Capita così di intervenire per estrarre orologi, anche di grosse dimensioni, molle del letto e pile, più di una nello stesso stomaco e tenute insieme con una calamita, ingoiata in un secondo momento. Recentemente abbiamo estratto quasi mezzo servizio di posate: ben 4 forchette”. Sorprendente. Volontaria nei tentativi di suicidio, che però sono fortunatamente rarissimi, involontaria in tutti gli altri casi, è l’ingestione di sostanze caustiche. Candeggina, vetriolo, prodotti per l’igiene del bagno. Molto spesso c’è lo zampino di quello che si chiama “recipiente improprio”. in pratica si compra un gran quantitativo di prodotto per le pulizie, lo si travasa in un contenitore più piccolo, magari una bottiglia dell’acqua, ma se ci si dimentica di etichettare o di informare il malcapitato che si va a dissetare il danno è fatto. e che danno! Visto che le lesioni di questo tipo possono avere conseguenze pesantissime con esiti irreversibili nei casi più gravi. per questo la prevenzione è importante, soprattutto per i più piccoli. “Negli scorsi anni- prosegue rossi-, in collaborazione con il Comune di Milano, abbiamo realizzato iniziative di sensibilizzazione importanti, andando a fare attività di prevenzione nelle scuole elementari. Agli incontri sempre presenti bambini e maestre, ma dei genitori non c’era traccia”. I 23 aghi estratti dalla piccola di tre mesi e mezzo > IN CASO DI INGESTIONE NON INDURRE IL RIGETTO. Sembra contro intuitivo, ma far vomitare il paziente significa solo provocare un secondo passaggio di sostanza caustica attraverso l’esofago con la possibilità di ulteriori danni. BERE ACQUA. Se avete delle nozioni di chimica e pensate che far ingerire una sostanza basica possa tamponare l’azione dell’acido ingerito, ascoltate bene: niente di più sbagliato. la reazione acido-base dentro lo stomaco potrebbe portare allo sviluppo di calore con danni da ustione alla mucosa gastrica. Utile, invece, diluire il caustico facendo bere acqua. NON SOMMINISTRARE PRESUNTI ANTIDOTI. Si pensa che il latte possa aiutare nel neutralizzare il caustico. Una leggenda: purtroppo non ha alcun effetto provato, anzi stratificandosi sulle pareti dell’esofago e dello stomaco rende più difficile una corretta diagnosi endoscopica. SUBEMA ringrazia tutti gli operatori sanitari ed augura loro BUONE FESTE 12 Il Giornale di Niguarda > COMMEMORAZIONI Un saluto a Massimo Collice r ecentemente è scomparso uno stimato e caro collega di tutti noi: il dottor Massimo Collice. Ha rappresentato 40 anni della neurochirurgia italiana e del nostro Ospedale nel quale ha sempre profuso il proprio impegno umano e scientifico. Ha iniziato la sua carriera da specializzando nel dipartimento di neuroscienze, qui a niguarda, e ne è diventato il Direttore contribuendo ad ammodernarlo e a renderlo uno dei centri più all’avanguardia nel panorama sanitario nazionale. ecco il saluto e il ringraziamento del direttore generale pasquale Cannatelli: “Ritengo di dover fare alcune considerazioni per ricordare e testimoniare l’umanità e la professionalità di Massimo: la prima è la gratitudine per la collaborazione che mi ha offerto nella responsabilità a cui ero stato chiamato nel dirigere questo ospedale. Un grazie per la collaborazione che in più di 40 anni ha dato al Niguarda sviluppando non solo la Neurochirurgia ma tutto il settore delle neuroscienze, che proprio per l’apporto di professionisti come Massimo è divenuto un luogo qualificato di cura e assistenza. Un grazie perché anche negli ultimi giorni, quando lo andavo a trovare, era ancora preoccupato e mi parlava di come si poteva meglio sviluppare e valorizzare l’attività del dipartimento di Neuroscienze e di come poteva integrarsi con gli altri dipartimenti