CA R PE DI E M Beauty Investire nella Qualità della vita n Dall’incontro fra Zanellato e la Ludovico Martelli nasce Kigelia, il beautycase disegnato per contenere la linea completa Proraso e la pasta dentifricia Marvis. Prodotto in sei versioni di pellami pregiati, può essere portato in aereo come bagaglio a mano. Prezzo: 125 euro. Info: 0444.340345 n n Medicina Un gruppo di ricercatori inglesi utilizza le staminali per curare il diabete di tipo 1 Dall’embrione al pancreas Le nuove cellule producono insulina una volta trasferite nel corpo umano di Pietro Pierangeli D Stile n Nella linea Aqua-Block di Chervò l’utilizzo del tessuto super-soft è leggero, morbido, impermeabile e idrorepellente. La giacca Martello vanta piccoli accorgimenti come i fori di ventilazione, realizzati con termosaldatura e tecnologia laser. Prezzo: 335 euro. Info: 045.6203411 Accessori n Piccola di Montegrappa a è l’ulti l’ultima collezione della manifattura pensata per le donne. La linea è affusolata e la forma ottagonale, mentre i colori sono vivaci e impreziositi da un tocco di glitter. La banda plissettata ricorda la corolla di un fiore. Prezzo: 265 euro. Info: www.montegrappa. com m f p er s on a l@cl a s s . it all cellule staminali embrionali una possibile solualle zio zione per il diabete di tipo I. La lascia intravedere un gruppo di ricercatori provenienti dall’Università di Manchester e di Sheffield che, grazie al supporto Diebetes Research Foundation), ha potuto della JDRF (Juvenile ( concentrarsi sulle cellule staminali embrionali e scoprire una concentrars nuova tecnica tecni per indurle a trasformarsi in cellule beta del La ricerca inglese non è l’unica attiva nel campo pancreas. L per la rincorsa alla cura delle staminali stami patologia che sta assumendo sempre della patolo dimensioni epidemiche, ma la tecnica di più dimen utilizzata è senz’altro una ventata di aria cellule staminali embrionali sono fresca. Le ce le più pure tra le staminali, ossia con una potenzialità pressoché totale di trasformazione: dalla pelle, al cuore, dal cervello al pancreas, nessun organo è a loro precluso. Per questo nei paesi in cui non ci sono restrizioni al loro utilizzo a fini di ricerca costituiscono un serbatoio a cui la comunità scientifica attinge per cercare nuove strade per fermare ogni tipo di patologia. Manipolando geneticamente le cellule i ricercatori sono riusciti a far loro produrre un’alta concentrazione di un proteina chiamata Fattore di trascrizione Pax4 in grado di orientare la trasformazione della cellula indifferenziata in beta del pancreas. «Lasciate a se stesse, senza interventi esterni le cellule staminali in laboratorio tendono a trasformarsi in neuroni», illustra Karen Cosgrove responsabile presso la Manchester’s Faculty of Life Sciences del team di ricerca. «Meno dell’uno per cento delle staminali embrionali si trasforma in cellule del pancreas produttrici di insulina; la nostra sfida era quindi quella di trovare un metodo di alzare il più possibile questa percentuale». Secondo i dati della ricerca pubblicati dalla rivista Public Library of Science (PLoS) il fattore di trascrizione Pax4 spinge il 20% delle cellule staminali embrionali a trasformarsi in beta cellule del pancreas con la capacità di produrre insulina una volta trasferite nel corpo umano. Inoltre gli scienziati, grazie a un reagente fluorescente, sono riusciti nell’impresa di identificare all’interno delle staminali quali si fossero trasformate in beta del pancreas, in grado di produrre insulina, e quali fossero rimaste indifferenziate. Un passo importante non solo per effettuare impianti ad alta concentrazione ef di cellule del pancreas vitali e funzionanti ma m anche per diminuire i rischi conseguenti a un impianto di cellule di diverso genere. «Diversi esperimenti compiuti negli States «D hanno dimostrato come trapiantare cellule h staminali e cellule già differenziate aust menta la probabilità di sviluppare tumori», m afferma la Cosgrove. La tecnica utilizzata af potrà essere immediatamente utilizzata per p offrire ai gruppi di ricerca internazionali of cellule beta su cui testare nuovi approcci ce terapeutici e, nel lungo periodo, potrebbe te offrire una soluzione non solo per pazienti of affetti da diabete gio giovanile o di tipo I, ma anche per la schiera ben più numerosa di pazienti che soffrono di diabete di tipo II e dipendenti da insulina. «Il diabete è ormai una pandemia di proporzioni mondiali», dichiara Aurora Ketmaier Presidente Juvenile Diabetes Research Foundation Italia, «che colpisce almeno 180 milioni di persone nel mondo ed è responsabile, sempre su scala mondiale, di almeno un decesso su 20. Ma crediamo fortemente che per il diabete esista una soluzione. Questa ricerca è la testimonianza del nostro continuo impegno in questa direzione». (riproduzione riservata) n n Salute Al centro di implantologia del Galeazzi tempi ridotti e disagi post-operatori minimizzati Grazie ai nuovi impianti dentali ritorna il sorriso in poche ore di Elisa Martelli U na riabilitazione esteticofunzionale rapida per chi funzion soffre di d edentulia, ossia la mancanza totale o parziale to degli elementi dentali. Per questo de scopo è stato appena inaugurato ap il nuovo Centro per la ricerca in implantologia ora orale dell’Università degli studi di Mila Milano, presso l’Irccs Istituto ortoped ortopedico Galeazzi di Milano dove. «Dopo «Do un intervento in anestesia locale nell’arco di loc otto ore o due gi giorni nei casi particolarmente dif difficili, il paziente può tornare a sorridere, parlare e mangiare», spiega Luca Francetti, professore di malattie odontostomatologiche all’Università degli studi di Milano e direttore dell’Istituto Galeazzi. «Sulle viti in titanio degli impianti, che fungono da radici dentarie, vengono avvitate protesi provvisorie in resina, evitando al paziente il disagio di portare strutture mobili per molti mesi, come si verificava negli impianti tradizionali», continua Francetti. Dopo 4-6 mesi, quando il processo di osteointegrazione dell’impianto è ultimato, le pro- tesi vengono sostituite da quelle definitive. «Un altro vantaggio del carico immediato in implantologia orale è l’opportunità di intervenire immediatamente sull’osso disponibile», puntualizza Francetti. Un’altra possibilità che minimizza i disagi post-operatori è invece l’applicazione di una mascherina chirurgica da inserire nei buchi applicati fra gengiva e osso, senza l’incisione delle gengive tipica dell’impianto. «Questo tipo di intervento è però eseguibile solo in pazienti edentuli che presentano una buona dose di quota residua di osso e gengiva, il 20-25% dei casi», puntualizza Francetti. Gli impianti hanno una percentuale di sopravvivenza del 95-98% ma richiedono una manutenzione pari a quella dei denti sani per preservare gengive e osso. Il costo di un impianto con protesi per un’arcata completa si aggira intorno ai 12 mila euro. (riproduzione riservata) Lampi nel buio Quello che è cibo per un uomo è veleno per un altro Lucrezio