aziendali per la creazione di un Centro di Neurooncologia. Rimarrà la sua capacità educativa e d’insegnamento per i tanti suoi allievi e il contributo che ha dato alla società scientifica che per alcuni anni ha diretto. Rimarrà, soprattutto, la riconoscenza dei pazienti da lui curati: molte sono state in questi giorni le attestazioni in questo senso”. il direttore generale pasquale Cannatelli Massimo Collice > NIGUARDA CENTRO DI RIFERIMENTO PER LE MALATTIE RARE Albinismo: pelle chiara, occhi a rischio Manca in Italia un centro di riferimento nazionale, ma forse Niguarda… >INTERVISTA Elisa V L'albinismo è una malattia rara su base genetica p er una volta parliamo di una malattia rara la cui diagnosi può essere fatta anche senza essere medici. Capelli biondissimi, tendenti al bianco, pelle molto chiara…. è albino! Sicuri? innanzitutto fate bene attenzione a non trovarvi in Svezia o in qualche altro paese del nord, lì in molti potrebbero cadere vittima della vostra diagnosi, e poi lo sapevate che questa malattia può manifestarsi sotto diverse forme, anche senza interessare la pigmentazione di pelle e capelli? esistono, infatti, due tipi principali di albinismo: oculocutaneo e oculare. entrambi causati da una mancata o ridotta produzione di melanina, entrambi riservano le problematiche più gravi per l’apparato visivo. in altre parole pelle chiara, non è detto, vista a rischio, sempre. Questo perché la melanina, oltre ad essere la sostanza che dà il colore alla nostra pelle e agli epiteli, svolge un’essenziale funzione di pigmentazione della retina e di altre strutture oculari. in caso di sua assenza o ridotta concentrazione si determina una serie di alterazioni che hanno nel nistagmo il sintomo più diffuso. “Si tratta- spiega Elena Piozzi, direttore dell’Oculistica pediatrica- di movimenti pendolari involontari dell’occhio. Un meccanismo di compensazione, messo in atto per contrastare il non corretto funzionamento della fovea, la porzione della retina in cui è massima l’acuità visiva”. Altri disturbi visivi possono essere un’eccessiva sensibilità alla luce, determinata da un’iride che non essendo pigmentata, non può fungere da filtro, o un’alterata visione binoculare conseguente ad una non corretta formazione delle strutture che presiedono a questa funzione. tutte anomalie facilmente rilevabili con appositi esami strumentali da parte dell’oculista e che sono il primo passo per eseguire la diagnosi. la parola poi passa ad altri specialisti, il dermatologo, che deve informare sulla prevenzione di eventuali problemi oncologici dovuti all’esposizione di una pelle non protetta ai raggi solari (in caso di albinismo oculocutaneo), e il genetista, che ha il compito di “scovare il col- > PER INFORMAZIONI www.albinit.org isita dermatologica, visita oculistica, con annessi esami strumentali, consulenza genetica e prelievo del sangue per test genetico, ecco la mattina di elisa che quest’oggi è stata la prima albina a sperimentare il percorso diagnostico multidisciplinare proposto da niguarda. Ha 37 anni e, nonostante conviva con i sintomi della malattia sin dalla nascita, manca ancora una diagnosi di certezza che certifichi a tutti gli effetti il suo albinismo. È così difficile avere in Italia una diagnosi per questa patologia? A quanto pare sì. Oltre alla mancanza di un punto di riferimento nazionale, molti ospedali diventano centri di riferimento locale, ma poi concretamente non effettuano diagnosi. in pochi hanno “l’etichetta” per l’albinismo puro, la maggior parte si occupa di malattie metaboliche in generale, ma poi a fronte di una telefonata: “Ho bisogno di diagnosticare l’albinismo…”. la risposta è in troppi casi: “ci spiace, ma dove ha avuto questa informazione…”. lo dico per esperienza personale, ma anche per voce riportata: sono in molti che si rivol- gono all’associazione di cui sono presidente, Albinit, per questo motivo. Albinit, a chi si rivolge e con quali obiettivi? Alle persone con albinismo e ai loro familiari, al personale medicosanitario, al personale scolastico e a chiunque volesse partecipare, in qualche modo, a questo progetto. Amiamo definirci come un piccolo gruppo di persone, l’albinismo ci ha permesso di conoscerci ed unirci in un obiettivo condiviso: vogliamo promuovere e favorire in italia e all’estero attività di formazione, informazione e sensibilizzazione, rispetto ai problemi e alle eventuali soluzioni legate a questa condizione. Come giudichi la tua prima esperienza qui a Niguarda? Molto positivamente. in una mattinata ho fatto tutti gli esami, che magari un paziente fa nell’arco di anni, e senza dover saltare di ospedale in ospedale. la nostra associazione, che ha tra gli obiettivi principali quello di informare i malati su dove poter trovare i centri per un adeguato trattamento, ha intenzione di supportare il progetto di niguarda, presentato alla regione. io, poi, posso dire di averlo sperimentato, in tutti i sensi, sulla mia pelle. Entrando nel merito del tuo caso, come hai vissuto la malattia? pevole”. “L’albinismo- spiega Maria Cristina Patrosso, responsabile del laboratorio di genetica Medica- è una condizione genetica, causata da uno dei tanti possibili difetti in uno di circa 11 geni, finora individuati, che danno all’organismo le istruzioni necessarie per la produzione di melanina nella pelle e negli occhi. I differenti tipi di albinismo sono causati da difetti in geni diversi-. E’ sufficiente dunque che uno di essi sia alterato perché non ci sia produzione di pigmento o che ce ne sia in quantità non sufficiente”. pertanto per capire con che tipo di albinismo si ha a che fare è necessario effettuare il test genetico. È curioso che per una patologia così nota attualmente non esita un centro di riferimento nazionale in cui si possa offrire ai pazienti un percorso diagnostico-terapeutico completo. niguarda, consapevole di questa situazione, si Sul sito www.ospedaleniguarda.it consulta la rubrica dedicata alle malattie rare il mio approccio è stato abbastanza combattivo. Anche se non nego di avere avuto dei momenti di difficoltà. in età scolare ci si rende conto di non essere al pari degli altri. i problemi di vista condizionano l’apprendimento e si fanno sentire anche in altri ambiti, ad esempio nello sport: andare a giocare a tennis, a pallavolo… si arriva sempre ultimi. È abbastanza frustante. per fortuna la mia condizione visiva non ha subito gravi peggioramenti, il che unito alla volontà mi ha permesso di completare i miei studi facendo addirittura l’università e un master. Tu sei un esempio positivo di come convivere con la malattia e affrontare i propri limiti. Cosa ti senti di dire a chi come te si trova in questa condizione? di non aggiungere dei limiti in più rispetto a quelli che la natura ci ha regalato. Capita che molta gente con il mio stesso problema si autolimiti: hanno paura di muoversi, di spostarsi, di prendere l’aereo o il treno. lo so girare in una grossa città non è semplice per chi ha dei problemi gravi alla vista, però non deve diventare una scusa per non farlo, perché inevitabilmente si finisce per essere ancora più chiusi e la malattia raddoppia. Grazie ad Elisa per averci portato la sua testimonianza. è reso disponibile, mediante le sue competenze professionali, ad offrire ai pazienti affetti di albinismo un percorso multidisciplinare, concentrato in una sola giornata, che possa fornire un iter diagnostico completo. il progetto è stato inoltre presentato alla regione lombardia nella speranza di ottenere anche un supporto economico per un aggiornamento continuo della strumentazione diagnostica necessaria. > I NUMERI E... L’OCCHIO E’ MASCHILE L’albinismo è una malattia rara la cui incidenza mondiale è mediamente di 1/17.000. Esiste la forma oculocutanea, che può colpire indistintamente entrambi i sessi e quella solo oculare che si manifesta solo nei maschi. Il Giornale di Niguarda 13 > BIMBI IN OSPEDALE A lezione con Coriandolino In pediatria una scuola per i bambini in degenza H Elisabetta Turano coordinatrice della scuola-, importante per dare al bambino una continuità con quello che faceva fuori dall’ospedale, in modo da ricollegarlo alla realtà esterna e alla normalità. L’obiettivo primario rimane quello di alleggerire e sdrammatizzare il ricovero”. Così sul tavolo più basso, quello per i più piccoli, non mancano i pennarelli, i pastelli a cera, il didò e tutto quello che serve per dare libero sfogo alla creatività dei giovani artisti. giovani scrittori crescono invece sui banchi della scuola primaria. per chi sa già scrivere, infatti, la possibilità di prendere parte al laboratorio di scrittura creativa in cui gli alunni si cimentano a inventare poesie, fiabe, racconti che vengono poi pubblicate sul giornalino bimestrale della scuola, il Marianino. e per i più grandi? “ Molti- aggiunge elisabetta turano- si dimenticano che l’ospedalizzazione in pediatria è prevista anche per adolescenti fino ai 18 anni. Per superare la difficoltà nel coinvolgimento di questi pazienti nelle attività della scuola abbiamo pensato al tutoraggio: in soI lavori dei bambini della scuola dell’infanzia stanza i più grandi affiancano i più piccoli nelle loro attività. per tutti poi l’attività di animazione. piccole rappresentazioni teatrali, brevi scenette vengono realizzate dai ragazzi con l’aiuto degli attori della clown-terapia, che allestiscono veri e propri spettacoli itineranti che girano per le corsie dell’ospedale regalando un sorriso anche a chi, costretto a letto non può raggiungere l’aula della scuola. e allora sembra proprio aver ragione mamma a una manciata di coriandoli magici sui suoi lunghi capelli biondi, che lo rendono speciale e lo aiutano a superare le difficoltà nelle sue mille avventure: è Coriandolino, il piccolo mago amico dei bambini della scuola in pediatria. forse non tutti sanno che a niguarda esiste una scuola, si trova nel reparto di pediatria ed è attiva dal lontano 1958 per consentire ai piccoli pazienti ricoverati di proseguire l’attività didattica nonostante la degenza. da settembre a giugno i bambini possono contare sull’insegnamento di 2 maestre della scuola primaria e di 2 per la scuola dell’infanzia dell’istituto Sandro pertini di Milano. Alla fantasia delle educatrici si deve la nascita di Coriandolino, vera e propria mascotte della scuola che fin da subito ha catturato l’immaginazione degli alunni, divenendo il protagonista preferito dei loro racconti disegni, spettacolini e delle molte altre attività che in questa scuola non mancano. “L’insegnamento è solo una componente della nostra attività- commenta L’aula della scuola Caterina che sulle pagine del Marianino scrive a proposito del ricovero del suo piccolo luca e dell’esperienza con la scuola: “Ogni genitore dovrebbe passare qualche giorno in ospedale con suo figlio… non fraintendetemi: non auguro a nessuno malanni e tragedie! Quello che voglio dire è che, nei reparti a degenza media, aldilà dei momenti di preoccupazione e sofferenza, il periodo passato in ospedale, preso con lo spirito giusto, può essere una grande occasione di vicinanza e crescita del rapporto con i propri figli”. Magia della scuola in pediatria. Magia di Coriandolino. L’angolo del gioco > 70 ANNI Primato e’ attiva da ben 51 anni ed è stata la prima scuola elementare ad aprire all’interno di un ospedale. > DOVE TROVARLA Scuola in pediatria presso il 2° piano del padiglione 12 dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 17.30 > A/H1N1v Le risposte ai dubbi più diffusi Quello che bisogna sapere sull'influenza A UN VACCINO NUOVO? no, focetria, il vaccino pandemico attualmente in uso nel nostro paese, è costituito dalle medesime componenti utilizzate per i vaccini degli anni passati e per quello dell’influenza aviaria: l’antigene è naturalmente mutato (in questo caso abbiamo l’A/H1n1v, in quelli stagionali l’A/H3n2, l’A/H1n1 umano…), ma le sostanze adiuvanti, utilizzate cioè per potenziare l’azione di profilassi, sono le stesse. UN VACCINO SICURO? per tutti i vaccini registrati dall’Autorità europea - eMeA non sono descritti effetti indesiderati gravi; come per ogni sostanza estranea che introduciamo nel nostro corpo possono manifestarsi reazioni allergiche (e proprio per questa ragione gli ambulatori vaccinali sono attrezzati per garantire l’intervento necessario). più comunemente può capitare che nella sede dove si inietta il vaccino, nel deltoide (parte alta esterna del braccio) o nella superficie anterolaterale della coscia insorgano dolore, arrossamento, gonfiore, ossia effetti indesiderati cosiddetti ”lievi” che si risolvono spontanea- non è vivente e pertanto capace di rimente nel giro di pochi giorni senza necessità di prodursi nel vaccinato) che quindi non cure. sono controindicate in questi soggetti. PERCHE’ VACCINARSI? Per gli altri…… Per sé…… Chi opera in servizi essenziali della comunità per l’uomo), sono però in grado di dare una parin alcuni soggetti l’influenza ha dimostrato di (sanitari, forze dell’ordine, trasporti pubblici, ziale copertura contro l’H1n1v. inoltre la proessere più aggressiva: è il caso delle donne in energia, ritiro rifiuti ecc…) quando si vaccina babilità di prendere l’influenza è per le persone gravidanza, dei bimbi sotto i 6 mesi di vita o compie un gesto di grande responsabilità: pur anziane ridotta, perché minori sono le occasioni gravemente prematuri, delle persone, bambini non avendo maggior rischio degli altri di essere di contatto stretto con altre persone, al contrao adulti, che soffrono di malattie croniche che contagiato o di avere delle complicanze. rio di chi va a scuola e al lavoro. UNA O DUE DOSI? facilitano l’insorgenza di complicanze. E gli anziani? in questi casi è dunque bene proteggersi e pre- Sopra i 65 anni il vaccino non è proposto per- Con una recente circolare il Ministero, sentito venire l’influenza: nel confronto tra costi (even- ché gli studi condotti su persone anziane hanno il Consiglio Superiore di Sanità, ha definito che tuali reazione allergiche) e benefici (evitare la rilevato che in questa categoria, in virtù delle ai soggetti di età superiore ai 9 anni, cioè a copolmonite o altre complicanze più gravi) la bi- pandemie che si sono verificate fino agli anni loro che sono nati prima del 2000, una sola dose lancia pende a favore del vaccino. i vaccini 50, vi è la presenza di anticorpi, che, pur non di vaccino è sufficiente a dare una adeguata vengono registrati dopo adeguate sperimenta- essendo specifici per questo virus (che è nuovo protezione. zioni che ne dimostrano efficacia e sicurezza; tale sperimentazione non è però PER SAPERNE DI PIU’: condotta in gravide e bambini (per ovvi leggi anche le fAQ, predisposte dall’OMS e tradotte dal Ministero della Salute, sul documento motivi): ciononostante noi sappiamo che i “Sicurezza dei vaccini pandemici (H1n1) 2009” on line all’indirizzo: vaccini antinfluenzali contengono sostanze http://www.ministerosalute.it/resources/usabile/documenti_nuovo_portale/focus/FAQ_OMS_Vaccini.pdf inerti (a differenza di altri vaccini il virus 15 Il Giornale di Niguarda > FLASH > RICERCA - PREMIO AIFA Nuovi farmaci per il trapianto di cuore S i chiama BeTACTIC e si tratta di uno studio clinico che ha come obiettivo quello di confrontare l’efficacia di due farmaci immunosoppressori di ultima generazione in pazienti che hanno subito un trapianto di cuore da almeno un anno e che manifestano problemi clinici (rigetti recidivi, malattia coronarica o insufficienza renale). È stato proposto da Fabrizio Maria Turazza, responsabile dell’Ambulatorio di Cardiomiopatie e trapianto Cardiaco, e ha vinto il bando di concorso per la ricerca indipendente sui farmaci. il riconoscimento è dell’Agenzia Italiana del Farmaco (A.I.F.A.) che, avvalendosi di una commissione di esperti internazionali, ha valutato il protocollo presentato degno di finanziamento, scegliendolo tra più di 150 progetti partecipanti al bando. lo studio durerà 5 anni e coinvolgerà 400 pazienti dei 13 centri trapiantologici più importanti in italia. la Cardiologia 2- insufficienza Cardiaca e trapianti di niguarda, diretta da Maria Frigerio, avrà il ruolo di centro di coordinamento, supportata, per quanto riguarda l’elaborazione e la gestione dei dati, dall’istituto di ricerca farmacologica Mario Negri di Milano. Fabrizio Maria Turazza durante un elettrocardiogramma Un diploma europeo A ntonio Mafrici, responsabile dell’Unità Coronarica, ha conseguito il diploma di Cardiologo in Terapia Intensiva rilasciato dalla Società europea di Cardiologia (eSC) e dall’ european Board for the Speciality of Cardiology (eBSC). Si tratta di una delle specializzazioni più prestigiose a livello europeo. riconoscimento che contribuisce ad innalzare il profilo professionale della nostra Cardiologia, già altamente specializzata. > FLASH Un laboratorio di arte terapia anche in Unità Spinale l o scorso novembre è stato inaugurato il nuovo laboratorio di arte terapia, “Bottega d’Arte”, presso l’Unità Spinale. È la prima volta che l’arte e il suo valore terapeutico hanno uno spazio dedicato in una struttura per la riabilitazioni di pazienti con lesioni midollari. non è invece la prima volta per niguarda che sempre grazie alla collaborazione con ARCA Onlus, già dagli inizi degli anni novanta, ha puntato sulla creatività come valore riabilitativo e strumento di cura per i pazienti della psichiatria. Quella Direttore Unità Spinale, esperienza è sfociata nella creazione Da sinistra T. Redaelli, Niguarda AUS Oliva,Presidente G. del Museo d’Arte Paolo Pini P. Cannatelli Generale Direttore il e (M.A.P.P) e il workshop, che ha anticipato l’inaugurazione, è stata l’occasione per ripercorrere quelle tappe e confrontare l’esperienza di niguarda con i percorsi di arte terapia sviluppati presso altri ospedali. > PAROLA ALLO SPECIALISTA Che cos’è... l’enfisema polmonare? Lo spiega la pneumologa Emanuela De Juli C on il termine di enfisema polmonare si intende la dilatazione patologica degli alveoli polmonari, presenti all’estremità dei bronchi, con distruzione della loro parete. la funzione degli alveoli é quella di ossigenare il sangue e di depurarlo della anidride carbonica. i polmoni contengono milioni di alveoli che, in caso di enfisema, perdono la loro elasticità, si dilatano, si atrofizzano e riducono la loro capacità funzionale. Indiziati principali: fumo, ed inquinamento atmosferico fattori principali di rischio sono: il fumo di sigaretta sia attivo sia passivo e l’inquinamento atmosferico; entrambi provocano danno alle strutture del polmone. gli effetti del fumo di tabacco possono incominciare anche molto precocemente assommandosi agli effetti degli agenti inquinanti atmosferici che, sotto forma di particelle molto piccole (particolato sottile), penetrano negli alveoli polmonari e da qui al circolo ematico provocando gravi danni sulla salute. Anche le infezioni respiratorie ricorrenti delle basse vie aeree hanno un ruolo nel decorso della malattia enfisematosa, aumentando la secrezione cronica di muco. Spegnila e contribuisci a ridurre l’inquinamento i sintomi dell’enfisema polmonare variano secondo la progressione della malattia. A parte la tosse con l’espettorato, il primo sintomo, riferito dal paziente, é la difficoltà di respiro (dispnea) presente durante lo sforzo, generalmente quando si salgono le scale o si cammina più velocemente del solito. Man mano che la malattia progredisce la meccanica ventilatoria polmonare é sempre più compromessa così la dispnea compare anche a riposo. negli stadi più avanzati di malattia vi può essere coinvolgimento cardiaco con possibilità di scom- > PROFESSIONISTI DELLA SANITà É educativi sui soggetti con disabilità psichica. tali interventi si concentrano sulla riabilitazione alla cura di sé e sul recupero delle relazioni interpersonali e, ove possibile, ad un’attività lavorativa. Opera, inoltre, sulle famiglie e sul contesto sociale dei soggetti, allo scopo di favorirne il reinserimento nella comunità. i tecnici della riabilitazione psichiatrica, presenti attualmente nell’Ospedale niguarda, sono impiegati all’interno delle strutture territoriali del dipartimento di Salute Mentale e nello specifico nei Centri psico Sociali, nei Centri diurni e nelle Strutture residenziali. Massimo Oltolina impegnato durante un colloquio “L’attività di recupero- sottolinea penso cardiaco destro. la terapia dell’enfisema polmonare, oltre ai farmaci specifici, é rivolta all’eliminazione delle cause della malattia (fumo da sigaretta, inquinamento atmosferico) ed alla prevenzione delle riacutizzazioni infettive. Il Giornale di Niguarda Tecnico della riabilitazione psichiatrica il professionista sanitario che, svolge, nell’ambito di un progetto terapeutico elaborato da un’équipe multidisciplinare, interventi riabilitativi ed L’enfisema polmonare è una dilatazione patologica degli alveoli polmonari Massimo Oltolina, tecnico della riabilitazione psichiatrica nel nostro ospedale - si attua sia in un contesto individuale che attraverso attività di gruppo. É importante verificare periodicamente l’andamento dei percorsi riabilitativi per poterne garantire l’appropriatezza e stabilire, in contesto d’equipe, la necessità di eventuali aggiustamenti.” l’équipe con cui collabora consta di un assistente sociale, un infermiere, un medico psichiatra, un educatore professionale e un operatore socio sanitario (nei servizi dove è prevista questa figura di supporto). per svolgere quest’attività occorre conseguire la laurea, ottenibile frequentando un Corso universitario, di primo livello, della durata triennale in tecnica della riabilitazione psichiatrica. Periodico d’informazione dell’Azienda Ospedaliera Ospedale Niguarda Ca’ Granda DIRETTORE RESPONSABILE: PASQUALE CANNATELLI Coordinatore Editoriale: Monica Cremonesi In redazione: Giovanni Mauri, Andrea Vicentini, Maria Grazia Parrillo e Federico Rossi Marketing: Matteo Stocco Direzione e redazione: Piazza Ospedale Maggiore 3 20162 - Milano - tel. 02 6444.2562 [email protected] Foto: Archivio Niguarda copyright Progetto grafico: Lara Angonese Stampa: STEM EDITORIALE SPA Via Brescia 22 - 20063 Cernusco sul Naviglio - Milano tel. 02.92104710 Tiratura: 30.000 copie Reg. Tribunale Milano: n. 326 del 17 maggio 2006 Pubblicità: Spada Pubblicità tel. 02.24.30.85.60 - Fax 02.24.30.01.56 www.spadapubblicita.it. Pubblicato online sul sito: www.ospedaleniguarda.it